Recensioni per
Soldati blu
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 40 recensioni.
Positive : 40
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
09/02/20, ore 15:51
Cap. 3:

Carissimo,

lo sa-pe-vo. Lo sapevo che qualcuno ci lasciava le penne, era tutto troppo bello per essere vero.
Mi è piaciuto molto qwuesto capitolo, dove le descrizioni crude sono alternate ad una certa "vena poetica", anche se alla fine sono rimasta un po' con l'amaro in bocca. Non tanto per Clarence (è morto da eroe, ha riscattato le vite che non è riuscito a salvare, è in pace con se stesso...) ma più che altro per Rory, adesso ho paura che si voglia ammazzare.
Mi dispiace per lui, che fino all'ultimo non riesce a realizzare che Clarence sia morto.

Come al solito è stata una lettura piacevolissima, scrivi sempre meravigliosamente.

mi dispiace per questa recensione troppo corta, la storia si merita di più.
Alla prossima!^^

Recensore Master
15/07/18, ore 22:51
Cap. 3:

Ciao ;)
eccomi, finalmente. Ho voluto rileggere da principio questa storia stupenda, prima di lasciarti il mio commento finale sull'ultimo capitolo, e di nuovo tornare a conoscere questi personaggi, seguire la loro evoluzione e lo sviluppo della loro amicizia. Si tratta di una storia romantica e triste, piena di valore e di valori, con personaggi splendidamente delineati che crescono e si rivelano nel corso della narrazione. Il contesto è descritto alla perfezione, sin nei particolari: dal tipo e caratteristiche delle armi utilizzate, all'usanza di lavare le stoviglie con la sabbia di fiume. Ottimi i dialoghi tra i soldati, i loro scambi di battute mentre sono intenti a riparare la torre, o nel loro momento di relax in camerata. Finch è un personaggio avvolto da un alone di mistero: i suoi atteggiamenti, che pure sono quelli del bravo e impeccabile soldato, lo distinguono dagli altri, e fanno subito pensare a una diversa educazione e classe sociale. Di più, pare che ci sia in fondo al suo cuore un istinto di morte, che lo spinge a vivere nel ricordo di un passato felice, rappresentato dalle foto che reca sempre con sé, ma anche dalla rinuncia a difendersi se aggredito o incolpato ingiustamente.
Si ha come l'impressione che la vita che si ritrova a vivere ogni giorno sia come un simulacro, e che tutto in realtà sia finito quel giorno, quando le truppe del generale Sherman misero a ferro e fuoco la sua tenuta. Da allora, ha continuato a fare il soldato perché quello era l'unico mestiere che aveva imparato e da sempre esercitato, ma la sua vita rimane relegata nel passato: sarà l'affetto di Halloran, da lui vissuto in modo molto sobrio ma anche generoso, a restituirgli una minima scintilla di vita. Finch custodisce in sé il mistero della sua persona: un passato verso cui prova una nostalgia dolorosa, e di conserva non solo le foto ma anche le abitudini, come quella di radersi con cura di buon mattino, avendo a disposizione tutto il tempo necessario, quello di servirsi con buone maniere delle povere stoviglie del forte come se fosse ancora a Mon Repos. Del suo passato di maggiore del Virginia Cavalleria conserva, oltre all'esperienza e alla capacità di muoversi e prevedere le tattiche del nemico, la dignità del cavalcare in condizioni non proprio favorevoli, la perfetta tecnica di tiro (e anche qui impariamo molto sul tipo di armi in uso all'epoca e su come si svolgevano le sessioni di addestramento).
