Recensioni per
Surya Namaskara
di blackjessamine

Questa storia ha ottenuto 125 recensioni.
Positive : 125
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
31/01/24, ore 10:48
Cap. 7:

Ciao ♥︎

ULTIMO CAPITOLOOOOO
Eccomi qui a terminare questo recupero – e questa long. Non mi sembra vero – ma più che altro perché in mezzo c’è stata una pausa considerevole hihi

Mi è piaciuto molto il salto temporale che hai inserito, dove Ole e Homer si rivedono dopo diversi anni, tanti anni, e le loro vite sono molto cambiate, rimanendo però in qualche modo sempre le stesse: Ole con la sua tranquillità e Homer con la sua imprevedibilità.
Mi hai tenuto ben bene sulla corda con la faccenda della famiglia che Homer vorrebbe presentare a Ole, e ho sofferto con Ole per tutto il tempo, senza sapere cosa sarebbe successo. E non sapevo nemmeno cosa aspettarmi. Trovo che tu abbia dato a Homer una storia molto comune, ma è una di quelle storie che, nel mondo dei maghi, quasi nessuno inserisce – non si sa poi per quale motivo, i maghi sono esseri umani, in fondo, hanno le stesse debolezze dei Babbani e fanno esattamente le stesse cazzate, bah. Non che Homer abbia fatto una cazzata, era un discorso generale, il mio. 

La delusione di Ole dura davvero poco. In fondo, non sa come resistere a Homer. Qualcuno ne è capace, poi? Chiedo per un’amica. Vedere Homer con in braccio il piccolo Timmy, suo figlio (e chi ne dubiterebbe, vista la somiglianza?), lo scioglie definitivamente. Tra l’altro, mi piace il modo in cui hai inserito la capacità di Ole di “sentire gli altri”, lo trovo super interessante. Curiosità: è una cosa diversa dalla più nota Legilimanzia?

Homer letteralmente si sfoga con Ole, lascia andare le sue inquietudini e i suoi timori per un futuro che però ha già ben in mente. Mi piace l’idea che saranno in qualche modo vicini, o quanto meno, più vicini del solito. E anche che Homer torni dalla sua famiglia. Mi spiace solo che debba rinunciare alla sua carriera, ma insomma, capisco che ora Timmy e il suo bene vengano per lui al primo posto.

Ho amato il risvolto di trama che hai pensato per Cecilia e i dettagli della sua vita durante il regime di Voldemort. Inutile dirti che mi piacerebbe leggerne e saperne di più, ma so anche che non hai avuto occasione, finora, ma chissà, magari, un giorno…

Un’altra cosa che ho apprezzato è il riferimento alla depressione di Aline, altro tema poco affrontato nelle fic di HP, ma comunque è un tema delicato, quindi capisco le remore.

Domanda stupida: la Miss Clearwater del caso a cui stanno lavorando Ole e Homer sarà mica Penelope Clearwater, alias Penelope Light??? Scusa, ma non ho letto “Love, walk the autumn, love”, ma conto di recuperarla assolutamente – sempre che c’entri qualcosa col caso Clearwater, ma ho visto che è una long su Percy, quindi presumo di sì (?)

Che dire, mi sono dilungata tantissimo e ti avrò super annoiata, visto che comunque hai concluso questa long parecchio tempo fa, ormai, ma ci tenevo a scrivere una recensione finale come si deve (o almeno spero che lo sia, in qualche modo).

Continuerò a recuperare le altre storie della serie, non ti assicuro recensioni puntuali, faccio il possibile.
A presto ♥︎

Recensore Veterano
30/11/22, ore 16:52
Cap. 7:

Ciao Greta!
Finisco questo capitolo con un po’ di groppo alla gola ma so che hai scritto altre cose su di loro e io non vedo l’ora di leggerle tutte. Questo capitolo è forse il più malinconico e disilluso di tutti, perché – con la giovinezza che se ne va e l’età adulta che arriva – loro due non sono più quelli con di fronte un mondo tutto da plasmare ma quelli che, con il mondo che hanno costruito, devono fare i conti. Le loro lettere asimmetriche, quel cercarsi nei momenti sbagliati, in una asincronia di pensieri dolorosa e probabilmente inevitabile, mi ha un po’ straziato il cuore. Il tema del “momento giusto” è un argomento che mi sta molto a cuore e questo loro avvicinarsi, allontanarsi e non combaciare mai davvero, se non per pochi e illusori attimi, mi ha fatta interrogare su tante cose. C’è sempre un po’ di fatalismo in questo genere di cose, anche se credo che le circostanze e la volontà siano sempre più importanti. Però non riesco a non pensare come Miss Clearwater (non ho letto la tua altra long ma so che ami molto Penelope e Percy quindi credo che sia proprio lei!), Timmy, Aline e compagnia cantante siano arrivati al momento giusto. Giusto perché Ole ha iniziato finalmente ad essere punto di riferimento umano anche per sé stesso: più centrato, meno impaurito, padrone della sua solitudine. Homer, invece, di quel punto di riferimento ora ha davvero bisogno, non solo per non perdersi ad Hogwarts ma per non perdersi e basta. Ho amato quel “Credo di essermi perso” e tutte le sue paure, le frustrazioni, i tiri vispi (?) che gioca la vita e che riporta due persone lontane, dopo vent’anni, nuovamente vicine. Perché alla fine nessuno dei due ha avuto qualcun altro davvero. Solo meteore, stelle cadenti di una notte, perché la stella polare, quella fissa, di riferimento, è sempre stata solo una – una per l’altro. È tutto così triste e malinconico e nostalgico ed ingiusto che adesso potrei mettermi a piangere. Non lo faccio solo perché ci hai regalato queste speranze nuove, sul finire della storia, queste speranze che sembrano unire i puntini di una storia che dura da trent’anni e che per trent’anni ha sempre percorso le stesse identiche tracce e che adesso forse trova la prima vera foce. Sono così entrambi cresciuti ma ci sono sempre, sotto quello strato spesso, loro due: quelli di sempre. Anche se annacquati o annebbiati da anni di distanza, di silenzi, di segreti non voluti, di vite parallele. Ho amato la titubanza di Ole, il non voler conoscere la bellissima donna che sicuramente Homer aveva di fianco. La confusione di sentimenti che gli ha fatto pensare che potesse essere la nipote, quella donna. E Homer che ha ghostato Aline come prima aveva fatto con Eloise, senza mai riuscire a dare davvero tutto a qualcuno, se non ad Ole – il suo più grande amico.
Scusa, avrò dimenticato di dire moltissime cose e moltissime me ne verranno in mente quando premerò per inviarti questa recensione. Però volevo dirti che questa storia è bellissima, questi due personaggi mi hanno scavato nel cuore, mi hanno fatto voglia di sapere tutto del bello e del brutto che hanno vissuto vicini e lontani. Sei un’autrice straordinaria, non permettere che nulla lo metta in dubbio.
Ti mando un abbraccio grande

Recensore Master
12/06/22, ore 15:20
Cap. 7:

Ciao, Greta! 
Eccomi finalmente, ho acceso il pc per cominciare a scrivere questa recensione mentre sono travolta da sentimenti contrastanti perché ora che ho letto questa long vorrei continuare a leggere tutto di loro due (potrei già aver letto qualcos’altro!) ma se non comincio a lasciarti traccia del mio passaggio mi sento anche in colpa, ho la sensazione di rubare letture. Sono matta? Forse. Sto già scendendo a compromessi con me stessa perché questa sarà una recensione unica. Spero di riuscire a infilarci il più possibile ma semmai mi verrà in mente altro so dove trovarti.

