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Autore: romilda    18/10/2006    10 recensioni
Amo la pioggia.
Amo il suo profumo, il suo rumore, l’atmosfera che crea…
Quel lieve picchiettio contro i vetri delle finestre… oppure il violento scrosciare, il boato di tuoni, il guizzare di fulmini…
Il cielo plumbeo, la Natura che sembra tormentarsi, che s’infuria e si rattrista…
Amo la pioggia, e amo i giorni di pioggia… come questo.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Lavanda Brown | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ragazzi, vi chiedo umilmente perdono x tutto ‘sto ritardo… ma non è colpa mia!
Da quando siamo rientrati a scuola, i professori non ci danno più nemmeno il tempo di respirare… e fra lo stress, le interrogazioni, i compiti, il letargo… il tempo di scrivere ma – soprattutto – l’ispirazione va a farsi friggere!
Oggi, però, sono due giorni che sto a casa malata… così ho avuto modo di riprendere un po’ in mano questa ff very deprimente che avevo lasciato in sospeso… e sapete cosa mi son detta?! Chissenefrega!
Come lo Snoopy della celebre vignetta, IO PROTESTO!!!
E quindi troverò il modo di proseguirla, anche se ho lì quintalate di versi di Orazio che aspettano di essere tradotti…
Vi ringrazio, ringrazio tutti quelli che hanno recensito…
karmyGranger, Simona, Killer, kamomilla, loryherm, Vichan, SiJay, Chiaras, Ginny_Potter… e anche tutti coloro che hanno semplicemente letto :O)
Sappiate che i vostri commenti sono la miglior fonte d’ispirazione!
Vi giuro solennemente che entro sabato avrete anche il 3° chappy…
Per inciso, non so ancora di quanti capitoli consterà questa fan-fic… sicuramente più di cinque e meno di dieci…

Buona lettura,

Spero vi piaccia pure questo capitolo, anche se ha ben poco d’“entusiasmante”…
Vi avverto che il terzo, invece, sarà molto lungo e… movimentato!
Dunque, “ai posteri l’ardua sentenza” - come direbbe Alex - e spero apprezziate questo piccolo secondo chappy che contiene anche un cenno autobiografico…

GOODBYE!


Hermione si svegliò come al solito una mezz’oretta prima delle sue compagne di stanza; attenta a non far rumore, scivolò giù dal letto – rabbrividendo quando i suoi piedi nudi toccarono la fredda pietra secolare del pavimento –, infilò la vestaglia e scostò le pesanti tende di velluto rosso del baldacchino.
La tenue luce di un triste mattino autunnale illuminava la stanza d’un’atmosfera quasi onirica; dietro le cortine dei loro baldacchini, Calì e Lavanda erano ancora immerse in un sonno profondo… anche di lì, a più di cinque metri di distanza, Hermione poteva udire il russare sommesso e nasale di Lavanda, che ogni volta le faceva tornare in mente quello della sua prozia Mildred, una donnona di più di cento chili celebre in famiglia per la puzza di sudore e brandy che si trascinava sempre dietro…
Ridacchiò fra sé, e con quest’ultimo pensiero non troppo affettuoso, in punta dei piedi raggiunse il bagno e girò silenziosamente la chiave nella toppa, onde evitare irruzioni da parte di Lav-Lav o Cal-Cal…

