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Autore: Stella Di Mezzanotte    16/03/2012    5 recensioni
Nella Londra Ottocentesca, un nobile e una cortiggiana vivono un rapporto d'amore difficile. Divisi tra amore e odio Edward e Bella affronteranno una società difficile e un sentimento che non sono disposti ad accettare.
Cosa succedera? Come si conosceranno e ameranno un Nobile ambito e una povera cortigiana?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Emmett Cullen, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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L’amore è come le malattie contagiose;
più le si temono, più vi si è soggetti.
( Chamfort, Nicolas )

 

 

Capitolo Undici

 

 

 

Erano stati giorni duri. Io e Jonathan avevamo affrontato il freddo e le intemperie prima di arrivare finalmente a destinazione. Il viaggio era stato davvero pesante, soprattutto perché non eravamo equipaggiati. Con la barba incolta e i geloni alle mani mi guardai intorno, in cerca di qualcuno che mi dicesse dove fosse la tenuta di Charlie Swan. Viveva lì da molti anni, ormai, qualcuno doveva pur saperlo.

<< Edward, conosco un amico. Andiamo da lui. Dobbiamo riposarci e poi cercheremo Isabella. >>

Lo seguii stancamente e ci avviammo verso un grande palazzo. Parigi era molto bella, non l’avevo mai vista. Il pensiero che mi premeva di più però era Bella. Dove si trovava? Da suo padre? Volevo andare subito da lei, ma dovevo ancora aspettare. Era passato quasi un mese ormai dall’ultima volta che l’avevo vista. Da un paesino che avevamo incontrato per strada avevo mandato una lettera ai miei genitori, scrivendogli di non preoccuparsi per me e che ero partito per una questione personale urgente. Ero sollevato, in fin dei conti, che Jonathan fosse venuto con me. Sarebbe stata dura senza di lui, dato che non conoscevo nessuno in quella città. Arrivammo a destinazione e scendemmo dai cavalli. Di certo i miei abiti la dicevano lunga su ciò che mi era successo, ma questo non scoraggiò due giovane nobili, che sostavano all’entrata del portone principale di quella casa, che mi guardarono maliziosamente. Sospirai e cercai di evitarle, sotto lo sguardo divertito del mio migliore amico.

<< Forza casanova, entriamo.  Auguste De la Roy ci aspetta. >>

<< Come hai fatto ad avvertilo? >>

<< Quando tu hai mandato la lettera ai tuoi genitori io l’ho mandata a lui. Mi deve un favore, ci tratterà bene vedrai. >>

L’ambiente era molto elegante e due cameriere accorsero per portarci via le giacche. Io rifiutai e tenni stretta la mia.

<< Jonathan, sei arrivato. >>

<< Auguste è stato un viaggio faticoso. >>

<< Lo immagino, che ne dite di farvi un bagno e mangiare qualcosa? Rimandiamo a stasera le spiegazioni. >>

Ringraziai mentalmente quell’uomo. Sembrava un tipo sicuro di sé. Dimostrava più o meno una cinquantina d’anni, ma lo sguardo era sveglio come quello di un ventenne. Ci raggiunse anche la moglie, una signora dai capelli rossi e intrecciati in una acconciatura particolare, che ci squadrava con poca convinzione. Potevo immaginare cosa stesse pensando in quel momento, vedendo due estranei in quelle condizioni, piombare in casa sua.

<< Prego signori. Seguite Michelle, la mia cameriera. Vi mostrerà le vostre stanze e vi darà dei cambi. >>

Ringraziammo entrambi con un cenno del capo e seguimmo Michelle, una ragazza piuttosto giovane e avvenente che manteneva lo sguardo basso. Ci fece salire delle scale e infine percorrere un lungo corridoio. Le ultime due stanze erano, a quanto pare, destinate a noi. Non c’era nulla da dire, quella casa era immensa e molto raffinata. Entrai nella mia camera e mi gettai sul letto. Non riuscivo a non pensare a Isabella e a cosa stesse facendo. Quella Carmen era davvero così pericolosa? Sarebbe arrivata a fare del male a una ragazza solo perché figlia del marito con un'altra donna? Il titolo nobiliare… Bella era una duchessa a tutti gli effetti. La vita a volte era assurda, ma a me non sarebbe importato più di tanto. Ero stato uno stupido. Neanche perdere il mio titolo, se mio padre mi avesse punito in questo modo, mi avrebbe fatto male quanto perderla. Perché l’avevo lasciata andare? Perché non avevo insistito?

<< Monsier? >>

Guardai Michelle, non mi ero neppure accorto che fosse entrata. Mi fece cenno verso i vestiti puliti che aveva messo sul letto e io annuii.

