Recensioni di Columbrina

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Recensione alla storia (Dis)avventure quotidiane - 15/11/14, ore 19:21
Capitolo 63: By your side
Ritorno trionfale anche per me, ma cerca di immaginarmi a testa bassa perchè sono vergognosa. Non commento dal capitolo dell'addio al nubilato, credo, o forse anche prima, eppure ho avuto la faccia tosta anche di presentarmi a casa tua, con i fiori appena comprati e il mio povero fidanzato (più imbarazzato di me, voglio solo precisare) a farmi da supporto morale, eppure, ascoltate tutti, popolo di EFP, questa ragazza che ci ha appena deliziato con una nuova "disavventura" è ciò che si avvicina più a un angelo.
Davvero, appena l'ho vista, intenta a farsi acconciare i capelli dal parrucchiere, non ci potevo credere: bellissima proprio come immaginavo, una Tifa in carne ed ossa e simpaticissima; per non parlare della sua splendida famiglia che, pur non aspettandosi da me alcuna visita (se tua mamma non avesse capito "Rossella", la fioraia, invece del mio di nome, si sarebbe spaventata davvero XD), mi ha accolta e mi ha fatto sentire a casa. Menzione d'onore alle chiacchiere da fangirl con lei e la sorella (che è una grande) e la merenda a base di gelato preparata dalla tua splendida mamma.

Prima che questa recensione diventi una digressione infinita di aneddoti, passiamo al succo della questione.
Sebbene ti abbia già detto un po' come la penso, preferisco ripetermi.
Partiamo, prima di analizzare il modo in cui hai strutturato i due personaggi centrali del capitolo - Denzel ed Aerith - è ammirevole come riesci a rendere perfetti e plausibili personaggi sicuramente deliziosi da scrivere, ma che finiscono per diventare stereotipati in una maniera nauseante: sto parlando di Reno.
Insieme a Cid, è il personaggio che riesci a muovere meglio, con una naturalezza fuori dal comune; ogni volta che leggo di lui, capitolo dopo capitolo, mi viene subito da dire: "E' lui! E' proprio lui!".
Oggi si è calato nella parte di tassista a due ruote, oltre che nel tacito complice di Denzel: a modo suo, aveva intuito le buone intenzioni di Denzel e, a costo di fargli subire una bella paternale, ha deciso di essergli complice; sia perché la prospettiva dell'ennesima bravata era allettante, sia perché le persone come Reno sono le uniche ad ascoltare davvero i bambini. Denzel voleva disperatamente aiutare Tifa, voleva davvero fare in modo che smettesse di soffrire, ma i bambini non hanno molti mezzi a disposizione e, senza un aiuto, non sarebbe mai riuscito a compiere il suo piccolo salvataggio.
D'altro lato, Reno non perde mai quel lato provocatorio, che si traduce in citazioni geniali, quasi scurrili per un bambino, ma che fanno inevitabilmente piegare in due dalle risate.
"Colpa dello sperma al mako di Strife?".
Geniale.
Geniale.
E geniale.

Passiamo a Denzel ed Aerith, dunque.
Partendo da Aerith, non credo ci sia molto da dire. Riesci a coglierne perfettamente l'essenza, a non farti sopraffare dai pregiudizi e descrivere perfettamente il ruolo che è destinata a ricoprire: quella di guida spirituale; una mamma metafisica, pronta a richiamare con una paternale e un sorriso. Lei è la luce irraggiungibile, ma quando ce n'è bisogno, sa come farsi trovare.
E ho adorato i parallelismi con la piccola Marlene che, con quel fiocco rosa in testa e quegli occhi tranquilli, potrebbe diventare l'erede spirituale di Aerith; invece, Denzel è già sulla buona strada per diventare il nuovo Cloud Strife, con una bella moto rombante e, magari, i capelli meno tamarri.

Passando a Denzel, più specificatamente, sii estranea a ogni timore: ha compiuto, sicuramente, un'azione da adulto, ma ha agito nell'innocenza di un bambino. Quante volte i più piccoli, chi per sentirsi più grande, chi per sentirsi utile, si sono immedesimati a loro modo nei panni dei più grandi, senza pensare alle conseguenze o agli spaventi che possono recare ai genitori o alle persone a cui vogliono bene.
E tu hai reso tutto questo senza mettergli in bocca parole o pensieri da adulto. Denzel starà pure diventando grande, ma è sempre un bambino, che ancora non riesce a rendersi conto che alcune sue azioni, seppur a fin di bene, possono spaventare o essere fraintese; a differenza sua, invece, la piccola Marlene e - sostanzialmente - le femminucce (con le dovute eccezioni), prendono alla lettera tutte le raccomandazioni che vengono loro fatte. O, molto semplicemente, la piccola ha capito che, per Denzel, è quasi arrivato il momento di smettere di tenerle la mano quando i fulmini squarciano il cielo.
Nella sua innocenza infantile, inoltre, Denzel non sapeva a che altro appigliarsi, se non al suo desiderio di vedere Tifa stare bene, di aver fatto una buona azione e di averla ripagata un po' per le tante premure che gli ha sempre riservato.
Insomma, standing ovation.
E, in cuor mio, spero non sia l'ultimo capitolo narrato dal suo punto di vista.

Complimenti, tesoro.
E giuro che, non appena riesco a ritagliarmi un momento libero, ti vengo a trovare, così ringrazio anche Ale per i fiori del compleanno e, finalmente, lo conosco.

Ti voglio troppo bene anch'io.
Recensione alla storia (Dis)avventure quotidiane - 05/06/13, ore 12:20
Capitolo 36: (Dis)avventure estive - Costa del Sol (Terza parte)
Piano, piano… Lemme, lemme, sto recuperando pezzo per pezzo, occhio per occhio, parola per parola giusto per sopprimere le ridondanze che finirebbero per sciupare di amianto queste tensioni che mi rendono partecipe del nulla compromettente. D’altronde, il gusto del recensire deve essere assaporato nelle giuste tempistiche.
Il bello dei personaggi di Disavventure è che sono vividi come le sfumature di una mattinata fresca: ci vuole un po’ per metterli a fuoco, ma quando succede è pura magia, un amplesso inatteso di emozioni che si stringono intorno a quel filo cancerogeno che attraversa queste pareti di cemento; quello spessore così accentuato rischia di mettere in ombra la narrazione, in un gioco di equilibri precari, che il tuo estro rende sorprendentemente spontanei.
Il bello di Disavventure – e di Final Fantasy VII, in generale – è il fatto che gli eventi seguono una tendenza ciclica, presentandosi con dinamiche diverse, osservate con arguzia dall’onnisciente ed empirico occhio scrutatore, incarnato in sogni confusi e, chi lo sa, forse più reali della realtà stessa.
Si parte con la pazienza lustrata sulla fronte sudata e su un coraggio bruciato sull’orlo del baratro fino a sfociare in un canto di dolore intonato dalle onde.
Un capitolo assolutamente sublime, impregnato del sudore della fronte e una certa compiacenza crudele.


