Recensioni per
Di ghiaccio e di oscurità
di yonoi

Questa storia ha ottenuto 40 recensioni.
Positive : 40
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.

Recensione premio per il contest "Senza tempo" - 1/4

Ciao yonoi!
Eccomi finalmente, anche se un po' in ritardo, a consegnarti la prima delle tue meritatissime recensioni premio. Si inizia, come spesso nelle tue vicende, in un contesto inospitale, in cui degli uomini ridotti la limite arrancano per salvarsi la vita: la ricostruzione che fai delle condizioni della nave e dell'equipaggio è davvero impressionante, realistica ma anche soggettiva, filtrata dal punto di vista di uno tra i più fortunati tra quegli uomini, a quanto pare per ora... perché il destino sembra segnato per tutti. Però il genere è il soprannaturale: fantasmi ghiacciati in arrivo? ;)
Molto belle le descrizioni degli Inuit, le ho davvero apprezzate per il tono utilizzato nonostante la situazione.
L'unica a non rassegnarsi, così tanti anni dopo, è l'anziana e indomita Lady Jane Franklin... chissà cosa si ritroverà di fronte nelle gelide lande canadesi...
Ad essere sincero, non apprezzo così tanto le storie raccontate da diari e manoscritti, anche se l'intrecciarsi dei piani temporali mi affascina invece moltissimo... tuttavia il tuo stile riesce sempre a risaltare ogni particolare, rendendo il tutto poetico e dettagliato ma mai pesante!
Nonostante il caldo si prosegue nella lettura, sperando che il vento gelido dell'Artico possa rinfrescarmi un po'! XD
A presto!
mystery_koopa
(Recensione modificata il 25/06/2019 - 04:40 pm)

Recensore Master
01/04/19, ore 11:43
Cap. 4:

Recensione premio per il Contest “Specchi, ombre e presagi: il doppelgänger” - Giudice Shilyss

Carissimo yonoi,

Non ho resistito a stasera e così ieri sera ho ripreso la lettura e, in una breve pausa, ho terminato questo piccolo gioiello. Il finale chiude perfettamente il cerchio, con McClintock che si rende conto d’aver navigato e interagito con una serie di fantasmi, non ultimi Torrington e Marlowe. Le tragiche vicende del primo e di Colby – su di lui dovrei scrivere un trattato, ma Dio, l’ho adorato – si collegano perfettamente al resto e chiudono virtualmente il cerchio: la scoperta del tumulo finale e del messaggio sanciscono l’estraneità di Colby alle vicende relative al cannibalismo, ma anzi: lui ha vendicato e punito l’inconsulto gesto, morendo da eroe e martire e riabilitando la sua figura sia nei confronti dei Marlowe e di Millicent sia dissipando le insinuazioni e le nebbie di Fraser, che lo guardava con un certo qual sospetto.

La vicenda dei Torrington è più oscura: io ho voluto interpretarla (perché sai che il lettore spesso legge ciò che vuole e in fondo il bello è anche questo) come il Fantasma dell’Uomo Comune che cerca la consolazione d’una memoria e di una sepoltura degna, concetto che gli avventurieri e gli esploratori, ma anche i soldati, avevano piuttosto cara. Intrisa di romanticismo e molto gotica nel senso più “shellyano” del termine, la tua bellissima storia analizza il bisogno dell’uomo di scoprire l’insondabile – il mitico passaggio a Nord Ovest – scegliendo di raccontare non la vicenda di Amundsen, la fortunata, ma le altre, quelle finite male.

Inserire elementi storici a personaggi inventati ha contribuito in un certo senso a omaggiare la vicenda di Lord Franklin e della sua fedele moglie e di tutti quegli uomini e quelle donne che, nel corso della storia, hanno dato la vita per soddisfare l’ego, per vanità, per intraprendenze e per lo stesso coraggio che spinse Ulisse a varcare, come gli fece dire Dante, le colonne d’Ercole a seguire “virtute e canoscenza.” Le spedizioni fallimentari servono a chi verrà dopo di noi come traccia e sono anche l’eterna sfida dell’uomo contro l’oscurità e la natura. Il fatto che tu abbia deciso di raccontare questa eterna sfida che a volte ci vede ancora come perdenti e che altre abbiamo trionfalmente superato è l’elemento che, assieme a uno stile di scrittura sempre incredibilmente piacevole da leggere, rende la tua storia veramente speciale.

Sono convinta che potrebbe trovare la sua naturale collocazione in uno scaffale di qualche libreria e ti dirò, l’elemento fantastico dei fantasmi è talmente ben inserito anche rispetto al periodo delle scoperte che crea un’interessante contrapposizione tra il secolo dove la scienza comincia a essere ciò ce conosciamo oggi (sono dell’Ottocento numerose invenzioni e innovazioni, compresa la ben nota Rivoluzione Industriale) e l’ultimo secolo della superstizione (che è sempre l’Ottocento). Una spedizione esplorativa rigorosa, fatta di esperimenti e prove e tracce, connotata dal mistero insondabile del mondo dei morti che reclamava la possibilità di raccontare una storia. Cosa c’è di meglio? L’epilogo tutto femminile con Lady Franklin presso il cottage e le note sulle ultime esplorazioni effettuate e i ritrovamenti delle barche hanno rappresentato la ciliegina sulla torta.

