Era una storia malata, lo sapevano entrambi.
Non sarebbe mai dovuta iniziare perché era immorale, insana, ed avrebbe condotto entrambi alla rovina: avrebbe trascinato le loro vite in un abisso di disperazione. Incollati al passato, incapaci di pensare al futuro, rischiavano di perdere il contatto con la realtà e il confine con il sogno.

«Il tuo cinismo è fastidioso», sibila lui, con voce lenta e strascicata.
Isabella si sporge verso di lui, carezzando dolcemente con lo sguardo il corpo assopito di Lucrezia, e gli ruba la sigaretta dalle dita. «Cinismo o realismo?».
Grugnendo, Draco si passa una mano fra i capelli, pettinandoli all’indietro. «Bella, perché non riesci ad essere felice, per una volta?».
Una risata sprezzante sgorga dalla gola pallida della ragazza. «Io non riesco ad essere felice, eh? E voi, invece? Entrambi avete una fede stretta attorno al dito, ma questo non vi ha reso felici», sibila, quasi con disprezzo, poi il suo sguardo si addolcisce, non appena si posa sulla figura di Lucrezia. Stesa tra di loro in posizione fetale. Sembra così pura e innocente, quasi ingenua. Solo lei sa quanto lo ama. Solo lei.
Gli occhi dell’uomo si assottigliano. «Forse… ma non averla non ha reso felice te».
«Hai ragione…», sospira Isabella, avvicinando le gambe verso il torace nudo, e cingendosi subito dopo le ginocchia con le braccia. «…ma dopotutto… cos’è veramente la felicità?».

Ma soprattutto il modo in cui George si mordeva il labbro quando stava per venire, mentre Fred buttava la testa all'indietro.