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Autore: Bethan Flynn    25/04/2012    2 recensioni
Non era possibile. Non poteva essere lui.
Non adesso che finalmente, dopo dieci anni, era riuscita se non a scrollarsi di dosso il peso di quella colpa che l’aveva sempre schiacciata, perlomeno a conviverci.
Howard Link. Il cognome c’era, i due nei pure, gli occhi grigi anche.
Non li aveva mai dimenticati, e non li avrebbe dimenticati mai.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Link, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Corre. Corre sempre più forte, ma non ce la fa comunque a sfuggire a quello.
“Quello”, non sa cosa sia, è solo un essere gigantesco, dalle proporzioni grottesche, con un’enorme mascherone dove intuisce dovrebbe esserci la faccia. Lontano, le fiamme e il silenzio avvolgono il villaggio dove “quello” ha ucciso tutti quanti, tutti tranne lei.
E continua ad inseguirla.
Perché vuole proprio lei? Che cos’ha fatto?
Inciampa, finisce con la faccia a terra, sente la voce gracchiante e orribile di quel mostro.
-E adeeeesso ti uccido!- chiude gli occhi, terrorizzata, troppo anche per piangere.
Ha perso sua mamma, suo papà, i suoi fratelli.
“Quello” li ha uccisi di fronte a lei.
“E’ te che vogliamo” le ha detto “è colpa tua se sono morti tutti”.
-Sigillo di sangue. Distruzione- una voce profonda fa capolino dagli alberi, e il mostro caccia un urlo bestiale, terrificante.
Si sente afferrare per le braccia e prendere in braccio delicatamente, ma continua a tenere gli occhi serrati, il cuore che va a mille, come un animale in trappola che sa di non poter fare più niente per scappare.
Avverte il vento sulla faccia, e sente che stanno correndo. Poi, dietro, un’esplosione fa tremare la terra.
Improvvisamente scende il silenzio, il passo di chi l’ha salvata rallenta. Avverte il suo cuore battere velocemente per la fatica della corsa.
-Puoi aprire gli occhi, sei al sicuro adesso. Non ti farò del male- la voce era gentile, e lei le credette.
Aprì piano le palpebre e fissò le iridi scure di un uomo abbastanza giovane, che la fece salire di fronte a lui su un cavallo e la avvolse in una coperta.
-Ti porterò a casa mia. Gli akuma non ci troveranno, lì, stai tranquilla- le parla con un tono rassicurante, ma continua a guardarsi intorno a scatti, segno che è nervoso.
Lei se ne accorge e riprende a tremare, mentre il cavallo parte al galoppo.
Le braccia dell’uomo la stringono cercando di scaldarla, ma i brividi che la scuotono non sono di freddo.
Prova a distrarla.
-Io sono James. Tu come ti chiami?- lei apre la bocca un paio di volte per rispondere, ma entrambe la richiude.
Si sforza, cerca nella sua mente, si picchia in testa con la mano, poi inizia a piangere piano.
-Io… io non mi ricordo- sussurra, singhiozzando.
L’uomo l’abbraccia e la protegge dal vento –va tutto bene, non sforzarti. Fra poco arriveremo e ti potrai riposare. Quando avrai voglia, potrai anche giocare con mio fratello. Avete la stessa età, sai?- inizia a raccontare, a parlarle di com’è la casa e dei giochi che ci sono e lei, piano piano, si addormenta.

