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Autore: Mia_hp    24/04/2012    6 recensioni
Pansy, ex Serperverde ed ex fidanzata storica di Draco Malfoy, viene assunta da George per lavorare ai Tiri Vispi Weasley.
Fra scherzi, momenti di tristezza, continui inviti a cena e una febbre galeotta, riuscirà Pansy a non farsi conquistare dal nostro adorato gemello?
-Cosa vuoi sapere?-
-Beh, prima di tutto il tuo nome-
-Pansy Parkinson-
-Pansy Parkinson…- si grattò il mento con la bacchetta.-Pansy Parkinson…-
-Si, l’ho appena detto-
-Il tuo nome non mi è nuovo- le disse squadrandola. –E neanche il tuo viso. Io non dimentico mai un faccino così carino-.
-Mi avrai visto al Paiolo Magico, è stato il mio penultimo lavoro. Sicuramente non al Ghirigoro: l’ultima volta che sei entrato in una libreria avevi diciassette anni, il viso pieno di brufoli e gli ormoni a mille-.
-Ci conosciamo soltanto da cinque minuti e già mi conosci così bene? Mi piaci-.
-Tu per niente-
Lui sorrise, -E fra parentesi, li ho ancora-
-Che cosa? I brufoli?-
-No, gli ormoni a mille-
Lei biascicò qualcosa che assomigliava tanto a un “che schifo”.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Sopravvivendo a Weasley!

[o a Pansy, dipende dai punti di vista]

 

 

Essere in ritardo il primo giorno di lavoro era un classico. E Pansy era in un ritardo fottuto a causa della tristezza che la assaliva nei momenti sbagliati e dei vestiti che non sapeva scegliere.
La sua relazione con Draco era finita da un anno o poco più e lui si era consolato abbastanza presto con Astoria Greengras: girava voce che i due si sarebbero sposati entro la fine dell’anno.
Durante il tempo passato al suo fianco, aveva davvero creduto che lui fosse quello giusto, che ne fosse valsa la pena sopportare tutto per un futuro con lui. Ma alla fine ogni cosa era finita, si era sfilacciato come un maglione ormai vecchio e passato di moda i cui fili pendevano in disordine, non riuscendo a rimanere intrecciati.
Qualche volta –come quella mattina- si sentiva incompleta, sbagliata e aveva nostalgia di qualcuno che si prendesse cura di lei e che la riempisse di attenzioni, ma questo qualcuno proprio non voleva saperne di arrivare. 
O forse, era lei a non vederlo.


-Era ora, Pansy!- esclamò George una volta che la ragazza fu entrata nel negozio sbattendo la porta. –Sei in rit..-
-Lo so!- esclamò lei, togliendosi il giubbotto. –Non succederà più!-
-Lo spero o prenderò provvedimenti- commentò George. –Tieni- disse tirandole qualcosa di indefinito, che assomigliava tanto al brutto gatto della Granger.
Pansy prese al volo “la cosa”, disgustata. –Cos’è?-
-La tua divisa. Sbrigati a indossarla: fra dieci minuti apriamo-
-Questa tu la chiami divisa? Starai scherzando, spero! E’ orribile e per di più è arancione!-
-Che cos’hai contro l’arancione?-
-E’ l’unico colore che non mi dona, affatto-
George alzò gli occhi al cielo –Devi lavorare, mica fare una sfilata!-
Pansy lo ignorò, continuando a parlare –Posso cambiarle colore? Mi piacerebbe farla diventare nera…il nero è un colore bellissimo! Dona a tutti gli incarnati… soprattutto al mio-.
-No che non puoi! L’ha fatta mia madre, ci tengo-
-Fa schifo, così come il maglione che indossi-
-Anche questa è opera di mia mamma-
-Dovrebbe cambiare hobby, la signora-
-Vai a indossarla- disse George, deciso.
-Perché non la metti anche tu?-
-Scherzi? Prima di tutto io qui dentro sono il capo; secondo, quella divisa fa davvero schifo-
Pansy sospirò rassegnata: aveva perso. E dire che, quella mattina, per decidere cosa indossare ci aveva impiegato un’eternità.
La giornata che trascorse fu piatta e banale. I clienti oramai sapevano come muoversi all’interno del negozio e lei non doveva far altro che riempire gli scaffali ogni volta che un qualcosa terminava.
Il negozio di Weasley, anche se le doleva ammetterlo, era davvero fantastico. Se non si fosse chiamata Pansy Parkinson –ah, l’importanza di un cognome- avrebbe comprato subito una di quelle Puffole Pigmee che squittivano nella grande gabbia in un angolo. La sua preferita era senza dubbio la più piccola dell’allevamento, una palla viola e pelosa che pur essendo minuscola riusciva a emettere strilli acutissimi –proprio quello che serviva a casa sua, lì il silenzio regnava sovrano.
Stava dando una pulita al negozio a colpi di bacchetta, prima della chiusura –finalmente si era potuta togliere quella cosa che Weasley si ostinava a chiamare divisa- quando George, che durante la giornata non aveva fatto altro che lanciarle occhiate, la invitò a cenare con lui.
–Per farmi perdonare- aggiunse.
Si era “dimenticato” di dirle che il negozio faceva orario continuato e di conseguenza lei non aveva potuto pranzare.
-No, grazie- rispose Pansy, fintamente educata.
-Mi cambio il maglione, giuro- promise George.
-Rinnova il guardaroba prima, poi ne riparleremo-
-Non mi arrendo così facilmente; ti inviterò ogni sera-
-Riceverai sempre un rifiuto-. Pansy appellò la borsa e il giubbotto. –Ho finito, adesso se non ti dispiace, me ne torno a casa mia. Non ti sopporto più- disse.
-A domani! E mi raccomando, questa volta puntuale-.

