Recensioni per
Surya Namaskara
di blackjessamine

Questa storia ha ottenuto 125 recensioni.
Positive : 125
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
22/01/24, ore 15:00
Cap. 4:

Ciaooooo, eccomi qui a continuare la lettura!

Questo capitolo l'ho amato ancora di più degli altri! Contiene un approfondimento su Ole e la sua infanzia, su quando “scopre” di essere un mago, sul rapporto difficile col padre. Vediamo Ole chiudersi man mano, fino a diventare il ragazzo riservato e silenzioso che abbiamo conosciuto a Hogwarts (e Homer con noi). Ragazzino che poi si è fatto adulto, ma sempre così è rimasto. Diciamo che il padre è un po’ la fonte delle sue insicurezze, e mi viene quasi da pensare, del suo blocco per quanto riguarda la magia.
 
La descrizione di Brighton è veramente bella ed evocativa, ed è ancora più bella perché vista con gli occhi di Ole, filtrata dalle sue sensazioni e dai suoi ricordi. E queste sensazioni per così dire “negative” vengono in qualche modo annullate dalla presenza di Homer, dalla sua risata contagiosa, dal suo affetto spontaneo e autentico e caloroso. Homer ha la capacità di cambiare le carte in tavola, di trasfigurare qualcosa di spento in fuochi d’artificio.
 
Chiaramente, Ole ha preso molto male la partenza di Homer, e lo capisco, povero cuore. Nello scorso capitolo riflettevo sul fatto che Ole, lasciando il mondo dei maghi, è quasi come se avesse lasciato anche Homer. Qui penso che avvenga il contrario: Homer decide di proseguire gli studi in un’altra scuola e parte, e lascia Ole indietro – o comunque, Ole è così che si sente. Non deve essere stato facile veder partire il suo unico, vero amico, mi si stringe il cuore per lui e con lui.
 
L’arrivo a sorpresa di Eloise cambia nuovamente gli equilibri di quel pomeriggio, che già era dolceamaro così… Se riesco inizio subito a leggere il quinto capitolo, sono troppo curiosa!
 
A presto,
Marti ♥︎ 

ps quanto sono interessanti le scuole straniere??? io ti giuro sono innamorata! prima o poi dovrò inserirle in qualche modo e da qualche parte.

Recensore Veterano
27/11/22, ore 08:59
Cap. 4:

Ciao Greta!
Sono un attimo scioccobasita per il finale di questo capitolo… ho bisogno di un minuto di contemplazione del soffitto alla ricerca della forza per non odiare la povera Eloise. Ok, TEMPO PERSO. Ho fallito.
Torniamo a loro: ho amato la parte iniziale e l’introspezione e il retroscena sul rapporto di Ole con il padre. La metafora di quel silenzio che non si riesce a coprire nemmeno con tutti i rumori - bianchi o meno - che il mondo ci rovescia sopra. Sopra l’immobilità di quel loro rapporto – ingolfato, che non riesce ad andare né avanti né indietro – nessuno stimolo può disincastrarlo, non può arrivare nulla ad oleare quei loro ingranaggi. Un padre che vorrebbe saperlo essere al cento per cento, un figlio che vorrebbe essere soltanto compreso, non messo di fronte ogni giorno (silenziosamente sì, ma captando ogni sensazione grazie a quel suo “potere”) all’insufficienza del suo essere. Anzi, insufficienza e abbondanza di caratteristiche diverse, invertite secondo il padre: al padre, manca l’ordinarietà di un figlio adolescente, le prime uscite, i capricci, le negoziazioni sull’orario di ritorno. Preferirebbe stare da solo e ordinare cinese ma saperlo fuori, a vivere, a conoscere persone “normali”, Babbane. Invece, Ole abbonda della stranezza di quella sua condizione di mago. E non solo: della stranezza di avere pochi amici, di averne uno solo, tanto speciale, troppo speciale per essere solo un amico. Troppo speciale in generale: un ragazzino che con i genitori esplora il mondo, si sposta, così straordinario da quasi mangiarsi l’ordinarietà di Ole. Mi piace pensare che suo padre capti il suo profondo dolore e sia impaurito da Homer proprio per questo: vede suo figlio, vede la loro vita, le loro radici. Un orfano, un padre che si rende conto di non riuscire ad essere abbastanza, Brighton e la sua “normale” meraviglia turistica. E un ragazzo magico, con genitori magici, con genitori che girano il mondo e se lo portano dietro. Occhi pieni di qualsiasi cosa che non possono, secondo lui, non potranno mai, guardare Ole con lo stesso bisogno e la stessa intensità con cui lui guarda i suoi. È come se volesse proteggerlo dal dolore che è sicuro gli causerà, quella loro amicizia speciale. E l’accenno al fatto che non sia soltanto quella è stata uno strazio doppio. Immagino quanto sforzo abbia fatto il padre per sollevare quell’argomento, quanto nella sua testa i pensieri si saranno arrovellati e arrovellati per tutte le estati precedenti, prima di venire a galla. In tutti gli inverni, solo in quella casa, solo nella fabbrica di bulloni, a pensare quanto ha amato sua moglie, quanto magari la sta deludendo con il suo comportamento, quanto a sperare che Ole potesse trovare qualcuna straordinaria come lei, di amare dello stesso identico amore. Invece, Ole è lontano, non solo fisicamente: è lontano da lui, lontano dal loro rapporto, tanto che anche ad allungare la mano non riesce a riprenderlo – e lui la mano nemmeno sa allungarla poi bene. Scusa questo pippone su suo padre ma è figura che mi fa tanto male (anche io ho un rapporto estremamente lontano dal mio, seppure, come qui, sia indiscusso il suo amore) e mi sono fermata tanto a ragionare pensando alla sua visione delle cose.
Ma torno alla storia: il dolore di Ole è così spesso da risultare quasi tangibile. Anche i suoi pensieri si arrovellano e al dolore si mischia il senso di colpa: lui soffre e dovrebbe essere felice di vedere Homer felice (bellissimo il dettaglio del sassolino, non conoscevo la storia della scuola africana ma vado a recuperarmela!) ma non lo è, non può esserlo. Perdere Homer vuol dire perdere troppo: vuol dire perdere il suo unico vero amico, vuol dire perdere Hogwarts, vuol dire perdere di nuovo la bellezza di essere mago. Vuol dire, soprattutto, perdere la capacità di vedere il mondo con i suoi occhi e tutta la meraviglia che questo comporta (best dichiarazione d’amore – nel senso più assoluto del termine – ever). Amo com’è Homer illumini Ole. Non di luce riflessa, però: non è un sole che lo illumina dall’esterno. È più un interruttore, capace di accendere la luce che lui ha già dentro ma che tiene spenta quasi con chiunque, tranne che con lui. La loro giornata in giro per Brighton, con la leggerezza di fare i turisti anche a casa propria, beandosi della sorpresa di qualcun altro che scopre quel posto per la prima volta, è una delle cose che amo di più. E sono sicura l’abbia amata anche Ole, che sia riuscito a trovare qualcosa di bello anche in sé, trovandone nella sua città. E il suo essere stizzito, il suo fremere di quel dolore, della fatica di trattenere il pianto è quanto più di comprensibile ed umano che ci possa essere. Il suo dolore è anche il nostro, perché siamo tutti piccoli e stupidi ed egoisti, quando amiamo. La felicità per la felicità altrui arriva dopo, a mente fredda, con altre consapevolezze. Prima c’è solo il sordo e annebbiante dolore della perdita. Vedere Homer così in difficoltà, dispiaciuto, fa male. E poi, l’arrivo di Eloise… E QUEL BACIO… ma che fa? È impazzita? Immagino ci saranno altri retroscena che ci svelerai. Io cerco di chetarmi che sennò qua finisce che faccio un saggio breve in cui però, riassumendo, non dico niente. Grazie per questa storia! Le riflessioni e l’empatia per i tuoi personaggi che fa nascere in me è ciò che davvero cerco quando leggo qualcosa.
Ti abbraccio. A presto

Recensore Master
12/03/21, ore 00:54
Cap. 4:

Ciao carissima, innanzitutto mi scuso per arrivare come al solito all'ultimo minuto.