Veniamo al punto. Ole e Homer.
Io non avevo idea dei picchi di dolcezza che avrebbero raggiunto questi due. Perché i post incrociati in home ispirano tenerezza ma non ne danno la misura e qui invece tocchiamo livelli altissimi! E la sensazione bellissima è che nonostante tutta questa tassosità, quello che tu scrivi non risulta mai smielato, banale o insipido. La storia di Ole e Homer è una carezza, fa bene al cuore.
Credo di amarli entrambi, ecco. Forse un pelino di affetto in più è riuscito a prenderselo Ole che però è talmente buono che ci rinuncerebbe e vorrebbe che l’affetto fosse diviso in parti esattamente uguali fra lui e Homer e, anzi, forse direbbe diamone un po’ di più a Homer che sorride meglio, ha il mondo in tasca, vive leggero. Però, sarà che tutta la storia è dal suo punto di vista, sarà quell’empatia fuori dal comune tutt’altro che facile da gestire, sarà l’infanzia più difficile (dolorosissime quelle consapevolezze sull’amore di suo padre maturate già da bambino), mi ritrovo continuamente a volerlo abbracciare in ogni passaggio che leggo. Anche quando fa il testone tonto della situazione.
Mi ha sorpreso (in positivo!) trovare in lui questa sensazione di non appartenenza a Hogwarts. È qualcosa di cui non avevo mai letto e alla quale sinceramente non avevo mai nemmeno pensato. Siamo abituati a leggere di bambini che si sentono fuori luogo fra i babbani finché non scoprono di essere maghi e allora tutto corre a incastrarsi al posto giusto. Per Ole no, si sente fuori posto in quel mondo, in quella scuola, proprio come si sentiva fuori posto a casa.
Poi mi fa sorridere quanto lui e Homer siano due opposti. Per questa sensazione di Ole c’è invece quella di Homer di sentirsi al posto giusto in ogni luogo. Lui sembra nato per vivere ovunque, per vivere tutto.
Per l’empatia smisurata di Ole c’è l’incapacità di Homer di capire quanto siano profondi i sentimenti degli altri.
La solitudine di uno che si contrappone alla ricerca di compagnia dell’altro.
E io ho amato leggere di tutti questi contrasti che diventano eccezione quando sono insieme.
Vorrei dirti anche che diverse volte nelle note ho letto dei tuoi dubbi sulla struttura di questa long e invece nel mio piccolo io vorrei rassicurarti, sei stata poi bravissima a incastrare i momenti più importanti della loro relazione in questi salti avanti e indietro nel tempo, dicendoci tutto senza dirci assolutamente nulla. A rendere i loro addii feroci e bellissimi perché proprio in quei momenti scoppia ogni volta la bolla di silenzio che si sono costruiti. Durante la lettura, mi ci sono sentita anche io dentro la loro bolla di silenzio. Ero in mezzo a questo sentimento non detto ma di una portata enorme, un silenzio pieno di rumore, e ti ringrazio per avermelo regalato perché quando finalmente (meno male che esiste Homer con le sue ammissioni sui passi a due!) il rumore è esploso è stato liberatorio. A quel “C’era il mare, sulle labbra di Homer, e Ole scelse di annegare.” Io ero in brodo di giuggiole.
E qui devo spendere due paroline per Eloise, con lei tu compi la magia. Non si riesce ad avercela con lei in nessuno modo, non mi irrita, non la odio. Eloise è rimasta incantata – come tutti – da Homer ed è stata anche così coraggiosa da farsi avanti. E’ lui che non pesa bene i suoi sentimenti né quelli degli altri (ad esclusione di Ole, ovviamente) e si caccia in situazioni più grandi di lui. Prima della prima partenza di Homer, lei punta il dito su entrambi per ferire perché è ferita a sua volta e quindi, ti dirò, ho provato anche un po’ di tenerezza nei suoi confronti e gratitudine per essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e averli messi davanti a quella verità che si sono tanto impegnati per mettere a tacere. E che torneranno a far tacere per altro DIECI ANNI e poi altri VENTI. Ma dico io cosatidiceilcervello Greta!! Ti perdono, ti perdono!
Lo faccio perché, per quanto sia breve, credo che l’ultima versione di loro due sia la mia preferita. Ole e Homer adulti hanno lasciato da parte l’equilibrio precario che per anni hanno vissuto e sono arrivati a essere chi volevano essere per sé stessi prima di ritrovarsi definitivamente. Due uomini con meno insicurezze ma con tutti i sentimenti ancora congelati alla stessa notte. E non abbandonano mai quella dolcezza che li caratterizza, Homer con le sue lettere/non lettere, Ole rispondendo a quella richiesta di aiuto senza pensarci troppo.
Il piccolo Timmy è stato uno shock anche per me oltre che per Homer e posso dire con assoluta certezza che uno dei miei momenti preferiti sta proprio lì, nel finale, con Ole seduto al tavolo in cucina che viene assalito dal panico causato da un incubo del piccolino. Mi ha straziato il cuore. E poi mi ha dato la misura di quanto Ole abbia lavorato su queste sue capacità negli anni, tanto da riuscire a empatizzare con un bambino anche durante il sonno.
Insomma, Homer ha peccato di eccessiva leggerezza ma il risultato è un baby koala che gli farà guardare il mondo da una prospettiva diversa e lo aiuterà a mettere radici, magari vicino a Portland.

Greta, una recensione sicuramente è troppo poco per questi due personaggi bellissimi. Tu hai saputo caratterizzarli meravigliosamente e hai scritto una storia capace di fare emozionare tantissimo e io sono una sciagura che non riuscirà mai a recuperare tutte le recensioni che meriti ma ci tenevo a lasciare almeno una traccia del mio passaggio per dirti quanto io abbia apprezzato questa storia, che è finita dritta dritta nei preferiti! Per Ole e Homer, per i sentimenti, per la tua bravura, per tutti i riferimenti alla saga che ho apprezzato tantissimo nascosti in mezzo alle righe, e per tutto quello che ho dimenticati di menzionare.
Sono felice di averla letta, di averli conosciuti e di continuare a scoprire sempre di più te come autrice! 

Ti mando un abbraccio!
gabry
 
 

Recensore Master
27/04/21, ore 14:41
Cap. 7:

Ciao carissima,
io sono arrivata in fondo a questa storia e sono ancora sotto shock perché mi aspettavo un salto temporale sì, ma non di questo tipo.
Mi ero fatta nella testa tutto un castello super fluffoso di panna e zucchero dove Homer e Ole già vivevano insieme da qualche parte, certo magari dopo essere stati altri anni lontani perché entrambi avevano le loro carriere universitarie da mandare avanti ma, ecco, dopo quel bacio appassionato sulla spiaggia, un risvolto di questo tipo non me lo sarei mai aspettato.
E, invece, mi hai sbattuto in faccia la vita vera, quella che ti ribalta i programmi, infrange i sogni, innalza muri semplicemente con la realtà dei fatti che accadono.
Quel bacio è caduto nell’oblio del non detto, del dimenticato (almeno apparentemente), perché la paura di rompere tutto è tornata, prepotentemente, e la vita li ha di nuovo separati e li ha portati a diventare quello che sono adesso: due medici importanti, due luminari se vogliamo (e mi è piaciuto moltissimo di come tu ti sia soffermata su Ole che deve districarsi nel trovare spiegazioni babbane al perché riesca a risolvere casi psichiatrici lì dove soluzione pare non esserci, senza contare che mettere la sua empatia al servizio di persone malate la trovo una scelta ammirevole) ma che, nonostante tutto, non hanno mai smesso di cercarsi con quelle piccole missive dall’apparente poco senso ma che, indissolubilmente, dimostravano che quel legame fra loro non si era mai spezzato. Ed è proprio per questo che Ole abbandona la sua vita di solitudine (lo ammetto, dopo il post dell’altro giorno, un po’ ho gongolato nel vederlo scritto qui hihihi) per rispondere immediatamente al richiamo di Homer, di cui sente la necessità di un supporto, di un amico, per qualche problema che ancora non immagina nemmeno, come se con lui la sua empatia funzionasse anche tramite la carta e infiniti km di distanza. Poi beh, ci credo che al povero Ole sia venuto un mezzo infarto secco nel scoprire che Homer ha un figlio e sentirsi presentato come il più caro amico di papà. Il fatto che si arrovelli sull’identità della misteriosa ragazza, così giovane, lì presente mi ha fatto molta tenerezza perché ben ci fa rendere conto quanto ancora siano grandi i suoi sentimenti per l’altro, così tanto che non gli fanno immediatamente pensare alla soluzione più ovvia: ossia che fosse semplicemente la baby sitter.
I piccoli accenni alla guerra riportano a galla importanti ferite: mi è piaciuto moltissimo l’impegno di Cecilia nel salvare quelli considerati sanguemarcio dalla follia dilagante, tramite le sue borse di studio. Uno spaccato veramente toccante e veritiero che, fin troppo bene, ricorda una realtà, purtroppo, non così lontana da noi. Il fatto che Homer abbia cercato rifugio fra le braccia di Alina è comprensibile, il fatto che non abbia risposto alle sue lettere perché non voleva dare adito ad eventuali fantasie sul loro rapporto un po’ meno. Lo stesso Ole qualche volta ha ceduto, cercando calore in quei ragazzi così simili a Homer eppure così diversi, perché per quanto uno possa stare bene da solo, siamo pur sempre uomini e non macchine.
Insomma Timmy è improvvisamente arrivato, già cresciuto, e ha messo Homer di fronte ad uno stravolgimento totale della sua vita perché i figli ti riempiono la vita, è vero, ma riempiendo si fanno inesorabilmente spazio anche dove, magari, prima non c’era.
E mi è piaciuto che per amore del figlio, decida di prendersi le sue responsabilità e mettere da parte la sua carriera, seppur con sofferenza, perché sebbene sia brutto abbandonare i propri sogni, a mio parere reputo che sia un po’ troppo egoistico pensare sempre a se stessi e mai agli altri e, qui, Homer fa un passo molto grosso nel suo percorso di crescita.
Devo farti, inoltre, i miei più sinceri complimenti perché le parti in cui Ole empatizza con il bambino, soprattutto il momento dell’incubo, le hai descritte divinamente e ti sei veramente superata, bravissima! Mi hanno proprio angosciata, le ho apprezzate moltissimo (sì, fa un po’ strano apprezzare l’angoscia ma così è XD).
Che dire, non mi resta che sperare che in quel di Portland Homer e Timmy da quel signore un po’ eremita ci vadano spesso 😉
Ti faccio davvero tantissimi complimenti perché questa storia è molto bella e davvero ben scritta e credo che la conserverò nei miei ricordi.
Alla prossima
Cida
P.S Finalmente so da dove viene il paragone coi koala! *-*