Complimenti vivissimi,
Shilyss

Recensore Master

Recensione premio per il contest “Specchi, ombre e presagi: il doppelgänger” – Giudice Shilyss

Caro yonoi,
Leggere questo capitolo è stato un vero viaggio e non solo perché in questa storia tu narri di una spedizione sfortunata dove la lotta tra l’uomo e la natura diventa atroce, ma per la storia personale di Colby. Non so quanto sia romanzato e quanto storicamente accurata la sua vicenda personale e familiare di stampo dickensiano, ma comunque: ho appena finito di leggerti e, normalmente, a questo punto andrei a cercare delle informazioni in rete, ma volevo lasciarti le mie impressioni a caldo sul capitolo. È crudo e bello, yonoi.

La vicenda di Qannik è straziante ed è raccontata benissimo e si interseca alla perfezione con quella della triste dea inuit costretta a vivere su un igloo. I riferimenti all’estrema violazione delle regole umane e il fatto che Colby preferisca morire d’inedia e freddo piuttosto che macchiarsi di cannibalismo lo rendono un fulgido eroe e la sua freddezza il retaggio materno. Persino l’elemento della foca impagliata che è quasi parte della famiglia ha in sé un pietismo particolare e non perché l’animale sia un vecchio animale da circo con gli occhi buoni – o meglio, non solo per questo – ma perché viene considerato un tutt’uno con madre e figlio. Spicca anche la cattiveria della moglie tradita che vende la povera Qannik, che non risulta per niente esagerato. La considera una “cosa” e troppe volte pensiamo che questi eventi siano relegati a un passato antichissimo o siano eccessivi. In verità, l’empatia è una dote rara.

Tornando alla storia, capisco ancora di più perché la storia sia intrisa di soprannaturale: sono davvero colpita dal fatto di come hai inserito in maniera inquietante i due spettri con la polmonite, ma anche dalla credibilità del fantasma di Torrington. In qualche maniera, mi stai convincendo dell’esistenza di queste manifestazioni rendendomi la loro presenza plausibile, cosa che non era affatto scontata, visto che mi stai raccontando di una storia realmente avvenuta. Ci sarebbero davvero tante cose da dire su questa storia, perché il tuo racconto mi ha emozionata; la scena finale della morte di Colby in mezzo alla neve e del bambino con gli occhi a mandorla è una scena di rara intensità che non lascia interpretazioni altre, ma che pure è raccontata con una dolcezza incredibile e di questo ti ringrazio. Incredibilmente curato è anche lo stile, che rende ogni tua opera intensa e speciale.
Onoratissima di averla letta e in attesa di leggere la fine, a strettissimo giro,
Shilyss

Recensore Veterano
24/03/19, ore 17:17
Cap. 4:

Ciao! Finalmente ho completato la lettura ^-^ Devo dire che avrei volentieri affrontato qualche capitolo in piu', nonostante tutto, perchè non c'è stata una parte che non mi sia piaciuta o che abbia trovato lenta.
Quindi alla fine Torrington minore era davvero un fantasma come il maggiore! Il vero colpo di scena però è stato Marlowe: non lo avrei mai creduto uno spettro pure lui. Una nave di fantasmi in piena regola.
Ripeto quanto detto fin qui: è una storia ben costruita, che oscilla tra l'avventura e il soprannaturale senza cadere in clichè scontati, ogni personaggio è riconoscibile e utile ai fini della trama (per non parlare del fatto che di alcuni avrei voluto capitoli spin off dedicati, tipo Colby ma anche McClintock: l'aver navigato su una nave di fantasmi mi sembra il biglietto da visita ideale per nuove avventure XD) , l'ambientazione è perfetta e descritta in un modo che sembra di esserci in mezzo a quei ghiacci...
Chapeu.
Spero di riuscire al più presto a iniziare qualche altra tua storia!^-^ A presto.

Recensore Master
23/03/19, ore 17:17

Recensione premio per il Contest “Specchi, ombre e doppelgänger,” giudice Shilyss.