 

Se appena ventiquattro ore prima credeva che il lavoro da Weasley fosse “facile” e le giornate fossero “piatte” e “banali”, adesso aveva senz’altro cambiato idea.
Il secondo giorno fu terribile. Un schifo nel vero senso della parola.
Pansy non riusciva a credere ai suoi occhi: non avrebbe mai pensato che nel locale potesse entrare tanta gente, le pareti sembravano quasi esplodere.
Quel giorno George –naturalmente lei non era a conoscenza di niente- doveva presentare una serie di nuovi prodotti.; ogni volta che una cavia assaggiava un’innocente caramella gommosa rossa, la febbre si alzava, il viso si riempiva di puntini rossi e un gran conato di vomito investiva il malcapitato.
Il suo compito? Correre da una parte all’altra del negozio a distribuire secchi, fazzoletti e un’altra caramella, questa volta celeste, che faceva passare tutto. Più volte schizzi di vomito le avevano sporcato la divisa arancione, e tra le mille maledizioni sussurrate contro quei deficienti, ringraziò mentalmente Weasley che l’aveva costretta a cambiarsi: se a sporcarsi fossero stati i suoi abiti…beh, non avrebbe risposto delle sue azioni.
A fine giornata il suo desiderio più grande era tornare a casa e immergersi nella vasca piena d’acqua bollente, ma, ovviamente, Weasley non era della sua stessa idea.
-Ti va di cenare insieme?- domandò  George, sorridendole.
-Scommetto che conosci già la risposta, Weasley-

-Sì?-
-No!-
-Prima o poi mi dirai acceterai-
-Non trattenere il respiro nel frattempo-.

 
Il terzo giorno trascorso in quel negozio infernale fu peggiore. Da tutti i punti di vista.
George faceva di tutto per non facilitarle il lavoro; sembrava quasi che sfidasse il suo autocontrollo, già molto precario. Sempre sorridendo –quel ragazzo la metteva a disagio, possibile che sorridesse sempre? Cosa c’era poi di tanto divertente!- George le annunciò che aveva una sorpresa per lei.
-Non voglio regali, Wea...Signor Weasley- si corresse; una strana smorfia comparve sul suo viso.
-Prima di tutto non è un regalo, voglio soltanto farti conoscere una persona. Secondo, ma lo sai che sei molto più carina senza quell’aria altezzosa?-
-E tu saresti molto più carino se soltanto ti tagliassi i capelli…come in quella foto!- esclamò, acida, lanciando un’occhiata dietro al bancone.
Pansy indicò l’unica fotografia presente in tutto il negozio: in una semplice cornice d’argento, un ragazzo identico a George –perfino le lentiggini erano negli stessi punti- ammiccava e salutava con la mano destra la ragazza.
-Lui è Fred…-