La prima parte di questo capitolo mi ha tagliato le gambe. Forse ti ho già detto in passato che mi identifico molto in Olè, ma fino a questo momento pensavo che ciò si limitasse al suo carattere. Invece ora scopro con una certa desolazione che il suo rapporto con suo padre mi ricorda un po' il mio rapporto con mia madre. Certo io non sono orfana di un genitore e non ho poteri empatici (in questo caso per lui è una bella sfiga averli), ma capisco benissimo la sensazione di non sentirsi amati abbastanza anche se a livello logico si sa di essere amati, e capisco anche le pressioni per la vita sociale. Ma parlando di Ole: pooooveroooo 😭😭 come dicevo è davvero una merda avere poteri empatici quando hai un lutto in famiglia, forse avrebbe potuto credere all'amore e alla felicità mostrati da suo padre se fosse stato un bambino normale. E forse suo padre, non sentendosi smascherato, avrebbe continuato a fingere e magari il loro rapporto sarebbe stato diverso: fake it till you make it. Dopotutto se tu fai lo sforzo di mostrarti felice e di mantenere vivo il rapporto con qualcuno, potresti anche sviluppare per davvero un rapporto con quella persona. Se invece ti arrendi e basta perché "quello strambo di mio figlio tanto ha capito la verità" e ti adagi nei tuoi silenzi... È come la ginnastica, se non la fai perdi allenamento, solo che questa è una ginnastica per tenere la testa fuori dalla depressione.
Non mi è piaciuto neanche un po' che abbia trattato la condizione di Ole - essere un mago - come un problema da affrontare. No cioè Ciccio ma chi ti credi di essere?? Poi quel discorso sul "questo tipo di istruzione non ti farà trovare lavoro" brrr mi ha ricordato mia madre così tanto da farmi avere flashback da reduce del Vietnam 🙄 cazzo poi non è vero, innanzitutto se vuoi puoi lavorare nel mondo magico facendo pure un lavoro normale, ci sono pure i fruttivendoli nel mondo magico, inoltre se vuoi tornare nel mondo babbano puoi farlo, di sicuro Hogwarts ti mette in condizione di far credere di avere un diploma babbano, per poterti iscrivere in una università babbana oppure ad un master o a un corso professionale. Insomma se dopo aver studiato a Hogwarts vuoi andare a fare l'idraulico nel mondo babbano penso che nessuno te lo impedisca.
Poi c'è stato il discorso sulla vita sociale. Questa è un'altra di quelle cose che io giuro non capisco dei genitori. Che cosa vuol dire "esci, vedi gente della tua età, vorrei poterti gestire come tutti gli adolescenti un po' ribelli", maronn che rabbia, i genitori si lamentano sempre degli adolescenti un po' ribelli ma se invece sei un bravo ragazzo tranquillo (o una brava ragazza tranquilla) pensano sempre che tu abbia qualcosa di sbagliato. Questo secondo me è ragionare per stereotipi. Non siamo tutti uguali e non abbiamo tutti lo stesso carattere 😡 anche questo mi va a toccare corde così personali che mi ha davvero turbata. E naturalmente c'è sempre quell'amico che ai genitori non piace, quello che "fai vita sociale diocristo!!... no, non con lui". Che rabbiaaaa.
Era talmente tanto verosimile, vibrava così tanto di realtà, il punto in cui Ole prevede (senza bisogno di magia) che suo padre sarà inizialmente speranzoso e poi deluso quando gli dirà che intende vedere Homer.
[E visto che siamo a questo punto del racconto ti volevo segnalare un errore di distrazione: "Ole non avrebbe mai potuto perdere la faccia a quel modo, vietando a Ole di fare esattamente quello che sino al giorno prima gli aveva chiesto di fare." <- penso che tu intendessi che Neil non avrebbe mai potuto perdere la faccia a quel modo]

L'arrivo di Homer segna l'inizio di un nuovo giro di giostra in questa carrellata di sentimenti così verosimili: Ole che è felice di vederlo ma allo stesso tempo è tristissimo perché questo è un addio. Ole che ad un certo punto non riesce più a tacere sul suo dolore, e che nonostante la gioia di passare una giornata con il suo amico che riesce a trasmettere la sua visione del mondo così piena di meraviglia, comunque sotto sotto cova tristezza e risentimento. Mi chiedo se parte di quel risentimento non sia anche desiderio di possesso, inconscio si intende, perché non penso che Ole sia in malafede: ma è dannatamente doloroso pensare che il tuo migliore amico, quello che è in effetti un pilastro della tua vita, riuscirà ad essere felice anche senza di te mentre tu non lo sarai altrettanto. L'idea di Homer tutto felice di frequentare quella nuova scuola è confortante ma allo stesso tempo è dolorosa e fa sentire traditi. Insomma, se per Homer è tutto bellissimo, niente è speciale, no?
Io mi sentirei così. Tutto l'entusiasmo che Homer aveva mostrato per Hogwarts, e per Ole, li mostrerà per la nuova scuola e forse per altre persone. So che probabilmente l'entusiasmo di Homer è genuino, Homer è capace di amare qualsiasi luogo in cui viva e qualsiasi nuova esperienza, e sicuramente i sentimenti che prova per i suoi nuovi amici non cancellano i sentimenti che prova per i vecchi amici, credo che Homer sia come un sole impossibile da spegnere. Però innegabilmente sentire di non essere speciali ci fa sentire traditi.
Per questo la comparsa di Eloise sul finale secondo me non va a incidere poi così tanto: la batosta più grande era già stata tirata. Eloise potrebbe essere una persona del passato di Homer, o del suo presente o del suo futuro, ma ha davvero importanza? Non sarà anche lei transitoria, come tutte le cose e le persone nella vita di Homer?

(Il mio mood in questo capitolo è "l'ottimismo è il profumo della vita", né?)
Sono comunque curiosa di sapere cosa accadrà adesso, se questo è un addio temporaneo fra i due ragazzi: so che anni dopo si ritrovano, ma è questo il momento in cui si separano e non si vedranno per anni?

