Recensioni per
Storie da focolare della vecchia Moar
di Lupoide

Questa storia ha ottenuto 17 recensioni.
Positive : 17
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
[Precedente] 1 2 [Prossimo]
Recensore Master
06/05/21, ore 15:07
Cap. 2:

Recensione premio per il contest "Darkest fantasy II edizione": 1/1

Ciao carissimo! :) Ho scelto questa storia per la recensione premio perché l'universo di Moar mi aveva molto incuriosito e avevo piacere di leggere qualcos'altro ambientato qui. Inoltre, Bastardo è un racconto che mi è rimasto nel cuore e che mi ha profondamente colpito, quando l'ho letto, perciò ero curiosa di leggere la tua personale reinterpretazione.
Ovviamente, inutile dire che non ne sono rimasta affatto delusa. Nella tua storia, si ritrova quello che è lo spirito del racconto, insieme ai concetti fondamentali e alle dinamiche, eppure tu sei riuscito a reinterpretarlo senza snaturarlo, donandogli un tocco personale che lo ha reso originale. Si riconosce la storia dietro questo tuo racconto, eppure esso non ne è una brutta copia, ma vive di vita propria, è autonomo, e questo indubbiamente me lo ha fatto apprezzare tantissimo.
Subutai è un personaggio che mi ha colpita subito, fin dalle prime righe: è un mercenario assetato di potere e di soldi, è freddo e spietato, così arrivista da arrivare a uccidere i suoi stessi compagni, da non essere in grado di collaborare con nessuno se non se stesso. È un solitario, un uomo che si fa da sé, crudele, approfittatore. Eppure, anche per lui la solitudine si fa sentire: pur nel suo lavoro efferato, che lui si diverte a compiere (canticchia una nenia mentre uccide), si sente solo, sente il bisogno di un compagno, qualcuno con cui condividere la sua efferatezza.
E questa condivisione la trova proprio con Bastardo, una condivisione che diviene totalizzante, poiché la crudeltà va ad abbracciare ogni aspetto della convivenza dei due, e non solo nel lavoro che svolgono. Subutai vuole un cagnaccio da addestrare e rendere spietato tanto quanto lui e trova, invece, fortunosamente un Lycos, una creatura rara, che è più una leggenda. Anche per lui la vita non è stata altro che crudeltà, anche se in un modo diverso rispetto a Subutai: il padre lo ha abbandonato e venduto ed è stato costretto in condizioni riprovevoli. Subutai si prospetta come la sua occasione per ricominciare, per tirarsi fuori da una situazione terribile, poter trovare altro, ma la vita con il povero Bastardo non è giusta, cosicché il Lycos si ritrova in una condizione forse peggiore.
Il rapporto tra Subutai e Bastardo si prospetta subito improntato all'odio, alla sofferenza, alla rabbia e alla vendetta. I due instaurano un legame malsano, ma molto particolare, caleidoscopico, che tu hai saputo rendere con grande potenza narrativa. È stato molto interessante seguire il nascere e lo svilupparsi di questo rapporto, le interazioni tra i due, la crudeltà nei metodi di Subutai e l'odio crescente di Bastardo, il suo attaccamento alla vita e la sete di vendetta che andava crescendo di pari passo con lui e con ciò che era costretto a subire. Ed è stato interessante anche il modo in cui hai delineato il chiaroscuro che contraddistingue questo loro rapporto di totale esclusività.
Subutai odia Bastardo, ma forse perché è l'unica cosa che conosce e che ha sempre conosciuto per tutta la vita, e lo stesso vale per Bastardo. C'è un'affezione reciproca, in loro, che tuttavia si manifesta nell'unico modo che conoscono: con la violenza, la crudeltà, la cattiveria. Arrivano addirittura a rischiare la loro stessa vita, pur di salvare quella dell'altro, perché il diritto di uccidersi vicendevolmente è loro e loro soltanto. E perché forse, in fondo, dove nemmeno loro sono in grado di vedere, c'è anche qualcos'altro. Emblematico ciò che è successo con Petar: Bastardo rischia la vita per salvare quella di Subutai, perché deve essere lui a ucciderlo, e al contempo Subutai rinuncia alla ricompensa della taglia, compie addirittura il gesto che porterà alla sua condanna a morte, perché Bastardo non può morire, deve essere lui a ucciderlo. Eppure, a fare da sottofondo a questo rapporto fatto di odio e di vendetta, di disprezzo e di crudeltà, c'è una simbiosi che si legge nel modo perfetto che hanno di lavorare in sincronia, in quel proteggersi a vicenda, e che culmina in quel "padre" pronunciato da Bastardo, nel sorriso di Subutai nell'udire quelle parole. Nel loro morire insieme. C'è odio, in loro, ma, come poi sottolinea anche la frase in chiusura del racconto, l'odio è una delle tante forme dell'amore, e sicuramente l'unica che possono provare due creature che non hanno conosciuto nient'altro nella loro vita. Si detestavano, pur amandosi. E si amavano, pur detestandosi.
Un racconto forte, che arriva dritto al cuore di chi legge e, che come sempre sei maestro nel fare, propone diverse chiavi di lettura, vari piani interpretativi, che hanno reso questa storia avvincente non solo per le dinamiche e per le vicende, ma anche appunto per il messaggio sotteso, per questo rapporto così particolare che hai saputo raccontare con delicatezza, senza denigrarlo, ma senza neppure esaltarlo. Ho davvero apprezzato tantissimo questa tua storia, l'ho divorata con piacere. E come poteva essere altrimenti? Ormai so che tu e le tue storia siete una garanzia.
Grazie per la piacevolissima lettura. Spero di rileggerci presto :)