Con i commilitoni, Finch non si mischia neppure per lo stretto indispensabile: neppure quando è aggredito e si tratterebbe di far valere la verità dei fatti. Non si mescola alle battute di spirito, mantenendo inalterabile la propria distanza, come se lui stesso appartenesse a un'altra epoca, quella delle sue foto e dei suoi morti; come se pure lui, di fatto, fosse già morto - come constata ad un certo momento il premuroso soldato Halloran, che dal taciturno e più anziano commilitone è incuriosito e attratto. Finch, per contro, sembra accettare di buon grado l'umile vicinanza del soldato Halloran, nel quale probabilmente riconosce un suo simile: uno che, come tanti, è stato costretto ad arruolarsi per mancanza di alternative - nel caso di Halloran, l'alternativa era il carcere, o più del carcere il timore di sevizie - ma soprattutto uno che, come lui, ha fatto e fa tutti i giorni esperienza del rifiuto, dello scherno e dell'isolamento. Questi due personaggi sono di fatto relegati ai margini, e là si riconoscono. Così, senza venir meno alla consegna del proprio silenzio e alla sua indole taciturna, senza dare ulteriori spiegazioni Finch inizia a proteggere Halloran, lo difende dall'aggressione di uno dei commilitoni, di seguito condivide con lui, seppur con i consueto riserbo, parte dei suoi ricordi e sopratutto arriva ad esibirgli il proprio autodisprezzo - perché lui, già ufficiale del Virginia Cavalleria, serve ora nel medesimo esercito che aveva a suo tempo devastato la villa padronale e la tenuta della sua famiglia:
-"Guardare indietro è come custodire un cimitero"- dice a un certo punto Finch ad Halloran, dopo il primo assalto apache al convoglio diretto verso Coyote Point.
Ma gli dice anche: -"Voglio che tu ti fidi di me, e avere la fiducia di qualcuno è una grande responsabilità"-
Quest'ultima frase contiene un insegnamento grande: di insegnamenti per la vita ce ne sono spesso, nelle tue storie, e a me piace coglierli e di seguito conservarli, perché anche nella nostra povera vita di tutti i giorni può capitare che qualcuno - al lavoro, nell'amicizia,o in qualsiasi altra occasione, persino nella scrittura - si fidi e si affidi a te, e allora quello non deve essere motivo di orgoglio, si tratta invece per l'appunto di una responsabilità grande.
L'amicizia e l'intesa tra i due protagonisti cresce, in maniera sobria e pulita: si nutre della tenera sollecitudine di Halloran, che ha cura dell'amico ferito in diversi modi (preparandogli un pasto, medicando le sue ferite, lavandogli la giubba sporca di sangue) e si affida a lui tramite la confidenza delle proprie esperienze di vita e l'ammirazione che prova per le capacità e l'esperienza dell'ex ufficiale.
Finch, dal canto suo, non solo accoglie queste attenzioni e sua volta confida qualcosa di sé, ma protegge ancora Halloran scegliendo di sacrificare la sua vita. Non solo: nella sua ultima lotta, da solo contro il nemico, trova anche l'occasione per riscattarsi, per difendere fino all'ultimo qualcuno che ama. Cosa che le circostanze del caso gli avevano impedito quando la sua famiglia era stata sterminata, e la tenuta distrutta. Ma anche Halloran, a questo punto della storia, appare consapevolmente in grado di dare la vita per l’amico: se durante tutta la storia appare sempre inquieto e impaurito dalla misteriosa presenza degli apache, nemico invisibile che attacca in modo letale e improvviso, alla fine della vicenda non esita a guidare il drappello dei rinforzi alla ricerca di Finch. Di più, quando - dopo il ritrovamento del corpo di Finch - intuisce che un'altra feroce battaglia si addensa all'orizzonte, con il nemico che corre all'attacco con una superiorità numerica schiacciante, vede di fronte a sé la prospettiva di ricongiungersi a Finch, e non ha più esitazioni. Non pensa più a fuggire o a salvarsi, ma solo a ritrovare l’amico dopo aver messo in pratica gli insegnamenti ricevuti.
Una grande, commovente, bellissima storia: la tua firma, del resto, è sempre una garanzia.