“I Weasley hanno perso un figlio…uno dei gemelli”
La voce di Theodore Nott le rimbombò nella mente            : era stato lui a farglielo sapere insieme agli altri nomi qualche anno fa.
Come aveva fatto a non ricordarlo prima?
-Scusa…-biascicò Pansy, in difficoltà –Non…mi spiace-
Le dispiaceva davvero. Era riuscita a togliergli dalla faccia quel sorriso soddisfatto e strafottente, ma non provava nessun sadico piacere come a Hogwarts; soltanto un’improvvisa tristezza.
-Anche io ho perso delle persone a me care…- non  sapeva cos’altro aggiungere, aveva perso le parole e non le venne in mente niente di più intelligente da dire.
George ignorò quelle parole e, in tutta risposta, alzò alcune ciocche di capelli che gli ricadevano lisci sul lato destro.
-Ti manca un or…-
-E per questo che porto i capelli così lunghi- le spiegò, interrompendola.
-Scusami, io non volevo… davvero-
Merlino, era la seconda volta che si scusava con George. Che cosa le stava succedendo?
-Di nuovo ‘scusa’, Pansy? Non è da te-
Ecco, perfino Weasley l’aveva notato.
-Può sembrare strano, ma ho un cuore anche io-
-Davvero?-. George le si avvicinò. –Non l’avrei mai detto-
La ragazza abbassò lo sguardo, in difficoltà.
–Posso presentarti il mio amico, allora?-
Pansy sbuffò, e sentendosi colpevole si arrese. –Mmm…Va bene-
-E’ qui, al bar di fronte. Sai, è finlandese. Hai detto di parlarlo, no? Sarà un piacere sentirvi chiacchierare insieme-. E in un attimo George fu fuori dl negozio.
Era fregata! Lei del finlandese sapeva dire soltanto “buongiorno” e non era neanche sicura di come si pronunciasse, l’aveva sentita molto tempo fa da un suo lontano parente.
Un uomo basso e ingobbito, dai capelli radi e con un pesante giubbotto verde bottiglia entrò preceduto da George; l’individuo si cacciò una vecchia pipa incrostata in tasca e salutò Pansy con un gesto della mano.
-Pansy, lui è Dugus Pitka-
La ragazza mormorò qualcosa di incomprensibile, mentre lo straniero le porgeva la mano destra.
Pansy la strinse e sorrise tesa.
Dannati sensi di colpa! Stava facendo tutto questo per Weasley: le era dispiaciuto davvero tirare fuori la storia di Fred.
Senza farsi notare strofinò la mano sulla divisa. La mano dello straniero era sudaticcia: che schifo!
George la guardò e ridacchio leggermente.
-Se on ilo tutustua,neiti, Pansy- disse l’uomo.
-Hyvää huomenta - pronunciò cautamente lei.
Dugus continuò a parlare ponendole qualche domanda –o almeno le parve così-, alle quali non rispose. Le sue guance cominciarono ad arrossarsi per l’imbarazzo e non aveva il coraggio di incrociare lo sguardo di Weasley.
-Ok, ok. Mundugus, credo che possiamo finirla qui- disse George mentre scoppiava in una fragorosa risata, trattenuta a stento fino a quel momento. –Questi sono tuoi- prese una manciata di galeoni dalla tasca e glieli ficcò in mano.
Pansy guardò il ragazzo, confusa. –Che diavolo sta succedendo?-
George salutò Mundugus, prima di risponderle. -Lo sapevo!- esclamò.
-Spiegati- disse, glaciale.
-Tu il finlandese non lo conosci- dichiarò, il sorriso di nuovo sul viso.
-Tu…tu mi hai preso in giro?-
-Era soltanto uno scherzo innocente per…-
-Per ridere alle mie spalle!- completò lei.
-No, l’ho fatto solo per smascherare una Serpe imbrogliona-
-Merlino, sei così irritante!- esclamò Pansy, cominciando a riordinare il negozio- E insopportabile. E fastidioso-
-Siamo uguali-
-Uguali? Io e te?-
-Certo! Anche tu, come me, sei irritante, insopportabile e fastidiosa, ma nel frattempo siamo anche affascinanti, furbi, intelligenti…-.
-Mi stai facendo dei complimenti, Weasley?-
-Così sembra-
-Ok, sputa il rospo. Cosa ti serve?-
 -Serve?- ripeté George, senza capire –Niente, perché?-
Lei alzò le spalle. –Non vuoi un favore? O qualunque altra cosa?-
-Potrà sembrarti strano, ma ci sono persone che non sono fredde calcolatrici come te. Ed è molto triste che tu non possa ricevere dei complimenti, senza pensare che ci sia un secondo fine, sai?-
-Sarà- borbottò, lasciando cadere il discorso per servire un cliente appena entrato, ma continuando a pensare alle sue parole.