<< Grazie >> mormorai, alzandomi. La vidi arrossire quando i nostri sguardi s’incrociarono. Scappò via con un goffo inchino e io scossi il capo, con un sorriso accennato. Mi spogliai e mi godetti quel bagno ristoratore. Stavo per addormentarmi quando sentii bussare alla porta. Era di sicuro Jonathan. Mi vestii velocemente e andai ad aprire. Come immaginavo, c’era proprio lui.

<< Fatti quella barba, Edward. >>

<< Sì, mi stavo addormentando. >>

Lo feci entrare e seguii il suo consiglio. Mi sentivo in un altro mondo e se non avessi ritrovato subito la mia donna sarei impazzito. Come ho potuto pensare per un solo istante di poter stare senza di lei?

<< Come hai conosciuto Auguste? >> domandai, mentre mi radevo.

<< Tempo fa è venuto a Londra per degli affari, mi ha chiesto una mano e quando è andato via si è ripromesso di ricambiare il favore. >>

<< Lui e la moglie, parlano bene l’inglese. >>

<< Sì, hanno vissuto per molti anni a Londra. >>

<< Capisco. Grazie Jonathan per essere venuto con me. >>

<< Oh tranquillo, non avevo nulla da fare. >> dissi con ironia.

Gli detti una pacca sulla spalla e poi uscimmo. La cena era già in tavola e dopo che ci fummo seduti, ci raggiunsero Auguste e la sua antipatica moglie. Il suo sguardo non era cambiato, sembrava che fossimo due cani seduti a tavola.

<< Allora signori, come vi posso essere utile? >>

<< Auguste, la ringrazio per la sua ospitalità. Noi stiamo cercando la tenuta di Charlie Swan >> dissi, sperando che sapesse dirmi qualcosa. Jonathan, accanto a me, annuii e insieme attendemmo. L’uomo si grattò il mento per qualche minuto, fin quando la moglie non si piegò un po’ verso di lui per sussurrargli qualcosa.

<< Forse mia moglie ha ragione. Cercate un Duca, venuto qui molti anni fa, sposato con una certa Carmen Denali? >>

<< Sì, è lui. E’ un uomo con i baffi e purtroppo malato da tempo. >>

<< Allora è lui. Sua moglie è una mia cara amica. >> disse la signora De la Roy.

Eh no, questa non ci voleva. Anche se in realtà potevo almeno sapere dove fosse adesso questa Carmen.

<< Lei sa dove si trova la signora Denali? >>

La donna mi guardò con sospetto prima di rispondere.

<< Sa Duca, siamo in pochi a sapere di questa storia. Conosco Carmen da molti anni, fin da quando è arrivata qui a Parigi. Dopo che ha abbandonato il marito, vive con la sua anziana madre in una grande tenuta, poco lontano da Parigi. >>

<< Quindi è vero che non vive più con il marito? >> mi anticipò Jonathan.

<< Sì, è così. >> rispose monosillabica.

<< Direi che se è urgente domani mattina posso accompagnarvi dal Duca Swan. >>

<< Grazie Auguste. >> dissi riconoscente, anche se ci sarei voluto andare subito. Il mio istinto mi suggeriva che Bella però non fosse andata da lui. Era orgogliosa e di certo non ricercava un titolo nobiliare. Avrei dovuto informarmi di più su Carmen Denali.

Cenammo, parlando del più e del meno. Nonostante la tensione mi ritrovai affamato e dopo declinai l’invito di Auguste di bere un bicchiere di vino con lui per andare a dormire. Jonathan rimase per educazione e lo ringraziai mentalmente per questo, ma si notava che era stanco anche lui. Sprofondai nel mio letto, ancora vestito e caddi subito in un sonno profondo. Furono le prime luci dell’alba a svegliarmi e mi alzai di scatto, cercando di capire dove mi trovassi. Una volta lucido mi ricomposi e scesi direttamente giù. Era ancora presto per la colazione, ma ero in ansia e volevo andare dal padre di Bella il prima possibile. Jonathan mi raggiunse poco tempo dopo, molto più riposato rispetto al giorno prima.

<< Auguste mi ha detto, ieri sera, che saremmo partiti molto presto. Non preoccuparti, a momenti dovrebbe essere qui. >>

Non lo avrei mai ringraziato abbastanza per tutto ciò che stava facendo per me. Come aveva detto, Auguste De la Roy scese poco dopo e ordinò di far sellare i cavalli e preparare la carrozza.

<< Scusate l’ora mattutina, ma ho numerosi affari da risolvere quest’oggi. >>

<< Non si preoccupi, per noi è meglio così. >> dissi, salendo sul mio cavallo.

