Recensioni per
Gorgoglìo.
di hiccup

Questa storia ha ottenuto 269 recensioni.
Positive : 267
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Veterano
20/06/14, ore 21:21
Cap. 171:

Bellissimo questo capitolo.
E' impressionante il modo in cui riesci a contenere i sentimenti in poche frasi!

Recensore Veterano
19/06/14, ore 22:58

Bellissima.
Considera che è da oggi che seguo la storia e quindi non ho avuto ancora modo di leggere tutti i capitoli.
Comunque, è fantastica quest'idea dei giorni dell'anno.
Poi scrivi benissimo, quindi penso che da grande potrai essere una grande poetessa/un grande poeta.
A domani, allora.
Francesca

Recensore Veterano
18/06/14, ore 12:42

Tanti auguri a tua nonna!
Una bella poesia a forma di dedica, non proprio esplicita ma è inevitabile che sia tale.
Mi piace perché hai ben mescolato passato e presente, come ingredienti per un dolce, ripensando alla nonna e alla sua nipotina, raccontando quasi come se fosse un racconto in prosa e non in versi quella scena così tenera.
Il giorno in cui saprai prepararla come la faceva tua nonna dovra farne anche una per noi; non ho ben capito di che dolce si tratti, ma gli ingredienti sono invitanti.
C'è aria di nostalgia fra i tuoi versi; un po' perché ti manca cucinare con tua nonna, presumo, un po' perchè ti manca anche la spensieratezza e la gaiezza di quel periodo che per te deve essere stato così bello, dico bene?
Anche la maniera affettuosa con cui parli della tua alter ego, la te-nipotina, fa pensare che hai un bel ricordo di te da piccina.
Mi piace la maniera delicata con cui nella prima strofa accenni ai sogni mancati di tua nonna, all'età che inevitabilmente "ruba" qualcosa dopo aver donato nel corso degli anni. La vita ha la forma di una parabola, non pensi? La memoria è esemplare in tals enso: partiamo da un punto, lo zero, tocchiamo un apice accumulando ricordi che poi cominciamo a dimenticare, lentamente.
Mi piace la seconda strofa, che sempre con molta tenerezza accenna al modo di pensare di quella bambina, un po' tipico di tutti i bambini, di andare oltre le nostre ovvietà razionali di persone adulte e responsabili. Il desiderio di fermare il tempo è poi forse dovuto alla voglia di quella nipotina di estendere un po' quella giornata che per lei è così piacevole. Ai suoi occhi non c'è ragione che tenga per spiegare perchè il tempo non debba adeguardi ai bisogni soggettivi e alle attese e propensioni di ogni piccola coscienza. Il tempo è incomprensibile, come tutte le regole degli adulti.
Tenerissima, ancora, la scena finale: sembra di vederle, quella nonna e quella nipotina, I swear, ho l'immagine davanti agli occhi, sembra l'illustrazione conclusiva d'una fiaba.
Mi piacciono infine le parentesi quadre che fanno da contorno alle tue azioni, passate e presenti.
Hai pensato di leggere questa poesia a tua nonna? Sarebbe quasi come ricambiare quando lei leggeva per te quelle storie.

Complimenti.

Recensore Veterano
17/06/14, ore 11:15
Cap. 103:

Sai che ho appena aperto una "pagina" a caso della tua raccolta per commentare e sono capitato qua, proprio in una poesia che non avevo commentato? Pensavo che avrei dovuto fare qualche tentativo prima di avere l'occasione giusta, e invece no.
Fra l'altro, dire "pagina" fa un certo effetto, non pensi? Sarebbe bello leggere le tue poesie su carta, indubbiamente più bello.
E torniamo ai tuoi versi. Scrivi di un tuo topos, uno dei momenti più controversi della tua giornata, un risveglio sin troppo mattiniero - lasciamelo dire, i tuoi orari spesso sono poco incoraggianti, ben poco sani. E in questo caso il risveglio è accompagnato da una sorta di tristezza che non è tale, è più un rimpianto per un'occasione mancata, con quei sogni dimenticati, ineffabili, oramai già perduti. Vigile e attenta, dici. Soltanto vigile e attenta, non c'è altro (mi riesce un po' difficile crederlo, però devi fidarmi di te) e nel vuoto d'una notte che non si è ancora convinta, che non vuole tramontare, persino il tuo fiato leggero rischia di spezzare l'incanto di quella casa in cui alberga il silenzio, un silenzio che forse si è fatto tropp oraro e prezioso, un silenzio notturno che non è affatto scontato. Vigile e attenta; come chi ha paura? Come chi è vigile perché crede che un pericolo sia imminente, forse.
Il sonno era poco profondo e ha lasciato scoperte troppe ore, che trascorrerai inquieta.

"Ma l’aroma caffè già le vezzeggiava le narici sensibili,
la zolletta le si scioglieva sulla lingua
e i polpastrelli delineavano il bordo della tazza:
erano solamente le cinque di mattina; e il tempo minacciava
di cristallizzarsi da un momento all’altro; un eterno sonnambulo."

Magnifica. Sì, un eterno sonnambulo, eppure con la sua lentezza s'è mosso. E il caffé, tanto sacro per te, accompagna quel risveglio e rende più sopportabile l'attesa, il ritorno della rumorosa attività mattutina collettiva a cui il tuo risveglio anticipato fa da preludio, ed è un preludio dolce, sensibile, elegante. Dosi la forza ad ogni passo e gesto.
E c'è un piccolo piacere che si nasconde in questa poesia d'un primo mattino. Hai il piccolo piacere d'essere la prima ad iniziar eun nuovo giorno - è come sentire che la situazione sia sotto contorllo, come poter verificare che tutto vada bene e sia in ualche modo regolare.

It's fine. Nel gergo militare saresti uno scout, vigile e attenta. E non solo in quello evidentemente.
Complimenti.

Recensore Master
11/06/14, ore 23:11

Allora.. sinceramente non avevo ancora avuto il coraggio di recensire le tue poesie.. le trovo veramente.. come dire.. strabilianti. Non so come tu riesca ogni giorno a scrivere in modo così incantevole. Però oggi mi sono fatta coraggio e ho deciso di recensire qualcosa. Recensisco questa perchè le altre le devo ancora digerire.. ahahah forse a dicembre ti farò sapere qualcosa su quelle di febbraio ;) Allora la mia domanda è: ma come diavolo fai? Qua si vede una persona che beve ed è rimasto sveglio a lungo. L'alcool non gli fa di certo bene.. ecco, punto. Fine della mia splendida recensione. Tu riesci a rendere tutto così bene che è inutile aggiungere e sprecare altre parole. I miei complimenti (che si vanno ad aggiungere anche ad un po' di sana invidia).
Ramo ;)

Recensore Veterano
10/06/14, ore 21:49

Questa poesia mi dice e mi ricorda qualcosa, l'avevo già letta e mi pare di ricordare a cosa l'avessi associata.
È un po' scarna; non troppo, ci sono poesie in cui hai decisamente scritto e adornato meno, eppure anche questa è più concentrata sul voler sfogarsi e presa da un sentimento quasi-simile alla rabbia (hai presente il simil-oro? ecco, la tua è un simil-rancore, misto a delusione e timore).

Ti segnalo intanto un errore:

"il l’intero corpo"

La poesia è comunque densa di significati, provocazioni, dubbi pericolosi, promesse da fare a te stessa e impegni non mantenuti. Il rischio è che un dettaglio, magari ritenuto trascurabile (ma non per te), possa a poco a poco devastare le certezze che avevi costruito su quel rapporto, cominci a pensare che tutte quelle piccole delusioni vogliano dire qualcosa d'inequivocabile, che hai finora cercato di ignorare.
Come ogni sfogo, anche questa poesia è da prendere con le pinze, ha carattere in qualche modo temporaneo, è come una nuova passeggera che invade l'orizzonte; è difficile sapere cosa possa lasciare, c'è troppa confusione sul momento:

"Sei confusa - annaspi appena,
ma fingi che le cose non continuino a vorticare"

In generale le promesse mancate sono qualcosa su cui anche io tendo a non trascurare (affatto), comprendo perfettamente il tuo disappunto e il malessere di quelle frasi:

"Ci sono alcune promesse mancate
che lacerano i sentimenti più delle altre;
sono lente, sono appena sussurrate – o peggio scritte
e tutto è così sordo e muto tutto d’un tratto."

