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Autore: zora_    18/03/2012    1 recensioni
Astoria Greengrass e la sua lotta persa in partenza contro la forza dell'amore. Un amore che viene dimenticato per rifarsi vivo dieci anni più tardi, più forte di quanto non sia mai stato.
Pensò che era quasi felice, sentiva che le cose erano rimaste immutate per troppo tempo, il che significava solo una cosa: stava per accadere qualcosa d'importante. E il primo cambiamento stava per arrivare, lo sentiva dentro, e tutti i suoi sensi erano in allerta per cogliere anche il più piccolo particolare.
Quel giorno sarebbe andata al binario nove e tre quarti, a King's Cross, e qualcosa stava per succedere.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy | Coppie: Draco/Astoria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Astoria per l'occasione si era vestita in modo elegante, senza dubbio: il caldo estivo si faceva sentire, e quindi aveva optato per una lunga casacca di seta. Il grigio perla del tessuto era stato riflesso dalle iridi dei suoi occhi non appena era uscita all'aperto, e quella era una cosa che la ragazza adorava, di se stessa. Sarà anche stata una giovane restia ad apprezzare la compagnia, ma non per questo dimentica della cura del suo aspetto esteriore.

Assieme ai genitori, attraversò il muro che separava la stazione babbana da quella magica, per ritrovarsi immersa nella nebbia che aleggiava sul binario.

Sbattendo appena un po' le ciglia per scacciare il fumo dagli occhi, avanzò ancora di qualche passo per poi fermarsi a cercare la sorella tra la folla di ragazzi appena scesi dal treno. Erano in perfetto orario, come si addiceva al buon nome della famiglia, ed Astoria non ne era affatto sorpresa.

Cara, la vedi?” chiede gentilmente la madre, alle sue spalle.

Fece appena in tempo a girarsi e negare col capo, quando una sessantina di chili di ragazza le venirono addosso, travolgendola.

 

Tori! Mi sei mancata!” Le strillò nell'orecchio la sorella, stringendola con tutte le sue forze tra le braccia, incurante dei fini capelli biondi che aveva gettato in faccia ad Astoria.

 

La giovane rise contenta, contraccambiando l'abbraccio.

 

Mi sei mancata anche tu, Daphne. Ma quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?!” Cercò di sembrare arrabbiata, ma sapeva benissimo di avere ancora il sorriso sulle labbra, e che si sentiva anche nella sua voce.

La sorella si allontanò un poco, ridendo ancora ed appoggiandole le mani sulle spalle.

Ti devo raccontare un sacco di cose, quest'anno è stato incredibile.” le disse, un ghigno malandrino sul viso. Astoria poteva ben immaginare che presto la ragazza si sarebbe lanciata in una descrizione dettagliata delle sue ultime bravate o delle sue migliori conquiste. Ridacchiò divertita, pregustandosi il momento, senza accorgersi che un altro paio di occhi grigi, appena celati da un altro ciuffo biondo, la osservavano tra la folla, di nascosto.

 

Qualcosa stava per succedere.

 

 

 

 

 

Astoria si stava ancora una volta dedicando alla lettura, quando Daphne irruppe nella sua stanza con una lettera in mano ed un sorriso sornione sulle labbra.

 

Tori, non ci crederai: ti ho trovato un ragazzo.” disse la bionda, lanciandosi scomposta sul letto dove la sorella riposava tranquilla.

 

E cosa ti fa' pensare che io possa volerlo?” chiese la maggiore a mo' di risposta.

In effetti, Astoria non voleva nessuno nella sua vita che non ci fosse già: un ragazzo avrebbe significato una notevole diminuzione del tempo a disposizione per se stessa ed i suoi interessi principali.

Per un ragazzo sarebbe dovuta uscire spesso, soprattutto quando non ne aveva voglia; per un ragazzo avrebbe dovuto lasciare a metà un libro, oppure adeguarsi al suo modo di vedere il mondo e no, Astoria Greengrass non ne aveva assolutamente voglia.
Era vero, c'erano notti in cui era troppo stanca persino per leggere, e si arrendeva al sonno, ma proprio quando si stendeva e si lasciava avvolgere dalle tenebre sentiva il cuore piangere, e si sentiva magra, magra da far male.

