Recensioni per
Gorgoglìo.
di hiccup
Non ho resistito fino a stasera, volevo leggere un'altra tua poesia. La mente talvolta è più debole della carne, ehssì. |
Ti sei confrontata con il tema catulliano dell'odi et amo nei termini di una descrizione di un tramonto tormentato che rende tantissimo. Non solo, hai anche reso, con la tua poesia, l'immagine del sentimento ambivalente, di paura e repulsione da un lato e curiosità e fascino dall'altro, dell'uomo nei confronti di una natura talvolta benefica e meravigliosa e talvolta malvagia e tempestosa, nel vero senso della parola. |
Commentare questa tua poesia è un po' più complicato del solito, perché mi sembra banale tutto quello che potrei dire. Fra quelle che ho letto finora è di sicuro la mia preferita, forse per l'ambientazione, così reale, forse per quella flebile richiesta di aspettare, che come un topos si ripete più volte, è il motivo che funge da colonna portante di questi versi e che li chiude, in una richiesta quasi disperata che sembra destinata a rimanere inascoltata (forse perché, in fin dei conti, quelle parole sono solo pensate e non pronunciate). In questa poesia scorgo la paura di vivere, la sorpresa nello scoprire il mondo, che c'è sempre stato e che d'un tratto si è rivelato sotto una nuova, inedita luce. |
Bellissima poesia, costruità su analogie, climax, chiasmi, paronomasie, affinità. Con dolcezza infinita hai descritto uno stato emotivo interiore di sofferenza, che sfocia soltanto alla fine in una esplicita ammissione di malessere. Un malessere che non riesce neppure ad esprimersi, che non riesce neppure a spiegare il perché di tutto ciò. Come quando ci svegliamo chiedendoci - perchè il mondo è così? E poi cambiamo la domanda e la tramutiamo in un più onesto - perchè io sono così? La solitudine sa essere dolce e usare termini soffici, come quelli su cui l'hai posta tu, ma poi si rivela per quello che è, un parassita benvoluto che risucchia ogni energia vitale, lasciandoci in balia di noi stessi - e noi stessi siamo troppo spesso per noi stessi una pessima compagnia. |
Questa tua pagina domenicale non mi è sembrata poi così inutile. |
Splendide le citazioni che hai scelto e altrettanto splendida è la poesia che hai loro interposto. Un omaggio ad Ofelia, certo, ma a me è sembrato di vederci anche tante altre sfaccettature. Se è vero che la storia è sempre storia contemporanea, che la filosofia parte sempre da problemi attuali, allora forse è anche vero che la poesia raramente può trascendere il proprio autore e ignorare il suo presente. Quando apri dicendo: |
Questo non posso fare a meno di vederlo come il reportage di una nottataccia, con la differenza (non di poco conto) che hai pensato di scriverlo in versi. Il risultato secondo me è convincente: le parole scivolano via e allo stesso tempo sono pesanti, come l'umore di chi sta male, poco attento al tempo che fluisce eppure insofferente ad ogni elemento fuori posto, come quando dici: |
Meravigliosa. Ho letto il titolo, Credere, e mi sono domandato per quale ragione tu lo abbia scelto. Intendi dire che lo scrittore - se in versi o in prosa poco conta in questo caso - crede in ciò che scrive? Magari al punto da lasciarsi andare all'immedesimazione più totale? Al credere forse che l'ideale possa in qualche modo immettersi nel reale? Che non ogni utopia è destinata a restar tale? O forse crede che il suo scrivere abbia un senso, un perché più o meno visibile e/o profondo, che si allaccia ad un disegno d'ordine superiore, ben più in alto del sole? O crede di poter racchiudere la realtà in una storia o in una metafora e creare una singolarità di universo celata fra delle parole? In cosa crede lo scrittore, al punto da spingerlo a farsi estraneo al mondo stesso? |
Mi piace il tuo modo di far poesia e l'ho capito sin dal primo tuo verso che ho letto. Trovo bellissima anche questa, è una onesta ma viva immagine dell'amizia quella che risulta dalle tue parole, un'esaltazione della vera amiciza, insostituibile ed imperfetta, capace tanto di scaldare il sangue quanto di gelarlo. |
La seconda parte mi piace molto più della prima. L'inizio, leggendolo, ho subito pensato fosse un po' incerto, forse per via del tema utlizzato così spesso! La scelta. Lo ammetto, è un bel tema, uno di quelli che ti spinge a scrivere e a farlo anche più volte, perchè davvero è incomprensibile che a noi sia affidato un tale peso, quello di scegliere. E non tanto per la scelta in sé e per sé, quanto perché ogni voluntas è anche noluntas e ogni decisione esclude qualcosa, come fare a non pensarci? Come fare a non chiedersi "e se..." "forse avrei potuto...", come fare a non accumulare rimpianti su rimpianti e nostalgie su nostalgie? Qualcuno ci riesce, è vero. Molti fanno finta di riuscirci. Altri sperano che qualcuno decida per loro. E infine c'è chi accetta ciò che siamo e facciamo, nel bene e nel male, senza rinnegare i dubbi e i what if, ma con la consapevolezza che vivere, dopotutto, è un'avventura che va vissuta e ogni scelta implica rischi che vanno corsi. E qua arriviamo alla seconda parte, ancora una volta ho avuto l'impressione che tu sia coraggiosa: nonostante la nebbia, la pioggia, poggi i piedi sulla dolcezza che incontri strada facendo. |
Hei! Stavo aspettando l'aggiornamento con più ansia del solito... Chissà perché. Ieri sera ho ricontrollato più volte la sezione ma, niente. Invece stamattina, con gli occhi assonnato che fanno fatica ad aprirsi per la troppa luce del telefono, ho trovato finalmente la nuova poesia. Proprio in questo momento mi chiedo: Possibile che ne avrò per altri 340 giorni? Se ci penso mi viene da pensare se ce la farai mai a scrivere ogni santo giorno poesie! Una vera e propria impresa! |
L'immagine degli occhi inermi mi ha colpito: ho sempre pensato che gli occhi siano tutto fuorché inermi o indifferenti o inespressivi o indifesi. Gli sguardi spenti non appartengono ai vivi, né gli sguardi incapaci di comunicare, di parlare, di rendersi significativi, li ho sempre visti come dei protagonisti semantici. E tu parli di occhi inermi, e li spingi ad un tuffo nel vuoto, a fissare ciò che è rimasto di promesse tradite e sogni sospirati: ben poco, insomma. |
Questo è il mio primo commento sul sito. Mi sono iscritto perchè avevo voglia di leggere qualcosa di nuovo, di fresco, di bello, così mi sono imbattuto nella tua poesia, in questa raccolta ancora per me tutta da scoprire (e chissà se riuscirai a rispettare l'intenzione di continuare per altri 341 giorni). Intanto ho letto questa di poesia e sì, mi è decisamente piaciuta e sì, si coglie al volo quell'alone di un amore passato, ma non troppo (o abbastanza?), ancora impigliato fra i tuoi capelli e i tuoi ricordi. Mi è piaciuto come ti mostri forte quando dici |
Innamorata? Be è l'unico pensiero che mi viene in mente se leggo la poesia, io la interpreto cosi ma non si sa mai, magari il tuo messaggio è un altro. |
Helloooo! Sono tornataaaaaa! Mi avevi dato per dispersa vero? Non ti libererai facilmente di me... Per tua sfortuna! Come promesso sono tornata, un bel Po in ritardo ma l'importante è non abbandonare. |