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Autore: Lollo    16/11/2006    20 recensioni
Hermione è ormai cresciuta, e studia per diventare Medimago. La sua vita è cambiata, e anche ciò che tutti pensavano non sarebbe mai cambiato ora lo è: dove sono finiti Harry e Ron? Cosa è successo tra di loro? Sembrerebbe tutto finito.
Ma, in fondo, non si sa mai cosa si può incontrare girando l'angolo.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Girando l’angolo

 

 

 

«Oddio, è assurdissimo!».

«Eh...».

«No ma seriamente!».

«Lo so...».

«Cioè, aspetta -- spiega da capo!».

«Ancora?» Hermione roteò gli occhi esasperata. Susie spalancò gli occhi azzurri guardandola con un’espressione imbronciata, il labbro inferiore sporto ostentatamente all’infuori.

«Oh, ti prego,» bisbigliò Hermione, sistemandosi meglio sulla sedia della pizzeria, «Te l’ho ripetuto un miliardo di volte!».

Era da circa un’ora che stavano sedute nel locale; era stata una giornata tranquilla e normale, fino a quando dalla bocca di Hermione non era scivolata fuori quella maledetta frase, contenente le parole “ieri”, “miglior amico” e qualcosa come “completamente sconvolta”.

Effettivamente, sarebbe stata una giornata tranquilla e normale fino a quel momento, se non fosse per quello che era accaduto il giorno prima; il ricordo si conservava nella sua mente come sfocato, così lontano da quella sua nuova vita. I nomi “Harry” e “Ginny”, in quel contesto – lei, in pizzeria appena uscita dalle lezioni, con Susie – sembravano così assurdi e fuori luogo che non riusciva proprio a concepire di averli incontrati solo il giorno prima.

Ad ogni modo, Susie non aveva nessuna intenzione di demordere.

«Ma scusa,».

«Sì».

«Non ho capito una cosa...».

«Strano!» replicò Hermione, pulendosi le labbra con il tovagliolo.

«Oh, sta’ zitta – dicevo, non ho capito una cosa... uno: questo tuo amico di cui mi hai detto, si chiama Harry Potter».

«Oh, oddio, ma davvero? Sono assolutamente sconvolta! Tu – mi hai fatto vedere la luce!».

Ci fu un attimo di silenzio, in cui Susie sbattè le palpebre con aria vacua.

«Aspetta un attimo, aspetta – mi stai prendendo in giro?» disse alla fine, minacciandola con la forchetta. Non le lasciò tempo di replicare, perché ricominciò subito: «Intendo: questo tuo amico è Harry Potter, quell’Harry Potter? Tu-sai-chi, morti ammazzati, cicatrici eccetera?».

Hermione annuì meccanicamente.

«Oh!» fece Susie, colpita. Hermione diede un morso ad una fetta di pizza.

«Non mi avevi detto di essere amica di Harry Potter! Cioè, essere stata. Credo. Nel senso, credo che tu lo sia stata ma in effetti non ne ho idea, tu... pensi ancora di poter essere considerata la sua migliore amica o cosa..?».

«Non lo so! Non ci capisco una beata mazza, e parlarne con te non mi aiuta perché mi fai ancora più casino in testa con queste domande!». Sospirò un attimo, massaggiandosi le tempie. «Okay, scusa, scusa. Sono un po’ confusa, ed essere confusa mi fa sentire come se non avessi nulla sotto controllo, e non aver nulla sotto controllo mi rende irritabile» disse immediatamente, passandosi una mano sul viso.

«Non te l’ho detto perché... innanzitutto, come ben sai, quando me ne sono andata per la mia strada e ci siamo incontrate... volevo dimenticare tutto quello che c’era stato prima. E poi, Harry non l’ho mai considerato come Harry Potter, comunque – è solo Harry».

Susie annuì, bevendo la sua bibita dalla cannuccia senza staccarle gli occhi di dosso.

«E qual era l’altra cosa che non avevi capito?» domandò Hermione con un sospiro.

Susie la squadrò un attimo; mise le mani sotto il mento, e le lanciò un’occhiata penetrante.

«Mi chiedevo,» disse lentamente, soppesando le parole. «Il tipo con cui stavi insieme prima...».

Hermione si mosse a disagio sulla sedia, ma annuì incitandola a continuare.

«E’ ancora loro amico, no?».

«Sì... cioè... non ne abbiamo parlato... direttamente.» chiarì, «Ma Ginny è sua sorella, e dal poco che abbiamo detto, mi sembrava che fossero in contatto».

«Mh, ho capito,» sussurrò abbassando lo sguardo.

Hermione ricominciò a mangiare la sua pizza, con gli occhi piantati nel piatto, ma riusciva a vederla con la coda dell’occhio  mentre Susie la fissava di soppiatto ogni tanto.

«Che hai?» chiese alla fine, perplessa.

«Eh?».

«Mi fissi!».

«No, niente... pensavo a te».

«Interessante».

«E alla tua situazione sentimentale...».

«Susie...».

«E questo ragazzo qua...».

«Smettila» la avvertì Hermione, scoccandole un’occhiata di fuoco. L’altra si strinse nella spalle, rassegnandosi.

 

*

 

Hermione si gettò sul divano, esausta. Intorno a lei erano sparsi scatoloni su scatoloni, la maggior parte dei quali completamente vuoti; si era data da fare per sistemare tutto con la magia, mentre puliva la casa, ed ora era decisamente esausta.

Chiuse gli occhi, sospirando e mettendosi le braccia dietro la nuca a mo’ di cuscino.

