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Autore: Disorientated Writer    21/03/2012    3 recensioni
I Metakiller sono dei ragazzi con un DNA modificato artificialmente e unito con quello di animali.
I Thunderkiller sono assassini di prim'ordine, che combattono un'estenuante battaglia contro i Meta, nel tentativo di eliminarli tutti, sterminando la loro razza di ibridi.
E infine, ci sono i Girovaghi, un gruppo di viandanti che da la caccia ai Thunder e ai Meta, venerando divinità assetate di sangue e dichiarandosi Figli degli Elementi.
La battaglia sta per volgere al termine, e nessuno ha intenzione di tirarsi indietro.
Gli scontri saranno sempre più violenti.
Le morti sempre più precoci.
L'amore sempre più imprevedibile.
Ma forse, il nemico non è così ovvio come sembra.
Forse, gli antichi nemici potrebbero tornare ad essere alleati per combatterlo.
Forse.
NdA : [ metto il rating 'Giallo' perché non so cosa potrà uscire fuori da questa mia mente malata :D ]
Questa Fiction è dedicata a Viola, alias Khyhan . Senza le tue meravigliose idee, nemmeno sarebbe nata.
[ FANFICTION ABBANDONATA! ]
Genere: Avventura, Comico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Ammazziamoci tutti insieme appassionatamente!

 











Lia – Eagle Lake.  
 



Silenzio. Ecco tutto ciò che avevamo ricevuto da Oona. Silenzio.
Un costante, stramaledettissimo, dannatissimo silenzio.
Era partita circa un mese prima, e ancora niente.
Stavamo iniziando seriamente a preoccuparci.
I Thunderkiller l’avevano uccisa, scoperta, rapita, torturata e quant’altro?
L’avevano presa i Girovaghi e legata ad un altare per sacrificarla ai loro dei assatanati?
Oppure era inciampata in una foglia e aveva sbattuto la testa?
Pregavo per la terza opzione.
Chiariamoci: volevo un bene dell’anima a Oona, in fondo era una specie di sorellona per me, ma era meglio saperla morta per il suo abbastanza squilibroso equilibrio che per mano dei Thunder o di quei pazzoidi schizzati dei Girovaghi.
Gna.
 