Recensore Veterano
25/10/20, ore 14:11
Cap. 2:

Ehy! Eccomi per lo scambio della settimana scorsa. Scusa per l’enorme ritardo ma mi ero quasi dimenticata di doverti una recensione. Però alla fine spulciando sul gruppo mi sono detta "oh ma io devo lasciare ancora una recensione" e ora sono qui lol
Come da tuo suggerimento ho scelto questa storia fantasy originale buttandomi immediatamente sul primo capitolo. Molto crudo molto violento. Devo ammettere che mi affascinano le storie in cui la violenza e l’odio fa da padrone, dove lungo ogni parola sembra scorrere sangue a dare enfasi al racconto. E l’atmosfera c’era eccome! Ho trattenuto il respiro fino all’ultima lettera, mi sono mangiata il racconto quasi troppo velocemente talmente volevo capire come andasse a finire e si svolgesse la storia tra sti due. Un rapporto fatto di odio e rispetto allo stesso tempo, il cacciatore di taglie che "salva" il ragazzo lupo dalla prigionia per trascinarlo in una vita di stenti e dolore fisico. Giustamente lui vuole un cane da battaglia, un animale aggressivo che vuole soltanto uccidere chi gli sta davanti e la violenza fisica, con annessa deprivazione del sonno e fame, è uno dei metodi più efficaci per ottenere ciò. Infatti Bastardo cresce forte e aggressivo, nonostante il poco cibo che l’altro gli da. Un perfetto compagno per qualcuno che della morte degli altri fa la propria ragione di vita. Sono un’accoppiata vincente quando si tratta di stanare la preda e farla a pezzi, Bastardo sfrutta il suo essere animalesco come plus per "aiutare" il suo padrone. Padrone che non vede l’ora di ammazzare con le sue stesse mani (zampe?) e che non permette a nessuno di farlo al posto suo arrivando a salvarlo rimettendoci le zampe.
E chissà per quale motivo, il cacciatore di taglie se lo porta in spalla fino alla clinica più vicina nonostante sia ridotto male pure lui. Ma quando viene a sapere che nessuno ha fatto niente per rimetterlo in sesto scatta la furia e uccide il chirurgo. Si prende la briga lui stesso di curare il lupo assicurandosi che si possa rimettere in sesto il prima possibile, forse anche preoccupato per la sua sorte e intenerito dalle sue condizioni (la carezza sul muso). Quando guarisce tutto torna come prima, a suon di frustate e digiuni. La tregua è durata giusto il tempo di farlo tornare come nuovo per poi riempirlo di nuovo di botte alimentando il suo odio.
E il chirurgo ucciso? Nessuno se ne è accorto? Magari. Se ne sono accorti e come e ora è lui la taglia ricercata, dallo Stato però. Ovviamente viene catturato e la sentenza, senza se e senza ma, è la pena capitale con pubblica esecuzione. Ma Bastardo non vuole rinunciare alla sua vendetta, vuole essere lui a prendersi la vita dell’umano. Cosa che fa, dopo che egli lo aveva anche incoraggiato a farlo nonostante la posizione di svantaggio in cui si trova (legato per i polsi sospeso nel vuoto). Ma c’è qualcosa di diverso nel suo tono e nelle sue parole alla fine della sua vita, quasi fosse diventato orgoglioso della crescita di quel cucciolo che aveva comprato per un’occhio della testa. E Bastardo lo chiama padre (awwww), essendosi affezionato in un certo senso. E poi, niente, muore pure lui ululando.
Il tuo stile di scrittura è decisamente adatto a questo tipo di racconto, così crudo e intenso. Non ci sono sviste o errori (non sapevo si potesse usare la parola "puncicare" in italiano, credevo fosse dialettale lol) quindi ottimo lavoro e i miei più sentiti complimenti (manco avessi salvato il papà lol)
Mi è piaciuta una cifra questa storia, mi sarebbe piaciuto che Bastardo fosse sopravvissuto e finalmente libero da qualsiasi rottura di palle avuta fin ora nella sua vita. Ma anche così va bene, anche la morte rende liberi.

Mi piacerebbe tornare a scambiare con te ~ sei stat* una scoperta interessante.
Alla prossima!

