Dal capitolo 9:
Abolii tutte le distanze fra noi due, mi avvicinai e lui posò appena le sue mani sul mio sedere per prendermi in braccio. Avvinghiai le mie gambe attorno al suo bacino così lui mi portò nella stanza da letto.
Arrivati davanti al letto mi lasciò cadere e io gattonai all'indietro fino ad andare a sbattere contro lo schienale del letto.
Lui non mi lasciò per un istante.
Cominciò a spogliarmi.
Via la maglietta.
Via i pantaloncini.
Rimasi con il completino regalatomi da Louis così si potè notare lo stupore del mio caro Harry.
Avevo le mani avvinghiate al suo collo e lui mi teneva violentemente dai fianchi.
Smisi di baciarlo.
G: Ehi Harold, che succede?
H: Ma..ma..ma..cosa ti sei messa?
G: Ah, niente. Il primo completino che ho trovato.
H: A, ok. D'ora in poi usane solo così, sei fantastica.
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Rating rosso dal capitolo 9!

A proposito, stavo quasi per dimenticarmene completamente: Io sono Grace Juergens, ho sedici anni e vengo da Chester. Non vivo con i miei veri genitori, sono stata adottata all’età di sei anni. La mia vera madre è morta quando io ero molto piccola e il mio vero padre è in prigione. Non vorrei scendere nei dettagli, ma si merita di esserci. I miei genitori adottivi sono meravigliosi, sono le persone più dolci che io abbia mai incontrato in vita mia, hanno sempre fatto tutto per me e gli sono veramente grata. Ho appena finito la seconda superiore e sto passando l’estate a Londra dalla mia migliore amica Alex Underwood, che si è trasferita qui da poco con i suoi genitori.

Emma non ebbe bisogno di alzare del tutto lo sguardo per capire chi fosse: soltanto una persona a scuola aveva la pelle ambrata di quella perfetta sfumatura che ricordava il miele, solo un ragazzo era talmente incurante delle regole da fumare a meno di un metro dalla porta d'ingresso e, sopratutto, soltanto dallo sguardo di un ragazzo, Emma, si sentiva trapassata da parte a parte. Non aveva bisogno di alzare gli occhi per incrociare quello sguardo, lo sentiva perfettamente su di sé senza bisogno di vederlo.
* Non c'era niente in lei che esprimesse disordine, o caos, che invece per lui erano parole all'ordine del giorno.