Eravamo seduti nell’unico bar decente di tutta Eagle Lake e stavamo mettendo a punto un piano di salvataggio per Oona.
« Le è successo qualcosa. E qui siamo tutti d’accordo. Ora … cosa facciamo? Attacchiamo la Thunder Accademy? Ci infiltriamo come ha fatto lei? » sbottò Kayla, dopo l’ennesimo ragionamento contorto e inutile di Jade. Quel ragazzo aveva la brutta abitudine di esporre continuamente al mondo tutto ciò che passava per la sua testolina ricoperta di Gel.
Ray scosse la testa, posando sul tavolo la tazza di cioccolato ormai vuota.
« Credo che nessuna delle due cose sia quella giusta da fare. Attaccare i Thunder? Noi siamo in quattro. Loro in, beh, più di duecento direi. Neanche il più potente Metakiller potrebbe vincere uno scontro così impari. » sospirò, poi continuò, imperterrito. « In secondo luogo, se hanno scoperto lei, è possibile che scoprano pure noi. E non credo che la fortuna ci voglia così bene da farci trovare altri quattro Thunder morti che ci assomiglino, no? Eileen Miller è stata il massimo della fortuna disponibile in questa vita. » terminò, borbottando.
Guardando i miei compagni, le loro espressioni sofferenti e preoccupate mi sentii attanagliare lo stomaco dal rimorso.
In fondo, l’idea dello spacciarsi per una Thunder era stata mia.
E probabilmente era soprattutto quello il motivo per cui non aveva funzionato neanche in una minima parte.
Guardai sconsolata il bicchierone di frullato al cioccolato con tripla panna e sciroppo ai frutti di bosco poggiato davanti a me, ancora nella stessa identica posizione di mezz’ora fa.
« Lia, stai bene? Non hai neanche toccato il tuo frullato … » mi chiese Jade, leggermente preoccupato.
Scossi la testa, e lui si disinteressò completamente da me.
Passammo venti minuti nel più completo dei silenzi.
L’unico rumore era il … borbottio? … dei gabbiani, le rare macchine che passavano e due ragazzini che giocavano con un pallone poco più in là.
Cosa ci facessero i gabbiani nel Maine, non l’avevo mai capito.
Mentre li osservavo, incuriosita, notai che andavano verso … Blue Hill.
Idea luminosa.
« Ci sono! » esclamai, alzandomi in piedi con un salto, facendo traballare tutto il tavolino e rischiando di provocare un infarto a Ray, che era seduto accanto a me e si era beccato una manata nell’occhio.
« Sentiamo, qual è la tua grande idea? » borbottò Kayla, tetra.
Come se quella ragazza avesse mai sorriso in vita sua.
« Andiamo tutti a Blue Hill! No, non nella Thunder Accademy, » fermai Jade prima che potesse protestare o dire soltanto ‘A’. « Andiamo nella cittadina. Setacciamo tutto intorno. Se becchiamo un Thunder forever alone, lo attacchiamo e lo costringiamo a dirci dov’è Oona. Se ne troviamo due o tre lo stesso. Se ne becchiamo dieci ce la diamo a gambe levate. » terminai il discorso con un sorrisone, tanto per convincere Jade e Kayla, che sembravano piuttosto titubanti.
« Yu-huuuu! Furbastra la nanetta! » esclamò invece Ray, arruffandomi i capelli quando mi risedetti.
Io per tutta risposta gli feci la linguaccia.
Alla fine anche il Lupo cedette, e Jade, con una scrollata di spalle, lo imitò.
« E allora sbrighiamoci, dannazione! Odio questo posto. Prima ce ne andremo, meglio sarà per il mio umore. »
Non era mia abitudine dare ragione a Mister-Sono-Tutto-Io, ma annuii.
Eagle Lake era la classica Cittadina Fantasma.
Pagammo il conto e corremmo alla stazione degli autobus, poi preparammo i bagagli e in meno di due ore eravamo comodamente seduti su un pullman diretto a Blue Hill.
Ray, accanto a me, si era addormentato alla grande, e mi stava riempiendo la maglietta di bava.
Provai a scollarmelo con una spallata o due, ma niente.
Quello lì dormiva peggio di un ghiro.
Ah, altro che Potente Squalo Bianco!
Quando arrivammo, eravamo a pezzi. Il viaggio era durato tre ore buone, un tipo puzzava di formaggio e pioveva ( novità ).
Borbottando maledizioni a destra e a manca, Jade riuscì a trovare un alberghetto dove alloggiare, per il momento.
Grazie ai continui rifornimenti di Alexej non eravamo mai al verde.
Peccato che se solo provavamo a comprare qualcosa più del necessario ci ritirava tutto.
Quando entrai nella stanza, mi buttai sul letto e lanciai nonsisadove la mia valigia.
Dall’”Ahi!” che seguì, dedussi che avevo beccato Kayla in testa.
Neanche le feci caso, perché mi addormentai nel giro di dieci secondi.
 