Concedimi una riflessione ai limiti dell’indecenza.

Non so se sia una casualità o meno, ma ogni volta che Shera è incagliata in una situazione domestica o anche solo sfoggia le sue grazie in uno dei rari momenti in cui suo marito non fa da becchino, fingendosi un esecratore cinico.

“Reno è comodamente seduto sulla sedia a sdraio e di tanto in tanto beve la sua bibita fredda facendo rumore con la cannuccia.”

Altro punto che mi sento di portare alla luce è il fatto che Reno – anche se la sua natura lo prevede – si trova a suo agio sempre e comunque; per farti capire, non si farebbe problemi a stare a petto nudo, con la bibita fredda in mano, mentre l’affascinante signora Highwind libera il cortile dagli escrementi. I colloqui tra i due, sebbene siano circoscritti solo all’ambito della convivenza forzata estiva, sono fonte di grande diletto per me e – immagino – per quella testa calda di Cid.
Il bello della tua storia è che riesci a intrecciare armoniosamente relazioni tra nature apparentemente recessive o che non hanno mai avuto nessuna interazione, rendendole assolutamente plausibili: è l’intero contesto che è così drammaticamente adatto alle circostanze; ad ampliare i legami rimasti in sospeso. E’ affascinante, davvero.

Dopo i primi capitoli, sostanzialmente disciolti dal filo conduttore principale che si snoderà fino al prossimo, inizia la fase clou: Rude e Cloud (e parzialmente Tifa) si crogiolano nella precaria essenzialità delle loro azioni, che non hanno sortito gli effetti che speravano poiché si sono affidati agli eventi, invece di dominarli. Rude non ha mai mostrato un palese interesse verso Tifa, almeno verso lei direttamente, quindi deve accettare passivamente le conseguenze della sua indolenza; similmente ha fatto Cloud con Aerith, poiché c’era un meccanismo d’automa dentro di lui che negava ogni coinvolgimento sentimentale (la sua morte l’ha sbloccato).
Hai offerto uno spaccato di “vita” di Rude: fa parte della sua quotidianità, secondo me, congedarsi dall’abito gessato per indossarne uno più informale, che possa aiutarlo a far mente locale, mentre fa il giro dei bar insieme a Reno, ma non per divertirsi, bensì per fare chiarezza nei suoi pensieri, coperti da una coltre scura come le lenti che porta sempre e comunque. Il che fa davvero tenerezza.
Rude sa di non essere fatto per Tifa, ma più di tanto non può fare nulla.

“[…] L’unica faccia tosta che poteva pensare di fare lo splendido con lei era Zack Fair, ma sappiamo tutti che fine ha fatto”

Forse vedeva in Zack Fair un potenziale rivale per le attenzioni di Tifa, dato il suo charme da smargiasso e quando è passato a miglior vita, sperava di poter avere qualche chance in più… In realtà, Zack Fair è solo un’altra giustificazione per il suo poco spirito d’iniziativa che gli ha costato la felicità.
E, a proposito della Fack, ti sono grata per aver inserito questo scorcio che – per quanto insignificante – ha fatto breccia nel mio cuore:

“Zack Fair e Tifa Lockheart?!?
… Non suona così malaccio …”

E se lo dice quel grande intenditore di Reno: se Zack fosse stato vivo, probabilmente avrebbero formato una delle coppie comiche più scalmanate e casanova di sempre.
In questo momento sto ascoltando una canzone di Mina e Celentano – Brivido Felino – e mi sembra più che mai adatta a Zack e Tifa… E a Reno ed Elena; incredibile i parallelismi che intercorrono tra queste due coppie.

“- E che avrà mai di tanto speciale questo Cloud Strife? Non lo capirò mai! Prima l’Antica, poi la Lockheart, ho saputo che la Kisaragi a suo tempo si era presa una cotta per lui e, a detta della figlia di Wallace, sembra che abbia accalappiato anche la sua maestra … Ci manca solo l’ex Tviest e la festa è fatta –“

Ah, come muovi bene Reno: riesci a rendergli giustizia senza il benché minimo sforzo (sappiamo che è solo Vincent che ti fa impazzire); gli metti in bocca le parole giuste e lo rendi carismatico, inflessibile, adorabile e irriverente al tempo stesso. Sublime.
E per quanto riguarda l’abilità da seduttore di Cloud… Non si è accalappiato la collega Turk del rosso che, secondo me, non considera una donna, ma LA donna: tra tutte le donne che Reno ha avuto, Elena è l’unica con la quale condivide un sentimento concreto, che verta questo sull’odio profondo o sull’amore sublimato.

Passiamo a Tifa e a Rude. Mi credi se ti dico che questa è la prima volta che leggo una loro interazione?
Altro pregio esclusivo solo della tua persona: non ti fermi ai collaudati standard del mainstream dei fan, quindi riesci andare oltre gli intrecci più “piccanti”, per così dire. Rude e Tifa sono di una tenerezza assurda, empatici perché – inconsapevolmente – condividono lo stesso, infausto destino: l’incombenza di una paura sempre più impellente che frena ogni loro istinto (ecco perché Tifa ha il cuore chiuso e Rude porta sempre gli occhiali).

“Dopo qualche minuto di esitazione si porta una mano al viso e si toglie gli occhiali. Non so il perché, ma sembra quasi voglia mettersi a nudo e la cosa mi sorprende non poco.”

Sottilmente, spieghi le motivazioni di un gesto che può sembrare avventato per la persona di Rude: per una volta, non si accontenta di una realtà vista dietro degli occhiali scuri e vuole constatarla con i “suoi” occhi, la sua personale visione di un qualcosa che non potrà mai raggiungere, ma solo sfiorare.
In questo frangente, mi ha ricordato molto Tifa: non appena lei ha cominciato ad aprire la serratura della sua porta, ha lasciato che un po’ di luce entrasse nel suo cuore; Rude vuole sfruttare i benefici di vedere in modo più chiaro la realtà, senza aspettarsi nulla, ma solo assaporare un effimero istante.

“Gli auguro di cuore di trovare una brava ragazza, al contrario di Reno mi da l’impressione di essere proiettato verso la vita familiare e la tranquillità.”

