Recensioni per
Gorgoglìo.
di hiccup

Questa storia ha ottenuto 269 recensioni.
Positive : 267
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Master
14/02/14, ore 21:56

Hei! Buon S. Valentino! Non so se sei innamorata, se ti piace questa festa, come la stai passando... Ma gli auguri sono sempre ben accetti no?
Stavolta sono proprio in ritardo, i miei giorni si stanno incasinando e gli impegni sembrano infiniti e tutti accavallati! Macello!
Quanto mi piacerebbe essere più grande, uscire da sola, magari fare nuove esperienze... Mi sento come chiusa in una scatola che anche se ci stai una vita a toccarla e a forzarla non si apre, bloccata e sofferente di claustrofobia.
Cmq io non ho mai viaggiato in treno, non so come ci si sente o forse ci ho provati e non ricordo... Come è? Io soffro un po' tutti i mezzi di trasporto: auto, pullman, anche treno credo e l'aereo mai provato. Della bicicletta ho una certa paura, anche se ci so andare. Cmq molto bella la poesia, sai che mi stupisco sempre tantissimo e forse ti annoierai se ti dico sempre le stesse cose! Io sto cercando di migliorare, scrivendo frasi cosi, a cavolo, durante le lezioni noiose. Anche per variare altrimenti mi sento male.
Si viaggia fino alla morte del sole
e poi ancora più in là;
non c’è una meta
non c’è luogo d’arrivo;
si persiste e si continua.
Mi piace molto questa parte, il fatto che la vita non si sa se finisce davvero, forse vi è una vita nell'aldilà, una parte, un binario collegante la vita terrena con la vita dopo la morte. Io non so se crederci, ma è un tema molto bello su cui fantasticare. E come al solito lo hai fatto nel migliore del modi!
Baci by Fede

Recensore Veterano
14/02/14, ore 15:14

Ahh, l'insonnia. Il titolo m'ha ricordato una canzone che ascoltavo stamattina - con la differenza che quella era un'ora indietro rispetto alla tua poesia.
Questo tuo componimento mi sembra piuttosto semplice, come semplice è l'azione e il momento che descrive: l'adempimento di un tuo rito, prendere il té, ad un orario un po' inusuale. E i riferimenti più o meno velati all'esistenza, che si confronta con l'alba emergente, fanno prendere alla poesia un sapore di quotidianità, di tipicità e riflettono un po' la posizione dell'uomo nell'universo, coi suoi dubbi e le sue notti insonni mentre il mondo procede, inesorabile. 
Il lessico è molto curato e indirizzato a termini di natura, come dire, culinaria?
Mi sono piaciute particolarmente le seguenti espressioni:

"s’intingono nel profumo speziato
delle pagine di poesie d’amore macinate"

"si versano le fiamme liquide
e il filtro annega."

E poi, non dimentichiamolo, c'è anche la tua parola preferita fra quei versi! Motivo in più probabilmente per essere affezionata a questa poesia (d'altro canto, penso siano poche o forse addirittura nulle le poesie scritte da te a cui non sei affezionata, vero?).
Ma il meglio deve ancora arrivare:

"Strofinio di mani polverose,
il cielo immobile è in travaglio:
e il silenzio geme prima dell’alba."

Meravigliosa. Nothing else.

“Già in piedi?”
Mhm avevo troppo freddo a letto. Da solo.”
“Vuoi una tazza di tè?”
“Volentieri. Perché non sei rimasta?”
“Io non me ne sono mai andata; sono ancora qui, no?”

Molto carino questo dialogo! ^^ Anche se ho molte idee ma nessuna certezza sull'identità dei due dialoganti - una di queste per esempio suppone che sia tu a parlare con te stessa o comunque ad una parte di te. Ma potrebbe anche essere un dialogo atemporale e aspaziale, che rappresenta una situazione che ben s'adatta al tuo componimento. E avrei tante altre ipotesi, ma evito di fare l'elenco e ti chiedo, invece, d'aiutarmi a sbrogliare la matassa, ché facciamo prima ed evito di fare la figura di quello che fantastica sempre e troppo!