Il mattino dopo, il sole splendeva alto, Jade era di ottimo umore e Ray era entrato in camera nostra in mutande.
Quella mattina prometteva veramente bene.
Facemmo colazione in fretta e furia e senza una parola ci dividemmo per cercare qualche indizio sulla Thunder Accademy.
Ah, se solo con noi ci fosse stata anche Oona! Lei e i suoi sogni da Sibilla ci sarebbero stati immensamente d’aiuto.
Dopo qualche ora di vagabondaggio per le strade, che mi fecero sentire immensamente a casa perché alcune di loro avevano dei sampietrini qua e là, finii in biblioteca.
Entrai facendo il meno rumore possibile, e mi guardai intorno.
Era quasi completamente vuota, fatta eccezione per due biondini tutto muscoli che parlavano fitto fitto in un tavolo accanto ad un’enorme finestra-mosaico.
Con estrema nonchalance mi avvicinai ad uno scaffale e pescai un libro a caso.
Però!
Il libro che stringevo tra le mani era un tomo da millesettordici pagine, con una copertina rigida color caramello.
In alto, in un’elegante calligrafia dorata, c’era scritto A Killer’s Diary.
Il diario di un assassino.
Mi sedetti sulla prima sedia che trovai e mi immersi nella lettura.
Con mia somma sorpresa scoprii che era la biografia di un, rullo di tamburi, Metakiller.
Questo tipo si chiamava Roland Dìaz, ed era nato nel 1816.
Sfogliai le prime pagine senza leggerle veramente, troppo occupata a pensare a come fosse possibile l’esistenza di un libro sui Metakiller, Thunderkiller o Girovaghi, dal momento che la nostra esistenza doveva essere un segreto.
Degnando di poco più di un’occhiata le cronache di alcune battaglie contro gli Animan, i componenti del suo gruppo, una descrizione dettagliata del Capo della Killer’s Army, un certo Egor Luk’Janenko ( che sicuramente era un lontano parente del nostro dolce Alexej ) la mia attenzione fu catturata da una sigla che non avevo mai visto prima.
DTM, Death To the Murderers, Morte agli assassini.
Quella storia non mi piaceva proprio per niente.
Dalla lettura scoprii che il capo di questa associazione si chiamava Alejandro Dìaz, ed era il padre di Roland.
In poche parole, Roland era scappato di casa e gli Scienziati l’avevano trovato, impiantandogli dentro il DNA di un leone, e quando il padre lo scoprì impazzì dalla rabbia.
La sua ‘Ditta’ uccideva Killers e Girovaghi da oltre cento anni, e non riusciva a capire come suo figlio fosse diventato uno di loro.
Ad un tratto il libro si interruppe, e una calligrafia diversa prese il posto di quella di Roland.
La calligrafia scrisse che Dìaz uccise il figlio in un combattimento, strangolandolo.
Poi, gli mozzò le mani e tramite una complicata magia gli succhiò la linfa vitale, quasi fosse un vampiro.
La linfa del figlio di ridiede vita, e dal sessantenne che era tornò ad avere una trentina d’anni.
Rabbrividì, disgustata.
Non volevo leggere altro, avevo capito abbastanza.
Primo: Alejandro Dìaz era un pazzo.
Secondo: Alejandro Dìaz era un pazzo furioso.
Terzo: Alejandro Dìaz era un pazzo furioso sadico.
Quarto: Alejandro Dìaz era un pazzo furioso sadico morto.
O almeno, così speravo.
Scossi la testa, stupita dal mio stesso pensiero.
Oh, avanti, quel vecchietto doveva avere, beh, come minimo duecento anni!
Neanche la scamorza nel frigo di mia nonna era così antica.
Beh, forse quella scamorza arrivava ai trecento anni, ma non è questo il punto!
Il punto è …
STONK!
Uno dei due biondi era andato a sbattere contro la mia sedia, dandomi una bella librata in testa.
E da quando in qua un biondo tutto muscoli che sembra uscito da Baywatch entra nelle biblioteche?!
Le opzioni erano due: o era alla ricerca del preziosissimo settimo volume di Zucchinaman, oppure era uno sfigato che si atteggiava da Alex Pettyfer.
Probabilmente entrambe.
Lo guardai male, e lui borbottò uno “scusa” piuttosto frettoloso, sbrigandosi a posare un libro sul tavolo accanto al mio e sfrecciando verso la porta.
Bah. E poi mi lamentavo di Jade!
Con un sospiro, mi alzai e feci per lasciare lì il libro, quando pensai che forse avrebbe potuto tornarci utile.
Con una rapida occhiata in giro, infilai con noncuranza il mattone nel mio zaino e uscii fischiettando.
Lo so, lo so, questo è rubare, ma, tecnicamente, quel libro doveva essere proprietà dei Metakiller, perciò non era proprio rubato, no?
Correndo come una matta mi diressi verso il nostro albergo ( nonché l’unico decente della città ).
Non vedevo l’ora di raccontare agli altri quello che avevo scoperto.  
 




Tre ore dopo, verso le cinque del pomeriggio.
 