In quel momento di relax, non potè fare a meno di ripensare a quello che le aveva detto Susie. Riguardo a lei. E quel ragazzo qua. Era vero... anche se aveva cercato di nasconderlo a se stessa, aveva subito pensato a loro due appena era arrivata a casa, la sera precedente.

Scosse la testa, infastidita. Non aveva imparato proprio niente? Doveva stare rimbecillendosi. Odiava quella sensazione... come se le cose le stessero capitando tra capo e collo senza che lei se ne accorgesse, e non riuscisse a tenerle sotto controllo. Cosa che non era vera, alla fine. Andava tutto perfettamente: l’unico particolare che le risultava assurdo era che Harry e Ginny erano spuntati dal nulla. Assieme e quello che voleva dimenticare.

Sbuffò e si rialzò, ma non fece neanche in tempo a muovere un passo che il campanello suonò; incuriosita si avviò nell’ingresso ed aprì, ritrovandosi Harry davanti.

«Ehilà» la salutò con un mezzo sorriso.

«Oh!» fece Hermione, decisamente sorpresa «Ciao!».

«Hai dimenticato questo, ieri» Harry tirò fuori dalla tasca un orecchino pendente, porgendoglielo; Hermione istintivamente si portò una mano all’orecchio, e constatò che effettivamente all’orecchio destro non aveva nulla.

Aveva sempre avuto la strana mania di togliersi gli orecchini pendenti mentre era nervosa, per giocarci e passarseli tra le dita: decisamente la sera prima lo era stata.

Hermione ripescò l’orecchino e se lo riallacciò al lobo.

«Hai bisogno di una mano?» chiese Harry, accennando con un gesto alle scatole dietro di lei.

«Ah... ho quasi finito» ribatté. Lui annuì abbassando lo sguardo e fece per voltarsi verso l’androne delle scale del pianerottolo, quando Hermione lo richiamò.

«Ma un po’ di aiuto non fa mai male!».

Harry si voltò sorridendo.

 

*

 

«Hai troppi libri».

«No, non è vero».

«Sì, è così. Sempre stato così».

«Bè, sappi che questa non è che una minima parte dei libri che ho. Ci sono ancora degli scatoloni in cucina».

«Hai decisamente troppi libri».

Harry crollò sul letto della sua stanza, completamente a soqquadro. Hermione sorrise con aria divertita.

«Ti stai pentendo di avermi chiesto di aiutarmi, eh?».

«Chi? Io?» disse, con un sorriso fintamente angelico.

«So che è così».

«Sei una so-tutto-io, è normale».

«Dimmi qualcosa che no so,» rispose, sedendosi accanto a lui.

Era felice in quel momento; si era dimenticata quanto le mancasse Harry, i suoi modi di fare. In quel momento si chiese come aveva fatto a fare a meno di un amico come lui in tutti quegli anni; dopo questo pensiero nella sua mente se ne infilò subito un altro, quasi prepotentemente. Hermione scosse la testa, per scacciarlo. Harry la fissò incuriosito: «Che c’è?». Lei rispose con un gesto vago della mano, non volendo parlare, perché aveva paura di quello che ne sarebbe potuto uscire. Ma mentre si alzava dal letto per rimettersi al lavoro, la domanda le scivolò via tra le labbra senza che lei neanche se ne accorgesse.

«Dov’è Ron adesso?».

L’aveva appena pronunciato, e già voleva mordersi la lingua e morire. La risposta di Harry non arrivò, quindi si girò incuriosita; ma quando lui vide che lo stava guardando, si affrettò a cancellare l’espressione stupida del suo volto e a ribattere.

«Bè... in realtà, mi chiedevo quando l’avresti chiesto, e se l’avresti fatto...» si grattò la punta del naso. «Abita anche lui qui vicino, comunque. Ci vediamo, spesso – molto spesso».

«Ho capito,» rispose con un filo di voce, voltandosi di nuovo. Questo fatto la colpì più forte del lecito – il fatto che abitasse lì vicino e si vedessero spesso – senza un motivo serio. Nel frattempo altre mille domande si stavano facendo strada nella sua mente – ma questa volta si guardò bene dal pronunciarle.

Ma Harry la conosceva anche troppo bene, e continuava a lanciarle occhiate furtive, così si sentì in un qualche modo costretta ad andare avanti, almeno in parte.

«E’... diventato un Auror?».

Harry annuì «Lavoriamo insieme» disse, e sorrise come al ricordo di qualcosa.

La guardò ancora per un attimo; poi controllò l’ora.

«Meglio che vada, è tardi... domani torno a darti una mano, okay?».

«Non ti preoccupare, in un’oretta avrò già finito» rispose sorridendogli grata.

Lui ricambiò, prima di salutarla.

Ha qualcuno?

Era l’ultima occasione per chiederglielo. O lo faceva adesso, o non ce l’avrebbe fatta più, lo sapeva.

Ron... ha qualcuno?

Qualcuno che lo ama... che sta con lui anche con tutti i suoi difetti idioti, che gli scaldi il cuore, che lo aspetti la sera a casa... qualcuno!

Stava diventando troppo sentimentale.

Salutò Harry con una mano dal balcone mentre lui percorreva il cortile interno del condominio fino al portone.

 

 

 

 

Ritardo schifosamente imperdonabile, lo so! La scuola mi riempe di cose da fare, e quando ho un momento di pausa sono sempre troppo stremata per mettermi sotto a scrivere... perdonatemi! Ci metto tanto, ma scriverò, giuro!

A chi se lo sta chiedendo dopo quattro capitoli, Ron arriverà tra poco ^_-!

Un grazie enorme a tutti quelli che hanno commentato!

 

 

  
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