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Autore: MissCobain    21/03/2012    0 recensioni
La vita di Rebecca, 17 anni, cambiò radicalmente a causa della morte prematura del padre che la portò nel baratro dell'alcolismo. Sarà l'amore a salvarla da una brutta fine?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome è Rebecca Mainardi. Sono la figlia minore di una ex-famiglia perfetta.

I miei capelli erano del colore delle spine di grano in luglio. Me lo diceva sempre papà. Dei capelli da angelo, da angelo ribelle. La prima cosa che feci dopo la sua morte fu tingere i miei capelli biondi in un nero petrolio. Forse può sembrare una cosa stupida e un po’ superficiale, ma non c’è niente di più vero che nella frase “Quando una donna decide di cambiare qualcosa nella sua vita, inizia dai capelli”. Ma un taglio, o un colore, diverso non mi avrebbe ridato mio padre.

I miei voti a scuola peggiorarono a vista d’occhio.
Cominciarono a fiorire i 5 sul mio libretto. I 5 poi divennero 4, e i 4 divennero 3. In passato ero sempre stata una cosiddetta “secchiona”, una di quelle ragazze perennemente interpellate per sapere i compiti per il giorno successivo. Adesso era già tanto che mi presentassi, a scuola.
Così Mamma decise di iscrivermi a un gruppo di sostegno. Mi ha sempre accusato di essere troppo introversa, di non voler fare amicizia. Effettivamente sì, socievole non ero.  Ma la verità è che non ho mai sentito il bisogno di conoscere nuove persone, mi bastava Mauri, il mio migliore amico. Certo, i conoscenti non mi mancavano ma di persone vere c’era sempre stato lui, e so che ci sarebbe stato sempre, per me. Lo conoscevo dalla prima elementare e da allora rimanemmo sempre inseparabili. Amici, e niente di più, al contrario di quello che pensavano le mie compagne di classe.

Di fidanzati ne avevo avuti uno  alle medie, giusto un morosino “usa-e-getta”, di quelli  che si hanno alle medie. Oggi sei la mia vita, il giorno dopo non mi ricordo neanche il tuo nome. Di amore non ne sapevo niente. Fu’ proprio al gruppo di sostegno del dr.Minelli che conobbi lui, il mio primo vero amore.

Si chiamava Brian Ian Fisher, figlio di un giornalista inglese e di una casalinga veneta.
Brian è sempre stato un bel ragazzo. Alto e ben proporzionato, con lunghi ricci castani e occhi troppo belli per essere descritti adeguatamente, che cambiavano a seconda del tempo. Dio, non ho mai visto degli occhi così belli, giuro.
Assomigliava vagamente a Jim Morrison. Parlava benissimo l’italiano anche se era inevitabile sentire il suo (adorabile) accento british. Aveva vissuto a Chelmsford, non molto distante da Londra, fino all’età di 11 anni, quando si trasferì qui a Verona in seguito al divorzio dei genitori, con la madre.
Il suo nome, mi spiegò, l’aveva scelto il padre in onore di Brian Jones e Ian Stewart, rispettivamente ex chitarrista ed ex pianista dei Rolling Stones, entrambi deceduti. Ho sempre pensato che avesse un nome stupendo.

Lui si trovava nel gruppo di sostegno  per il mio stesso identico motivo, una famiglia sfaldata. Suo padre negli anni successivi al  trasferimento di Brian rimase in Gran Bretagna con la sorellina di Brian, Connie May, e nel frattempo si riformò una famiglia. Connie morì all’età di 9 anni in un terribile incidente automobilistico che causò anche l’invalidità permanente della compagna del padre, Dorinda, che la stava accompagnando a scuola.

Brian e la madre Veronica ne soffrirono moltissimo. Erano passati appena due anni dalla morta di Connie quando lo conobbi. Eravamo entrambi emotivamente distrutti, e quello che nacque tra noi non si può definire come una normale relazione tra adolescenti. Fu’ molto di più.

  
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