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Autore: Cathy Earnshaw    17/03/2012    1 recensioni
Alcesti è una giovane donna orgogliosa e intraprendente. Vive con la madre e le tre sorelle minori nella ricca città di Darkfield grazie all'eredità lasciata loro da Sir Merthin, suo padre, Cavaliere scomparso in circostanze non accertate. Ma il vento sta per cambiare. La ragazza sta per intraprendere un viaggio sulle orme del genitore che la porterà a scoprire il potere della magia, il valore dell'amicizia e la forza dell'amore.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sorgere del sole vide gli eserciti nuovamente schierati nella piana. L’odore della morte era ancora forte dalla battaglia del giorno precedente. Il ricordo dei caduti era ancora vivido nelle menti dei superstiti.
Accanto ad Alcesti, nel silenzio surreale, Vincent ringhiò. Il branco rispose al suono gutturale e anche gli umani, a loro modo, si unirono a quell’insolito Peana. Kysen ringraziò il lupo con un cenno del capo: il suo gesto spontaneo gli aveva risparmiato l’angoscia del discorso di incoraggiamento.
- All’inferno, mia Regina?- sussurrò all’orecchio di Alcesti.
- All’inferno, mio Signore!- rispose questa, sfoderando la spada e dando il segnale d’attacco.
 
La battaglia qual giorno fu ancora più cruenta. I soldati cadevano come mosche, in uno schieramento e nell’altro. La stanchezza del giorno prima si faceva sentire. Alcesti e Kysen combattevano fianco a fianco, coprendosi le spalle l’un l’altra. Nemesis e Maya non avevano pietà. Calavano senza esitare sui nemici, facendo strage di chiunque incrociasse il loro cammino. I Cavalieri combattevano con valore, non si fermarono nemmeno quando videro cadere Robert, morto, e quando Ares fu portato via dagli infermieri con una ferita alla testa. Alcesti vide il cadavere di Joseph e pianse, e le sue lacrime si mischiarono alla polvere, al sudore e al sangue della sue vittime. I suoi incantesimi si facevano più potenti ad ogni volto che riconosceva al suolo, e Maya schizzava sangue ignoto addosso a lei ogni volta che la levava per infliggere un nuovo colpo. Non si fermò quando fu ferità alla spalla sinistra, né quando si storse la caviglia scivolando su un corpo. Se era scritto che morisse quel giorno, l’avrebbe fatto con l’orgoglio che aveva sempre caratterizzato la Fenice.
Con il passare delle ore, il calore del sole e l’afa provocata dalla calca avevano reso l’aria irrespirabile. L’odore metallico del sangue era opprimente e nemmeno la pioggerella che le ninfe avevano creato per portare un po’ di refrigerio poté migliorare la situazione. Ed era sempre più evidente che Alia stava cadendo. L’esercito era allo stremo delle forze perché ogni soldato doveva valerne cinque dei nemici. Alcesti finì per essere separata da Kysen. nella mischia si erano persi di vista e l’angoscia la uccideva. Era stanca, ferita, arrabbiata e disperata. E proprio quando si stava domandando quanto ancora avrebbe potuto resistere, davanti a lei si aprì un corridoio, dal quale emerse un uomo. Era basso ma possente, i suoi capelli, tagliati corti, erano brizzolati, ma i suoi occhi, neri come la pece, brillavano di una luce tale da farlo sembrare molto più giovane di quello che era. Lo riconobbe immediatamente: Spartacus.
- Sire- disse Alcesti accennando un inchino.
- Finalmente posso conoscervi, mia Signora. Ho sentito molto parlare di voi-
- Che cosa si dice di me?- domandò lei.
Doveva prendere tempo per recuperare un po’ di fiato.
- Si dice che siate un’ottima combattente, per prima cosa… e si dice anche che siate una donna molto intelligente. È vero?-
- Non posso garantire per il mio cervello, ma il mio braccio potrete valutarlo voi stesso!-.
Dicendo questo, si lanciò su di lui. Il Re schivò il colpo e si preparò a contrattaccare. Lanciò un incantesimo di fuoco, che Alcesti parò. Lei rispose con uno di terra, ma Spartacus lo evitò. La ragazza tentò con il Lumen Sideralis, ma il Re intuì la sua mossa e riuscì a ripararsi. La colpì di striscio con un incantesimo di acqua, e Alcesti perse l’equilibrio. Si riprese appena in tempo per schivare un fendente, fintò e attaccò a sua volta, ferendo lievemente il Re al fianco. Spartacus si riebbe immediatamente dalla sorpresa e le scagliò contro un colpo di fuoco, che si scontrò a mezz’aria con quello identico lanciato da Alcesti.
Il combattimento si protrasse per un tempo indefinito. Ad Alcesti ogni minuto sembrava un’eternità. E Spartacus iniziava ad avere la meglio. Era più anziano e più lento di lei, ma quello era il suo primo incontro, mentre Alcesti combatteva ormai da ore, e le forze iniziavano a venirle meno. I suoi attacchi perdevano potenza, il suo braccio rapidità. Lanciò un incantesimo di acqua, che il Re evitò, ma non fu abbastanza veloce da schivare quello di aria con cui le rispose. Le ginocchia si piegarono e cadde a terra. Tentò di rialzarsi, ma le gambe non la sostenevano più.
- Scacco alla Regina- ghignò Spartacus, puntandole la lama alla gola. 
   
 
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