Recensioni per
L'albero di ciliegio della signora Venturina
di yonoi

Questa storia ha ottenuto 35 recensioni.
Positive : 35
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
27/12/18, ore 00:21

No ma adesso mi spieghi per cortesia perché L'hai messa in drammatico.
Cavolo con sta premessa mi attendevo che qualcuno ci lasciasse le penne sul serio!
E invece è un finale forse non allegro (ha sempre quel non so cosa di malinconico che si è perdurato lungo il percorso) ma non è drammatico, anzi è a suo modo dolce con questo aver unito due strade all'apparenza destinate a non incontrarsi mai tanto le dista esperienze e età. E così grazie a questo saggio micio che ormai si avvia, sereno e.. Soddisfatto(?) con un pizzico di speranza verso la fine della sua settima vita, la Livietta viene aiutata nel suo vivere quotidiano dalla presenza del peloso gattone, e compie con aiuti un po' fortuito e azzardati anche una piccola missione: far rivedere a Venturina un po' di luce dei ricordi grazie non al suo ciliegio (ormai andato insieme alla sua casa) ma a una distesa di ciliegi! (a proposito bellissima la descrizione che culmina con ka riflessione finale del gatto, un pezzo finale molto visivo, da film)
In conclusione finale molto bello e commovente tra un panorama mozzafiato.
Bravo e a presto!
Nala
P. S. E di nuovo buone feste🤗🤗

Recensore Master
23/12/18, ore 16:32

E direi che la conclusione è stata semplicemente perfetta.
L'umano con lo zaino ha finalmente trovato una sua autentica vocazione, una davvero non convenzionale, ma che gli permette di portare un po' di felicità dovunque vada.
Ed è stato un mito Garibaldi, che ha portato il Fratellone dalla sua vecchia padrona: e bene che ci sono un gatto, un senzatetto e una capocuoca a occuparsi di lei e dei suoi desideri, perché se era per i suoi figli stava fresca.
Davvero malinconica la parte della casa in demolizione e del ciliegio sparito, a cui fa da divertente contraltare la balla esagerata del Fratellone per scroccare un passaggio (zittendo nel frattempo una confusa Venturina).
E perfetto il finale: due persone diversissime tra loro che osservano dei ciliegi, e un gatto, ormai prossimo alla fine, che si è guadagnato un posto nel cuore di entrambi.
Davvero complimenti per un'altra bellissima storia!

Recensore Master
20/12/18, ore 14:35

Ciao carissimo^^
mi piacerebbe trovare da qualche parte un gatto saggio e buono come il tuo Mozzicone, più saggio e più buono anzi di molti umani, altruista e generoso.
E magari anche un personaggio come la Livietta/Fratellone o una vecchietta arzilla come la Venturina.
Nelle tue storie sai sempre mettere la gioia di piccole cose presenti e il rimpianto struggente di cose ormai perdute, che rimangono solo nel ricordo. Tristissima la scena di quando vanno nella vecchia casa della signora e la devastazione di muri e pavimenti fa capire quanto la vita precedente della signora non esista ormai più.
Ho notato che non hai resistito: ci hai messo anche il malato terminale che ringrazia per la vita donatagli e due giorni dopo schiatta. Ma lo so, è più forte di te, non ce la puoi fare.^^
A parte le battute, come sempre complimenti per la tua magnifica capacità narrativa e per la tua abilità nel tratteggiare situazioni e sentimenti. A presto!

Recensore Master
20/12/18, ore 11:30

Parola mia, questa storia non poteva avere una conclusione più appropriata di quella presente in questo capitolo. Capitolo che, peraltro, potrebbe benissimo essere intitolato "la ballata del gatto e dell'umano". Sì, perchè la storia è iniziata con loro, ed è finita con loro, come era giusto che fosse.

