La notte è calata e la nostra piccola Rin non riesce a prendere sonno, così decide di intraprendere una conversazione con il glaciale principe dei demoni che l'ha salvata e con il quale ha deciso di vivere, Sesshomaru, irritando il povero Jaken.

[STORIA IN FASE DI REVISIONE]
Matilda è controversa, fredda e pragmatica. Il colore dei suoi occhi riflette quello del gemello ma nonostante l’aspetto, che rivela lo stampo della sua famiglia, la ragazza si sente distante anni luce da questa, trovando conforto solo nelle mura di Hogwarts. E proprio all’interno della scuola Matilda conoscerà l’amicizia e l’amore, per cui lotterà fino alla fine, dimostrando che non sempre la mela cade vicino l’albero.
[Dal capitolo 9]
-Mio padre mi ucciderà-
-Per cosa? Non hai fatto nulla, non ancora almeno-
Barcollò pericolosamente verso di lui, attirata da quelle dita impossibili da gestire
-Anche il solo fatto che mi piaccia un traditore del proprio sangue è un grande affronto-
Le labbra di George si incresparono in un ghigno divertito, e poi cominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore, gesto tanto eloquente e sfacciato, quanto irresistibile
-Quindi stai dicendo che ti piaccio-
-Mi sembrava lo avessi ammesso anche tu, signor Weasley-
-Oh…ma io sono stato decisamente più generico-
La mano di George passò dietro la schiena di Matilda
-E allora che ci fai ad un centimetro dalla mia bocca?- sussurrò leziosa lei
-Lo trovo un ottimo posto, dove tenere la mia-

Sei mai stato nel deserto?
Una volta, si.
Io non sono mai stata, ma ho sempre avuto un pensiero fisso, rimuginando sul caldo incessante, pensando all’arida sabbia che si infila nei vestiti e in bocca e ancora più dentro. Al sole così chiaro da non sembrare vero e all’arsura che tutto questo deve scatenare.
Continua
E quindi in questo paesaggio che ricorda in ogni forma la morte quale sarebbe il sapore che più di ogni altro mi solleverebbe da ogni male, cosa mi darebbe ristoro e mi strapperebbe dall’effetto devastante di un luogo così aspro e invincibile.
Quale sarebbe?
Arance. Capisci cosa si proverebbe a stare lì senza via di scampo e d’improvviso, come un miracolo, mordere un’arancia succosa dal sapore divino? Gli incisivi che attaccano gli spicchi e poi lacerandoli ne gustano la linfa paradisiaca che poi corre giù, lungo la gola, a concedere tutto il ristoro e la pace del mondo. Quel sapore che solo in quel contesto, in quell’istante vicino alla fine di ogni cosa assume le sembianze della salvezza, catarsi del corpo tutto, acropoli della vita.
Deve esistere, questo sapore
Il tuo sapore, per me, è come arance nel deserto.