Recensore Junior

Eccomi qua finally.
Ho trovato subito questa raccolta molto interessante, a partire dal titolo evocativo e efficace che le hai dato. Ne ho letto il prologo, perché ho ritenuto fosse utile al fine di comprendere il contesto entro il quale ci stiamo muovendo.
Vi ho trovato molto della nostra storia, un molto che è stato argutamente contaminato con elementi di fantasia che trascinano la mente verso il fantasy, mantenendo però una sorta di coscienza alla base del tutto che in qualche modo sprona a una riflessione più ampia sul genere umano e su ciò che esso ha provocato e imposto nei confronti del pianeta e di tutto ciò che ha incontrato lungo il proprio percorso evolutivo. Ne è esempio palese l'epoca in cui avverranno i fatti narrati, "Dopo il Trattato di Egemonia Umana", a Moar, la città che più di tutte "venne eretta su terre intrise di sangue innocente". Molto interessante.

Ebbene, devi sapere che i lupi sono tra i miei animali preferiti, proprio in virtù di questo mi è caduto l'occhio su i due racconti che li nominavano nel titolo, per poi finire per optare per questo perché "il lupo che sfidò il fulmine con la sua superbia"... beh, non so dirtelo di preciso ma ho proprio pensato "ok, deve essere questa". Così, de botto e senza senso, solo per l'immagine che quel titolo ha suscitato nella mia mente - d'altronde è proprio ciò che dovrebbero fare i titoli, quindi tanto di cappello a te.

Inizio a leggere e non riesco a smettere di pensare al fascino che hanno questi animali - o al fascino degli animali tutti, che sotto molti aspetti sono più umani di noi.

Visto che era la prima volta che mi imbattevo in qualcosa di tuo, spendo anche qualche parola per quanto concerne la forma e la sintattica. Mi è piaciuto tantissimo il metodo attraverso cui hai narrato i fatti: mi ha dato un non so che di epico, qualcosa di perfettamente in linea con l'idea di partenza. Mi riferisco alle storie da focolare: l'impressione che ho avuto è che potesse tranquillamente essere un racconto tramandato di padre in figlio per via oratoria, la cui origine è da ripescarsi a anni e anni fa; di questo ti faccio sinceri complimenti. Ho trovato un paio di errori che ti riporto: "l’animo curiosi dei cuccioli e Grisa" essendo che l'aggettivo curiosi è in riferimento a animo, i due termini devono essere coincidenti (quindi o entrambi plurali o entrambi singolari); "Soventemente li si poteva" anche qua il soggetto sono i lupi, quindi il verbo andrebbe al plurale; "E l’altri Lycos" qui, da un punto di vista della grammatica italiana attuale (scritta si intende) andrebbe meglio inserire "gli altri", ma personalmente non lo ritengo un vero e proprio errore - proprio perché in un certo senso rimanda a un modo di scrivere che veniva utilizzato anni or sono; "la luna era coperte" medesimo refuso di cui sopra.

Ritornando al primo punto, dunque, man mano che la lettura procede rimango sempre più affascinata dalla scelta stilistica che hai compiuto numerose volte, come il troncare verbi e parole; è tutto estremamente coerente con gli intenti, e a me la coerenza fa impazzire. In più, devo dire che mi ritrovo tantissimo nella tua descrizione dei cuccioli, di Grison in particolare: da bambina i miei genitori mi riprendevano infinite volte perché mi allontanavo e perché curiosavo sempre in giro finendo costantemente per mettermi nei guai. La curiosità, in generale, è stata un qualcosa che mi è sempre appartenuta, alle volte facendomi anche rischiare amicizie (quel filo sottile tra curiosità e mancanza di rispetto altrui/eccessiva insistenza), ma in fondo l'immagine e l'idea di essere costantemente affamati di sapere e di interesse nei confronti di tutto ciò che è ignoto e sconosciuto, è qualcosa a cui non rinuncerei mai, tanto mi fa sentire viva. (per non parlare, poi, della conseguente capacità di meravigliarsi e stupirsi di fronte all'imprevedibilità della natura e del mondo)
Confesso che nel momento in cui la tempesta era in procinto di scagliare la sua potenza sul mulino e viene chiarito come Grison fosse seguito dalla sorella, mi son detta che forse la vicenda non sarebbe finita nel migliore dei modi, temendo che la sorella ci lasciasse il pelo. Volevo credere che se proprio qualcosa fosse dovuto andar male, allora sarebbe stata lei, non l'invincibile e curioso Grison; confidando pur sempre nel fatto che l'alone di esuberanza e convinzione che si portava appresso fosse sufficiente contro l'ineluttabile natura. Ma così era quest'ultima e non il giovane lupo.
Per un unico e singolo istante lui è stato tutto ciò che voleva da sempre essere, vestito di una forza che mai prima lo aveva percorso; poi il nulla, se non un ululato pregno di dolore che presto viene spogliato dalla pena nei confronti della morte dell'altro.

Questo finale mi è piaciuto tantissimo, sia per il messaggio che malgrado la triste fina vuole lasciare, sia per la delicatezza attraverso cui hai narrato l'arcano.