Recensore Veterano
14/02/14, ore 13:14

Niente più caffè? Beh dai, si può sopravvivere anche senza, don't worry (io sono ancora vivo come vedi e non prendo mai caffé!). Mi piace il titolo di questa poesia, con i trattini che collegano quelle parole che dovrebbero stare separate e che invece sono una; mi ha fatto venire in mente l'immagine di un cuore con due piccole crepe, peraltro non l'immagine ideale da commentare nel giorno di S. Valentino, ma dettagli!
La tua poesia si apre con il tono delicato di una madre che accarezza la propria figlia - non so se rendo l'idea della tenerezza che ispira.

Si scompigliò leggermente i capelli profumati
con le punte delle dita sottili, fredde,
e soffiò sospiri di delicatezza e d’ingenua semplicità:
i polpastrelli odoravano di succosi frutti rossi
e le labbra si arricciarono in una lieve smorfia
imbarazzata e divertita;
ripensò alle conversazioni notturne,
alle parole vivaci e ai dolci sereni sentimenti corrisposti.

Bellissimi versi, i versi di una ragazza non proprio spensierata ma comunque capace di essere leggera e di sentirsi tale.

Un’emozione forse troppo grande
quella del vivere e dell’essere amata
da persone speciali, uniche, insostituibili;
una manciata di cariche positive alternate
e sovrapposte rivelatisi semplicemente troppo.

Come possono sensazioni così belle poter far male, poter essere fatali, poter essere troppo? Si 'muore a piccole dosi' solo se si vive a piccole dosi, immergersi nella bellezza del mondo io non credo possa mai risultare insopportabile, se non in casi estremi. Le novità di certe sensazioni non possono che essere benefiche e certi amori, di qualunque tipo, non possono che scacciare i fantasmi che ci perseguitano. L'unico 'peso' che si fa strada, là in mezzo, è il timore di poter perdere tutto ciò, dopo averlo guadagnato superando non poche difficoltà e accorgersi che non si potrebbe più sopravvivere senza. In un certo senso questo potrebbe essere troppo: rendersi conto che per sentirsi completi si ha bisogno di quel qualcosa, di quell'amore, la cui privazione diventa simile ad un tormento. Però è così la vita: sperimentiamo le cose belle solo conoscendo anche quelle brutte. In un certo qual modo, le cose brutte ci fanno apprezzare le cose belle. E io trovo che questo sia stupido, sarebbe meraviglioso se fossimo stati 'progettati' diversamente, ma dobbiamo accontentarci, che altro possiamo fare?

Ci fu un unico palpito
poi un fischio leggero
e l’adrenalina corse vibrante:
il sangue irrora violento
e i brividi scorticano la pelle.

Come un improvviso e repentino sovraccarico elettrico di tensione?
Bello il verso finale, così duro e contrastante con la tranquillità dei versi iniziali. Come la quiete prima della tempesta, o meglio l'innocenza prima della consapevolezza.

Bella poesia, davvero.
 

Recensore Veterano
12/02/14, ore 20:16

Non è detto che tutti i sintomi facciano davvero da preavviso a qualcosa. Così come non sempre i presentimenti si rivelano, poi, profetici. Eppure forse hai ragione: sarebbe il caso di ascoltarli, che potrebbero anche avere ragione. Solo, difficile è trovare l'esatto punto di equilibrio fra prudenza e via, perché c'è il rischio (oh, eccome se c'è, ed è ben più di un rischio) che si finisca con il peccare di prudenza e si finisca con il calcolare troppo accuratamente i rischi, smettendo d'agire e di vivere e accusando 'le avversità' per la propria incapacità di affrontare le difficoltà che incontriamo ogni giorno. Allora sì, sono d'accordo con te ancora una volta: è preferibile rischiare, per sentirsi vivi e padroni della propria vita (ne abbiamo già parlato, ricordi?) piuttosto che essere succubi e manovrati dai nostri mostri interiori. E vale la pena prendere un'influenza e non rimandare il momento più atteso della giornata, piuttosto che restare a casa per poi scoprire che non era forse necessario.

Bella poesia, complimenti!