Affamata di abbracci da dietro e di baci sulle spalle, sotto le coperte, mentre guardava le luci della vallata fuori dal terrazzo.
Ma erano momenti, e Astoria era veloce a mettere a tacere quegli sciocchi sentimentalismi che la coglievano in contropiede.

 

Tori.” Daphne interruppe le sue elucubrazioni “Tu sei sola. Tu non sei felice.” disse, come se fosse una cosa ovvia, come se fosse una risposta valida.

 

Del resto, Astoria sapeva che la sorella non riusciva a capirla, e non era certo l'unica. Daphne era abituata ad una vita frenetica, una vita vissuta nel dormitorio femminile, una vita piena di risate, amici ed amanti.

Astoria era una ragazza molto più ritirata, e aveva vissuto la sua vita in una camera singola e sobria, a studiare ed apprezzare le piccole cose della vita. Non era abituata a ridere spesso, tanto meno delle risate chiassose che faceva sua sorella ogni due per tre.

 

Daphne, non ho bisogno di nessuno, davvero.” ed era sincera.

 

Tori, guarda che puoi dirmelo. E poi lui è rimasto affascinato da te, non dovresti fare assolutamente nulla. Prova, no, che ti costa?”

Astoria s'innervosì, odiava essere commiserata.

 

Senti, Daphne, non ho nessun intenzione di mettere questo libro sul comodino per qualcun'altro che non sia tu, d'accordo? Non ho intenzione di muovermi di casa se non per fare il bagno al lago, e tanto meno di sorbirmi un ragazzino dipendente dal sesso che blateri di quali siano le cose valide della vita. Mi hai capita?”

 

No, Astoria, tu sei davvero troppo chiusa. E di questo passo invecchierai prima dei tuoi trent'anni, invecchierai dentro. Io voglio che tu conceda a questo ragazzo almeno una possibilità, d'accordo? Devi solo provare a lasciarti andare, a capire che non sei più in Francia, che puoi cominciare a vivere davvero.

Sei restata chiusa in questa casa per anni, è ora di uscire.

E tu inizierai da Draco Malfoy, capito? Non dovrai fare nulla, perché lui è uguale a te, Astoria. E che io sia dannata se tu muori vivendo la tua vita così. Tu puoi dare molto, molto di più.” Tirò tutto d'un fiato.

 

Astoria la guardò intensamente mentre valutava le sue parole. Fece scontrare i suoi occhi grigi con quelli azzurri della sorella, e si fermò a pensare.

 

Vide la sua vita cambiare, allargarsi, amplificarsi. Si vide abbracciata la sera, sotto le coperte, si vide a leggere con una testa dormiente appoggiata in grembo, si vide camminare per il bosco dietro il palazzo vicino accanto ad altri passi, si vide osservata mentre nuotava nel lago dall'acqua scura poco distante dal palazzo.

Cercò d'illudersi, d'immaginarsi una vita più bella.

Eppure non riusciva a crederci davvero.

 

Astoria, tu sarai felice.”

 

 

 

Astoria chiuse il libro nel silenzio assoluto della sua camera, assaporando il rumore della copertina rigida che scricchiolava. Chiuse un attimo le palpebre, stanca, e allungò il braccio per soffiare sulle candele che teneva sul comodino.

Dolorante per la posizione mantenuta troppo a lungo, si stese sistemandosi sul fianco sinistro, guardando come ogni sera fuori dall'ampia vetrata della sua camera.

Era priva di tende, e questo le permetteva di guardare la luna crescente e le stelle immerse nell'oscurità più completa, e di sentirsi parte di un tutto, una parte infinitesimale di un mondo intero, eppure in pace con se stessa.

 

Chiuse gli occhi e sospirò a fondo.

Sapeva che sua sorella non stava bluffando, quel pomeriggio. Chi non la conosceva avrebbe potuto dire che stava straparlando e basta, ma lei sapeva perfettamente che da quel momento in poi la sua vita sarebbe cambiata.

Si ritrovò a pensare che effettivamente lei stessa aveva avuto lo stesso presentimento, pochi giorni prima.

Eppure, appena l'altro giorno il suo subconscio sembrava aspettare con ansia i cambiamenti in arrivo, anche se lei non se n'era resa pienamente conto. Al contrario, ora ne era quasi intimorita.