Caro yonoi,
riprendo questo racconto d’avventura dicendoti che sono stata grandemente soddisfatta nel notare la citazione a “Cuore di tenebra” presente a inizio capitolo. Nella scorsa recensione lo avevo menzionato in riferimento alla natura stessa del tuo lavoro e vederlo in calce sopra l’incipit mi ha confermato come tu abbia attinto a quel sostrato di idee e convinzioni ottocentesche espresse nella grande letteratura del tempo, per ideare una storia che tragica, esempio della natura umana, ma anche metafora di un viaggio della psiche nella parte più oscura e animalesca dell’uomo. Accanto a questa analisi, ci sono i casi della vita, quelli in cui ciò che pensavamo, per ironia della sorte, si rivela decisamente… altro. Ciò è ben evidente nella poca fiducia riposta in chiunque a parte Lady Jane nei confronti del cavallo perdente, sir Francis McClintock. Come spesso accade, dicevo, colui che sulla carta aveva meno possibilità di sopravvivere parte e s’imbarca, anche se qui l’abilità nel ritrovare il punto preciso trovato da Franklin è da imputarsi al fatto di parlare con un fantasma. All’interno di un truce racconto storico l’elemento fantastico contribuisce a rendere i confini tra follia e realtà molto più labili. Leggendo di un capitano che si fa guidare dallo spettro d’un ragazzo morto di polmonite non posso fare a meno di pensare che la follia che ha aggredito l’equipaggio delle due sventurate navi abbia già contaminato anche quella dell’ennesima spedizione capitanata da McClintock, già offuscato dai fumi dell’alcool.

Il racconto del bibliotecario, invece, mi ha sorpresa: l’immagine del capitano che rimane per onore al suo posto (e per non togliere un posto in più ai suoi uomini) è carica di un’enorme grandezza e pietà. Mi ricorda la scena del Titanic in cui il capitano rimane nella nave a morire ed è incredibilmente epica. Nello scorso capitolo si accennava alla possibilità che vi fossero stati episodi di cannibalismo. Qui se ne ventila la possibilità, ma ciò pare non avvenire. Questo mi suggerisce che sia l’altra parte della spedizione ad essere sopravvissuta almeno in parte, quel tanto che bastava per cadere, permettimi il termine, dalla padella alla brace. La scelta stilistica di affiancare il resoconto del bibliotecario agli eventi del presente contribuisce ancora di più a rendere il racconto una tipica storia d’avventura e a donarle un effetto realistico, mentre per lo stile di scrittura vero e proprio, avevo già avuto modo non solo di apprezzarlo, ma anche di immergermi in esso. Il “Cuore di tenebra” menzionato all’inizio di questa sfortunatissima ricerca del mitologico Passaggio a Nord Ovest non è solamente quello del viaggio fisico attraverso gli impervi territori dell’Alaska e del Canada, ma anche un viaggio nella psiche umana, costretta ad abbandonare i sentieri della civiltà per recuperare la parte più selvaggia di se stessa: è proprio qui, quando la sola legge che sembra esistere è quella della sopravvivenza, che occorre mostrare, una volta per tutte, che vuol dire essere umani e recuperare se stessi. O forse no.

Un caro saluto e ancora tanti, tantissimi complimenti per questo tuo affascinante lavoro!
Shilyss

Recensore Veterano

Ciao: ce l'ho fatta!^^ Dunque, volevo sapere di più su Colby e sono stata accontentata: e la sua storyline me lo ha fatto rivalutare completamente. All' inizio, primo capitolo, pensavo fosse un grilletto facile, un violento. Nel secondo pensavo fosse un insensibile e pure sadico (il messaggio alla moglie). Ora penso che sia uno dei personaggi migliori e che avrebbe dovuto ricevere una nave ad honorem solo per aver affrontato ghiaccio, cannibalismo e morte rimanendo sempre fedele a se stesso. Inoltre, la storia della sua infanzia (e la storia di sua madre) hanno fatto ben capire il motivo del suo comportamento. Anche la linea temporale della spedizione di soccorso non mi ha deluso, a cominciare dai fantasmi:oltre a Torrington maggiore ora pure i due ufficiali. Davvero, quanta parte dell'equipaggio è viva, mi domando. XD Tra le due linee comunque mi par di capire che di sopravvissuti non ce ne sono: quindi ora mi preoccuperei per i soccorritori. Ora vado a vedere la fine!

Recensore Veterano
22/03/19, ore 20:13

Ciao! Approfitto ora per iniziare a riportarmi in pari.^^
Iniziamo da questa frase:
"Trascorrere un inverno nell’Artico non è come aprire l’ombrello a Manchester perché nevica.”
Chapeau.
I preparativi per la spedizione di salvataggio (dubito mentre leggo che ci sarà qualcosa da salvare, ma speriamo lo stesso) mi hanno appassionato molto: è una ciurma che mi piacerebbe vedere all'opera con più dettagli, in particolare il comandante (farsi guidare dal fantasma del Torrington maggiore - perché ormai nella mia testa pure il minore sta diventando uno spettro: dimostra fegato, e dà al racconto un'aura gotica/romantica che si sposa bene con l'atmosfera di poche speranze e gelida. (Spero che questa frase abbia un senso).
Il messaggio di Colby alla moglie: sono sempre più curiosa di vedere all'opera costui. E saperne cosa è successo a lui e ai suoi.
Fitzjames: la sua morte mi ha commosso, ha avuto un che di epico, lo immaginero' sempre sparire nella tempesta di neve.
Confermo il giudizio positivo e spero già stasera di riuscire a finire la lettura! A presto!