E' stata una lettura davvero piacevole, spero di ripassare dal resto in futuro,

Bongi!

Recensore Master
17/10/20, ore 19:44
Cap. 2:

Ciao **
Sono rimasta molto colpita da questa storia. Non è quel genere di storie che leggo di solito (non perché non mi piacciano, ma proprio non mi viene in mente di andarmele a cercare). Sabutai Khan e Bastardo sono due personaggi affascinanti a modo loro, ancora più affascinante è il rapporto che li unisce, allo stesso modo mi sono piaciute tanto le atmosfere e le ambientazioni. Parlando di Sabutai Khan, che è il primo che presenti, se da un lato almeno io non ho potuto fare a meno di detestarlo per essere così e per tutto ciò che ha fatto passare a Bastardo, da un lato – appunto – non ho potuto che esserne affascinato.
Si nota sin dalle primissime righe che questa figura è – oltre che molto inquietante – feroce e pericoloso e sicuramente uno di quelli che non si vorrebbe mai incontrare sul proprio cammino. Quando poi viene fuori che vuole acquistare un cane per addestrarlo a uccidere, mi si è stretto tantissimo il cuore. Passando poi al povero Bastardo – dal mal capitato destino al mal capitato nome – inizialmente mi ha fatto un sacco tenerezza. E’ stato maltrattato e picchiato, ma c’è da dire con il tempo ha imparato a difendersi, o almeno o a rendere la vita difficile a Sabutai Khan. Insomma, due bravi nemici che vivono insieme. Penso che l’elemento più affascinante, e che secondo me caratterizza questa storia, è il loro legame. Si odiano, vorrebbero uccidersi a vicenda, eppure c’è un certo rispetto, un rapporto esclusivo in cui non vogliono assolutamente che un terzo nemico si metta in mezzo per uccidere o l’uno l’altro.
Devono farsi male a vicenda e fine. Per certi versi sembrano due nemici che alla fine “si vogliono bene”, ma più che altro proprio per ciò che viene detto alla fine: l’amore è semplicemente l’altra faccia dell’amore, solo che appunto è odio. E questa cosa si nota e si “sancisce” appunto durante l’inseguimento a Peter il Lagarto. Sabutai Khan non ci pensa due volte a caricarsi Bastardo in spalla e a portarselo dietro per far sì che venga curato. D’accordo, vuole tenerlo in vita perché vuole essere lui il suo carnefice, ma comunque non l’ha lasciato morire e non è una cosa così scontata.
E poi guarda, secondo me la storia non poteva che finire così. Nel senso, morto uno doveva morire l’altro, non sarebbe stata la stessa cosa se uno dei due fosse sopravvissuto, sarebbe stato un po’ come se “avesse perso il proprio scopo”. E quindi Bastardo lo azzanna e lo uccide, ulula a quella luna che non ha mai potuto osservare e poi si lascia andare allo stesso modo alla morte. Mi è un sacco dispiaciuto per entrambi, ma è stato l’epilogo giusto per questo rapporto, appassionato e crudele. Per ultimo, ma non meno importante: il tuo stile mi piaciuto (credo fosse la prima volta che leggevo qualcosa di tuo), ma comunque sono rimasta colpito: l’ho trovato perfetto per questo contesto fantasy, è proprio quello che stile che mi aspetterei di trovare in un racconto/libro del genere. E poi il fatto che tu abbia dato un’evoluzione del genere a questi personaggi in una storia così breve… non era mica scontato. Mi è piaciuta molto leggerla e conoscere questo rapporto che poi alla fine è un po’ come una storia d’amore, solo che al contrario (diciamo molto al contrario). Spero di rileggerti, a presto!

Nao

Uffa, io lo so che le fiabe e le leggende hanno spesso un finale triste, ma una un pochino più felice me la scrivi? Scherzi a parte, anche questa è una bella storia, densa di significati.

Un po' come la mia Caduta, si riprende il concetto di Icaro che vola troppo vicino al sole. Qui però abbiamo un Lycos, una delle tue creature, che sfida la potenza del cielo e dei fulmini.