Recensore Master
16/04/21, ore 02:21
Cap. 7:

Ovviamente arrivo in ritardo a recensire ma mi consola il pensiero di non essere tanto in ritardo quanto Ole e Homer.
Posso dire cazzo?
Cazzo.
Questo capitolo mi ha messo una tristezza 😐
Avendo raggiunto la veneranda età di 33 anni mi sento molto toccata dall' argomento "tempo che passa" e anche dall' argomento "vita che sfugge per conto proprio mentre tu non hai realizzato il tuo potenziale", che trovo che sia quello che questi due hanno fatto, non come singoli individui ma come coppia. Come singoli individui non c'è niente da dire (oddio in realtà sì ma chi sono io per giudicare), Homer è un affermato guaritore e Ole anche, nel suo campo, e ognuno dei due ha condotto una vita secondo le proprie inclinazioni. Entrambi senza stabilire un legame però comportandosi in modo apparentemente opposto. E fin qui.
Devo dire che la scena in cui hai descritto le loro lettere che non erano lettere, la loro corrispondenza fatta di appunti, mi ha fatto moltissima tenerezza perché conosco benissimo il prendere appunti su qualunque supporto di capiti sotto mano e su qualunque cosa risvegli la tua curiosità, di solito sono appunti che prendi per te stessa, e il fatto che Homer abbia voluto spedirli a Ole mi dice una cosa: che questi due hanno avuto, per certi versi, una mente comune anche mentre erano separati.
Perché da una parte c'è questa grandissima distanza di cui Ole ha paura di rendersi conto, ma dall'altra parte ci sono due persone che sono talmente a loro agio e sulla stessa lunghezza d'onda da potersi scambiare semplicemente appunti e frammenti di idee capirsi comunque.
Quello che mi fa un po' rabbia è che ci sia voluto un bambino per mettere una specie di ancora a Homer. Homer se n'è sempre andato in giro vagando senza voler davvero fermarsi da qualche parte, quando perfino i suoi genitori (che probabilmente avevano creato in lui questo tratto caratteriale grazie al modo in cui lo hanno cresciuto) si sono fermati per collaborare alla guerra come hanno potuto. Homer non si è mai fermato per Ole, non si è mai fermato per un lavoro, non si è mai fermato per i suoi genitori o per nessun'altra persona, si è fermato solo quando è arrivato questo bambino. E d'accordo non è ancora veramente fermo perché prevede ancora un trasferimento, però sarà un trasferimento che prevede di durare un po' di tempo.
Un trasferimento che lo porterà più vicino anche a Ole. E mi dispiace che tutto questo sia dovuto passare attraverso la nascita di un bambino perché questo bambino finora non ha avuto una vita felicissima, insomma poverino è quello che ci smena di più in questa situazione.
È *adorabile* il modo in cui Ole aiuta Homer a capire di che cosa ha bisogno il piccolo <3
E quindi... È possibile che per questi due alla soglia dei 40 anni si prospetti finalmente un futuro in cui si frequenteranno con più regolarità? perché sapere che 20 anni fa c'è stato un bacio (e non so se qualcos'altro) e poi praticamente più nulla, e poi non si sono più visti finora, è veramente desolante, perché io credo che Ole ci tenesse davvero a Homer e anche se lui sapeva che l'altro non si sarebbe fermato, magari sarebbe stato lecito sperare di vederlo un pochino più spesso. Credo. Insomma.

Quindi adesso posso sperare che ci siano delle storie ambientate dopo questo momento in cui loro hanno una vita un po' più stabile e fanno cose? Io trovo che se lavorassero insieme questi due sarebbero veramente eccezionali 🤔 spero di poter tornare presto a leggere qualcosa di tuo, magari qualcosa che mi crei ancora una volta questo mix di sentimenti contrastanti, da una parte dolcezza e dall'altra parte il senso di vuoto (non sono masochista, è che ammiro veramente tanto il modo in cui riesci a rendere umani i tuoi personaggi, quindi facendo identificare anche noi lettori negli alti e bassi delle loro vite)

Grazie di tutto, davvero

Recensore Veterano
11/03/21, ore 19:46
Cap. 7:

Ammazza oh, quando mi ero detta che dovevo recensire questa storia non era mica così alto il numero delle recensioni! Sono incredibilmente in ritardo, e sono contentissima che questa storia stia ricevendo l'apprezzamento che merita. La serie l'ho letta tutta credo, sto leggendo anche la nuova storia che hai cominciato, e sono stracontenta che l'ispirazione con questi due non ti venga a mancare. Ole è bellissimo con il suo bagaglio di insicurezze, il suo scudo per rendersi invisibile e le poche fondamentali certezze della sua vita, che lo ancorano a vivere in un posto e in un modo ben precisi. È bellissimo Homer, con la sua capacità di stare al mondo, di essere così a suo agio in tutto, così indeterminato e spaventato allo stesso tempo dalla mancanza di punti fermi. Ole e Homer sono bellissimi insieme, di un amore così non avevo mai letto. Infine, sei bella tu che scrivi di loro, perché mi sembra di guardare un film al rallentatore, godendo di ogni singolo stralcio di pensiero e di ogni singolo accenno di gesto. Le tue parole sono pienissime di significato, perciò quando poi descrivi momenti in cui la trama si fa più movimentata mi sento al colmo delle emozioni che posso provare - e non mai così, in genere le altre letture che affronto sono sempre più ragionate, riesco sempre a mantenermi più distaccata.
Chiedo scusa ancora perché era nelle mie intenzioni passare a recensire molto tempo fa, solo che quando mi trovo davanti a cose del genere - mostri sacri, ecco cosa produci tu! - mi sento inevitabilmente inadatta. Oggi mi sono sentita un po' più coraggiosa e sto scrivendo di getto, te la mando prima che mi vergogni troppo!
Un abbraccio, e niente

Recensore Master
31/01/21, ore 13:53
Cap. 7:

Dopo tutto il parlare di ieri su Eloise, non potevo non decidermi finalmente a passare dall’ultimo capitolo e sperare di vederla calciorotata nello spazio. No? Nessun calcione nel sedere? Dammit!
E che sia messo agli atti, che oggi mi sento esattamente come Ole e mi basterebbe chiudere gli occhi per crollare in coma, altro che sonno… ma dormire è sopravvalutato, quindi via così!

