Recensioni per
Gorgoglìo.
di hiccup
Bella! L'argomento delle chiavi mi piace moltissimo! Ottima interpretazione come sempre! |
Ci tengo a scusarmi per le assenze, ma scuola, sport e altro mi rubano tempo. |
A volte non servono grandi cose per "fare" una poesia. Non servono paroloni, ricercatezze, congetture, frasi astruse, basta solo una semplicissima enumerazione. E forse non sarà un capolavoro della poesia contemporanea, okay, però è una tappa splendida del tuo cammino per chi, come me, ha letto tue poesie certamente più belle ed elaborate, ma anche più tragiche, nel senso shakespeariano del termine. |
Ehi ciao! |
Molto bella. Mi piace questo tuo new entry, ossia un tocco di umorismo in più. Una comicità seria che si adatta alla poesia in parte malinconica...Forse malinconia non è l'aggettivo giusto, ma non so come esprimere quella parola che descrive una cosa pensierosa...(ok JB, oggi ti sei proprio superata eh xD). |
Bellissima! Mi piace questo mix di calma, serenità e agitazione. Mi piace lo stile antico in cui si trovano queste cose belle. |
Anche questa poesia mi ha lasciata di stucco! |
Bellissima poesia! E poi con tutti questi paragoni e aggettivi...Anche a me capita ciò che hai detto: una sensazione di vuoto, di non esserci più. |
Ciao! Oggi mi hai fatto pensare ad una sera d'inverno (non so perché XD). Sai, mi è capitato anche a me di leggere, ma pensare a tutt'altro e starci molto su una frase o parola per poi capirne il significato o connettersi per arrivare alla frase. Oppure leggo e mi si crea un'atmosfera di silenzio delle voci, dove scorrono pensieri, talvolta legati alla lettura...Eh beh che ci vuoi fare? A volte tra le nuvole ci siamo un po' tutti ahahah. |
Ciao! Scusa l'assenza, ora cercherà di recuperare. Non ti prometto nulla di istantaneo, ma cercherò di farlo. |
Non penso che recensirò ogni capitolo, o almeno, non tutti, ma mi sembrava doveroso informarti che citerò uno dei tuoi versi di questo componimento da qualche parte: nelle mie storie, in qualche lettera, chissà... |
Sai che la scoperta del riflesso condizionato risale a centoundici (111 - che numero curioso) anni fa? [Questo mi ha fatto pensare ad una cosa strana. Centoundici anni fa mi sembra tantissimo tempo, cento anni fa invece molto meno. Considerando che la prima data varia solo dell'11%, allora devo avere una percezione distorta del tempo, uhm. A te la differenza che impressione fa?] |
Sai, rileggendo questa poesia mi domando se sia ispirata a qualcosa accaduto quel giorno esatto, nei dintorni o in un tempo più 'remoto'. Certo è che hai tentato di descrivere un ben preciso fotogramma con dei versi che sembrano fare solo ed eslusivamente da preludio agli ultimi due, un distico che rivela la sofferenza e che scopre l'arma tagliente che causa più dolore ai nostri giorni in Occidente, tempi in cui abbiamo la fortuna (...) di lasciare che siano le parole a spezzarci i cuori e non i colpi d'artiglieria a squarciare i nostri toraci, come accadeva esattamente cent'anni fa lungo tutti i fronti di guerra. Oggi ci feriamo in maniera subdola, siamo più infimi e vigliacchi, ci nascondiamo dietro apparenze appositamente realizzate per ingannare noi stessi (esattamente come cent'anni fa, tutti credono di essere nel giusto - nessuno si comporta male). |
Non potrei essere più d'accordo con te. Il mondo cambia e anche noi ci illudiamo di cambiare, ma in realtà siamo soggetti a ben poche modificazioni e anno dopo anno ci ritroviamo sempre a bussare a quella parte di noi che non possiamo semplicemente staccare e posare in qualche scatolone, come vorremmo fare, catalogando come vecchiume quello che di noi non ci va più a genio. Forse hai un po' esagerato, perché dopo la prudenza iniziale poi parli addirittura d'uguaglianza, come se dopotutto il tempo nulla togliesse alle congruenze fra il bambino, il ragazzino, l'adulto, l'anziano. E io non penso sia così; e non mi riferisco agli ovvi segni dell'età, quanto piuttosto al ruolo degli eventi, che influiscono sui nostri sogni e sulle nostre paure e influenzano il nostro modo di vivere ed attendere i prossimi sogni e le prossime paure. Eppure i nostri sogni e le nostre paure sono, sì, più o meno sempre gli stessi; evolvono in maniera lineare e prevedibile agli occhi della nostra coscienza, che ci conosce fin troppo bene, sono pezzi che combaciano perfettamente e ci rendono quello che siamo; secondo me è una benedizione, perché ci definiscono, ci attribuiscono un valore determinato con un certo errore relativo e non un valore indeterminato, assolutamente relativo. Io mi ci rivedo in quei tuoi versi finali, assolutamente; quel bambino che ero talvolta mi appare distante anni luce da quello che sono (e non è semplice dire cosa io sia adesso), ma poi alzo lo sguardo al cielo e m'accorgo che mi incanta come quando avevo dieci anni e allora capisco che sì, sono lo stesso bambino di tredici anni fa. |
È vero, è fantastico e meraviglioso quando due persone riescono a capirsi con poche o senza parole. Succede grossomodo in due casi: nel primo l'esperienza e l'abitudine ci fanno conoscere talmente bene una persona da renderla prevedibile nel bene e nel male, comprendendo i suoi atteggiamenti e le sue risposte somatiche e comportamentali e interpretiamo correttamente certi segnali che con il tempo si sono fatti chiari. Insomma come se impariamo un'altra lingua, quella di un individuo con cui condividiamo tanto, troppo tempo. Questo è il caso più comune e meno eclatante; l'altro è davvero più sorprendente. Capita anche, come descrivi con questi pochi versi, che due persone si capiscano "al volo", non tanto per via dell'esperienza quanto per un'affinità/sinergia che certo un po' si crea, ma che trova un fondo comune da cui attingere. Non penso che nasca dal nulla; forse è la somiglianza in qualche modo a rendere le persone capaci d'una tale telempatia (scommetto che ti piace come neologismo tra telepatia ed empatia :3), qualcosa di simile a delle correlazioni e a un sistema di rimandi. E noi: |