Ormai ho finito le scuse per la mia lentezza, non ci provo nemmeno più a tirnarne fuori di nuove che sta iniziando a diventare ridicolo. Però, anche se lemme-lemme, sono qui per proseguire con questa long, pronta a godermi il quarto capitolo <3
Prima però vorrei solo iniziare con una domanda: perché stai cercando di farmi diventare più cieca di quanto io già non sia? A parte gli scherzi, il font è davvero piccolo (diversamente da quello degli altri capitoli, quindi mi sa che il sito non ti ha preso quello giusto o la misura corretta).
Veniamo al capitolo vero e proprio.
Anzi… alla fine, perché l’ho letto tutto d’un fiato, mi sono commossa per la situazione familiare di Ole, per suo padre che, pover’uomo, non è cattivo è solo che non capisce e non ha idea di come relazionarsi con il figlio – quando poi dall’altra parte c’è Homer, che è il completo opposto, perfino nella famiglia, nel rapporto che ha con loro, nell’apertura dei genitori (e nella paura di questi che ci sia un assalto alla diligenza se prendono il treno. Quel pezzo mi ha stesa XD).
E quando tutto si è prima illuminato, grazie a un mondo visto dagli occhi di Homer ed è poi tornato a rabbuiarsi una volta di nuovo consapevoli delle miglia che li separavano, giuro che ho sperato sperato speraaaaato che, non so, qualcuno dicesse qualcosa, ecco!
E invece Eloise e i suoi baci sono arrivati a rovinare tutto! Come hai potuto, Eloise? COME?! Cioè… no, in realtà mica scema la ragazza, si vede che ha capito tutto e sa quanto Homer sia bello, simpatico e pure un buon partito visto la ricchezza di mamma Landmann, però dopo tutte le botte iniziali che mi hai dato, il suo arrivo è stata una secchiata d’acqua gelida. E l’imbarazzo di Homer, i suoi gesti che normalmente non avrebbe fatto, sono stati il secchio dell’acqua tirato in testa!
Questo capitolo è stato un su e giù di emozioni.
Intanto vorrei dire che secondo me un senso unitario sei riuscita a darlo. All’inizio di ogni capitolo provo sempre un senso di smarrimento, perché devo ambientarmi e non sono mai sicura di dove ci troviamo e in quale anno, ma mano a mano che vado avanti col capitolo tutto prende senso. In questo capitolo, poi, quello straniamento l’ho trovato giusto, perché ti incanala direttamente in una scena fatta di rumori di piatti, di lavelli, del fischio della teiera e così via, dove tutti questi rumori si accalcano uno sopra l’altro, cercando quasi di scavalcare un silenzio che, tuttavia, non sparisce ma si fa addirittura più prepotente. Il modo in cui hai costruito tutto quel paragrafo l’ho semplicemente adorato, perché l’ho trovato visivo, ma sei riuscita a stimolare praticamente tutti i miei sensi e anche grazie al ritmo e alla cadenza delle tue frasi – e pure al suono di certe parole – sei riuscita a ricreare tutti i rumori della scena. E, come dicevo, ha alimentato questo senso di confusione e di smarrimento fino a mescolarlo al senso di inadeguatezza che è poi quello di Ole, e questo non solo mi ha portato più vicino al personaggio in quel momento, ma mi ha anche aperto le porte a tutta l’angoscia che viene dopo. Io a una certa mi sono trovata con le lacrime agli occhi e pure ora, mentre ti scrivo, sto disperatamente cercando di trattenermi per non piangere a pensare a tutto quel pezzo tra lui e suo padre. Ah, cosa mi fa questa storia… cosa mi fate tu e il tuo stile!
E in tutto ciò ho perso anche il filo del discorso, scusa. Il senso unitario, ecco! Dicevo, sì, all’inizio viene lo smarrimento, perché ci sono sempre questi sbalzi temporali e ambientali, ma dietro c’è un pattern e una volta capito, ha tutto senso e l’intera long è come vedere un film in cui presente e scene del passato si mescolano, ma con un senso. Nondimeno, il capitolo precedente ci ha lasciato sulla spiaggia del Maine, con la malinconia con cui Ole e Homer ricordavano i vecchi tempi, nonché l’ultima volta in cui si sono visti su una spiaggia inglese prima di dirci addio – e quindi con questo capitolo tu torni indietro esattamente a quel momento, riallacciandoti perfettamente. Quindi sì, senso unitario: check!
E ancora una volta, abbiamo un nuovo personaggio che rende ancora più profondo il background di Ole. E non solo lo rende più profondo, ma butta anche chiarezza sul suo carattere, sul perché è quello che è e dove sia l’origine di tutto. Come dicevo, a parte le battute finali che hanno abbattuto il povero Ole (e che proprio non se le meritava, poverino, quanto male mi ha fatto quel mezzo confronto tra genitore e figlio ç_ç) e lui che si dimostra un po’ bigotto, a me il padre è piaciuto – perché ci ha provato, ci ha provato davvero tanto, da solo, fingendo e cercando di crescere suo figlio in una casa dove la mancanza della madre si faceva sentire dietro agli stati che Ole ha sempre percepito dal padre, ci ha provato e ha fallito e, secondo me, la sua delusione verso il figlio è un po’ anche delusione verso se stesso. Poverini, mi è davvero pianto il cuore a vedere come non ci fosse un punto di incontro tra questi due ç_ç
Che poi, per l’appunto, arriva Homer tutto oro, sole, sorrisi e meraviglie chepperò se ne va in Burundi! Sì, vabbeh, Uganda… whatevs!
Questa volta però, il modo in cui Homer ha illuminato tutto il mondo di Ole, la sua città e i divertimenti che a lui sembravano tanto sciatti fino al giorno prima, l’ho trovato diverso dal modo in cui il ragazzo ha illuminato Hogwarts la prima volta che è arrivato. La prima volta Homer illumina il mondo perché è un ragazzino solare e fantastico e lo amo e sposami Homer! Però Ole non lo conosce, lo vede e il suo POV ha una nota più oggettiva, perché lo sta “studiando”, questa volta invece nel suo POV c’è il tutto il suo affetto e… mhm.. non so come spiegarmi, è stato come se questa volta Homer non avesse illuminato il suo mondo perché è Homer, ma perché è Ole a vederlo in quel modo. Perché è vero che Ole quand’è con l’amico guarda il mondo coi suoi occhi, ma noi vediamo la bellezza Homer con gli occhi di Ole.
Non so, è una scena che mi ha davvero colpita e quando gli ha detto quella frase ho avuto un mancamento. Cioè, Homer, c’mon, praticamente t’ha confessato il suo amore, smetti di arrossire per Eloise e portati Ole in Uganda e sposalo!
Ho paura di essermi dimenticata qualcosa per strada, ma se penso a cos’altro dire mi vengono soltanto in mente i soliti complimenti da fare al tuo stile e alle tue introspezioni, che mi travolgono come poche altre sono mai riuscite a fare. Sei un’autrice bravissima e ad ogni capitolo ne ho la conferma – e un po’ ti odio, perché non scrivi nei miei di fandom, maledetta! No scherzo, anche questo capitolo è stato non un piacere, di più, per ora anzi è il mio preferito in assoluto, mi ha dato tante di quelle emozioni che ancora adesso le sento tutte addosso.
E dopo sto lenzuolo, ti segnalo un errore di distrazione e ti rinnovo per l’ennesima volta i miei complimenti:
Ole non avrebbe mai potuto perdere la faccia a quel modo, vietando a Ole di fare esattamente quello che sino al giorno prima gli aveva chiesto di fare. |