Uscimmo insieme dall’albergo, armati di tutto punto e con un piano eccellente nella testa: trovare la Thunder Accademy e salvare Oona dalle grinfie dei mostri.
Ah, e magari scoprire anche se Mr. Edward-Cullen-La-Vendetta fosse ancora vivo o meno.
Speravo vivamente per il ‘meno’.
Insomma, quante persone vorrebbero che un pazzo furioso, vecchio e sadico ti dia la caccia per mozzarti le mani e fregarti la ninfa vitale?




Un momento.
Anche la ragazza che avevamo trovato, Eileen Miller, anche lei aveva le mani mozzate …
Oh - oh.
Mi fermai in mezzo alla strada, di botto.
Guardai allarmata i miei compagni, che a loro volta mi fissarono come se fossi da rinchiudere al manicomio – ovvero, come sempre.
« Lia, che succede?! » mi urlò Kayla, scrollandomi per una spalla.
Scossi la testa e ricominciai a correre. Meglio parlare lontano da orecchie indiscrete.
Ray annuì, quasi a capire le mie intenzioni, e ci indicò un boschetto lì vicino.
Senza dire una parola ci addentrammo tra gli alberi, e lì esposi la mia teoria.
« Vi ricordate di Eileen Miller, la Thunder che abbiamo trovato morta con le, hum, mani mozzate? » tentai di cacciare indietro un conato di vomito al ricordo e continuai: « Alejandro Dìaz ha ucciso suo figlio e poi gli ha mozzato le mani, per prenderne la linfa vitale. Possibile che Dìaz fosse nei paraggi, qualche tempo fa? O lui, o un suo discendente … »
Jade chiuse gli occhi e fece un sospiro rassegnato.
Kayla fece per dire qualcosa, ma si bloccò.
Irrigidendosi, si voltò verso un punto degli alberi, digrignando i denti.
La guardai, incuriosita. Ah, e poi ero io quella matta, no?
« Kay, cosa sta succedendo? Senti qualcosa? » le domandò Jade, preoccupato.
Ah, ma Jade era sempre preoccupato quando si parlava di Kayla.
Lei per tutta risposta lo mandò a quel paese e ci fece cenno di tacere, incamminandosi lentamente.
Sempre più confusa, la seguii.
Giungemmo in una specie di radura e, nascosti da un cespuglio gigante di quella che speravo non fosse erba velenosa, ascoltammo la conversazione dei due Signori Baywatch che avevo visto in biblioteca.
« La Metakiller non è riuscita a ingannarci a lungo, per fortuna. Se altri come lei ci proveranno, la prossima volta saremo molto più accorti! »
Disse quello più alto.
Un momento … parlavano di Oona!
E, probabilmente, loro erano … occacchio …  Thunderkiller.
Con un sospiro di sollievo pensai che me l’ero scampata bella, quel mattino.
Jade mimò con le labbra un secco ordine, che per la prima volta in vita mia eseguii senza ribattere.
« Attacchiamo. »
Senza perdere tempo, Ray balzò fuori dal cespuglio e squadrò i due Thunder.
Noi lo seguimmo a ruota.
Il più basso, Alexander, indietreggiò, mentre l’altro non si scompose di un millimetro.
Anzi, ebbe perfino il coraggio di provare a trattare.
« Metakiller, non ci interessa combattere contro di voi! Andatevene via, e non vi faremo niente. »
Per tutta risposta, Jade gli saltò al collo.
Ray si affrettò a bloccare Alexander con un pugno sulla mandibola.
Quello si ribellò, tempestando il mio – più o meno – Ray di pugni.
Lanciai un’occhiata a Kayla, e come per un tacito accordo andammo all’attacco dei due Thunderkiller.
Mi lanciai letteralmente addosso ad Alexander, mordendogli il collo e buttandolo a terra, per dare il tempo a Ray di riprendersi dalla tempesta di cazzotti.
Rotolammo per terra, e dopo una serie infinita di calci, pugni, morsi e quant’altro, riuscii a mettermi in posizione di vantaggio, sopra di lui.
Posizione di vantaggio piuttosto imbarazzante, ma dettagli.
Lo guardai furiosa, e sibilai: « Dov’è la nostra amica, essere disgustoso? Dov’è Oona?! » terminai, con un’incredibile nota stridula.
Lui spalancò gli occhi, poi con uno scatto improvviso del corpo mi mandò a terra, tirandomi un pugno sull’occhio, che iniziò a sanguinare.
Digrignai i denti e urlai per la frustrazione, tirando calci alla ceca, sperando di prendere quel disgraziato.
Mi tamponai la ferita con la maglietta e mi alzai dolorante, guardandomi attorno.
Ray e Il Maledetto stavano nuovamente combattendo, mentre Jade e Kayla non riuscivano a sopraffare l’altro Thunder, che ringhiava all’impazzata.
Un momento: ringhiava?
Sembrava che un giaguaro stesse per balzargli fuori dal petto!