PS dimenticavo due cose, prima di tutto che mi è piaciuto molto leggere il dettaglio dello svegliarsi con il piccolo sasso in mano, mi piace sempre quando una storia è curata in questi dettagli ed è coerente con l'ambientazione, anche se le informazioni vengono da Pottermore per cui non ho un grande amore.
La seconda cosa è più che altro una curiosità che volevo chiederti, c'è un punto in cui alla tv si parla di una specie di pratica ginnica per cominciare bene la mattina, c'entra con il fatto che il titolo della storia Surya Namaskara è il saluto al sole? Era una specie di autocitazione?
(Recensione modificata il 12/03/2021 - 12:57 am)
(Recensione modificata il 12/03/2021 - 12:59 am)

Recensore Master
04/03/21, ore 09:56
Cap. 4:

Ciao e buongiorno!
Io comincio subito a fuoco dicendo che non ero psicologicamente pronta per un capitolo del genere, non mi aspettavo che dal distacco che stava per avvenire, di nuovo, nel capitolo precedente saremmo passati a vedere la loro prima separazione. Ma quello che non mi aspettavo in maniera più assoluta è l'inizio che mi ha un po' emotivamente fatto a pezzettini.
Lasciami dire che la descrizione iniziale del silenzio che fa rimbombare in maniera assordante i semplici rumori della quotidianità rendendosi ancora più palese è una meraviglia e sei riuscita a renderla egregiamente. E poi, cavoli, è arrivato il dolore di Ole e di suo padre che mi ha travolto come un fiume perché dev'essere durissima per un genitore rimanere solo e continuamente vedere nel proprio figlio la persona che ha così tanto amato e non c'è più fare il genitore, però, è spesso fare un passo indietro per amore dei figli ma i sentimenti si possono solo domare e celare... ma come puoi nasconderli ad un figlio che i sentimenti li avverte senza nemmeno rendersene conto? Il padre va in pezzi e, dato che i genitori sono il pilastro dei figli, Ole si strugge a sua volta e, ti giuro, mi si è piazzato un mattone sul petto perché per un bambino percepire tutte le emozioni negative di un genitore e soprattutto rendersi conto di esserne la causa è davvero, davvero troppo. Sei stata bravissima ma mi hai distrutto, il timore di ogni genitore che non dovrebbe mai divenire realtà.
Homer al momento un po' mi piace e un po' no. Mi piace perché saper portare il sole ovunque si vada credo che sia una dote meravigliosa ma ecco, è troppo irruento e sembra non rendersi conto che non è sempre la verità inconfutabile la sua. Per carità nessuno dovrebbe rinunciare alle grosse opportunità che ci arrivano soprattutto quando si è così giovani, però come può non rendersi conto del dolore che sta causando al suo amico? Amico a cui ha deliberatamente deciso di stravolgere la vita quel giorno ad Hogwarts. E ok, qui è più giovane ma ci ho rivisto certi sprazzi anche nel capitolo precedente... sono un po' astiosa, Ole ha risvegliato il mio istinto di mamma chioccia XD
Sì, basta, ho deciso che devo cambiare tono a questa recensione per cui... vogliamo darla una testata ad Eloise, sì?
Ah e amo, amissimo (?) quando poni il focus sulle differenze dei vestiti fra maghi e babbani e la sincera curiosità e ammirazione a tratti che hanno i maghi per il mondo babbano, mi fa troppo tornare nell'atmosfera dei libri. Probabilmente te l'ho già detto ma credo che ripeterlo non guasti.
Un altro bellissimo capitolo, ti rinnovo i complimenti.
Alla prossima
Cida

Recensore Master
25/01/21, ore 16:56
Cap. 4:

Ciao mia cara <3
Allora, faccio una piccola premessa: sappi che riesco ad affrontare questi capitoli solo perché conosco come va a finire la storia, altrimenti, lo confesso, non credo che riuscirei a metabolizzare un carico emotivo così forte.
Entrare nella vita e nella mente di Ole, ogni volta, è una stilettata al cuore: perché lo so che tutto è filtrato dal suo punto di vista, e che alcune cose, per forza, risultano essere ingigantite, o per lo meno distorte – in verità, a questo credo poco, perché se c’è qualcosa che Ole sa fare bene è analizzare con estremo acume la realtà che lo circonda. Anzi. Forse il suo vero problema è che vede tutto quanto con una chiarezza tale da fargli perdere anche quel briciolo d’illusione che è necessaria a rendere alcuni aspetti dell’esistenza sopportabili. Fin da bambino la sua particolare sensibilità gli ha impietosamente mostrato la sofferenza del padre, che per un po’ ha fatto quel che ha potuto ma poi si è dovuto scontrare con il fatto di non riuscire a rapportarsi con il figlio, di non capirlo. E questo è un argomento che mi tocca particolarmente, perché – e perdona se ora mi lascio andare a una confidenza – io lo so cosa vuol dire avere a che fare con un bambino che è diverso, i cui processi mentali sono divergenti rispetto ai miei e che ogni giorno lotta per imparare a far parte di un mondo che, comunque, non è e non sarà mai fatto per lui. E non sai quanta paura fa, il pensiero che possa sentirsi inadeguato, che una mia mancanza, in un momento di stanchezza o di sconforto, possa fargli credere che lui per me non è giusto… Ma questa è un’altra questione, il padre di Ole alla fine semplicemente si arrende di fronte all’imperscrutabilità del figlio (che non può comprendere, probabilmente nemmeno ne ha gli strumenti), e Ole sente su di sé la delusione costante di un uomo che lo vorrebbe uguale a tutti gli altri, perfettamente amalgamato in una normalità che è innanzitutto una tattica di difesa, perché si è forti soltanto in mezzo agli altri, mentre chi resta da solo è destinato a soccombere. Eppure sappiamo bene che questo non è vero, perché Ole sopravvivrà e lo farà da solo, appunto, persino lontano da Homer, che negli anni trascorsi a Hogwarts è stato per il ragazzo un raggio di sole destinato a rimanergli addosso come una seconda pelle, ma questo lui ancora non lo sa, e nel momento dell’addio riesce a vedere solo il distacco, e il male che questo inevitabilmente porterà con sé. Homer in tutto questo… non so, non riesco a inquadrarlo per bene, perché è innegabile l’affetto che lo lega a Ole, ma forse è ancora troppo ragazzino – un ragazzino comunque abituato a brillare e a essere il centro del mondo – per accorgersi sul serio della voragine che lui stesso sta tracciando tra lui e il suo migliore amico. Ovviamente non penso affatto che lui avrebbe dovuto rinunciare all’opportunità di trasferirsi a studiare in Uganda, nel modo più assoluto: Homer ha delle capacità eccezionali ed è giusto che lui le sfrutti nel modo più giusto. D’altra parte, affinché l’àncora si tenda – e faccia quindi il suo sacrosanto dovere di àncora – è necessario che la nave attaccata alla catena si allontani per l’intera lunghezza di quest’ultima. E a questo punto due sono le possibilità: o la catena si spezza, oppure la nave si ferma. E Ole è forte, molto più forte di quanto lui stesso immagini, solo che ancora non lo sa. Avrà modo di impararlo, esattamente come Homer imparerà che ci sono porti da cui vale sempre la pena tornare (e, alla fine, fermarsi).
Ok, non so nemmeno bene io che cosa ho scritto, spero che questo commento sia comprensibile e se non lo fosse beh, direi che la colpa, più che della mia emotività ballerina, e della tua bravura, della tua capacità di andare a scavare nell’animo dei personaggi, senza far sconti, né a loro né a noi. Perdonami se non ho preso in considerazione Eloise, ma ho ragione di credere che con lei mi rifarò la prossima volta ù.ù
Un bacione cara, è sempre un grande, grandissimo piacere tornare da te :*
A presto!

padme

Recensore Master
10/12/20, ore 23:34
Cap. 4:

Ormai ho finito le scuse per la mia lentezza, non ci provo nemmeno più a tirnarne fuori di nuove che sta iniziando a diventare ridicolo. Però, anche se lemme-lemme, sono qui per proseguire con questa long, pronta a godermi il quarto capitolo <3

Prima però vorrei solo iniziare con una domanda: perché stai cercando di farmi diventare più cieca di quanto io già non sia? A parte gli scherzi, il font è davvero piccolo (diversamente da quello degli altri capitoli, quindi mi sa che il sito non ti ha preso quello giusto o la misura corretta).

