N/T: L’autrice
aveva scritto il precedente capitolo riservandosi la possibilità di aggiungere
degli eventuali seguiti dopo la trasmissione dell’episodio 1x16. Questa è
la seconda parte. Non è da escludersi una terza.
Waffles
Molte ore dopo,
Emma fu svegliata da qualcuno che la scuoteva per una spalla. La sua testa
scattò su dalla scrivania dove era rimasta abbandonata, e il collo le
schioccò sonoramente.
« Emma?
Svegliati » stava dicendo David Nolan,
colpendole gentilmente la schiena.
« Mh? » Emma si strofinò il collo e si
schiarì la gola, poi si asciugò in fretta una traccia di saliva
all’angolo della bocca.
« Andiamo,
hai bisogno di un sonno vero » disse David, tirandola per il braccio e
aiutandola ad alzarsi.
Lei batté
le palpebre, confusa.
« Non
posso tornare a casa. Devo stare... lontano da lei per un po’. È la
cosa migliore » disse, implorandolo con gli occhi di capire.
Lui le rivolse
un sorriso triste e annuì.
« Mary
Margaret ti ha mandato alcune cose. Sono nella mia macchina » disse.
Emma trasse un
profondo respiro e prese la giacca. David aspettò che spegnesse tutte le
luci e chiudesse l’ufficio.
L’abitacolo
era così alto rispetto al suolo che Emma si sentì come una
bambina piccola quando si arrampicò sul sedile del passeggero della sua auto.
« Portami alla
locanda della Nonna » disse, abbandonando la testa contro il sedile.
« In
realtà speravo che saresti rimasta con me per stanotte »
ribatté lui.
Emma
spalancò gli occhi di botto e lo guardò come se avesse perso la
testa.
Lui rise.
« No,
voglio dire... Senti, non sono più riuscito a dormire da quando ho
scoperto di avere questi vuoti di memoria. Ho pensato che forse, se ci fossi
anche tu, potresti assicurarti che io non esca di casa » confessò.
« Te l’ha
proposto Mary Margaret, vero? » chiese Emma.
Sorrise e annuì.
« Be’,
ha ragione. E magari puoi prenderti il tempo di dare un’occhiata e vedere
se mi è sfuggito qualcosa. »
« Che mi
dici di Regina? Non sarà contenta quando scoprirà che sono con
te. »
David le
lanciò un’occhiata scaltra.
« Vuoi
dire se lo scoprirà »
disse, sorridendo.
Emma scosse la
testa.
« No,
è impossibile nascondere qualcosa a quella donna. Lo scoprirà »
borbottò, voltandosi a guardare fuori dal finestrino mentre lui guidava.
Furono a casa di
David in pochi minuti, ed Emma incespicò dentro assonnata, mentre lui le
portava la borsa.
Le mostrò
la stanza degli ospiti, e lei cadde sul letto. Dormiva già prima che potesse
dirle « Buonanotte ».
Emma era
leggermente disorientata, al mattino dopo, ma fu solo una questione di secondi perché
le idee le si rimettessero a posto. Erano quasi le nove! Aveva dormito
sorprendentemente bene, nonostante indossasse ancora i vestiti del giorno
prima. Comunque, la sua giacca era piegata con cura su una sedia, e scarpe e
calze accuratamente allineate contro il muro. David doveva avergliele tolte e
averla coperta con un lenzuolo quando si era addormentata. Quel pensiero le portò
un senso di tepore. Era una cosa che avrebbe fatto anche Mary Margaret...
Dopo aver usato
la toilette in fondo al corridoio fuori dalla sua stanza, seguì il
proprio naso fino in cucina, e là ciò che vide la
immobilizzò sulla soglia.
David era in
piedi di fronte ai fornelli, a preparare le cialde. Canticchiava a mezza voce
insieme alla radio e indossava un lungo grembiule azzurro, spolverato di farina
e zucchero.
Con la mente
tornò a un momento risalente ai suoi tredici anni.