Un quarto d’ora dopo, Hermione scendeva quasi di corsa le scale che portavano alla Sala Grande; era riuscita a svignarsela prima che le altre due si svegliassero, e adesso era decisa a seminarle allo stesso modo per la colazione:
Così forse stamattina riuscirò a mandar giù qualcosa… pensò, lo stomaco già chiuso al pensiero di quel che sarebbe stata costretta a sorbirsi ancora una volta, per la quarta mattina di fila, se non si fosse sbrigata…
Uno spettacolino da dare il voltastomaco anche ai più accaniti seguaci di “Beautiful”…
Varcando l’alto portone di quercia, levò lo sguardo al soffitto: plumbeo e opaco come il cielo di fuori…
Splendido… proprio incoraggiante!
-‘giorno, Prefetto Granger!- la salutò un ragazzino del secondo anno, l’unico Grifondoro già seduto al lungo tavolo di ciliegio.
-Ciao, Thomas- lo salutò lei con un sorriso, cambiando immediatamente espressione e sforzandosi di sembrare tranquilla, concreta e razionale come sempre.
Il ragazzino arrossì, sentendosi chiamare per nome; abbassò gli occhi sul piatto, ma li risollevò immediatamente:
-Dovresti provare questa marmellata d’arance, sai? È molto buona!-.
-Davvero?! Che bello, è anche la mia preferita! Allora la provo subito, passami una di quelle focaccine! Grazie…-.
-Guarda, stanno arrivando i tuoi amici!-.
Hermione si voltò, il coltello a mezz’aria: Ron ed Harry stavano attraversando a passo svelto la Sala, diretti al tavolo di Grifondoro.
Erano cambiati molto durante l’estate, soprattutto Harry che, da piccolo e mingherlino qual era sempre stato, era diventato alto e robusto quasi quanto Ron…
Molte ragazze si giravano al loro passaggio, ed Hermione non potè fare a meno di sentire un nodo di gelosia stringerle lo stomaco… soprattutto per Ron… anzi, esclusivamente per Ron, perché, per quanto affezionata ad Harry, lo considerava un fratello, un amico e basta, niente di equiparabile a ciò che invece rappresentava Ron.
-Buongiorno!- esclamò Harry, visibilmente di buon umore, prendendo posto accanto a lei.
Ron le rivolse a malapena un cenno, e andò a sedersi di fronte a loro, dall’altro capo del tavolo.
-Ciao- disse lei, rivolta a Harry, ignorando Ron, che prese risolutamente a riempirsi il piatto, badando a non incrociare il suo sguardo.
Chiacchierando del più e del meno, riuscirono a portare la conversazione su argomenti che né nocessero né coinvolgessero direttamente qualcuno, come l’inizio della stagione del Quiddich e il problema di allenarsi con un tempo simile, le lezioni di Piton e il chilometrico tema di Storia della Magia per la settimana a venire, il primo fine settimana a Hogsmeade e…
-TESORINO!-.
Lavanda, accompagnata dalla fedele Calì, aveva raggiunto il tavolo di Grifondoro, i lunghi capelli biondi che ondeggiavano a ritmo delle sue falcate sculettanti; si lasciò “graziosamente” scivolare sulle ginocchia di Ron e, con un gesto che doveva risultare molto elegante ma che invece rischiò di strozzare il suo amato, gli circondò il collo con un braccio e gli s’incollò labbra su labbra.
Hermione si sentì immediatamente passare tutto l’appetito; con un groppo improvviso allo stomaco, buttò giù in due sorsi dolorosi quel che rimaneva del suo succo di zucca, e si alzò, decisa a squagliarsela prima che a Lavanda venisse la bella idea di cominciare ad imboccare Ron.
-Be’, allora io vado… voglio ripassare un po’ Antiche Rune… lunedì abbiamo la verifica…- e, in quattro e quattr’otto, radunò le sue cose, salutò velocemente Tom e, con un “ci vediamo” piuttosto frettoloso a Harry, lasciò la Sala Grande, scomparendo alla vista degli altri quattro.
-Ma che le prende?- chiese piuttosto stupidamente Ron, ignorando Lavanda che gli stava rosicchiando sensualmente un orecchio, guardandola andar via ad una velocità quasi supersonica.
-Chissà- rispose sarcasticamente Harry, lanciandogli un’occhiata piuttosto truce attraverso le lenti degli occhiali; ma Ron non afferrò, e prima che a Lavanda potesse venire una crisi isterica per il fatto che lui la stava deliberatamente ignorando, la staccò gentilmente da sé e la fece sedere accanto a lui, facendole notare con dolcezza che non era carino dare spettacolo in quel modo di fronte ad estranei.
Lavanda, per tutta risposta, mise il broncio, e sia Ron, che Harry, che Calì, che il piccolo Tom realizzarono quale beneficio si potesse ricavare da un piccolo oltraggio alle otto e dieci di mattina.

Intanto, Hermione, per nulla intenzionata a rinchiudersi nell’aula di Antiche Rune prima del dovuto, si era rifugiata in bagno a sfogare la propria frustrazione.
Rinchiusa in uno dei tanti gabinetti del regno di Mirtilla, piangeva a calde lacrime come quel giorno di sei anni prima quando Ron ed Harry erano arrivati a salvarla dal Troll…
Anche quella volta, era colpa di Ron… piangeva per lui e per quello che aveva detto… ora, invece, piangeva per lui e per quello che aveva fatto… o meglio, che faceva
Che stupida… Sono sei anni che mi dispero per lui, e tutte le volte ho come l’impressione di essere l’unica a soffrire veramente dei nostri litigi… Non avrei mai immaginato di poter essere così autolesionista!
Tirando su pesantemente col naso, si asciugò gli occhi sulla manica della divisa e si tirò in piedi; aveva lo sguardo ancora un po’ appannato, e si sentiva distrutta… si appoggiò al muro per non cadere; con gli occhi rossi e gonfi, si guardò confusamente intorno: da quando Mirtilla Malcontenta infestava il bagno e questo era stato ufficialmente dichiarato inutilizzabile, i muri dei gabinetti si erano trasformati in un trionfo di scritte, disegnini e murales da fare invidia alle toilettes dei peggiori fast-food di Londra…
Una scritta tracciata con un pezzo di carbone proprio sulla porta la colpì in particolar modo… sembrava fatta apposta per lei:

Edgar Allan Poe ha detto
che l’amore è come un’isola deserta in mezzo al mare…
Io ora mi trovo in un deserto
ma non ne vedo la fine

  
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