Recensioni per
Cercasi Sherlock, disperatamente!
di pattydcm

Questa storia ha ottenuto 37 recensioni.
Positive : 37
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
10/01/19, ore 23:52
Cap. 4:

Ci accompagni, con ottima efficacia descrittiva, ad assistere all'attesa di John al Diogenes Club: è più che mai evidente che lui non può più aspettare che Sh si faccia vivo.
I presentimenti non sono buoni, quindi fa ricorso alla risorsa più importante che possa occuparsi della scomparsa di Holmes. E questa risorsa è costituita da Mycroft, Mister Inghilterra, che, grazie alla sua rete di informatori e all'armamentario tecnologico, con cui tiene d'occhio ciò che succede praticamente dappertutto, è, a questo punto, l'unico che possa risolvere il problema.
Molto ben costruito lo scambio di opinioni tra i due personaggi: l'irruenza e la preoccupazione di Watson, si scontrano con il glaciale autocontrollo del maggiore dei fratelli Holmes. Ben inserito il tocco di piacevole ironia che tu hai inserito, nella tensione tra i due: Mycroft è appena riusciti ad evitare il terzo conflitto mondiale...

"...continua a scrutarlo silenzioso...sorrisetto sulle labbra...ecc...": riportare la tensione ed il procedere del dialogo tra due personaggi non complicati è un'operazione narrativa non troppo impegnativa, ma mettere John di fronte a Mycroft, con un problema che riguarda Sh, davvero non è semplice. La cosa che ho trovato particolarmente riuscita è la varietà delle espressioni, dei gesti, a volte impercettibili, con cui Holmes palesa i suoi pensieri. O, meglio, chi ce l'ha davanti, potrebbe coglierne il flusso, ma è un'operazione difficile, visto il noto senso dell'autocontrollo che lo contraddistingue.
Holmes fronteggia l’atteggiamento agitato e deciso di John, anche con colpi un po’ bassi, accennando, chiamando in causa, per esempio, la sua propensione all’alcol ma, secondo me, è solo una strategia per raffreddare la sua impulsività.
Comunque mi è piaciuto molto Watson che, afferrati i tabulati telefonici, si precipita fuori dalla stanza e sbatte intenzionalmente la porta, quasi a voler sottolineare la superficialità di Mycroft nel considerare la situazione.
Ed, ahimè, si ritorna in quel terribile luogo in cui Sh sta combattendo la sua personale e, purtroppo solitaria, guerra contro la follia omicida di Mary.
Ed è ancora una volta che Sh trova conforto, ed una guida per comportarsi in modo da salvarsi la vita, nella voce di John che lo sprona a resistere.
Certo che, grazie, o purtroppo, alla tua sicura e lucida capacità descrittiva, ci siamo anche noi che leggiamo, accanto a quel letto e riusciamo a percepire la tensione e l’assurdità di una tale situazione. Assurda ma possibile, se ne sentono tante, basta aprire un giornale o seguire qualche notiziario: ce ne sono notizie che riportano casi di violenze e di torture psicologiche e fisiche, spesso celate da una prigionia nascosta e svelata per caso.
Ritroviamo la dissociazione di Mary che la ferma giusto in tempo per non uccidere Sh e trovo tutto questo, anche se terribile, molto interessante dal punto di vista scientifico: sono sicura che tu, con l’esperienza che hai, avrai sicuramente avuto a che fare con situazioni simili, magari non così al limite, ma con il medesimo meccanismo di doppia personalità.
“…Lo sento, capisci?..”: diamo uno sguardo all’ufficio di Greg e ci rendiamo conto che se la sofferenza di Sh è al limite del sopportabile, anche la tensione di John sta superando la soglia della calma e della razionalità.
Infatti egli tenta di accettare le tesi ottimistiche di Lestrade, che non sono esposte con l’arrogante superiorità di Mycroft, ma il suo cuore gli intima di non fermarsi perché Sh è in grave pericolo, lo sente con tutto se stesso.
Empatia, vicinanza emotiva, non so esattamente come possa definirsi questa condizione ma so che esiste e si è verificata, per me, anche in esperienze personali.
Greg lo aiuterà ad avventurarsi “tra quei monti spietati e gelidi”.
Peccato che quest’ultima definizione non connoti solamente un dato paesaggistico ma una situazione veramente degna del più inguardabile, nel senso di terrore allo stato puro, film dell’orrore.
Bravissima.

Recensore Master
08/01/19, ore 00:18
Cap. 3:

Noto che anche un escavatore ti diventa utile per contribuire a mantenere alta la tensione nella storia…
Infatti, nel clima di sinistri accadimenti e di follia sanguinaria, lo fai diventare un "vecchio dinosauro", di fronte a quello che si sta rivelando un insolito, agghiacciante cimitero, quindi continui ad arricchire di echi angoscianti l’ambiente in cui si svolge ciò che ci racconti.