Se non ricordo male, questi personaggi sono apparsi per la prima volta in un’altra tua fanfic dove erano adulti e immagino che questo ultimo capitolo si riallacci in qualche modo proprio alla loro reale età. Il salto di quasi vent’anni mi ha lasciato un po’ di malinconia addosso – sì, il capitolo precedente è finito bene, con quel bacio insperato che ha aperto tante nuove porte sul loro rapporto, ma ora non sono più i ragazzini di Hogwarts alle prese con le unghie giallo tassofesso di Eloise (>_>), né i giovanotti impegnati con la carriera universitaria e il tirocinio, sono ormai uomini fatti e finiti e vedere come il tempo passa anche per loro… non so, da una parte mi rende orgogliosa perché la vita la stanno vivendo, dall’altra mi mette malinconia, perché vent’anni sono passati. Uhm… o forse è perché sono vecchia e il passare del tempo mi angoscia XD
A parte gli scherzi, trovo straordinario come tu riesca a trovare il modo di immergerci e coinvolgerci con la tua storia perfino in un atto così comune come il fare una passeggiata. Sono, quelle di Ole, riflessioni su cui non posso far altro che concordare, il voler camminare per scrollarsi di dosso i pensieri, le fatiche e i resti di giornate pesanti che gli rimangono attaccati anche dopo aver timbrato il cartellino. Ci sono impieghi, come quello del medico, che ti seguono anche a casa ed è molto interessante vedere come la cosa influisce non solo su di lui, ma perfino su, Landmann, il Medimago eccezionale che fa miracoli ma solo fino a un certo punto. Ho amato questo pezzo, non riesco a capire se ci sia o meno una punta di invidia per la grandiosità di Homer, ma c’è comunque la capacità di sapere perfettamente che anche lui, pur senza l’empatia di Ole, non è immune allo stress di quel lavoro. Trovo dolcissimo il solo fatto che Ole lo sappia e lo riconosca.

L’intera storia è stata raccontata dal POV di Ole, che è un personaggio quieto, riflessivo, cosa che si è sempre riflettuta sulla tua narrazione e sullo stile che hai utilizzato per portare avanti la long. Ci sono gap di dieci, vent’anni alle volte tra i capitoli, ma in ognuno di essi ti sei presa il tempo per raccontare le emozioni dei tuoi protagonisti, analizzarle e metterle in fila frase dopo frase. Perfino quando la scena se l’è presa un po’ a forza Homer, che è più energico, che è un personaggio più attivo, sei comunque sempre riuscita a riportare il ritmo sulla lunghezza d’onda di Ole, conducendoci per mano tra i suoi pensieri. Lo stesso accade in questo capitolo, se non che il tempo questa volta sembra addirittura dilatarsi più del solito, proprio perché sono adulti, con responsabilità maggiori e il passo con cui porti a termine il capitolo si fa quindi più marcato, ma lo fa in modo sottile, che quasi non si nota. E infatti nonostante abbia percepito che qualcosa è cambiato (che il tempo è passato), Ole lo ritroviamo quasi esattamente dove lo avevamo lasciato: di nuovo con le sue mille pare a sentirsi fuori posto a Londra, come inizialmente si sentiva fuori posto nella sua infanzia, come si è sentito fuori posto ad Hogwarts e così via. E questa cosa tu la trasmetti dalla narrazione al personaggio, che ammette di non essersi mai mosso in un certo senso, e si sente e lo si nota fin da subito e un po’ la amo questa cosa, perché il passaggio del tempo più che su Ole (uguale nello spirito), si riflette invece su Homer, che non lo trascina più quasi di peso su e giù per le strade, esagitato nella sua esplosione di vita, ma lo fa con lentezza e con un sorriso stanco. Ed è una cosa su cui riflettevo mentre leggevo, ma che poi ha trovato conferma quando Ole riflette sul fatto che Homer si sia trasformato in una marea lentissima.
Ti giuro che mi sono illuminata (e quasi un po’ commossa, perché awww, i bambini si sono fatti grandi ç_ç), perché come dicevo non è solo una cosa che scrivi e ci tocca prenderla per buona, ma ce lo fai percepire anche attraverso il tuo stile narrativo. E poi vogliamo mettere quanto – QUANTO! – ho semplicemente adorato tutto il passaggio in cui Ole ripensa a Homer che in un colpo solo gli fa recapitare un anno di pensieri, frasi, missive e

Ole si era convinto – illuso, forse – di poter disegnare una conversazione silenziosa che Homer non aveva mai voluto lasciar cadere nel silenzio

Io qui mi sono semplicemente sciolta, perché lo trovo un concetto bellissimo. Ma anche solo il fatto che Homer si appunti pensieri e frasi che poi spedisce a Ole (e mi immagino il caos di quei foglie e fogliettini, così splendidamente da lui) è la cosa più dolce del mondo e io ho un debole per questo genere di cose, al mondo dovrebbero esistere più fic con scambi epistolari! *_*
E comunque ci credo che abbia commosso Ole. Io mi limito a leggere ed quasi in lacrime di gioia, figurati lui! E tanto per cercare di riprendermi e riottenere la mia dignità, vorrei far notare a Eloise che tutte queste lettere Homer a lei non le ha mai mandate, ah! è__é
Però mi uccide che dopo tutto questo tempo, il loro rapporto ancora non ce l’abbia una vera forma. In un certo senso potrebbe essere quello che rende speciale e unico il loro rapporto.
Inoltre con quell’ultima lettera che Homer invia ad Ole, dove non ci sono più domande e pensieri senza una vera e propria coerenza, ma c’è la formalità di un incarico e poi il p.s., si ritorna al concetto della bussola che Ole è sempre stata per lui. A quel “Credo di essermi perso”, mi è partito un battito ç_ç

E per quanto mi fossi illusa e avessi gongolato, il fantasma di Eloise dannata Pearson torna pure in questo ultimo capitolo, niente meno che ad aleggiare sulla famiglia di Homer.
La notizia mi ha lasciato sconvolta. Cioè, in realtà lo immaginavo – Ole è quello solitario, è quello che ama la pace e che la trova quando è solo con se stesso (o con Homer), Homer è invece fatto per stare con la gente, sono l’uno lo specchio dell’altro ed era quasi scontato quindi che quest’ultimo in vent’anni si fosse fatto una famiglia.
Ma non ero comunque pronta! Anche se all’entrata in scena della babysitter, con Ole che la guarda sconvolto, giuro che sono scoppiata a ridere.
Solo Ole, ancora accecato dall’amore e dai dubbi e dallo schock, poteva non arrivarci e pensare che Homer se la facesse con una teenager. XD
Il momento ilare però passa in fretta e quando fai cenno alla guerra magica che c’è stata e che ha sconvolto la vita di Homer, come quella dei suoi genitori e di mamma Landmann (Noooooo, mamma Landmann noooo ç__ç) mi hai fatto crollare addosso un macigno. Ho già detto in passato come amo il modo in cui riesci a legare con naturalezza canon a pg original e alle vicende dei tuoi pg, sì? Ecco.
E comunque Homer su certe cose proprio non è cambiato e riconferma quanto i suoi rapporti col gentil sesso infatuato di lui siano davvero pessimi. In realtà mi piace ritrovare la coerenza nella sua “risposta allo stress”, trova conforto tra le braccia della tipella che abbiamo conosciuto anche noi durante quel famoso valzer di vent’anni prima (Ehy, almeno non è Eloise, ok?), in un rapporto che lui sa benissimo non significare niente per sé – ma mi chiedo se questa volta si sia preso la briga di chiarirlo anche all’altra parte interessata – e da cui, come era prevedibile, rifugge alla grande. È sempre e solo da prendere a schiaffi, ma sotto un’altra luce non posso che apprezzare come sono andate le cose, non solo perché grazie a questo non si è sentito in obbligo di formare una famiglia con non-Eloise (ho già dimenticato come si chiama la tipa, scusa XD), ma perché dimostra di essere un personaggio fallace, imperfetto e questo così come mi fa venire voglia di prenderlo a schiaffi, me lo fa anche amare di più. Non esistono persone perfette ed è giusto che Homer non lo sia, che se di solito è tutto luce e sfavillii, davanti a certe responsabilità è un codardo che pure a quarant’anni non ha imparato ancora ad affrontarle. Che poi comunque si prende carico di Timmy, quindi sì, le rifugge fino a un certo punto le responsabilità dei casini che ha combinato.

