Recensioni per
Ti scalderò il cuore
di Marilia__88

Questa storia ha ottenuto 73 recensioni.
Positive : 73
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
15/02/20, ore 23:53
Cap. 21:

Si arriva a quest’ultimo capitolo con un senso di sollievo per la consapevolezza che, finalmente, per Sh e John ci sarà un futuro da “loro due contro il resto del mondo”.
Il tuo racconto ha il dolcissimo inizio di un mattino che li vede insieme, ormai senza più dubbi su cosa provino l’uno per l’altro. Subito dopo, però, li inserisci già nella routine domestica di quello che manca in frigo, della bambina da andare a prendere giù dalla magica signora Hudson.
E ci fai ritrovare il John “domestico”, in perenne conflitto con la cassa automatica del supermercato o innervosito dal traffico. Ma, la scena che hai pensato poi, su quello che trova al 221b, è davvero piacevole ed originale. Fresca e divertente, in effetti, è l’immagine del battibecco animatissimo (“...sentì delle urla...”) tra il marito e la figlia. Ed il divertimento è ancora più acceso quando scopriamo la causa del litigio. Sherlyn contro Sh, bambola contro archetto. La scena si fa ancora più comica con l’intervento “pacificatore” di John che, facendo uscire il suo lato più “hard”, promette una soluzione decisamente pittoresca della diatriba (“...ti fracasserò la testa...”).
Ma è un linguaggio che Sh accetta, del resto, amare Watson ed essere ricambiato da lui, significa avere anche una voce che, con vigore, richiama alla normalità delle cose. Il cervello di Sh è troppo raffinato per accettare situazioni in cui il buon senso risolverebbe molte cose: litigare con la piccola che, giustamente, reclama la sua bambola, decisamente non è da persone adulte e responsabili. Ma lui è Sh, il magnifico sociopatico che ci piace anche per questi suoi aspetti assolutamente originali.
Altro punto forte è l’accordo tra il consulting e Sherlyn riguardante l’acquisto di una bambola nuova. L’affetto tra i due è così forte e indubbiamente c’è una buona dose d’empatia tra loro che tornano a Baker Street con un microscopio. Davvero la piccola è sì figlia di John ma anche di Sh, per somiglianza intellettuale e vicinanza d’interessi. Molto intensa l’immagine che la vede correre giù per le scale, entrare nel laboratorio di Sh e sistemare, non senza fatica, il suo piccolo microscopio nuovo accanto a quello dell’altro suo papà. Veramente un colpo d’occhio solo “mentale” che, però, mi ha reso verosimilmente ciò che hai descritto.
Per Sh e John è la felicità e così finisce questa tua storia. Da ciò che scrivi nell’ “Angolo dell’Autrice” vedo che si tratta di una trilogia e che l’ultima parte sarà piuttosto angst.
Non posso prometterti di andare a darle un’occhiata perché la mia lista delle storie da recensire è molto corposa. Prova ne è che ti ho “ripescato” dopo circa tre anni e mezzo. Ma ciò che racconti mi piace. Intanto ti lascio i miei complimenti per l’impegno e per la capacità di farci rivivere atmosfere particolarmente coinvolgenti.

Recensore Master
15/02/20, ore 15:15
Cap. 20:

Questo è il capitolo più atteso, quello che vede la conclusione più auspicabile per Sh e John dopo tutto quello che hanno passato.
Nella precedente recensione, non ho sottolineato, e per fortuna riprendi l’argomento qui, l’originalità della tua idea di individuare Mycroft come testimone per il medico. Una scelta ricca di significato, un’offerta di pace ed un riconoscimento dell’amore fraterno che ha costantemente impedito a Sh guai peggiori. E la decisione è perfettamente coerente con il carattere di John, facile all’ira ma di animo generoso e comprensivo, generoso e leale. Chi ama Sh sarà sempre il benvenuto accanto a loro due ed il fratello maggiore ha questa prerogativa anche se il rapporto reciproco è piuttosto tempestoso. Quindi la scelta di John è veramente apprezzabile.
La reazione di Sh quando apprende il fatto è ben ideata: da un primo atteggiamento che potrebbe far pensare ad una grande contrarietà, lo fai virare ad un’accettazione in cui si legge una sottile ironia ma sicuramente positiva.
Uno dei punti di forza del capitolo è senza dubbio la sera dell’addio al celibato che vede i due sposi ed i due testimoni insieme. Già questo è decisamente comico ma, la piacevolezza del momento, è legata al salire del grado alcolico nel sangue di Greg. Infatti la “fluidità”, che gli regala il flusso notevole di un drink dopo l’altro, gli permette di esprimere liberamente il fatto che a lui l’algido Mycroft piaccia, eccome. Quello che aggiunge altro motivo di divertimento è che, mentre Sh e John, dopo un senso d’imbarazzo e di preoccupazione per il benessere dello yarder, passano allo shock più totale di fronte all’invito accettato da Mycroft di una serata lui e Greg. Dunque la Mystrade è decisamente nell’aria.
Ci fai arrivare all’atteso momento del matrimonio che poni in uno scenario che nulla lascia all’indistinto. La tua descrizione, dagli abiti dei protagonisti e delle persone intorno a loro alla sala addobbata in bianco e lilla, è davvero minuziosa così da farci quasi sentire anche noi lì, tra gli invitati.
Ho trovato molto significativo sia il discorso di Greg sua quello di Mycroft. Da Lestrade veniamo a conoscere parte del passato di Sh. Sorprendentemente ricco d’umanità è quanto dice “Mister Inghilterra”, rivelando un animo sensibile ed un grande, indiscusso affetto per il fratello. E dunque, di riflesso, anche per John che ha rivestito, e riveste, un ruolo fondamentale nel percorso del consulting verso una vita aperta agli affetti ed al futuro.
Il capitolo si chiude con il gustoso quadretto del ballo tra Greg e Mycroft. Brava.