E Tifa, con sottile verve materna, riesce solo a fare da sfondo al colloquio tra i due che si snoda senza intoppi, in modo spontaneo e dolce; uno dei dialoghi meno artificiosi e profondi che costellano il grande mondo delle storie amatoriali, dimostrazione efficace che le carte vincenti da giocare non sono sempre la “malizia” e il “botta e risposta” vivace.
Mi sono sembrati due amici che non si erano mai detti niente perché frenati da un timore che alimentava ogni loro inibizione.
Rude riesce a liberarsi di uno di questi blocchi emotivi nella frase di commiato, quel saluto trapelato come una sottile dichiarazione dei suoi sentimenti e la definitiva accettazione della realtà: il contrasto tra le loro mani dà un tocco di suggestione all’atmosfera intimistica che si è andata a creare tra i due, senza alcun fraintendimento.

“La voce di Cloud mi fa trasalire. Alzo la testa e i suoi occhi luminescenti mandano lampi. La cosa mi fa preoccupare, in genere non dimostra mai così apertamente ciò che pensa. Anzi, non credevo potesse infuriarsi così per un nulla.
Non avrà pensato che …

Ma cosa sta succedendo tra noi?”

E Cloud incrina questa atmosfera con una facilità sorprendente: rischierò di ripetermi, ma il tuo Cloud è uno dei più umani che abbia mai letto. Hai saputo prendere gli stereotipi, tritarli in una pentola piena di carta e inchiostro, scuoiarli della carne superflua e portando alla luce un nuovo lato di Cloud, mai esplorato fino in fondo. Non hai dato una semplice interpretazione personale di questo personaggio e lo si avverte in modo più evidente nello step successivo, quello tanto decantato da me e che considero uno dei sprazzi Clerith migliori che abbia mai letto…
Cloud cerca di trovare una giustificazione per la furia quasi omicida che ha invaso il suo corpo, alimentato da supposizioni sempre più impellenti e dubbi che non lasciano scampo a nulla: cerca di non colpevolizzare se stesso, gettando la colpa sulle più probabili minacce alla stabilità sua e di Tifa, dimostrandosi quasi “immaturo”, proprio come un uomo vero (non un ‘vero uomo’, eh). Ecco perché è così facile non biasimarlo, ma lasciare che gli eventi prendano la loro piega perché – riprendendo la teoria aristotelica dei “luoghi naturali” – Cloud ritornerà al luogo al quale è destinato. Questo luogo è dove si trova Tifa.
I loro cuori, però, non mi sono mai sembrati così distanti.
Hanno bisogno di un catalizzatore.


Cloud si sfoga nel modo più virile possibile: annacquando nell’alcol fin quando un dolciastro e pesante odore di fiori non invade le sue narici, ennesimo monito per la sua incoscienza. Ora Cloud sta per essere mondato dai suoi dubbi.

“- Ciao, ciao!-“

Solo Dio sa quanto ho aspettato tutto questo.
Quando qualcosa inizia con questo saluto, nella vita di Cloud, si può star certi che nulla sarà come prima; nulla avrà le stesse, monotone dinamiche; sarà stanco di viaggiare tra le righe e troverà sollievo per i suoi dubbi.
La voce gli è più familiare che mai: non l’ha mai scordata. La sua presenza gli è più familiare che mai: non si è mai allontanata.
Hai evidenziato, in questa prima parte, il lato materno di Aerith che, onnipresente sempre e comunque, ha deciso che quello era il momento in cui lui aveva più bisogno di chiarimenti; è pienamente cosciente che non può farcela da solo. La natura del rapporto di Cloud ed Aerith è ambiguo: sembra quasi che lui si senta in dovere di ascoltarla per non venir meno ai suoi sensi di colpa; per altri versi, è pienamente cosciente che può uscire dal tunnel buio solo se afferra la sua mano.

“- E’ un sogno? -
- Ha importanza?-“

Come muovi bene Aerith: le rendi pienamente giustizia.
Lei dispensa sempre queste risposte intriganti che, imbrigliando la mente di Cloud di nuovi dubbi, non fanno altro che allentare gli altri. E’ paradossale, ma è uno dei capisaldi del loro rapporto.

“- Perché sono qui? -
- Hai sbagliato di nuovo domanda, dovresti chiederti perché io sono qui – in effetti guardandomi intorno sono rimasto esattamente nel punto dove sono caduto. Tuttavia ciò che mi ha risposto continua a non fornirmi nessun chiarimento.
Tipico di lei.”

Perfino Cloud ammette che è lei a tenere le redini del gioco. Lei è l’unica che riesce a dominare le sue sensazioni senza un approccio da despota. Questo perché le loro menti scivolano l’una sull’altra, intrecciandosi in amplessi confusi e che prendono i colori del tramonto, del verde dei suoi occhi, del rosa carne delle loro mani e della notte che si staglia dinanzi a loro.

“- Ho saputo che ti sposi, Cloud Strife-“

Lei non usa mai mezzi termini.
Vuole metterlo alle strette, vuole fargli prendere coscienza dei suoi dubbi che – pur non diventando certezze – allenteranno sempre più la presa al suo cuore e non offuscheranno più la vista.
Aerith fende queste nebbie con una malizia sopraffina e raffinata.

“- Cloud … Io ti sto cercando -
- … ? -
- Voglio incontrarti-
- Ma io sono qui!-
- Lo so, lo so … intendo dire … Voglio incontrare … te-“

E’ interessante come intrecci parallelismi del “passato” non proprio idilliaco e del presente, anche lui contornato da sfumature scure, malinconiche, brune: due oceani neri e due luci da trovare. Cloud non sa che queste due luci sono sempre state lì per lui.
Sembrano due elementi contrastanti questi parallelismi, ma penso servano a fare più chiarezza nel modo di vedere le cose e prendere ulteriore coscienza dei sentimenti che aveva per Aerith. Ho deliberatamente evidenziato questa frase perché – dopo tanto tempo – Aerith ce l’ha fatta ad incontrare Cloud; è riuscita a trovare anche lei la sua luce nell’oceano nero.

“[…]è così facile parlare con Aerith, le parole lasciano la mia bocca come se non passassero dalle labbra. E’ una specie di flusso di pensieri che dalla mia mente si riversa direttamente nella sua.”

Hai perfettamente reso l’idea del loro rapporto – non del Clerith, in generale – ma hai scavato nell’individualità di ognuno e hai saputo intrecciarla con il forte legame che li unisce nel destino infausto.
Mi trovo d’accordo su tutta la linea e, davvero, non so dirti quale meraviglia plasma il tuo estro ogni volta che scrivi di questi due o anche solo dai un accenno in un contesto già confuso di suo. Questa è la mia luce nell’oceano nero.