Una ragazza gentile della sua classe l’aveva
invitata a casa sua per lavorare insieme ad un progetto. Non riusciva a
ricordare il suo nome... Jessica o Jennifer o qualcosa del genere. La ragazza
era simpatica, ma i suoi genitori erano perfetti. Erano i genitori che Emma
aveva sempre sognato di avere.
Avevano lavorato fino a tardi, tanto che la madre
della ragazza aveva insistito perché Emma restasse per la notte. La mattina
dopo lei si era svegliata per prima, ed era seduta al tavolo della cucina
quando il padre era entrato.
Avrebbe preparato lui la colazione, e lei poteva scegliere
ciò che voleva. All’inizio gli aveva detto educatamente che
qualunque cosa sarebbe andata bene. Ma lui la incalzò, e lei ammise che a
colazione il suo piatto preferito erano le cialde...
David si accorse
della sua presenza.
« Buongiorno,
bella addormentata! Cominciavo a chiedermi se ti saresti svegliata o no. »
Gli
scoccò un rapido sorrisetto, ma non disse nulla.
Lui rise.
« Il
caffè è laggiù, e troverai una tazza nella dispensa là
sopra. »
Emma
sospirò di gratitudine mentre assaporava il caffè appena fatto e
si lasciava cadere su una sedia.
Si rilassò
e si guardò intorno nella cucina, sentendosi stranamente a casa. Di nuovo,
era come stare da Mary Margaret. Avrebbe potuto esserci la sua compagna, ai
fornelli.
Un minuto dopo
David posizionò di fronte a lei un piatto pieno di cialde. Sopra ci
aveva messo burro, panna montata, zucchero a velo e fettine sottili di fragole
fresche.
« Scusami,
le avevo già preparate per metà quando mi sono accorto che avevo
finito lo sciroppo. Spero che vadano bene... »
Emma aveva
ingoiato quasi mezza cialda prima che lui finisse di parlare.
Inghiottì
e gli sorrise.
« Sono
ottime » lo rassicurò.
Lui sedette davanti
a lei con il suo piatto, e i minuti successivi furono trascorsi in silenzio
mentre entrambi mangiavano. Ma non era un silenzio scomodo.
Quando fu sazia,
Emma si appoggiò allo schienale della sua sedia e lo osservò
sorseggiare il caffè.
David Nolan era un bell’uomo, ma non era attratta da lui, e
neanche lui pensava a lei in quel modo. Chiaramente era innamorato di Mary
Margaret, ed Emma sperava davvero che le cose tra loro volgessero al meglio.
Però, una volta che avesse scoperto che aveva passato la notte da lui,
Regina si sarebbe infuriata di sicuro.
Condivise quel
pensiero con lui.
« Non
importa ciò che pensa Regina. Non è neanche più il mio
contatto per le emergenze » le rivelò allegramente.
Emma lo
guardò.
« Oh? L’hai
cambiata con Mary Margaret? »
David
arrossì.
« No... Ci
ho pensato, ma con tutto quel che sta passando... Non so cosa mi stia
succedendo con questi black-out. E in questo momento non posso fare a meno di
sentirmi in parte responsabile dei problemi di Mary Margaret. Odio l’idea
di aggiungerle altre preoccupazioni, nell’eventualità che mi capiti
qualcosa. E non voglio neppure che sia Regina Mills a
prendere decisioni mediche nei miei riguardi. »
Emma
rimuginò per un istante sulle sue parole.
« Allora
chi... Io? Perché io? »
Lui si strinse
nelle spalle e bevve un sorso di caffè.
« So che
non ci conosciamo così bene, ma mi fido di te, Emma. Ti ho vista sotto
pressione, e non importa quanto le cose si facciano difficili, tu fai sempre la
cosa giusta. So che lo farai per me, ma, ancora più importante, so che
lo farai per Mary Margaret. »
Emma avvertì
di nuovo quel tepore nel petto e dovette combattere contro l’impulso di
abbracciarlo. Sarebbe stato ridicolo, perché lei non era affatto un tipo
da abbracci. Oh, ne aveva accettati un po’ da Henry e da Mary Margaret,
ma lei non era una che abbracciava,
piuttosto era l’abbracciata.
