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Autore: Rei Hino    22/03/2012    3 recensioni
Star Trek TOS cast. William Shatner/Leonard Nimoy.
Due compleanni, cinque decadi di distanza. Ma nulla è mai cambiato per loro due.
Piccole Shot per festeggiare queste due immense leggende.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I – 22 Marzo 1968
 
La piccola stanza silenziosa era poveramente illuminata da una lampada da tavolo posta accanto al divano, rimasta accesa da chissà quanto tempo, ed era l’unica fonte di luce nel piccolo saloncino.
Le sue orecchie udivano solo qualche piccolo rumore ovattato provenire come da una distanza infinita ma nulla riusciva a scalfire la coltre di sonno che lo aveva raggiunto all’improvviso e, seduto sul divanetto, con la schiena e la testa completamente abbandonate sui guanciali bianchi, Leonard stava finalmente per raggiungere le generose braccia di Morfeo. Quasi, appunto.
Improvvisamente si sentì un peso addosso e si destò quasi di soprassalto. Spalancò gli occhi scuri per ritrovarsi innanzi alla vista il petto liscio e roseo dell’amico, sedutosi comodamente a cavalcioni sopra di lui
“Dormivi?”
Gli domandò questi con noncuranza, Leonard si stropicciò gli occhi e si tirò un po’ su sulla schiena
“Mmm…”
Bofonchiò qualche parola scomposta e notò solo dopo una lunga occhiata assonnata i lunghi calici che William aveva in mano
“Cos’è?”
Domandò annusando quello che gli era stato gentilmente offerto, appurando da solo che si trattasse di champagne, un misero mezzo bicchiere di champagne, mentre Bill doveva essere già al terzo presumibilmente, a giudicare dalle guancie arrossate.
“Indovina”
Si limitò a rispondergli con sufficienza, Leonard annuì capendo, d’improvviso, a cosa doveva lo spumante. Voltò poco il collo in direzione dell’orologio appeso al muro vicino alla porta che dava in cucina, era mezzanotte precisa, e quindi era il ventidue marzo. Sorrise e alzò il flute verso il collega
“Che si festeggia?”
Domandò ostentando una finta dimenticanza, Bill aggrottò le bionde sopracciglia ma non era intenzionato a dargli alcuna soddisfazione e si limitò ad alzare fieramente il mento
“Lo sai benissimo, esattamente trentasette anni fa nasceva l’uomo più affascinante del mondo…”
Disse con estrema serietà e Leonard sorrise mentre lo faceva accomodare meglio sulle sue gambe, perché per quanta autoironia Bill ci mettesse nell’elogiarsi continuamente, in realtà era molto ben convinto di quello che diceva
“…dovrebbe essere festa nazionale”
Concluse
“Mmm…”
Leonard annuì ancora mentre la mano libera aveva iniziato a vagare sulla schiena nuda dell’amico, quasi fosse un movimento istintivo
“…non mancano ancora quattro giorni?”
Domandò poi con la medesima fiera espressione riferendosi al proprio compleanno. Bill lo guardò qualche istante con un’espressione indecifrabile, o fin troppo decifrabile, per poi sorridere. Sorrise, senza la solita vena di malizia e ironia che sempre costituivano il suo volto, mostrando un sorriso dolce e in qualche modo sereno
“Hai ragione…”
Mormorò avvicinando il perfetto profilo a quello del collega
“…oggi è del secondo uomo più affascinante del mondo”
E Leonard rimase piacevolmente stupito da quelle parole, pronunciate con quella serenità e quella sincerità che era raro riscontrare su quel viso che tanto gli piaceva osservare e studiare. E il bruno uomo alzò le sopracciglia, o quel che di loro rimaneva quando toglieva il trucco di scena, esibendo la sua piacevole sorpresa
“Addirittura?”
Sorrise
“Questo è proprio amore…”
Gli sussurrò su quelle belle labbra carnose che avevano il più dolce sapore che avesse mai provato
“Credo di sì…”
Rispose Bill riacquistando la sua famosa baldanza e brindando alla sua salute ingurgitando il quarto bicchiere di champagne in appena pochi secondi.
 