Ci troviamo, così, di fronte ad un luogo che gronda sangue e terribili memorie di vicende che si stanno mostrando come le espressioni di un qualcosa di mostruoso.
Ma mi piace molto quell’immagine, ancora “integra” e tanto IC, di Sh, entusiasticamente immerso in quel caso così invitante per lui, con Molly che, come niente fosse, scende nella fossa piena di cadaveri, seguita con piacere anche da lui.
Poi trovo efficace come metti in risalto quell'unica parola, "nudi", che ci fa pensare subito a quanto sta succedendo davvero a Sh, evidenziando il suo tragico stato di creatura inerme.
E con il più che sonoro "SVEGLIA!", assieme al consulting veniamo letteralmente catapultati nella terribile realtà, visto che il capitolo era iniziato con una visione che lui ha evidentemente archiviato nel suo Mind Palace.

Ho scritto "terribile realtà" perché, in effetti, ciò che tu, con termini crudi ed adeguati al contesto ("...odore di cibo rovente...ringhia...tortura dei pasti...ecc..."), descrivi, ha la stessa valenza di un incubo, solo che, purtroppo, non lo è.
Egli è in balia di una persona evidentemente folle e, l'unica arma che possiede per cercare di arginare la violenza ed il pericolo che derivano da quella situazione assurda, é la sua formidabile mente che, nei momenti più critici, trasforma i suggerimenti, per un comportamento il meno possibile rischioso per lui, in raccomandazioni espresse dalla voce che, spontaneamente, gli scaturisce dal suo Mind Palace e dal suo cuore, e cioè quella di John.
La voce del buon senso, della relazione umana senza dannosi atteggiamenti di superiorità che, ora, davvero, lo condurrebbero a morte certa.

Impariamo, attraverso lo sguardo di Sh che scannerizza tutto ciò che coglie, che Mary soffre di doppia personalità, forse tripla, staremo a vedere.
La più accogliente e mite é quella di una bambina, che, evidentemente, coincide con uno sconvolgente blocco psicologico, in risposta ad eventi traumatici.

Ed è proprio in quella "faccia" che Sh 
va disperatamente cercando un modo per evitare lo scoppio della violenza e le possibilità, che appaiono estremamente remote, di una fuga.

Sono sicura che la tua professione ti ha fornito gli strumenti necessari per rappresentarci queste inquietanti realtà umane, purtroppo realistiche per quello che ne so io.
Ma non sarebbero state sufficienti a scrivere, coinvolgendoci in modo così totale, se in te non ci fosse anche un'evidente, originalissima, capacità di raccontare. E, ripeto, tu ce l'hai.

Ecco la qualità anche di questa storia, che affonda le sue caratteristiche in un fertile substrato culturale, tuo personale, e in una sicura capacità di raccontare.

Certo che immaginarmi Sh, l'eleganza fatta persona, torturato anche con cateteri, "padelle" e "pappagalli", oltre a cibi roventi, è dannatamente suggestivo.

Comunque, la sua mente e le sue capacità razionali sembrano riuscire ad evitare lo scoppio della violenza che noi (e lui, poveretto) sentiamo prossimo.
A proposito di “voci”, verso la fine del capitolo, ne inserisci un’altra che traduce i pensieri più pessimistici di Sh, ed è quella di Mycroft.
Una scelta particolare la tua, perché, di solito, il fratello maggiore esprime un atteggiamento di protezione nei confronti del minore, anche se il loro rapporto non è dei più equilibrati. Secondo me, tu hai voluto, appunto, esprimere come la figura di “Iceman” appaia grottescamente sarcastica a Sh, ormai fiaccato dalla terrificante esperienza che sta vivendo, visto che gli sembra molto probabile che nessuno, nemmeno Mister Inghilterra, riesca a rintracciarlo ed a salvarlo.
Brava.

Recensore Junior
06/01/19, ore 23:25
Cap. 10:

Beh, caspita. Tre capitoli in una volta, e sì che ti avevo chiesto di aggiornare presto!
Sempre più dark, noto. Sherlock che entra ed esce dal suo mind palace è reso benissimo, così come la presenza ossessiva di Moriarty e la schizofrenia sempre più oscura di Mary. Mi chiedo solo quanto tempo ancora ci metteranno quei due testoni a ritrovarsi e chiarirsi. John è stato più testa di carciofo di quanto pensassi, non ci sei andata leggera con lui, come Mycroft del resto, ma è anche vero che si sta facendo perdonare con le sue ricerche sprezzanti della bufera. E poi ti sei fermata sul più bello :D. Va bene, smetto prima di iniziare a lamentarmi, non sarebbe giusto: mi sono piaciuti troppo i tre capitoli. <3 <3 <3

Recensore Master
06/01/19, ore 23:02
Cap. 2:

In questo capitolo, l'attenzione si sposta su John, e ho trovato molto efficace il focalizzare l'attenzione su ciò che gli provoca, ed anche a noi lettori, del resto, il silenzio del 221b vuoto.