 - Weasley!- la voce di Pansy più alta e acuta del solito tuonò nel negozio, ormai in chiusura. –Dov’è finita Candy?-
George, confuso, alzò lo sguardo da alcuni documenti. –Candy? E chi sarebbe?-
Pansy mise le mani sui fianchi, leggermente imbarazzata. -La Puffola Pigmea viola. Se l’hai venduta, io…- lasciò la frase in sospeso non sapendo bene cosa dire.
- Che razza di nome è Candy? Nella vostra famiglia avete una dote speciale nel dare nome orrendi alle cose. Hai per caso un gufo che si chiama Rupert? O magari…-
Pansy lo interruppe minacciosa –Finiscila, Weasley-
 -E’ qui, comunque. Devo regalarla a una persona troppo orgogliosa che non avrebbe mai avuto il coraggio di comprarla.- le disse, indicando un piccolo pacchetto.
-Come mai hai amici così idioti, Weasley? Sono l’unica che conosci con del cervello?- chiese, acida
-Non direi, altrimenti avresti già capito che la persona a cui voglio regalare la Puffola Pigmea sei tu: una ragazza troppo orgogliosa che non ammetterebbe mai che il mio negozio le piace. Spero soltanto che quando ti renderai conto che ti piaccio anche io, prenderai coraggio e me lo dirai prima della pensione-
-Tu piacermi? Non sei assolutamente il mio tipo-
-Perché? Preferisci i ragazzi biondi, spocchiosi e figli di papà?-
Pansy chiuse gli occhi per un istante e prese un profondo respiro. –Stai parlando di…di Draco?-
Lui annuì. –Pansy Parkinson, ex fidanzata di Malfoy, ex Serpeverde, eccetera, eccetera. Mi ci è voluto del tempo, ma alla fine ti ho riconosciuta. In fin dei conti, non ci siamo mai calcolati troppo ad Hogwarts-
-Avrei voluto continuare a farlo…-
-Ma il destino ci ha fatto incontrare-
-Destino? Io la chiamerei sfiga.
 -E adesso tu lavori per me e sei costretta a vedermi ogni giorno- continuò George, come se lei non avesse parlato.
-Anche tu sei costretto a vedermi ogni giorno-
-Sì, ma a me piace vederti ogni giorno! Certo, non me lo sarei mai immaginato, ma è così-  
Pansy gli scoccò un’occhiata, incredula –Weasley, ma di cosa stai parlando? Noi non ci sopportiamo, è un dato di fatto-
-Beh, hai fatto tutto da sola, io non ho mai detto niente. Sulla base di cosa pensi questo? Soltanto perché eravamo in due Case nemiche a scuola? Andiamo, Pansy, ti credevo più intelligente!-
-Io sono intelligente!- esclamò, cercando di fermare quel fiume di parole che la confondevano e basta. Come se già non lo fosse da sola.
Ci siamo mai frequentati? Abbiamo mai chiacchierato per più di mezzora, senza che tu te ne uscissi con qualche battutina velenosa? No e ancora no. In conclusione…-
-Ah, perché queste cavolate hanno anche una conclusione?-
George inarcò un sopracciglio, come a dire “vedi che avevo ragione?”.
-Oh, cielo, ascolta Weasley…-
-George- la corresse lui.
-Ok, sei proprio fuori di testa- fece lei. –Io qui ho finito, me ne torno a casa, prima che diventi scema come te-
-Ehi, stai dimenticando Cansy-
-Candy, Weasley, Candy!- esclamò, prendendo la Puffola fra le mani. Sapeva che se ne sarebbe pentita e che quell’attimo di debolezza lui glielo avrebbe rinfacciato per molto tempo, soprattutto dopo quel discorso, ma sentiva di doverlo dire. –Comunque… ehm, grazie, George-.
George non fece in tempo a risponderle, che lei si era già smaterializzata.

 

 

 

 

 

Ragazze :D ecco qua il secondo e penultimo capitolo, spero che vi possa piacere e di non aver rovinato nessuno dei due personaggi: sto cercando di fare il massimo per non farlo e sto anche modificando qualche pezzo qua e là della vecchia storia.  
Quelle due frasette in corsivo le ho tradotte in "finlandese" con il traduttore di Google, perciò non so quanto possano essere esatte xD
Un GRAZIE enorme alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, mi fa tantissimo piacere sapere cosa ne pensiate :) Ringrazio ovviamente anche chi l’ha inserita nelle preferite, seguite o ricordate.
Ditemi il vostro parere xD
Greta.

  
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