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Autore: Trick    16/04/2012    13 recensioni
Quindi, sì: era una notte buia e tempestosa, fin quando Albus Silente non ha acceso gli interruttori sul più mirabolante sipario che abbiate mai immaginato.
Ragazze. Ragazzi. Compagni. Amici. Parenti. Vicini. Il mio gatto.
Benvenuti a Hoguort.

Parodia a caso di una qualsiasi fyccina presa a caso, dedicata a tutte le fan-writer con la capacità di distinguerle da una fan fiction vera.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Note di Trick (sempre quelle che non mi interessa che leggiate o meno).
Doveva essere una cagata di one-shot, ma è stato più forte di me. Ho un solo appunto da fare prima di andare a cercare la mia perduta dignità di fan-writer: se tu che stai leggendo stai pensando: «Ehi, ma anch'io ho scritto una storia con un nuovo fighissimo personaggio che ha fatto un sacco di cose fighe e questa stronza qui non si può permettere di prendermi in giro!», beh... non è un problema mio, fattene una ragione.

A voi altre, invece, quelle dell'altra volta che si sentono prese per il culo dinanzi a certi aborti della scrittura amatoriale, è dedicato pure questo stupido capitolo.

***

Era una notte buia e tempestosa e il mare sferzava forte forte contro le mura di Hoguart, la Scuola di Magia e Stregoneria e Alchimia e Dislessia e Aritmia più famosa del mondo. La luna brillava altissima nel cielo e le nuvole che coprivano la sua pelle nivea lasciavano trasparire e traspirare tutta la sua lattea luce. All'orizzonte lontano lontano, si potevano intravedere i primi barlumi del sole che albeggiava là, sempre lontano lontano, proprio a fianco di un arcobaleno, uno stormo di Ippogrifi, un occhio del ciclone, uno tsunami e un fulmine a ciel sereno.
Forse non era poi così tanto buio; forse non c'era nemmeno la tempesta, probabilmente.
Ce ne frega qualcosa? No, non ce ne frega niente. Potrebbe diventare il titolo di questa storia: cose di cui non ci frega niente.
Ad ogni insano modo, la Somma Autrice mi ha scritto che c'è la luna che brilla alta nel cielo d'estate col sole che albeggia sull'arcobaleno dopo la tempesta che domani è un altro giorno, oh, Rhett, cosa ne sarà di me.
Francamente, miei cari, ce ne infischiamo tutti.
Orsù, ragazze. Ragazzi. Compagni. Amici fetenti. Gente che mi convince a scrivere cazzate.
Bentornati a Hoguort.
Ma che culo.
INSERIRE QUI IL TITOLO
perché fa un sacco figo