Veniamo al capitolo vero e proprio.
Anzi… alla fine, perché l’ho letto tutto d’un fiato, mi sono commossa per la situazione familiare di Ole, per suo padre che, pover’uomo, non è cattivo è solo che non capisce e non ha idea di come relazionarsi con il figlio – quando poi dall’altra parte c’è Homer, che è il completo opposto, perfino nella famiglia, nel rapporto che ha con loro, nell’apertura dei genitori (e nella paura di questi che ci sia un assalto alla diligenza se prendono il treno. Quel pezzo mi ha stesa XD).
E quando tutto si è prima illuminato, grazie a un mondo visto dagli occhi di Homer ed è poi tornato a rabbuiarsi una volta di nuovo consapevoli delle miglia che li separavano, giuro che ho sperato sperato speraaaaato che, non so, qualcuno dicesse qualcosa, ecco!
E invece Eloise e i suoi baci sono arrivati a rovinare tutto! Come hai potuto, Eloise? COME?! Cioè… no, in realtà mica scema la ragazza, si vede che ha capito tutto e sa quanto Homer sia bello, simpatico e pure un buon partito visto la ricchezza di mamma Landmann, però dopo tutte le botte iniziali che mi hai dato, il suo arrivo è stata una secchiata d’acqua gelida. E l’imbarazzo di Homer, i suoi gesti che normalmente non avrebbe fatto, sono stati il secchio dell’acqua tirato in testa!
Questo capitolo è stato un su e giù di emozioni.
Intanto vorrei dire che secondo me un senso unitario sei riuscita a darlo. All’inizio di ogni capitolo provo sempre un senso di smarrimento, perché devo ambientarmi e non sono mai sicura di dove ci troviamo e in quale anno, ma mano a mano che vado avanti col capitolo tutto prende senso. In questo capitolo, poi, quello straniamento l’ho trovato giusto, perché ti incanala direttamente in una scena fatta di rumori di piatti, di lavelli, del fischio della teiera e così via, dove tutti questi rumori si accalcano uno sopra l’altro, cercando quasi di scavalcare un silenzio che, tuttavia, non sparisce ma si fa addirittura più prepotente. Il modo in cui hai costruito tutto quel paragrafo l’ho semplicemente adorato, perché l’ho trovato visivo, ma sei riuscita a stimolare praticamente tutti i miei sensi e anche grazie al ritmo e alla cadenza delle tue frasi – e pure al suono di certe parole – sei riuscita a ricreare tutti i rumori della scena. E, come dicevo, ha alimentato questo senso di confusione e di smarrimento fino a mescolarlo al senso di inadeguatezza che è poi quello di Ole, e questo non solo mi ha portato più vicino al personaggio in quel momento, ma mi ha anche aperto le porte a tutta l’angoscia che viene dopo. Io a una certa mi sono trovata con le lacrime agli occhi e pure ora, mentre ti scrivo, sto disperatamente cercando di trattenermi per non piangere a pensare a tutto quel pezzo tra lui e suo padre. Ah, cosa mi fa questa storia… cosa mi fate tu e il tuo stile!
E in tutto ciò ho perso anche il filo del discorso, scusa. Il senso unitario, ecco! Dicevo, sì, all’inizio viene lo smarrimento, perché ci sono sempre questi sbalzi temporali e ambientali, ma dietro c’è un pattern e una volta capito, ha tutto senso e l’intera long è come vedere un film in cui presente e scene del passato si mescolano, ma con un senso. Nondimeno, il capitolo precedente ci ha lasciato sulla spiaggia del Maine, con la malinconia con cui Ole e Homer ricordavano i vecchi tempi, nonché l’ultima volta in cui si sono visti su una spiaggia inglese prima di dirci addio – e quindi con questo capitolo tu torni indietro esattamente a quel momento, riallacciandoti perfettamente. Quindi sì, senso unitario: check!

E ancora una volta, abbiamo un nuovo personaggio che rende ancora più profondo il background di Ole. E non solo lo rende più profondo, ma butta anche chiarezza sul suo carattere, sul perché è quello che è e dove sia l’origine di tutto. Come dicevo, a parte le battute finali che hanno abbattuto il povero Ole (e che proprio non se le meritava, poverino, quanto male mi ha fatto quel mezzo confronto tra genitore e figlio ç_ç) e lui che si dimostra un po’ bigotto, a me il padre è piaciuto – perché ci ha provato, ci ha provato davvero tanto, da solo, fingendo e cercando di crescere suo figlio in una casa dove la mancanza della madre si faceva sentire dietro agli stati che Ole ha sempre percepito dal padre, ci ha provato e ha fallito e, secondo me, la sua delusione verso il figlio è un po’ anche delusione verso se stesso. Poverini, mi è davvero pianto il cuore a vedere come non ci fosse un punto di incontro tra questi due ç_ç
Che poi, per l’appunto, arriva Homer tutto oro, sole, sorrisi e meraviglie chepperò se ne va in Burundi! Sì, vabbeh, Uganda… whatevs!

Questa volta però, il modo in cui Homer ha illuminato tutto il mondo di Ole, la sua città e i divertimenti che a lui sembravano tanto sciatti fino al giorno prima, l’ho trovato diverso dal modo in cui il ragazzo ha illuminato Hogwarts la prima volta che è arrivato. La prima volta Homer illumina il mondo perché è un ragazzino solare e fantastico e lo amo e sposami Homer! Però Ole non lo conosce, lo vede e il suo POV ha una nota più oggettiva, perché lo sta “studiando”, questa volta invece nel suo POV c’è il tutto il suo affetto e… mhm.. non so come spiegarmi, è stato come se questa volta Homer non avesse illuminato il suo mondo perché è Homer, ma perché è Ole a vederlo in quel modo. Perché è vero che Ole quand’è con l’amico guarda il mondo coi suoi occhi, ma noi vediamo la bellezza Homer con gli occhi di Ole.
Non so, è una scena che mi ha davvero colpita e quando gli ha detto quella frase ho avuto un mancamento. Cioè, Homer, c’mon, praticamente t’ha confessato il suo amore, smetti di arrossire per Eloise e portati Ole in Uganda e sposalo!

Ho paura di essermi dimenticata qualcosa per strada, ma se penso a cos’altro dire mi vengono soltanto in mente i soliti complimenti da fare al tuo stile e alle tue introspezioni, che mi travolgono come poche altre sono mai riuscite a fare. Sei un’autrice bravissima e ad ogni capitolo ne ho la conferma – e un po’ ti odio, perché non scrivi nei miei di fandom, maledetta! No scherzo, anche questo capitolo è stato non un piacere, di più, per ora anzi è il mio preferito in assoluto, mi ha dato tante di quelle emozioni che ancora adesso le sento tutte addosso.