“Perché a me così poco?”
Si lamentò Leonard potendo a malapena bagnarsi le labbra con il quantitativo di bevanda che gli era stato portato
“Perché bevi troppo”
Bill fu categorico mentre allungava un braccio per posare il flute vuoto sul tavolino accanto al divanetto, per poi sequestrare anche quello di Leonard, che rimase ancora più corrucciato
“E tu non sei mia moglie, Bill!”
“Eu contraire, mon cher!”
Rispose prontamente il festeggiato incrociando le braccia al petto, autoritario come non mai, forse anche vagamente infastidito e Leonard sorrise di nuovo, divertito da quell’espressione e perché no, lusingato e allettato da quelle parole decise, in quella lingua naturalmente sensuale che pronunciata dalle labbra di Bill mandava in tilt ogni pretesa di mantenere un ferreo contegno.
“E sono anche il capitano! Perciò non mi contraddire”
Leonard scosse la testa e si riadagiò sullo schienale del divano, quasi sconsolato o per lo meno arreso, c’erano poche cose che davano piacere a Bill come quella di essere ‘il capitano’, come se la sua autostima necessitasse di interpretare anche quel ruolo. Ma in fin dei conti, lo adorava anche per questo.
Il canadese sospirò e si allungò tutto sul corpo del compagno posando i gomiti sulle sue spalle
“Lo so, è faticoso sopportarmi… Cosa non si fa per un bel viso…”
Sorrise spostandosi il solito ciuffo ribelle dalla fronte, decantandosi ancora, da solo, le proprie lodi. Leonard lo strinse un po’ di più, facendo aderire completamente il bel petto liscio dell’amico alla sua camicia
“Sei molto più di questo…”
Gli sussurrò ancora circondandogli la vita con le sue lunghe braccia
“…anche sotto il mento sei messo piuttosto bene!”
E si vide chiaramente lo sforzo sul viso di Bill per contenere un’espressione offesa e accigliata, che fu piuttosto bravo a dissimulare con un’aria di totale indifferenza e baldanza
“Oh, questo vuol dire che devo approfittare della tua compagnia prima di diventare un vecchio, grasso e calvo?”
“Mmm… non so se diventerai calvo, grasso di sicuro se continui a mangiare tutte le colazioni che trovi nei camerini…”
E scappò ad entrambi una risatina divertita, perché il povero DeForest alla ricerca dei sui toast scomparsi era sempre una deliziosa scena alla quale pensare, e poi Leonard tornò serio
“Ma vecchio non credo lo diventerai mai”
Ed era forse con una punta di invidia che quelle parole gli vennero alle labbra. Una cosa della quale Leonard era più che sicuro era che l’entusiasmo, la carica, e la faccia tosta di Bill non si sarebbero mai spente col passare degli anni, né alcun evento avrebbe mai potuto riuscire a spegnere o mutare quell’immensa vitalità e quella genuina ostinazione che caratterizzavano quell’ormai trentasettenne, con l’immortale faccia vispa di un eterno ragazzino, che stringeva tra le braccia.
 
“Perfetto direi, ci compensiamo bene…”
Mormorò William mentre, con assoluta nonchalance iniziava a sbottonare la camicia scura del collega
“…tu sarai sempre secco, pieno di capelli ma invecchierai molto presto”
Nonostante la mente di Leonard cominciasse ad appannarsi, per ovvi motivi, riuscì a indispettirsi a quell’affermazione
“Cosa?”
“Anzi, direi che sei già un po’ vecchio”
“Ch…”
Ma non ebbe modo di articolare nulla più che un monosillabo sconnesso perché le carnose labbra di Bill avevano cominciato ad indugiare lentamente sulle sue, con la maestria e la passione che a quell’uomo di certo non mancavano.
E mentre le dita del biondo cominciarono a giocare con la leggera peluria del suo petto, i movimenti sinuosi del suo bacino sortivano l’effetto desiderato e Leonard lo strinse ancora tra le braccia per pressarlo di più contro di sé, contraccambiando quei moti e continuando ad assaporare la sua bocca.
“Mmm… questo è il mio regalo, Len?”
Sussurrò Bill mordendosi il labbro inferiore con assoluta e consapevole lascivia mentre i suoi fianchi continuavano quei dolci movimenti. Il suo sguardo di quel colore così indefinito e così bello era visibilmente offuscato dal piacere caldo e crescente che accumunava entrambi e che potevano sentire alla perfezione a vicenda.
Leonard sorrise
“Non male per un vecchio, mh?”
Ironizzò alzando un sopracciglio, con quel movimento che oramai faceva quasi parte di lui e che a Bill piaceva così tanto, e il biondo ricambiò la maliziosa espressione
“Dovrò stare attento a non romperti, vecchietto”
Leonard annuì e una piccola scintilla gli illuminò lo sguardo scuro
“Vediamo se riesco a farti stare zitto…”
Con un rapido movimento che colse il compagno di sorpresa, ribaltò le posizioni e Bill si ritrovò steso sulla schiena sui bianchi cuscini del divano con Len addosso, e immobile, che affondava il viso sulla sua palla.
 
Il canadese gli diede qualche colpetto sulle spalle
“Ti sei fatto male, vero?”
Leonard non si mosse, limitandosi a mugugnare
“Mmm…”
William non poté trattenere una risatina e fece leva sulle braccia per cercare di mettersi seduto
“Dove?”
Cercò di arrivare alla schiena per massaggiargli il punto del presunto stiramento ma Leonard tirò su il busto e lo spinse di nuovo supino afferrandogli saldamente le braccia
“No sto bene, non ti alzare”
Mormorò
“Non ci penso nemmeno…”
Rispose lambendo di nuovo le sottili labbra dell’uomo alto e bruno il quale corpo lo schiacciava deliziosamente contro il divano, generando un calore unico.
Un calore che irradiava da dentro, dai corpi, dalla mente, si infiammava ad ogni carezza e ad ogni sguardo, ed era sempre stato così tra loro, fin dal primo timido e fugace incontro. Era qualcosa che non si erano mai presi la briga di spiegare o razionalizzare, semplicemente esisteva, cresceva, ed era sorprendente, e incantevole.
Ed era qualcosa che li accompagnava da anni e che sempre li avrebbe accompagnati. Come dessero questa certezza per scontata, era un’altra delle cose che non si spiegavano né si chiedevano. Lo sapevano, semplicemente, lo sapevano entrambi.
“Buon compleanno”
Mormorò Leonard tra un bacio e l’altro perdendosi ancora in quello sguardo unico, superbo e fragile al tempo stesso. Bill sorrise carezzando quel volto spigoloso che sapeva dargli tanta sicurezza, poggiò appena le labbra sulle sue
“Merci, mon ami”
Sussurrò baciandolo ancora.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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