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-Rie! Rie, svegliati, presto!- la ragazza sobbalzo, ritrovandosi ad un palmo dagli occhi agitati di Linalee.
-Che succede?- mugugnò, ancora mezza intontita dal sonno e dalla sbronza della sera prima.
-Devi andare in missione, è urgente. Sembra che Hebraska abbia rilevato una risonanza fra l’innocence dispersa e la tua, anche se non so bene cosa significhi- disse, aspettando impazientemente che si vestisse e che capisse che cosa stava cercando di dirle.
Se un altro cubo di innocence era entrato in risonanza con i suoi, voleva dire che…
“Non è possibile” pensò “non può andare tutto così storto”.
-Dimmi che non è un nuovo impianto, Linalee, dimmi che Heb non ha detto questo- mormorò, una morsa le attanagliava lo stomaco. La cinese sviò gli occhi dai suoi.
-Ha detto che potrebbe esserlo, ma che non ci sono certezze, e non ci saranno finchè non l’avrai recuperata- disse, camminandole in fretta davanti, gettandole ogni tanto sguardi incuriositi. Rie la seguì in silenzio, il cuore che batteva a mille. No, non le avrebbe detto degli impianti.
Primo, perché era troppo intontita, secondo, perché era un’eventualità troppo spaventosa anche solo perché lei stessa la prendesse in considerazione e avesse voglia di parlarne.
-Ah, non andrai da sola- continuò la cinese, vedendo che la bionda non raccoglieva i suoi sguardi curiosi –con te verranno Allen e Link - Rie imprecò mentalmente.
Se da un lato era sollevata –Allen era uno degli esorcisti del Quartier Generale con cui aveva legato di più in quel poco tempo- dall’altro sentiva che la presenza di Howard non avrebbe portato niente di buono. Non sapeva ancora se lui l’avesse effettivamente riconosciuta, del resto erano dieci anni che non si vedevano, e la speranza che lo shock e il tempo avessero cancellato i ricordi era l’unica cosa che le impediva di darsela a gambe in quel preciso istante, mandando al diavolo Ordine e famiglia Link.
Si sentì immediatamente in colpa a quel pensiero.
Forse Cross aveva fatto davvero degli errori con lei, si disse, a partire dal renderla cinica e strafottente verso il resto del mondo.
Trovarono i due ad attenderle all’uscita della Home, assieme a Komui.
-Eccovi, Generale Tsubaki. Immagino che Linalee vi abbia già spiegato…- disse. La ragazza annuì seccamente –lascia perdere il voi. Quanto è probabile che sia un nuovo impianto, Komui?- chiese col cuore in gola, sentendosi addosso gli sguardi stupiti di Link e di Allen. Il supervisore sospirò –molto, a dire il vero. Hebraska ha lasciato pochi dubbi- la guardò negli occhi, lei distolse lo sguardo, sentendosi terrorizzata.
-Rie, dovresti aver imparato a…- esordì l’uomo, ma l’occhiata che lei gli lanciò gli fece morire le parole in gola. Ci mancava solo che rivangasse il fatto che non riuscisse a controllare immediatamente la nuova innocence con Howard lì davanti, pensò stizzita. Il cambiamento di carattere nel ragazzo le era parso evidente: se avesse scoperto una cosa simile, non ci sarebbe stato da stupirsi se lo fosse andato a rivelare a Lvellie seduta stante.
E allora si che sarebbero stati guai, pensò.
-Ho capito, Komui, non devi preoccuparti. Andrà tutto bene- disse atona, assumendo il suo solito contegno schivo.

Salutarono Komui e Linalee e si avviarono verso la carrozza. Sarebbe stato un viaggio lungo, l’innocence era stata localizzata in un punto impervio nel mezzo delle Highlands.
Rie sospirò: se Heb era così sicura che il cubo fosse entrato in risonanza con quelli già all’interno del suo corpo, avrebbe fatto meglio a prepararsi.
-Rie?- la voce di Allen la riscosse.
-Dimmi-
-Che cos’è l’impianto? Cosa intendeva Komui?- le parole di Allen furono bruscamente interrotte dal fracasso provocato da Link. All’ispettore era caduta di mano una gigantesca pila di libri, che ora si stava affrettando a raccogliere imprecando contro il dondolìo del treno.
Rie si sentì stringere lo stomaco.
“Ma chi vuoi ingannare, Howard?” pensò con tristezza.
Anche lui stava fingendo, e l’allontanamento dall’Ordine aveva agito da rilassante sui suoi nervi tesi, portandolo a combinare disastri e a sciogliere la sua maschera di stizza e pignoleria.
Non le andava molto a genio rivangare il suo scarso autocontrollo sull’innocence di fronte a lui, ma Allen doveva sapere a cosa l’aveva mandato incontro quel pazzo di Komui.
Sospirò –Allen, come ormai sai io sono diventata Generale perché sono la compatibile di quattro blocchi di innocence- cominciò. L’albino annuì.
-Ecco, questi blocchi, ogni volta che io mi sono avvicinata a loro, sono entrati in risonanza, hanno cioè scatenato il loro potere, il più delle volte in maniera distruttiva- fece una pausa, sbirciando verso Link, ma quando vide i suoi occhi fissi su di lei si rivolse immediatamente verso Allen.
Era chiaramente sbalordito, evidentemente non si aspettava che sarebbe stata in grado di menzionare gli effetti del suo mancato controllo.
-Ecco, l’impianto avviene quando io tocco uno di questi blocchi, che si innesta nel mio corpo- deglutì, rabbrividendo –non è un processo piacevole- mormorò –fa male, molto male, e c’è il rischio che io non riesca a controllare subito la potenza dell’innocence, dal momento che il mio corpo ne sopporta già una grande quantità- concluse. L’albino era basito.
-Ma se tu non riuscissi a controllarla, io…- Rie finì la frase per lui –dovresti attaccarmi, Allen, in modo da rendermi inoffensiva- disse secca. Vide il ragazzo abbassare gli occhi e sospirare.
-Non preoccuparti- disse con più gentilezza, scompigliandogli i capelli, un gesto così spontaneo che sorprese anche lei –farò il possibile per controllarla. Mi sono allenata in questi anni, eh. Non sono diventata Generale per niente- sorrise, e sorrise pure l’albino, rassicurato.