Si comincia con il momento in cui i nostri si incontrano, quando il Fratellone salva il felino da una morte sicura per assideramento. Si prosegue poi con un flashback del momento in cui la Livietta muore (metaforicamente parlando, s'intende) e nasce ufficialmente il Fratellone. Il Fratellone, questo chitarrista vagabondo che vaga alla ricerca di sè stesso (e forse, finalmente, è riuscito a trovarlo), e che usa la sua chitarra oltre che per guadagnare qualche spicciolo e tirare avanti anche per dare qualche momento di felicità a delle persone più sfortunate di lui. Molto bella la scena in cui il paziente dell'ospedale gli lascia un biglietto in cui lo ringrazia per ciò che ha fatto per lui. E ancora più bella, anzi direi proprio struggente, è stata la parte in cui Garibaldi/Mozzicone riesce finalmente a rivedere la sua vecchia (in tutti i sensi) padrona, la signora Venturina. Conclusione perfetta, poi, con i due che portano la Venturina a vedere dei ciliegi, in sostituzione di quello che le aveva regalato il figlio stronzo (certo che però una volta ogni tanto la potrebbe anche andare a trovare, la madre). Ripeto, un finale più bello e commovente di questo non poteva esserci.

Alla prossima storia, yonoi. E buon Natale!

Recensore Master
10/12/18, ore 19:54

Davvero toccante la ricerca del gatto, e davvero poetico il modo in cui è descritto il suo universo di odori.
Quanto all'ambiente dell'ospizio ... sai, io faccio volontariato in un gruppo che si occupa proprio di far visita agli anziani nelle case di riposo, e posso dire che che purtroppo ci hai preso: la stragrande maggioranza degli ospiti è in sedia a rotelle, quasi tutti stanno parcheggiati davanti ai televisori con trasmissioni banali, il massimo della letteratura che gira sono le riviste di gossip.
L'umore generale? Una delle mie prime conversazioni con uno di questi anziani è partita con "Buonasera, come sta?" "Eh, mi hanno portato qui a morire", e lì non sai più cosa rispondere, perchè sai che dovresti rassicurarlo in qualche modo, ma pensi che abbia assolutamente ragione.
Ogni tanto un parente si vede, ma a giudicare da come reagiscono alle nostre visite che manco fossimo messi celesti, non mi sembra che compagnia dall'esterno sia molto frequente. E tieni presente che sto parlando di un ospizio molto più pulito e con personale più decente di quanto hai descritto!
Finora non abbiamo visto gatti, ma una visita di un essere come Garibaldi sarebbe davvero fenomenale.
E qui mi ricollego alla parte di Livietta con la sua musica: pare che quel gruppo, prima che mi ci unissi io, si facesse musica, ma l'unico chitarramunito se n'è andato, ci si è dovuti limitare a due chiacchiere, e da allora gli anziani non fanno che richiederci insistentemente di riprendere a suonare. Quindi sì, direi che ci hai preso anche sul potere della musica.
E la scena della morte del 'femore' Poggi poi diventato Evelina, è qualcosa di fenomenale.
Davvero, complimenti per questo capitolo bellissimo, che riesce a esprimere cose assolutamente realistiche con una poesia eccezionale. Ottimo lavoro!

Recensore Master
10/12/18, ore 03:01

povero micio, scacciato da tutti e dalla sua casa ormai vuota, che tristezza....
un premio per le descrizioni più accurate e belle ti andrebbe dato però, sono davvero dei piccoli quadri dipinti!
l'odore di vaniglia della signora che aleggia da seguire sembra una fiaba (tipo quelle di pollicino iihihihi) ma incredibilmente dopo mille peripezie il gatto ritrova la sua padrona. effettivamente quel gattile per anziani umani non è bello ne piacevole.... non che le case di riposo siano tutte così magari anzi, ma in effetti questa descrizione mette tristezza, così come la descrizione del personale di questa struttura (😱) e le reazioni degli anziani, affamati di affetto e novità più che di cibo.
peccato aver rovinato tutto facendosi scacciare ingenuamente dormendo sopra una delle ospiti della struttura... un genio proprio gatto... in inverno nemmeno quelli col pelo fitto dovrebbero stare fuori a dormire di gatti, e infatti questo stava per morire assiderato MA viene salvato in extremis pare!