Io credo però che il mezzo non conti; non è quello ,secondo me, a fare la differenza in situazioni del genere. E, d'altro canto, è più facile scegliere mezzi alternativi per dire qualcosa di difficile, non pensi? Sarà meno "corretto", eppure talvolta è la cosa migliore (forse non per entrambi? Potrebbe essere un atto d'egoismo, è vero, ma anche l'ammissione di una umana debolezza: non ce la faccio a...).
Sono versi amareggiati, i tuoi, ma che epr fortuna non ho avuto modo di rileggere - non in questa particolare accezione, quantomeno. A volte è solo una questione di prospettive, non è vero?

Complimenti, as always.

Recensore Veterano
09/06/14, ore 14:29
Cap. 156:

"le ombre si frammentano e si disintegrano;"

Awww.

Uhm, una cosa che mi sono sempre chiesto: perché alla fine delle poesie metti quell'asterisco? Significa qualcosa o è solo perchè graficamente delimita la parte inferiore del testo? (ora faccio un attimino il pignolo: in questa poesia hai dimenticato di accentrarlo. Sì, lo so, sono insopportabile xD)
La poesia è molto naturale, soprattutto nella sua prima metà, che è anche quella che mi è piaciuta di più. Il discorso, lentamente, si sposta dalla natura all'uomo nel passaggio dal giorno alla notte, cambia il centro di gravità ma permane l'ambivalente sensazione dell'esserci, in un divenire che tutto crea e distrugge. La tua poesia è come sempre sincera, cattura un mondo imperfetto e lo ritrae allo stesso modo, imperfetto (dove l'imperfezione è tuttavia soggettiva, antropocentrica temo), così come noi, cerchi di parlar bene, anche di noi, senza trascurare le note negative. Avresti ad esempio potuto fare a meno di evidenziare che:

"ma siamo anche ammassi di materia fedele alle amicizie,
alle relazioni; siamo più fedeli agli altri che a noi stessi."

in cui è implicito il senso di smarrimento, di insoddisfazione (ed inutilità, come dici in un'altra poesia) verso noi stessi. E la fedeltà (agli altri) senti che t'appartiene particolarmente, non è vero? In questo caso la razza umana è creata a tua immagine e somiglianza, quel plurale che utlizzi è soltanto maiestatis, alla fine di questa poesia ci sei tu, non ci siamo tutti noi. Qualcuno potrebbe rientrarci pure, of course, ma non è una categoria universale, non era neppure il tuo intento. Cercavi di mascherare questo tuo modo di essere, attribuendolo anche ad altri, per non attirare attenzioni (è la seconda volta che ti scrivo una cosa del genere oggi; non è casuale, affatto). Sei tu quella più fedele agli altri che a sé stessa, quella costellazione che definisci effimera, vagante e brutale. Ed è chiara la ragione per la quale questa poesia scaturisce da sensazioni ambivalenti e trasmette sensazioni ambivalenti, quell'imperfezione che rappresenti è la tua, l'incapacità di condividere soltanto la (tua) bellezza altrettanto tua. Non ci riesci, sei troppo onesta, devi ammettere un tuo difetto subito dopo aver elogiato un tuo pregio. Ecco perchè il tuo type si esprime attraverso frasi del genere: siamo più fedeli agli altri che a noi stessi. Non si capisce se sia un pregio od un difetto, così. Eccola l'ambivalenza di cui dicevo. Sei una mistificatrice quando parli di te stessa.

