Recensione premio per il contest “Specchi, ombre e presagi: il doppelgänger”
Caro yonoi,
Questo capitolo narra un tema caro alla letteratura gotica: l’eterna sfida tra le forze ancora sconosciute della Natura (il XIX secolo è anche il periodo delle ultime grandi esplorazioni scientifiche e geografiche, delle sorgenti del Nilo e via a dire) e la forza insita nel raziocinio umano.
Sulla falsariga di queste tematiche che richiamano allo stesso modo sia il Frankenstein di Mary Shelley che il cupo Cuore di tenebra di Conrad, si inserisce questo tuo scritto ricco e mirabile sul passaggio a Nord Ovest.
Il lungo e penoso viaggio si snoda attraverso un carteggio/diario che il bibliotecario tiene per tenere traccia di una disfatta umana. Non starò a fare il riassunto di ciò che tu hai meravigliosamente messo su carta, ma mi focalizzerò sul senso di tetra oscurità che fa da ossimoro al bianco abbacinante dei territori del Canada/Alaska: è lì, nella candida neve, che si consuma la follia umana di un ufficiale che decide (forse) di sacrificare gli altri, di un popolo di nativi (due in realtà) che viene accolto a colpi di fucile a fronte di un omaggio salvifico offerto.
Il modo in cui descrivi la disperazione, l’orrore e anche la perdita della lucidità di alcuni membri dell’equipaggio è efficace e funzionale: il protagonista della prima parte del racconto mantiene la sua umanità proprio in virtù di non essere un esploratore né un uomo d’azione, ma perché, conoscendo i libri, ha sviluppato la necessaria empatia per capire l’animo umano.
Ho apprezzato particolarmente questa tua frase che mi ha ricordato uno dei miei poeti/autori preferiti, Fabrizio De André:
alcuni di noi sognarono con tale intensità le colline dell’Inghilterra e della Scozia, le costiere del Galles, le brughiere d’Irlanda, che il mattino seguente altri cinque marinai non si destarono più.
Il riferimento è alla canzone Fiume Sand Creek, nei versi “sognai talmente forte/che mi uscì sangue dal naso…”
L’ultima parte del capitolo ci presenta Lady Jane. Ho adorato questo personaggio perché, pur essendo una donna forte e volitiva, non è fuori dal suo tempo. È inglese in un’epoca in cui gli inglesi erano ovunque, a seguire l’andamento di un impero che il più delle volte li sbatteva dall’altro capo del mondo; è ricca e nobile e ha i mezzi per fare ciò che fa e, soprattutto, usa un mezzo di comunicazione che nel 1854 è ancora relativamente nuovo, la stampa.
Stilisticamente avevo già avuto modo di notare quanto i tuoi testi siano curati e belli. La qualità di ciò che scrivi però non è evidente solamente nella correttezza ortografica e grammaticale, ma anche nella robustezza della trama e dal lavoro di ricerca che c’è dietro e che risulta assolutamente evidente al lettore. Lo stacco tra la prima parte in forma diaristica e la seconda londinese e con un PoV diverso a me piace: ha un taglio cinematografico che ho seguito con grandissimo piacere. Insomma, posso dire di aver trovato una lettura assolutamente affascinante.
A prestissimo per il prossimo capitolo!
Un caro saluto,
Shilyss
Vincitore Primo Posto Parimerito
yonoi. "Di ghiaccio e di oscurità" 49,50/50
Grammatica e stile: 9,5/10 (grammatica 4,5/stile 5)
Il tuo stile è semplicemente bellissimo e l’ho adorato dall’inizio alla fine. Hai raccontato una storia magnifica e struggente e lo hai fatto in una maniera squisita, utilizzando un lessico ricercato e uno stile adatto ai tuoi personaggi. I refusi sono pochissima cosa e sono quasi impossibili da evitare in un testo che sì, è lungo e supera le 23.000 parole pur rimanendo sotto i limiti imposti dalla Giudicia che indisse il contest, ma è bellissima da leggere e rileggere, come ho fatto io. I refusi, come dicevo, sono pochissimi, ma poiché quelli relativi all’uso del trattino per l’inciso si ripetono più volte nel testo hanno un peso maggiore.
