[Pre-Canon]
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Valentina Milani è una ragazza come tante, una su un milione. Una inguaribile pigrona, golosa di pasta e gelato, solare e chiacchierona, anche se un po’ frivola, appassionata di meccanica e di motociclette, e affezionata ai suoi due migliori amici d’infanzia. Nata e vissuta nel piccolo paese di Portorosso, circondata dalle solite strade, le solite facce, il solito mare, le solite tradizioni, le solite leggende sui Mostri Marini, ha sempre sperato in una qualche novità in grado di stravolgere la sua vita e di strapparla a una quotidianità che ormai le calza sempre più stretta.
L’arrivo in paese di un giovane straniero potrebbe esaudire questo suo desiderio e cambiare per sempre non solo il corso della sua vita, ma anche l’intera visione del mondo che l’ha sempre circondata.

«Sai cos’è l’Effetto Luna? È quello che si verifica quando provi a scattare una fotografia alla sua luce durante la notte, magari quando è piena. La guardi da lontano, a occhio nudo, ed è perfetta, luminosa come un faro, forse anche di più. Tanto larga e vicina alla Terra che ti sembra di poter toccare ogni suo singolo cratere solo allungando la mano e piegando le dita attorno alla sua sagoma. Poi però tiri fuori la macchina fotografica, la inquadri, e tutto quello che ottieni sono le immagini di un misero lumino opaco inghiottito dall’oscurità. È così che siamo sempre stati io e Alberto. Da lontano, a occhio nudo, luminosi e perfetti. Poi, però, quando provi a catturare il nostro rapporto, a concretizzarlo, a farlo durare per sempre, chiudendolo in un libro e a renderlo immortale come una fotografia, ti ritrovi in mano solo la pallida immagine di quello che sembriamo visti da lontano. E non c’è mai verso di farla funzionare. Per quanto ci sforziamo, non riusciamo mai a scattare una fotografia migliore.»

- Insomma l’ideale dell’ostrica! - direte voi. - Proprio l’ideale dell’ostrica! e noi non abbiamo altro motivo di trovarlo ridicolo, che quello di non esser nati ostriche anche noi -.
(Giovanni Verga, Fantasticheria)
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«Io sono l’ostrica, Alberto. Sono nato su uno scoglio ed è lì che sarei dovuto rimanere, perché non c’è altro modo per me di sopravvivere. Ho creduto di essere un pesce più grande di quello che sono, mi sono buttato in una corrente che alla fine mi ha rigettato, e ora non so più a quale mondo appartengo. E se un giorno dovessi finire per nuotare così in là da non avere più la forza di tornare indietro, quando avrò bisogno di aiuto? Cosa ne sarà di me? Non potrò sempre contare sul fatto che ci sarete tu e Giulia a venirmi a ripescare.»