Recensore Veterano
08/06/18, ore 12:17
Cap. 3:

Recensione premio per il contest: "The dark side of fantasy" (2/4)

Gli elementi che sempre mi colpiscono delle tue storie sono la verosimiglianza e la schiettezza: i tuoi racconti non hanno edulcorazioni o abbellimenti, non ti sforzi mai di "indorare la pillola", presentando la realtà così come appare, anche nei suoi aspetti più turpi, degenerati e ripugnanti. La guerra, quindi, diventa un'altalena tra un'attesa ansiosa e l'altra, un pendolo che oscilla continuamente tra la morte e la noia in cui l'animo umano si mostra in tutto il suo egoismo (non importa che cosa succede, l'importante è che io sopravviva).
In questo clima desolante e triste, compaiono due personaggi che stonano completamente. Da un lato si ha Rory: timido, impacciato, ingenuo, ma con uno zelo e una generosità commoventi, capaci di scaldarti il cuore. Dall'altro si erge Clarence: distante, perfetto ed etereo, all'apparenza, ma con un passato travagliato e triste e tanti sensi di colpa che risignificano il suo atteggiamento (la postura, i movimenti precisi e curati, ponderati e il riserbo quasi scontroso, oltre a essere un retaggio del suo passato, sono anche la maschera per nascondere le sue parti spezzate). Mi spiace che ci sia stata così poca possibilità di approfondire il rapporto dei due: sarebbe stato interessante vederne lo sviluppo. E invece, e anche questo ne sottolinea la crudeltà, in guerra non c'è posto per i sentimenti, per la bontà e l'abnegazione, per un rapporto così puro e spontaneo. Tutto viene stroncato e spezzato.
Fino all'ultimo ho sperato che Clarence sopravvivesse e ho versato amare lacrime (ultimamente le tue storie mi fanno sempre piangere).
Amo come, nelle tue storie, anche un storia d'amore così semplice e appena accennata sia capace di emozionare in maniera indicibile. Il contesto aiuta molto, ma anche il tuo stile di scrittura potenzia gli avvenimenti perché lascia che siano questi a parlare e la loro intensità, la loro tragicità, il loro carico emotivo vengono dalle azioni stesse. Completamente spogliate di ogni orpello, emergono con prepotenza, colpendo nel profondo per la loro essenza.
Il tuo stile mi ricorda il verismo olandese o il realismo francese: come un moderno Vermer (o forse, più un Courbet, dal momento che nessuno dei due ha paura di mostrare la realtà per come è, senza censure) hai una grande attenzione per i dettagli e la verosimiglianza, inserendo molte scene di "vita quotidiana" che diventano il pretesto per creare il contesto in cui si muovono i personaggi e imbastire il periodo storico.
Questa tendenza è stata molto forte in questa storia, più che in altre, aggiungendovi molte descrizioni dei paesaggi, comunicandone la bellezza disarmante e grandiosa, come doveva essere la natura mostruosa romantica. In questi momenti hai abbandonato un po' la caratteristica asciuttezza per preferire una vena più poetica e ricercata che ho molto apprezzato; si amalgama bene al contesto e permette di tirare un sospiro di sollievo dal ritmo incalzante e dall'atmosfera angosciosa, tesa e opprimente.
(Recensione modificata il 08/09/2018 - 11:44 pm)

Recensore Veterano
25/05/18, ore 11:36
Cap. 3:

Eccomi, finalmente.
Che dire? Bellissimo intenso racconto, scritto in maniera magistrale.
Ho amato i due protagonisti, così diversi tra loro e, al tempo stesso, così in sintonia. Ho largamente apprezzato anche il risvolto romantico, che però hai fatto bene a tenere ai margini della storia, per il motivo che mi riservo di spiegare per ultimo.
Finale da dieci e lode. Clarence muore, ma lo fa da eroe, salvando la vita al piccolo Rory, col quale ha stretto un legame profondo, che va oltre ad un semplice sentimento di amicizia. Questo lo riscatta, per così dire, dal dolore e la frustrazione provati anni prima, quando non aveva potuto fare niente per salvare la sua famiglia. Muore, insomma, in pace con se stesso, col sorriso sulle labbra. E questo, a sua volta, conforta Rory, in qualche modo.
Unica nota negativa, se di negativo si può parlare: questo racconto, a mio avviso, meritava più respiro. Gli elementi per lavorare su qualcosa di più corposo, in cui, tra le altre cose, avresti potuto dare più spazio anche al rapporto tra i due protagonisti, c'erano tutti.
E comunque, il racconto è godibilissimo anche così.
Leggerò di sicuro altre tue storie.
A presto!

