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Autore: RicksIlsa    22/03/2012    0 recensioni
« Mary Margaret, ascoltami bene. Io ti giuro che non lascerò che accada. Andrò fino in fondo a questa storia. Andrà tutto bene. Non ti lascerò nei guai » promise, e si lasciò scappare un piccolo strillo quando Mary Margaret improvvisamente la soffocò nell’abbraccio più forte che avesse mai ricevuto.
La sorpresa si dissolse in fretta, ed Emma sentì crescere il suo affetto per Mary Margaret di dieci volte.
Ventotto anni senza una meta, e finalmente aveva trovato la sua casa in questa piccola, stramba, pittoresca cittadina. Dopo Henry, Mary Margaret era quanto di più vicino a una famiglia Emma avesse mai avuto. E avrebbe lottato fino all’ultimo respiro per tenerla con sé.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Signor Gold/Tremotino
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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N/T: L’autrice aveva scritto il precedente capitolo riservandosi la possibilità di aggiungere degli eventuali seguiti dopo la trasmissione dell’episodio 1x16. Questa è la seconda parte. Non è da escludersi una terza.

 

 

 

Waffles

 

 

 

 

Molte ore dopo, Emma fu svegliata da qualcuno che la scuoteva per una spalla. La sua testa scattò su dalla scrivania dove era rimasta abbandonata, e il collo le schioccò sonoramente.

« Emma? Svegliati » stava dicendo David Nolan, colpendole gentilmente la schiena.

« Mh? » Emma si strofinò il collo e si schiarì la gola, poi si asciugò in fretta una traccia di saliva all’angolo della bocca.

« Andiamo, hai bisogno di un sonno vero » disse David, tirandola per il braccio e aiutandola ad alzarsi.

Lei batté le palpebre, confusa.

« Non posso tornare a casa. Devo stare... lontano da lei per un po’. È la cosa migliore » disse, implorandolo con gli occhi di capire.

Lui le rivolse un sorriso triste e annuì.

« Mary Margaret ti ha mandato alcune cose. Sono nella mia macchina » disse.

Emma trasse un profondo respiro e prese la giacca. David aspettò che spegnesse tutte le luci e chiudesse l’ufficio.

L’abitacolo era così alto rispetto al suolo che Emma si sentì come una bambina piccola quando si arrampicò sul sedile del passeggero della sua auto.

« Portami alla locanda della Nonna » disse, abbandonando la testa contro il sedile.

« In realtà speravo che saresti rimasta con me per stanotte » ribatté lui.

Emma spalancò gli occhi di botto e lo guardò come se avesse perso la testa.

Lui rise.

« No, voglio dire... Senti, non sono più riuscito a dormire da quando ho scoperto di avere questi vuoti di memoria. Ho pensato che forse, se ci fossi anche tu, potresti assicurarti che io non esca di casa » confessò.

« Te l’ha proposto Mary Margaret, vero? » chiese Emma.

Sorrise e annuì.

« Be’, ha ragione. E magari puoi prenderti il tempo di dare un’occhiata e vedere se mi è sfuggito qualcosa. »

« Che mi dici di Regina? Non sarà contenta quando scoprirà che sono con te. »

David le lanciò un’occhiata scaltra.

« Vuoi dire se lo scoprirà » disse, sorridendo.

Emma scosse la testa.

« No, è impossibile nascondere qualcosa a quella donna. Lo scoprirà » borbottò, voltandosi a guardare fuori dal finestrino mentre lui guidava.

Furono a casa di David in pochi minuti, ed Emma incespicò dentro assonnata, mentre lui le portava la borsa.

Le mostrò la stanza degli ospiti, e lei cadde sul letto. Dormiva già prima che potesse dirle « Buonanotte ».

 

 

 

Emma era leggermente disorientata, al mattino dopo, ma fu solo una questione di secondi perché le idee le si rimettessero a posto. Erano quasi le nove! Aveva dormito sorprendentemente bene, nonostante indossasse ancora i vestiti del giorno prima. Comunque, la sua giacca era piegata con cura su una sedia, e scarpe e calze accuratamente allineate contro il muro. David doveva avergliele tolte e averla coperta con un lenzuolo quando si era addormentata. Quel pensiero le portò un senso di tepore. Era una cosa che avrebbe fatto anche Mary Margaret...