Ci inoltrammo per Parigi e ci fermammo in un altro palazzo, simile a quello del signor De la Roy, solo un po’ più piccolo.

<< Eccoci arrivati. Siete ancora miei ospiti quindi vi attendo al mio ritorno. >>

Ringraziammo e scendemmo dai cavalli. Fremevo all’idea di incontrare Bella, ma sentivo per qualche ragione che non si trovava lì, almeno non più. Un maggiordomo ci guardò con curiosità.

<< Non siamo abituati alle visite di sconosciuti. Voi siete? >>

<< Io sono il Duca Edward Anthony Masen Cullen, mentre il mio amico è il Conte Jonathan Arnold Bennet. Desideriamo parlare al Duca Swan. >>

<< Per quale motivo? >>

<< Vogliamo parlargli di sua figlia. >> intervenne Jonathan.

Mi sembrò che l’espressione del maggiordomo si fece sorpresa, ma velocemente entrò dentro e ne uscii di nuovo qualche minuto dopo.

<< Entrate, ma non stancatelo. Più tardi arriverà il medico. >>

Lo seguimmo e notai che nonostante la crisi finanziaria del Duca, la casa era ben arredata, come si conviene. Ci fermammo dinnanzi una porta, dove l’uomo che ci aveva condotti fin lì bussò un paio di volte prima di farci entrare. La stanza era in penombra e un uomo era disteso a letto, con le spalle poggiate alla spalliera.

<< Chi siete? Come sapete di Isabella? >>

<< Signor Swan, scusi l’intrusione. Il Duca Cullen è il fidanzato di vostra figlia. E’ da quando abbiamo perso le sue tracce che vi stiamo cercando. >>

Guardai Jonathan stupito. Sfortunatamente non ero il fidanzato di Isabella, ma lui mi fece cenno di fare silenzio. Il Duca stava male si vedeva, ma era un tipo piuttosto furbo, si vedeva dal modo in cui ci guardava.

<< Abbiamo fatto un lungo viaggio per venire fin qui e di certo non ci saremmo disturbati se non fosse stata una cosa importante. >> continuò.

<< E’ stata Isabella a dirvi che sono suo padre? >>

<< No, è stata Janet. >> dissi, aspettando una sua reazione che non tardò ad arrivare. L’uomo a sentire quel nome si portò le mani al viso e sospirò più volte.

<< Non potrò mai redimermi per i miei peccati. >>

<< Dov’è sua figlia, Duca? >>

Feci per avvicinarmi a lui, ma Jonathan mi tenne fermo. Charlie aveva iniziato a tossire convulsamente, tanto che il maggiordomo di prima entrò di corsa e andò ad aiutarlo.

<< Duca, non deve agitarsi. >>

<< Sto morendo George, per quale motivo non dovrei agitarmi? Va via, fammi parlare con il fidanzato di mia figlia. >>

Ancora quelle parole mi facevano effetto, ma m’imposi di prestare attenzione alle parole del Duca Swan. Dovevo ritrovare Bella e non volevo perdere altro tempo.

<< E’ stata qui, fino a qualche giorno fa. Poi è sparita senza alcuna ragione, senza neppure salutarmi. >>

<< Che significa sparita? >> dissi alzando il tono di voce.

<< La capisco Edward. Che pretende? Io avrei voluto passare con lei questi miei ultimi giorni di vita, anche se è ciò che mi merito, stare qui da solo. L’ho rifiutata e ho seguito la mia vita, ma in un angolo del mio cuore lei c’è sempre stata. >>

<< Adesso è facile parlare così vero? Ricordo ancora quando me l’ha portata via, era solo una bambina. >>

Lo sguardo del Duca si accese e i suoi occhi si fecero lucidi.

<< Mi sembravi famigliare. Sei tu il bambino con cui lei parlava, quando l’ho trovata in quel boschetto. >>

Jonathan mi guardò con curiosità, ancora non gli aveva detto che conoscevo Bella fin da quando eravamo piccoli.

<< Ero io e forse se fosse rimasta con me tutto questo non sarebbe accaduto. >>

<< No, lei doveva stare con me. Sono suo padre, avrei dovuto prendermene cura invece che lasciarla con quella sgualdrina. Io però pensavo solo ai miei soldi e alla mia reputazione. >>

<< Charlie, mi ascolti. Ha detto che Isabella è sparita, da un giorno all’altro. >>

<< Sì, non pensa che sua moglie possa averle fatto qualcosa? >>

Le parole di Jonathan mi avevano fatto gelare il sangue nelle vene. Di colpo le parole di Janet mi trafissero la mente.

<< Carmen? Non penso arriverebbe a tanto. >>

<< Mi dica dove si trova. >>

Mi avvicinai ulteriormente e dopo una breve pausa, Charlie mi guardò negli occhi, gli stessi di Bella, e qualcosa nel mio sguardo lo convinse a dirmi ciò che volevo.

