“Posso dormire qui stanotte?” Gojo ha il capo appoggiato all’avambraccio, le ciocche argentee calano da un lato e gli liberano la fronte. Sta guardando le stelle dalla finestra aperta: trova che lo spettacolo sia meraviglioso. Il cielo notturno è infinito come il suo potere.
“Assolutamente no.” E poi Geto si sveglia la mattina dopo, apre gli occhi e il viso di Gojo ancora addormentato è lì, la mano sta stringendo il futon.
(Questa storia ha vinto il premio come "Miglior complicità in scena" agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum Ferisce la penna)

[storia partecipante al Calendario dell'avvento 2023 indetto da Sia e Cora sul forum Ferisce la penna]
“Se hai voglia di fare qualcosa, dimmelo.”
Gojo riprende a respirare dopo due secondi. “Ti va di fare una passeggiata?”
Suguru solleva un sopracciglio, poi sorride. “Copriti bene che fuori fa freddo.”

[ItaFushi AU]
Era entrato, aveva timbrato il proprio cartellino e indossato il camice.
Fin da piccolo aveva sempre saputo cosa gli sarebbe piaciuto fare da grande e quando si era iscritto all’albo dei veterinari aveva coronato il suo sogno di bambino. Amava gli animali e veniva pagato per prendersene cura: cosa avrebbe potuto chiedere di meglio? Non sempre era un lavoro facile ma non si lasciava scoraggiare dalle difficoltà.
Quel gattino bianco e rosso, per esempio…
Era quasi a fine turno quando il pompiere era entrato d’urgenza nel suo ambulatorio.
Indossava ancora la divisa e persino il casco protettivo ma aveva sollevato la maschera sopra la visiera, rivelando un viso imbrattato di fuliggine un po’ ovunque tranne che nella zona degli occhi. Dalla cerniera del giaccone arancione spuntavano i lembi di un asciugamano e la sommità delle orecchie di un gattino.

[Questa storia partecipa al P0rnfest indetto da lande di fandom.]
[Young Gojo&Geto][P0rn][Canon verse][Teen]
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– “Limoniamo, Suguru?” –
Geto non lo sa perché, ma in quel momento arrossisce.
Eppure, non sa bene che cosa gli abbia chiesto Gojo, ma qualcosa lo imbarazza in quella domanda. E quindi non risponde. Si limita a guardarlo da sotto le ciglia scure sperando che come sempre Satoru faccia tutto da solo, senza dargli il tempo di intervenire.
Ma non succede niente: Gojo è seduto al suo fianco.
È vicino.
Il viso vicinissimo al suo che sfiora la ciocca che scende sulla sua fronte. Ha gli occhiali abbassati sul naso e un sorrisetto strafottente sulle labbra.
Vorrebbe rispondergli di no. Perché a pelle sente che quella è una trappola. Ma Gojo in quel momento è strano. – è bello – si ritrova a pensare e quello lo fa arrossire ancora di più.
“No.” –

Nessuno ha mai visto Suguru come lui. Sorride, il mento è appoggiato ai suoi palmi. “Così bello…”
Nessuno ha mai visto Satoru come lui. Suguru sorride, i capelli corvini gli solleticano la pelle dell’avambraccio. “... ed è tutto per me.”

Satosugu | Per Asmodeus
“Ogni volta che guardavo Suguru stasera sentivo una cosa, non lo so… dici che sto per morire? Che schifo morire così.”
“Non stai morendo, Gojo.”
“No?”
“Ti piace Geto, tutto qui.” Sospira. “Non ne posso più.”
O: La volta in cui Satoru è venuto a contatto con il siero della verità, è finito in infermeria e ha scoperto che essere sinceri a volte ripaga.
[La storia partecipa alla "Secret Santa Challenge" indetta da Maria Lace del forum Ferisce la Penna]

[La storia partecipa al Calendario dell'Avvento indetto da Cora e Sia sul Forum "ferisce la penna"]
La storia di Shoko in formato sigaretta.

“Sei tornato.”
Gojo è sulla soglia dell’aula – quanto ci ha messo a trovarlo? –, tiene una mano infilata nella tasca della divisa. “Quello è il mio banco” commenta, placido. La seccatura per non aver ricevuto risposta alle sue chiamate è passata velocemente, ora che vede Suguru al suo posto. “Che ci fai accasciato sul mio banco?”
Geto non risponde – di nuovo, deve essere diventato un vizio –, osserva Gojo che chiude la porta alle sue spalle, che infila anche la seconda mano nelle tasche dei pantaloni e che aspetta e aspetta.