E dopo sto lenzuolo, ti segnalo un errore di distrazione e ti rinnovo per l’ennesima volta i miei complimenti:
Ole non avrebbe mai potuto perdere la faccia a quel modo, vietando a Ole di fare esattamente quello che sino al giorno prima gli aveva chiesto di fare.

Recensore Master
13/09/20, ore 22:23
Cap. 4:

Anvedi Eloise... chissà davvero come abbia fatto a sapere dove trovare Homer(Che abbia chiesto ai suoi genitori, di lui?)
Certo è che non credo che nessuno dei due (Ole o Homer) avrebbe voluto farti interrompere in questo modo… Soprattutto in un momento delicato come quello di una discussione del genere. E per quanto si possa capire, lui deve essere perdutamente innamorato di Homer, e proprio per questo sta soffrendo (Oltre già nel soffrire perché il padre oltre a vederlo in cattiva luce per il fatto che è un mago, non riesce neanche a “perdonarlo” per questa sua inclinazione sicuramente sbagliata ai suoi occhi. Notiamo infatti quanto neghi ed cantoni il problema quasi sperando che questo lo faccio sparire) per la sua partenza nonostante sappia che sia necessaria per una mente tanto brillante. Eloise deve essere parimenti innamorata di questo ragazzo e per questo forse vuole fargli capire che lo seguirebbe probabilmente in capo al mondo.
(Però non mi sembra che Homer sia contento di tutto ciò)

Recensore Master
12/08/20, ore 22:11
Cap. 4:

Buonasera a tutti e tre!
 
Pian piano prosegue la lettura di questa storia e vorrei fare una precisazione già nell’esordio: Eloise cara, io ci metto tutto quel poco di buon cuore che ho, però non ho capito questa cosa che te ne vai, non invitata, su spiagge altrui a baciare così spudoratamente koala non tuoi. La buona creanza dove l’hai lasciata? Avevo capito che eri una ragazza invadente, non pensavo fino a questi punti… Quindi, cara Greta, ora mi rivolgo a te: invece di baci con signorine a caso, quando arriva il bacio tra i koala? Presto, spero, vero? Grazie (so che è sciocco da dire, a storia già completa, ma… c’è, vero, il bacio? Vero?).
 
D’accordo, ora le recupero io, le buone maniere, e rimetto in ordine i pensieri per lasciarti una recensione come si deve. Ho letto il capitolo l’altra notte e me lo sto rileggendo paragrafo per paragrafo, e ogni parola mi dà di nuovo un pugno allo stomaco, perché ormai io a questi due signorini mi ci sono affezionata e vederli doversi dire addio mi ha fatto più male del previsto, anche se lo sapevo, anche se mi credevo una bimba grande e pronta ad affrontare queste cose. A quanto pare non è così, e non so se ho il magone più per Ole e il suo rapporto con il padre, per il padre di Ole, per Homer e Ole che si devono salutare, per “la Eloise” (mi faccio perdonare dandole l’articolo affettuoso, quello per gli amici, può andare?) che mi interrompe i koala e bacia labbra non sue – ché, poveretta, un po’ tenerezza me la fa anche lei, dato che non ha ancora capito di non essere desiderata.
Vorrei allora partire – perché tanto lo sai che questa recensione sarà sconclusionata e scomposta, vero? – dalla parte che, in questa valle di tristezza e cuori stretti per un po’ chiunque, mi ha illuminata d’immenso (letteralmente) e lasciata senza respiro, tanto è bella.
Il mondo non è poi così male, se lo guardo con i tuoi occhi.
Non lo so, sarò io che cerco qualcosa di più tra le parole che loro si scambiano, sarà che amo follemente questo legame che hai creato, però trovo che questa frase valga molto più di qualsiasi “ti voglio bene” o frase fatta. C’è qualcosa di estremamente poetico nell’idea che guardare il mondo come lo guarda la persona speciale per noi – in qualsiasi senso si voglia intendere – lo renda più bello di quanto non ci appaia guardandolo con i nostri, di occhi. e lo so che Ole dice solo “non è poi così male”, ma sono certa che in realtà col tempo potrebbe arrivare a dire “è bello”, “è bellissimo”, anzi, forse è quello che potrebbe dire anche ora se non ci fossero la tristezza del momento a gravare su di loro e alcune parole non dette a definire meglio il loro rapporto. E poi mi ha riportato alla mente – anche se non è proprio uguale – un passo che amo moltissimo de “La casa degli spiriti” della Allende, dove Alba, che non si è mai sentita bella, si riconosce come la più bella dell’universo perché il fidanzato fa in modo che si veda con gli occhi con cui la guarda lui. Magari questa digressione è sciocca, ma leggerti mi ha richiamato quella scena e non ho potuto che trovare la frase di Ole ancora più bella, perché lui non vede tanto se stesso sotto una luce migliore, ma il mondo, e forse in questo legame con Homer c’è ancora di più. Oppure sono io che ho perso un po’ di vista la razionalità con loro due e ormai li shippo in ogni parola che si scambiano.
Non credo di avere le parole per razionalizzare la situazione in cui è dovuto crescere Ole, quello che hanno dovuto soffrire lui e suo padre, posso solo provare a immaginare come sia dover affrontare quella perdita così piccolo, e cosa sia per un padre dover tirare avanti senza avere davvero la forza di farlo, sorridere per il proprio bambino che ricorda a ogni sguardo la persona tanto amata e così tragicamente persa. E poi dover vedere crescere questo bambino circondato da tante insicurezze e così sensibile, al punto da non sapere come aiutarlo a uscirne, un bambino diverso e di una diversità quasi incomprensibile. Non lo so, so solo che ho sofferto tanto per entrambi, per le loro diversità che hanno reso difficile un dialogo, per quello che hanno dovuto passare, perché il padre non ha mai saputo capire veramente Ole e per quel dialogo a colazione che ha stretto il cuore anche a me.
E doloroso è leggere anche di quel loro mezzo confronto – mezzo perché, diamine, è arrivata “la Eloise” a interromperli –, della difficoltà di lasciarsi andare, perché Homer ha davvero davanti una grandissima opportunità e ne è felice, ma c’è Ole da dover lasciare a Hogwarts. Ole si trova ancora più diviso, forse, perché c’è anche il sentirsi “in colpa” (?) perché si vorrebbe che l’altro restasse, e c’è quasi rabbia per la sua partenza, ma ci si rende conto di non poterlo fermare, di come questa opportunità non gli si debba venir negata – e spezza, essere divisi tra questi sentimenti.
E ora Homer se ne andrà con “la Eloise” lasciandomi, di nuovo, Ole solo? Per far cortesia a lei, lo so, perché Homer non potrebbe mai essere sgarbato e quindi la seguirebbe… però poi mi torna da Ole? Poi finiscono di parlarsi? Poi si baciano? (mettiamo in chiaro le priorità, grazie)
 
Ritornando seria, ho davvero apprezzato questo capitolo e tutto quello che hai analizzato da vicino nel testo. Ho amato ogni frase, e come sempre ho amato il tuo stile. Ti riconfermi ogni volta una delle migliori scoperte che io abbia fatto su EFP, di quelle che mi rendono felice di essere tornata su questi lidi quest’inverno.
Ora ti saluto, ché ti starò annoiando con questa recensione infinita.
 