Dopo aver usato la toilette in fondo al corridoio fuori dalla sua stanza, seguì il proprio naso fino in cucina, e là ciò che vide la immobilizzò sulla soglia.

David era in piedi di fronte ai fornelli, a preparare le cialde. Canticchiava a mezza voce insieme alla radio e indossava un lungo grembiule azzurro, spolverato di farina e zucchero.

Con la mente tornò a un momento risalente ai suoi tredici anni.

 

Una ragazza gentile della sua classe l’aveva invitata a casa sua per lavorare insieme ad un progetto. Non riusciva a ricordare il suo nome... Jessica o Jennifer o qualcosa del genere. La ragazza era simpatica, ma i suoi genitori erano perfetti. Erano i genitori che Emma aveva sempre sognato di avere.

Avevano lavorato fino a tardi, tanto che la madre della ragazza aveva insistito perché Emma restasse per la notte. La mattina dopo lei si era svegliata per prima, ed era seduta al tavolo della cucina quando il padre era entrato.

Avrebbe preparato lui la colazione, e lei poteva scegliere ciò che voleva. All’inizio gli aveva detto educatamente che qualunque cosa sarebbe andata bene. Ma lui la incalzò, e lei ammise che a colazione il suo piatto preferito erano le cialde...

 

David si accorse della sua presenza.

« Buongiorno, bella addormentata! Cominciavo a chiedermi se ti saresti svegliata o no. »

Gli scoccò un rapido sorrisetto, ma non disse nulla.

Lui rise.

« Il caffè è laggiù, e troverai una tazza nella dispensa là sopra. »

Emma sospirò di gratitudine mentre assaporava il caffè appena fatto e si lasciava cadere su una sedia.

Si rilassò e si guardò intorno nella cucina, sentendosi stranamente a casa. Di nuovo, era come stare da Mary Margaret. Avrebbe potuto esserci la sua compagna, ai fornelli.

Un minuto dopo David posizionò di fronte a lei un piatto pieno di cialde. Sopra ci aveva messo burro, panna montata, zucchero a velo e fettine sottili di fragole fresche.

« Scusami, le avevo già preparate per metà quando mi sono accorto che avevo finito lo sciroppo. Spero che vadano bene... »

Emma aveva ingoiato quasi mezza cialda prima che lui finisse di parlare.

Inghiottì e gli sorrise.

« Sono ottime » lo rassicurò.

Lui sedette davanti a lei con il suo piatto, e i minuti successivi furono trascorsi in silenzio mentre entrambi mangiavano. Ma non era un silenzio scomodo.

Quando fu sazia, Emma si appoggiò allo schienale della sua sedia e lo osservò sorseggiare il caffè.

David Nolan era un bell’uomo, ma non era attratta da lui, e neanche lui pensava a lei in quel modo. Chiaramente era innamorato di Mary Margaret, ed Emma sperava davvero che le cose tra loro volgessero al meglio. Però, una volta che avesse scoperto che aveva passato la notte da lui, Regina si sarebbe infuriata di sicuro.

Condivise quel pensiero con lui.

« Non importa ciò che pensa Regina. Non è neanche più il mio contatto per le emergenze » le rivelò allegramente.

Emma lo guardò.

« Oh? L’hai cambiata con Mary Margaret? »

David arrossì.

« No... Ci ho pensato, ma con tutto quel che sta passando... Non so cosa mi stia succedendo con questi black-out. E in questo momento non posso fare a meno di sentirmi in parte responsabile dei problemi di Mary Margaret. Odio l’idea di aggiungerle altre preoccupazioni, nell’eventualità che mi capiti qualcosa. E non voglio neppure che sia Regina Mills a prendere decisioni mediche nei miei riguardi. »

Emma rimuginò per un istante sulle sue parole.

« Allora chi... Io? Perché io? »

Lui si strinse nelle spalle e bevve un sorso di caffè.