Scrollai le spalle. Non era il momento di pensarci. Dovevo prima aiutare i miei amici.
« Hei, brutti maleducati! Vi siete dimenticati di me per caso? » urlai.
I due biondi mi fissarono sbigottiti. Per un secondo di troppo.
Approfittando della distrazione del biondo, Jade gli rifilò un pugno sullo stomaco, costringendolo a piegarsi in due dal dolore.
Poi lo afferrò per la gola e lo stese per terra.
« Ti ripeterò la domanda che Lia ha fatto al tuo amico qui presente. Dove avete nascosto Oona?! »
Lui boccheggiò, alla ricerca d’aria.
Con l’ennesimo ringhio, Jade allentò leggermente la presa, continuando a guardarlo fisso, con uno sguardo carico d’odio.
L’altro Thunder provò a ribellarsi, ma Ray lo mandò nuovamente al tappeto.
« Jason, diglielo. Gli unici che ci rimettono qui siamo noi due! » gracchiò Alexander, sputando un grumo di sangue.
Bleah.
Jason lo guardò fisso, poi spostò nuovamente la sua attenzione su Jade, che stringeva convulsamente il suo collo.
Ma restò in silenzio.
Alexander sospirò, guardando prima me, poi Ray.
Infine, si decise a parlare.
« Non lo sappiamo neanche noi. Ci è sfuggita una settimana fa. Pensavamo fosse tornata da voi Metakiller. » sputò quest’ultima parola come fosse un insulto, ma non ci feci caso. O quasi.
Dopo avergli rifilato un calcio, pensai a quanto aveva detto, e guardai allarmata i miei amici.
« Ma se non è con loro allora … dove cavolo è finita quella disgraziata?! » boccheggiò Kayla, con gli occhi sgranati.
Un unico pensiero balenò nella mente di tutti.
Alejandro Dìaz.
Jade mollò la presa di Jason con uno scatto disgustato e si allontanò. Noi lo imitammo.
Tanto i Thunder erano talmente malridotti che difficilmente avrebbero potuto infastidirci.
« Aspettate! Dove credete di andare?! Non abbiamo ancora finito. » Jason si rialzò in piedi, dolorante, e ci guardò fisso.
Io lo fulminai con tutta la malvagità di cui ero capace. Tanta.
« Noi, nonnino, andiamo a salvare la nostra amica. Togliti dai piedi e vatti a medicare quelle ferite. Sembri un mulo dipinto di rosso. » Jade espresse tutti i nostri pensieri in un'unica, gelida frase.
Detto questo, ci voltammo e corremmo verso l’albergo, con tutta l’energia che avevamo in corpo.
Dovevamo andare alla ricerca di questo Alejandro Dìaz, o chi per lui lavorava nella DTM.
Dovevamo salvare Oona.
Ma, ovviamente, non facemmo minimamente caso ai due Thunderkiller che ci seguivano, poco distante.
 
 



 
Alexander.
 



