Ciao cara!
Scusami tantissimo per il ritardo, ma, purtroppo, sembra proprio che ste dannatissime mascherine hanno avuto la meglio su di me e, dopo averle dovute portare per diverse ore tra mezzi pubblici ed ufficio, la mia testa ha deciso di non voler più esserci per nessuno e, più di stare al buio a letto, mi ha impedito di fare qualsiasi altra cosa. Per questo chiedo venia.
Ma bando alle ciance e parliamo della storia.
Si vede chiaramente che Peter sta vivendo un momento d’inquietudine, che porta dentro di sé una specie di peso del quale non riesce a liberarsi, almeno non del tutto.
Immagino che sia una cosa normalissima per una persona come lui voler imprimere nella sua mente ogni istante che vive con le persone a lui care: è giovane, ma nella sua vita ha già avuto lutti molto importanti come i suoi genitori e suo zio, capisco la paura che possa avere di “dimenticare”. Non di dimenticare i suoi cari che non ci sono più, ma di dimenticare ogni momento che si è vissuto insieme, ogni istante. Quasi ci si sente incolpa di non aver provveduto a immortalarli in qualche modo per poterli rivedere per sempre, quindi si cerca di rimediare provando ad imprimere nella memoria ogni momento che si vive con le persone che ci sono ancora accanto.
Penso che non debba per nulla vergognarsi.
Accanto a lui in quel momento vi è Tony ed è bellissimo vedere come lo sguardo con cui Stark lo guarda sia capace di esprimere maggiormente le emozioni che prova di quanto possano fare le parole: si vede che è uno sguardo d’amore, uno sguardo premuroso, uno sguardo che nasce solamente quando si è accanto ad una persona a cui si vuole veramente bene e a cui si tiene moltissimo.
Peter si sente quasi immeritevole di un gesto simile, tanto che inizia anche a commuoversi.
Nonostante Stark gli chieda che cosa stia succedendo, lui gli risponde che è difficile e che in quel momento non gli va di parlarne, ma che ci saranno altre occasioni per farlo.
Fortunatamente Tony è una persona che non si accontenta facilmente e inizia ad insistere affinché il ragazzo si apra. Gli ricorda, infatti, che quello è il suo solito modo di comportarsi: cerca sempre di sfuggire, di svincolarsi dalle responsabilità e, alla fine, non riesce mai a dire quelle che gli passa per la testa e loro due non riescono mai a parlare.
Si vede proprio che Tony sta dicendo queste cose per il bene di Peter: sa che ha bisogno di aprirsi, di liberarsi dal paso che porta dentro, ma non lo farà mai se cerca di trovare ogni scusa per rimandare il momento.
Essenziale affinché il ragazzo riesca finalmente a parlare è questa frase: «E allora parlami! Qual è il problema, Peter? Cosa ci facciamo qui, in camera tua, ora? Perché io sono qui?»
Devo ammettere che mi ha colpita molto, soprattutto per la reazione che provoca in Peter, che non riesce a fare a meno di chiedersi che cosa gli stia accadendo, per poi, finalmente, riuscire ad ammettere che vuole parlare di loro.
Non so perché, ma quel “…Cosa ci facciamo qui, in camera tua, ora? Perché io sono qui?” mi da quasi l’impressione che Stark non sia veramente lì, ma che sia solamente frutto della mente di Peter: il giovane ha bisogno di dire qualcosa a Tony, qualcosa che non è riuscito mai a dire e quindi è come se la sua mente gli permettesse di vederlo accanto a lui in modo che possa avere finalmente l’occasione di farlo. Come ti dicevo all’inizio, passo molto tempo con la mascherina quindi il mio cervello ossigena poco e ci sta che stia iniziando a perdere più colpi del solito ahahaah.
All’interno di questa che può essere vista come la storia principale, hai inserito due flash back inerenti ad una medesima scena avvenuta nel passato. Qui, troviamo Peter che si reca in laboratorio a trovare Bruce Banner. Mentre in un primo momento il nostro Hulk pensa che si trovi lì perché vuole vedere i suoi ultimi lavori, si rende ben presto conto che il ragazzo ha bisogno di parlare.
Mi è piaciuto molto come cerca di metterlo a suo agio sia offrendogli qualcosa da bere, sia dimostrandogli la sua vicinanza ricordandogli che può chiamarlo per nome. Tutto questo ha un esito positivo, perché alla fine Peter ammette di voler parlare di Tony.
Penso che questo qui si possa benissimo definire un prologo con la “P” maiuscola perché ci presenta due situazioni, senza dirci tutto, in modo da far crescere in chiunque legga il desiderio di poter andare avanti e rimanere incollato allo schermo a leggere. Per spiegarmi meglio: sia nel passato che nel presente vediamo Peter affrontare un dilemma interiore, dove da una parte vorrebbe aprirsi, ma dall’altro ha timore di farlo, e, quando si decide di parlare, il capitolo termina.
Ovviamente ora non vedo davvero l’ora di poter leggere il secondo capitolo perché sono curiosissima di vedere che cosa vuole parlare Peter, sia con Bruce per quanto riguarda Tony, sia con quest’ultimo per quanto riguarda loro, il loro rapporto.
Naturalmente ho amato questa storia e, come sempre, ho potuto vedere quanto tu ami questi due personaggi, che utilizzi sempre in modo magistrale per presentarci trame sempre molto originali e sempre diverse tra di loro.
Quindi, non posso che darti appuntamento a prestissimo mia amichevole Miryel di quartiere (che bello tornare a leggere “di quartiere” invece di “in quarantena”).
Un mega abbraccio virtuale,
Tua Jodie |