Recensore Master
30/04/18, ore 20:54
Cap. 3:

Carissimo, non avevo visto l'aggiornamento! Pensa se non me ne accorgevo e restavo a lungo col dubbio di come va a finire. ^^

Questo capitolo mi è piaciuto più degli altri. Me lo sono goduto di più senza tutti i soldati rompiscatole delle altre volte. Qui non ci sono né vincitori né vinti, tutt'altro sembrano destinati a morire tutti nello stesso modo. Ho pensato un sacco di cose ma non saprei da che parte cominciare, magari quando mi chiarisco le idee aggiorno il commento o te lo scrivo in privato. Comunque la malinconia finale ci sta benissimo, metterli insieme per davvero sarebbe stata una forzatura, il bello del loro rapporto è che dopo anni che avevano a che fare solo con feccia, si sono trovati, hanno conosciuto la fiducia e aprendosi l'uno all'altro hanno fatto pace col passato. Tra i due ci sono stati solo un paio di bacetti ma la loro intesa è stato se vogliamo qualcosa di più intimo. Dopo di quello è ovvio che sono disposti a morire - persino contenti di farlo - in una situazione in cui tutti si ammazzano gli uni con gli altri non c'è valore più grande della fiducia e di un affetto sincero senza pretese di nessun tipo.

Quando lo trovano morto lui ne ha fatti fuori molti eppure è morto con un colpo alla tempia, vuol dire che si è ucciso. Sul momento ho pensato che si sentiva spacciato (cioè credeva che non sarebbero riusciti a ritrovarlo e per quello non avrebbe potuto salvarsi) o che preferiva sigillare nell'eternità quel momento di pace interiore... però un paio di righe prima avevi specificato che gli indiani presenti erano quelli che aveva ucciso ma altri erano fuggiti, di conseguenza sono certa che si sia ucciso col famoso proiettile da conservare per se stessi. E il ragazzo comprende tutto questo, apposta non si fa prendere dalla disperazione ma pensa (in cuor suo lo spera) che presto morirà anche lui. ^^

Grazie per questa bella storia! 

Recensore Master
30/04/18, ore 11:27
Cap. 3:

Bonnie però se le tira certe cose, cribbio!
Clarence si è sacrificato per lui, va bene il fatalismo, ma adesso dovrebbe avere diecimila motivazioni in più per diventare il soldato più cazzuto di tutto l'esercito e per fare fuori quanti più indiani possibile!

La resistenza del veterano è stata epica e in un certo senso forse la sua morte ripara ad una ancanza o a molte mancanze che sente di aver commesso, sia verso la sua famiglia (non c'era per impedirne lo sterminio) sia verso gli ex commilitoni confederati.

Purtroppo i nativi americani ci fanno una gran brutta figura stavolta, ma credo che in una guerra sia difficile non uscire con le ossa rotte tanto da parte dei vinti quanto da parte dei vincitori.
E a proposito di guerra... Adesso mi trasferisco dalle parti della penisola arabica... :)

Recensore Veterano
30/04/18, ore 08:38
Cap. 3:

Ciao! Non mi aspettavo questo finale, un po’ ci speravo che i due sarebbero riusciti a salvarsi, invece Clarence è morto in una difesa eroica tipo uno contro cinquanta e anche Rory e il drappello di Coyote Point stanno per essere attaccati e presumibilmente fatti a pezzi dagli Apache. Tristezza.
Però rimane ancora un mistero come mai il nobile ex militare confederato sia finito tra i soldati blu, ci dev’essere qualcosa di interessante sotto! Perché non scrivi un quarto capitolo tipo flash back in cui ce lo racconti?