Un grande abbraccio,
Maqry

Recensore Master
02/08/20, ore 16:24
Cap. 4:

Ciao Greta, ho visto che questa storia è ora completa e mannaggia a me, sono ferma al capitolo quattro. Sono lenta, troppo lenta, ma cercherò di rifarmi prossimamente.
Già l’inizio di questo capitolo con quella frase molto emblematica mi è piaciuta tantissimo: Era sorprendente quanto ci si potesse impegnare per fare rumore senza mai coprire per davvero il silenzio. È una frase che non è lasciata cadere per caso, al contrario la analizzi nel dettaglio e la usi come chiave per interpretare il passato di Ole. È una figura sempre più a tutto tondo e apprezzo tantissimo il continuo andare avanti e indietro nella linea temporale, come lasci quindi mostrare la caratterizzazione e gli eventi che hanno forgiato il suo carattere e la sua storia a poco a poco. Quello che risulta fuori è una conoscenza sempre più approfondita di Ole, ma in maniera naturale, spontanea, perfettamente inserita nella narrazione e mantenendola molto coesa e fluida.
Appunto qui è una riflessione sul silenzio che apre uno sguardo su quello che Ole è stato nella sua infanzia e adolescenza. Speciale fin da piccolo, diverso, e inevitabilmente lontano dai suoi coetanei (tanto da essere estraneo ai divertimenti e all’estate proprio per questo): cosa che oltre a rappresentare una stranezza per lui, lo allontana dal padre. Una delle cose interessanti è poi che, come abbiamo già visto, pur sentendosi non a suo agio nel mondo, Ole in realtà non si trova a suo agio neanche a Hogwarts e nel mondo magico (tanto che sceglie una carriera nel mondo babbano alla fine). Insomma mi piace che questo sentirsi fuori posto non dipende solo dal fatto di essere un mago, ma anzi è qualcosa di insito proprio in lui, una caratteristica quasi esistenziale.
Il rapporto tra padre e figlio è proprio caratterizzato dai silenzi, dalla sensazione del padre che le stranezze del figlio – compresa la scoperta della magia – siano qualcos’altro da superare, e dal desiderio di avere piuttosto le preoccupazioni tipiche degli altri padri, quasi come se questo potesse gettare un ponte di comprensione tra loro: negoziare un orario per il coprifuoco, litigare perché questa casa non è un albergo, aspettare invano di sentire il passo reso incerto dalle trasgressioni di un figlio che tornava troppo tardi… ma ogni giorno Ole rispondeva che no, alla cena ci avrebbe pensato lui. È un passaggio che mi è piaciuto davvero molto perché sono immagini che semplificano proprio la differenza tra Ole e gli altri, tra quello che è e quello che tutti si aspetterebbero da un giovane della sua età (e in cui mi rispecchio, ma questa è un’altra storia ahah).
E di fatti proprio il non pensare alla cena è poi l’immagine da cui si parte per mostrare la svolta: una mattina Ole dice a suo padre che no, stasera lui non ci sarà. Il padre si lancia in un interrogatorio e non sembra molto favorevole a quell’uscita (perplesso e confuso circa il reale significato di quella forte amicizia con qualcuno che comunque è parte di quella “scuola di matti”), ma poi ovviamente non può dire nulla proprio perché è quello che ha sempre voluto vedere suo figlio uscire. Insomma, attento a quello che desideri, signor Neil, perché potrebbero avverarsi.
Homer è però ancora una volta l’eccezione: colui con cui Ole riesce ad aprirsi, colui con cui esce, colui per cui salta la consueta cena a casa. Se Ole è senza posto, possiamo dire che è Homer il suo posto. Ma lui se ne sta andando, e questo lo ferisce nel profondo, lungi dall’essere “niente di serio”. (E qui ti chiedo scusa per il delirio, ma mi sono immaginata Aldo Giovanni e Giacomo e la scena rivisitata più o meno così: “Quindi il tuo unico amico se ne va per un continente straniero e tu rimani da solo e incompreso?” “Sì, ma niente di serio”.)
Ma basta battute perché la scena successiva, dell’effettivo addio, è triste. Restano per buona parte a casa – qualcosa di intimo e importante perché finora Ole se ne era vergognato proprio per via dei silenzi che ci sono, ma anche qui l’abbattere la barriera è talmente naturale che Homer non deve “neanche chiedere il permesso” e così con allegria ed entusiasmo scopre alcune diavolerie babbane quali la luce e il televisore. E non mi meraviglia che uscendo sia proprio il nuovo arrivato a guidare l’iter in giro per Brighton. Homer si mantiene felice, e in fondo nonostante l’addio è felice di partire perché la prospettiva che gli si apre è promettente e forse perché ha sempre conosciuto le partenze, i viaggi e i nuovi inizi. Ancora la loro differenza emerge tantissimo e qui si sente particolarmente perché potrebbero non rincontrarsi più (per fortuna il portato angst è ridotto in quanto sappiamo che si ritroveranno).
Concludiamo con l'arrivo di Eloise che è stato a dir poco snervante, ma proprio tanto, nonostante lei mi avesse ispirato comunque precedentemente  (fino a un certo livello) simpatia. Non solo rovina il loro addio che doveva essere qualcosa di privato e interrompe il loro confronto su quella prospettiva, ma addirittura bacia Homer (così, senza ritegno proprio). Ci sono rimasta di sasso, quasi quanto i due! Anche perché Ole e Homer continuano a shipparsi.
Sono curiosissima di scoprire cosa succede, spero di passare presto sul prossimo capitolo.
Baci!

Recensore Master
31/07/20, ore 21:49
Cap. 4:

Eccomi qui a recensire questo capitolo. Povero Ole, empatizzo tanto con lui e vorrei riempirlo di coccole per tutta quella insicurezza e solitudine che lo circonda. Il papà perennemente deluso, silenzioso, mi ha riempito il cuore di tristezza e pure il disappunto sul fatto che lo vada a trovare un amico e non una ragazza. Ma fatti i fatti tuoi, per Merlino! Hai un figlio che è cresciuto da solo e per una volta - una! - che ha qualcuno che lo va a trovare stai pure a sindacare sul perché non è una fidanzata? *scuote la testa*

E poi, Homer arriva con tutto il suo carico di sorrisi luminosi, entusiasmo contagioso e risate, che tuttavia non riesce a scacciare del tutto la tristezza di quell'addio. Ci penserà Eloise a rovinare le uova nel paniere?
E che cos'è questo bacio a fior di labbra? Che cosa è successo nel frattempo tra Homer ed Eloise? E perché Ole non lo sa? Sì, forse era perso nei suoi mondi. Per Salazar, io soffro terribilmente per lui. Passo al prossimo capitolo!

