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Autore: Kaho    19/11/2006    8 recensioni
[Fanfic a quattro mani scritta da Kaho e Samy]
Dopo il preludio in “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” la Seconda Guerra si scatena ancora più violenta con terribili ripercussioni sul mondo babbano. Tra un’inarrestabile colonia di Dissennatori, squadroni di Inferi, draghi, giganti e sanguinolenti Lupi Mannari Harry Potter inizia la disperata ricerca di R.A.B. e degli Horcrux rinunciando al suo settimo anno. Ma nel bel mezzo di questo mondo travagliato dalle continue battaglie non manca il romanticismo e lo humor con l’amore inconfessato tra Ron e Hermione, l’affetto che nasce tra Harry e Ginny ostacolato dalla guerra e l’ambigua relazione tra Draco e una Mangiamorte.
“Ti ho disarmato, Harry Potter. Ora sei morto… ma prima…”
[Main Couples Hermione/Ron, Harry/Ginny, Draco/Samantha. Altre: Remus/Tonks]
Questo è un'ipotetica fine di Harry Potter, e tutto ciò che vi è narrato è un'invenzione delle autrici, perciò non vi sono Spoiler del vero settimo libro. Se qualche elemento coincide, è un puro caso.
Genere: Romantico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Past Legacy'
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CAPITOLO 7 – “IL TACTO FACTI DELLE FONDATRICI”

Capitolo 7 – “Il Tacto Facti delle Fondatrici”

 

 

“Veramente un ottimo lavoro, Darcy” si compiacque Lord Voldemort, incoraggiando gli altri Mangiamorte ad acclamarlo.

 

Una serie di applausi scrosciati accolsero Doppio Dolore mentre faceva il suo ingresso nella Sala Regia a testa alta e col petto gonfio d’orgoglio “Vi ringrazio. Sono onorato di aver potuto dimostrare il mio valore sul campo di battaglia.”

 

“E dovresti anche essere onorato di aver compiaciuto i desideri del nostro potente Signore Oscuro” aggiunse Bellatrix sibilando; era stata esclusa dallo squadrone di scarceramento per colpa di Darcy Donovan, un Mangiamorte entrato da poco a far parte dell’esercito di Lord Voldemort e che pure ostentava delle doti da super-mago con un eccessivo vanto che talvolta osava mettere in ombra gli ineguagliabili poteri del Signore Oscuro. Era vanitoso, tracotante e più portato al comando che all’ubbidienza.

 

Doppio Dolore la squadrò coi suoi pungenti occhi viola “Parli, parli ma non fai mai nient’altro. Facile criticare quando te ne stai qui nel Covo Oscuro a millantanare sulla tua incredibile utilità per il Signore Oscuro.”

 

“Non è il caso di continuare” intervenne Lord Voldemort facendo ammutolire d’un tratto tutta la sala “Darcy ha i suoi meriti, Bella, ma anche il nostro caro Doppio Dolore dovrebbe imparare a contenere la sua vanità” proseguì il Signore Oscuro con un tono raggelante.

 

Donovan sostenne il suo sguardo con un fare vagamente impudente “Sì, mio Signore.”

 

“Bene, e ora, miei Mangiamorte, è il caso di accogliere un altro fedele servitore che si è dimostrato molto utile nell’esecuzione di alcuni dei miei nemici.”

 

D’improvviso, quasi tutti i Mangiamorte avvertirono una subitanea scossa di gelo lungo la schiena. Le pareti della Sala Regia si ghiacciarono e il respiro dei presenti si tradusse in una nuvoletta bianca. Molti Mangiamorte si strinsero nelle tuniche nere quando scorsero una tela color pece che fluttuava accompagnata da un’insopportabile verso acuto. Uno squadrone di Dissennatori avanzava verso il Signore Oscuro sorvolando le teste dei Mangiamorte. Bellatrix e tutti quelli che erano stati rinchiusi ad Azkaban dopo la presunta caduta di Lord Voldemort strinsero i denti e indietreggiarono, grugnendo istericamente.

 

Voldemort si rivolse al Dissennatore che guidava lo squadrone “Benvenuto, Nole.”

 

L’essere si piegò in due come a voler simulare un inchino.

 

“Nole Rowe ha eliminato in un modo abbastanza originale molti componenti scomodi del Ministero, quindi vi prego di complimentarvi con lui.”

 

I Mangiamorte che non erano impegnati a disperarsi tentarono di battere le mani frementi dal freddo. Il Dissennatore fece uno strano verso.

 

Voldemort continuò a parlare con la sua voce roca e sibilante: “Nole porge i suo ringraziamenti a tutti voi, in special modo ai Mangiamorte che gli hanno fornito un dilettevole diversivo per tredici anni.”

I Lestrange e molti altri si portarono le mani alle orecchie quando i Dissennatori intonarono in coro un canto straziante. Gli altri si lanciarono occhiate confuse, domandandosi in cuor loro come facesse il loro signore a comprendere i pensieri del Dissennatore capo.