Harry, Ron e Hermione si erano rifugiati attorno al caminetto della sala comune di Grifondoro immediatamente dopo cena. Erano stati piuttosto fortunati a trovare libere le poltrone, di solito sempre occupate da altri compagni di Casa. Eh, beh, cavolo, sono i posti davanti al caminetto, e non potete pretendere che la gente non se li contenda.
Posti riservati del fantasticissimo Trio? Di che state parlando?
Ginny era in compagnia delle sue sconosciute e assolutamente indifferenti amiche, dal momento che all'inizio del sesto libro ci viene specificatamente detto che no, Ginny non è il quarto membro acquisito del Trio. Non sappiamo chi frequenti, okay, ma anche Ginny, al momento, si sta facendo i propri affari da qualche parte. A quanto sembra, le sue amicizie sono così deprimenti che manco la Rowling si è sbattuta più di tanto a trovargli un'amica con un nome e una faccia.
La sala comune non era affatto deserta: avete presente quanti cavolo di studenti ci sono, a Hoguort? Ecco. Non è che si possa andare a zonzo dove caspita si vuole, di sera. Ci sono delle regole, a Hoguort. Eh, sì, ve lo giuro, ce ne sono un sacco.
Nella comunissima (ma davvero comunissima) sala comune di Grifondoro, c'era gente che chiacchierava un po' di qua e un po' di là, un po' sulle scale, un po' sulle poltrone, un po' nei Dormitori e un po' dove cavolo gli pareva. Lavanda Brown e Calì Patil cinguettavano fra loro, Seamus e Dean facevano comunella con altra gente di cui, davvero, non frega niente a nessuno, Romilda Vane muoveva la lingua a cerchi in direzione di Harry Potter in un disperato tentativo di mostrargli quanto profonda fosse la sua ugola e poi, boh, niente, che cavolo pensate possa mai capitare?
Eh, insomma, fosse per me, ci si racconterebbero l'un l'altro le noiosissime vicende estive. Ad essere canonicamente pignoli, poi, non sarebbe affatto una cattiva idea che qualcosa ricordasse a qualcuno la quisquilia del ritorno di Lord Voldemort.
E invece, no, la Somma Autrice stupisce e sconcerta.
Ah!
Dicevamo: mentre i nostri inutili personaggi di contorno si stavano facendo i propri interessi, ecco comparire nientepopodimeno che Bellatrix Lestrange.
No.
Mi sono sbagliato di nuovo. Mi chiedo perché la Somma Autrice non abbia messo in ordine gli appunti: giuro, sembra quasi che nemmeno lei abbia la più pallida idea di quale sia la trama della storia. Il che, andiamo, non è possibile. Eh, insomma, non esageriamo: lo sa, dai.
Dunque... no, ho proprio sbagliato appunto. Bellatrix Lestrange è stata scritturata solo per i successivi capitoli, quando tornerà (da dove, poi?) per rivendicare la maternità (perché?) di Nomea Riddle (chi?) e Harry Potter (quello bello, che è stato spedito sulla Terra ed è allergico alla criptonite) e stringerà un'alleanza con Silente (che non muore davvero) per salvare Sirius Black (che resuscita) per vivere tutti felici e contenti, sebbene un poco intontiti da cotanto voluto casino.
Da capo: mentre i nostri inutili, ma proprio inutili, personaggi di contorno si stanno ancora facendo i santissimi propri interessi, ecco comparire nientepopodimeno che la professoressa McGranitt.
Da dove mai è comparsa? Da una botola nel pavimento? Da un passaggio segretissimissimo dietro le fiamme del camino? Da dietro la tenda?
Nonostante non si capisca bene come sia arrivata, Hermione (quella con i dentoni) e i suoi amici (quelli mica tanto belli) sentono la luce della speranza illuminare i loro cuori.
«Professoressa McGranitt!» esclamò Hermione, alzandosi di scatto e correndo in fretta verso la donna. «È successo qualcosa di strano! Ci sono questi tizi che non abbiamo mai visto che--».
«Signorina Granger, le sembra forse il momento di interrompermi?» sibilò con durezza la professoressa McGranitt, incurante, così pare, del fatto che non avesse ancora detto proprio niente. «Lei è la protagonista di questa storia?».
«Quale storia?».
«E stia zitta. Cinque punti in meno a Grifondoro per la sua totale mancanza di rispetto nei confronti della narrazione».
«Ma professoressa, non può...».
«Silenzio!» sbraitò la donna, agitando improvvisamente le braccia in preda alle convulsioni.
La crocchia iniziò a sciogliersi. Oddio, direte voi. Eh, sì, queste sono cose che danno da pensare. Se la crocchia di Minerva McGranitt si scioglie, la luna alta alta di prima ci sta probabilmente per cascare addosso.
«Dov'è Nomea Riddle?» domandò la professoressa con un minacciosissimo ciuffo di capelli davanti agli occhi.
«Qui, naturalmente» risponde una voce leggiadra con un tono un po' scanzonato, un po' gentile e un po' titubante.
Facendo roteare vorticosamente i capelli luccicanti e uccidendo un ragazzino del primo anno senza importanza che le era passato sventuratamente accanto, Nomea Riddle si alzò in piedi nonostante fosse già in piedi, si sedette, si rialzò e decise fosse il momento di sorridere. Così, cose a caso che succedono a caso.