Ovviamente questa è la mia persona interpretazione della poesia, you know. Poesia che sì, mi è piaciuta, e non ti nascondo che mi ha divertito il tentativo di cercare la causa prima di quella sensazione d'ambivalenza :3
Complimenti!

Recensore Veterano
09/06/14, ore 13:01
Cap. 159:

È leggermente assurdo che la domenica si riveli essere il giorno più fastidioso della settimana, non trovi? Considerando la storia, la tradizione (laica e biblica), il mito dell'infanzia - ricordo che l'arrivo della domenica scandiva il mio tempo quando andavo alle elementari; il flusso di ore e giornate aveva quell'unico e ingenuo punto di rifierimento.
Forse il problema è che la domenica, la giornata di riposo, sia fastidiosa nel suo sottotitolo, che rimanda ad associazioni di pensieri non certo gradevoli. Non puoi gustarne l'arrivo finché non hai dei vincoli alle tue giornate, riempendole (ma, sta' attenta, in qualche modo ti estraniano anche, i vincoli sono vincolanti e non vogliono sentir ragioni). Ed è difficile commentare le tue parole, così dolorose e intrise di malinconia, di quel genere difficile da scacciar via, tanto potenti da farti perdere cognizione di te stessa, da disordinar ei tuoi pensieri, da farti perdere l'equilibrio - così difficile da raggiungere e così facile da perdere. Mi piacciono tantissimo i versi a gradini, con quelle piccole scale che hai realizzato graficamente (anche l'occhio vuole la sua parte, no?), come quando arrivano a quel:

"e di che cosa
 dovresti fare"

E l'incertezza s'impadronisce di te, la paura e l'insicurezza ti rendono incapace persino di muoverti, di continuare a camminare,

"e la realtà ti trafigge – stilettate dolorose nel costato
e nei muscoli; quasi inciampi nei tuoi stessi passi
mentre raggiungi a tentoni a cucina.
 
La tazza di caffè è ricolma: rischia di straripare
e macchiare le dita pallide e sporche di sogni splendidi"

È tutto così improvviso, così evidente e inspiegabile. Vai a tentoni, inciampi, cerchi di ripercorrrere mentalmente i tuoi passi e di capire come e perché mai le tue azioni, così chiare nella tua testa, perdano poi la loro precisione d'esecuzione.
Si tratta di una poesia dei sogni infranti - eppure stavi andando bene nel cercare di ricomporli. Sono sicuro che ripenserai, un giorno, a questa poesia come ad un momento di défaillance nella tua opera di ricostruzione/ristrutturazione; basta fare un passo al giorno, ricordi?
La sera porta solo a compimento quel processo di disfacimento interiore che era già in corso durante la giornata, e quella voglia di sorridere, così finta eppure necessaria per non destare allarmi, può finalmente lasciare il posto a quella voglia di piangere che si è ormai fatta resistente, col passare delle ore, che ora reclama il suo tributo.

Mi spiace per la tua domenica "no". Non perdere la tua fierezza, lasciala coesistere con quel sentimento d'inadeguatezza così invadente, non pensare solo a ciò che hai mancato di costruire, soffermati anche su quello che puoi ancora realizzare. Come questi versi meravigliosi, pregni di emozioni, capaci di trasmettere persino quella voglia di piangere.

Complimenti, come sempre.
 

Recensore Veterano
09/06/14, ore 12:19

Una cosa che ho trovato curiosa (eh no, aspetta, è bene precisare: una delle tante!) del tuo modo di parlare è quello di dire Madre e Padre, con quelle maiuscole, anziché mia mamma o mia madre come è più consueto fare. Forse dalle tue parti si usa dire così? Perché da me no e quindi ne sento parlare così soltanto a te. E ammetto che è una cosa che mi piace, quando scrivi "Padre ... Madre ....", mi suona bene e quella maiuscola è come se sostituisse il "mio/mia", li fa sentire più vicini a te - tuoi propri - nonostante la forma più formale.
Mi piace tantissimo l'inizio di questa poesia: con i due consigli - così diversi! - dei tuoi genitori (devono essere due persone a loro modo fantastiche, I'm sure), così adatti a loro e così precisi nei confronti del proprio ruolo sociale; non è una scena tipica? Tuo padre che cerca di farti coraggiosa e tua amdre che cerca di farti "empatica" (non mi viene un termine più adatto, di certo tu sapresti suggerirmelo). E poi quel consiglio in comune, condiviso e, lo sai anche tu, condivisibile:

le giornate si affrontano un passo dopo l’altro,
se ti fermi sei perduto, dicono.

Come dar loro torto? Come non intuire le loro paure per quella figlia che ha inciampato e che desiderano si rialzi al più presto?
Ciò che dicono non è un dire vano o scontato, è un dire che vien fuori dal cuore, è un dire che trasmette amore, preoccupazione e ancora amore.

Certo, è anche un tuo diritto conderti quelle giornate senza senso, il cui il senso stesso diventa un concetto di scarsa o nessuna importanza, in cui ti soffermi su ciò che sei e non su ciò che dei decidere di essere e dimostrare di poter diventare.
Splendide le descrizioni, con te come protagonista, che sembrano rallentare il tempo e che sembrano fargli mutare aspetto e densità. E riscopri l'armonia di te stessa, come saresti se il mondo fosse meno oppressivo e meno avvoltoio, intravedi quella bellezza brillante che hai dentro di te e che solo nella tua solitudine o in poche altre occasioni riesci a far emergere con delicatezza, senza problematica irruenza (quella fa mancare l'aria) senza fronzoli (quelli ti fanno sentire imperfetta, strana e guardata male) senza tensioni pericolose (quelle lasciano che la tua bellezza risprofondi giù).
La possibilità di ricominciare c'è sempre, quel che conta è come ricominciare, come dosare quella tua mente/anima così complessa da maneggiare e da spremere all'occorrenza, quando la società lo richiede e lo esige - sarà anche ingiusto che debba funzionare così, ma che altro farme se non integrarsi e conformarsi, almeno per quel che riguarda il vivere comune? Internamente, per fortuna, è tutt'altro discorso.

Bella poesia, dimostri una grandissima capacità d'introspezione. E sei bravissima nel trasmettere le tue sensazioni, davvero bravissima!
(Recensione modificata il 09/06/2014 - 12:20 pm)

Recensore Veterano
09/06/14, ore 10:40
Cap. 157:

Poesia semplice ma sincera, dolce a suo modo (nel tuo particolarissimo modo). Racchiudi in versi attimi di pura serenità, di svago - mentale, psicologico, patologico - che spezzano l'ordinarietà quotidiana in nome d'un dialogare, di frasi e posizioni da sostenere e confrontare, di dettagli da precisare e delle solite questioni da riformulare (con la speranza di poterle vedere correttamente, un giorno, con estrema limpidezza). È un'esperienza che si ripete nella sua multiforme variabilità, mentre si accavallano emozioni su emozioni, sentimenti su sentimenti, brividi su brividi (singolarmente e reciprocamente).
Sono storie fugaci - non che l'umanità sia meno fugace, eh - quelle che si consumano e raccontano, sorgono e crollano come quei regni barbarici nell'Europa del VI secolo dopo Cristo.
E sì, ci si rifugia ovunque, specie negli altri, specie nelle persone pronte a capirci ed accettarci per quello che siamo, nelle debolezze che mostriamo. Ogni scambio vicendevole ferma il mondo e lo riavvia, ma il segreto è quell'attimo d'attesa, quello spegnimento che ammutolisce i fastidiosi cigolii dei suoi ingranaggi, così rumorosi per ricordarci di assolvere i nostri compiti - dovremmo ribellarci, non siamo solo automi, giusto?

Bella poesia, è sincera e simpatica.