Recensore Master
13/02/20, ore 18:41
Cap. 19:

Il capitolo precedente già ci ha introdotto in un’atmosfera magica di pace e serenità in cui Sh e John si ritrovano insieme alle persone importanti per loro e, soprattutto, con la consapevolezza di avere, ormai alle spalle, ombre inquietanti e pericolose come quella di Victor e quella di Moran.
Nella scena natalizia al 221b, si respira un’aria di condivisione e di tranquillità. Per caratterizzare meglio questo clima, inserisci dei veloci dialoghi relativi ai presenti che, davvero, animano il racconto in maniera efficace. Con il meraviglioso sottofondo della musica che Sh suona con il suo amato violino, attraverso il quale fa parlare ed esprimere il suo cuore, e sono note meravigliose, le prime due a finire sotto i tuoi “riflettori” sono Molly e la piccola Sherlyn che dimostra già come sia affezionata al consulting e come ciò che riguarda il lavoro d’investigazione la interessi e la diverta. Ovviamente non fai mancare le giuste perplessità di papà John (“…ma papà non lo sa…”), espresse indirettamente a Molly. A proposito dell’anatomopatologa, qui la ritrai velocemente, ma quanto basta, per trasmetterci il suo stato d’animo rilassato (“…continuando a ridere…”), cosa abbastanza inconsueta nel fandom in cui, il più delle volte, viene fissata in atteggiamenti di profonda tristezza dovuta al suo sfortunato, grande amore per il consulting.
Ma è giusto così: in questo modo hai voluto, secondo me, sgombrare lo scenario da malinconie e da un gusto amaro d’infelicità. Infatti la “sorpresa” che preannunci nel titolo, sicuramente non può essere appannata da ombre e rimpianti.
Un’osservazione particolare merita il fantastico Greg, che ritrai in un piacevolissimo momento d’imbarazzo dopo aver lasciato esprimere spontaneamente e senza “filtri” la sua ammirazione per Mycroft. Il suo successivo rossore, segno di un evidente imbarazzo per la frase “sparata” in tono entusiastico nei confronti di Mycroft, è un segnale che Sh coglie subito e che si potrebbe “etichettare” come indicazione per un efficace percorso di Mystrade.
Però il punto di forza che usi per illuminare il capitolo, ma anche tutta la storia, è quando il consulting attira l’attenzione di tutti i presenti su di sé e fa la sua dichiarazione ufficiale a John. Bella l’immagine che ci presenti di lui che s’inginocchia davanti all’uomo che ama e che gli porge la fede. Hai costruito il discorso, che precede questa mossa, con delle reiterazioni significative (“…Non avrei mai immaginato…Non ho mai capito…”) che ci fanno vedere uno Sh che si arrende all’evidenza dei sentimenti e che mette a tacere la sua ragione.
Ma, ancora più significativo, è il modo con cui fai apparire John, molto IC, quasi pietrificato di fronte all’enormità ed all’importanza di quello che sta succedendo. Splendide quelle lacrime che scendono incontrollate sul suo viso, che rendono inutile qualsiasi discorso in risposta a quello bellissimo di Sh.
Voglio riportare una frase che mi è rimasta nel cuore perché, secondo me, racchiude tutto ciò che John rappresenta per Sh:“…Per la prima volta in vita mia, però, non mi importa di capire il perché…”. Hai scelto queste parole proprio con il cuore. Infatti sono arrivate direttamente in quello di chi legge. Brava.

Recensore Master
13/02/20, ore 08:15

Beh, direi che, dopo tutta l’angoscia e la tensione salite davvero a livelli altissimi, ci si meritava un capitolo così, natalizio nel vero senso della parola. E questo lo è veramente.
Allora....Due anni sono trascorsi, portandosi via gli incubi peggiori che hanno messo in pericolo non solo la vita delle persone ma anche i sentimenti che li legavano e che, per fortuna, li legano ancora. Infatti, a proposito di quest’ultima osservazione, non è facile da dimenticare la figura di quello Sh, totalmente in preda all’ira nei confronti di Moran, che tu hai descritto con efficacia precedentemente , ponendolo di fronte ad uno specchio. E, se non fosse intervenuto il prezioso Greg, la disistima di sè ed i suoi fantasmi interiori lo avrebbero condotto lontano da John. Ora la loro relazione si é stabilizzata, il mortale pericolo rappresentato da Moran si è dissolto con il colpo di pistola sparato da Mycroft. In più, come ci fai notare, c’è un “elemento” importante che, nei capitoli precedenti, non aveva voce, non aveva che una partecipazione limitata. Mi riferisco alla piccola Sherlyn, che ci presenti qui a tre anni e mezzo circa, e che ora occupa un posto importante anche perché rivela un attaccamento particolare ad Holmes. Infatti la descrivi vicino al suo “papà” Sh, intenta ad “assisterlo” nel suo lavoro investigativo con la sua vitalissima presenza ed il suo affetto.
Mi hai fatto sorridere quando si scopre che, nel disegno che la piccola offre a papà John, c’è pure un cadavere...Comunque fa tenerezza scoprire che il consulting tenta di esprimersi con l’unico modo che gli è facile e cioè quello che riguarda il suo lavoro. Ovviamente la cosa non entusiasma John ma lui capisce che il consulting tiene molto a Sherlyn se la fa partecipe della sua attività.
A proposito di Natale, ci sono tutti gli elementi caratterizzanti la festività in questione, che tu hai saputo miscelare per bene ed arricchire così l’atmosfera del 221B. Ci sono la sorpresa, la tenerezza, i colori e le luci, i buoni sentimenti, il calore delle persone care. Per quanto riguarda la sorpresa mi sembra di vedere concretamente l’espressione felice di John che passa dal momento in cui sembra pietrificato di fronte a ciò che non pensava assolutamente di vedere, a quando s’illumina di un meraviglioso sorriso. E, come giustamente commenti, Sh prova attimi di felicità. I presupposti ci sono tutti per immaginare, finalmente, un futuro sereno ai due di Baker Street...