PS: ovviamente si capisce che la storia mi sta prendendo moltissimo, vero? xD

Recensore Master
24/07/20, ore 09:11
Cap. 4:

Ciao cara, dire che questo capitolo si adatta al mood con cui è iniziata a giornata di oggi potrebbe essere l’understatement più enorme della vita, ma credo che questa giornata uggiosa sia riuscita a farmi entrare ancor più in empatia con Ole e con questa sua difficoltà nell’accettare la partenza di Homer. Che poi, te l’ho già detto no, quanto io in realtà mi senta molto più in sintonia con Homer e la sua esuberanza però, ecco, devo dire che sugli addi e sui cambiamenti sono molto in linea con il pensiero di Ole: è impossibile non essere certi di quanto una lontananza fisica così grande andrà a influire su un’amicizia, anche se speciale come la loro. Ed è inutile fingere che il problema non ci sia, che mi pare un po’ essere quello che sta facendo Homer, anche se inconsciamente, perché non si vedranno più tutti i giorni e questo sicuramente cambierà le cose — non è ancora detto se in meglio o in peggio, ma le cambierà.
Ho apprezzato moltissimo l’excursus nella vita quotidiana di Ole e l’accenno al suo rapporto con il padre, perché mi ha permesso di comprendere meglio la sua ritrosia nei rapporti con gli altri, oltre che questo suo sentirsi sempre fuori posto; il padre non ha evidentemente superato la morte della moglie e questo ha influito non poco sul rapporto con il figlio e sulla loro incapacità di relazionarsi l’uno con l’altro. Ultimamente mi sono trovata a riflettere molto sulla perdita di un genitore, complice anche il fatto che sto recuperando un telefilm in cui se ne parla visto che la protagonista ha perso la madre e il padre non si è mai ripreso; e, la mia sarà psicologia spicciola e probabilmente errata, ma ho come la sensazione che per un uomo sia molto più difficile riprendersi dalla perdita della donna amata piuttosto che per una donna farlo dopo la morte del marito. Direi che questo è decisamente il caso anche per Neil, che non sa bene come avere a che fare con un figlio così sensibile, a cui poi si aggiunge il fatto che questo figlio sensibile sia anche un mago — condizione che lo rende ancora più difficile da capire per un uomo che sta tentando di superare un grave lutto. Ecco, diciamo che la scena iniziale mia ha fatto simpatizzare tantissimo con entrambi e mi ha fatto comprendere quanto remote siano le radici del disagio di Ole, ma soprattutto quanto ancora più importante sia stata l’influenza di Homer sulla sua vita.
Ho amato l’entusiasmo di Homer per la vita babbana di Ole: per la sua casa forse non lussuosa, ma comunque speciale per uno come lui che ha girato il mondo, per la sua cittadina di mare, che il nostro Ole ama d’inverno (quanto è poetico il mare d’inverno, io mi struggo al solo pensiero, peccato che viviamo in pianura…), ma che Homer gli riesce a far apprezzare in piena estate con turisti, gabbiani e caos. Trovo che questa frase in particolare sia in grado di riassumere meravigliosamente il rapporto tra i due: “Il mondo non è poi così male, se lo guardo con i tuoi occhi". Credo che questa possa essere la base di ogni rapporto di successo: la capacità di vedere il mondo con gli occhi dell’altro e di apprezzare il suo punto di vista, soprattutto in casi di personalità estremamente opposte come le loro due.
Tu poi mi dici di non odiare Eloise, e io ci provo davvero, ma diciamo che posso solo apprezzare il suo tempismo — visto che quel silenzio si stava trascinando davvero troppo a lungo — però, ecco, mi auguro che sparisca a breve e lasci ai due il tempo di un arrivederci degno di tale nome. E dico arrivederci, perché già sappiamo che si rivedranno, anche se l’idea che si devono separare è troppo struggente per pensarci.
Amo questa storia sempre di più e non vedo l’ora di proseguire, peraltro vorrei anche leggere e commentare la raccolta di poesie collegata a loro, ma la mia conoscenza della poesia è talmente farraginosa che non saprei davvero che cosa dirti…
Un abbraccio,
Francy

Recensore Master
13/07/20, ore 22:34
Cap. 4:

Eccomi qui, per leggere anche il quarto capitolo di questa storia che, perbacco, è proprio la storia che avevo bisogno di leggere.
Sarò breve, probabilmente come sono stata breve anche poco fa, ma due parole almeno te le devo lasciare. Prendere in mano una fan fiction quando è già in pubblicazione, come la tua, è qualcosa che tendo a fare, perché ho sempre il muso puntato da qualche altra parte e mi perdo tutto. Però mi piace comportami come se, a mio modo, la stessi seguendo: quindi commento tutto, anche con il rischio di essere prolissa e boriosa. Solo che a seguirla così velocemente, mangiandomi i capitoli finisco a non avere nemmeno nulla da dire davvero, se non continuando ripetermi continuamente.
Siamo tre recensioni che ci giriamo attorno, tre volte che ti dico cosa mi piace della storia, di Ole, di Homer, di quanto mi piaccia questo loro rapporto e qui c'è una minima spaccatura, che suona come minima, ma è grande mille milioni di miglia e io le odio proprio tutte, una per una. Mi capirai, mi capiranno: dividerli è proprio qualcosa che mi stringe il cuoricino e non so come comportarmi. Si vede che a Homer dispiace, a Homer che non ha una casa e che adora fare qualsiasi altra cosa pur di non avere un punto fermo, ma lo sappiamo tutti così bene che Ole è il suo punto fermo e quella distanza peserà su quel suo ghigno abbronzato che mostra a tutti, persino a Eloise.
Non la odio, non la odio: anche io se avessi una particolare cotta per un mago come Homer farei di tutto per tenermelo stretto, lo bacerei anche io sulle labbra prima di una partenza improrogabile. Ed è per questo che Ole avrebbe dovuto fare qualcosa, ma so che non è nel personaggio, so che qualcosa non l'avrebbe potuta fare. Ole semplicemente è quello che è ed è giusto che sia risentito, che sia arrabbiato... Che cominci di nuovo a sentirsi solo, come si è sentito solo in tutto il tempo in cui è cresciuto con quel padre che ha sempre fatto finta che tutto andasse bene.
Un'ultima nota è un semplice ringraziamento, per te che sei riuscita a portarmi in Inghilterra con le tue parole e con gli occhi di Homer e con i movimenti di Ole. Mi mancava, te ne sono grata.
Sia ❤

Recensore Master
12/07/20, ore 18:28
Cap. 4:

Ma ciao mia cara Blackjessamine!
Leggendo questo capitolo il pontile dello scorso acquista una particolarità in più: se negli Stati Uniti c’è un rincontro dopo anni di amicizia tenuta viva solamente dalle lettere, a Brighton ci fu l’addio tra due amici speciali. Ho amato moltissimo come hai descritto la città di Brighton, con quella patina di tristezza che hanno molte delle città della costa inglese almeno stando a certa cinematografia e ho amato la caratterizzazione di Ole, questo bambino cui non vale la pena di mentire. Non potendogli mentire, tuttavia, avviene qualcosa di particolare.

Succede che Neil, suo padre, babbano che non riesce proprio a comprenderlo non tanto per la magia ma per la sua ipersensibilità, smette di lottare per la sua felicità. Si arrende al fatto che tanto Ole non si lascia fregare dai suoi sforzi. Il dono di questo bambino poi ragazzo insicuro assomiglia davvero più a una maledizione, perché non ha la sicurezza data dall’illusione e dal dubbio. Per esempio, non può illudersi che Homer sia triste perché ne percepisce l’entusiasmo per una vita e una serie di opportunità che, chiaramente, vanno colte. Col pizzico di naturale egoismo che abbiamo tutti, ovviamente, Ole si sente di rimanere indietro, di perdere l’amico speciale di Hogwarts. È molto bello come hai lasciato intendere che non siano solamente amici, sebbene Homer sia probabilmente ambiguo in questo senso, dato che Eloise lo bacia sulle labbra con molta naturalezza, segno evidente che crede di piacergli o che c’è stata una mezza cosa. Ole, dal canto suo, si comporta come chi rimane indietro perché l’amico si sposa/inizia a vivere da adulto o fa figli. Rimane fermo dov’è a riflettere sul fatto che è fermo dov’è.