«Che palle, Suguru!»
Ha chiesto aiuto a Satoru perché ci sono un paio di punti, sulla schiena, dove non riesce ad arrivare da solo.
«Ci vorrà solo un secondo».
«Che non diventi un'abitudine, però!»
Suguru acconsente ma ride di nuovo: sa già che infrangerà quella promessa.
[lievissimi accenni SatoSugu]

La lotta tra stregoni e spiriti maledetti imperversa, eppure, Yuuji è indeciso: meglio accontentare l’ultimo desiderio del nonno o lasciarsi indurre in tentazione dall’autoproclamato Re delle Maledizioni?
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“L’uomo e i vizi: è come guardare un dipinto terribilmente incasinato da cui se ne evincerebbe la guerra, il capitalismo e quel sentimento individualista che vi piace chiamare...amore. Si, avrebbe detto sicuramente una frase del genere.”
[...]
“Tu mi hai visto, non è così? Ho bisogno di sapere che cosa è successo.”
[...]
“Voi umani” strascica quella voce ad un tratto, “sempre a chiedere e a implorare.”
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“Ti senti in colpa. E ciò non farà altro che corroderti l’anima, Yuuji. Dammela. Dammi la tua anima.”
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“Vogliamo sancire il nostro accordo?” chiede, ma di fatto sa che è più un ordine a cui sarà impossibile sottrarsi.
“Ho scelta?” ritorce Yuuij.
“Io ti offro qualcosa e tu in cambio fai altro per me” ignora Sukuna, spiegandosi lento come una marcia mortale.
[...]
“Nonno, perdonami.”
[...]
“Credi che mi fonderò dentro quest’essere immondo e spaventoso, Megumin?”
C'è sangue ovunque.
|Sukuna/Yuuji|⁓30k|

[Doppia drabble YutaMaki semi-natalizia (circa) per Nini♥]
Ci sono regali semplici che stupiscono senza mai essere banali.
Però quella sciarpa non era... speciale.
In fondo era stata lei a regalare gli scaldacollo intonati anche a Inumaki e Panda.
E Yuta non era certo diverso.

«Signor Gojo? La contattiamo dalla scuola media municipale di Saitama Urami Est in merito a Megumi. In quanto tutore legale del bambino, potrebbe presentarsi in presidenza alla fine delle lezioni?»
«Perché? Cos’è successo?»
«È stato coinvolto in una rissa con alcuni compagni. Purtroppo, non è la prima volta che capita motivo per cui-… signor Gojo?»
Avrebbe dovuto riprenderlo più spesso quando era piccolo?
Avrebbe dovuto essere autoritario o permissivo?
O nessuna delle due opzioni?
“Insomma, non sono mica il padre del ragazzino!” Ogni tanto, nel corso del tempo, se lo era dovuto ripetere.
Non è che, da allora, avesse preso a cuore il marmocchio. Assolutamente no.
Si trattava solo di tenere sotto controllo la sua salute: dopotutto la scuola aveva sborsato soldi per l’istruzione di un futuro stregone e, insomma, non poteva mica perdere la faccia consegnando all’istituto di arti occulte un istrice rinsecchito e malconcio.

Yuuji ha disobbedito e ora ne pagherà le conseguenze.
- “Yuuji.” Una voce riecheggiava nell’oscurità, il suono di un passo felpato si avvicinava sempre di più all’umano che tremava dalla paura per essere inseguito. “So che sei qui. Se vieni fuori adesso, non sarò troppo brutale con te.” -
Traduzione dall'inglese della fanfiction "Hunted" di Syalin, dal sito fanfiction of our own.

Gojo ha da poco adottato Tsumiki e Megumi, ancora deve abituarsi alla vita da genitore che si consumano i primi drammi: Tsumiki ha un festival a scuola e si ricorda di dover portare un dolce fatto in casa soltanto la sera prima, quando le pasticcerie della zona sono chiuse da ore.
Notoriamente conosciuto per riuscire in qualsiasi cosa che tenti di fare, Gojo è in seria difficoltà e dovrà chiedere aiuto ai suoi amici.

"La storia di Orihime e Hikoboshi. Non la conosci?"
Maki si ripassò mentalmente i pochi racconti che sapeva, ricordando vagamente quei nomi.
"Secondo la leggenda, i due amanti vennero separati dalla Via Lattea e potevano incontrarsi solo una volta all'anno" indicò quelli che sembravano essere i due modellini degli innamorati "Vedi? Il festival Tanabata celebra il loro ricongiungimento."
"Ora ricordo. Non mi ha mai fatto impazzire quella storia" sbuffò Maki.
"Non ti piacciono le storie d'amore?"
"Non sono il mio genere." [YutaxMaki]

La maggior parte delle mattine Touji si sveglia con la colazione sul tavolo.
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O anche: una breve digressione nei pensieri di Touji, in un what if all'episodio 4 della S2.