Recensore Master
12/02/20, ore 10:11
Cap. 17:

“...No, per certi versi è stato illuminante!..”: mi é piaciuta tanto questa frase che fai pronunciare a Sh alla richiesta di John di come fosse andata la risoluzione del caso. Infatti, al nostro consulting è bastata un’occhiata al cadavere ed alla scena del crimine per risolvere tutto ma, come dice Sh, sottintendendo altri significati che noi conosciamo benissimo, è stata un’esperienza davvero positiva. Chiaro è che lui si riferisce al discorso avuto con Greg che gli ha aperto gli occhi sulla realtà del legame unico tra lui e John.
Quindi Sh appare più tranquillo, più sicuro di sè e di quello che prova per Watson. Pertanto l’idea della cena, per stare finalmente in pace e regalarsi dei momenti tutti per loro due, è davvero suggestiva e ci fa pensare ad un’atmosfera romantica. Ovviamente la mia curiosità mi ha portato a cercare su Google lo “Skylon” ed ho visto che Sh ha portato il suo John proprio in un bel posticino.
La serata inizia sotto i migliori auspici:l’incubo di Moran è finito e, soprattutto, le ombre, che tormentavano Sh circa la sua inadeguatezza a vivere un rapporto con un uomo come Watson, si sono dissolte.
Tutto sembra filare liscio ma, ecco che, a sorpresa, inserisci un elemento che rompe l’armonia. L’instancabile e continua “scannerizzazione” di Sh nei confronti della realtà che lo circonda, lo attira verso un qualcosa che si presenta fuori posto rispetto all’atmosfera distesa e tranquilla del locale.
Infatti un tipo sospetto, uno sparo ed ecco che l’adrenalina dilaga per la scena che stai descrivendo. Un bel colpo di scena che riporta Sh e John a correre fuori. E qui introduci una svolta narrativa efficace e sorprendente. Sì, perché scopriamo, assieme a John, che il consulting ha interrotto il suo inseguimento e si è fermato. Sa perfettamente che John l’avrebbe seguito ovunque ed allora gli fai compiere un inconsueto, suggestivo gesto con cui dimostra cos’è più importante per lui. Se, prima di conoscere Watson, si considerava “sposato con il suo lavoro”, ora è il medico la sua ragione di vita e non vuole più deluderlo. Intensa quella sua immagine in cui, agli occhi di un John alquanto confuso , appare seduto per terra, quasi indifeso di fronte all’energia travolgente di ciò che prova per il suo “conduttore di luce”.
Ovviamente ci presenti, di conseguenza, quest’ultimo colpito e consapevole che il suo Sh era davvero ciò che aveva sempre desiderato e che i malintesi se n’erano andati. Watson é, ora, convinto che Sh davvero ricambi ciò che lui prova nei suoi confronti.
Un capitolo movimentato e ben costruito.

Recensore Master
11/02/20, ore 15:16

Il capitolo ci riporta al clima un po’ goliardico ma carico di vitalità dei primi episodi delle Stagioni ormai mitiche. Riproduci una scena consueta che vede un paziente John assistere alle performance, decisamente inconsuete, di uno Sh assolutamente “sopra le righe”. La noia, ecco il suo vero nemico, quella sensazione di staticità e di troppa quiete che assedia il suo eccezionale cervello. Ti sei, come ho scritto, rifatta fedelmente alle atmosfere del primo Sh, e mi hai provocato molta nostalgia perché, nel momento in cui ti scrivo, abbondantemente post S4, tutto quel mondo mi sembra sfumato e così lontano nel tempo. In quanto alla speranza di poter avere una quinta Stagione, penso proprio che non bisogna aspettarsi più niente. Peccato, ma le ultime scene di TFP, secondo me, mettono davvero la parola “fine” a quell’avventura meravigliosa. Pertanto, fa sempre piacere leggere delle storie, come questa tua long, che ci riportano indietro, con l’aggiunta di ritocchi personali molto efficaci.
In questo capitolo, la figura rassicurante di Greg assume un ruolo importante, secondo me, perché diventa un elemento indispensabile per non far nuovamente impazzire il precario equilibrio della coppia che si è formata tanto faticosamente ed a prezzo molto alto. Veramente Sh è sulla soglia di un grosso errore, fai dire allo yarder ad un confuso consulting. Infatti, nel constatare la sua tendenza a non sapere gestire certi suoi atteggiamenti di compulsiva attività mentale che esige scenari di rischio e d’accettazione di sfide continue, Sh è tentato, dolorosamente, di troncare il suo rapporto con John per non farlo più stare male.
Mi è piaciuto molto il ragionamento, sincero e disinteressato, con cui Greg mette Sh di fronte ad una realtà che non può ignorare: non è lui che ha scelto John ma viceversa, e quindi quest’ultimo era ben consapevole, e continua ad esserlo, dei rischi continui che una relazione con il consulting avrebbe comportato. Ma, per lui, Sh era diventato la sua ragione di vita, di una vita nuova e lontana dalle tristezze del fallimento come soldato, come figlio e come fratello, almeno da quel pochissimo che possiamo intuire nelle Stagioni dei Mofftiss. Molto efficace, dunque, ciò che dice Greg a Sh, sulla scelta di John, che, quindi, lo libera dal peso dei dubbi e del sentirsi inadeguato a stare al suo fianco.
Lestrade qui è da te ritratto in tutta la sua spontaneità e generosità che travolgono Sh trasmettendogli il calore umano e l’accoglienza di cui ha bisogno soprattutto in questo momento.
Un bel capitolo, con una interessante dose d’introspezione.