Attorno a lei, si stringevano i quattro baldi e bellissimi giovani che tanto avevano spaventato Harry e i suoi sfigati amici per nulla interessanti.
«È forse successo qualcosa di tragico a qualcuno dell'Ordine?» proruppe con coraggiosissimo impeto Harry Potter, quello figo. «Voldemort ha fatto qualcosa?».
«Oh, no!» esclamò Nomea Riddle, strappandosi il cuore dal petto e stringendolo forte fra le mani affusolatissime. «Se mio padre, che è Voldemort, ha fatto irruzione alla Tana, che ora è la sede dell'Ordine, me la pagherà cara!».
«Sì, anche a me!» proruppe Ginevra con la testa in fiamme. «Li ucciderò tutti, Voldemort in primis, se solo ha scoperto che il Custode Segreto è mio padre, Arthur Weasley!».
«Giusto!» annuì con rabbia Hermy Granger, scrutando con i suoi ardenti occhi dorati un punto misterioso davanti a lei. «Scusa, Nomea. So che Voldemort è tuo padre, ma lo ucciderò, se ha fatto qualcosa a qualcuno dell'Ordine nascosto alla Tana il cui Custude Segreto è il signor Weasley».
Mentre Ronnie Weasley, quello con i muscoli, schioccava minacciosamente la lingua senza motivo e si grattava un orecchio perché aveva prurito ad una spalla, Ron Weasley e la stragrande maggioranza dei Grifondoro dovettero riprendersi dall'abuso sonoro del nome di Colui-Che-Non-Dovrebbe-Essere-Nominato degli ultimi cinque secondi. Eh, sì, gente: Colui-Che-Non-Dovrebbe-Essere-Nominato, pensate un po', non dovrebbe essere nominato.
Ve l'avevo accennato o no, quanto sono estremamente alternative cool i nostri ragazzi?
Minerva McGranitt continuava a fissare con espressione di indecifrabile orgoglio i cinque ragazzi. Forse, non era poi così indecifrabile, ma la Somma Autrice deve fare colpo, quindi useremo soltanto dei paroloni fighissimi.
Indecifrabili.
«Non credete anche voi che la professoressa McGranitt dovrebbe impedire che si divulghino troppe informazioni sull'Ordine?» sussurrò appena Harry, quello deperito.
Per nulla interessata al fatto che Hermy, Ronnie, Gin e l'altro Harry più figo stessero specificando le esatte coordinate geografiche della nuova sede dell'Ordine della Fenice, la professoressa McGranitt disse:
«Albus mi ha chiesto di informarvi che ha intenzione di organizzare una festa in onore tuo, Nomea, perché tutti quanti capiamo quanto hai sofferto e vogliamo che ti senta a casa, qui, a Hoguort».
Harry, quello gracile, ripensò improvvisamente ai suoi genitori, uccisi da Lord Voldemort la notte di Halloween, agli orribili undici anni che aveva trascorso al numero 4 di Privet Drive dai Dursley, al Basilisco e al professor Raptor, al Torneo Tremaghi, alla morte di Cedric Diggory, e Sirius, la cui morte era ancora relegata in un angolino della sua testa, nella speranza che l'indifferenza potesse lenire il dolore della sua scomparsa... e poi c'era Neville, cresciuto sotto la tirannica ala protettiva della nonna perché i genitori erano rinchiusi al San Mungo; Luna Lovegood, la cui madre era tristemente rimasta vittima di un incidente magico diversi anni prima; Dean Thomas, che non aveva mai conosciuto il padre; Susan Bones, i cui zii e cugini erano stati sterminati dai Mangiamorte.
Sinceramente, Harry, basta. Piantala di lagnarti di quanto ingiusta sia stata la tua vita. Abbiamo tutti i nostri problemi, qui.
«Oh, una festa!» gridò sobriamente eccitata Nomea. «Grazie, professoressa, non dovevate!».
«Eh, no, non dovevano proprio» sibilò gelidamente Hermione, incrociando le braccia al petto.
«Sarà una fantastica serata. Ci sarà un ballo in Sala Grande, domani sera».
«Oh, sì, non vediamo l'ora!».
«Che bello».
«Meraviglioso!».
Quando la professoressa McGranitt fu sparita nuovamente dietro la tenda, nella sala comune esplose un cicaleccio agitato. Era piuttosto comprensibile, dal momento che il solo ballo che si fosse mai visto a Hoguort era il Ballo del Ceppo, rarissimo evento dal momento che la scuola lo ospitava solo ogni centocinquanta anni. Sono o non sono fighissime le novità di quest'anno, eh?
Eh? Eh? Eh?
Eh.
«Il mio vestito è rosa, con il collo ampio e le spalline di pizzo, e la gonna scende fino alle caviglie» affermò con solerzia Hermy Granger.
Hermione Granger fu colta da un improvviso raptus furioso: si avvicinò a grandi falcate verso la giovane dai boccoli d'oro e sbatté entrambe le mani sul tavolino di legno al quale era seduta.
«Questo è troppo! Ho già sopportato abbastanza! Voglio sapere per quale motivo...» s'interruppe di colpo e assunse un'espressione terrorizzata. «Oddio, i tuoi occhi si stanno sciogliendo!».
Hermy Granger si accarezzò leggiadramente una gota rosea, asciugò una lacrima ambrata con il polpastrello e studiò lo strano liquido qualche istante.
«Sciogliendo? I miei occhi non si stanno sciogliendo. I miei occhi sono fatti di caramello».
Ron Weasley, quello brutto, emise un verso di profondo disgusto.
«Devo vomitare di nuovo» commentò con una smorfia.