[No, Ole non stava bene. Ole era solo, terribilmente solo, ed era tutto buio, e se avesse aperto gli occhi sarebbe stato ancora più solo, e non poteva sopportarlo. Aveva bisogno di aggrapparsi a qualcosa – a qualcuno – e di sentirsi rassicurare, di sentirsi stringere e accarezzare, di sentire la voce di papà che…
E allora Ole capì. ]
Questo passaggio lo trovo strutturalmente meraviglioso.
…e mi sto rendendo conto che in questa recensione son più le frasi che ho sprecato per parlare della tua tecnica narrativa e del tuo stile che altro, ma lo trovo così affascinante e così ben pensato che boh, mi commuove al pari della storia vera e propria e di Ole e di Homer. Ma dicevo! Adoro come l’emozione di Ole ti colpisca già dalla frase precedente, in cui l’onda di panico lo assale e Homer gli chiede se sta bene. All’inizio a dire il vero ho subito pensato che non si trattasse di lui, ma del bambino, ma adoro come giochi con l’empatia e col fatto che sia difficile distinguere qualcosa che appartiene a lui o agli altri. E infatti nonostante lo avessi capito, sono stata assalita dal dubbio e mi stavi quasi convincendo, finché non hai scritto “di sentire la voce di papà che…” e per un attimo ci sono rimasta un attimo, finché Ole non conferma che no, il padre ovviamente non è il suo, ma è quello di Timmy. E pure qui quant’è bello che usi con consapevolezza informazioni che già ci avevi dato sullo spaccato della vita di Ole per costruire le sue emozioni e immergerci nelle sue sensazioni? Le sento, le vedo, le provo e me ne innamoro.
(e tra l’altro, awww, il koala di pezza <3)

“Le persone con cui io andrei a letto solo un paio di volte non potrebbero mai restare incinte, Homer”.
Wooooo, punto per Ole! *____*
(Che poi, fossero anche donne, io dico che il preservativo Ole l’avrebbe saputo usare, vah! >_>)
Comunque ancora una volta, queste ammissioni che escono con così tanta naturalezza da parte di Ole mi fanno sorridere, a conferma che dopotutto, nonostante gli anni, nonostante la distanza, nonostante un figlio e le promozioni di Homer e due vite vissute ai poli opposti del mondo, sanno ancora stare bene insieme e Ole può ancora trovarsi a suo agio con lui.
Inoltre è un passo importante perché era, dopotutto, un discorso rimasto aperto negli scorsi capitoli e che non era mai stato affrontato apertamente. Certo, c’era stato il bacio con Homer a cui però sono seguiti vent’anni di nulla, e dirlo finalmente ad alta voce ha tutto un altro sapore.

“Dico che sarebbe molto felice di poter continuare ad essere un punto di riferimento umano”.

E con questo sono praticamente scoppiata in lacrime. A parte il finale perfetto che riprende lo stesso concetto del capitolo precedente, questo capitolo è il perfetto epilogo di una storia malinconica, che lo è stata dall’inizio e che con la fine raggiunge il suo apice. Di questa storia ho amato tanto, davvero tanto i personaggi, il tuo stile, ma soprattutto il mood che ha aleggiato in ogni capitolo, con quella patina un po’ grigia calata sulla vita non poi così perfetta, e proprio per questo così reale e tangibile, di questi personaggi.
È stato un capitolo lungo – complesso – che ha dovuto “farsi perdonare” il salto in avanti e riempire un buco di vent’anni, ma ci sei riuscita benissimo e con un’eleganza e una prosa che a me sembra sempre scivolare sulla pagina bianca con una bellezza e una profondità che ti invidio tanto.
Cercherò di sicuro altre storie su di loro – e se le hai scritte dal POV di Homer pure meglio, perché ora sono troppo curiosa di leggere qualcosa in quel verso *_* - e sono contenta che non finisca qui, perché per quanto sia un bel finale, delicato, adatto a questi due e perfetto per una storia di tira e molla, di cose taciute e dette coi gesti, di sottintesi e legami inscindibili, per quanto sia un finale che prospetta un futuro più vicini, più legati, finalmente insieme, sento di aver bisogno di sapere che quell’insieme c’è stato davvero. E poi perché sono così belli Ole e Homer (e Timmy <3) che non ne avrò mai abbastanza.

Insomma, ti ho riempita di parole (che al solito non ho alcuna intenzione di rileggere, deal with it! XD), ma il succo della questione è che questa storia l’ho amata come raramente mi capita di amare storie su pg original, che mi ha completamente catturata e che sono felice tu l’abbia scritta e l’abbia condivisa con noi. Complimenti davvero e scusa se mi sono dilungata.

Recensore Master
27/01/21, ore 15:14
Cap. 7:

Ciao cara,
devo dire che mi sembra incredibile essere arrivata alla fine di questa storia, che direi essere l’emblema della frase “breve ma intensa”, perché nel giro di soli sette capitoli ti ha permesso di approfondire in maniera estremamente delicata e al tempo stesso profonda le emozioni vissute dai tuoi protagonisti. Quello che abbiamo fatto al loro fianco è stato un viaggio intenso, che ci ha portati in luoghi diversi del pianeta, mostrandoci quanto indissolubile fosse il legame che si era creato tra Homer e Ole – anche nei momenti in cui sembrava che non fosse nulla di più di uno scambio di lettere. Ho adorato il dettaglio di Homer che si prende la briga di inviare a Ole un’aquila con tutti i suoi pensieri più profondi, scritti nei momenti più disparati, quando semplicemente aveva voglia di appuntarsi qualcosa e voleva condividerlo con Ole. Trovo che questo, più di molte altre cose, mostri in maniera concreta quanto Ole fosse il punto fermo di Homer, perfino nei momenti in cui il Guaritore non credeva di aver bisogno di averne uno, perfino quando Ole era divorato dai dubbi e non credeva di poter esserlo per nessuno.
Mi è piaciuto come in questo epilogo tu ci abbia mostrato ancora una volta il ribaltamento dei ruoli tra Ole e Homer, che avevamo già intravisto: abbiamo le sicurezze di Homer che si sgretolano, con l’arrivo di un bambino che non sapeva nemmeno di avere, e Ole che si sente a disagio all’idea che l’amico non si fosse aperto con lui, ma che poi si rende presto conto di come in realtà l’accaduto fosse molto diverso da ciò che sembrava in apparenza. Homer non gli ha raccontato del bambino perché si vergogna, ma non si vergogna del bambino, bensì del modo in cui è arrivato ad averlo un bambino, perché è avvenuto in un momento in cui tutto era sottosopra e nulla sembrava più aver senso. Credo che tu sia stata bravissima a mostrarci lo smarrimento che deve aver vissuto Homer durante la guerra, dopo aver scoperto i pericoli corsi dalla madre e dal padre, così come da tante brave persone, proprio lui che ha sempre voluto vedere solo il lato positivo del mondo si è ritrovato di fronte alla scioccante verità di una guerra feroce che non guardava in faccia a nessuno. Sei stata meravigliosamente brava a raccontare un periodo così lungo in una parte piuttosto contenuta della storia; ho trovato perfetto poi l’inserimento dello scambio di battute tra Ole e Homer in cui il primo rimarca di essere bravo ad ascoltare e ricorda all’altro come lui sia sempre stato bravo a parlare. Le loro personalità cono estremamente compatibili, proprio perché si completano a vicenda, perché riempiono i vuoti l’uno dell’altro e lo fanno in modo naturale – proprio come se stessero semplicemente respirando.
Ole si è mostrato coraggioso, scegliendo di dare a Homer la possibilità di spiegargli in che modo esattamente la sua vita sia stata sconvolta, non era affatto facile per lui che ha vissuto tutta la prima parte di questo epilogo temendo l’incontro con la famiglia perfetta di Homer. Hai reso questi due personaggi estremamente umani, sono vividi e ricchi di sfaccettature e io riesco a empatizzare con loro; sappi che ho adorato il modo in cui hai mostrato il disagio di Ole al cospetto di Timmy – che è assolutamente adorabile con un koala di pezza, ovviamente non avrebbe mai potuto avere un animale diverso, questo lo so.
Il momento che ho preferito, comunque, è quello in cui ci sveli la lettere che Homer ha inviato a Ole per convincerlo a raggiungerlo e cercare di guarire la sorella di Penny. “P.S.: Miss Clearwater ha bisogno di te, Ole, ma forse ne ho più bisogno io. Credo di essermi perso”. In questa semplice frase Homer mette a nudo le sue paure più recondite, ammette di non sapere cosa fare e quale direzione prendere – proprio lui che era sempre sembrato estremamente sicuro di sé in ogni momento della sua vita. Ecco, in questa ammissione c’è tutto quello che Ole aveva bisogno di sentirsi dire per poter abbandonare la tranquilla vita in Oregon e scegliere di tornare là nel paese in cui tutto era iniziato. Si sono salvati a vicenda, anche se alla fine è proprio dietro al sorriso più brillante che si nascondevano le paure più grandi, e Ole ha dimostrato quanto la sua speciale empatia sia stata utile per aiutare non solo la paziente in cura, ma soprattutto Homer – e anche il piccolo Timmy.
Sappi che ho adorato lo scambio di batture finali, che ci lascia presagire un futuro ricco di momenti tutti da vivere per questa coppia che ci ha messo più di vent’anni per ritrovare la strada l’uno per l’altro e per riunirsi. Me li figuro proprio, che camminano tra i verdi boschi dell’Oregon e che si perdono senza paura, perché tanto ormai Ole si è abituato all’idea di essere il punto di riferimento umano di Homer e quest’ultimo ha finalmente trovato il proprio posto nel mondo.
Questa storia è una vera meraviglia, mi spiace di averla conclusa e, ancor di più, di averci messo così tanto tempo, ma ne è davvero valsa la pena.
Un abbraccio e alla prossima,
Francy

