Recensioni per
Lettera a una mamma che non ha saputo amare (me)
di SofiaAmundsen

Questa storia ha ottenuto 18 recensioni.
Positive : 18
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
02/07/14, ore 12:03
Cap. 1:

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Questa storia parla di una donna condannata ad esserne solo l'ombra. Di una mamma che non sarà più tale, sommersa e vinta da dall'indifferenza e la codardia.
Parla della Sindrome di Stoccolma.
Parla di un mondo fatto di mostri, di un uomo che sotto la droga è diventato distruzione e odio, di lividi, lacrime, solitudine.
Parla di una battaglia.
La battaglia di una bambina che, bambina, non lo è mai stata. Che lotta per briciole di vita tra la tempesta dell'odio e quella dell'indifferenza, per la speranza e la fierezza di sé contro la disperazione di una mamma distrutta e il senso di colpa che tutte le vittime, irrazionalmente, provano. Che lotta contro i mostri.
Una bambina forte come il ferro, che non non si arrenderà mai a farsi piegare.
E che, come il ferro, si spezza.
"Perchè contro il male si lotta, ma senza l’amore non si vince mai."

Incorniciata da uno stile evocativo, diretto, commovente ma mai pesante, ha la profondità propria delle storie che partono dal cuore. E che colpiscono, al cuore, con una forza emotiva che è un pugno nel petto.
Una storia vera, vivida, in tutti i sensi, che lascia qualcosa dentro e varrà sempre la pena di raccontare, per quanto faccia male.

Per questi motivi ritengo che "Lettera a una mamma che non ha saputo amare (me)" meriti l'inserimento tra le scelte.

Recensore Junior
07/01/14, ore 00:10
Cap. 14:

Questa storia è davvero commovente. Sono pensieri originali, ben fatti e emotivi, ma non strappalacrime. Qualcosa di piacevole da leggere e rileggere, che fa riflettere, che comunica,
Mi piacerebbe molto leggere il continuo :)

Recensore Junior
05/07/13, ore 17:30
Cap. 12:

Ciao, cara Sofia
come posso dirti ciò che sai suscitare in me senza essere retorica? Aiutami...
Personificare nelle narrazioni non è mai semplice, eppure tu hai reso quella casa protagonista autentica del doloroso dramma che si consumava tra le sue mura. I colori, i suoni, i sapori, gli odori, il dolore impressi in quelle cicatrici tracciate in un luogo fisico, ma ancora più profondamente su un'anima innocente indifesa sola...hanno scatenato dentro di me un vero turbine di sesazioni, potevo sentire attraverso quella ragazzina, che, ora donna, sta per spiccare il salto fatale...
Come sempre mi lasci senza fiato...
Brava!

Nuovo recensore
04/07/13, ore 09:12
Cap. 12:

Se ti dico che e' una delle esperienze più profonde della mia vita ci crederesti? Credici sul serio. E' un diario doloroso, che ti entra dentro e che dopo non se ne va più. Mi sono sentita unita con questa ragazza, a te come mi era capitato con poche persone. La narrazione e' una cosa che parte da dentro, complimenti ancora, e mi dispiace che purtroppo questa storia abbia del vero, in tutto il mondo. Sei veramente brava,
Un abbraccio
Martina

Recensore Junior
06/06/13, ore 13:45
Cap. 11:

Cara, carissima Sofia... brava!
Ogni parola, che questa sventurata figlia destina alla sciagurata madre, pesa più di un grosso macigno... Il macigno che fa affogare nel mare delle colpe e dei rimpianti due donne, entrambe vittime, diverse e uguali nel ruolo che hanno avuto in quella tragica messinscena che è stata la loro vita familiare. Una figlia voce fuori campo, immagine fuori fuoco nella vita di una madre vittima, ma anche carnefice. Come sempre, brava.
Un abbraccio,
Agata74

Recensore Junior
28/05/13, ore 11:20
Cap. 10:

Cara Sofia, come sempre le tue parole hanno la forza d'impatto che potrebbe avere un treno in corsa, ma portata sulla leggerezza delle ali di una farfalla.....
Sono sempre più convinta che l'eco dei piccoli grandi gesti che compiamo, oppure no, ogni giorno nelle vita dei nostri figli sia destinata ad accompagnare la loro esistenza. Da mamma spero che l'eco dei miei gesti sia per i miei figli fonte di amore e vita e, se dovesse essere fonte di lacrime, esse siano di gioia.
Come ogni altra volta brava!
Ciao e a presto

Recensore Junior
27/05/13, ore 14:07
Cap. 1:

Cara Sofia,
Ciao, comincio la recensione come la tua storia, come una lettera.
Come sai, ero molto indecisa se commentare o meno... Perchè? Beh, dai, sai il perchè, no? Non c'è bisogno di spiegarlo. Ma poi ho pensato che... Beh... Forse la dovrei prendere come una storia, semplicemente. E se devo fare così... E' una bellissima storia, non c'è che dire. E quindi eccomi qui, appena sveglia (scusami, avrò le idee un pò confuse), a commentare, con il mio solito spreco di parole.
Non commento capitolo per capitolo perchè, credo, non ce ne sia bisogno. Direi semplicemente ad ognuno che sono bellissimi e che scrivi in maniera poetica. Ma invece mi serve uno spazio per PENSARE, per RAGIONARE sulla storia in sè. Non il singolo capitolo. La storia, la protagonista. L'autrice.
Ho pensato di commentare perchè.. perchè all'ultimo capitolo mi veniva voglia di piangere, per la protagonista, per la madre, per tutta una vita passata in questo modo. Per tutte le cose che lei non dice e vorrebbe dire.
Quando ho letto "questi colori non mi piacciono", riferiti al rosso-nerastro del sangue e al giallo e viola dei lividi, delle impronte umane sulla pelle, ho chiuso gli occhi, per un qualche istante, e sono rimasta così, terrorizzata. Poi li ho riaperti e ho rincominciato a leggere. Ma io non voglio chiudere gli occhi, capisci? Non voglio farlo. Non lo faccio, di solito, tu lo sai. Non lo faccio con nulla.
Ma allora perchè mi è capitato di pensare: "Ma è proprio necessario? Perchè deve farmi così male? Perchè devo leggere una cosa che mi fa stare così male", sì, lo so, sembro una cavolo di... Insensibile? Sicuramente priva di tatto, nel dirlo. Lo so. Lo so lo so lo so. Non c'è bisogno che storciate il naso. Ma almeno sono sincera. Perchè è quello che ho pensato. Ma quello che fa la differenza, credo, è che l'ho pensato e ho continuato a leggere, perchè mi ero anche detta "perchè deve fargli ancora così male?", e allora ho continuato a leggere. L'ho fatto.
In realtà credo che per questa storia non ci sia bisogno di parole, e forse è per questo che ne sto usando il più possibile.
E continuo a farlo. Ne userò il più possibile fino a quando il vuoto che questa storia rimanda non si sarà estinto. Fino a quando riuscirò a leggerla senza pensare "devo dirlo".
Avrei voluto urlare, mentre leggevo, urlare di parlarne con qualcuno, di non sucidarsi, dio mio, che non si risolve nulla. Di scappare di casa, fuggire, vagare per questa landa spoglia che è il mondo, ma andarsene. Da qualcuno.
Ma HA qualcuno, questa ragazza? Qualcuno di cui possa fidarsi? Qualcuno che non chiuda gli occhi vedendo i suoi lividi? Che sappia quello che è successo ma non si giri sempre dall'altra parte? Ha qualcuno da cui fuggire? Ti prego, sì. Perchè mi sentirei meno in colpa. A nome dell'umanità insensibile, a nome di un pubblico impassibile ma che passa e se ne va, a nome mio, che provo dispiacere per una ragazza che neanche conosco. A nome mio.
E se ha diciott'anni, o se è vicina... Lo so, non si può dimenticare, mai, ma puoi crearti una nuova vita, andartene, fuggire.... E sono passata alla prima persona, come se lei esistesse, come se lei fosse qui.
A questo proposito: una volta ho letto che Aristotele credeva che grazie alle Tragedie una persona riuscisse ad entrare nella storia, a crederla VERA, e in questo modo a risolvere problemi interiori. Che una persona si sente IMMERSA nella storia, e vuole gridare, aiutare, ma riesce soltanto a essere uno spettatore esterno, ma non riesce a variare il fato, il destino, il disegno. Il non credo a queste cose. Al destino, dico, non a quello che diceva Aristotele. Ed ho passato il tempo provando l'impulso di gridarle di fermarsi. E di chiudere la pagina di efp, perchè sapevo non sarebbe andata così.
E tu sai come sto, sai che provavo, leggendo, sai quanto mi immedesimassi in alcuni passaggi. Lo sai, vero? O almeno puoi immaginarlo.
Sto scrivendo questa recensione come se fosse una delle mie storie introspettive, dove mettere dentro tutto quello che provo. E forse è così. Forse.
Come forse, in realtà, la madre le voleva bene. Sì, ne sono sicura. Le voleva bene. Non si può non volere un minimo bene a un qualcosa che è, letteralmente, parte di sè. O forse lo è, e sto dicendo tutte cretinate. Non so, davvero. Questa recensione è un insieme di controsensi e non sono neanche sicura di volerala pubblicare.