Recensore Master
11/02/20, ore 00:33

Ciò che abbiamo lasciato nel precedente capitolo, lo ritroviamo, espresso con la stessa intensità, in questo. Siamo sempre nel livido vuoto di Addlestone dove Moran guida l’autodistruzione in cui sta precipitando Holmes, e dove rischia di perdersi per sempre, rinunciando a ciò, o meglio, a chi conta davvero per lui.
Vediamo uno Sh sconvolto dalla presa di coscienza che, nella furia di vendicare John, praticamente è sceso allo stesso livello della bestialità di Moran. Vendetta, semplice, rabbiosa vendetta che sta facendo di lui un’immagine quasi demoniaca riflessa in uno specchio.
Sh sta perdendo se stesso, la sua intelligenza, rischia di non saper più distinguere il vero volto del suo sentimento per John. Dalla tortura a Moran, sta uscendo devastata la sua dignità di persona ragionante e dotata della capacità di discernere quello che è giusto da ciò che diventa, invece, fine a se stesso e perfettamente inutile. Ed il desiderio di vendicare John diventa una macabra danza di violenza e di cieco furore. Come bene fai capire tu, il piano di Moran è chiaro e terribile allo stesso tempo: lui vuole portare Sh a scoprire così un suo lato terribile e privo d’umanità che, sicuramente, lo avrebbe in seguito portato ad allontanarsi da John per non coinvolgerlo nella sua depravazione. L’apice del lavaggio del cervello, che il killer sta praticando ad uno Sh sempre più confuso e preda dei suoi più bassi istinti, viene raggiunto quando il criminale lo paragona a Sherrinford, il fratello più “oscuro” degli Holmes.
Apro una parentesi: queste recensioni le sto lasciando dopo la tempesta della quarta Stagione, quando abbiamo avuto varie, fulminanti rivelazioni. Una di queste è che Sherrinford, non è il terzo fratello, come nel fandom si era ipotizzato e come tutti avevamo pensato, ma un carcere ospedale psichiatrico di massima sicurezza e che la figura di “un ultimo” Holmes, dopo Mycroft e Sh c’era sì ma espressa dal delirio di Eurus.
Vedi quanta strada abbiamo fatto dal primo incontro dei due di Baker Street al Barts…Quello che mi appare chiaro è, comunque, che voi Autori/trici, siete stati sempre fantastici nel regalarci il vostro tempo per coinvolgerci piacevolmente in situazioni narrative, da voi elaborate, per rispondere al vuoto dell’attesa (infinita) e del silenzio assordante tra una Stagione e l’altra dello “Sherlock” dei Mofftiss.
Allora, tornando a ciò che Sh sta facendo, il tuo racconto è veramente un succedersi di momenti molto forti e coinvolgenti che culmina con l’arrivo di Mycroft, Greg e John.
Il consulting, ormai, è in totale “corto circuito” e si mostra incapace di prendere coscienza di quello in cui sta precipitando.
E qui inserisci, quasi magicamente, l’intervento di Watson che riesce a farsi strada nel buio di Sh ( “…facendolo voltare verso di sé…- guardami!-..”) che ritrova la via del suo cuore e del suo desiderio di amare e di essere amato. Moran muore, pace finalmente all’anima sua, e torniamo nell’abbraccio rassicurante del 221b. Qui inserisci un efficace elemento che “sistema” le cose tra Sh e John, nel senso che quest’ultimo carica di botte il suo instabile innamorato. E si rivela la cosa giusta…

Recensore Master
10/02/20, ore 23:23
Cap. 14:

Appare subito chiaro che Sh non ha alcuna intenzione di lasciar cadere la sfida di Moran che, addirittura, lo coinvolge beffardamente nella sua fuga, rendendogli noto, durante il colloquio a Scotland Yard, che sarebbe stato proprio lui ad aiutarlo nell’evasione. Evidentemente conosce Sh fin troppo bene, infatti ecco che fai aprire questo capitolo con il consulting che lascia la tranquillità del 221b per andare a liberare Moran, seguendo l’idea, per me assurda, di poter finalmente vendicare il pestaggio subito da John. E, secondo me, il titolo “La fuga”, potrebbe essere benissimo valido anche per ciò che sta facendo Holmes perché, in pratica, sta proprio “fuggendo”, anche se momentaneamente, dai suoi affetti. Certo che nella sua mente il progetto è più che mai lineare. In effetti Moran è un criminale molto agguerrito, Sh questo lo sa e sa anche che, quella che lui considera la sua famiglia, cioè John, Sherlyn, Martha Hudson e metterei anche Greg, rimarrà sempre in pericolo fino a quando lui non riuscirà a fermarlo definitivamente. E la soluzione è darsi da solo “in pasto” al delinquente perché ha capito che l’obiettivo di Moran è uccidere lui, gli altri diventano un mezzo per raggiungerlo ed annientarlo.
Quindi, dal mio punto di vista, ritengo che Sh stia tentando un’impresa folle perché si mette spontaneamente in grave pericolo di vita ma, del resto, sicuramente lui ha già calcolato tutti i pro ed i contro. Ed i “pro” li ha identificati nella salvezza di chi ama.
Del resto cerco di mettermi nei panni di John, che ha, alle spalle, anni di dolore proprio per essere stato lasciato fuori dalle decisioni dell’uomo di cui si è innamorato, fin dal loro primo incontro al Barts. È naturale che, quando scoprirà dov’è andato Sh e quali sono le sue intenzioni, penso proprio che gli sarà difficile trattenere la sua rabbia (“…Spero per lui che non si faccia trovare…”), proprio perché, senza quel magnifico ma difficilissimo da sopportare, sociopatico, ormai non saprebbe più vivere.
In questo capitolo infatti, via via che la ricerca di Sh, con Greg e Mycroft, segue una strada sempre più chiara, cioè verso Addlestone, cogliamo l’atteggiamento di John sempre più cupo ed arrabbiato, travolto anche dall’angoscia nel percepire il pericolo gravissimo in cui si è gettato il consulting per lui, per vendicarlo.
Intanto ci porti nel luogo dove, appunto, Moran è oggetto della violenza di Sh. Hai descritto con efficacia la scena di quella che possiamo considerare, non tanto la tortura di Sebastian che, più che mai, appare folle e perverso nel non reagire al dolore delle ferite infertegli da Sh, ma la devastazione della mente di quest’ultimo, che vede emergere, con livida nitidezza, il volto inquietante del suo lato “dark” e se ne spaventa.
L’immagine che gli rimanda lo specchio certo non è quella di una persona equilibrata e razionale ma quella di un sadico.
Un momento, questo, che hai caratterizzato con un’atmosfera di sospensione, di stupore, di silenzio di fronte all’espressione di un lato veramente oscuro di Sh. Ti sei servita dello specchio per rimandarci il volto di un Holmes che arriva a provare angoscia per ciò che sta facendo e, soprattutto, per il non aver inibizioni morali a torturare una persona, anche se si tratta di un criminale. Il gusto acre della vendetta che non porta da nessuna parte, ecco quello che, ad un certo punto, lo getta nel disorientamento più totale.
Anche questo un capitolo valido, brava.

Recensore Master
08/02/20, ore 18:28

Anche in questo capitolo, ci rendi spettatori dello stato d’animo tormentato di Sh che non riesce a trovare pace.
Gli ritagli efficacemente un attimo di serenità nello scoprire l’attenzione che Sherlyn ha per lui, dimostratogli spontaneamente dalla piccola che gli stringe con la manina il dito. È proprio una bella immagine questa, che rappresenta un fatto che ha sicuramente un effetto particolare sul carattere complesso e assediato dalle sue fragilità del consulting. Quasi che avesse dubbi che la bambina provi dell’affetto per lui, che si sente sempre incapace di relazionarsi soprattutto con le persone a cui tiene.
Comunque è una breve pausa di serenità che ci concedi. Breve perché, subito dopo, ritornano le ombre che lo rendono cupo e sfuggente e sappiamo molto bene il problema che lo tormenta. È il fatto di non essere riuscito a vendicare, a modo suo, la violenza subita da John, in quanto, ora, il criminale si trova rinchiuso in un carcere.
La sua ansia viene sospesa dall’arrivo del solito, solare Greg che porta notizie “interessanti”.
Qui inserisci efficacemente l’intervento deciso di John che impone al consulting la sua presenza e mi ha fatto molta tenerezza immaginarmi la scenetta della bambina in quell’ambiente così cupo, in braccio al padre che vuole stare, così, vicino alle persone che ama. L’ “ordine” che il capitano Watson rivolge seccamente ad un recalcitrante Sh è veramente ben descritto, come anche la reazione divertita di Greg.
L’atmosfera, però, cambia. Ciò è logico, in quanto ci fai entrare in un carcere di massima sicurezza, al cospetto di un criminale spietato.
Sh è di fronte a Moran che connoti ulteriormente come una persona infida, pericolosa proprio perché dall’intelligenza evidentemente inferiore ma non lontanissima da quella di Sh.
Viene da te dimostrato, infatti, come Sebastian attiri l’attenzione di Holmes offrendogli una sfida veramente sorprendente, che tu, nel titolo, definisci proprio come una “strana provocazione”. E tutti sappiamo come, purtroppo, Sh spesso non sappia resistere a qualcosa che osi sfidare l’infallibilità della sua mente (“…Sarai davvero tu a farmi uscire da qui!..”).
Inoltre Moran scava in profondità in quello che io, nella precedente recensione, ho definito il lato “dark” di Sh e cioè il gusto della vendetta, come risposta ad un’offesa, messa in pratica usando gli stessi sistemi d’intervento di ciò che è successo: John è stato picchiato selvaggiamente da Moran e dai suoi scagnozzi, Sh lo ama al di sopra di ogni cosa, Moran deve subire la stessa sorte. Semplice, la “macchina” non perdona, non consente vie d’uscita “istituzionali” come il carcere.
Certo che per il povero John la situazione si presenta più che mai complicata e penso proprio che ciò porterà ad una sfuriata più che legittima nei confronti di Sh.