nel mentre il fratellone ha scoperto quella che frse è la sua vera dote, e che anche se non può più far emozionare salendo su una pedana per darsi alle acrobazie, può trovare lo stesso conforto e dare emozioni anche con la sua voce, affatto impedita da quel suo aspetto "strano". e infatti uan volta che lo ha capito e ce s è accorta di quanto sa benefico per se e per moltì la sua musica va per i reparti a suonare e rendere un po' di sollievo ai malati. la storia della femore poggi è triste assai, il classico esempio che non sempre ciò che può sembrare semplice e facile si risolve in altrettanto facile maniera e senza guai....
alla prossima, attendo il proseguo!
Nala

Recensore Master
10/12/18, ore 02:31

noooooooo....
...
questo capitolo è stato particolarmente duro da digerire e il titolo è azzeccatissimo.
appena ho letto i "sintomi" ho capito anche se (logicamente visto il pow da gatto) un nome alla malattia improvvisa non l'hai dato: ictus. e difficilmente da quello se ne esce intatti, quasi mai... e così una persona sì in là cogli anni ma ancora arzilla e vitale si trasforma e non riesce più... povera Venturina, tanto più che ha i figli assenti e lontanissimi
e povero micio che attende paziente il suo ritorno, improbabile dopo un malore del genere e dimenticato da tutti e lasciato lì in casa a far la guardia insieme ai mobili.
nel frattempo approfondiamo le vicissitudini dell'attuale compagno umano del micio, il fratellone, alias Livietta che voleva danzare leggiadra come una ginnasta, sua unica passione ormai in dirittura di arrivo, ma si ritrova a lottare disperatamente contro la natura del suo corpo decisamente non portato per quella disciplina già ostica di suo (eh, sì, le ginnaste in effetti sono tutti scriccioli o almeno quello è lo stereotipo... 😅) mi ci sono un po' rivista non piacendomi troppo il mio, di corpo anche se in modalità del tutto diverse in effetti... la poveretta si ritrova pure intorno della gente che non sa molto capirla, come i genitori tutti concentrati sulla cosa meno importante quando si fa male ovvero la carriera a tutti i costi non accorgendosi che a lei ormai non frega più niente...
mi ha particolarmente divertito o colpito, la sottile ironia con cui viene descritto questo infortunio (ma è presente anche nei confronti della tragedia della donna, con quel notare la tv spropositatamente alta, la tipa delle trapunte etc), il far parlare le parti del corpo manco fossimo a esplorando il corpo umano (medicina? ^_-) nonostante lo stato d'animo della ragazza/o fosse sicuramente virante al depresso.
fosse un altra creatura e non fosse stata in una carriera agonistica si sarebbe potuti cercare di attutire i casini che aveva fatto il corpo con un altro indirizzo sportivo, ma forse non c'era neanche la volontà di tentare un altro percorso chissà...
in conclusione sì. il corpo sa tutto, siamo noi che a volte testardi ci opponiamo, ma in fondo quello è l'involucro di carne che ci viene dato dalla nascita ed è compito nostro indaffararci per tenercelo buono il più possibile e se necessario o possibile combatterci contro.
i casini della vita insomma!😏😉😅
alla prossima!
Nala
(Recensione modificata il 10/12/2018 - 02:42 am)

Recensore Master
10/12/18, ore 00:53

Ed eccomi finalmente qui!
Si perché era giusto cominciare a commentarti proprio da questa storia (anche se ne ho letta anche qualcun altra dove presto passerò): d'altronde ho un nome felino e se mi metti in presentazione un gatto e mi fai una storia pow gatto come posso non partire da qui? 😁
Anzitutto lasciami dire che hai uno stile davvero molto bello, particolareggiato a dir poco e molto poetico, sembra di leggere quelle fiabe di una volta dal linguaggio semplice e con un tocco in po' magico... Qui accentuato forse dal punto di vista di micio.
Di questo primo capitolo introduttivo ho dapprima ammirato la descrizione particolareggiata del luogo dove ora lui e il suo umano si trovano, un posto "povero" di lussi e comodità così come li intendono molti umani, ma ricco di pace per l'animo tormentato dell'umano e di bellezza della natura.