Recensione premio per il contest “Specchi, ombre e presagi: il doppelgänger”

Caro yonoi,

Questo capitolo narra un tema caro alla letteratura gotica: l’eterna sfida tra le forze ancora sconosciute della Natura (il XIX secolo è anche il periodo delle ultime grandi esplorazioni scientifiche e geografiche, delle sorgenti del Nilo e via a dire) e la forza insita nel raziocinio umano.
Sulla falsariga di queste tematiche che richiamano allo stesso modo sia il Frankenstein di Mary Shelley che il cupo Cuore di tenebra di Conrad, si inserisce questo tuo scritto ricco e mirabile sul passaggio a Nord Ovest.
Il lungo e penoso viaggio si snoda attraverso un carteggio/diario che il bibliotecario tiene per tenere traccia di una disfatta umana. Non starò a fare il riassunto di ciò che tu hai meravigliosamente messo su carta, ma mi focalizzerò sul senso di tetra oscurità che fa da ossimoro al bianco abbacinante dei territori del Canada/Alaska: è lì, nella candida neve, che si consuma la follia umana di un ufficiale che decide (forse) di sacrificare gli altri, di un popolo di nativi (due in realtà) che viene accolto a colpi di fucile a fronte di un omaggio salvifico offerto.
Il modo in cui descrivi la disperazione, l’orrore e anche la perdita della lucidità di alcuni membri dell’equipaggio è efficace e funzionale: il protagonista della prima parte del racconto mantiene la sua umanità proprio in virtù di non essere un esploratore né un uomo d’azione, ma perché, conoscendo i libri, ha sviluppato la necessaria empatia per capire l’animo umano.
Ho apprezzato particolarmente questa tua frase che mi ha ricordato uno dei miei poeti/autori preferiti, Fabrizio De André:
alcuni di noi sognarono con tale intensità le colline dell’Inghilterra e della Scozia, le costiere del Galles, le brughiere d’Irlanda, che il mattino seguente altri cinque marinai non si destarono più.
Il riferimento è alla canzone Fiume Sand Creek, nei versi “sognai talmente forte/che mi uscì sangue dal naso…”
L’ultima parte del capitolo ci presenta Lady Jane. Ho adorato questo personaggio perché, pur essendo una donna forte e volitiva, non è fuori dal suo tempo. È inglese in un’epoca in cui gli inglesi erano ovunque, a seguire l’andamento di un impero che il più delle volte li sbatteva dall’altro capo del mondo; è ricca e nobile e ha i mezzi per fare ciò che fa e, soprattutto, usa un mezzo di comunicazione che nel 1854 è ancora relativamente nuovo, la stampa.
Stilisticamente avevo già avuto modo di notare quanto i tuoi testi siano curati e belli. La qualità di ciò che scrivi però non è evidente solamente nella correttezza ortografica e grammaticale, ma anche nella robustezza della trama e dal lavoro di ricerca che c’è dietro e che risulta assolutamente evidente al lettore. Lo stacco tra la prima parte in forma diaristica e la seconda londinese e con un PoV diverso a me piace: ha un taglio cinematografico che ho seguito con grandissimo piacere. Insomma, posso dire di aver trovato una lettura assolutamente affascinante.
A prestissimo per il prossimo capitolo!
Un caro saluto,
Shilyss

Vincitore Primo Posto Parimerito
yonoi. "Di ghiaccio e di oscurità" 49,50/50







Grammatica e stile: 9,5/10 (grammatica 4,5/stile 5)

Il tuo stile è semplicemente bellissimo e l’ho adorato dall’inizio alla fine. Hai raccontato una storia magnifica e struggente e lo hai fatto in una maniera squisita, utilizzando un lessico ricercato e uno stile adatto ai tuoi personaggi. I refusi sono pochissima cosa e sono quasi impossibili da evitare in un testo che sì, è lungo e supera le 23.000 parole pur rimanendo sotto i limiti imposti dalla Giudicia che indisse il contest, ma è bellissima da leggere e rileggere, come ho fatto io. I refusi, come dicevo, sono pochissimi, ma poiché quelli relativi all’uso del trattino per l’inciso si ripetono più volte nel testo hanno un peso maggiore.

Di lì a poco, inevitabilmente, si fermavano. A parte quelli che cadevano e non riuscivano più a rialzarsi - e noi eravamo troppo sfiniti per aiutarli - / ordini insensati - era stato lui a far caricare la pianola su una scialuppa, per allietare le sue serate a suon di musica - [ trattino breve anziché lungo – questo, per intenderci].