E io trovo tutto questo molto vero e molto onesto (e le storie dovrebbero essere verosimili e oneste nei rapporti e nelle loro declinazioni). Il disagio di Ole nel mostrare a Homer Brighton è molto ben reso e fa riferimento sia alla società inglese più classista della nostra, sia al generale senso di inadeguatezza che i babbani hanno nei confronti dei maghi e che Ole ha in generale su tutto ciò che lo riguarda. E tutto questo per dire che anche con il capitolo quattro hai fatto centro e la storia si legge benissimo: coinvolge, tocca ed è impossibile non percepire come veri Homer ed Ole. Un abbraccio,
Shilyss

Recensore Master
13/06/20, ore 10:45
Cap. 4:

Buongiorno cara <3
Aaah, leggere di Ole è sempre bellissimo, oramai te l’avrò detto ventordici volte che in lui mi ci rispecchio troppo. Non so cosa voglia dire, ma posso immaginare il sentirsi strano e diverso fin da quando si è bambini e non sapere il perché. Poi finalmente il perché gli viene spiegato, ma quella che è gioia ben presto si è trasformata in tristezza. Suo padre ha visto questo suo essere un mago come qualcosa di brutto, da “affrontare”, e non deve essere bello non ricevere il minimo sostegno (almeno, questa è la sensazione che mi è arrivata), dopo aver trovato dopo anni e anni una risposta alle proprie “stranezze”. Sicuramente il rapporto con suo padre, ha influito non poco su quello che è il suo carattere solitario e parecchio insicuro (trovo quasi inquietante il fatto che siamo così uguali xD) e i rapporti con suo padre sono tesi, tutto si appesantisce nel momento in cui si ritrovano a parlare di Homer. Credo che Neil abbia inteso bene quello che suo figlio provi per Homet, nonostante non ne parlino chiaramente, e forse – almeno per il momento – è meglio così. Poi c’è da dire che io odio gli addii, mi fanno star male, nella realtà però, perché nelle storie io voglio soffrire (sono masochista). E tutto quello che Ole prova mi ha fatto stare male al punto giusto, oramai mi sono immedesimata troppo. E’ bello che ci sia sempre questa contrapposizione con Homer che invece è completamente opposto, allegro, sfacciato, con più “voglia di vivere” (quanto lo invidio in questo momento). Come non mai Ole mi è sembrato così malinconico in questo momento che avrei voluto abbracciarlo più del solito. Forse la parte egoistica di sé vorrebbe tenere Homer lì, ma da un lato come si fa dal momento che il suo amico è così felice? E’ dura, perché di solito siamo sempre portati a mettere davanti la persona che amiamo/vogliamo bene… anche se questo va sempre a discapito nostro, quindi niente, soffro.
Perché sì, Ole si immaginava che Homer se ne sarebbe andato, io stessa me lo figuro come una persona che non può stare in un posto per troppo tempo, come uno che ha bisogno di viaggiare, scoprire e conoscere, ma fa male lo stesso.
E mamma mia, giuro che mi è partita la vena fangirling [?] un sacco, perché credo che poi Homer si sia accorto che qualcosa non andava in Ole, soltanto che poi è arrivato UN CERTO QUALCUNO ad interrompere il momento. Ma come?! Non odio te e non odio nemmeno Eloise, però SCUSATE, mica si fa così T_T
E il povero Ole? Secondo me starà malissimo internamente e sarà divorato dalla gelosia, ma soprattutto fa effettivamente STRANO vedere Homer imbarazzato, lui che è sempre così sfacciato e tutto e NON LO SO, ora sono CURIOSA di leggere le reazioni di Ole, se magari questo porterà ad un allontanamento (reso peggiore dal fatto che Homer DOVREBBE partire presto), quindi non so, è stata una cosa che mi ha messo addosso una curiosità terribile. Quindi ti prego, con tutta la calma, ma non lasciarmi con la curiosità troppo a lungo T_T
Scleri a parte, il capitolo mi è piaciuto un sacco e oramai la Oler (ho appena coniato questo nome per la ship) è otp, una di quelle che mi fanno soffrire non poco. Che dire, complimenti ancora una volta :*

Nao

Recensore Master
23/05/20, ore 12:28
Cap. 4:

Ma che odiare! Onestamente come potrei odiare te che hai creato questi due stupendi medimaghi ed Eloise per aver fatto esattamente quello che ho fatto io (e probabilmente molti altri), cioè essersi innamorata perdutamente di Homer.
Certo, vedere Ole in quello stato, sconsolato, imbarazzato e infastidito è decisamente triste perchè questo ragazzo avrebbe bisogno di tutte le certezze del mondo e di capire finalmente che è assolutamente perfetto così com'è, però anche pensando a quello che già sappiamo da "Love, walk the autumn, love" questo rimescolamento di carte non mi stupisce così tanto.
Vedere il padre di Ole mi ha spezzato il cuore: pensare al piccolo Ole che finalmente capisce il perchè di quelle "stranezze" che l'hanno accompagnato durante l'infanzia che sente Neil descrivere i recenti avvenimenti quasi fossero una sorta di tragica diagnosi è veramente brutto. Capisco che per l'uomo l'idea della magia non sia propriamente una cosa facile da capire, ma una bella scrollata gliela darei comunque volentieri...anche un paio facciamo, per come si comporta dopo; quello che più mi dà il nervoso dell'intera situazione è questa aleggiante e persistente consapevolezza che per lui Ole non sia mai abbastanza "giusto" (concetto intrinsecamente opinabile e generico perchè sfido chiunque a spiegarmi in modo sensato e preciso cosa dovrebbe significare la parola normale applicata ad una persona ma vabbè) con cui il ragazzo ha sempre dovuto convivere.
Alla fine è stato Homer quello che veramente l'ha tirato fuori, che gli ha dato quantomeno un pizzico di sicurezza: mi frantuma il cuore vedere Ole che cerca di destreggiarsi tra la consapevolezza che partire è ciò che Homer desidera veramente e affrontare l'idea di non essere più a stretto contatto con lui. Lasciar andare qualcuno che si ama non è affatto facile e anche quando sai che è la cosa migliore e ti sforzi al massimo di pensare prima di tutto al bene dell'altro non puoi sopprimere del tutto il rancore e la speranza che all'ultimo torni da te. E dall'altra parte so per certo che anche essere la persona che va non è banale: non è il genere di cose che si fa senza remore, sono sicurissima che Homer abbia pensato almeno tre volte al giorno sentendosi in colpa al fatto di lasciare Ole. Mannaggia, questa storia è così bella, continua a farmi commuovere...e sinceramente sono anche io contenta che si stia dilatando abbastanza nel tempo in modo da farmi compagnia a lungo.
Descrivi l'introspezione dei personaggi in modo incredibile, sei davvero bravissima, anche se mi fai commuovere decisamente troppe volte :)

A presto e complimenti davvero per come stai portando avanti questa storia che è sempre più coinvolgente e bella!
Em

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