“- Dimmi un po’, Cloud, tu la ami?-
Questa situazione è assurda.
- E sei proprio tu a rivolgermi questa domanda!-“

Aerith, di contro, è pienamente cosciente dei veri timori del cuore di lui e un po’ si è sempre sentita responsabile della serratura chiusa di Tifa, dello sguardo vacuo di Cloud e dei suoi dubbi sempre più impellenti, scalpitanti e scalmanati.
Sta cercando di testare la medicina che ha creato su di lui, in modo che possa alleviare la malattia di massa che si è diffusa a macchia d’olio da tempo.

“- Ma certo, sono l’unica a cui non riusciresti a mentire. Potresti farlo con te stesso, ma non con me-
Una volpe, ecco cos’è! Altro che Antica …”

Cloud non riesce ad ammettere nulla a se stesso e ha bisogno di qualcuno che possa essere specchio dei suoi dubbi, dei suoi pensieri, delle sue incertezze; qualcuno che possa addossarsi pesi gravosi e renderli più leggeri, che possa aiutarlo a fare chiarezza.
Aerith non è una presenza che rende il tutto più confuso, al contrario, è proprio ciò di cui Cloud ha bisogno. E l’ha salvato, un’altra volta.

“- Tifa è … un po’ di luce in un oceano di nero -“

Il testimone passa a Tifa, ora.
E’ lei, ora, che deve farsi carico dei suoi pesi e renderli più leggeri; è lei che deve raccogliere i cocci; è lei che deve aiutarlo a fare chiarezza… Aprendo un po’ la porta.
Aerith sta solo aiutando Cloud ad accettare tutto questo, senza che viva con il rimorso di sempre o arrancando scuse su scuse.

“- Aerith!-
- Sì?-
- Cos’è quella cosa che desideravi tanto prendere?-“

Una luce intrappolata in un bacio.
Il momento più profondo dell’intera storia. Ciò che mi è piaciuto di più è che hai saputo umanizzare Aerith, dandole quell’apporto carnale che tanto manca, che tanto è ignorato, che tanto è offuscato dal suo spirito di sacrificio. Aerith voleva aiutare Cloud e, allo stesso tempo, alleviare i tormenti di se stessa: a differenza di Cloud, però, lei conosceva la sua medicina.
Lei ha curato lui e lui ha curato lei; non si sono chiesti nulla in cambio, hanno fatto tutto da soli.
Struggenti sono l’arrivederci e le promesse che si fanno, allietate sempre dalla reciproca intesa e della malizia che Aerith dimostra in ogni circostanza. E’ così “lei”.
Vorrei citare il mio gruppo preferito, con una frase che, secondo me, si confà al loro rapporto e alle circostanze.

“Sono venuto qui con un peso e lo sento molto più leggero da quando ti ho incontrata”

Tu hai saputo rendere appieno questa frase – se non l’intera canzone da cui è tratta la frase (Green Eyes – Coldplay) – quindi pollici bene bene in su.
Davvero, vorrei tanto poter dire di più, ma le parole mi si incastrano nella mente, si aggrovigliano e si disperdono senza darmi il tempo di acchiapparle; sappi solo che non leggevo una cosa del genere da tempo e ne sono felice.
Già come storia singola, questo piccolo sprazzo di luce Clerith, è perfetta quindi ottimo lavoro.


“Un alito di vento dal mare fa oscillare il fiocco bagnato che portiamo sugli avambracci.

Perché mi sento come se avessi perso?”

Tifa, a differenza di Aerith, con Cloud si incontra, si alterna, combatte, si strugge, si dimena, si calma e poi bacia. E poi il circolo vizioso ricomincia dall’inizio.
Tifa non ha perso: ha vinto una nuova consapevolezza e non sa che sta per affrontare una nuova battaglia per porre fine alla guerra. E’ una fase per porre fine al circolo vizioso.
E, intanto, Aerith fa ancora capolino tra i due, incarnandosi nei fiocchi rosa che portano agli avambracci, deliberatamente evidenziati…
Sembra quasi che Aerith stia tenendo per mano entrambi e li stia mettendo davanti al proprio destino, mentre Cloud e Tifa sono l’uno di fronte all’altra… Con i cuori aperti e la coscienza pulita. Ma forse, questo non basta ancora…


Tesoro, ti ringrazio ancora una volta di esistere e averci fatto dono del tuo estro e di questa storia che, e posso dirlo, sta mietendo sempre più vittime. Non solo cartacee.
Continua presto e intanto cerco di rimettermi in pari con le recensioni.

Alla prossima,
S.
Recensione alla storia (Dis)avventure quotidiane - 27/01/13, ore 10:06
Capitolo 35: (Dis)avventure estive - Costa del Sol (Seconda Parte)
La calura di queste disavventure si fa sentire anche in pieno inverno, nel periodo più freddo della stagione quando la sola borsa calda non basta a scaldare il cuore che impreca e starnutisce.
Azzardo nel dire che ci saranno delle Disavventure invernali: lo sente la mia vena bigotta e anche un po' plateale.
Non me ne voglia Cid, ma è stato drasticamente sovrastato da una triarchia potente e tutta al femminile: Shera, Marlene e Yuffie.

Partiamo da Yuffie.
"Avances" è stato uno dei miei frammenti preferiti e, citando il grande Reno, attirando arzilli e non più prestanti signori direi che può essere promossa a pieni voti da ninfetta cleptomane a Lolita dal feroce spirito di iniziativa.
Da "Avances" è nato un nuovo binomio ben assortito: quello formato dalla nostra Lolita e lo "strano rosso" che fa da colonna vertebrale a queste Disavventure estive.

“- Sei riuscita a rimorchiare un vecchio. Sono la tua passione? Quel Valentine quanti anni ha?- insiste.”

E Reno gira il coltello nella piaga sulle sue disposizioni senofile. Tra sociopatici in pelle, bambini precoci e maggiorate esibizioniste e non... Direi che la senofila ci voleva.

“A questo punto del film Yuffie e Rude si stringono una mano, mentre con l’altra si asciugano le lacrime. La principessa sta anche stringendo in fazzoletto tra i denti per evitare di singhiozzare troppo forte.”

Mi piace il fatto che prendi l'iniziativa, nel senso che delinei personaggi dallo scialbo apporto psicologico - come Rude - e lo trasformi in un fenomenale diversivo, uno stuzzicante divertimento che si riversa nella storpiatura di un cliché trito e ritrito, ma che nelle tue mani diventa pura demenzialità, quella nuda e semplice, che fa gustare il sapore di un sorriso.
Rude sa dimostrarsi anche una spalla più comica di Reno, almeno con Yuffie.
Apprezzo che stai cercando di tagliare il cordone ombelicale della premiata ditta, quella formata da Reno e Rude...
Hai aizzato la mia curiosità.