La parte iniziale ha un'atmosfera tranquilla, giocosa, vagamente sfumata come quelli che possono essere tutti i ricordi dell'infanzia. Ombra e Grison crescono insieme, ma a Grison non basta essere l'erede della capobranco insieme alla sorella. Mi sembra che sviluppi un carattere troppo fiero, troppo sicuro di sè... e decisamente un atteggiamento da attaccabrighe. Forse è ancora nell'età dell'adolescenza, ma è proprio quello che si definirebbe un adolescente difficile. Probabilmente nei Lycos la lotta è parte integrante della vita e le zuffe sono all'ordine del giorno, ma anche in questo frangente si dimostra troppo sopra le righe, tanto da non tenere il freno nemmeno con la sorella e con la madre.
Era destino che cercasse sempre qualcosa di più grande da sfidare. Grison mi sembra uno che non riesce a vedere il presente e che non si cura del passato: l'unica cosa a cui tende è il futuro. Il prossimo salto, la prossima lotta, la prossima sfida.
Ed è per questo che non può durare una vita così: perchè quando nulla ti basta mai, rovini tutto quello che hai costruito, per quanto piccola cosa sia. La sua sfida è quella dei folli forse, o di coloro che non riescono a mettere a tacere la parte di sé stessi che gli sussurra costantemente di andare oltre. Una sfida che né lui né nessun altro possono vincere. Ed è così che muore, per quanto forte e potente, perchè esiste sempre qualcosa in grado di abbattere anche il più forte di tutti.
In questo vedo diversi significati. In qualche modo c'è l'ineluttabilità del destino, ma anche l'essere piccoli e deboli di fronte alla natura (questo è un tema che mi è particolarmente caro). E in un certo senso c'è anche un risvolto positivo, se vogliamo metterla così. Uno come Grison è un outsider, uno che non avrebbe mai potuto guidare un branco, perchè privo del senso della paura che invece è indispensabile a comprendere cosa è meglio fare e cosa no. La sua morte può essere tragica per Ombra, che lo piange sconsolata, o per la madre Grisa, ma allo stesso tempo rappresenta forse una salvezza per tutti gli altri.
Insomma, avrai forse usato poche parole, ma ci hai messo tanto in questa storia.

Un paio di menzioni sullo stile: a volte mi sembra di sentire i vecchi cinegiornali dei tempi della guerra per alcuni termini che utilizzi, o per il modo generale in cui descrivi questa storia in particolare. E' un tono altisonante, adatto alla narrazione epica. Spero non ti dispiaccia se in qualche momento ho immaginato Guzzanti quando ci racconta la vita dei "Fascisti su Marte", perchè per me è tutt'altro che denigratorio: trovo quel film geniale e la narrazione è strepitosa.

Infine, una piccola nota su una frase che ho amato molto: "l’amava come quand’erano cuccioli e le loro giornate s’intrecciavano come spighe di grano saraceno al vento". Bella bella <3

P.S. hai cambiato un sacco anche il modo di impaginare e di dividere i paragrafi... apprezzo tanto!

A presto <3

Recensore Master

Ti preoccupavi che fosse una storia lunga, ma la verità è che l'ho letta tutta d'un fiato.
È bella, bellissima. Ben scritta. Crudele.
Ha il sapore delle vecchie fiabe e delle leggende, e come tale è intrisa di tanti sentimenti. Ha il sapore di quelle storie che si raccontano attorno ai fuochi da campo, durante le notti stellate. Si intona quindi alla perfezione al titolo della tua raccolta.
Colgo l'occasione per dirti che sebbene tu sia stato assente per un po', sei tornato alla grande, perchè questa per me è la cosa più bella che hai scritto. Trovo che abbia tutto quello che serve per essere davvero una bella storia.
La vita di Jon è stata di certo eccezionale. I razzamista che descrivi nel tuo mondo vivono in una società a parte e si mescolano poco con gli umani, ma Jon ha avuto un destino diverso. Ho amato molto il momento in cui lui capisce di non essere abbastanza lupo per stare con i Lycos, né abbastanza umano per vivere con loro. E' il destino di chi si eleva dalla sua condizione iniziale, ma non viene mai del tutto accettato dalla società, perchè visto come diverso. Trovo questo tema ricorrente in tanti scritti, ma sempre molto attuale. Nell'essere umano credo ci sia spesso un fascino per la naivitee, ma si fa presto a scivolare da quello al deridere (o peggio) il fenomeno da baraccone.
Jon è stato amato come un figlio in un periodo di guerra ed è stato costretto a veder morire il padre putativo fin troppo giovane. Ha dovuto affrontare il rifiuto dei suoi simili e infine anche quello degli umani. Probabilmente è stata una vita molto piena, ma non felice.
Riconosco la bellezza in questi piccoli, delicati momenti d'amore con la sua felas, anche se non vengono mai esplicati del tutto. C'è molta dolcezza in questo amore fatto di sguardi e sfioramenti, soprattutto tra le loro anime. È un amore che non si nutre di parole, ma solo di desiderio e di tocchi leggeri. Ed è orribile che non venga compreso, ma piuttosto additato come abominio dagli esseri umani, sempre pronti a trovare orribili le cose che esulano dal loro seminato. Qui torna lo stesso tema di prima: il fatto dell'incapacità che hanno gli uomini nel vedere quello che hanno intorno senza volerlo piegare alle loro regole. Per quanto lo abbia amato, anche Ray Roberts ha voluto piegarlo alla sua vita. Jon ci si è adattato, come si è adattato alla guerra per difendere quello che considerava il suo branco. Si è adattato alla vita in un palazzo, pur non comprendendola appieno. E infine, è morto per difendere il sentimento che provava per Fumè. Quello che conta è il fatto di aver dimostrato che l'amore esiste a dispetto di quello che gli umani vogliono credere.