Il capitano proponeva di costruire una zattera per varcare lo stretto, oppure di metterci in marcia fino al più vicino avamposto inuit segnato sulla mappa. [doppio spazio].

“Temo che anche voi abbiate travisato”- [manca lo spazio, travisato” – disse…]

L’unico oggetto che pareva adatto alle circostanze erano degli stivali a cui erano state applicate delle assicelle, per migliorare la presa sul manto nevoso [non lo considero come errore perché è sottinteso che siano un paio di stivali, ma sarebbe stato meglio, per la concordanza menzionarlo].

Ora, mentre dal suo accampamento solitario sorvegliava la notte, e le voci dei bivacchi giungevano con sempre minore intensità, mano a mano [la locuzione è “a mano a mano”.]

Una squadra di marinai inviati in perlustrazione stava rientrando in preda a una grande agitazione: [doppio spazio]



Caratterizzazione dei personaggi: 10/10

Hai usato moltissimi personaggi in questa avvincente e bellissima storia. Senz’altro ben caratterizzato è il personaggio di Christian Fraser, il bibliotecario che scrive di sua mano una parte della storia sui frammenti di libri che riesce a riprendere dalla nave incagliata, creando un memoriale struggente e amarissimo della fine di una parte dell’equipaggio. Il suo punto di vista è parziale e di parte, e proprio questa coralità presente nella tua storia consente di leggerla e di appassionarsi, di volta in volta, a tutti i personaggi, ma anche a guardarli sotto una luce differente: è il caso del tenente Colby, un personaggio originale di rarissima completezza e bellezza, visto sia attraverso l’occhio carico di pregiudizio di Fraser e di Croizer che attraverso il suo proprio e di coloro che lo amavano, come Marlowe. È il vero e proprio eroe della storia e sappi che la sua dignitosissima morte, il suo magnifico cedere all’oblio che era il prompt della storia, mi hanno profondamente commossa, così come la storia tragica della foca impagliata e della bellissima e sfortunata Qannik. Era semplicemente perfetta non solo per il modo in cui l’hai caratterizzata alla perfezione pur senza farle pronunciare una sola battuta, ma anche per il giusto modo, la giusta tragedia, la giusta profondità. Insomma, in una parola, era tutto semplicemente perfetto.

Lady Jane Franklin è un personaggio storico realmente esistente che hai saputo dipingere con estrema grazia e intelligenza, sia studiando bene ciò che resta della determinata donna che inserendola perfettamente nel suo contesto. È coerente con le notizie che abbiamo di lei e questo era un compito davvero difficilissimo da portare a termine.

Altro personaggio di estrema importanza e ben caratterizzato è McClintock: suo è il compito di scoprire e confermare le teorie di Rae sul cannibalismo cui sono ricorsi gli uomini. Ho adorato il fatto che parli col fantasma di John Torrington per tutto il tempo sapendo consapevolmente che lui era un fantasma, mentre abbia capito solamente in un secondo tempo, ovvero alla fine della storia con un cliffhanger degno de Il sesto senso e altrettanto stupefacente, che Henry Torrington e sir Edward Marlowe erano fantasmi e non persone in carne e ossa. Un dettaglio inquietante, soprattutto perché hai caratterizzato questi ultimi alla perfezione facendomi credere fino in fondo che fossero reali.

Utilizzo del pacchetto: 10/10

Che il genere sia sovrannaturale è assodato. La spedizione a caccia della Erebus e della Terror – nonché di ciò che resta dei due equipaggi – è costantemente accompagnata da presenza sovrannaturali perfettamente inserite, che interagiscono con i viventi in maniera palese (il fantasma del ragazzo che aiuta il comandante e che gli fa visita di notte) o rivelandosi solo nel finale che sorprende e colpisce (come gli uomini che avevano già navigato con Lord Franklin). Il concetto di oblio è duplice e inserito in differenti modi: è avvolta dall’oblio la vicenda delle due navi scomparse con gli uomini, è obliato il passaggio a Nord Ovest che verrà scoperto da Amundsen diversi decenni dopo, è obliata la ragione degli uomini che, spinti dalla fame, precipitano in una condizione di bestialità che li spinge a divenire cannibali. L’oblio è suggerito anche dagli immensi spazi artici, invivibili se non per quelle popolazioni di inuit che sanno come sopravvivervi. Tutto semplicemente perfetto. Ovviamente è presente anche la frase, inserita in uno dei deliri dovuti all’alcool di McClintock.