Shera, invece, è la fata madrina che tutti vorremmo avere accanto, un appiglio a cui il Magnifico può rivolgersi per mangiare pesce e dimostrare la sua virilità.
Come Rude, il personaggio di Shera è diventato un "topos di Manila", che sarà ripreso anche nel futuro meno prossimo; un po' come il topos delle Muse, iniziato con quel santone di Esiodo.
E' una donna che sa leggere le emozioni e non esita ad annullarsi per gli altri. E' disposta perfino a rinunciare alla mangiata a base di pesce con il suo virile marito.

“- … Gli dirò che … abbiamo ancora tanto tempo per mangiare pesce insieme”

Mi chiedo come poi l'abbia presa...


Dulcis in fundo, Marlene.
Lei è la Sally Brown di Final Fantasy: una bambina precoce e con una visione del mondo così efferata e realista da far dubitare agli adulti del loro quoziente intellettivo.
Eppure, riesci a giostrare perfettamente questa sua placida "precocità" con quegli aspetti che si addicono - e compensano in un certo senso - al suo spirito di bambina alla costante ricerca della serenità domestica:

“- Perché sei così fissata con questa cosa?-
- Perché così hai un altro motivo per non andare via da noi- ammette stringendo un po’ di più al petto il chocobo di pezza”

Questo frammento ricco di cameratismo puo' offrire una panoramica etica e attuale, in cui molti potrebbero riconoscersi: io stessa ho riconosciuto la mia parte bambina in Marlene, che stringeva il pupazzo prediletto e fantasticava su cose belle e brutte.

“- Tanto Denzel sposerà Clara e poi a lui piace Tifa … Ed è anche mio fratello! –“

Eppure la piccola non sa che esiste l'incesto (E Denzel continua a essere il solito caso freudiano, che puo' essere studiato solo dopo un attenta lettura dell'Edipo Re).
Fa sfoggio di un impeccabile intuito infantile con le sue osservazioni plateali circa il fatto che Reno non intervista mai le "ragazze piccole" ed è al contempo scaltra e ingenua quando, con la sua personale maieutica, demolisce la brachilogia dello "strano rosso" che la da vinta alla piccola, inconsapevole di aver fatto un affare d'oro.
Inutile dirti che la parte della strana intervista con Marlene e la disinvoltura a rispondere alle domande più scabrose sono stati il fiore all'occhiello dei frammenti, diligentemente osservato da Shelke che, non a caso, è la caricatura perfetta del lettore che non capisce cosa sta succedendo.

“- Lo zio Cid non riesce ad andare in bagno senza giornale, dice che gli si incastra tra il colon e il retto, però non so cosa significa … -
- Ahahahahahahahaha! E che letture utilizza per facilitare il “distacco”?-“

E ritorniamo al fatto che Reno gira il coltello nella piaga, senza curarsi di romperla.
Al trigono femminile, aggiungerei un altro vertice: Reno ha decisamente sbaragliato tutti.

“- Non lo so perché Vincent non vuole la fidanzata. Forse ce l’ha già, oppure non gli piacciono le ragazze … -“

Qui verrebbe da pensarci su...
Yuffie la correggerebbe con un furbesco "A lui non piacciono le ragazze, ma le donne!" e si autoproclamerebbe lei stessa una donna a tutti gli effetti.

“- C’è qualcos’ altro che vorresti dire? -
- Sì, voglio tanto bene al mio papà!-“

Una conclusione impeccabile non c'è che dire.


Passiamo al binomio che più mi fa impazzire: tra i due, è stata Elena che ha dimostrato più spessore.
Hai offerto una descrizione etica impeccabile, che rasenta quasi la perfezione, poichè hai rappresentato la concezione che ho io personalmente di Elena. Ha le virtù - ben altre che vanno oltre il seno formato "materia" - represse di una donna frustrata dal bisogno di un amore non ricambiato e ha trovato il capro espiatorio perfetto in Reno. Sebbene le apparenze, anche Reno rivela una salda introspezione: come ha detto Tifa, quando Reno vede Elena giù di morale le offre il caffè e assimila ogni possibile invettiva con una disinvoltura che puo' essere fraintesa come passività, quindi è perfettamente consapevole della frustrazione dell'amica\collega e si offre come espiazione per non causare un progressivo accumulo e una disastrosa esplosione di rancori.
Per questo mi piace tanto il loro rapporto.

“[..] Reno, il quale non fa altro che tessere le lodi della cucina della Lockheart e dell’abilità di Shera con gli infusi. Il senpai corre dietro alle gonnelle molto corte, però sono convinta che sposerà una cuoca diplomata …”

Credo, inoltre, che Elena sia implicitamente felice di questo particolare trattamento che riceve da Reno e non vuole "intoppi culinari"...
Poi, ho sempre pensato che Reno preferisse le bionde.

“- Quello era il mio seno destro!- insiste sempre più adirata.
- Come no. E queste sono tutte materia!- le fa il verso, rigirandosi tra le mani una pallina.
- Sei un pervertito, Reno!- ringhia la bionda.
- Oh, quante storie! Le tue tette sono di piccole dimensioni, è facilissimo confondersi. Mica ce le hai in formato palle da basket! Una cosa del genere non sarebbe mai successa con la Lockheart … -“

Ancora una volta Reno gira il coltello nella piaga...


Rufus Shinra è una croce: un ammasso di viscidume biondo che si insinua come una serpe in seno... Ma non facciamo di tutta l'erba (cattiva) un fascio.
Quando ha posto quella domanda ad Elena: "Ti sei mai innamorata?" mi ha fatto pensare a quanto evoluti siano ora i suoi approssimativi sentimenti per Tifa, o anche solo per le sue virtù. Non credo si sia rivolto casualmente ad Elena che, come lui, smentisce ogni coinvolgimento emotivo, sebbene in modo diverso.
Credo sia anche lui un uomo frustrato e sopraffatto da quel potere che, una volta, lo rendeva fiero di se stesso: penso che abbia un rapporto complicato con la distorta immagine che vede allo specchio, specie se rapportato a ciò che gli dicono gli altri e i suoi galoppini.
D'altronde, è un uomo come gli altri, solo che è bravo a mascherarsi.

Tanto di cappello per Cloud e Tifa: fai riscoprire quel gradevole lato Cloti che sopisce ogni qual volta che metto mano a una tastiera. Leggerlo, specie se scritto di tuo pugno, è un'altra cosa... Decisamente.