Poi c'è il passato, quello con la Venturina, personaggio che mi ha ricordato la tipica figura di nonna quelle che trovi nei paesello nate nei primi del novecento tuttofare e bonarie coi nipotini a cui far festa... E si mi hai ricordato un po' la mia di nonna visto che pure lei finché ci ha visto faceva la sarta😄
Anche qui (come pure nella base di partenza del cucciolo, in campagna) nel descrivere l'ambiente sei stato minuzioso e particolareggiato, come se stessi mostrando un quadro le scene e gli ambienti si mescolano perfettamente uno con l'altro e si immaginano esattamente come tu vuoi dipingerli attraverso gli occhi di questo simpatico e malinconico gatto senza coda.
Mi dici che la signora si ammala d'improvviso, della perdita della casa e del gattile per umani, il che spiega in parte la collocazione di questa storia in questa sezione (drammatico? 😒☹️) vediamo come prosegue questa avventura introspettiva allora con la prossima puntata!
Nala
P. S. Bellissima la missione dei mici credo davvero sia un po' il loro compito segreto in effetti eheh.. nonché tutti i riferimenti (rivolti al lettore) tipici del comportamento felino!

Recensore Junior
08/12/18, ore 14:53

Buongiorno!
Ho letto una delle storie più particolari su EFP, mi sono sentita in dovere di recensirla appena trovato un po' di tempo. Dopotutto ho sempre apprezzato l'originalità, essendo di natura una persona piuttosto ordinaria. Innanzitutto, devo fare un plauso al tuo stile di scrittura: non è da molti avere una dote tanto sviluppata, quindi ti faccio i miei complimenti più sinceri. Spero di cuore di trovare presto un proseguo a questa storia, che mi ha rapito il cuore.
Con sincera ammirazione,
F.

Recensore Master
08/12/18, ore 12:47

Ciao carissimo^^
tu hai una dote rara: riesci a rendere poetiche anche cose schifose, miserabili, tristi e dolorose. Riesci a mostrarci un ospizio per anziani, che è una cosa di una tristezza incommensurabile, come un luogo misterioso, nel quale nonostante tutto è annidato un profumo di vaniglia, che si coglie sotto il puzzo dell'umanità dolente che il luogo ospita.

Il tuo gatto, saggio e tranquillo, è un occhio sugli eventi in grado di non farsi ingannare, ma anche di mantenere la capacità di cogliere la poesia delle cose.
La Livietta è un altro esempio di come riesci a rendere poetici anche i trapassi, le gangrene, i reparti intasati e le procedure sanitarie. Ci mostri questa persona sgraziata, scontenta di sé, che non ha ancora ben trovato né un suo ruolo né un suo sesso ben definito, laddove esso di solito è la prima cosa che definisce e forma la personalità. Eppure, questa creatura indefinita trova una sua dimensione nella musica e nella sua capacità di alleviare e consolare.
Come sempre complimenti, sai trasportare il lettore in un mondo fatato.

Recensore Master
06/12/18, ore 12:32

Innanzitutto, congratulazioni per la vittoria al contest. Te la sei strameritata.

