Lui: sadico, incontrollabile, perverso, cupo, perfido, quasi bestiale.
Lei: autolesionista, insicura, timida, quasi totalmente passiva.
Fratelli.
Gemelli.
Innamorati.
***
«Che differenza fa, come lo definisci? In qualunque modo lo chiami, è comunque un legame. Il nome è una convenzione».
***
Sono uniti per la mente, è vero, ma sono diversi.
Lontani.
Divisi.
***
In realtà lui lo sa che non è nella sua natura replicare, ribattere – perché non è nella sua natura contrastare, ribellarsi.
Lui la conosce bene, meglio di chiunque altro.
Eppure, lei gli è completamente incomprensibile.

Camminava a passo svelto, guardava a destra, poi a sinistra. Sapeva che Shade era famoso per le sue apparizioni improvvise e ormai era abituata.
Arrivò alla sala da ballo, ma non vide nessuno.
«Principessa Rein.»
«Camelot.»
«Se cercate il Principe Shade, l'ho visto dirigersi ai piani superiori.»
«Grazie Camelot.»
A passo veloce salì le scale e terminata la prima rampa scorse una chioma color cobalto recarsi in camera sua. Quando anche lei entrò, Shade teneva tra le mani un piccolo diario color marrone.

La serata passò svelta e uno alla volta i regnanti tornarono ai loro castelli. Terminato il fantastico compleanno, Fine si trattenne con i genitori a guardare la tele, mentre Rein stanca e dolorante ai piedi, si ritirò in camera sua.
Fuori, in balcone una sagoma era appoggiata al davanzale. Rein si avvicinò cauta e impaurita. Il vento muoveva i capelli scuri dell'individuo.
Un passo azzardato e rumoroso, fece girare la figura. La Principessa lo scrutò e appena riconobbe il volto, la paura svanì, lasciando il posto alla sorpresa e al sollievo.
«Cosa ci fai qui?»

Cit/: «Insegnami a baciare» disse di colpo Rein. La richiesta era suonata più come una supplica e Rein stessa se ne accorse.
Il ragazzo lo capì e con il cuore che stava accelerando fece un passo avanti e entrò in casa, chiudendo la porta alle sue spalle. A quel punto lo sguardo di Rein si illuminò di nuovo e sorridendo seguì Shade che si era appena seduto sul divano in pelle beige.
La ragazza lo guardò con aria interrogativa e lui picchiettò le mani sulle sue gambe per darle segno di venire.
«Devo sedermi sulle tue... gambe?» E fu al cenno positivo da parte del ragazzo che iniziò ad arrossire. [...]
[ Romantica, erotica, hurt/comfort ― incentrata sulla coppia Rein/Shade ]
♣ Sarà proprio la lussuria del sesso il dolore innocente del primo bacio?

[Partecipa a "La sfida dei 200 prompt" indetta da msp17 | Shade/Rein accennato | Shade centric]
Quella frusta gli era stata regalata all’età di tre anni dal padre che gli aveva chiesto di prendersene cura come lui aveva fatto quando gli era stata donata da suo padre.
Quella frusta lo aveva seguito nelle sue mille avventure in giro per il pianeta Wonder.
Quella frusta lo aveva salvato mille volte da situazioni pericolose, capovolgendole a suo favore.
Quella frusta gli aveva fatto conoscere la donna della sua vita. Era stato grazie ad essa che le aveva salvato la vita dopo che i loschi scagnozzi del Primo Ministro l’avevano buttata giù da un dirupo.
Quella frusta lo legava al padre, facendoglielo sentire vicino, come in quel momento, come quando era andato da re Toulouse a chiedere la mano della figlia, rischiando di morire per l’occhiataccia agghiacciante che il sovrano gli aveva rivolto, come quando aveva battuto definitivamente Roman.

Lampi, tuoni, fulmini.
Tutto ciò che odi.
Possibile che, come al solito, ti debba trovare da sola, nel suo Regno, ogni qualvolta arrivi una tempesta?
Un tuono.
Ti tappi le orecchie.
Un lampo.
Chiudi gli occhi.
Un fulmine.
Cadi a terra, in ginocchio.
La pioggia continua a cadere, bagnandoti tutta.