“Siamo quasi alla fine, ancora pochi giorni e potremo tornare a casa.”

Il ritorno a casa si sta tingendo di un rosso color tramonto.


Carissima, ancora complimenti.
S.
Recensione alla storia (Dis)avventure quotidiane - 20/01/13, ore 22:13
Capitolo 34: (Dis)avventure estive - Costa del Sol (Prima Parte)
Carmina triumphalia per Manila, che ritorna per deliziarci in una domenica indolente e piena di aspettative.
Costa Del Sol assiste a una vera e propria "invasione di locuste" biblica che sortisce gli stessi effetti apocalittici.
Frammenti di disavventure che sono sparpagliati sui loro giacigli di ansie e dubbi, legati da un unico connettivo logico, che smente l'apparente confusione. Ebbene questo connetivo si puo' sintetizzare in una sola parola: redenzione.
Quella redenzione non consuma i suoi peccati in un confessionale, ma si fa portavoce intima e, forse, spietata delle incertezze dei personaggi che se le portano dietro come una croce fatta di micce, mentre il campo minato esplode. Ma le micce non esplodono tutte insieme, anzi... Degustano i tempi come se fossero razioni deliziose di un pasto troppo frugale.
Il più "redento" sembra essere Vincent: a furia di leggere romanzi rosa sotto l'ombrellone sta diventando sempre più simile a Heathcliff (personaggio di Cime Tempestose che è tormentato dl fantasma della sua amata, nel caso tu non lo conosca). con tanto di esiti grotteschi anche nei sogni.
In questa "prima parte" Red e Shelke sono stati rispettivamente lo Stephen Daedalus e il George Willard della situazione: narratori onniscienti che giostrano un labirinto sublime, quel tassello mancante che fa da mano guida allo spettatore; dico questo perchè il resto dei personaggi si confronta con il suo intimo, rendendo partecipe il lettore più della sua psicologia che della prosastica in sè... Invece Red e Shelke sono i "tutor" che ci si aspetta di trovare in ogni "raccolta di racconti", questo perchè sono - paradossalmente nel caso di Shelke, perchè è risaputo che Red è una fiaccola di speranza - i personaggi meno problematici.
Ogni personaggio ha dato il suo apporto caratteristico, giostrato dalla tua incredibile versatilità a giocare con alcune personalità lasciate nel dimenticatoio (come quella di Cloud, che da sociopatico diventa un abile promotore di attività ricreative notturne) e che inizia da una frase già sentita, che ha echeggiato nei cantoni di quello che è un confuso passato:

"-Magari potrei anche abbronzarmi. A te piacerebbe, Cloud?- Aerith alza lo sguardo e lascia che il suo viso venga baciato dal sole.
- L’abbronzatura è piacevole - rispondo distrattamente.
-Capito, lo terrò presente- sorride misteriosa."

Sì, ricordo quella frase piuttosto bene.

L'introduzione di personaggi originali, creati di tuo pugno e pronti a fronteggiare la prolifera mente di Nomura, è stata una mossa furba; lo scacco che precede la definitiva rovina de Re: sono personaggi di grande apporto umoristico, una caricatura di alcuni stereotipi che avremmo voluto vedere o che abbiamo visto in Final Fantasy. Ad esempio, Sharona mi ha ricordato la dispotica Scarlett in alcuni passi; mentre Clara è la caricatura spocchiosa della "bambina col Moguri" che si vede in Advent Children; Pink, invece, è un tassello che mancava e che Nomura avrebbe dovuto inserire... Quella "coda felina con fiammella" che Red vede volteggiare sotto l'ombrellone di Sharona è il fiore all'occhiello dei "personaggi originali".
L'inserimento di personaggi originali - fatta eccezione per prole e famiglia - in un canon già definito è la croce e la delizia di ogni lettore: possono essere amati con lo stesso fervore dei personaggi principali o essere schedati per l'immediata soppressione. Nel tuo caso li terrei tutti perchè sono un temporaneo diversivo, che stuzzica la curiosità e il gusto anche del lettore più conservatore, facendogli scoprire un nuovo sapore.

Queste disavventure estive sono costruite dai personaggi, quindi mi focalizzerò principalmente su queste creature onnipresenti, anche per dare giustizia alla magia ibrida di questo ponte transitorio che porterà una ventata di curiosità e velati intrighi all'interno della comitiva. E chi è la burattinaia di questi "scherzi neuronali"? Aerith (che agisce per tua intercessione, sia chiaro).
Il suo nome ricorre in più parti e nel dialogo iniziale; agisce d'impulso anche nei timori di Tifa in "Pace?" palesando altre insicurezze recondite, anche perchè l'altra metà del sogno diverrà realtà una volta attraversato questo turbinio di redenzioni.

“-Sto pensando alla mia prima ragazza … -“

Cloud è stato una sorpresa piacevole, ma non per questa frase (è risaputo che il suo vero amore è la Fenrir) quanto per la prospettiva d'insieme: fra piccole frasi e comparsate varie nel corso dei frammenti, sei riuscita a delineare un Cloud Strife a 360 gradi.
Lo ritroviamo malinconico e pensante nella frase introduttiva, quella che ricorda Aerith e che resta ancora un punto fermo; sfocia in una paratattica "euforia" con la frase che ho messo in evidenza, volta a delineare un aspetto del carattere di Cloud che è stato spesso soppresso (nel gioco stesso c'erano frasi simili anche se, perdonami, non ricordo il contesto in cui sono state inserite) dalla solfa sociopatica a cui mi sono abituata; poi c'è quella frase “Rufus Shinra, se tu e quegli idioti che ti porti dietro provate anche solo ad allungare un dito su di lei io … Vi farò scoprire per quale scopo è stata veramente forgiata la mia spada!” che mette a nudo quell'incosciente protettività che gli conferisce ancora più spessore.
E' un Cloud a 360 gradi, lo ribadisco.


“- Ha visto una bella barca a vela e … gli si è alzato l’albero maestro-“

Su Cid potrei farci un'epopea ed è una delizia esplorare quel lato vacanziero che non gli porta certo via lo smalto.
Per ora sembra ignorare la piega libertina che sta prendendo Shera dopo la ritrovata emancipazione, facendo "comunella" con Barret in freddure che aggiungono quel tocco di classe a una storia già sublime di suo. (Che Cloud avesse una certa disposizione a certi incidenti lo sapevamo già, ma le metafore del Magnifico sono una ventata di novità che non smetterà mai di sorprendermi).

