CARA,
Se c'è una cosa che amo di questa raccolta è il manto di malinconia e cruda realtà che ogni volta mi avvolge e mi distrugge. Quello che fai ogni volta è sviscerare la vita di soldati addestrati alla guerra ma che, comunque, restano dei ragazzi.
Ho amato oltremodo il tuo modo di distinguerli, in questo caso, con delle differenziabilità, parlando un po' dei difetti o dei pregi, o dei gusti o, non meno importante, le speranze. Che forse nemmeno ci sono.
Il fatto della vista l'ho trovato geniale. Non so, forse ho male interpretato, ma ci ho visto un modo di esprimere non solo ciò che si può vedere attraverso gli occhi, ma anche attraverso l'anima. In Wufei ci ho visto il rifiuto di vedere la realtà: quel "gli occhiali da lettura gli fanno venire gli occhi rossi", l'ho visto come un "vedere ciò che ho interno fa male, mi distrugge. Preferisco non vedere da vicino e restare lontano da ciò che fa male. A ciò che sarebbe potuto essere". Ovviamente se sto dicendo delle baggianate non esitare a dirmelo, eh!
Su Quatre c'è una dedizione ai dettagli che mi ha spiazzata; il fatto che "non sia capace a sognare", che prima della melodia di una canzone venga la matematica, lo rende esattamente ciò che è ma che non vorrebbe essere. Hai parlato di "Il privilegio e la tragedia della sua nascita" e non avrei saputo esprimere al meglio quel che lo attanaglia. Da come cuore e mente non siano l facce opposte e uguali di una stessa medaglia, che lo terrorizza. Cosa è in grado di fare e di pensare? Da brividi.
Trowa ha dieci decimi, è di poche parole e usate solo quando è il momento. È breve il pensiero di Heero su Trowa, ma intenso. Ne mette in luce i dettagli che sono proprio il suo passare inosservato, che fa di lui un'ombra, che è quello fra tutti che quasi sembra più abituato, meno schiacciato dal peso della guerra e metterlo prima di Duo, mi cara Sherry, è stato un colpo basso.
Eh sì perché il pensiero su Duo spacca, grattugia l'anima e il cuore, e pure il cervello.
Duo, lo spavaldo, il pagliaccio, il carnefice consapevole, il casinista, il falso allegro, che ha paura della solitudine ma allo stesso tempo la brama un po', perché forse sa d esserne destinato. Corteggia la morte e mi chiedo se, il mio pensiero sul fatto che la brami su di sé, sia esatto. Ma ho sempre avuto un po' l'idea che la morte sia affascinante agli occhi di chi combatte, che si macchia di omicidi, specie in un'età così giovane dove la vita dovrebbe regalare altro. Amore e un futuro, non sangue e disperazione.
Duo fa lo scemo, però alla guerra, poi, ci va lo stesso. ed è qui che è Duo, in tutto e per tutto. Un'unica frase che lo riassume, lo approfondisce; è il sorriso dietro la morte, la battuta dietro alla disperazione, la spavalderia dietro il senso di colpa.
Questa introspezione di Heero l'ho davvero amata, e anche se lui non si mette sotto il proprio giudizio, nella frase finale ci si infila in punta di piedi; perché come dici senza disarmonon c'è armistizio, e questo lui lo sa benissimo.
Io non so che altro dire; è breve, ma così breve da catalizzare ogni emozione in ogni singola riga, composta dalle tue parole ricercate, da una sensibilità che riesci a incidere su carta, quasi facendola sanguinare. Fa male, malissimo ed è per questo che, ogni volta, mi rimani appesa al cuore e sento di non poterne fare a meno.
Leggerti e entrare nel tuo cuore è sempre un incantevole piacere ♥
Alla prossima,
Miry |