E veniamo al capitolo odierno. Anche qui continua l'atmosfera amara degli scorsi due capitoli. Il povero micio ha perso la sua padrona e viene pure cacciato di casa, inizialmente senza nessuno che se ne curi. Tuttavia, dopo un po' riesce a ritrovare la sua padrona. La quale, al contrario delle mie previsioni iniziali, è viva e vegeta, ed è ricoverata in un ospizio. Qui il felino riesce per un po' a fare da animale da compagnia anche agli altri anziani ricoverati, poi però è costretto a scappare. E proprio quando sembra che stia per diventare un surgelato, ecco che arriva una mano caritatevole che lo prende e lo mette al caldo. Speriamo almeno che si tratti di una brava persona.

In quanto al Fratellone/Livietta, a lei le cose vanno un po' meglio. Per passare il tempo, inizia a dedicarsi alla chitarra, e grazie a questo nuovo passatempo riesce a donare un po' di gioia a una vecchietta ricoverata in ospedale con lei. Almeno qualcuno felice c'è, grazie a lei.

Al prossimo capitolo!

Nuovo recensore
04/12/18, ore 10:42

Prima classificata: L'albero di ciliegio della signora Venturina

Grammatica e stile: 10\10;

Non ho trovato alcun errore grammaticale e il tuo stile di scrittura l’ho letteralmente adorato. Mi ha ricordato molto quello di alcuni autori giapponesi, in particolare Murakami, poiché durante l’intera narrazione si percepisce una sfumatura di poesia che permane sempre, dall’inizio del tuo testo fino all’ultima parola. Hai saputo amalgamare al meglio introspezione, narrativa, parti descrittive, dialoghi. Nonostante la tua storia non si sviluppi in ordine cronologico, quindi ogni paragrafo possiede un tempo e un personaggio proprio, hai saputo gestire quest’alternanza con maestria, senza creare assolutamente confusione nel lettore, riuscendo a infondere le giuste anticipazioni e i giusti flashback per aumentare la curiosità e la voglia vorace di proseguire nella lettura. Questo tuo talento nel riuscire a incastrare personaggi e tempi differenti con così tanta naturalezza, penso sia un elemento che necessiti di essere sottolineato, perché richiede un lavoro particolarmente minuzioso e curato. Il tuo stile ha rappresentato, per me, un fiume che scorre con regolarità, scivolando penetrante sul terreno, scorrevole, d’impatto, capace di conquistare tutti i lettori, assolutamente NON complicato o tortuoso. Tuttavia, nonostante questa sua ‘parvente semplicità’, l’acqua che scorre è densa, carica, quasi straripante di una varietà di temi, sentimenti ed emozioni che ti travolgono come se il fiume fosse in piena. Un mix assolutamente perfetto!

Affinità tra la storia e il pacchetto scelto: 5\5;

La traccia è stata pienamente rispettata, e aggiungerei con classe, stile, e fantasia. Non so se ti sei ispirato al libro ‘Cronache di un gatto viaggiatore’, in ogni caso hai fatto davvero un ottimo lavoro. L’idea del gatto che al termine della sua settima vita è destinato a trasformarsi nella forza di un sentimento per l’umano con il quale deciderà di restare per sempre è geniale. Io ho un gatto, si chiama Natsu ed è arancione anche lui, inoltre nel mio giardino sbuca spesso un altro gatto (randagio, al quale diamo da mangiare) rosso anch’esso, per di più senza coda! Ho trovato che si rispecchiasse perfettamente nella tua descrizione, quindi ho subito sentito il testo ‘vicino’ a me. Inoltre, l’affermazione iniziale che il gatto, in quanto spirito guida, al termine della sua vita resterà per sempre con l’umano che ha scelto, l’ho trovata in qualche modo confortante, perché ho subito pensato al mio micio!
Garibaldi ha migliorato la vita della signora Venturina, confortandola, supportandola, persino salvandola, per poi addirittura seguirla nella casa per gli anziani; Mozzicone ha accompagnato l’umano con lo zaino durante le sue incertezze, le difficoltà nel dover scegliere, la fase della crescita. Due esseri viventi ai quali si è dedicato, adempiendo al meglio ai suoi doveri di protettore, rispettando ciò che sua mamma gli aveva insegnato prima che venisse portato via nella scatola. Insomma, il pacchetto praticamente è più sviluppato nella tua storia che nel racconto da cui è tratto, più inerente di così!

caratterizzazione personaggi\IC: 5\5

Direi di procedere con ordine.