Non riuscivo a capire perché le peggiori sfortune dovevano capitare sempre a me!
Prima, venivo pestato e castrato da Oona.
Poi, un gruppo di Metakiller ci aveva assalito e massacrato, finché non mi ero deciso a rivelargli la sorte sconosciuta di Oona.
E in quel momento, mi trovavo su uno scomodissimo aereo traballante, alla volta di Rio de Janeiro.
Jason non aveva perso tempo. Non appena i Metakiller se n’erano andati si era buttato a capofitto al loro inseguimento, nonostante fosse grondante di sangue, sporco e affaticato.
Ancora mi chiedevo come avesse fatto.
Io, che ero ridotto molto meglio di lui, avevo arrancato per tutto il tragitto.
Una volta giunti al loro covo ( un normalissimo albergo a quattro stelle, e non una grotta sotterranea, come pensavo ), Jason aveva chiamato l’unico Thunder medico disponibile al momento, ovvero Tessa Jensen, la pericolosissima olandese a capo dei medici della nostra organizzazione.
Ovviamente, Tessa si era fatta in quattro per curare Jason, mentre a me aveva lanciato  solo una rapida occhiata, messo due bende e dato una pacca sulle spalle.
Grazie della considerazione, davvero. Sono sempre più commosso.
Tessa aveva poi insistito per accompagnarci, dicendo che eravamo troppo deboli per cavarcela da soli, anche se sospettavo che in realtà volesse solo stare più vicina a Jason.
Era una Thunder alta, bionda, con i capelli lunghi e mossi e gli occhi verdi. Inoltre, era un vero asso della medicina, del disegno e del lancio dei coltelli.
Si, esatto, la donna perfetta.
Non per niente, Zach le sbavava dietro ogni volta che la incontrava per i corridoi dell’Accademy.
Ma io non la calcolavo minimamente.
Ero troppo occupato a pensare a … Oona.
Seduto sullussuosissimo sedile, osservai la Terra sotto di noi, pensando a quanto fossi sfortunato.
Oltre a tutti i problemi che già avevo, dovevo fare anche i conti con i miei sentimenti.
Fantastico.
Non riuscivo a capire esattamente cosa provassi per lei, o meglio, quanto fossero profondi i miei sentimenti per lei.
L’avrei uccisa, se si fosse presentata l’occasione?
O l’avrei lasciata andare, come l’ultima volta?
Per quanto mi sforzassi, non riuscivo neanche a pensare alla prima possibilità.
No, mi sarei odiato per sempre. E avrei avuto un terribile senso di colpa ad angosciarmi ogni singolo istante della mia vita.
Ma soprattutto, non avrei mai avuto il coraggio di guardarla in faccia, nel momento stesso in cui avrei abbassato il coltello.
Scossi la testa, scacciando via quei pensieri funesti.
Piuttosto, dovevo concentrarmi sui Metakiller.
Mi era stato detto che i Meta si muovevano in gruppo da cinque, mentre quelli di oggi erano solo in quattro, e per di più cercavano disperatamente notizie su Oona.
Evidentemente, erano i suoi compagni di squadra.
Perciò, se loro nemmeno sapevano dove poteva essere finita quella ragazza …
Oh, Dio.
Chissà chi poteva averla rapita. I Girovaghi era piuttosto improbabile, visto che sapevamo per certo che non si erano avvicinati a Blue Hill, ma l’avevano solo costeggiata, per poi scendere verso New York.
Perciò … chi restava? Nessuno.
Guardai corrucciato Jason, impegnato nella lettura di un libro, e Tessa, impegnata nell’adorazione dell’ex-Metakiller.
Sospirai.
Sarebbe stata una lunga avventura.
 











Angolo Autrice: 
BADABUM BUM BUM!
Okkeii, che capitolo strano e pieno di dettagli °-°
Siamo passati da Dìaz-Cugino-Di-Cullen alla "battaglia" Thunder vs. Meta.
Però, che fatica!
Questo capitolo è stato una specie di parto, con tanto di doglie mentali per farmi venire un briciolo d'ispirazione çç
I DTM, beh, devo riuscire a trovare loro un soprannome! Qualche idea? °-° 

Per questo capitolo vorrei ringraziare Khyhan, la mia amata Tessa [ visto che ho inserito il tuo personaggio? :D ] per l'aiuto e i pareri :)

Ah, in ogni caso... Se volete dare una sbirciatina ai pv dei personaggi, qui c'è l'album! ---> 
http://www.facebook.com/media/set/?set=a.169147569871108.34127.100003275983519&type=3


Al prossimo capitolo!
Un bacio,
Madamoiselle Nina. 
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