 

Sospirò ancora, e si lasciò andare tra le braccia di Morfeo, pensando vagamente che quella sera non valeva la pena sentirsi sole, perché forse presto avrebbe visto la fine del tunnel dove si trovava.

Forse, pensò, presto sarebbe stata abbracciata davvero.

 

 

Aprì gli occhi che il sole ancora doveva sorgere, la sua luce lontana e ancora fredda aveva appena iniziato a dipingere il cielo terso.

Ormai sveglia, uscì dalle coperte e poggiò i piedi sulla pietra fredda, poi si alzò in silenzio e prese la vestaglia blu scura dalla sedia dove l'aveva lasciata la sera prima.

Se la allacciò in vita e la lisciò sul ventre, raccolse la bacchetta e se la mise in tasca, poi si sistemò i lunghi capelli sciolti dietro le spalle.

Infine, si decise ad avviarsi ai confini del palazzo. Scese tutte le scale che la separavano dal portone d'entrata ascoltando il silenzio assoluto che impregnava il palazzo, per poi finalmente uscire all'aperto. La frizzante aria estiva era ancora coperta dall'umidità notturna, ma lei non se ne curò più di tanto e prendendo un lembo della lunga veste camminò a piccoli passi svelti, attraversando i campi, avanti e avanti ancora, fino a raggiungere le sponde del lago.

Il pozzo di acqua scura si trovava al limitare dei possedimenti famigliari, e per chi non era invitato era impossibile valicare i confini.

Rallentando il passo, arrivò sulla riva. Portò le dita affusolate sul laccio che chiudeva la veste e lo slacciò, per poi lasciarla cadere a terra.

Si piegò per prendere il fondo della camicia da notte che indossava, lunga fino ai piedi, e se la sfilò, lasciando cadere anche quella. Infine si liberò anche della biancheria che aveva addosso, e finalmente mosse i primi passi nell'acqua gelata.

Lo strano colore delle acque facevano sembrare il suo colorito ancora più pallido, quasi mortale. Ignorando la pelle d'oca, Astoria s'immerse in acque ancora più profonde, per riemergere solo dopo qualche bracciata subacquea, portandosi i capelli all'indietro.

Il freddo era già diminuito, e ora sentiva solo la pace assoluta che l'avvolgeva. Aprì gli occhi ed effettuò qualche altra bracciata a rana in superficie, con calma, mentre si guardava attorno.

Un lampo chiaro nella vegetazione scura attirò immediatamente la sua attenzione.

Si fermò ed affilò lo sguardo. Uno scricchiolio, come di un ramo spezzato, interruppe la quiete.

Poteva essere un coniglio, una faina od un furetto, un qualsiasi piccolo animale del sottobosco, ma Astoria si sentiva osservata.

Eppure, non poteva essere nessuno.

Sua sorella dormiva sempre fino a tardi, come i genitori, e se anche fosse stata lei non c'era motivo di preoccuparsi.

Sicuramente era stato un animale.

Decise comunque di tornare a riva e rivestirsi, quindi di tornare nei suoi appartamenti.

Si mosse velocemente e una volta a riva si accucciò a terra e con la bacchetta fra le dita evocò un ampio asciugamano bianco per coprirsi a dovere. Si tirò in piedi e ancora una volta scrutò il punto da dove aveva sentito provenire il rumore sospetto, senza aspettarsi di trovare granché.

Per questo rimase sconvolta, quando vide un ciuffo biondo ed una sagoma umana seduta dietro un cespuglio. Si rese conto di essere nuda, e che quei capelli erano corti, seppur biondi, e sua sorella li aveva lunghi, lunghissimi... Raccolse di fretta i suoi abiti con una mano mentre con l'altra stringeva sul petto l'asciugamano, come a difendersi da un pericolo che effettivamente, ancora non sussisteva.

Corse a perdifiato fino alle sue stanze, dove finalmente lasciò andare i vestiti a terra e si gettò sul letto per far tornare i suoi battiti ad una velocità normale, gli occhi chiusi.

Sentì la porta cigolare.

 

Astoria, va tutto bene? Perché hai sbattuto la porta a questo modo?” chiese rimproverandola Daphne. “Cosa ti è successo?” aggiunse, una volta avvicinatasi al letto dove la sorella ansimava disperatamente, ancora bagnata e con solo un asciugamano addosso.