Mozzicone\Garibaldi: questi sono i due nomi con i quali ce lo presenti, anzi che ci presenta lui stesso, precisando che appartengono alla sua settima vita. Io direi di partire proprio da qui: questa caratteristica del nome molteplice la trovo particolarmente poetica fin dall’inizio, e la ritengo anche fondamentale, un elemento tanto semplice quanto grande. Due nomi quindi due vite diverse, con due persone diverse, tuttavia destinate, infine, a fondersi insieme. La tua storia inizia con un gatto, di nome Mozzicone, con un determinato stile di vita, e Garibaldi, che sembra un altro gatto, con uno stile di vita totalmente diverso. Abbiamo poi il personaggio della signora Venturina, con la sua storia, e il personaggio del Fratellone, con una storia altrettanto differente. Insomma, inizialmente abbiamo tante personalità, con stili di vita, età, carattere, pensieri propri. Al termine del tuo testo, queste personalità così diverse tra di loro diventano un’unica cosa. La scena finale del ragazzo, della signora anziana e del gatto, che per una è Garibaldi e per l’altro è Mozzicone, ma per entrambi è il loro spirito guida, l’ho trovata molto forte ed emozionante.
Anche il fatto che tu abbia scelto un gatto come protagonista è già di per sé meraviglioso, e sei stato davvero bravissimo a narrare la storia dal suo punto di vista, tuttavia senza ‘umanizzarlo’. Cioè, che lui sia un gatto si percepisce sempre, nonostante le emozioni e i sentimenti di cui ci parli potrebbero portare a rendere la sua introspezione più ‘umana’. Hai utilizzato davvero espressioni fantastiche nella tua fanfiction per descrivere il suo ‘essere gatto’, come quando inizialmente dici che questi animali hanno occhi e orecchie sul pelo, e quindi quando un essere vivente li accarezza riescono subito a capire con chi hanno a che fare, o la lista delle sue attività fisiche, come arrampicarsi sulle tende, o dei suoi passatempi, come inseguire il rotolo di carta igienica e portare a spasso il gomitolo. Ho apprezzato tanto la parte della soffiata!

Signora Venturina: ‘vecchia sì, bacucca neanche per sogno’, questa è la frase che ho trovato più d’impatto in assoluto per la sua descrizione! Una signora vitale, gioviale, riuscivo a vedere la luminosità nei suoi occhi. L’hai caratterizzata davvero benissimo, mi è piaciuto molto come hai fatto emergere il suo lato più ‘affettuoso’ quando parli della sua relazione con i nipoti (con i quali non ha mai perso la pazienza se non quando hanno fatto del male al suo micio), o con i figli (nonostante loro non si facciano mai vivi, lei si dedica con impegno a leggere le lettere con la calligrafia incomprensibile, e quando pensa al suo albero di ciliegio ricorda sempre che è stato un dono del figlio), o quando si dedica, semplicemente, con cura e passione alla sua vita quotidiana, alla cucina, al suo giardino, al suo Garibaldi. Ho adorato, inoltre, la figura del quadro che ritraeva il marito, che ha avuto una parte quasi come fosse un personaggio del tutto reale! E’ stato commovente il pensiero dei carillon, e soprattutto quando, una volta trasferitasi nel gattile, arriva Garibaldi e le salta subito in braccio. Lì ho pianto!