Originalità e Trama: 10/10

Si può mescolare il genere d’avventura e ispirarsi a una storia vera e inserire in maniera coerente e credibile l’insidioso genere sovrannaturale? Si può – si è potuto – in questa bellissima storia. Non credo che esistano trame originali in generale, ma qui premio il guizzo di genio che ti ha permesso di scegliere proprio questa storia – la spedizione fallimentare e tragica di Sir Franklin e le successive e infruttuose operazioni di ricerca – condendola con elementi suggestivi alla Conrad che, tra l’altro, hai citato. Ho rivisto un po’ dell’atmosfera e della letteratura ottocentesca di viaggi, nella tua storia. Esattamente come “Cuore di tenebra,” il viaggio esplorativo verso un luogo inospitale della terra è un viaggio dentro se stessi e lo è per tutti i protagonisti della storia.

L’elemento occulto è inserito molto bene e in maniera intelligente, tale da ingannare totalmente il lettore e i protagonisti della vicenda. I fantasmi ingannano, rivelano, spingono i vivi ad ascoltare la loro voce, insistono, svelano, ma lo fanno sempre per un fine: la verità e che le ossa dei defunti riposino in pace, un tema, questo, caro in tutte le epoche perché affonda nel nostro sentire. Determinante, nella storia, è la tematica costante della tomba e della dignità che i defunti devono avere nel proteggere la stessa e la loro memoria, un concetto che arriva a impregnare fino all’ultima riga della storia quando, finalmente, la Erebus e la Terror vengono liberate dai ghiacci. Eppure, il mistero principale è già stato svelato.

Gradimento personale: 10/10

Un racconto d’avventura che si pone lo stesso interrogativo di Cuore di Tenebra (che giustamente citi in apertura al secondo capitolo) e che propone una storia realmente esistente e per nulla inventata (faranno persino una serie tv sulle due navi), ma che le associa elementi paranormali. Il tutto non sembra un calderone, anzi, raccoglie l’eredità del gotico più squisito alla Mary Shelley e alla Edgar Allan Poe (coevi dei personaggi che racconti, tra l’altro) per proporre una storia che pare credibile persino nella sua accezione fantastica. Devo dirti che questa storia è bellissima, ma a renderla davvero stupenda è stata la narrazione, quella sì, inventata, della inuit che seguì – incauta! – per amore un inglese dalla sua terra alla Gran Bretagna. Ecco, mi ha toccata particolarmente. L’hai raccontata con una delicatezza estrema e purtroppo non hai esagerato col suo destino infelice, ma splendidamente dignitoso. Complimenti, perché non è pietosa, non è melensa, non è volutamente strappalacrime – ho un livello di tolleranza per queste cose pari allo zero assoluto. È semplicemente perfetta, invece.
(Recensione modificata il 08/05/2019 - 12:15 am)

Recensore Master
07/03/19, ore 17:42
Cap. 4:

Ciao carissimo, ecco che alla fine arrivo anch'io.
Una storia suggestiva, immaginifica, che evoca come da titolo immagini di ghiaccio e oscurità. Non per niente, il più profondo degli inferni è di ghiaccio e non di fuoco...
La spedizione finisce tragicamente, in un gelo che non perdona. Immaginiamo le navi alla deriva come spettrali incisioni di Dorè, con le anime perse che vagano sul ponte di coperta, tra sartie strappate e vele a brandelli...
Ci lasci un'ultima immagine: quella di Lady Franklin, muta e composta nel suo dolore, all'estremo nord dell'Isola, persa nella contemplazione di cose che forse solo lei può vedere.
Una storia magnifica e spaventosa, con stupende descrizioni. Complimenti come sempre!^^

Recensore Master
04/03/19, ore 18:39
Cap. 4:

Ecco, io non so cosa potrei dire
Quello che ho letto è l'estratto di un romanzo, non una "semplice" fiction, e visto che lo fanno persone senza arte né parte (e lo sbandierano qui) spero che nella famosa Vita Reale tu pubblichi qualcosa perchè il contrario sarebbe uno spreco folle!
All'inizio non distinguevo cosa fosse del tutto tua, come vicenda, finchè dalle note ho ricostruito che era proprio una storica. Ma molto migliore di come potrà essere su un testo apposito.
L'elemento sovrannaturale - più esattamente di magic!realism, che adoro - ci sta troppo bene. Oltre ad essere tu un esperto di storie di fantasmi scritte favolosamente, il che basta e avanza per avere la mia attenzione, sembra più logico così del contrario. Chi siamo per decidere che in condizioni estreme non si apra un contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti? Io ci credo e so di aver avute anche delle esperienze delle quali sono certa, per cui...
Tutti i personaggi sono incredibili, e il meraviglioso Cody fatto per innamorare le ragazze. Ma era vero anche lui?
Le descrizioni dei paesaggi fatti di neve sembrano di Jack London, ma molto più artistici e belli, giuro: e senza cani maltrattati in modi orrendi, cosa di cui ti sono grata. Capisco la sitazione ma se avessi descritto di qualche husky in pentola mi sarei dovuta fermare...
I morti in modo violento, giovani, o uccisi ingiustamente non hanno pace, è normale: un saluto, una sepoltura - meglio una cremazione, ma qui non usava - aiutano a sapere che sono ricordati e pianti; e smettoon di sentire che devono ancora fare qualcosa sulla terra. La Morte come bambino dagli occhi a mandorla è uno splendore, è quella serena di chi è nel giusto.
La scena del cannibalismo non mi ha inqietata troppo, non era compiaciuta o splatter, che avrebbero stonato molto, non essendo un horror. Era come sarà stato in Siberia nei campi di concentramento. L'orrore "normale" di chi sente l'istinto di conservazione, non mi sento di dare un giudizio, ma certo al tua storia fa pensare.
Come sempre!
un inchino con la piuma del cappello che sfiora terra,
Setsy