 

Astoria fece segno di aspettare ancora un attimo e si poggiò sui gomiti.

 

C'era qualcuno, al lago. Le barriere hanno delle falle.” non riuscì a cavare altro, ancora stremata.

 

Chi hai visto?” chiese calma la sorella, come se stessero parlando del più e del meno. Eppure, un effrazione non era certo una cosa da sottovalutare.

 

In che senso, “chi ho visto”?! Chi dovrei aver..-” Astoria vide il viso calmo della sorella, e capì: lei sapeva.

 

Daphne la osservava impassibile, perfettamente vestita e con le braccia incrociate.

 

Tu!” cominciò a strillare Astoria, montando su tutte le furie. “Tu! Come ti sei permessa... Cosa hai combinato, questa dannata volta?! Chi era?!”

 

La sorella continuò a guardarla dall'altro al basso, imperturbabile. Sembrava aspettarsi un reazione simile, dalla mora.

 

Cerchi il suo nome? Si chiama Draco Malfoy. Gli ho chiesto io di materializzarsi al lago, quando ti ho vista uscire. Non sapeva cosa avresti fatto.” Spiegò tranquilla.

 

Astoria rimase scandalizzata. “Daphne Greengrass, tu stai cercando di dirmi che, sapendo perfettamente che mi sarei spogliata completamente, hai invitato un tuo compagno al lago, così per passatempo?”

 

Daphne sorrise sorniona, incapace di resistere. “Oh, spero per Draco che tutti i suoi passatempi siano così piacevoli come guardare te fare il bagno nella natura selvaggia...” Astoria non esitò un secondo a schiantarle in faccia un cuscino.

 

Daphne, non mi pare il caso. Già questo ragazzino sembra aver manifestato un preoccupante interesse nei miei confronti -preoccupante per lui, sia chiaro. Ti pare una buona mossa incitarlo così?” Era una domanda retorica, per sua sorella quanto per lei, lo sapeva già. La risposta era però differente dai punti di vista.

Si sentiva terribilmente irritata, perché non capiva come uscire da quella sconveniente situazione.

 

Astoria, ne abbiamo già parlato, tu proverai ad avere una vita sociale, che tu lo voglia o no. Non intendo ripetermi. Inoltre, dovresti smetterla di fare la donna vissuta, perché hai solo due anni più di noi. Ora vestiti, che dobbiamo scendere per la colazione. Ti aspetto di sotto.” chiuse la faccenda ed uscì chiudendosi la porta alle spalle.

 

Astoria, di nuovo sola, si buttò frustrata sul materasso, sbuffando con forza.

Guardò il soffitto come se lì ci fossero tutte le risposte che cercava, come se ci fossero le consolazioni di cui aveva bisogno.

Ripensò a quello che era appena accaduto, cercando di guardarlo dalla nuova prospettiva di cui disponeva. Come aveva immaginato, sua sorella aveva messo in atto da subito il suo piano, e non sembrava aver una gran voglia di mollare l'osso.

Però si sentiva piuttosto strana, riguardo l'accaduto: sapeva che avrebbe dovuto sentirsi violata, eppure... Eppure si sentiva più che altro lusingata da tutte quelle attenzioni che quel ragazzo sembrava rivolgerle. Doveva essere questo il motivo che le aveva impedito di azzannare sua sorella per quello che aveva fatto.

Perché non era vero che Daphne non la capiva, anzi. Tante volte la capiva più di quanto non fosse in grado di fare da sola.

Aveva capito che Astoria aveva bisogno di qualche incoraggiamento, e non aveva esitato a buttarla tra le braccia di questo Draco Malfoy.

Draco... Draco, Draco Malfoy. Suonava così bene. Così... Così familiare.

Biondo. Un ciuffo biondo. Biondo platino, non un biondo qualsiasi.

Draco, Draco, Draco... Draco, biondo platino. Malfoy.

Astoria si sentì morire.

 

Flashback

 

Astoria muoviti, dobbiamo andare.” la incitò sua madre mentre lei si pettinava con metodo i lunghi capelli scuri.