Recensore Master
29/04/18, ore 20:50
Cap. 3:

Ciao carissimo^^
Eccomi arrivata alla fine di questo racconto.
Una storia molto intensa e drammatica, che mostra a pieno la misera esistenza di questi uomini, privati anche della speranza.
Nella prima parte del capitolo vediamo come il rapporto tra Rory e Clarence si sia rafforzato, ognuno ha trovato nell'altro un sostegno, qualcosa per cui valesse ancora la pena di vivere. Rory ha saputo prendersi cura delle ferite del suo compagno, sia metaforicamente che fisicamente, mentre Clarence ha voluto proteggere il ragazzo ad ogni costo.
E' stata davvero straziante la scena in cui Rory è stato costretto ad abbandonare il suo commilitone, che si è valorosamente sacrificato per salvare la vita alla giovane recluta.
Anche il finale è intriso di amarezza, con la morte di Clarence Rory ha perso tutto ciò che aveva, e le ultime frasi lasciano presagire un triste destino anche per lui.
Una storia che narra a pieno la cruda realtà della guerra, ma che tratta anche del profondo legame (in questo caso anche sentimentale) che certe volte unisce i soldati, accomunati dalla stessa inesorabile sorte.
Complimenti, sei sempre bravissimo!
Alla prossima! :)

PS: non mi sono dimenticata di Brendan e Les...appena avrò tempo tornerò nella Chicago dei gangster^^

Recensore Master
29/04/18, ore 14:39
Cap. 3:

Buon pomeriggio.
Bene, complimenti; il racconto si è rivelato come la descrizione di una grande storia di amicizia.
Il sacrificio di Clarence ha permesso al giovane amico di cavarsela; tuttavia, questa guerra proseguirà il suo corso fintanto che... uno dei due schieramenti non sarà piegato per sempre, e con esso tutta la sua cultura e il suo antico sapere.
Complimenti ancora, una lettura interessante ed entusiasmante.
Buon fine settimana :)

Recensore Master
29/04/18, ore 12:38
Cap. 3:

This is the End, my beautiful friend, sang Jim Morrison a long ago. The story is perferct, the end as the beginning. I really appreciate it ... The wild far west, a passion, a tragic death. F. is over and R. is in tragic state. We discover about his the childhood, the misery... Blue soldiers, a tragic piece of histoy. Well done my best wishes
(Recensione modificata il 29/04/2018 - 12:41 pm)

Recensore Master
29/04/18, ore 11:17
Cap. 3:

Ciao Old^^
Che finale malinconico... me lo aspettavo, ma mi ha lasciato ugualmente colpito. Certe volte, quando finisco una storia, rimango straziato, penso che sia finita male, che non ci sia più nessuna speranza per il futuro. Qui, invece, una speranza c'è. La flebile speranza che Rory possa andare avanti, che possa riuscire a sopravivere a quegli orrori e, dopo la morte, a rivedere il suo compagno. La morte di Clarence (nome rigorosamente sudista) mi ha lasciato uno spunto di riflessione: è sembrato che, durante la guerra di secessione, qualcosa sia andato male per colpa sua. I suoi compagni sono morti mentre lo stavano aspettando, la sua famiglia è stata brutalmente uccisa mentre lui, al fronte, non aveva alcuna possibilità di proteggerli... si è rifatto salvando Halloran dalla cattura e dalla morte, lasciando vivere l'ultima persona che gli abbia voluto bene; e, come si presagiva, dopo che ha finito i colpi per gli Apache ha lasciato l'ultimo per sé, sicuro di non reggere un qualsiasi altro soffio di vita.
Complimenti, come sempre, per averci condotti in questo spaccato di storia distante in maniera talmente vivida da far materializzare i tuoi ambienti davanti ai nostri occhi. Ora vado a leggere il velo, sicuro di trovare qualcosa di stupendo anche lì^^
Alla prossima, come sempre
mystery_koopa

Recensore Master
29/04/18, ore 11:02
Cap. 3:

Una conclusione terribilmente commovente. Clarence sceglie deliberatamente di morire, sa perfettamente che non riuscirà né a sopravvivere né a rivedere il proprio compagno di viaggio. Viaggio inteso come vita, perché alla fine, da quando ha incontrato Rory, ha ricominciato a vivere.
È emblematica la scena sul ruscello, acqua vera e vita che riprende a scorrere.
Il più giovane dei due, invece, si fida ciecamente del compagno è questo suo lasciarsi andare gli salva la vita.
Sono esistenze destinate a terminare presto, nello scenario pietroso dell'inutile carneficina contro gli Apache. In quel paesaggio aspro e malinconico che tu descrivi alla perfezione.
Bella, l'ho apprezzata moltissimo. Ti faccio i miei complimenti.^^

Recensore Master
29/04/18, ore 10:29
Cap. 3:

E anche questa storia è giunta alfine alla sua conclusione. Una conclusione dolce-amara, in perfetta sintonia con gli altri due capitoli. Clarence e Rory hanno avuto occasione di approfondire la reciproca conoscenza, un momento che mi ha scaldato il cuore. Davvero, sono sempre felice quando due persone riescono a ritagliarsi qualche attimo di felicità, seppure breve. E infatti, subito dopo sono arrivati i cari Apache con intenzioni poco amichevoli. Clarence, eroicamente, si sacrifica per salvare Rory, il quale andrà avanti con il ricordo dell'amico nel cuore.

Nonostante la triste atmosfera, è stata una lettura davvero molto piacevole. Ora vado a leggermi il secondo capitolo del Velo, sperando che sia un pochino più allegro.

A tra poco!

Recensore Master
29/04/18, ore 09:32
Cap. 3:

Ciao^^
E così, eccoci a tirare le fila di questa storia.
Un capitolo molto intenso, malinconico, in cui speranza e disperazione vanno di pari passo. La speranza di riuscire a salvarsi insieme, il prendersi cura l'uno dell'altro, il trovare un compagno leale dopo mesi, forse anni di solitudine... e poi la disperazione di aver perso tutto (e tutti) e di non poter tornare più indietro, insieme al coraggio di tirare avanti, perché è un dovere e perché non ci si vuole rassegnare alla sconfitta...
In tutto questo, un pizzico di sodalizio virile, trattato con molta delicatezza e appena accennato, ma non per questo meno significativo.
La scena finale è veramente da brividi: non parlo soltanto dell'ultimissimo paragrafo, ma in generale di quello che succede dall'avvistamento degli Apache in poi. Il piano, la fuga, il combattimento e il ritrovamento... sembrava quasi di vedere un film!
Pare che Clarence abbia davvero serbato l'ultimo colpo per sé... per proteggere il suo compagno. Una morte che gli rende onore.
Mi chiedo se fosse il suo piano già dall'inizio, ma a giudicare dallo sguardo sereno, suppongo di sì... le parole finali di Rory lasciano un po' di "speranza" (nel senso che si rivedranno dopo la morte, una cosa molto tragica/eroica...^^), ma ecco che ti viene l'amaro in bocca se pensi che probabilmente da quella guerra nessuno uscirà vivo.
A me però il tema di Eros e Thanatos ha sempre affascinato (più del tutti vissero felici e contenti o dei finali strappalacrime), quindi ecco che la bimbaminkia che è in me si scatena, mi vengono gli empiti romantici da poesia epica e inizio a blaterare cose senza senso...^^
Insomma, complimenti: adoro queste tue storie di soldati, qualunque essi siano^^ (anche se tu conosci le mie preferenze^^)
Ho il tempo abbastanza limitato e oggi non avrò internet, quindi non potrò passare subito a commentare l'altra storia... mi rifarò stasera, sperando che una salutare scarpinata sulle Alpi de' noantri mi fornisca la giusta ispirazione.
A presto!^^
(Recensione modificata il 29/04/2018 - 09:37 am)
(Recensione modificata il 29/04/2018 - 09:45 am)