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Autore: Trick    13/04/2013    3 recensioni
«Il mondo non è diviso in brava gente e Mangiamorte».
Raccolta di drabble, flash-fic e one-shot di mediocre pretesa spudoratamente a caso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Note dell'autrice: Ho scritto per la prima volta in tutta la mia vita qualcosa di vagamente Wolfstar. Mi sento fiera di aver fatto il salto, ma ho come l'impressione di essere entrata in un baratro di dolore.


*
I go to the distance – Michael Bolton
Luna Lovegood
196 parole

Harry. Hermione. Ron. Ginny. Neville.
Era stato facile evocare il suo primo Patrono. Vedere la lepre argentea saltare intorno a lei l'aveva fatta ridere e per un attimo non aveva pensato che poteva avere dei Guazzabuchi annidati nelle lunghe orecchie.
Aveva riso e basta.
Harry. Hermione. Ron. Ginny. Neville.
La vernice che le scivolava fra le dita lasciava sempre una sensazione piacevole. Era fredda, era calda, era un po' tutto e un po' niente, e ad ogni pennellate Luna rideva sempre di più, sempre con più cuore, perché il naso di Ron era proprio lungo come quello che stava disegnando e gli occhi di Neville brillavano esattamente in quel modo.
Aveva riso a lungo.
Harry. Hermione. Ron. Ginny. Neville.
L'umidità della cella di Malfoy Manor entrava nelle ossa e te le spaccava una ad una. A volte Luna credeva di essere a metri di profondità sotto il Lago Nero, con il gelo degli abissi insidiato nel petto e l'acqua nei polmoni, senza più fiato, senza più respiro.
Ma poi intrecciava fra loro le dita e li chiamava di nuovo. Dieci, cento, mille volte ancora – non avrebbe smesso tanto in fretta.
Harry. Hermione. Ron. Ginny. Neville.
«Venitemi a prendere...».


*
Impeto
Lucius Malfoy
196 parole

«Crucio!».
Lo guarda contorcersi ai propri piedi senza battere ciglio, la bacchetta levata, lo sguardo gelido e impietoso. È lì che deve stare – se lo ripete come un mantra, se lo cuce nella testa e nella pelle con un impeto violento. Il Babbano strilla, strilla e si dimena, strilla e piange, strilla e implora, e Lucius resta immobile.
Bellatrix ride al suo fianco.
«Crucio!».
Ancora, ancora e ancora. È una ballata senza fine di grida che spezzano la notte, ma nelle orecchie di Lucius rimane solo un vago ronzio.
È lì che deve stare.
Lo pensa ancora, lo pensa finché non ne ha il vomito, e all'improvviso ripensa a Narcissa che lo sta aspettando a Malfoy Manor con il cuore in ansia e un bambino che piange fra le braccia.
È lì che deve stare.
«Uccidilo, Lucius».
È lì che deve stare.
Solleva la bacchetta con la maledizione che sfrigola sulla punta della lingua, ma dalla sua gola risale solo un vago verso strozzato. E Narcissa è ancora davanti a lui, tormentata, terrorizzata, con quella luce di accusa negli occhi che non riesce mai a nascondere.
«Avada Kedavra!».
E lui? Lui dov'è che dovrebbe stare?


*
«Non temere le ombre», William Shakespeare
RemusxSirius
Tripla drabble – 313 parole

Atto primo – Avvicina le mani e vola.

«Non ci riesco».
Remus sospira, ma le sue labbra sottili sono piegate in un sorriso paziente. L'espressione capricciosa sull'elegante viso di Sirius è quella di un bambino. Lo costringe a ruotare appena il polso e lo avvicina alla fiamma ballerina della candela che illumina il dormitorio di Grifondoro.
«Più basso. Accosta i pollici e stringi le altre dita».
«Non ci riesco».
«Non hai nemmeno provato».
Sirius sbuffa, inchina il capo e scruta con aria infastidita le ombre cinesi che Remus sa ricreare sulla parete di pietra. Non può che notare quanto la sua farfalla appaia fragile e sottile.

Atto secondo – Avvicina le mani e stringimi.

Nella penombra della Stamberga il suo viso gli appare ancora più scuro – eppure è il suo viso, è davvero il suo viso, e rivederlo come lo vedeva prima che il mondo crollasse loro addosso è come rivivere mille albe dopo mille pleniluni.
Dodici anni. Si illude siano trascorsi pochi secondi e gli getta le braccia al collo.
Dodici anni e per un attimo in quella bisarca distrutta non restano che loro due, non resta che la sensazione di riavere fra le mani una candela dalla fiamma che danza.
«R-Remus...».
La sua voce trema e Remus tace – tremerebbe anche lui.
Le loro ombre sul muro sono fuse l'una con l'altra.
Forse è davvero passato solo un attimo.

Atto terzo – Avvicina le mani e cadi.

Se potessi conoscere il momento in cui morirai fin dal primo attimo in cui vivi, lo vorresti sapere? Remus se lo è chiesto spesso. Una volta lo aveva chiesto a Sirius e lui era scoppiato in quella risata canina denigratoria tutta sua.
«Col cavolo. Voglio vivermela tutta, la vita».
Remus sapeva che aveva ragione, ma non poteva fare a meno di pensare che essere pronti è sempre un vantaggio. Anche quando si muore.
Anche quando si cade.
Anche se fai lo stesso rumore di una candela che si spegne.


   
 
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