Di lì a poco, inevitabilmente, si fermavano. A parte quelli che cadevano e non riuscivano più a rialzarsi - e noi eravamo troppo sfiniti per aiutarli - / ordini insensati - era stato lui a far caricare la pianola su una scialuppa, per allietare le sue serate a suon di musica - [ trattino breve anziché lungo – questo, per intenderci].
Il capitano proponeva di costruire una zattera per varcare lo stretto, oppure di metterci in marcia fino al più vicino avamposto inuit segnato sulla mappa. [doppio spazio].
“Temo che anche voi abbiate travisato”- [manca lo spazio, travisato” – disse…]
L’unico oggetto che pareva adatto alle circostanze erano degli stivali a cui erano state applicate delle assicelle, per migliorare la presa sul manto nevoso [non lo considero come errore perché è sottinteso che siano un paio di stivali, ma sarebbe stato meglio, per la concordanza menzionarlo].
Ora, mentre dal suo accampamento solitario sorvegliava la notte, e le voci dei bivacchi giungevano con sempre minore intensità, mano a mano [la locuzione è “a mano a mano”.]
Una squadra di marinai inviati in perlustrazione stava rientrando in preda a una grande agitazione: [doppio spazio]
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Hai usato moltissimi personaggi in questa avvincente e bellissima storia. Senz’altro ben caratterizzato è il personaggio di Christian Fraser, il bibliotecario che scrive di sua mano una parte della storia sui frammenti di libri che riesce a riprendere dalla nave incagliata, creando un memoriale struggente e amarissimo della fine di una parte dell’equipaggio. Il suo punto di vista è parziale e di parte, e proprio questa coralità presente nella tua storia consente di leggerla e di appassionarsi, di volta in volta, a tutti i personaggi, ma anche a guardarli sotto una luce differente: è il caso del tenente Colby, un personaggio originale di rarissima completezza e bellezza, visto sia attraverso l’occhio carico di pregiudizio di Fraser e di Croizer che attraverso il suo proprio e di coloro che lo amavano, come Marlowe. È il vero e proprio eroe della storia e sappi che la sua dignitosissima morte, il suo magnifico cedere all’oblio che era il prompt della storia, mi hanno profondamente commossa, così come la storia tragica della foca impagliata e della bellissima e sfortunata Qannik. Era semplicemente perfetta non solo per il modo in cui l’hai caratterizzata alla perfezione pur senza farle pronunciare una sola battuta, ma anche per il giusto modo, la giusta tragedia, la giusta profondità. Insomma, in una parola, era tutto semplicemente perfetto.
Lady Jane Franklin è un personaggio storico realmente esistente che hai saputo dipingere con estrema grazia e intelligenza, sia studiando bene ciò che resta della determinata donna che inserendola perfettamente nel suo contesto. È coerente con le notizie che abbiamo di lei e questo era un compito davvero difficilissimo da portare a termine.
Altro personaggio di estrema importanza e ben caratterizzato è McClintock: suo è il compito di scoprire e confermare le teorie di Rae sul cannibalismo cui sono ricorsi gli uomini. Ho adorato il fatto che parli col fantasma di John Torrington per tutto il tempo sapendo consapevolmente che lui era un fantasma, mentre abbia capito solamente in un secondo tempo, ovvero alla fine della storia con un cliffhanger degno de Il sesto senso e altrettanto stupefacente, che Henry Torrington e sir Edward Marlowe erano fantasmi e non persone in carne e ossa. Un dettaglio inquietante, soprattutto perché hai caratterizzato questi ultimi alla perfezione facendomi credere fino in fondo che fossero reali.