Recensore Master
07/02/20, ore 18:15

Dunque, due spari contemporanei nel duello tra Sh e Moran.
Ora ne scopriamo l’esito.
Ce li presenti tutt’e due ancora vivi e qui trovo che hai inserito una soluzione narrativa, davvero non scontata, che mi è piaciuta molto.
Infatti gli avversari sono feriti in modo simmetricamente uguale e con ciò hai dimostrato l’intento che è quello vero, non l’impeto a fare giustizia da parte di Sh o la decisione di liquidare, una volta, per tutte il consulting, pensiero questo, ovviamente, di Moran.
Quindi, con un originale colpo si scena hai rivelato le loro vere intenzioni. Ed è Sebastian che dimostra di capire le reali idee di Holmes. Metti così in luce il lato “dark” di Sh, che esiste indubbiamente ed è nascosto molto in profondità, secondo me, negli strabilianti ingranaggi razionali che costituiscono la sua mente. Moran l’ha capito questo suo atteggiamento verso tutto ciò che è sfida, comportamento con gli avversari, segreta propensione alla vendetta, e lo sta sfruttando per provocarlo ed attirarlo in comportamenti perversi che potrebbero coinvolgerlo in una trappola mortale. Tutto questo mi riporta all’angosciante scena di ASIP, in cui Sh è con il tassista killer. Due sono le motivazioni che mi hanno riportato indietro al primo, mitico episodio con cui è iniziato tutto. Il primo collegamento che ho stabilito, tra ciò che è nel tuo capitolo e quello che mi è tornato alla mente riguardante lo “Sherlock” dei Mofftiss, è quando Moran dice a Sh circa la sua sete di vendetta e, soprattutto, la sua attitudine a gettarsi in sfide mortali per non annoiare la sua mente brillante. Ebbene il tassista, con l’inquietante pillola in mano cerca di indurre il consulting ad imitarlo nell’assunzione della sua, mettendo in risalto che quell’atto lo soddisferà perfettamente dal punto di vista mentale, in quanto in gioco ci sono la vita o la morte.
L’altra motivazione che mi ha richiamato la stessa scena è che Moran, rivolgendosi a Sh in modo ironico ed irridente, si riferisce alla sua sete di vendetta, alla sua evidente propensione non a farlo arrestare, o ad ucciderlo sul colpo, ma a tenerlo in vita per poterne fare oggetto di violenza fisica; ciò per soddisfare la sua sete di vendetta nei confronti di chi ha osato mettere le mani sul suo John. Ed in ASIP, vediamo uno Sh iroso, spietato e violento, che si fa rivelare il nome del finanziatore dal tassista gravemente ferito.
Dunque hai gettato sul “tavolo” una carta che ritengo vincente dal punto di vista narrativo ed IC relativa alla natura complessa del consulting.
A porre fine alla sfida che Moran, ancora una volta lancia a Sh, arrivano Greg, Mycroft e John.
Anche ciò che segue l’ho trovato un percorso IC perché il consulting non lo descrivi poi finalmente appagato dalla cattura di Moran, ma deluso ed amareggiato in quanto gli è stato impedito di, proprio dall’arrivo provvidenziale dei suoi “salvatori”, tra i quali un sempre più “da santificare” John, mettere in atto la vendetta, a modo suo.
Molto suggestiva l’immagine di lui, alla finestra, che “abbaglia” Watson con la sua indiscutibile bellezza.
Questo, l’ho trovato uno dei migliori capitoli.

Recensore Master
07/02/20, ore 12:09

Già il titolo mi mette ansia e, di situazioni in cui quest’emozione non manca, nella tua long ce ne sono tante. Ma questo non è un limite, anzi. Infatti le ombre mettono sempre in evidenza la luce.
Allora, il capitolo si apre con l’ovvia frenesia di Sh di trovare Moran a tutti i costi solo che, stavolta, la motivazione più urgente non è dare risposta positiva in pasto al suo ego che di nutre di difficili casi risolti. Infatti, adesso , in gioco ci sono soprattutto la vita di John, poi quella di Sherlyn e di altre persone a lui vicine.
Metti bene in evidenza questa sua instabilità emotiva che è la risposta, contraria, più evidente al “Caring is not an advantage” raccomandato da Mycroft, anni addietro. Ora Sh, invece, ha imparato a seguire anche il cuore, ad occuparsi e preoccuparsi di chi ama.
E ciò a costo di mettere a repentaglio la propria vita.
Così lancia l’ “esca” e Moran si fa vivo.
Inquietante il richiamo a TGG, in cui abbiamo visto la piscina deserta come il luogo dove Sh e Moriarty si conoscono di persona e dove ci sono evidenti cenni di apertura alla Johnlock.
La costruzione dello scenario preparatorio all’incontro/scontro tra Holmes e Moran è da parte tua davvero ingegnosa. Vediamo infatti uno Sh apparentemente rilassato, dolce con John ma si capisce benissimo che lo scopo di uscire, solo, dal 221b gli martella in testa. E lo fai ricorrere al sinceramente antipatico, a dir poco, espediente di drogarlo per renderlo inoffensivo. Si sa che Sh è così, ora ha in testa solo la salvezza delle persone per lui importanti ma, sinceramente, ho trovato un po’ stridente il fatto che lasci anche Sherlyn da sola.
Per me, comunque tu, come Autrice, hai sicuramente calcolato questo particolare come necessario per rendere più teso il clima in cui Sh ridiventa la “macchina” pensante ed infallibile in cui la parte della sensibilità deve, momentaneamente, zittirsi. Si, perché ora c’è Moran che lo attende.
Intanto John si sveglia dall’intontimento e capisce cos’è successo.
Lui sì, mette al sicuro Sherlyn e allerta Mycroft e Greg.
La tua prosa diventa veloce, quasi ansiosa di farci arrivare lì, alla piscina, per cercare di salvare Sh.
Ci lasci con un dubbio pesante perché risuonano due spari. Il dubbio su chi sia uscito perdente dallo scontro tra i due alla piscina rimane fino al prossimo capitolo. Per fortuna, io sto leggendo questa tua storia con (moltissimo) ritardo, pertanto i capitoli seguenti ci sono già...