Recensore Master
23/01/21, ore 12:23
Cap. 7:

Non so cosa dire, ero convinta di aver recensito questo capitolo.
E invece.
Fortuna che sia tornata a rileggere queste pagine stupende e mi sia resa conto di aver rimandato troppo, troppo, al punto da credere di aver recensito. Insomma, per me è sempre complicato tirare le somme quando si arriva alla fine di una storia che mi è piaciuta tanto, e questa qui non mi è piaciuta solo tanto, l'ho letteralmente amata – e non ti nascondo che nel leggere quest'ultimo capitolo gli occhi si sono inumiditi un po': sarà che Ole e Homer si sono persi per davvero tantissimo tempo, sarà che mi sono arrivate forti e chiare le loro emozioni, sarà che quella speranza insita nel finale mi ha illuminata, sarà che già mi mancano (per fortuna, quest'ultimo aspetto è lenito un po' da tutto ciò che stai scrivendo su di loro!).
Questo capitolo, l'epilogo che hai voluto dedicare loro e che ci catapulta nel presente di questi personaggi, è stato un lento e costante pugno nello stomaco. So che tra i due è Ole quello che senti più vicino e posso dirti che in queste righe lui è esploso e si è mostrato in tutta la sua emotività: dal timore di conoscere la moglie meravigliosa di Homer sino alla risolutezza degli anni che gli concede di essere schietto come non lo è mai stato.
Incapace di capire cosa stesse accadendo, quale fosse oggi la vita di Homer, mi sono immedesimata totalmente in Ole, con cui ho condiviso il non sapere e anche il timore di scoprire che Homer fosse andato avanti, troppo per poter tornare indietro – per un istante l'ho temuto, ebbene sì.
Invece la vita di Homer è sì andata avanti, ma senza porto, senza bussola, e allora tutto può essere messo in discussione, tutto può ancora tornare.
Lasciami dire che ho amato più di quanto non sappia dirti le debolezze di Homer, lo hai reso un personaggio umano, reale, e hai mostrato in poche pennellate tutto ciò che lo lega a Ole, tutto ciò che li rende perfetti insieme, perché in fondo solo insieme trovano un equilibrio. Ho compreso e sentito su di me anche la vergogna di Homer, che non sa come dire di aver compiuto scelte che hanno avuto delle conseguenze enormi, che non sa come parlargli di Timmy senza sentirsi un pessimo padre, uno che non ha capito, che non sa come chiedere a Ole di restare nella sua vita, di smettere di essere solo appunti sparsi inviati di tanto in tanto.
E ho amato come sia Ole a prendere in mano le redini della situazione, lui che asseconda quel rivediamoci senza dirlo sul serio, facendo capire a Homer che sarà di nuovo la sua bussola, il suo punto di riferimento, che forse c'è ancora una possibilità per il loro legame – che è amicizia, amore, complicità, è un tutto che lo spazio-tempo non è riuscito a indebolire.
Come sempre non riesco a scriverti una recensione sensata quando ci sono questi due, e so che ho dimenticato troppo di quanto vorrei dirti, ma sappi che mi hai emozionata tantissimo, che amo Ole e Homer e ti ringrazio per averli creati e condivisi con noi, perché sono meravigliosi.
E questa storia è meravigliosa, anche se tu hai sempre avuto tanti dubbi sulla sua unità strutturale. È una storia fatta di emozioni e introspezione, fatta di crescite interiori, di due personaggi che si trovano al di là di tutto. È una storia che parla proprio al lato emotivo e che, personalmente, avrà sempre un posto speciale nella mia memoria di lettrice, come se fosse racchiusa in uno dei libri che conservo su uno scaffale.
Scusami per questo ritardo assurdo e, niente, che sei brava lo sai gia, che questa storia è bellissima te l'ho detto, quindi mi limito a dire che quando e se tornerai da loro, io sarò qui a leggere.

(Posso dire che sono stata troppo felice di trovare il koala di pezza assieme al mini-koala?!)

Un grande abbraccio!

Recensore Master
25/09/20, ore 21:49
Cap. 7:

Che finale, oh Salazar aiuto, che finale!

Sto cercando di dare una sfoltita alla mia lista di storie da recensire e mi sono resa conto che quest'ultimo capitolo c'era rimasto da fin troppo tempo. Devo dire che questa conclusione è stata per me inaspettata - non mi aspettavo assolutamente un figlio di Homer soprattutto - ma l'ho trovata perfetta in ogni parte.
Mi è piaciuto molto come hai gestito il passare del tempo, ben presente nelle descrizioni fisiche e nei cambiamenti anche caratteriali (la matura cosnapevolezza di Ole che si vede anche nel modo in cui reagisce in modo diverso agli eventi, la stanchezza e il tentativo di stabilità di Homer), e ho amato come però in tutto quel tempo - nel tempo che hai narrato dalla giovinezza a Hogwarts fino a quando sono adulti - non si sono mai persi. Oltre al tempo, sono stati anche in posti geograficamente lontanissimi, eppure si sono sempre ritrovati perché quella concezione di essere il "punto di riferimento umano" che era venuta fuori per la prima volta a scuola ha assunto un valore sempre più forte. È per questo che ho amato la frase con cui Homer convince Ole ad andare a Londra: P.S.: Miss Clearwater ha bisogno di te, Ole, ma forse ne ho più bisogno io. Credo di essermi perso. Quel "perso" non può che rimandare proprio allo smarrimento che si prova se si è senza direzione, e se si è senza direzione occorre una bussola, un punto di riferimento esattamente. E amo anche che adesso, nel finale, ci fai intuire che non vivranno troppo lontani in futuro, finalmente la geografia e il tempo si allineeranno in loro favore.
Il bambino mi ha sorpresa, come ti dicevo, ma in senso positivo: essere un genitore non era nei piani di Homer, ma credo sia un catalizzatore importante per farlo crescere, anche perché si presenta come un genitore ottimo - anche se sta imparando. Posso aprire una parentesi su Aline Castro? Zitta zitta (beh, mica tanto) ha battuto Eloise alla grande!
Tutta la questione più strettamente medica, in particolare l'empatia magica mi ha intrigato moltissimo ed è un motivo in più per decidermi a proseguire Love, walk the autumn, love, perché mi sono anche incuriosita molto di più sulla situazione di Penelope, che Ole e Homer risolvono lavorando insieme e che rappresenta la circostanza del loro nuovo ritrovarsi.
Insomma, a conclusione di questa long devo farti davvero tanti tanti tanti complimenti, perché è quasi incredibile il modo in cui sei riuscita a rendere veri e cocnreti due personaggi originali e a farmi percepire così bene le loro emozioni, le loro introspezioni e soprattutto l'intensità del loro rapporto. Hai creato un'amicizia bellissima e poi un amore che non si ingabbia nelle forme ma sfida qualsiasi ostacolo e che rimane lì - un lì generico, perché è un lì che si sposta di continuo - sempre. La caratterizzazione di entrambi è davvero stupenda e io mi porterò questi due nel cuore.
Spero che non smetterai di scrivere su di loro - intanto ho già adocchiato delle oneshots da recuperare.
Mi hai emozionata tantissimo, ti rinnovo i miei infiniti complimenti.
 