Utilizzo del pacchetto: 10/10
Che il genere sia sovrannaturale è assodato. La spedizione a caccia della Erebus e della Terror – nonché di ciò che resta dei due equipaggi – è costantemente accompagnata da presenza sovrannaturali perfettamente inserite, che interagiscono con i viventi in maniera palese (il fantasma del ragazzo che aiuta il comandante e che gli fa visita di notte) o rivelandosi solo nel finale che sorprende e colpisce (come gli uomini che avevano già navigato con Lord Franklin). Il concetto di oblio è duplice e inserito in differenti modi: è avvolta dall’oblio la vicenda delle due navi scomparse con gli uomini, è obliato il passaggio a Nord Ovest che verrà scoperto da Amundsen diversi decenni dopo, è obliata la ragione degli uomini che, spinti dalla fame, precipitano in una condizione di bestialità che li spinge a divenire cannibali. L’oblio è suggerito anche dagli immensi spazi artici, invivibili se non per quelle popolazioni di inuit che sanno come sopravvivervi. Tutto semplicemente perfetto. Ovviamente è presente anche la frase, inserita in uno dei deliri dovuti all’alcool di McClintock.
Originalità e Trama: 10/10
Si può mescolare il genere d’avventura e ispirarsi a una storia vera e inserire in maniera coerente e credibile l’insidioso genere sovrannaturale? Si può – si è potuto – in questa bellissima storia. Non credo che esistano trame originali in generale, ma qui premio il guizzo di genio che ti ha permesso di scegliere proprio questa storia – la spedizione fallimentare e tragica di Sir Franklin e le successive e infruttuose operazioni di ricerca – condendola con elementi suggestivi alla Conrad che, tra l’altro, hai citato. Ho rivisto un po’ dell’atmosfera e della letteratura ottocentesca di viaggi, nella tua storia. Esattamente come “Cuore di tenebra,” il viaggio esplorativo verso un luogo inospitale della terra è un viaggio dentro se stessi e lo è per tutti i protagonisti della storia.
L’elemento occulto è inserito molto bene e in maniera intelligente, tale da ingannare totalmente il lettore e i protagonisti della vicenda. I fantasmi ingannano, rivelano, spingono i vivi ad ascoltare la loro voce, insistono, svelano, ma lo fanno sempre per un fine: la verità e che le ossa dei defunti riposino in pace, un tema, questo, caro in tutte le epoche perché affonda nel nostro sentire. Determinante, nella storia, è la tematica costante della tomba e della dignità che i defunti devono avere nel proteggere la stessa e la loro memoria, un concetto che arriva a impregnare fino all’ultima riga della storia quando, finalmente, la Erebus e la Terror vengono liberate dai ghiacci. Eppure, il mistero principale è già stato svelato.
Gradimento personale: 10/10
Un racconto d’avventura che si pone lo stesso interrogativo di Cuore di Tenebra (che giustamente citi in apertura al secondo capitolo) e che propone una storia realmente esistente e per nulla inventata (faranno persino una serie tv sulle due navi), ma che le associa elementi paranormali. Il tutto non sembra un calderone, anzi, raccoglie l’eredità del gotico più squisito alla Mary Shelley e alla Edgar Allan Poe (coevi dei personaggi che racconti, tra l’altro) per proporre una storia che pare credibile persino nella sua accezione fantastica. Devo dirti che questa storia è bellissima, ma a renderla davvero stupenda è stata la narrazione, quella sì, inventata, della inuit che seguì – incauta! – per amore un inglese dalla sua terra alla Gran Bretagna. Ecco, mi ha toccata particolarmente. L’hai raccontata con una delicatezza estrema e purtroppo non hai esagerato col suo destino infelice, ma splendidamente dignitoso. Complimenti, perché non è pietosa, non è melensa, non è volutamente strappalacrime – ho un livello di tolleranza per queste cose pari allo zero assoluto. È semplicemente perfetta, invece. (Recensione modificata il 08/05/2019 - 12:15 am) |