Si fermarono in un villaggio molto a nord della Scozia, Allen aveva bisogno di mangiare in maniera sostanziosa, come il suo stomaco rombante aveva più volte manifestato durante il corso del viaggio.
Rie e Link lo aspettarono vicino alla carrozza. Si scoprì che l’Ispettore soffriva di mal di mare, e lei, d’altro canto, era troppo nervosa per la missione per poter pensare di mangiare, quindi l’albino caracollò verso una locanda, accompagnato dal cocchiere.
-Ispettore, provi queste- disse la ragazza ad un tratto, lanciandogli un sacchettino. Link scrutò le caramelle con aria interrogativa. Dall’interno proveniva un forte odore di limone.
-Sono contro il mal di mare, non ho ancora trovato una persona con cui non funzionino- continuò lei –avanti, le provi- si sentiva ridicola ad essere così formale, ma doveva reggere quella messinscena. Aveva troppa paura ad affrontare Link a volto scoperto.
-Rie- fece lui, dopo aver masticato la caramella. In effetti dava evidenti segni di miglioramento.
“Accidenti, era meglio se continuava ad avere il mal di mare” pensò. Il sentirsi chiamare per nome da quella voce le aveva inviato uno scossone nei pressi dello stomaco. Il ragazzo non attese che rispondesse.
-Non credi sarebbe meglio smetterla con questa farsa?- mormorò, guardando fisso l’orizzonte. A Rie sembrava che le parole non fossero mai pesate così tanto come in quel momento. Si rifiutavano di uscire dalla sua bocca.
-Non capisco cosa intendete dire, Ispettore- balbettò, cercando di sembrare il più sicura possibile. Non era pronta per affrontarlo, non ancora.

Link sospirò senza dire niente, senza guardarla.
Era ovvio che non potesse andare subito così liscia.
Rie fissava ostinatamente l’orizzonte, apparentemente dimentica della sua presenza, e questo gli consentì di soffermarsi qualche istante in più sulla sua figura.
Ovviamente, era cresciuta. Avevano la stessa età, vent’anni, ma continuava a sembrargli come se non fosse cambiato niente.
Sentiva il suo smarrimento come se fosse il proprio, e la vedeva nascosta sotto un’armatura che non era la sua. Vedeva quegli occhi guardare sempre avanti per paura di voltarsi indietro, ma sentiva anche che in qualche modo, riemergendo dal passato, era riuscito ad agganciarla.
Doveva essere cauto, o avrebbe rischiato di perderla di nuovo, e per sempre.



Note dell'Autrice:

Ecco a voi il terzo capitolo prima della mia partenza! :D Si inizia ad intuire qualcosa del passato di Rie -per una volta non l'ho tirata tanto per le lunghe- però il peggio deve ancora venire!

Nuirene: si beh, la fanfiction è ancora in via di scrittura e nonostante io sia quasi alla fine non ho idea di come sbrogliare questa faccenda degli elementi T_T però mi farò venire in mente qualche colpo di scena! ;) per quanto riguarda l'interesse di Cross... pazienta, pazienta! Non ti deluderò! :D comunque l'avviso ooc l'ho messo apposta per alcuni comportamenti che hanno delle cause ma non sono proprio conformi a quelli originali... meglio prevenire!!

A presto! Recensite, vi prego *___*

Baci!

Bethan

   
 
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