Ponderò di
nuovo la strana connessione che sentiva verso quest’uomo, e poi gli occhi
le scivolarono sulla sua cicatrice. Si ricordò della prima volta che l’aveva
vista, e le parole di Henry le echeggiarono nella mente.
« Ho trovato tuo padre... »
« Emma?
Stai bene? »
Emma doveva
essersi estraniata, perché David la stava guardando allarmato.
« Se hai
bisogno di dormire ancora un po’... »
« No, no,
sto bene. Ho solo... ricordato una cosa che ha detto Henry... » S’interruppe
con una risata e sfuggì al suo sguardo intenso.
« Davvero?
Di che si tratta? »
Emma non sapeva
cosa l’avesse spinta a condividere la ‘teoria delle favole’
di Henry con lui, ma più parlava, più aveva voglia di parlarne.
L’ascoltò
con sorrisi e risatine divertite. Ma quando lei finì, tornò
serio.
« Quindi, crede
che Mary Margaret sia Biancaneve, io il suo Principe Azzurro, tu nostra figlia,
e lui il nostro nipotino? »
« Già,
una follia, vero? » chiese lei, abbassando lo sguardo sul tavolo.
« In
realtà, è un po’ triste » disse David, ed Emma
alzò di nuovo gli occhi. « Per avere inventato una, ehm, teoria
così complessa, deve essere davvero infelice con Regina. Non c’è
da stupirsi che sia così felice che tu sia qui... Ed è facile
capire perché sceglierebbe Mary Margaret come parte della sua ‘vera’
famiglia; però mi chiedo, perché avrebbe scelto me? »
Emma non l’aveva
mai vista in questo modo. Ma ciò che diceva David era sensato. Se non ti
piace la famiglia che hai, non è la tua prima reazione immaginarne una
migliore? Lei aveva perso il conto dei suoi sogni, veri e a occhi aperti, sul
suo far parte della famiglia del ‘papà delle cialde’.
« Be’,
aveva bisogno di un Principe Azzurro, e tu eri in coma, perciò immagino
sia stato facile assegnarti quel ruolo. Inoltre, la cicatrice che hai sul mento
è identica a quella del Principe nel suo libro. »
David si
portò una mano al mento e rise.
« Mi
piacerebbe vedere quel libro. »
Emma sorrise. «
Sono sicura che sarebbe felice di mostrartelo. »
« Credi? Forse
potrei tentare di instaurare un contatto con lui. Voglio dire, lo conosco
appena, però lui mi ha scelto per la ‘vera famiglia’ che
desidera così tanto... »
Lei sorrise
ancora e gli diede una pacca su una mano.
« Penso
che a Henry piacerebbe, ma non preoccupartene tanto. Hai tante altre cose a cui
pensare, al momento... »
Lui le circondò
le dita con le sue.
« No,
voglio conoscere meglio Henry. E voglio conoscere meglio anche te. Credo che
sia importante. »
Le sorrise di
nuovo, le strinse la mano, quindi si alzò e ripulì la tavola.
Un’ora
dopo, aveva fatto la doccia, si era cambiata ed era pronta per tornare al
lavoro.
« David? »
chiamò, pronta a congedarsi.
« Quassù!
» La sua voce era un po’ smorzata, ma lei riuscì a seguirla
fino alla soffitta.
Si arrampicò
sulla scaletta e arrivò in cima, dove lo osservò cercare freneticamente
qualcosa tra gli scatoloni.
« Hai
perso qualcosa? » domandò.
« So che
è qui... Eccolo! » Trionfante, brandiva un arco e una faretra di
frecce.
« Sul
serio? Tiro con l’arco? » chiese Emma con un sopracciglio alzato.
«
Sì, una volta l’adoravo. Non sono mai stato portato per gli sport
come il calcio o il basket, ma ho vinto dei premi nei tornei di tiro con l’arco.
» Lo piegò quasi affettuosamente. « Pensi che a Henry
piacerà? » chiese, ed Emma ne fu colta alla sprovvista.