“-Nutro una profonda idiosincrasia per certe cose, preferisco le attività intellettuali – risponde in tono garbato.
- Che fa? – bisbiglia Barret a Cid ,tirando un po’ su col naso.
- Le stanno sul cazzo – risponde il Capitano bevendo una sorsata di birra ghiacciata.”

La premiata ditta colpisce anche quando si tratta di decifrazioni forbite: Cid il Magnifico che dispensa le sue conoscenze anche ai prosaici inetti come Barret. Propongo di candidarlo all'ONU.

“- Zitto tu! Il mio picchio perforerebbe il legno anche solo con mezzo becco, non si può dire lo stesso di te, signorina Strife … -“

E il Capitano non solo predica bene, ma razzola meglio... In doccia e in spiaggia. E' un vero uomo.


Altra premiata ditta che non si smentisce è quella formata da Denzel e Marlene.
Marlene sta maturando già una visione pubescente della vita, divenendo più conscia dei suoi desideri e delle sue paure, senza perdere quella verve fanciullesca che serve a tenerla sul piano giusto: se continua così, di certo non svilupperà le tendenze estremiste di Yuffie.

“La faccia di mio fratello è un po’ pallida e quando lei gli chiede questa cosa, lui non se lo fa ripetere due volte e le sue dita si stringono intorno a quelle della sua nuova amica.”

Più che mera gelosia pubescente, però, definirei quella di Marlene una reazione spontanea a quella fase in cui si comincia a essere privati dei punti salienti dell'infanzia; in questo caso si tratta del rapporto esclusivo che condivideva con Denzel, quello che lei considera un fratello. E' un po' come quando arriva un fratello inatteso e i genitori cominciano a focalizzare le loro attenzioni sul nuovo arrivato.
Forse il concetto si perde nella velata interpretazione che alcuni potrebbero dare a questa frase:

“- Una non te la dirò mai, neanche in punto di morte- lo dice così decisa che comincio a riconoscerla finalmente.”

Io, essendo portabandiera dei Darlene, ho subito pensato alla Fenrir e al modo in cui sarà profanata.
Passando a Denzel; lui è il tipico caso freudiano in cui ogni scusa è buona per pensare alla madre (ma non è estremista come Sephiroth, anzi... Forse quella di Denzel è una sfumatura cromatica che conferisce ancora più spessore al personaggio). Anzi, in realtà l'unico sprazzo di "edipicità" l'ho individuato in:

“E’ l’unica femmina veramente coraggiosa che io conosca dopo Tifa …”

E poi ho sorriso, andando avanti in quello che è stato il mio "frammento" preferito. Quello del cappello, ingannatore e profeta di tutte le gioie represse, che volano via e lasciano il loro ricordo in uno schiaffo ben assestato.


Yuffie e Vincent iniziano a sviluppare un nuovo rapporto e una nuova maturità.
La piccola principessa di Wutai sta lasciando il posto a una donna che non si fa più mettere i piedi in testa dalle sue singolari disfunzioni ormonali.
Su di loro mi soffermerò prossimamente perchè c'è tanto da dire.

Reno ed Elena.
Che delizia.
Il binomio meglio assortito, a mio parere. Sono stati giostrati con una consapevolezza incredibile e magistrale.
Reno è protagonista di alcuni svalvolati pensieri che si perdono nella procrastinazione e un'implicita simpatia mascherata con un apparente "disappunto" da parte di Shera - in primis - e Tifa che si dimostrano non povere di belle parole, a un certo punto.

“- Sui gusti non si discute, certo, però tutto sommato non è così malaccio: ha degli occhi bellissimi, spalle larghe, una faccia da schiaffi e … -“

Quello di Tifa era un tentativo malriuscito di ingraziarlo agli occhi di Elena e più che malizia, ho denotato una certa ingenuità nel propinare Reno come se fosse un succulento pezzo di carne tirato fuori dai cataloghi.

“Così svestito, senza gli inseparabili occhiali da pilota sulla fronte e con i capelli umidi ha il suo perché. E’ abbastanza smilzo sebbene il suo corpo suggerisca comunque una certa attività fisica, non è bello nel senso convenzionale del termine, però ha un fascino malizioso che cattura l’attenzione. Se non fosse per quel modo assurdo di parlare e per le bizzarrie di cui si rende protagonista potrebbe rientrare nella categoria “bel ragazzo”

Decisamente meno ortodossa è Shera, la cui ingenuità smaschera un certo buongusto nell'apprezzare il genere maschile. La sua perspicacia è quasi superiore a quella del marito...
Elena è un'anticonformista con i fiocchi sotto questo aspetto. Lei e Reno condividono momenti di sfrenato cameratismo che questi sfociano in una demenzialità occulta, senza che nessuno ne faccia un dramma o una speculazione maliziosa proprio perchè è nella natura del loro rapporto stuzzicarsi così pesantemente.
Tutti risentono di questa ridente bile, incluso l'istruttore che sarà il bersaglio preferito delle loro innumerevoli gag, lo sento fin sopra i capelli.

“- Io palpare il sedere a te? Tu hai una fissa, bella mia, tromba che è meglio!-“

Eh, la mano morta di Reno che resuscita non appena rimarca velenosamente sulle parole, destando l'ennesima zuffa verbale che - insieme ai soliloqui di Cid - è quel tocco di classe che aggiunge la giusta verve alle tensioni emotive.
Reno ed Elena sono stati la sorpresa di questi primi "frammenti".

“- Oih, Tifa, a questa qui versa solo bevande zuccherate, è troppo acida per bere altro- punta il mento verso la collega, prende i suoi bicchieri e si allontana.”

Hanno un rapporto calcato da una provocatoria vena adolescenziale. Eppure quando le parole rimuginano sugli occhi tristi di Elena e sul suo sentimento a senso unico per Tseng, mi viene da pensare a Reno come plausibile "spalla" su cui piangere dati i trascorsi non proprio amichevoli con Tifa e l'intero assetto femminile.
Elena è crogiolata nel suo esclusivo rapporto con i suoi colleghi Turks; è la più fragile e fraintesa perchè non ha punti fermi, non ha empatia.
Mi è piaciuta la chiacchierata che ha avuto con Tifa e le annesse riflessioni che sono succedute: hanno dato nuovi spunti, freschi proprio come li sai dare tu.

"- Se Reno indossasse il perizoma al contrario non si noterebbe niente !-“

E con questo apriamo l'ennesimo dibattito sul rapporto inversamente proporzionale "qualità\quantità"...


