DAL CAPITOLO 13.
“Hai paura di me Christine?” mi chiese addolcendo la voce e reclinando la testa lateralmente.
“Non mi fai paura” mentii “Lasciami il polso, mi stai facendo male” cercai di mantenere un tono duro per nascondere il reale dolore che provavo al polso. Non gli avrei dato quella soddisfazione.
Qualche secondo dopo mollò la presa e prima che potessi allontanarmi da lui, posò una mano sulla base della mia schiena e a pochi centimetri dal mio viso mi disse:
“Non finisce qui, avrò ciò che voglio…e voglio te”
Inghiottii rumorosamente e lui sorrise beffardo prima di allontanarsi da me. Mi diede le spalle e girò il capo ancora una volta in mia direzione salutandomi aprendo e chiudendo la mano come un bambino, che di innocente aveva ben poco. Non riuscii a muovere un muscolo, restando lì sul marciapiede a guardarlo mentre entrava in macchina e sfrecciava via. Quel ragazzo mi terrorizzava, soprattutto perché non potevo prevedere la sua prossima mossa. Era pericoloso e se volevo continuare a vivere in pace dovevo stargli lontana.

Fino al giorno prima pensavo che sarei rimasta zitella a vita, poi s'è "presentato" questo vestito.
Non sembro io, forse nemmeno lo sono ma per la prima volta riesco a piacermi.
Anche mio fratello mi ha fatto i complimenti a modo suo: “ Sei davvero bella! Non sembri la solita chiattona di sempre! “
Ma è pur sempre un complimento quindi è inutile prendersela a male.
Questo vestito maschera soprattutto la mia pancia, ma non è certo un indumento che posso indossare sempre.
Ho bisogno di dimagrire.
Hope, you can.