Nel frattempo, nella segretissima nuova sede dell'Ordine della Fenice...

Molly Weasley si affaccendava disperatamente ai fornelli. Non ne capiamo il motivo, dal momento che nessuno dei suoi sette figli avrebbe pranzato alla Tana, ma tant'è che lei è la cuoca e deve cucinare, punto. Tutta presa com'era dai tortellini, le lasagne, il cotechino, le tagliatelle e le piadine (manzo, pudding e patate? Non so di cosa stiate parlando), non si accorse della giovane strega che aveva appena fatto irruzione nella sua cucina.
Come avesse potuto entrare così serenamente nella segretissima, seppur ovvia, nuova sede dell'Ordine della Fenice è un altro clamoroso mistero che la Somma Autrice svelerà a noi tutti, prima o poi.
La ragazza indossava un comunissimo mantello nero, un comunissimo paio di jeans, un comunissimo paio di anfibi di pelle di drago e una comunissima T-shirt verde. Sarebbe potuta sembrare anche piuttosto graziosa, se solo non avesse sfoggiato un'insolita capigliatura grigio topo e un'espressione di puro panico.
«Tonks!» esclamò spaventata Molly, voltandosi armata di mestolo. «Che succede?».
«Lei è qui?» domandò di colpo.
«Chi?».
Tonks si lasciò cadere malamente su una delle sedie attorno al tavolo, rovesciando quella a fianco. Chiuse gli occhi e sprofondò il viso fra le braccia.
«Quell'altra... » mugugnò disperata. «Quell'altra, Molly...».
Senza capire un accidente che fosse uno, Molly si avvicinò premurosamente a lei e le appoggiò una mano sulla spalla. Stava per aprire la bocca, quando dalla sicurissima porta della cucina fece irruzione una seconda giovane. Indossava una canottiera rosa shocking su una T-Shirt rosa shocking, un paio di microscopici pantaloncini di jeans e delle lunghissime calze a righe rosa shocking. Aveva un paio di orecchini rosa shocking, lo smalto rosa shocking, le scarpe rosa shocking, i capelli rosa shocking, il rossetto rosa shocking e se l'aveste pugnalata, avreste scoperto che pure le sue budella erano rosa shocking.
«Molly!» strillò la nuova arrivata, gettandosi sul tavolo in preda alle lacrime come un dugongo arenato sulla spiaggia. «Molly! Rem non mi ama! Non so cosa fare! Io sono entrata nel suo cuore non appena l'ho visto per la prima volta, ma ora lui continua a fuggirmi perché ha paura di amare! Sono così disperata che non so fare altro che piangere!».
La Somma Autrice ha detto che dovreste sentirvi particolarmente empatici con la povera Tonks rosa, in questo momento.
Lo sguardo di Molly si posò prima su Tonks, quella con i capelli grigio topo, e poi sull'altra Tonks, quella rosa. E poi di nuovo su Tonks, quella con i capelli grigi, e poi su quella rosa.
Grigio, rosa, grigio, rosa, grigio, rosa.
«Per tutti i folletti dello Yorkshire...» borbottò fra sé e sé, passandosi una mano fra i capelli rossi e tentando di capire cosa cavolo stesse capitando nella sua cucina. «Che sta succedendo qui?».
Sinceramente, signora Weasley, ce lo stiamo chiedendo un po' tutti.

Firmato sempre con reale e realistico amore,
il Vostro Canon

   
 
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