Hai condensato una vita in una storia, e hai dato tanti significati e tanti spunti di riflessione. E in tutto ciò hai usato un tono da storia raccontata, come se qualcuno la stesse narrando in prima persona, che riprende il titolo (come dicevo già prima). Tra l'altro, le fiabe e i racconti del focolare hanno spesso tanti insegnamenti morali più o meno celati, quindi credo che sia davvero ben scritto.

Da un punto di vista dell'impaginazione nudo e crudo, trovo che forse tu abbia usato un'interlinea un po' stretta, che ne rende un po' difficile la lettura. Anche i paragrafi sono un po' lunghi, e l'effetto muro di parole a volte è un po' ostico.

Nulla da dire sui contenuti. La storia è bella, ben scritta, ben narrata. Ha un inizio definito, si svolge per tempi lunghi senza annoiare mai, senza avere una minima battuta d'arresto. Non ci sono punti morti, ci sono tanti colpi di scena e davvero non ho trovato proprio nulla da criticare. C'è tutto: guerra, amore, vita e morte. Hai davvero scritto qualcosa di grande, degna di essere letta anche perchè è davvero tutta farina del tuo sacco. Bravo, bravissimo. È un vero piacere tornare a leggerti.

A presto,

Gladia

Recensore Master
22/12/19, ore 16:28
Cap. 1:

Hey! Innanzitutto mi dispiace per il ritardo. Avrei voluto occuparmene ieri, ma ero presa da un sacco di preparativi. Il Natale è difficile per noialtri scrittori.

Non ho mai letto un’originale fantasy su EFP, e sono felice di cominciare da qui. L’idea dell’uso della fantabiologia per creare un mondo fantasy e delle razze originali è ottima e immediatamente affascinante. Non ho mai visto un mondo ispirato agli animali selvaggi, ma combinato a un eccessivo regolamento e un ordine militaresco. Anche questo è un aspetto che apprezzo.
Nonostante si tratti di un capitolo di introduzione, infodump e descrizione del mondo, rappresenta comunque un ottimo setup per un ambiente affascinante e accattivante. Un mondo che, nonostante l’ambientazione si promette forte, crudo e pieno di conflitto. Ogni razza è unica e riconoscibile, con un comportamento ben riconducibile alla specie animale cui sono ricollegati e un comportamento che, unito agli altri, crea un’ottima dinamica.
Il potenziale è tutto lì, e ascendente. Viene voglia di continuare a leggere, e spero di poterlo fare il prima possibile.
Alla prossima, e grazie ancora per la splendida recensione che mi hai lasciato.

Lady R

Recensore Junior
07/12/19, ore 11:03
Cap. 2:

Wow.
Sarò sincera, il prologo non mi aveva colpito colpito particolarmente, alquanto banale e superficiale a prima vista, ma questa storia...
Wow.
A parte le tue descrizioni ferree e crude, quasi abbozzate ma molto ad effetto devo dire e poi tutta la costruzione su Subutuai e Bastardo che si sviluppa in una città malata e piovosa.
Però, se devo essere sincera, più che Urban Fantasy qua siamo nello steampunk quasi, col neon, il linguaggio comune, le macchine volanti e i mercati neri. Quasi un Blade Runner fuso a Sin City, questo mi veniva da pensare.
Di fantasy c'erano solo le varie razze che però passano in secondo piano nel racconto, ma non è un problema, questa OS è tanto bella da poter essere definita tranquillamente un capolavoro.
Non un errore, non una sbavatura e neanche un refuso, la grammatica è perfetta e coinvolgente e assorbe il lettore in un ottimo ciclo di eventi
Fantastico davvero, complimenti.

Recensore Master
26/11/19, ore 16:33
Cap. 2:

Davvero bello.
Parto col dire che adoro i nomi che hai scelto per i luoghi (Gnapitorratta poi è un colpo di genio, i miei complimenti *si inchina*).
La tua storia, che ho letto tutto d'un fiato senza riuscire a fare una pausa nonostante la frammentazione e la rapidità degli avvenimenti non sia una delle mie cose preferite, è piena di dolore, rancore e odio. Emozioni così profonde da essere difficili da descrivere eppure tu, a mio modesto parere, ci sei riuscito benissimo.
Mi piace il tuo stile, mi piace come curi i personaggi nei dettagli.
La morte misericordiosa mascherata da rancore e vendetta che Bastardo dà al vecchio Subutai è stata la mia scena preferita e mi ha quasi fatta emozionare.
Bravo davvero.
Aspetterò il proseguo di questa raccolta con ansia u.u
A presto
Baci Lagertha

Recensore Master
25/11/19, ore 19:28
Cap. 2:

Ciao!