« So che non ci conosciamo così bene, ma mi fido di te, Emma. Ti ho vista sotto pressione, e non importa quanto le cose si facciano difficili, tu fai sempre la cosa giusta. So che lo farai per me, ma, ancora più importante, so che lo farai per Mary Margaret. »

Emma avvertì di nuovo quel tepore nel petto e dovette combattere contro l’impulso di abbracciarlo. Sarebbe stato ridicolo, perché lei non era affatto un tipo da abbracci. Oh, ne aveva accettati un po’ da Henry e da Mary Margaret, ma lei non era una che abbracciava, piuttosto era l’abbracciata.

Ponderò di nuovo la strana connessione che sentiva verso quest’uomo, e poi gli occhi le scivolarono sulla sua cicatrice. Si ricordò della prima volta che l’aveva vista, e le parole di Henry le echeggiarono nella mente.

« Ho trovato tuo padre... »

« Emma? Stai bene? »

Emma doveva essersi estraniata, perché David la stava guardando allarmato.

« Se hai bisogno di dormire ancora un po’... »

« No, no, sto bene. Ho solo... ricordato una cosa che ha detto Henry... » S’interruppe con una risata e sfuggì al suo sguardo intenso.

« Davvero? Di che si tratta? »

Emma non sapeva cosa l’avesse spinta a condividere la ‘teoria delle favole’ di Henry con lui, ma più parlava, più aveva voglia di parlarne.

L’ascoltò con sorrisi e risatine divertite. Ma quando lei finì, tornò serio.

« Quindi, crede che Mary Margaret sia Biancaneve, io il suo Principe Azzurro, tu nostra figlia, e lui il nostro nipotino? »

« Già, una follia, vero? » chiese lei, abbassando lo sguardo sul tavolo.

« In realtà, è un po’ triste » disse David, ed Emma alzò di nuovo gli occhi. « Per avere inventato una, ehm, teoria così complessa, deve essere davvero infelice con Regina. Non c’è da stupirsi che sia così felice che tu sia qui... Ed è facile capire perché sceglierebbe Mary Margaret come parte della sua ‘vera’ famiglia; però mi chiedo, perché avrebbe scelto me? »

Emma non l’aveva mai vista in questo modo. Ma ciò che diceva David era sensato. Se non ti piace la famiglia che hai, non è la tua prima reazione immaginarne una migliore? Lei aveva perso il conto dei suoi sogni, veri e a occhi aperti, sul suo far parte della famiglia del ‘papà delle cialde’.

« Be’, aveva bisogno di un Principe Azzurro, e tu eri in coma, perciò immagino sia stato facile assegnarti quel ruolo. Inoltre, la cicatrice che hai sul mento è identica a quella del Principe nel suo libro. »

David si portò una mano al mento e rise.

« Mi piacerebbe vedere quel libro. »

Emma sorrise. « Sono sicura che sarebbe felice di mostrartelo. »

« Credi? Forse potrei tentare di instaurare un contatto con lui. Voglio dire, lo conosco appena, però lui mi ha scelto per la ‘vera famiglia’ che desidera così tanto... »

Lei sorrise ancora e gli diede una pacca su una mano.

« Penso che a Henry piacerebbe, ma non preoccupartene tanto. Hai tante altre cose a cui pensare, al momento... »

Lui le circondò le dita con le sue.

« No, voglio conoscere meglio Henry. E voglio conoscere meglio anche te. Credo che sia importante. »

Le sorrise di nuovo, le strinse la mano, quindi si alzò e ripulì la tavola.

 

 

 

Un’ora dopo, aveva fatto la doccia, si era cambiata ed era pronta per tornare al lavoro.

« David? » chiamò, pronta a congedarsi.

« Quassù! » La sua voce era un po’ smorzata, ma lei riuscì a seguirla fino alla soffitta.

Si arrampicò sulla scaletta e arrivò in cima, dove lo osservò cercare freneticamente qualcosa tra gli scatoloni.

« Hai perso qualcosa? » domandò.

« So che è qui... Eccolo! » Trionfante, brandiva un arco e una faretra di frecce.

« Sul serio? Tiro con l’arco? » chiese Emma con un sopracciglio alzato.