 

Madre, ma si può sapere dove diavolo mi volete portare? Non ho nessuna voglia di uscire!” disse petulante, infilandosi il cappotto.

 

Dobbiamo andare dai signori Malfoy, loro figlio Draco è un grande amico di tua sorella, te ne ha parlato tanto, no? Vi hanno invitate per passare un pomeriggio insieme, non è una bella idea? Inoltre, dobbiamo parlare di cose importanti. Quindi muoviti, Santo Cielo, arriveremo in ritardo!” Strillò infine, come se se ne fosse appena ricordata.

 

Astoria sbuffò, non sopportava quelle insulse gite improvvisate da amici di famiglia sconosciuti. Inoltre, lei aveva undici anni, e non conosceva nessuno della sua età, nessuno che abitasse in Inghilterra. Sua sorella aveva l'abitudine di trovarsi degli amichetti insopportabilmente invadenti, e lei ogni volta doveva sorbirseli e far finta di divertirsi per mantenere la facciata che i suoi genitori avevano messo su.

Questo di certo non sarebbe stato né il primo né l'ultimo.

Il palazzo non era più grande del loro, ed i giardini erano molto curati, fatti per le passeggiate in vesti eleganti. Percorsero il lungo viale d'entrata, e sugli ultimi scalini trovarono la famiglia Malfoy che li attendeva. Erano tutti e tre biondi, soprattutto il padre ed il figlio, di un biondo platino.

Sembravano in posa per un quadretto di famiglia, uno di quelli per i quali Astoria era più e più volte rimasta ferma, a posare per ore.

La donna era molto bella, ed austera, l'uomo aveva i capelli troppo lunghi per i suoi gusti, e il bambino aveva una faccia da rampollo viziato che Astoria già odiava.

Pensare che ci avrebbe trascorso tutto il pomeriggio assieme le faceva venire la nausea.

 

Ciao, Daphne.” salutò con eccessiva freddezza il ragazzino. “Salve, signore e signora Greengrass. Astoria, giusto?” Astoria annuì perplessa. Non sembrava affatto il bamboccio viziato ed odioso che dava a vedere. Aveva una voce così quieta, così calma.

 

Astoria si fermò a guardare l'avversario di sua sorella pensare alla mossa migliore da mettere in atto sulla scacchiera che li divideva.

Era così bello. Si chiese come aveva potuto pensare a lui come un bambino viziato, appena qualche ora prima.

Il profilo dolce, con quel nasino all'insù, e le ciglia lunghe abbassate, le labbra appena appena socchiuse.

Era così bello. Così dolce.

Draco alzò un attimo lo sguardo su di lei, vago, e la sorprese ad ammiralo.

Astoria si sentì morire.

Perché quel ragazzino così bello era un bambino. Toccarlo, anche solo sognarlo sarebbe stato un peccato enorme, sarebbe stato sporcare la polla più limpida di tutte, macchiare la tovaglia più pulita del mondo.

Eppure, era così vicino... Avrebbe potuto baciarlo, appena sfiorargli le labbra... No.

L'avrebbe odiata, se avesse capito. I suoi genitori, quella bella donna così severa l'avrebbe guardata con insopportabile disprezzo, e lei si sarebbe sentita morire anche di più.

E a guardarlo, così bello, così dannatamente pulito, angelico, bellissimo, lei non poteva fare a meno di desiderarlo. Ma non doveva.

Lo guardava, concentrato sul gioco, e sentiva il cuore stringersi, spezzarsi, strapparsi, tirato lontano da lui, inconsapevole.

E non poteva far vedere a nessuno i suoi sentimenti, altrimenti lui l'avrebbe odiata, ed avrebbe avuto ragione. Si sarebbe sentito violato, e lui non se lo meritava, non era certo colpa sua se lei si era follemente innamorata di lui, e stava tanto male per questo.

Non voleva che lui restasse scandalizzato da lei, non l'avrebbe mai potuto sopportare, piuttosto la morte.

Astoria avrebbe messo da parte i suoi sentimenti per lui. L'avrebbe fatto e basta, non importava quanto sarebbe venuto a costare. Non era colpa sua, povero innocente, lui si meritava di meglio, non certo una piccola pervertita come lei.