Ciao! Chiedo scusa per il ritardo: ormai vivo solo durante i ponti scolastici T.T
Era un po' che cercavo il tempo per leggere tranquillamente la tua storia e ora che l'ho fatto vorrei averla letta prima. A parte il piccolo dettaglio che adoro i racconti di viaggi/esplorazioni in posti lontani, potenzialmente pericolosi e semi sconosciuti - le esplorazioni di Poli e montagne in particolare *-* - a parte cio' la storia scorre veloce e precisa, sia che si tratti di seguire la spedizione sempre più in difficoltà sui banchi di ghiaccio sia che si sposti su Lady Franklin determinata a far ritrovare il marito.
Per questo capitolo comunque sono rimasta colpita soprattutto dalla descrizione delle difficoltà della spedizione - mi fa venire in mente quella dell' Endurance a inizio novecento se hai presente: sembra quasi di essere lì, come fai? E sono rimasta colpita da Colby: uccidere gli inuit mi pare una mossa che solo un pazzo poteva pensare. Quindi mi domando che ne sarà di tutti loro se seguono costui.
Spero di riuscire a terminare al più presto la lettura! ^-^

Recensore Master
24/02/19, ore 19:49
Cap. 4:

... Certo che vien da chiedersi se c'era almeno un vivo ad accompagnare il povero capitano...😨😳😲
Ma ciao, finalmente riesco a leggere anche il finale!
Un po' per curiosità un po' perché ornai erano in ballo e non restava altro che ballare, alla fin fine i nuovi esploratori hanno fatto l'intero percorso che avevano intrapreso i poveri sopravvissuti delle due grandi navi.
Le informazioni raccolte permettono finalmente di trovare tutti i tasselli, anche quelli mancanti e far riposare in pace tutti gli spiriti che per un motivo o l'altro erano legati alle sorti del primo equipaggio.
E così ognuno ha saputo che fine aveva fatto il congiunto perduto, compresa Lady Franklin che ha mirabilmente atteso per altri anni di potersi ricongiungersi al marito, diventando nel mentre un po' una leggenda e rassomigliante financo alla dea inuit sempre triste e in attesa... Ma dove caspita le vai a trovare ste chicche leggendarie?! 😎🤩
Ottima conclusione direi!
A presto (perché torni presto no? 😋)!
Nala
P s. La grotta col lago di stalattiti deve essere stata qualcosa di meraviglioso da contemplare...
(Recensione modificata il 24/02/2019 - 08:34 pm)

Recensore Master

finalmente riesco a proseguire la lettura di questo avvincente e strano viaggio ai limiti tra l vero e il fantastico!
con piacere ho gustato questo capitolo, che approfondisce quello che pareva a tutti gli effetti "il cattivo" della spedizione di Franklin. e in effetti a suo modo è un tipo freddo e calcolatore il caro Colby, ma ti dirò che ti è riuscito splendidamente, più andavo avanti e più mi sono ritrovata quasi a tifare per lui anche se mi sa che alla fine nemmeno lui ha saputo domare quella terra aspra e infida che è l'artico. con questo captolo capiamo il suo piano - essere lui stesso l comandante per potersi intascare la gloria del passaggio a nord - e perchè fa tanto lo snob, il freddo disinteressato alle vite altrui e lo sprezzante nei confronti degli inglesi, MA anche perchè ha sparato agli inuit la prima volta che li ha visti (anche se quello pteva risparmiarselo veramente.... che gli avevano fatto loro?)
ha il fascino dei personaggi tormentati e doppiovalenti. mi è tornata in mente pure la frase che gli calza perfetta presa da Balto (bellissimo cartone, ha pure le stesse ambientazioni o quasi ihihihihi): "non è cane, non è lupo, sa soltanto quello che non è" e in effetti...
scopriamo pure, grazie all'ultimo pezzo che le dicerie sul fatto del cannibalismo parrebbero essere vere, Colby li ha trovati a mangiarsi.... stufato di cadavere e ha deciso di far smettere i suoi sottoposti a modo suo (ucciendoli). non mi sento di giudicare quei poveracci che hanno provato a mangiarsi i loro commilitoni a essere onesti, sai perchè comunque quelle privazioni non sono cosa da poco (e se hai davanti e alla portata un modo per placare e non morire, difficile resistere, siamo pur sempre fatti di.... carne appunto....) sia perchè in alcune culture è pure giudicata una pratica di rispetto/onoranza del morto e in fondo piuttosto che lasciarli lì come monoliti ghiacciati....