Ad ogni modo: la madre. Quanto deve aver sofferto, la madre? Quanto deve essersi fatta del male? Ma soprattutto, quanto deve aver fatto del male a lei? Quanto l'ha cambiata? Quanto l'ha resa quello che è? Tanto, tanto, tanto.
Ma la soluzione non è suicidarsi, oh no! Non è mai una soluzione, quella. Una soluzione è vivere in funzione di quello che hai sopportato. Ha. Mi ritrovo a parlarle, scusami, Sofia.
Anzi, scusami in generale, per tutta questa recensione che SICURAMENTE ti sembrerà priva di tatto. Nella quale dirò qualcosa di sbagliato. Come minimo. Ma preferisco dire qualcosa di sbagliato che scrivere "Bella, un bacio."... Non è da me, semplicemente.
Che poi in realtà sto facendo una metarecensione (Scusa, sto facendo il metateatro, capiscimi): sto facendo una recensione in cui non parlo della storia ma della recensione stessa. Scusami. Smetto di divagare. Torniamo a noi.
Il padre... Il padre... Quel padre che viene sempre nominato attraverso una... metafora? (scusa, non so cosa sia, in realtà XD) : Il mostro. Il mostro.... Sì, lo è. Agli occhi di una bambina, per la quale il mondo si divide in bianco e nero, principesse e mostri, lui sì, lui è un mostro. E lei non si sente la principessa. Lei non può fare a meno di sentirsi un mostro pure lei, perchè si sente colpevole, perchè sente di essere lei la causa di tutto. Già.
La causa di tutto. Lei, la vittima, si sente la causa di tutto. Sempre. Succede. Sempre.
Sto leggendo un libro di un'autrice molto brava, Doris Lessing, durante la lettura del quale mi commuovo, in continuazione. Anche se scrive cose di vita quotidiana, semplici attività. Mi commuovo. Perchè scrive benissimo. Ok, ora, lei è un nobel della letteratura, tu no, quindi non siete paragonabili. Ma anche mentre leggevo quello che scrivevi tu, mi commuovevo, per qualunque cosa.
(Ah è colpa della Lessing anche se metto i punti e le vigole alla cazzo, scusami, amo troppo come lo fa lei e cerco di imitarla... Male, ovviamente)
Ok, come non detto, non riesco a smettere di divagare, ed è un ora che scrivo questo schifo di recensione XD Scusami.
Che poi in realtà avrei una decina di recensioni da scrivere, prima della tua. Ma invece non mi va. Voglio scrivere questa. Sentiti onorata.
Ad ogni modo, e cerco di concludere, un personaggio affascinante, intrigante.... VERO. REALE. Incredibilmente... Carnale... Ma non nel senso di... Con la carne sulle, ossa, ecco. Reale. Basta reale.
Scritto in una maniera da sogno: lo sai che amo il tuo modo di scrivere. Poetico al massimo, entusiasmante, commovente ma non deprimente. Coinvolgente.
Sembra una poesia, davvero. Alcuni passaggi sembrano poesia.
E questa parte della recensione è quella più forzata, non mi andava di scrivere del tuo modo di metter giù le parole... In realtà credo mi andasse solo di sfogarmi, perchè questa storia è come un pugno al petto, e fa male, male, male, e ti accasci mentre lei sta per terra, sotto le mani di colui che dovrebbe volergli più bene al mondo, sotto lo sguardo gelido di colei che dovrebbe essere fiera di lei ma non lo è, mai. Non lo sarà, mai. O lo sarà e non lo farà vedere.
Ed è così che mi sento io. E scusami, davvero, perchè non è bello, da dire, che fa male, leggerlo. O forse sì, perchè mi sento dentro. O forse no, perchè far provare sentimenti del genere è doloroso anche per chi lo scrive. Perchè anche chi lo scrive si fa del male, rileggendolo, ma sta meglio, scrivendolo, perchè confida qualcosa, anche se non proprio la sua storia. Anche se non proprio se stesso. Butta fuori qualcosa. Ed è quello che lei, che la protagonista, avre bbe dovuto fare. E' quello che lei non ha mai fatto. E' quello, in lei, che ci fa piangere. Che MI, fa piangere.
E la stronco, così, questa recensione, a metà, come un fiore reciso, come... come la sua vita, tagliata di netto. E la recido così, senza nè capo nè coda, senza senso. Perchè forse non lo voglio dare, un senso, forse volevo solo sfogarmi. E allora va bene così. Va bene che non si conclude.
Va bene senza senso.
Un bacio.
Comunque tua.
Claudia.