Astoria si sentì sporca, peccatrice. Delle voci urlanti, accusatrici, l'additarono nella sua testa. “Pervertita! Depravata! Sporca! Ignobile! Lontano da lui!”

Lui non doveva saperlo, mai.

Astoria avrebbe messo a tacere i suoi sentimenti.

Anche se lui continuava ad essere così bello.

Così bello.

 

Fine Flashback

 

Si sentì atterrata dai ricordi, lì, sul copriletto, a guardare il soffitto.

Come aveva potuto dimenticarlo?

Lui, la ragione per la quale era diventata la giovane arida che era.

Lui, bello come un angelo.

Lui, così puro.

Draco Malfoy.

Non riusciva nemmeno a sentire freddo, con l'acqua che le si asciugava addosso, la corrente dell'ampia finestra spalancata.

Draco Malfoy, l'unico che avesse mai amato.

Amato, sì, perché di quell'amore così sbagliato non poteva certo dubitare.

Quel ragazzino, quel bambino che dieci anni prima le aveva strappato il cuore dal petto senza saperlo.

Si sentì di nuovo sporca, sporca come si era sentita solo dieci anni prima.

Sconvolta da quell'inaspettata rivelazione, si alzò lasciando l'asciugamano umido sul letto, e si vestì come un'automa, guardando senza vedere ciò che si metteva addosso.

Scese le scale e attraversò corridoi senza avere la piena consapevolezza di dove stesse andando, per trovarsi infine a sedersi scomposta di fronte a sua sorella, solo il tavolo di legno scuro dove Daphne stava consumando la sua colazione a separarle.

 

Astoria, cos'hai? Sei terribilmente pallida.” Disse preoccupata la minore.

 

Astoria continuò a trapassare il tavolo con lo sguardo, gli occhi imbambolati.

 

Lo conoscevo, non è vero?” Rispose atona.

 

Che cosa?!” Chiese Daphne spaesata.

 

Draco. Lo conoscevo. Tu, tu lo conoscevi. Dieci anni fa.” Disse, a mo' di spiegazione.

 

Dieci anni... Dieci anni fa? Dieci anni fa avevo appena una vaga idea di chi fosse Draco. Perché me lo chiedi?”

 

No, dieci anni fa siamo andate a casa dei Malfoy, con mamma e papà, non ti ricordi? E tu lo conoscevi, Draco!” si riprese Astoria, con uno sguardo strano negli occhi, chiedendo conferme sul passato come i pazzi.

 

Dieci anni fa Draco lo conoscevo di vista, Tori, ho cominciato a conoscerlo davvero solo ad Hogwarts.” cercò di spiegare Daphne comprensiva. “Ma non capisco, perché sei così sconvolta?”

 

Io non posso vederlo, non posso.” Rispose Astoria, scuotendo la testa e parlando ad alta voce con se stessa. Alzò lo sguardo sulla sorella. “Io non posso vederlo, Daphne, non puoi chiedermelo. Non posso.” Si alzò facendo stridere le gambe della pesante sedia sul pavimento di pietra scura.

 

Astoria, ma cosa stai dicendo? Perché?!” Chiese Daphne, cominciando seriamente a preoccuparsi. Quando la sorella cominciò ad allontanarsi si protese verso di lei. “Astoria, perché?!” urlò, mentre la maggiore scappava, la lunga veste che strusciava rumorosa sulle scale, mentre lei correva, correva di nuovo in camera, sperando di trovare un rifugio da tutte le sue paure.

 

 

 

 

 

 

Spazio all'autrice.

Beh, in realtà avrei voluto pubblicare questo secondo capitolo ieri, ma i miei programmi sono stati stravolti e mi sono ritrovata fuori città senza una valida connessione.

Spero di aver aggiunto un po' di sale alla storia, con questo nuovo capitoletto -finalmente di una lunghezza decente.

Che dire? Ringrazio infinitamente Nirvanavita che ha avuto addirittura il buon cuore di commentare, ma ringrazio anche quelle quasi-sessanta-persone che si sono prese quei pochi secondi per aprire il prologo.

Spero che il pairing non mi stia riuscendo così male, visto che è la prima volta che lo provo, ma in ogni caso se vi sembra il caso che la storia sia da Avada Kedavra fatemelo sapere!

Baci,

 

Aurora. 


   
 
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