Recensore Master
11/02/14, ore 21:44

Hei! Finalmente sono tornata e ne avrò per un bel mesetto, insomma fino a quando non scadrà internet!
Dio oggi mi sento molto pigra, davvero tanto.
Non mi va nemmeno di pigiare i tasti del cellulare, voglio solo dormire.
Diciamo che è stata una giornata nera... Stavo quasi per sclerare e proprio in questo momento stavo pensando che è da un sacco di tempo che non mi faccio il pianto pre-dormita.
Mi farebbe molto bene. Dico cavolo qualcosa che mi faccia stare male, ne ho bisogno! Anche se questo mi viene difficile se sto a ridere tutto il tempo... La cosa strana è che mi rendo conto di ridere tanto, troppo ma nei momenti di pausa (per esempio quando sono sola o non ho altri pensieri) vorrei essere triste e mi sento malinconica. La vedo molto strana questa cosa.
Non so proprio cosa scrivere, bene... Ho bisogno di leggere qualcosa di drammatico!!!!! In poche parole ti spiego il motivo di questo sclero: nella mia scuola vi è dedicata un'ora alla lettura di libri a scelta (anche se da ieri abbiano incominciato a leggere il libro scelto dalla prof, tutti insieme) individualmente, cioè ognuno si sceglie il libro che gli piace e se lo legge. Il problema è che tutti quei libri che trovo nella biblioteca scolastica, non mi piacciono per niente! Ne ho letti 5-6 fino ad ora e solo uno mi è piaciuto veramente, gli altri li trovavo infantili e noiosi. Per questo sento il bisogno di leggere libri più seri e per adulti, non quei libri del battello a vapore, e mi rendo conto che mi appassionano di più i libri drammatici. Non so perché, ma quando finirà la scuola e di conseguenza smetterò di leggere il libro, ne andrò a comprare uno dal mio negozio di libri preferito che MI PIACE VERAMENTE.
Quindi quindi... Incomincio a parlare delle cose serie, delle cose che realmente contano, della cosa per cui siamo venuti a recensire, e cioè ... Il RAZZISMO.
No ok, non c'entra niente, lascia perdere. Accetti questi scleri? Finche la morte non ci separi? Ahaha come se stessimo facendo (questo italiano poco italianizzato, si dice "celebrando") un matrimonio! In questi gironi mi è venuto questo capriccio di matrimoni, famiglie, neonati... Eccetera eccetera.
ALLOOORA, ora davvero mi sto arrabbiando con me stessa che mi sto dileguando.
Sei malata? Dalla poesia deduco questo: che ti sei ammalata a causa della corsa che fai per mantenerti in forma.
Sbaglio? Diciamo che ho il 79% di probabilità di sbagliare. Sempre mi stupisco di come tu riesca a trasformare tutto ciò che ti succede, anche una cosa semplice, in poesia. È assolutamente fantastico! Io non ci riuscirei mai, cioè a volte mi vengono in mente delle frasi che mi piacerebbe mettere in alcune poesie ma poi non so come continuare per creare dei versi che abbiano senso.
Mi ritrovo ad un punto morto alla fine, mi sembra impossibile.
To faccio anche i complimenti per la proprietà di linguaggio che hai, usi cosi tante parole nuove per me che alcune volte sono costretta ad andare a cercare il significato. Complimenti per tutto!

Nuovo recensore
11/02/14, ore 20:00

E' certo che trasmette emozioni, senso di inadeguatezza, confusione, sofferenza. Il tutto espresso attraverso luci, suoni e odori noti a molti, perchè plausibilmente osservabili nella vita reale.
Mi piace l'ultimo verso perchè infonde speranza e inventa un nuovo inizio dando un taglio al passato.

Recensore Veterano
11/02/14, ore 11:00

Io credo tu stia già imparando a 'dipingere con le parole', anche se forse, adesso, tu stai utilizzando un inchiostro diverso, un po' scuro. Devi finire questo prima di passare a quello più chiaro dei sogni!