Livietta\Fratellone\Umano con lo zaino: questo personaggio è stato quanto di più opposto possibile potesse esserci alla signora Venturina. Un personaggio ambiguo, indeciso, dinamico, durante tutto il testo notiamo come si sviluppi, a differenza della signora Venturina, che resta un personaggio statico. Sicuramente una figura con un interessantissimo e originalissimo background alle spalle, sviluppato davvero con maestria nonostante la difficoltà e la complicatezza della sua personalità. Lo definirei semplicemente un ‘colpo di genio’, perchè non riesco a pensare proprio ad altro! La sua lotta tremenda con il suo corpo che si contrappone alla sua passione, le indecisioni, la sua fuga, un personaggio tanto turbato ma tanto delicato, un personaggio così tanto frustrato ma contemporaneamente percepiamo, quando suona, la serenità: ‘in breve, un enigma’, come scrivi tu stesso, e non c’è niente di più adatto! Un fiume in piena. Mi è piaciuta moltissimo la parte in cui narri dei benefici di quando suona in ospedale, del sangue che torna a scorrere con più vigore nelle persone, anche quando declina la proposta della coach giustificandosi dicendo di essere un uomo, ma tu rendi presente che in realtà avrebbe voluto dire molto di più, semplicemente il suo carattere schivo glielo ha impedito. In questo mi sono ritrovata tanto, e penso che il talento e la bellezza di una storia risiedano anche nella capacità dell’autore di coinvolgere i lettori. Anche la contrapposizione di ‘Veritas’, che lei\lui ha sempre seguito e sempre continuerà a farlo, prima come suo sogno in quanto palestra di ginnastica, e dopo come veritas vera e propria. Ho particolarmente adorato anche quando hai scritto che la rabbia se la portava dietro insieme allo zaino e alla chitarra, l’ho trovata un’espressione molto d’impatto.

I personaggi secondari li ho apprezzati tutti indistintamente, la coach, la capocuoca, il ragazzo con le cuffie nella casa anziani, ma voglio soffermarmi su alcuni che ho trovato particolarmente intensi.

Mamma gatta: la sua è una brevissima comparsa, ma questa frase è riuscita a dare davvero tantissima importanza alla sua presenza, insieme al suo ruolo di ‘guida’ nei confronti del figlio: ‘A noi gatti sono affidati gli spiriti più solitari: la nostra specialità è sanare le ferite che portano alla durezza, che fanno calli nell’anima difficili da sciogliere.’

Evelina ‘Femore’ Poggi: la sua storia è stata davvero bellissima, quando afferma che la canzone di Livietta le ha riportato un altro prezioso ricordo è stato fantastico, una battuta davvero molto intensa, e la parte dove lei viaggia in universi infiniti per poi andar via con suo marito Arturo che è venuta a prenderla è stata meravigliosa, ed è stato ancor più meraviglioso quando ci spieghi che sotto il suo letto c’erano granelli di sabbia. Hai dato un tocco così magico e poetico, davvero!

Dr. Luong: una comparsa breve, ma come dice Livietta, risulta subito simpatica. Ho apprezzato tanto la sua descrizione, dove dici che pareva disegnato con il compasso e che le rughe spuntavano sulla fronte simile al Buddha cinese. Ho adorato quando chiama ‘anima lunga’ la ragazza, dicendo che nel paese era tutto più grande, e ovviamente una delle frasi portanti della tua storia: ‘ il corpo sa tutto’.
Anche il ragazzo senza nome che lascia il biglietto ‘grazie per la vita’ è stato incredibilmente d’impatto, sei riuscito a trasmettere tantissime emozioni in un paio di righe!

gradimento personale: 5\5;

Che dire, una storia magnifica. Ci hai presentato dei personaggi formidabili, intensi, vincenti. E’ pieno di contrasti, compari realtà diverse, mondi diverse, storie diverse, sentimenti diversi, e in soli quattro capitoli sei riuscito a farmi immedesimare in tutto ciò che scrivevi, nonostante fosse appunto tutto così diverso! Mio padre, cuoco, dice che per fare un buon piatto servono i contrasti, e tu ne hai inseriti a bizzeffe nella tua storia, senza ovviamente farli stonare tra di loro! E’ stato emozionante, introspettivo, avventuroso, sei riuscito a lasciarmi qualcosa, e penso sia proprio questo ciò che fanno gli scrittori! Ottima scelta dei titoli, ho particolarmente apprezzato gli haiku che hai inserito, inoltre il primo è uno dei miei favoriti in assoluto! Ti faccio tanti e sentiti complimenti.

totale: 25\25.