Recensore Master
08/06/14, ore 23:19
Cap. 159:

O siamo in sintonia o le coincidenze si susseguono a non finire.
Mi hai rubato (e trascritte meglio) le parole dalla mente.
La cosa che mi spaventa è che non è per niente una suggestione.
Va be, meglio così direi, visto che riesco così bene ad immedesimarmi nelle tue poesie e proprio nei giorni giusti.
Molto bella anche questa.

Recensore Veterano
06/06/14, ore 18:09
Cap. 150:

Inserire una nota che non stia a piè di pagina non è da te, ma evidentemente sentivi il bisogno di chiarirti fin da subito.
In effetti i versi successivi sono quasi violenti, a modo loro, perché esprimono con decisione la mancata accettazione del dialogo e quindi l'impossibilità effettiva di un confronto costruttivo e aperto alla diversità.
Purtroppo questo accade quando ci si appropria della tendenza ad ipostatizzare certi principi etici, nella caduca convinzione che i valori siano eterni ed immutabili, che i valori del passato siano saggi e riproponibili perché perfetti e non modificabili. Così accade che i valori diventino radici difficili da sradicare, anziché ancore da poter issare e rigettare in luoghi più adatti al mutare dei tempi.

"Se il mondo dice no e io, invece, dico ;
ho ragione io o ha ragione lui?
 
Se la società dice ma e io, invece, dico però;
ho forse torto per principio o mi concedi respiro?
 
Se tutti seguono tutti e io, invece, seguo me stessa;
vengo etichettata come anormale, ribelle, alternativa?

Se tu mi dici questo è così perché quello è colà
e io, invece, ti rispondo che nessuno può dirmi chi sono in realtà;
mi ammutolisci forse con la Parola, con la Legge?"

La convinzione che ci metti in queste domande, a metà fra l'ironia, la retorica e l'accusa, rende ben ragione del tuo caratterino, sai? xD

Devo dire che mi ha colpito moltissimo il dialogo finale, è ben realizzato e molto espressivo. La poesia mi ha preso parecchio, io non posso che essere d'accordo con te e ogni volta mi stupisco nel dover realizzare che qualcuno nel XXI secolo possa ostinarsi ancora a rifiutare il dialogo, il confronto, per restar fermo su idee che con arroganza interpreta come verità eterne, sicure, incontrovertibili. Quanta immotivata paura che si ha per la diversità, quanta stupidità nel non voler ammettere che il proprio ego, il proprio mondo, è solo una delle tante rappresentazioni, altrettanto valide finchè rispettino la vita di ciascun altro.
Ma, come ti dicevo, io sono ottimista su questo fronte. Le menti-aperte stanno aumentando, vedrai, andrà sempre meglio.
Brava per questa ennesima bella lirica!

Recensore Master
01/06/14, ore 22:18
Cap. 152:

Vedo che il motivo delle scelte si ripete. Ma anche se lo tratti ancora non mi hai per niente annoiata, anzi.
Ho davvero apprezzato le parti fra le parentesi quadrate e ho adorato gli ultimi versi.
Mi togli ogni volta le parole di bocca così mi ritrovo a scrivere un paio di lettere e cancellarle subito perchè non so davvero come dirti che mi è piaciuta.

Recensore Master
01/06/14, ore 22:13

Diamine, davvero molto bella anche questa.
Ogni poesia che scelgo mi piace e ormai stento a credere che sia a causa di semplice fortuna nella scelta.
Hai descritto un sentimento (lo possiamo chiamare così?) con così tanta dolcezza unendolo con figure quotidiane (la notte in casa) e penso sia stato questa il punto di forza, per non parlare dell'incipit e del finale che, giustamente, hai sottolineato.

Recensore Master
01/06/14, ore 22:09
Cap. 151:

Anche questa poesia è bellissima.
Forse più reale, più cruda rispetto ad altre. Meno astratta e più vicina senza però togliere quel non so che, che la rende adatta a chiunque la legga e sappia coglierne qualcosa da adattare a se stessi.
Io ci sono riuscita (a rivedermi e a riflettere) anche questa volta, e non so davvero come fai.