Carissima, sono di fretta e non vorrei esaltare ancor di più i miei sproloqui.
Ti faccio i miei più vivi complimenti e bentornata :DD

A bientot,
S.
Recensione alla storia (Dis)avventure quotidiane - 02/12/12, ore 00:57
Capitolo 32: Man in the mirror
Il celebre capitolo, tanto decantato dalle mie aspettative che, per l'ennesima volta, hanno trovato appagamento.
Vincent, come hai giudiziosamente detto, è il personaggio che ha conosciuto meno cambiamenti nel corso di Final Fantasy e del mastodontico numero di spin - off e derivati, eppure sulla sua storia puoi scriverci un decreto della Sacra Rota...
Giostri alla perfezione le contorsioni psicologiche e le introspezioni di ogni singolo personaggio, a partire dall'estrosa Yuffie fino al corroborante conflitto con lo specchio e con il riflesso di se stesso di Vincent - condito, poi, con il tuo estro magnifico - che, in realtà, non ama guardarsi solo perchè vedrebbe gli spettri del suo passato passargli davanti agli occhi e ne soffrirebbe amaramente, chiudendosi ancora di più in se stesso.
Efficace il parallelismo con la canzone Man in the mirror, sebbene la musica di Michael Jackson non rientri esattamente nelle mie corde (fatta eccezione per Beat it, Smooth Criminal e occasionalmente Thriller, dipende dai periodi, e un'altra che ho ascoltato distrattamente in radio e di cui non ricordo il titolo, ma era assai struggente), essendo io di un'altra generazione. Mea culpa


"Vincent Valentine è un bell’uomo, non è una novità, ma da questa prospettiva posso intravedere quel lato che tende a nascondere. Forse solo a Shelke è permesso entrare in quel mondo di luci e ombre che ha creato dentro di sé e , probabilmente, neanche a lei è concesso di esplorarlo fino in fondo.
Posso illudermi di pensare che oggi abbia permesso anche a me di sbirciare?"

Yuffie è semplicemente adorabile: incarna quel lato un po' naif che caratterizza le ragazze innamorate e che assaporano ogni spiraglio che abbatti, anche solo per un istante effimero, le barriere della semplice confidenza fino a sfociare in una vera e propria intimità.
Ne parlo per esperienza indiretta: ti ricordo che ho una sorella piccola e inevitabilmente intrappolata nella morsa di Cupido, quel sadico putto con arco, frecce e pannolino.
Tornando all'introspezione di Yuffie... E' assolutamente plausibile e realistica quella frase "Posso illudermi di pensare che oggi abbia permesso anche a me di sbirciare?", un po' una rivalsa e un po' una speranza che rasenta la disperazione\implorazione a tutti i numi che regolano i fili del debole cuoricino di Vincent come sadici burattinai, più sadici del piccoletto con arco e frecce.
Ho sempre considerato il rapporto tra Yuffie e Vincent singolarmente esclusivista, ma in un'accezione molto speciale.
Mi spiego meglio... Entrambi sono due personaggi abbastanza marginali, che hanno acquisito importanza con l'incedere del videogioco, anche con le relative delineazioni psicologiche; un po' il percorso inverso di Cid, che ha rubato la scena già dalle prime battute. Yuffie e Vincent condividono confidenze e laconiche chiacchiere; per Vincent è un appiglio innovativo e lei si approccia con indiscrezione piacevole. E' anche una valida spalla in battaglia.
Ho sulla punta della lingua la parola "sorellina", ma stona se è associata a loro due, proprio per quel fattore incognito che li avvolge in un alone confuso, dove si destano le più spassionate supposizioni. La più plausibile è certamente quella che ci proponi tu: Vincent ha davanti a sè una giovane donna, nel fiore dei suoi anni e lui è come un bambino che deve imparare a vivere e a cambiare; Yuffie è l'unica che puo' aiutarlo in questo percorso, è quella fiaccola che si staglia nel buio e che rende i ricordi un po' più sfocati.


"Come promesso, non ho tagliato drasticamente i capelli,ma mi sono limitata ad accorciarli leggermente e a sfoltirli un po’, anche perché ho capito che non è una persona in grado di sopportare cambiamenti repentini che lo riguardano direttamente. Non so se anche prima fosse così, oppure sia la conseguenza dei suoi trent’anni di isolamento, però è già un grande passo che abbia accettato la mia proposta. Se ha bisogno dei suoi tempi, li avrà."

Ma come Vincent, anche Yuffie è un personaggio che ha attraversato - se non un cambiamento - una maturazione quasi necessaria.
E' come se assumesse consapevolezza sempre maggiore del suo ruolo di "istitutrice di vita" e concedesse al suo "studente" i tempi necessari per metabolizzare i cambiamenti e accettare un po' di più se stesso e l'evoluzione di se stesso, che comincia con un taglio di capelli, per nulla drastico, solo qualche ciocca che sfoltisce via un boccone di ciò che è passato e che non ritornerà più a far visita, se non sporadicamente.
Yuffie è quasi una donna e ha bisogno di lasciarsi alle spalle l'ingenuità della petulante ragazzina - ninja con attitudini dispotiche; mantiene sempre la freschezza spensierata che la contraddistingue, ma in un contesto più adulto, che si addice all'introspezione psicologica del capitolo, che si gioca tutta nel titolo "Man in the mirror": la paura di guardare ciò che si vede per paura che sia reale.


"- Yuffie, Vincent, siamo tornati! Ma dove siet…- La voce di Shera è partita dalla porta d‘ingresso, si è avvicinata man mano, poi si è interrotta quando ci ha scorti in bagno. La padrona di casa guarda il mantello appeso alla maniglia della porta, la fascia dimenticata sul poggia asciugamani e i capelli tagliati che giacciono sul pavimento, poi riporta l’attenzione su di noi.
- Oh…!-
Già, oh …
Cid passa davanti alla soglia, butta un occhio dentro, punta il dito verso Vincent, si toglie la sigaretta da bocca e ci dice come la pensa …
- Chi cazzo è quello?!?-"

E come io sono solita a lasciare l'amaro in bocca, tu sei solita a strappare un sorriso spassionato anche al più esigente dei lettori: Cid è inspiegabilmente teatrale come al solito e riesce a focalizzare l'attenzione sulle sue esecrazioni da marinaio piuttosto che sulla ritrovata maturità di Vincent e la spontaneità al cambiamento.
Shera è la solita fiammella che illumina il focolare casinista.


Carissima non finirò mai di ripetermi, sei davvero magnifica.
Non riesco a credere che riesci a unire in modo così magistrale psicologia, pedagogia, o(r)gia e Cid Highwind tutti nello stesso calderone senza eccedere nel ridicolo. Sono davvero senza parole!

Alla prossima disavventura.

A bientot,
S.