Recensore Master
05/02/20, ore 21:41
Cap. 10:

La tranquillità del 221b che ci accoglie all’inizio di questo capitolo, comunque non ha radici profonde. Infatti rimane insoluto il grosso e pericoloso problema di Moran che continua ad insidiare la vita dei protagonisti, mantenendo costantemente alta la tensione dell’attesa di ciò che potrebbe succedere da un momento all’altro.
Però inserisci, piacevolmente, l’arrivo del buon Greg, sempre un po’ strapazzato dal consulting che sembra proprio fare così perché, tutto sommato, e tu lo ricordi anche nel titolo, Sh e Lestrade sono davvero amici. Hanno condiviso tanti momenti ed il loro legame è vero, radicato anche nelle esperienze del passato e nella reciproca stima che, secondo me, ha delle note di affetto sincero. Solo che il carattere di Holmes non indulge agli slanci emotivi verso chi non è John.
Ed è proprio Greg che “smuove” l’atmosfera apparentemente pacifica dell’appartamento in cui Sh, proprio perché è nella “sua classica posa meditativa”, chiaro è che è come una pentola che bolle, pronto a farsi sentire. Proprio l’arrivo di Greg, e la sua comunicazione che ci sono delle novità rispetto a Moran, provoca l’immediata reazione del consulting che, evidentemente,non aspetta altro per mettersi all’opera.
Anche in questo capitolo inserisci efficacemente una scena d’azione. Mi riferisco all’irruzione di Lestrade, Holmes e Watson ad Addlestone che tu tratti mantenendo la giusta tensione, anzi, aumentandone l’intensità perché, quel puntino rosso del laser che indica chiaramente la schiena di Sh come un bersaglio mortale, ci dà l’esatta percezione di ciò che stanno rischiando lì e che Moran è ancora pronto ad uccidere.
Particolarmente intensa la scena in cui Sh e Greg, entrambi feriti, si reggono reciprocamente sotto lo sguardo preoccupato di John, come sempre protettivo e vigile rispetto soprattutto a Sh. Ma anche il buon yarder rimane costantemente una persona cara e da ritenere senza dubbio di famiglia.
Piacevole l’inserimento della scena in cui Sh, cercando di far riprendere i sensi a Greg lo schiaffeggia leggermente e lo chiama, finalmente con il suo nome. Questo momento serve ad alleggerire la drammaticità della scena mediante l’eterno gioco dei malintesi che ruota intorno a come il consulting si rivolge allo yarder, sbagliandone costantemente il nome. In effetti non si capisce bene se questa confusione per cui, invece di “Greg”, dalla bocca del consulting esce di tutto come Gavin, Graham o altro, sia veramente una dimenticanza o il frutto di un giochetto un po’ perverso che diverte molto Sh nel vedere l’effetto che fa sull’amico l’errore riguardante il suo nome.
Un buon capitolo anche questo.

Recensore Master
04/02/20, ore 15:21
Cap. 9:

..perché non riesco ad immaginare la mia vita senza di te...”: penso proprio che questa frase debba essere archiviata nel cuore della Johnlock, tanto più che la fai pronunciare a Sh e sappiamo molto bene che tipo di approccio abbia con i sentimenti.
Lui, infatti, è stato guidato, nel suo relazionarsi con gli altri, dall’ormai mitico “Caring is not an advantage” con cui Mycroft ha sempre cercato di proteggerlo da tutto quello che non era razionale e quindi non perfettamente “archiviabile” in precise categorie razionali. L’incontro con John e la scoperta che altre “energie”, quasi incontrollabili, si sono liberate, procurandogli emozioni e stati d’animo sconosciuti, ha segnato una svolta nella sua vita e nel suo modo di vivere la vicinanza di altre persone. Questo tu lo raffiguri molto efficacemente, sia nel rapportarsi con il suo “conduttore di luce” sia nelle sue reazioni rispetto a momenti di drammatica tensione, come nel capitolo precedente ed in questo. In quello in cui racconta a John tutto ciò che riguarda Victor lo ritrai preda delle emozioni, incapace di pensare ad una vita senza John, ancora in balia di esperienze che, forse, “the machine” del “prima di Watson) avrebbe somatizzato e mascherato con una durezza ed una scostante arroganza.
Invece qui abbiamo uno Sh “scoperto” nell’animo, specchio delle sue paure ma assolutamente libero di dire, sia pure con fatica, a John che lo ama al di sopra di ogni cosa.
La scelta del titolo che, in un primo momento non riuscivo a collocare nel contesto del capitolo, riporta la nostra attenzione sull’importante tassello che manca a proposito della parte “crime” della long. Mi riferisco all’ombra inquietante di Moran che sembra scomparso per lasciare il posto a Victor. E qui inserisci l’illuminazione di Sh che si accende grazie al brontolare di John nei confronti di Victor (“...Tutta colpa di quel maledetto...”). Watson interpreta perfettamente il suo ruolo di “conduttore di luce”, fornendo a Sh un elemento che può generare deduzioni vincenti.
Così, con uno stile avvincente e libero da pesantezze narrative, i riveli, tramite Sh, il fatto che Victor sia un complice, o meglio, una pedina di Moran. Bel colpo. Apprezzo anche il fatto che tu, rendendo più breve il capitolo presente, tieni vivo l’interesse di noi che leggiamo e ci regali i vari abbaglianti colpi di scena con giusta misura. Infatti io penso che troppa “carne gustosa” al fuoco faccia rischiare di perderne il piacere di assaporarla.
Dunque abbiamo capito che, ora, Moran è nell’aria....