<< Ha una tenuta non molto lontano da qui. Poco fuori la città. George vi accompagnerà. >>

Stavo per girarmi e andarmene quando una mano mi afferrò il braccio.

<< Per favore, trovala e portamela. Non dico che morirò in pace, ma voglio vederla ancora. Ti prego. >> la disperazione gli aveva fatto abbandonare i convenevoli.

Era un uomo ferito e pentito e nonostante la mia rabbia mi ritrovai ad annuire.

<< Gliela riporterò in tempo. >>

Lui mi lasciò e io mi fiondai fuori con Jonathan.

<< Mi devi dire alcune cose interessanti vero? >>

<< Dopo. Andiamo adesso. >>

Tanta era la fretta di andarmene, che afferrai il maggiordomo per la giacca e lo trascinai fuori in pochi secondi.

<< Faccia piano. >> mi disse l’uomo con una punta di paura.

<< Edward calmati. >>

<< Non posso, Jonathan. Le è successo qualcosa, capisci? >>

Lui mi afferrò le spalle e mi scrollò un po’.

<< Mantieni la calma, ho detto. Ci siamo quasi. La troveremo. >>

Annuii freneticamente, il battito del cuore accelerato. Vidi George salire su una carrozza e farci cenno di seguirlo. Mi pentii del modo in cui l’avevo trattato, ma dovevo arrivare in fretta da lei, me lo sentivo. Mi sembrò passare un eternità prima di arrivare a destinazione, ovvero una tenuta molto grande ma anche trascurata. Il cancello si aprì dopo averlo forzato per un po’ e ci addentrammo in quel giardino pieno di sterpaglie. George andò via, per stare con il Duca e io e Jonathan bussammo all’imponente portone in legno della casa. Nessuno venne ad aprire, ma da una finestra al primo piano vidi una signora anziana che ci osservava. Capendo che non ci avrebbe aperto, mi arrampicai su un albero vicino e rischiando di rompermi l’osso del collo, riuscii ad arrivare alla finestra e a romperla con il gomito.

<< Edward! >>

<< Jonathan aspettami lì. >>

Entrai dentro e vidi la signora di prima guardarmi quasi con sufficienza, come se fossi un normale conoscente entrato dalla porta e non uno sconosciuto che le aveva appena rotto una finestra.

<< Cerchi quella ragazzina, vero? >>

<< Mi dica dov’è. >>

<< Bel giovanotto io sono rinchiusa in questa stanza. Solo le mie domestiche mi vengono a fare visita. >>

<< Come sarebbe? >>

<< La mia adorabile figlia mi tiene rinchiusa, così come la tua giovane amica. Guarda tu stesso, la porta è chiusa a chiave dall’esterno. >> disse sprofondando poi nella sua poltrona.

Cercai di aprire la porta, ma in effetti era chiusa. Quindi avevo ragione, Bella era in pericolo e quella disgraziata di Carmen l’aveva rapita.

<< Carmen non c’è. L’ho vista uscire, ma tornerà tra poco e sarai nei guai anche tu. >>

<< Perché la tiene chiusa qui dentro? Perché ha rapito Isabella? >>

<< Quando mi ha detto la storia di quella ragazza volevo avvertire suo padre, ma lei non ha voluto. Sul serio mia figlia non è cattiva è solo spaventata.  Ci ha sempre tenuto troppo alla sua immagine.  La ragazza invece… aspetta che il povero Charlie passi a miglior vita per liberarla. >>

Non volevo sentire altro, diedi un forte calcio alla porta che finalmente si aprì. Mi diressi velocemente alla finestra e richiamai l’attenzione di Jonathan.

<< Occupati di questa donna, io cerco Bella. >>

Uscii da quella camera velocemente e passai in rassegna tutte le altre. La casa era molto grande e l’istinto mi suggeriva di salire ai piani superiori. Arrivai alla soffitta e come immaginavo anche quella era chiusa a chiave. Cercai di buttarla giù e dopo un paio di tentativi ci riuscii. C’era poca luce e muffa e polvere ovunque. Mi addentrai in quel terribile ambiente, con il cuore in gola. Poi la trovai e ciò che vidi mi fece rabbrividire. Chi le aveva fatto questo?

 

 

 

 

****************************** 

Ora sappiamo dove era finita Bella. Le cose sembrano essere più facili d’ora in poi, ma invece siamo nel vivo della storia, perché Carmen si rivelerà una donna difficile, tra l’altro c’è sempre Sophie… non dimentichiamoci di lei…
A presto!

 

Stella Del Sud

  
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