nel frattempo la spedizione più recente continua sotto l'egida del comandante guidato dal fantasma raffreddato. hanno una guida del posto il che li agevola non poco e dei mezzi per sopravvivere discretamente in quelle zone. hanno pure l'aiuto delle forze sovrannaturali che vogliamo di più dalla vita?
trovano tutti gli aggeggi inutili lasciati indietro dagli sfortunati naufraghi ma soprattutto trovano il messaggio che conferma la morte di Franklin e... i due cadaveri congelati che il comandante era certo di aver imbarcato da vivi....O.O
direi che questo è anche più inquietante del resto, sicuro più del fantasma raffreddato non so perchè....^^"""
alla prossima, appena riesco!
Nala (che si scusa umilmente per il mappazzone di rece)

Recensore Master
21/02/19, ore 21:03
Cap. 4:

Ave Yonoi, leggo da capo e trepidante la Tua storia, dopo il doveroso inchino, alla mente salgono i versi di Baudelaire, il sonetto su l’alfa e l’omega, il principio e la fine, che hai magistralmente ricostruito, è ben vero come dice il capitano, Mr Mc Clintock che "I morti non possono farci più nulla. E' piuttosto dei vivi che occorre avere paura."
Così la storia degli equipaggi fantasmi e fantasma di HM “Erebus” and “Terror” giunge al termine, nessun sopravissuto.. anche se fino all’ultimo ci abbiamo sperato, il tenente Colby, in particolare, ci piaceva assai .. Invece sono tutti defunti, tra la neve e il gelo, l’Artico domina in ogni dove.
Tutti passati, tuttavia di Marlowe et Torrington mi hai colto di sorpresa, mi ha ricordato il ragazzo-becchino Simon della Chevalier, romanzo “Quando cadono gli angeli” .. Anime patite, sfortunate, hai scritto una storia meravigliosa
So che lo sai, rimarco solo il concetto, tanto le mie recensioni sono sempre un papiello ..

a ogni buon conto, il finale è superbo, struggente..
A la prochaine, Yonoi!
Leggendo questa storia, la mente corre alla poesia “L’albatros” di Baudelaire, ti lascio con..
Souvent, pour s’amuser, les hommes d’équipage
Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
Le navire glissant sur les gouffres amers.
(Spesso, per divertirsi, uomini d’equipaggio
catturano degli albatri, vasti uccelli dei mari,
che seguono, compagni indolenti di viaggio,
il solco della nave sopra gli abissi amari.)
….Le Poète est semblable au prince des nuées
Qui hante la tempête et se rit de l’archer;
Exilé sur le sol au milieu des huées,
Ses ailes de géant l’empêchent de marcher..
(Il Poeta è come lui, principe delle nubi
che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
esule in terra fra gli scherni, impediscono
che cammini le sue ali di gigante…)
Vivere è aspro, complesso ben si sa noi umani, ma leggendo vere, belle storie ci libriamo sui ghiacci, sul Polo e l’orizzinte, come albatri spieghiamo le ali fino alla prossima storia, a nuove letture.. per volare in alto, o restare di guardia come Lady Jane Ascoltando i sussurri, i suoni e le leggende.

Grazie per questa meraviglia Jane Queen

Recensore Master
21/02/19, ore 18:28
Cap. 4:

"I morti non possono farci più nulla. E' piuttosto dei vivi che occorre avere paura." Parole sante, capitano McClintock. Parole sante.

E così, anche la triste vicenda degli equipaggi della Erebus e della Terror è giunta alla fine. Ti confesso che per un attimo avevo sperato che qualcuno fosse sopravvissuto, magari proprio il tenente Colby (e che quindi quella dello scorso capitolo fosse tutta un'allucinazione o qualcosa del genere). E invece, sono tutti morti, e si sono lasciati dietro solo tanti parenti in lacrime e dei fantasmi. E a proposito di fantasmi, non mi aspettavo che anche Marlowe e Torrington lo fossero. Povero McClintock, si è fatto un viaggio fino al polo nord in compagnia di un esercito di fantasmi. E non era neanche ubriaco! Me lo immagino, mentre cerca di rintracciare la mamma dei Torrington o quando scopre che il colonnello Marlowe era già deceduto. Verrebbe quasi da ridere, se il resto della vicenda non fosse così tragico. Povere anime sfortunate, chissà quanto hanno patito.

Comunque, nonostante tutte queste tonnellate di angoscia, il finale è stato molto bello, così come il resto della storia. Tutto molto ben strutturato, gli elementi storici e inventati si incastrano alla perfezione.

Alla prossima storia, yonoi!