Recensore Master
03/02/20, ore 21:36

Un capitolo, questo, teso ed angosciante che amplifica tutta la livida violenza, concentrata in poche, veloci sequenze della scena vista in TEH, in cui Sh è picchiato ferocemente durante una missione evidentemente pericolosa.
Hai connotato la successione delle azioni di Victor con un efficace, ovviamente dal punto di vista narrativo, crescendo parossistico in cui, via via, si sfalda la sua apparenza “per bene” e si mostra, in tutta la sua assurda violenza, quello che è il suo vero volto e cioè lo stesso di un pazzo. Un pazzo d’amore, forse, ma sicuramente non più in grado di distinguere la portata delle sue azioni. Cominci con la descrizione del loro ingresso al ristorante e tutto sembra concludersi con una scenata tra i due ex, caratterizzata dalla riluttanza di Sh che, stavolta , ha dalla sua il “monopolio sentimentale” riservato solo a John. Non per giustificare un criminale come Victor ma, dopo ciò che abbiamo saputo a proposito del loro passato, sicuramente si devono mettere in conto dei trascorsi di sofferenza e frustrazione che hanno tormentato Trevor per la grande delusione che Sh gli ha inflitto, dopo la condivisione di momenti certamente non di ordinaria routine. Evidentemente quello che Victor provava per Sh era un amore profondo e, si sa, che questo sentimento, in condizioni di reazione al “raffreddamento” del rapporto a causa della “fuga” dell’altro, cioè Holmes, può tramutarsi in odio. Chiaro è che qui, oltre a questo, c’è anche una forte componente d’insanità mentale perché, le torture che vengono inflitte a Sh, non rientrano certamente nei gesti usuali di un innamorato deluso ed abbandonato. Almeno per un cervello sano.
E la conferma ce la fornisci attraverso le parole di un preoccupatissimo Mycroft che informa John, dopo aver appreso l’identità dell’amico dei tempi dell’Università in questione, che proprio lui “...fu ricoverato in un ospedale psichiatrico per comportamenti schizofrenici e paranoici...”.
Un punto narrativo che fa dilagare l’angoscia per la situazione pericolosa in cui è intrappolato Sh.
Il particolare che conferma la sua follia e la sua ossessione per il consulting lo metti in evidenza con un’immagine che rimanda alla Serie dei Mofftiss. Infatti, a lasciare una cella con su scritto in modo compulsivo, dappertutto, il nome di Sh, è stato anche Moriarty, ai tempi del suo scellerato “patto” con Mycroft e questo si è visto, se non erro, ma non ne sono sicura, in TRF. Potrebbe essere. Comunque mi piacciono questi sguardi con cui ti agganci allo Sherlock BBC, attingendone spunti da sviluppare in una trama tutta tua.
Ciò che segue è il classico “arrivano i nostri”, con la corsa verso uno Sh completamente in preda ad una comprensibile crisi di panico. John ha ucciso il pazzo criminale, le ombre del dubbio di sono dissolte ed il 221b ora li aspetta perché, ovviamente, Sh e l’ospedale sono due entità sempre in conflitto perenne tra loro.
Ti lascio un’ultima osservazione che riguarda Mycroft: in questa long gli fai quasi indossare dei panni paterni nei confronti del fratello minore e ciò mi piace perché sviluppa effettivamente la propensione di “Mister Inghilterra” a proteggerlo.
Brava.

Recensore Master
03/02/20, ore 15:22

Ci si accorge subito che il capitolo è quello che tu definisci, nell’ “Angolo dell’Autrice”, un ritorno al passato. Trovo efficace e ben pensato questo, penso, momentaneo slittamento relativo al piano temporale dei fatti. Sí, perché, dopo quanto è successo nel pezzo precedente, era decisamente necessario far luce sul passato di Sh relativamente ai suoi rapporti con Sh, per poter comprendere di più gli sviluppi della vicenda con maggiori informazioni soprattutto sull’inquietante ruolo di quello che abbiamo capito essere l’ex di Sh. Mi è piaciuta anche la scelta di font che hai fatto per “isolare” il passato dal presente.
Il corsivo, infatti, carattere molto elegante, personalmente mi rimanda al tempo che ormai abbiamo alle spalle ma che condiziona tutto ciò che siamo, che abbiamo e facciamo oggi. Ovviamente anche per Sh è la stessa cosa.
Dunque ritroviamo il consulting al tempo dell’Università ed in occasione del primo incontro con Victor e di quello che ne è seguito. Qui trovo un elemento interessante perché originale ed anche, secondo me, credibile. Infatti non è Sh a venire spinto sulla “cattiva strada” da altri, in questo caso Trevor, ma è lui stesso che si presenta già navigato, purtroppo, nel campo dello sballo da stupefacenti.
Infatti lo rende partecipe di quelle “sessioni”all’insegna dello sballo più incosciente che contribuisce a legare, ancora di più, Victor a Trevor.
Ripeto che, questa ulteriore connotazione di Sh come responsabile della crisi da overdose che ha portato lui e l’altro in ospedale ma, soprattutto, del facilitarne la tossicodipendenza, la trovo molto interessante. Inoltre rendi Trevor succube del giovane Holmes forse anche perché se ne è davvero innamorato.
È un aspetto di Sh questo che, ripeto, mi ha colpito particolarmente per la sua originalità.
Dal punto di vista dei richiami allo “Sherlock” dei Mofftiss, hai inserito l’intervento di Mycroft che riporta alla memoria quanto abbiamo gustato in TAB, in cui lo si vede intervenire sull’aereo accanto al fratello, chiaramente in overdose. E compare la richiesta di quella “lista” che appunto dovrebbe, almeno, permettere agli eventuali soccorritori d’individuare le sostanze stupefacenti in circolo nel sangue di Sh. Di Mycroft hai riportato fedelmente, brava, il tono quasi paterno e di preoccupazione nei confronti di Sh.
Il capitolo si chiude con l’intervento del padre di Victor e con l’addio (non definitivo, abbiamo visto) di quest’ultimo ad Holmes. Un Holmes acido e freddamente distante che, quasi quasi, ci fa considerare un po’ diversamente l’inquietante figura di Trevor.
John è ancora lontano...

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