Recensore Master
14/09/20, ore 00:07
Cap. 7:

finalmente sappiamo chi sia la madre di Timmy.
Comunque a parte questo... quando lessi “love, walk the autumn, love”, sinceramente non avevo intuito che questi due vecchi amici fossero più che amici (anche se in realtà la loro storia d’amore è stata quasi più un amor cortese). Leggerlo qui è stato assolutamente rivelatore e mi ha messo addosso un tale senso di tristezza e frustrazione che non hai idea. Mi vengono le lacrime ancora adesso nel pensare a quanto il destino sia stato folle con loro e li abbia separati e fatti rincontrate solo per bravi attimi. Quasi sembrano due amanti divisi dalla guerra.
Nonostante un finale che sembra volerli vedere finalmente assieme, l’amaro in bocca resta e persiste l’idea che entrambi avrebbero dovuto fare di più invece che tenersi tutto dentro e soffrire quando invece avrebbero potuto amarsi. Grazie per questo sguardo sulla vita di due straordinari personaggi.

Recensore Master
10/09/20, ore 16:56
Cap. 7:

Mia cara Blackjessamine,
sto recensendoti con un paio di pantofole con un koala ricamato sopra – che sia messo agli atti – e trovo che non ci sia un elemento migliore per onorare questa tua bellissima storia che si distingue per la sua maturità. Poiché la storia è sempre Ole centrica, noi tendiamo a vedere Homer come una sorta di semidio: bello, intelligente, col sorriso svelto, tanto affascinante e capace da avere una carriera accademica brillante e riconosciuta a livello mondiale. Di contro, Ole soffoca il suo genio (perché tra i babbani, grazie al suo potere, lui è un genio) con un’esistenza pacata e schiva e una solitudine di cui è soddisfatto. Sul lato personale, Ole non è mai riuscito a mettere da parte Homer. Al contrario dell’altro, lui sa esattamente cosa vuole e non trova sostituti o altri amori che possano soffocare quello primo e inimitabile. Eppure, Ole in un certo senso è risolo nella scelta della solitudine e della quotidianità. Tale risoluzione viene meno solo quando Homer lo chiama. È un richiamo che gli fa gettare alle ortiche ogni certezza e lo coinvolge in un mondo da cui Ole si è esiliato. La scena in cui lo psichiatra crede di dover incontrare la moglie dell’amico è bellissima: un’introspezione dove ogni indizio della presenza di lei è una spina nel cuore, dove le domande si susseguono incessanti.

Ma passiamo a Homer. Lui, come dicevo, è un benedetto dagli dei, eppure è in questo capitolo, quando lo vediamo fare i conti con se stesso, che scopriamo la sua umanità. Homer sarà pure un eccellente e brillante studioso, ma non impara dai propri errori. Fugge da relazioni che diventano serie senza che lui se ne accorga, cedendo al fascino di una bella donna che poi ferisce o porta sull’orlo dell’esaurimento (difendo Aline perché alla fine ci ha provato, a contattarlo). È egoista alla maniera in cui lo siamo tutti, imperfetto come lo siamo tutti e quando si trova questo bimbo cerca di fare la cosa giusta decidendo di fermarsi, per una volta. Cosa che non ha fatto per il centro attorno cui ha ruotato per una vita intera, Ole, amico che avrebbe potuto essere qualcosa di più e che forse lo diventerà, che lo ha atteso con una fedeltà che mi ricorda la Solveig del Peer Gynt pur continuando a portare avanti la professione – come fa Solveig, del resto, che manda avanti la fattoria e campa uguale. E come non si può amare Homer con le sue buone intenzioni, con le sue fratture, con le sue fughe e con quei vent’anni di appunti (bellissima scena) che si scambia con Ole senza, però, mai parlare di una quotidianità che è troppo banale per essere argomento di conversazione?

Avevo iniziato Love, autumn, e non vedo l’ora di riprenderla, quindi chiudo la recensione dicendo che hai fatto bene, anzi, benissimo a non spoilerare troppo – il destino di Miss Clearwater rimane oscuro e ci viene voglia di scoprire cosa succederà, ma anche di ritrovare Homer e Ole nelle loro passeggiate nella foresta, a raddrizzare un destino che sembrava fosse inevitabilmente teso a separarli, e invece. Concludo dicendo che è una storia bellissima, profonda, intensa e capace di arricchire chi legge, di farlo riflettere, ma anche adulta per il modo realistico in cui i personaggi sbagliano o si accontentano. E l’ho adorata dalla prima all’ultima riga, ecco, l’ho detto. Pronta a tuffarmi nuovamente sul tuo profilo, ti faccio i miei più sentiti complimenti per la forza della tua penna e per questo gioiellino.
Un abbraccio,
Shilyss

Recensore Master
25/08/20, ore 08:51
Cap. 7:

Arrivo davvero prestissimo e chissà cosa potresti pensare, che sono pazza probabilmente. Ho iniziato a leggere questo capitolo nel mezzo della mia vacanza, ma per una serie di eventi ho interrotto tutto: volevo essere nel pieno delle mie forze per dare l'addio a questa storia. Ho seguito ogni aggiornamento sul tuo profilo, osservato da lontano le tue parole un po' malinconiche e forse avrei già dovuto dirtelo lì, che è quello che si prova quando i propri figli lasciano casa. O quando un gattino se ne va per la prima volta a fare i suoi giri. O tante cose che vanno via. E che tornano: Ole e Homer sono una parte di te, indispensabile e francamente perfetta. 
E più leggevo, più stavo male io che li ho conosciuti da così poco, più leggevo e il cuore mi si stringeva nel petto: hai riportato ogni cosa che amo, in questo capitolo, ogni riferimento dolce, gentile, scandito da quel corsivo che lo fa risaltare rispetto al resto del testo e mi mangia l'anima. I punti fermi, è tutto qui che si basa: c'è quella casa che sembra un posto dove fermarsi prima che il mondo smetta di girare. 
Solo che Homer lo sa, è così inevitabilmente al corrente del fatto che il suo mondo possa smettere di girare solo in presenza di qualcuno, solo attaccato a qualcuno: è difficile però, perché la sua vita l'ha passata a girare, la sua vita l'ha passata a pensare di essere qualcuno che ancora può diventare. E allora è complicato, lo cambia la guerra: come una doccia gelata gli dice che deve smettere di inseguire certi sogni, che deve tornare a Londra alla velocità della luce. Il punto è che il suo mondo, ora che non si muove più, ora che non ha nemmeno un punto di riferimento a cui aggrapparsi, in quella fredda Londra va completamente a pezzi: Miss Clearwater ha bisogno di te, Ole, ma forse ne ho più bisogno io. Credo di essermi perso. Senza cartina, è ovvio che ci si perde. 
È incredibile il modo in cui hai reso Homer, che tralascia fin da subito la sensazione di un animo rotto a metà, che non ha più sul viso quel sorriso lucente, quei capelli ricci che Ole tanto ama. E Homer non potrebbe più essere lo stesso forse, se Ole non avesse accettato di venire. È certamente Ole che rende viva la terra sotto ai piedi di Homer e gli ricorda come si faccia a respirare, gli ricorda come essere tranquilli. I posti si scambiano, come hai detto ed è vero, così vero che Ole ha imparato a vedere il mondo con gli occhi di Homer, a trovare le cose del belle del mondo. 
Quell'incontro fa ritrovare anche un po' Ole che s'accorge, ormai sulla quarantina, che è tremendamente solo, che sta annegando in un mare di solitudine senza precedenti, che lì a Portland c'è una casa che non fa rumore e a volte è terribile. Forse è per questo che anche lui si è lasciato andare in divertimenti, si è lasciato trasportare verso una manciata di notti in cui si potesse sentirsi meno solo: per quanto ci fosse contatto fisico, persone con cui parlare, quei sorrisi erano ancora troppo luccicanti, quei ricci ancora troppo poco ricci. Ole ha cercato Homer per tutta la vita, aspettandolo fermo nel suo posto, desiderando che arrivasse prima o poi. 
E alla fine si è mosso lui: Ole ha mandato al diavolo qualche settimana di quella sua vita solitaria e s'è presto diretto a Londra, il cuore nel taschino della camicia, insicuro di darlo come regalo. Le poche righe conclusive della storia mi fanno capire che c'è ancora tanto da fare, ancora tanta strada da percorrere: che Ole e Homer hanno bisogno di parlare ancora e ancora, dopo questi vent'anni persi a parlarsi su foglietti sparsi. 
Spero che possano avere ancora quella vita, quella che ho sperato avessero per tanto tempo. Me li immagino, persi nella foresta, le mani che stringo quelle del piccolo Timmy, dei sorrisi davvero lucenti questa volta. E non importa che Homer non sia più uno che ancora può diventare, perché lì a Eugene, ho la sensazione, è proprio solo quello che dovrebbe essere. E non importa che la casa di Ole sia tanto persa nel bosco, perché è proprio perché è così persa, che Homer può continuare a girarci intorno. Tanto sa come tornare, il suo punto di riferimento non si muove. 
Io... Insomma mi sono lasciata perdere in chiacchiere qui, lo sai tu e lo so io. Questa storia è stata davvero tanto per me, voglio che tu lo sappia: il tuo modo di scrivere è piacevole, percepisco la passione da ogni angolo. Credo di averla amata tanto anche per la tua capacità così chiara di creare dei dialoghi perfetti: Homer e Ole hanno una complicità che raramente ho visto e mi ha fatto innamorare fino alle punte dei capelli. Ho adorato tutto e se potessi vorrei rileggerla da capo come se fosse la prima volta. Siccome non posso, mi accontenterò di farlo una seconda, una terza, una quarta... Questa storia è diventata un piccolo riferimento anche per me. 
Grazie, 
Sia ❤