Questa è quella che si dice una storia con i contro fiocchi, caspita! C'è tutto, sangue, morte, odio, azione e perché no, anche amore sui generis. I due protagonisti sono quello che sono, entrambe bestie feroci tra i quali non può che esserci un rapporto basato sulla violenza e sulla brutalità, arrivando ad essere uno il destino finale dell'altro. Ed è quindi più che sensato il finale dove entrambi passano a miglior vita (o forse no? Anche se non credo che Bastardo si farà ancora frustare da Subutai una volta giunto sulle rive dello Stige). Francamente sono dell'idea che ci si sarebbe potuto scrivere una long su questa coppia di nemici per la pelle che però si aiutano l'un l'altro; comprendo che narrativamente è passato dal tempo ma sarebbe stato grande descrivere altri esempi del rapporto tra i due e magari far nascere nel lettore l'illusione che qualcosa tra di loro potesse cambiare. Continuerò a seguire queste store del focolare, poco ma sicuro!
Un saluto e a presto!
Will D.

Recensore Master
25/11/19, ore 17:53
Cap. 1:

Ciao!

Ma che figata di intro! Mi ricorda, anche se molto alla lontana il mondo del WOD ( world of darkness) che non so se hai mai sentito. Come sempre, noi umani dobbiamo farci riconoscere per la nostra brutalità e per la nostra fame dei territori, che spezza delicati equilibri che la Natura ha cosi faticosamente costruito. Mi aspetto però che il protagonista di questa storia sia un membro della tribù dei Lycos o magari una sorta di mezzo sangue vedendo anche il titolo del primo capitolo vero e proprio. Insurrezione contro la specie umana in arrivo?Vedo anche che stai spezzettando più agevolmente i vari periodi il che favorisce senza ombra di dubbio la lettura. Complimenti
Un saluto e a presto
Will D.

Recensore Master
22/11/19, ore 15:55
Cap. 2:

Ciao!
Ho visto che hai trasformato questa storia in una long, e la cosa non può che farmi piacere! Sarei curiosa di leggere altre vicende ambientate in questo universo.
Magari anche un retroscena sui genitori di Bastardo (magari!), o su una storia passata di Subutai, prima di diventare un tagliagole (giusto qualcosa che lo renda più umano. Una delusione di qualche tipo?).

Il titolo mi piace.
Oltre a essere il nome di uno dei due protagonisti (se non del fulcro dell’intera vicenda, visto che il racconto si snoda intorno alla sua vita), ti immerge subito in quello che sarà lo stile della storia. Crudo e direi anche un po’ spietato.
Lo stile di scrittura è contraddistinto da un linguaggio ricercato e da toni drammatici, adatto a questo genere.

Non sappiamo come fosse Subutai “prima”. Sappiamo qualcosa di Bastardo, però. Venduto come un animale, gettato via dal suo stesso padre.
È stata una sorpresa infatti sentirlo chiamare Subutai “padre”. È talmente semplice, talmente logico… da risultare geniale. Perché Bastardo è un Lycos. E per quanto Subutai sia crudele con lui, è l’unica realtà che conosce. L’unica famiglia che abbia mai davvero avuto.

Il loro rapporto, dall’inizio alla fine, è paradossale.
Sì, direi che non c’è termine migliore per descriverlo: un paradosso. Uno vuole uccidere l’altro, ma finché non capiterà l’occasione, continueranno a salvarsi la vita a vicenda.
Lo scopo della vita di Bastardo, si potrebbe quasi dire. Eppure quante volte avrebbe potuto ucciderlo? Non avrebbe potuto lasciarlo uccidere da Petar? Ovviamente no. Perché la vendetta – il sangue del suo padrone – era soltanto sua.
E Subutai, da parte sua, fa la stessa cosa: Bastardo si è rotto le zampe? Curiamolo.
Questo paradosso è la cosa che mi è piaciuta di più. Perché è talmente sensata da risultare quasi romantica! E intendo romantico nel vero senso del termine.

Il finale è perfetto. In quale altro modo sarebbe potuta finire? Cosa ne sarebbe stato di Bastardo una volta morto Subutai? Alla fin fine è stata una morte dignitosa. Anche se, come sai, fin dall’inizio ho odiato Subutai e fatto il tifo per Bastardo!

Vorrei usare una riga per soffermarmi sul metodo di pagamento: mi è piaciuto tanto! Ma lo sai che mi ha ricordato un film? “In Time”, anche se lì la moneta di scambio era il tempo.
Quindi bravissimo per tutto!

Recensore Master
21/11/19, ore 15:26
Cap. 2:

Eccomi qui per la recensione premio per aver vinto la sfida "flashfic inquietante" (una battaglia, non tutta la guerra - ma questa è un'altra storia). Se il genere horror non è il mio forte ma mi piace leggerlo e tentare di scrivere qualcosa in merito, il fantasy è di certo quello che tra tutti è più distante a me (sia da scrittrice che da lettrice), o per lo meno il fantasy puro - con creature non umane e mondi totalmente fantastici. Il prologo che fornisce le coordinate per l'ambientazione delle storie della raccolta ha un andamento che più che fantasy sembra pseudoscientifico (mi ha ricordato in qualche modo l'evoluzione della razza umana in chiave occultista di Madame Blavatsky - e questa è una cosa che invece mi ha sempre incuriosito tanto). Dunque, questa tua declinazione fantasy già dalla costruzione del mondo si prospettava interessante. Passando alla Oneshot in questione, innanzitutto non ho potuto non notare che ti sei aunominato presentando un "lupoide" ahah anche qui fantasy è in realtà meno preponderante di quanto ci si potrebbe aspettare: i personaggi appartengono a questo universo, certo, ma la tematica fulcro è quella di una dinamica in realtà molto umana. Il rapporto tra Bastardo e il suo padrone è infatti quello che potrebbe crearsi tra qualsiasi persona e un suo aguzzino, anche se naturalmente l'elemento delle razze complica il quadro. Nonostante l'odio reciproco tra i due, ho trovato interessante la spiegazione che hai dato sul motivo per cui Bastardo non scappa mai: non è tanto lui ad appartenere al suo padrone, ma è il suo padrone ad appartenergli. Questa è di fatto la chiave che spiega tutta la vicenda: Bastardo arriva a salvare la vita del suo aguzzino e a sua volta viene da lui curato per le ferite riportate, proprio perchè la morte di uno può avvenire solo per mano (o zampa) dell'altro. La conclusione, prevedibile perchè l'unica possibile, segna proprio questo difficile rapporto di odio eppure in qualche modo di rispetto: Bastardo ottiene la sua vendetta, non prima però di pronunciare la parola padre. Una lettura che, a dispetto della mia diffidenza per il genere fantasy, mi è piaciuta. Complimenti!

Recensore Master
20/11/19, ore 10:44
Cap. 1:

Hello Hello.
Come sai, ho apprezzato moltissimo questa idea.
I mondi popolati da più razze (più o meno intelligenti) mi hanno sempre affascinata. Io sono sempre a favore dell'inclusione, piuttosto che della supremazia, e mi ritrovo sempre a parteggiare per le razze ibride (sempre più affascinanti dei banalissimi umani).
La cosa più brillante di questo prologo è la frase in cui dici che nemmeno i Blatteali sono infestanti come gli esseri umani. Quasi vero, anche da un punto di vista evolutivo. A dire il vero, loro sopravvivrebbero ad una guerra atomica e noi no, ma diciamo che siamo lì. Il grande vantaggio dell'essere umano è l'adattabilità, e il saper piegare il mondo in modo che sia a nostro servizio, piuttosto che adattarci a conviverci.

Recensore Veterano
19/11/19, ore 15:29
Cap. 2:

Rieccomi, come promesso :3
Subutai Khan mi piace già con le prime frasi (tra l'altro ho notato che ha lo stesso nome di un nostro collega del giardino, se non sbaglio; è per una sfida, questa storia? --> P.S. ho letto solo ora le note alla fine).
Sai che adoro i sadici, perciò lui ha di certo catturato subito la mia attenzione dapprima con la sua fama, successivamente con la sua brama di solitudine.
Insomma, questo mio caro amico sadico cerca compagnia sanguinaria e trova un lupoide come te.
Ah, tra parentesi, lasciati dire che il modo in cui i pagamenti vengono effettuati è veramente figo, ma in generale il modo in cui sono gestiti i soldi in questo mondo alternativo è geniale. Hai moltissima fantasia.
Comunque un po' mi spiace che l'abbia chiamato "Bastardo" a causa della sua condizione di mezzosangue, povero patatino. Anche se ringhia e sembra cattivo, il piccolo lupoide mi piace molto e ne vorrei uno anch'io.
Subutai è molto cattivo nei suoi confronti, meriterebbe un po' di sberle anche lui, uffa. Non può maltrattare un lupoide, anche se è un meraviglioso assassino sadico.
Però capisco il tipo di rapporto che hai voluto creare, perché in questo modo ne hai creato uno solido, sebbene crudele; e si vede nelle battaglie, la sua efficacia.
La storia del caso di Petar il Lagarto mi è piaciuta moltissimo perché qui si è visto tanto il rapporto tra i due, si è approfondito indirettamente. Ho adorato dalla prima all'ultima riga, specialmente quando Subutai concede tregua al lupoide per farlo rimettere in sesto (e anche quando fa fuori il tizio nella clinica).
E proprio questa storia ha portato la vita dei due amici nemici alla fine.
Hai descritto davvero bene tutto, a partire dall'arresto, alla condanna e alle beffe che Subutai si faceva delle persone sotto di lui (nonostante fosse lui a dover essere beffato, a ben pensare).
La morte di entrambi mi è piaciuta perché è stata giusta: era giusto che Subutai morisse per mano (o zanna, lol) di Bastardo e che poi lui soccombesse assieme al corpo di quello che poi chiamerà padre (aw) ululando alla luna.
Davvero uno splendido racconto, l'ho apprezzato moltissimo e sono curiosa di scoprire cosa potrà partorire la tua mente in futuro ispirandoti a questo particolare mondo.
Complimenti, come sempre e alla prossima *-*

[Precedente] 1 2 [Prossimo]