Dal tuo componimento traspare come sempre la dolcezza del tuo fare poesia, e ti dico che mi sono innamorato del primo verso,

Rimangono filamenti d’incantevoli incubi
profumati di resina

Splendida immagine! L'ho trovata molto adatta perché, oltre a giocare con la contrapposizione "incantevole incubo" - e oltre la consonanza azzeccata - ho trovato suggestivo che tu abbia scritto "profumati di resina", mi ha fatto pensare a qualcosa che non vuol andar via di quel sogno agrodolce

mi riscuoto dal torpore oleaginoso dei sogni
al rimbombo degli echi d’infantili promesse spezzate
sul nascere, gridando, inveendo contro il nuovo giorno.

Sei sempre molto leopardiana, eh sì!

Tuttavia ci ritroviamo qui: vicini eppure lontani;
guardiamo le stesse lacrime del cielo contro i vetri vaporosi,
trascinandoci sulle spalle le scie malinconiche di dozzine di stelle cadenti.

Meravigliosa questa chiusa.

Complimenti, veramente bella anche questa poesia!

Recensore Veterano
10/02/14, ore 20:58

Un primo assaggio di primavera, di già? Vien da pensare che una stagione stia già passando e con essa trascorra pure una parte di vita, una "fase" destinata a finire e a sbocciare nella primavera che pure incombe. Eppure non è esattamente così:

potrebbe quasi sembrare una giornata primaverile.

Ma l’aria è fredda; le spire invernali turbinano, indispettite,
negli angoli delle strade e tra i capelli scompigliati
pungendo le guance lasciate nude dalla sciarpa di lana,
le mani arrossate e gli occhi inermi e lucidi.

Un colpo di coda dell'inverno (esteriore ed interiore). Bisogna lottare e tener duro e approfittare di ogni bagliore, tenendo al riparo noi stessi e circondandoci di alleati.

Il tintinnio di un campanello e
l’ambiente accaldato di un locale;
liquidi bollenti e ambrati colano
lungo le gole punte dal gelo,
speziate e zuccherate da minuscoli frammenti
di caramello e di semplice amicizia meravigliosa.
 
E poi le parole, i sorrisi, le risate,
gli abbracci, i saluti, le promesse
ad intiepidire i passi veloci all’esterno.
 
Un’invernale giornata profumata di primavera.

Basta saper cercare (o forse solo osservare con occhi più vispi ed attenti) per rendersi conto che i presagi di questa agognata primavera ci sono tutti. Tocca solo attendere. E avere fede.

Bella poesia, complimenti!

Recensore Veterano
09/02/14, ore 11:57

L'hai scritta davvero in biblioteca o hai viaggiato con la fantasia? :)

È una poesia ben costruita e anche, certo, suggestiva, come d'altra parte è suggestivo il luogo a cui fai riferimento, la biblioteca. Forse il luogo più bello del mondo per chi ama i libri, di qualunque genere e tipo, una biblioteca è una specie di piccolo universo che ruota attorno al lettore. E ci si sente come piccoli astronauti di fronte all'immensità dell'universo: impossibile esplorarlo tutto, eppure ogni nuovo pianeta scoperto e ogni libro letto avrà il sapore d'una conquista. Dopotutto si ricerca in entrambi la stessa cosa: nuove forme di vita.

Complimenti, un bel componimento!

Recensore Veterano
06/02/14, ore 20:43
Cap. 37:

È un argomento delicato questo. E la tua poesia è delicatissima nel trattarlo, ma incredibilmente fedele alla realtà. Una fedeltà che, se posso permettermi, non lascia spazio che a due alternative: o riguarda te in prima persona, o riguarda te indirettamente, attraverso qualcuno che conosci bene.
Sai, leggendo le tue poesie, non è stata questa la prima volta che mi è venuto da pensarci. In quella del 18 gennaio, quando avevi scritto:

Temi il troppo silenzio; ti perfora i timpani molli.
I grovigli di materia grigia sollecitata raschiano
sulla pelle arrossata delle mani.
 
Sanguini e piangi;
vuoi urlare, gridare
ma non hai aria nei polmoni.