« Henry? Stai
scherzando? L’adorerebbe. Ma non farà che renderlo più
sicuro del fatto che sei il Principe
Azzurro » lo avvertì.
« E se
facessimo un tentativo? »
« Dovrai
chiedere a sua madre. »
« L’ho
fatto. »
Quelle parole
drizzarono la schiena di Emma e le sollevarono il mento d’orgoglio.
« Sì,
penso che sarebbe un modo meraviglioso per te e Henry di passare un po’
di tempo insieme » disse con un sorriso.
Avrebbe anche
seccato Regina, il che costituiva sempre uno spettacolo molto divertente.
« Ottimo. Tu
sei pronta? »
« Accompagnami
solo fino alla Nonna. Prenderò una stanza e da lì potrò
andare in ufficio a piedi » gli disse quando uscirono dal viale.
« Da me
sei più che benvenuta. Io ho stanze in abbondanza » le
offrì lui, ma Emma declinò con un cenno della mano.
« Lo
apprezzo, David, ma come sceriffo devo mantenere le distanze da te e da Mary
Margaret finché questa storia non sarà finita. »
Annuì, ma
sembrava deluso.
«
Però mi aiuterà sapere che passerai del tempo con Henry e avrai
cura di lui. Regina ci sta già tenendo separati, e io devo concentrarmi
sul lavoro. »
« Posso
farlo » le assicurò.
Portò la
macchina fin davanti alla locanda.
« Grazie
ancora per ieri sera » disse Emma aprendo lo sportello.
« Sei
sempre la benvenuta. »
Gli lanciò
un ultimo sorriso, ed entrò.
La nonna fu
più che felice di darle una stanza, spiegando che il suo essere sceriffo
di fatto annullava la regola anti-criminali.
Emma ripose in
fretta la borsa e uscì di nuovo, per tornare al lavoro.
Fu un’altra
giornata lunga e dura di vicoli ciechi e più domande che risposte. Non era
mai stata così felice di chiudere tutto e tornare a casa, alla sera. Naturalmente,
quando si ricordò che ‘casa’ non era più Mary
Margaret, cominciò a sentirsi depressa.
Quella notte
rientrò tardi nella sua stanza e fu piacevolmente sorpresa di scoprire
che Mary Margaret le aveva fatto recapitare altre delle sue cose, insieme a due
messaggi.
Non ti manderò altro, dovrai farti bastare
ciò che hai. Il resto rimarrà qui, a casa tua, con me, per quando
tornerai, quando tutto questo sarà finito.
Mi manchi,
Mary Margaret
Emma sorrise e
aprì il secondo foglio. Era di David.
Emma,
volevo solo farti sapere che sono riuscito a stare
un po’ con Henry oggi, e lui è molto eccitato all’idea di
imparare il tiro con l’arco. Ti prometto che baderò a lui, mentre
tu ‘baderai’ a me e a Mary Margaret.
Non mi sono mai soffermato sull’idea di essere
padre prima d’ora, ma se mai avessi una figlia, sarei orgoglioso se fosse
come te.
David
Fu così
commossa da quei sentimenti che una lacrima le sfuggì e le corse
giù per la guancia.
La spazzò
via e si preparò per la notte. Prima di scivolare nel sonno,
pensò alla sua nuova ‘famiglia’. Mary Margaret, Henry e
adesso David. La sua adolescenza era stata costellata da infiniti istituti e
orfanotrofi, e questa era la prima volta in vita sua che sentiva davvero di
avere una sua famiglia. Le probabilità
erano tutte certamente contro di loro, e ci sarebbero stati molti ostacoli da
affrontare prima di poter stare liberamente insieme, ma decise in quel momento
che ne valeva la pena. Loro erano la
sua famiglia, e lei avrebbe fatto qualunque cosa per tenerli al sicuro.
Non sarebbe
stato facile. Mary Margaret era in un mucchio di guai, ma Emma sperava che le
cose alla fine andassero per il meglio. E che tutti loro trovassero il proprio
lieto fine.