« Sì, una volta l’adoravo. Non sono mai stato portato per gli sport come il calcio o il basket, ma ho vinto dei premi nei tornei di tiro con l’arco. » Lo piegò quasi affettuosamente. « Pensi che a Henry piacerà? » chiese, ed Emma ne fu colta alla sprovvista.

« Henry? Stai scherzando? L’adorerebbe. Ma non farà che renderlo più sicuro del fatto che sei il Principe Azzurro » lo avvertì.

« E se facessimo un tentativo? »

« Dovrai chiedere a sua madre. »

« L’ho fatto. »

Quelle parole drizzarono la schiena di Emma e le sollevarono il mento d’orgoglio.

« Sì, penso che sarebbe un modo meraviglioso per te e Henry di passare un po’ di tempo insieme » disse con un sorriso.

Avrebbe anche seccato Regina, il che costituiva sempre uno spettacolo molto divertente.

« Ottimo. Tu sei pronta? »

« Accompagnami solo fino alla Nonna. Prenderò una stanza e da lì potrò andare in ufficio a piedi » gli disse quando uscirono dal viale.

« Da me sei più che benvenuta. Io ho stanze in abbondanza » le offrì lui, ma Emma declinò con un cenno della mano.

« Lo apprezzo, David, ma come sceriffo devo mantenere le distanze da te e da Mary Margaret finché questa storia non sarà finita. »

Annuì, ma sembrava deluso.

« Però mi aiuterà sapere che passerai del tempo con Henry e avrai cura di lui. Regina ci sta già tenendo separati, e io devo concentrarmi sul lavoro. »

« Posso farlo » le assicurò.

Portò la macchina fin davanti alla locanda.

« Grazie ancora per ieri sera » disse Emma aprendo lo sportello.

« Sei sempre la benvenuta. »

Gli lanciò un ultimo sorriso, ed entrò.

La nonna fu più che felice di darle una stanza, spiegando che il suo essere sceriffo di fatto annullava la regola anti-criminali.

Emma ripose in fretta la borsa e uscì di nuovo, per tornare al lavoro.

 

 

 

Fu un’altra giornata lunga e dura di vicoli ciechi e più domande che risposte. Non era mai stata così felice di chiudere tutto e tornare a casa, alla sera. Naturalmente, quando si ricordò che ‘casa’ non era più Mary Margaret, cominciò a sentirsi depressa.

Quella notte rientrò tardi nella sua stanza e fu piacevolmente sorpresa di scoprire che Mary Margaret le aveva fatto recapitare altre delle sue cose, insieme a due messaggi.

 

Non ti manderò altro, dovrai farti bastare ciò che hai. Il resto rimarrà qui, a casa tua, con me, per quando tornerai, quando tutto questo sarà finito.

Mi manchi,

Mary Margaret

 

Emma sorrise e aprì il secondo foglio. Era di David.

 

Emma,

volevo solo farti sapere che sono riuscito a stare un po’ con Henry oggi, e lui è molto eccitato all’idea di imparare il tiro con l’arco. Ti prometto che baderò a lui, mentre tu ‘baderai’ a me e a Mary Margaret.

Non mi sono mai soffermato sull’idea di essere padre prima d’ora, ma se mai avessi una figlia, sarei orgoglioso se fosse come te.

David

 

Fu così commossa da quei sentimenti che una lacrima le sfuggì e le corse giù per la guancia.

La spazzò via e si preparò per la notte. Prima di scivolare nel sonno, pensò alla sua nuova ‘famiglia’. Mary Margaret, Henry e adesso David. La sua adolescenza era stata costellata da infiniti istituti e orfanotrofi, e questa era la prima volta in vita sua che sentiva davvero di avere una sua famiglia. Le probabilità erano tutte certamente contro di loro, e ci sarebbero stati molti ostacoli da affrontare prima di poter stare liberamente insieme, ma decise in quel momento che ne valeva la pena. Loro erano la sua famiglia, e lei avrebbe fatto qualunque cosa per tenerli al sicuro.

Non sarebbe stato facile. Mary Margaret era in un mucchio di guai, ma Emma sperava che le cose alla fine andassero per il meglio. E che tutti loro trovassero il proprio lieto fine.

   
 
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