Scusami se ho detto qualcosa di sbagliato.

Recensore Junior
26/05/13, ore 17:04
Cap. 9:

Questa storia è talmente triste, ma anche talmente bella...
Le tue parole sono poesia pura.
Non cambierei nemmeno una virgola in questi capitoli, ogni parola è stata scelta con cura per rendere la storia perfetta.
Complimenti, spero di leggere qualcos' altro di tuo.
Tomboy

Nuovo recensore
24/05/13, ore 22:44
Cap. 9:

Ho letto i capitoli tutti d'un fiato, non ho parole per descrivere. Sono parole cariche di significati, di dolore, parole sofferte. Hai una scrittura scorrevole, piacevole ed espressiva. Sei veramente bravissima. Continua a scrivere, perchè veramente hai le capacità per arrivare a qualcosa di più grande. Detto questo, in bocca al lupo per la tua carriera! <3 mi hai fatta emozionare :')

Nuovo recensore
23/05/13, ore 18:27
Cap. 8:

Sono capitata qui per caso e... wow. Davvero, queste lettere sono qualcosa di incredibile. Scrivi benissimo, quando ho finito di leggere mi è venuto il magone. Hai saputo descrivere il dramma di questa ragazza in un modo toccante e drammatico, senza essere troppo pesante e leziosa (ma che bella parola xD).
Ancora complimenti
-Camy

Recensore Junior
22/05/13, ore 23:33
Cap. 8:

Cara Sofia, ognuna di queste lettere ha la forza di un pugno sferrato in pieno viso, ti colpisce senza la possibilità di alzare la guardia e difenderti. Si tratta del pugno di una realtà drammatica e spietata, in cui una figlia non può gioire nemmeno dei ricordi, anzi, proprio in essi si annidano, come colonie virulente, le sofferenze più grandi. Sofferenze fatte di assenza, di sguardi che dovrebbero rincuorarti anziché ucciderti poco alla volta.
La crudezza con cui racconti il dolore di questa giovane vita distrutta è filtrata dalla tua eccezionale sensibilità e indubbia capacità narrativa. Brava davvero. Ogni volta leggerti è un'esperienza molto intensa e profondamente coinvolgente, brava, brava, brava!
Ciao e a presto.
(Recensione modificata il 22/05/2013 - 11:35 pm)

Nuovo recensore
14/05/13, ore 13:53
Cap. 3:

bello anche questo secondo capitolo. arriva bene quello che vuoi trasmettere a livello emozionale, ma in alcuni punti non si capiscono le dinamiche. ad esempio nel pezzo centrale ci si perde in un serie di plurali e singolari e non si capisce più se si parla della mamma, della figlia, degli occhi o quel che è... è un peccato, perché l'angoscia e la sofferenza riescono a toccare diverse corde, ma si perde un po' il tutto in quella parte..

poi ci sono diversi errori di distrazione, ad esempio "a un’età in cui il mondo ancora non lo conoscevo ancora", questo doppio ancora è un po'... genf XD

ti consiglio di rileggere, se non lo fai :P

in definitiva però è bello, complimenti!

Nuovo recensore
13/05/13, ore 19:59
Cap. 1:

eli ç_ç bella storia! come sempre :) ho notato solo alla fine che sono più di una, ma al momento leggo solo questo (ho poco tempo).

mi era venuto il magone, però stranamente più per la mamma che per la bimba, non so perché... come se pensassi "povera madre, non è stata capita". bho, sono strano ahahah. complimenti ancora u.u

Recensore Junior
06/05/13, ore 23:08
Cap. 6:

Che brava....
Hai saputo infondere in un sorriso, un sorriso mancato, tutto il dramma della privazione provato da una bambina. Il ritmo delle tue parole ha reso ancora più intenso il pathos che esse narravano. Come sempre, leggendo ciò che scrivi, riesci a farmi vedere e sentire attraverso di "lei", è un viaggio terribile, attraverso il quale mi conduci con straordinario realismo. Grazie.
Ciao a presto.

Nuovo recensore
05/05/13, ore 08:29
Cap. 7:

Mi piace tantissimissimo questa lettera! è scritta benissimo, hai uno stile molto fluido e veloce, si legge bene e con piacere! Ovviamente il tema è molto triste, ma è quella tristezza che ti si appiccica addosso e ti costringe a pensare, una tristezza quasi rassicurante. Mi piace il modo in cui hai terminato la lettera, senza una vera e propria tragicità, senza una frase epica, ma solo una frase che segna una fine ma non come un addio, quasi come un arrivederci perché in fondo la ragazza sarà sempre viva finché sua madre la ricorderà. Complimenti!

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