Io associai subito quelle parole alla sensazione che si prova durante un attacco di panico. Non dissi nulla, perchè pensai ad un'associazione personale, come tante altre, e forse lo è ancora, però è come se anche in altre poesie ci fossero tracce di questo.
A prescindere da ciò, la poesia è magnifica. Mi ha fatto venire i brividi. Non potrei neanche dire quale parte mi sia piaciuta di più, meriterebbe d'essere citata in toto, dalla prima all'ultima parola. Complimenti vivissimi.

Recensore Veterano
06/02/14, ore 13:33

Ahh, i fallimenti preannunciati. Ci piace procedere con insistenza nelle cause perse, è vero. O forse è il nostro stesso pessimismo (a volte cosmico) in merito a renderle 'perse' in partenza. Bisognerebbe fare tutto con passione, come decretava il buon Hegel, altrimenti si rischia d'essere inconcludenti, di mancare di concretezza.

Il lezzo del preannunciato fallimento
penetra insidioso tra le ossa e i muscoli,
e ti ferma; ti si arresta il respiro e la voce
s’annoda nelle molli e volubili corde vocali.

Mi rispecchio molto in questi versi.

La paura di vivere strattona i capelli ancora umidi,
profumati di pioggia, e le gambe cedono
- tremanti e deboli –
incapaci di sostenere il semplice peso del terrore.

E ancora di più in questi.

Non ho idea di che cosa fare:
ogni cosa – desiderio, meta, obiettivo, emozione –
appare distante, impossibile da ghermire, fasullo.
 
La fronte imperlata da incubi grigi;
le dita affondate, contratte, nella carne:
l’organismo implode in un silenzio fastidioso.

Sono sensazioni ben note, quei momenti d'apatia in cui tutto appare non già perduto, quanto inutile persino da perseguire, superfluo, noioso. Come a dire: dopotutto, a che pro?

Bella poesia, davvero. Complimenti!

Recensore Master
05/02/14, ore 21:58

Hei! Lascio una recensione veloce veloce, perché alle 22 tutti a nanna!
Volevo giusto farmi sentire, insomma per far si che non mi diate per morta.
Allora oggi sono piuttosto sconvolta, ho avuto una giornata con parecchi sbalzi di umore.
Sono arrivata a scuola con un leggero nervosismo (positivo-negativo), poi il mio professore di musica ci ha fatto ascoltare delle canzoni rinascimentali. Erano molto rilassanti e sarei stata li ad ascoltarle per ore, avrei fatto tanti di quei pensieri....
Mi sentivo benissimo mentre scarabocchiavo parole sul foglio ascoltando quelle bellissime melodie.
Quindi mi ero rilassata e il nervosismo era diciamo passato, ero cosi tranquilla tanto che la mia prof di inglese (i love her...) mi ha chiesto se stavi bene.
Io stavo nel mio mondo ideale!
Cmq dopo la lezione di inglese mi è ritornato lo sprint, la ricreazione mi ha ricaricato con tutte le risate grazie ai miei amici e mi è ritornata la carica energica e il nervosismo in parte negativo in parte positivo.
Anche la mia compagna di banco lo ha notato, la mia prof di italiano che mi ha detto che ero un Po nervosa e agitata ma anche spiegato che gli sbalzi d'umore adolescenziali sono normali.
Altro che adolescenza qua... Il fatto è che sono io pazza.
Oggi pomeriggio invece è arrivato lo schock time.
Il mio amico mi ha rivelato che un mio compagno (che io odio... Con todo mi corazon) mi vuole baciare, ma io già sapevo che gli piacevo.
In poche parole è da un po' di tempo che ho sviluppato un certo "chi va la" con lui, una certa paura e lo tratto male per allontanarlo da me, invece...niente.
Sono nel panico totale, ma la cosa che più mi preoccupa è San Valentino...ehehe
Se va a succedere qualcosa con questi pretendenti che ho?
Ho la fifa totale, vorrei passare direttamente dal 13 al 15 febbraio.
A me sinceramente non piace San Valentino, la trovo una festa contro il mio modo di pensare sull'amore.
Troppo sdolcinata, troppo romantica.
Io preferisco gli amori con i tira e molla, caratterizzati da pochi momenti amorosi, con tante litigate (che non sfiorano in atti pericolosi però...) e anche finali tragici.
Ho un modo di pensare sull'amore diverso dal solito.
Quindi io sto passando un periodo stressante, tu invece hai problemi amorosi? Sbalzi di umore? Problemi? Racconti un po'.
La poesia devo ancora analizzarla bene, sai io la leggo e rileggo tante volte cercando di capire il vero significato.
Devo dire pero che mi piace molto, il dolore e il volere il silenzio totale per poter pensare traspare bene.
Sempre complimenti!
Fatti sentire... Baci by Fede