Recensore Master
01/12/18, ore 16:47

Abbastanza triste la vicenda della signora Venturina: meno male che c'era lì un gatto pronto a riconoscerà i segnali del corpo.
Segnali del corpo che sono il filo conduttore del capitolo, anche nella parte molto più deprimente di Livietta. Il brutto non è tanto quello che le sta succedendo, è come nessuno le stia dando il tempo di elaborarlo e capire cosa voglia davvero fare di sè stessa, preferendo cacciarle soluzioni e provvedimenti e terapie giù per la gola. Parenti e amici e medici e uomini delle pulizie, e in tutto questo c'è stata ben una persona che abbia notato la depressione dell'ex atleta malgrado questa non faccia proprio niente per nasconderlo. Tristemente realistico.
Un altro bellissimo capitolo, complimenti!

Recensore Master
27/11/18, ore 13:38

Ciao^^
il corpo sa tutto, ma a volte ha modi drastici per comunicare la sua conoscenza. Il corpo della signora Venturina "gliel'ha data su" come si dice dalle tue parti, ha deciso che era ora di chiudere la faccenda con un bell'ictus, e al nostro gattaccio non è rimasto che industriarsi per chiedere l'aiuto di un'altra umana.
Allo stesso tempo, il corpo della ginnasta ha risolto per lei la diatriba se continuare a fare quel tipo di sport o no, con una bella frattura da fatica.
Qual è il messaggio? Che forse se ascoltassimo di più il corpo ci risparmieremmo un sacco di patimenti?
Scopriamo peraltro, en passant, che il Fratellone di cui parla il gatto nel primo capitolo e Livietta sono la stessa persona? Sono assai curioso di sapere come l'una diventerà l'altro...
Come sempre, snoccioli disgrazie orribili con la levità di una fiaba antica, che incanta e affascina. Ci si perde dietro le tue parole, si sogna con le immagini che sai evocare e solo dopo, alla fine del capitolo, si torna alla realtà contingente, un po' basiti, ma forse anche un po' arricchiti.
Complimenti e alla prossima^^

Recensore Master
26/11/18, ore 12:42

Qualche giorno di questi mi sa tanto che dovrò smettere di leggere le tue storie. Mi mettono addosso un'angoscia...

...sto scherzando, ovviamente. Pur non essendo proprio allegrissime, le tue storie sono talmente belle che ormai non ne posso più fare a meno.

Allora, qui proseguone le vicende di Mozzicone/Garibaldi e del Fratellone/Livietta. Dopo aver letto questo capitolo, mi viene proprio da dire che si tratta di due anime affini messe insieme dal destino. Il micio, sebbene abbia passato un'esistenza piacevole, ad un certo punto deve dire addio alla sua padrona (non penso che la vecchia signora Venturina abbia avuto un semplice malore. Credo infatti che abbia tirato le cuoia) e deve imparare a cavarsela da solo. E da qui in poi, mi sa tanto che per lui inizierà un calvario. Un calvario molto simile a quello che sta passando la Livietta, alias Anima Lunga (che curioso soprannome). La poverina, che aveva trovato nella ginnastica la sua valvola di sfogo, la sua ragione di vita, all'improvviso deve smetterla per colpa di una frattura. E anche se adesso è in terapia, per lei le cose non saranno mai più come prima. La strada che porterà questi due ad incontrarsi è appena iniziata, e sento che sarà lunga e piena di dolore.

Al prossimo capitolo!