Recensore Master
01/08/20, ore 17:18
Cap. 7:

Ciao cata *-*
Io ti vengo dietro in questo avere i lucciconi agli occhi, perché se c’è una cosa che amo, è questo genere di finale. Un finale che poi è in realtà un nuovo inizio, intriso di dolcezza e malinconia. Sì, perché è la malinconia quella che provo in questo momento, sia perché la storia è finita, sia per il modo in cui hai scelto di concludere.

Vent’anni sono tanti. E in vent’anni, Ole e Homer di cambiamenti ne hanno fatti eccome. Si ritrovano, non che si fossero persi, ma la loro corrispondenza diciamo era un po’ particolare. Continuavano a sentirsi, ma comunque si vedeva che Homer era completamente preso dalla sua nuova vita all’estero. Quando si è così lontani è inevitabile non riuscire a far quadrare tutto. Quando avevo concluso lo scorso capitolo, temevo che Homer e Ole si allontanassero del tutto e che poi si rincontrassero tot anni dopo, pieni di rabbia e cose non dette. Effettivamente loro si rincontrano, non c’è rabbia, ma tanto di non detto, da parte di entrambi. Oramai non ci troviamo più davanti e due ragazzini, di cui uno più timido e uno più impulsivo e casinista: sono due uomini fatti e finiti, che fanno anche dei lavori importanti. In fondo essere un Guaritore non è poi così diverso da essere un dottore babbano, la responsabilità è la stessa e il senso di impotenza quando non si riesce a curare qualcuno, idem.
Inoltre, si respira anche un profondo imbarazzo, per Ole l’essere vicino a Homer dopo tutto quel tempo è quasi surreale, e ci credo, perché io mi sentirei allo stesso modo.
Se devo essere sincera temevo che mi buttassi qualcosa di terribilmente angst, fortunatamente non è successo. Ammetto che mi è venuto un mezzo infarto quando Homer ha parlato della sua famiglia, perché mi son detta: “Si vabbe, ora questo è sposato e Ole ci starà malissimo”. Poi però sono comparsi Maddie e il bambino ed ero un attimo confusa, fin quando non ho capito e OH.MIO.DIO
Ti dirò poi che questa cosa è molto da Homer. Come dice anche lui, non era nei suoi piani avere dei figli, ma alle volte la vita ha piani diversi. Le sensazioni di Ole sono tantissime e tutte gestite molto bene, passa dal terrore, al sollievo, alla confusione ad una (giustificata) e lieve incazzatura. E mentre leggevo volevo cercare di capire COME fosse successo tutto ciò soprattutto CON CHI.
Poi io amo i bambini e leggere quindi di Homer in veste di padre amorevole con Timmy, diciamo che mi ha sciolto il cuore e ha messo in luce anche quanto sia cambiato e maturato. Non solo perché è adulto, ma perché quando si diventa genitori si iniziano a guardare le cose in maniera un po’ diversa. E sì, mi piace molto quest’idea che forse Homer ha preso un po’ di Ole e Ole ha preso un po’ di Homer.

Ovviamente Ole pretende delle spiegazioni e quando Homer gli ha spiegato tutto, ammetto che mi è dispiaciuto per lui. A parte ciò che è successo a sua madre, ma rischiava di non conoscere mai suo figlio, figlio che per adesso sembra essere stato affidato totalmente a lui. Homer sta ancora imparando a fare il padre (diciamo che in genere si hanno nove mesi per metabolizzare almeno la cosa, lui invece non ha avuto nemmeno cinque minuti, quindi mi immagino lo shock). E il fatto che anche Ole in un certo senso lo aiuti, rassicurandolo e dicendogli che Timmy si fida già di lui, che lo considera un punto di riferimento… è una cosa adorabile, lo sai sì che io adesso mi immagino loro due a crescere il bambino, no? Nella mia testa è canon.
Homer è diventato responsabile, Ole ha imparato forse ad avere meno paura. Hanno dei progetti entrambi, e credo che questa volta le loro strade andranno nella stessa direzione. A volte capita veramente che degli amori non si possano vivere perché semplicemente non è il momento giusto. Ecco, quello che loro hanno condiviso da ragazzi è stato sicuramente bellissimo, ma con il senno di poi uno si rende conto che forse i tempi non erano ancora maturi. Adesso Ole e Homer- pur essendo sempre loro – sono diversi e credo che sia questo il loro momento giusto. O almeno, questo è quello che mi ha suggerito il finale, molto su quella direzione lì.
Ora non so che dire (dopo 700 e passa parole xD), perché mi sono molto affezionata a questi due personaggi e ti capisco quando dici che non vorranno lasciarti… perché credimi, i personaggi che creiamo non ci lasciano mai. E io sono stata molto felice di aver conosciuto loro, che mi hanno fatto sospirare e sclerare.
Mi mancheranno un sacco.
Alla prossima :*

Nao

Recensore Master
01/08/20, ore 00:43
Cap. 7:

Ed eccoci alla fine di questo viaggio che è forse l'inizio di un altro. Grazie per aver presentato nel gruppo Ole e Homer, sono personaggi splendidi. Adesso capisco il riferimento ai Koala. <3
Ho amato questo capitolo e amo tutto del modo in cui hai strutturato il rapporto tra i due protagonisti, questo loro parlare incessante oltre i mezzi (carta, scontrini, appunti), il tempo e lo spazio geografico che li separa. Questo parlare di tutto e "dimenticare" un figlio e persino la storia di Cecilia è commovente. Penso che recupererò anche l'altra long perché a questo punto loro due mi sono entrati nel cuore.
Sono felicissima di aver scoperto te come autrice (no ti conosco per Penny e Percy) e Mrs Clearwater è Penny nel dopoguerra? Cosa le è successo? Hai scritto qualcosa su di lei?
Complimenti, hai uno stile molto scorrevole e al tempo stesso emozionante. Sono proprio entrata nella storia e sentivo e vivevo le emozioni di Ole e Homer.
Per fortuna il figlio non è di Eloise, anch'io ho una Eloise (Rosier) in una long ed è insopportabilmente chiacchierona, vanesia e stupida. Quando ho visto la tua Eloise ho pensato here we go again... Meno male che Homer l'ha liquidata ed è stata l'unica volta in cui è sbroccato di brutto. AHAHAHAHAHAH
Grazie ancora e complimenti per la storia, è veramente bella e finirà nelle preferite.
Un abbraccio,
Sev

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