Sì, perché, come gli fai giustamente osservare, anche se il suo coinquilino può essere perso nel suo Mind Palace, la sua presenza già riempie lo spazio del mitico appartamento.
A rendere ancora più desolante l'atmosfera fai mancare anche la signora Hudson: una vera e propria desolazione, in cui anche un semplice canticchiare o il suono della televisione accesa sarebbe stato auspicabile.

In quel vuoto, che si manifesta anche nell'ordine muto della stanza del consulting, John è "assalito" dai pensieri relativi sempre alla difficile, esatta comprensione di ciò che c'è tra lui ed il suo coinquilino.
E, come di consueto succede in questa situazione, è preda dei sensi di colpa riguardo alla sua disponibilità a rompere una certa pregiudiziale reticenza a contattare Sh quando lo ritiene opportuno.

Ora, infatti, comincia a comprendere che il chiamare qualcuno, se lo si desidera, non è certo lesivo della personale autonomia di comportamento.

Dal punto di vista del periodo in cui hai ambientato la tua ff, posso presumere di trovarmi nel post S4, se non mi è sfuggito qualche particolare che mi permetta una caratterizzazione temporale diversa, ma, forse è troppo presto per inquadrare esattamente il tutto; niente di definito tra loro due, niente a cui dare una connotazione ed un peso diversi da quello di un tormentato rapporto d'amicizia.
Comunque, secondo me, non è importante dare un “tempo” preciso alle vicende che racconti, perché ciò che sta succedendo non si lega in modo assoluto a un determinato periodo: sono loro due e basta, ed uno di loro è in un pericolo che, definirlo “serio” sarebbe estremamente riduttivo.
Nel ricercare un motivo che potrebbe giustificare un atto volontario di allontanamento, e non per un caso, di Sh da casa, e senza contattare il suo “coinquilino”, John considera il battibecco, comico, a dir la verità, che, secondo me, visto che il “pomo della discordia” è il nomignolo affibbiatogli a causa delle sue numerose conquiste, è sotterraneamente alimentato da un sentimento di gelosia che attanaglia Holmes.

Ad aumentare la tensione al 221b, fai arrivare un disorientato Greg, anche lui alla ricerca di Sh.

Molto stuzzicante il dialogo che intercorre tra quest’ultimo ed un sempre più preoccupato John.
E com'è terribilmente, e familiarmente, IC Lestrade, con le mani ai fianchi e quel gesto di toccarsi nervosamente i capelli...

Hai usato uno stile adeguato al contenuto, con frasi non troppo lunghe, quasi a voler lanciare, qui e là, messaggi inquietanti.

Concludi il capitolo con quella che definisci "strana preoccupazione".

Direi che l'istinto di John gli sta lanciando segnali giusti...

Recensore Master
06/01/19, ore 22:18
Cap. 1:

Eccomi qui, ancora con te, dopo l'avventura meravigliosa della tua long.

Il nome di Stephen King, cui fai riferimento nelle Note iniziali, è un ulteriore, ma non necessario, incentivo a leggere questa tua ff.

Comunque, l'inizio del capitolo mi ha portato immediatamente nell'atmosfera allucinata del romanzo che citi, "Misery non deve morire", uno dei capolavori del brivido: uno scrittore, immobilizzato a letto, a causa, mi sembra, di un incidente stradale, vive una delle più allucinanti avventure che mi sia capitato di leggere e vedere sullo schermo, tanto che non ho mai avuto l'energia per rivedere il film o rileggere il romanzo di King.
Ma, dopo la conclusione della tua long lo farò, perché mi hai suggerito un po’ più di “coraggio” per rivedermi o rileggere materiale valido.
Infatti sono rimasta coinvolta dalla lettura di questo tuo pezzo perché, per buona parte della narrazione, hai veramente la sensazione diretta, beh, King è un maestro in quanto a questo, di essere, come il disgraziato protagonista, senza via d'uscita.

Io penso proprio che tu abbia tratto ispirazione da quell’opera in una maniera che ti permesso, ad un certo punto, di sdoganarti da essa e seguire la strada della tua ispirazione personale.
E mi sembra che, per te, abbia proprio costituito un’ottima base di lancio per farti volare alto.
Non che tu abbia bisogno di altre “spinte” ma io penso che le emozioni, che rimangono dopo la visione di un grande film o la lettura di un romanzo eccezionale, possano sicuramente dar vita a qualcosa di tutto nostro.
Per volare alto, però, ci vogliono le ali, e tu ne sei indubbiamente dotata.
Qui da te, la vittima in questione è Sh, quindi, per esempio, già il vederlo costretto a mangiare contro la sua volontà, di per sè, è agghiacciante.