Recensore Veterano
05/02/14, ore 17:52

Molto, molto bella questa tua poesia. Solo, la rima conclusiva non mi quadra (che brutto termine, "quadrare", per parlare di una rima!), mi sembra completamente fuori posto, come se tu avessi deciso di inserire quei due versi a priori, anche a costo di risultare meno accattivante. Il resto, invece, l'ho trovato splendido, in particolare ho adorato questi versi:

- la via lattea giace ansimante e
pudicamente celata
dalle lacrime velenose delle nuvole.

I miei complimenti!

Recensore Veterano
04/02/14, ore 18:52

"E’ notte fonda – i lampioni singhiozzano intermittenti;"

Che splendido inizio! (anche se con quella E')

"socchiudi le labbra in un gemito mozzato
di pura meraviglia e curiosità ingenua:
il piccolo naso freme, i polpastrelli spenti
tremano e sussultano in spasmi impercettibili;
respiri veloce, apnea, respiri di nuovo, inconsciamente."

Questi versi trasmettono contemporaneamente una sensazione di sofferenza e una di tenerezza, si amalgano in qualcosa che diventa difficile da separare. Un composto notturno, una delle nostre tante trasformazioni notturne.

"Voci cavernose; ringhi disumani; lacrime che trasudano, colano
e corrodono il prato; fuggi dalle creature deformi
generate dal tuo stesso pensiero; urli senza gridare e
ansimi senza impazzire; le gambe languono e la mascella si serra;
sapore metallico e dolciastro che invade le mucose."

Versi chiarissimi, una bellissima descrizione d'un vero e proprio incubo, di una delle tante paure che ci perseguitano, sotto forme diverse, sia di giorno che in piena notte (come in questo caso).

Poi il finale con la rassicurante sensazione d'essere vivi, di tornare a respirare e poter dire: era solo un sogno. Mentiamo a noi stessi in verità: mai un sogno è "solo" un sogno. I sogni e gli incubi sono ben più che semplici miscugli intricati di immagini e pensieri, casuali, privi di logica o attinenza al mondo reale. Le paure dei nostri incubi sono realissime, ammetterlo - come fai tu - mi pare il primo passo per iniziare a combatterle.

Complimenti, bellissima poesia.

Recensore Veterano
04/02/14, ore 12:19
Cap. 34:

Non è il genere di poesia che mi aspettavo nel giorno del tuo compleanno, sai?
Il Big Ben catalizza su di sé tutta l'attenzione del lettore nei primi versi, come una sorta di risveglio (da un sogno? potrebbe darsi, sei tu stessa dopo a parlare di 'sogno proibito'), ma non offre una chiave di lettura e i versi successivi li ho trovati un po' oscuri. In un certo senso sono 'baudelairiani', solo meno nitidi, ecco. Forse, ho pensato, con questi versi:

T’immergi tra un pensiero turpe
e un sogno proibito:
intere collezioni di sinapsi cerebrali prelibate
si spalancano – offrendosi a te, cedevoli, irruente –
innanzi ad occhi insaziabili;
ridicolamente squilibrate,
saffiche, suicide,
tremendamente materne, invidiose,
pericolosamente mondane e colpevoli.

hai fatto una sorta di resoconto dell'anno che è appena passato? Questo non spiegherebbe però il desiderio di “Continuare a viver-mi”, semmai saresti stata più propensa a cambiare qualcosa. Mi sfugge qualcosa, credo. Il finale, poi, è una ritrovata fiducia nell'immergerti verso la tua nuova età. E trattieni il respiro nel tuo tuffo: hai paura, mi pare, come è normale che sia.

Poesia un po' oscura, come ho già detto, mi ha lasciato perplesso su più punti. Brava comunque!