Dettagliata ed efficace la descrizione dell'ambiente in cui il consulting si trova e del particolare personaggio, la sua “salvatrice”, che tu caratterizzi con tratti che la connotano in modo indelebile. Già di per sé, quei “Passi. Pesanti. Lenti. Affaticati.” e quel “borbottio continuo” ci avvertono che, chi si presenterà di fronte ad un impotente Sh, non è certo una persona normale.
A proposito della cadenza ritmica particolare della camminata su per le scale di Mary (il nome, di per sé, mi evoca scenari foschi…), mi è piaciuto particolarmente il taglio stilistico che hai saputo dare a quel breve, ma significativo, passaggio in cui entriamo davvero nell’atmosfera allucinata della casa in cui si trova il nostro acciaccato Holmes: una parola alla volta, una punteggiatura che si succede in modo ravvicinato e martellante. Il ritmo giusto per farci capire che l’avventura che gli si prospetta non è delle più rassicuranti.
La presenza rassicurante di John che, per Sh, costituisce il legame con il mondo circostante e la sua ancora di salvezza, è lontana ed appare estremamente improbabile che possa, almeno per il momento, aiutarlo in quell'allucinante situazione.
Brava.
P.S. trovo che il tuo registro stilistico sia nettamente diverso da “Hasta…”, ed è giusto che sia così, perché l’orizzonte qui è più ristretto, meno animato e prospetta scenari terribili, di una solitudine che è peggio di uno sfondo in cui potrebbe scoppiare la terza guerra mondiale. Sh è solo ed impotente, il “nemico” non si può contrastare fisicamente perché lui è costretto in un letto.
Tremendo.

Recensore Junior
06/01/19, ore 02:32
Cap. 7:

È tardi, sí, ma del resto lo era anche per te. 
Seguo la storia da un pó e mi sta piacendo molto. Sbaglio, o ti sei ispirata a Misery di Stephen King? Adoro quel libro, ed è la prima cosa a cui ho pensato dopo aver letto il primo capitolo. 
Che dire di Sherlock, finalmente ci hai lasciato intravedere uno scorcio del famigerato “problema” con John. Ci sono rimasta male, in effetti. Ma se conosco John, e lo conosco, la situazione si chiarirà, fra un capitolo o 52. Di sicuro ha fatto i soliti errori da gran testa di carciofo quale è, ma lo sclero alla prospettiva di dare Sherlock per disperso mi lascia intendere la verità. 
Di sicuro, la Befana non poteva farmi regalo piú dolce di uno Sherlock che riesce a far commuovere una matta con un semplice violino, e un John che lo cerca disperato  in mezzo alla neve. Ed anche Mary, non riesco a non provare tenerezza per lei. Per carità, è una pazza scatenata, ma ha anche un brutto passato, ed è tanto sola. Con quella bella famiglia poi. Viene voglia di abbracciarla, se non ci fosse una buona probabilità di morire strangolati.
Ma so che quel riferimento alla sua omofobia non è casuale, e già mi preparo a capitoli duri. Come se questi fossero stati leggeri poi. 
Confido in un old-fashioned happy ending, ti faccio gli auguri per la Befana e anche i complimenti per i tuoi scritti, il tuo stile chiaro e curato e soprattutto le tue bellissime idee, ti prego di continuare! 
(Recensione modificata il 06/01/2019 - 02:40 am)

Recensore Junior
01/01/19, ore 16:42
Cap. 6:

Ciao! Piacere mia chiamo Elena, ma qui mi chiamo Asahi e ho 21 anni. Ho iniziato oggi a leggere la tua storia e posso solo dire...Caspita! che storia bomba stai scrivendo? tra le tante storie di Sherlock che sto leggendo, questa mi sta facendo provare tantissime emozioni: la smania di leggere un capitolo dopo l'altro, la paura (in senso positivo) di vedere che cosa combinerà questa pazza psicopatica di Mary (della serie un nome, una garanzia ahah) e la voglia di sapere che cosa succederà tra il nostro consulente investigativo preferito e il suo blogger!
Che dire: la storia è grammaticalmente impeccabile, le fila della trama le stai tessendo molto bene, non troppo veloce e nemmeno troppo lenta e mi ha fatto piacere vedere i personaggi molto veri e fedeli al loro modo di essere, ma al contempo posti in una situazione differente come John che confessa subito a Greg di essere innamorato di Sherlock e quest'ultimo che, nonostante riesca a non perdere l'aplomb che lo caratterizza, si rivela il suo essere spaventato e il suo modo di calmarsi pensando a quello che John gli direbbe. insomma, in una parola: Bellissima!
Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo. Un abbraccio

Tua, AsahiAceAzumane

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