 

Lord Voldemort osservò lo squadrone allontanarsi dalla sala mentre i suoi Mangiamorte tiravano sospiri di sollievo; aveva la strana sensazione di aver già incontrato Nole Rowe.

 

“Ora che abbiamo terminato con le congratulazioni, intendo dare il bentornato ai nostri compagni Mangiamorte dalla prigione di Azkaban.”

 

I recenti liberati si prodigarono in un inchino profondo mormorando ringraziamenti.

 

“…e vedete di non deludermi ancora” aggiunse Voldemort in un terribile, minaccioso monito “E ora passiamo a cose più importanti: Greyback!”

 

Un omone peloso e rattrappito nella tunica di Mangiamorte si fece avanti nella mischia a spallate: “Mio signore” abbaiò “Eccomi qui!”

 

“Molto bene, Greyback. Il tuo impegno si è dimostrato molto utile e intendo darti una ricompensa.”

 

“Sapete, mio signore, che la maggiore ricompensa per me è uccidere su vostro comando.”

 

“Lo so” ghignò orribilmente Lord Voldemort “E so anche che hai sviluppato una predilezione per le vittime giovani, quindi…”

 

L’intera sala e Greyback più di tutti fremevano dall’eccitazione.

 

“… per ora ti dovrà bastare questo: tra qualche mese avrai molte giovani gole da lacerare, tu e il tuo branco… un bel banchetto a portata d’artigli” terminò Lord Voldemort con un ghigno sinistro.

 

La riunione si sciolse con la prospettiva di un’allettante strage.

 

*^*^*^*^*^*^*

 

“Come prevedibile, sei tornato” dichiarò R.A.B. con un ampio sbadiglio, mentre scrutava Harry, in piedi davanti alla deformazione spaziale “E hai anche capito il modo di oltrepassare la barriera, bravo. In fondo non sei così tonto… più o meno.”

 

Harry strinse lo specchio che teneva nascosto sotto la tunica e concentrò al massimo la sua pazienza “Già.”

 

“Hai condiviso la tua decisione coi tuoi amichetti?” gli chiese Kaus accomodandosi sulla poltrona al centro della stanza.

 

“Sì.”

 

“Ma prima di partire non li hai salutati, vero?”

 

“No.”

 

“Hai riferito qualcosa della nostra precedente discussione?”

 

“No.”

 

Kaus sospirò con un mugugno “Decisamente stupido.”

 

“Come?” fece Harry stupito “Credevo che ci tenessi alla tua privacy.”

 

“E io credevo che ci tenessi ai tuoi Horcruxes, o meglio, a quelli di Riddle” ribatté R.A.B. voltandosi verso il ragazzo che esibiva un’espressione confusa “Per Merlino, non osare tirar fuori quell’espressione quando sei in mia compagnia.”

 

Harry continuava a non capire e a fissare sempre più indeciso e irritato il sorrisetto canzonatorio del vecchio.

 

“Per Corvonero! La ragazza!” eruppe Kaus con un tono insieme rimproverante e divertito “Quella ricciuta, l’unica che nel tuo gruppetto di amici sia degna di avere il pollice opponibile.”

 

“Hermione” puntualizzò Harry.

 

“Esatto. E se non hai parlato con lei prima di partire allora ne deduco che non l’hai incaricata di compiere la ricerca sull’Horcrux delle Fondatrici, come ti avevo intelligentemente suggerito io.”

 

Harry si dovette contenere dallo spalancare la bocca: come aveva potuto dimenticarsene? Ma la cosa peggiore era il rimprovero di quel dannato vecchietto “Un attimo. Tu puoi vedere tutto quello che faccio e allora perché non me l’hai ricordato.”

 

“Perché ora sono troppo scoperto. Avrei dovuto mettere a repentaglio la mia vita per farti presente che la tua memoria sfiora i limiti dello zero assoluto, sii realistico. Glielo chiederai la prossima volta, quando tornerai alla base dell’Ordine.”

 

“Sai dell’Ordine?”

 

“Mio caro ragazzo, so molte più cose di quante tu ne possa immaginare. Ora andiamo a dormire.”

 

Kaus si alzò dalla poltrona e si trascinò barcollante verso una delle stanze.

 

“Ma sono solo le otto e mezza” gli fece notare Harry.

 

R.A.B. si voltò lentamente verso di lui con un’espressione addolorata “Vedi, Harry, tu hai commesso un altro errore. Vedo che non hai portato niente con te.”

 

“Il Whisky incendiario!” esclamò Harry, ricordandosi d’improvviso la richiesta di R.A.B. “Credevo che scherzassi!”

 

“Io non scherzo mai” dichiarò R.A.B. con tono fermo.

 

“Ma non vuoi iniziare ad allenarmi” propose Harry.

 

“Di notte non è consigliabile, attireremmo troppo l’attenzione. Ma se vuoi posso restare sveglio, che ne dici di fare una bella chiacchierata con me?”

 

 “Buona notte” Harry girò sui tacchi e si andò a coricare su una brandina sistemata in un angolo: meglio quella che un altro minuto in compagnia del sarcasmo e dei sorrisetti di R.A.B.

 

“Questa minaccia funziona sempre” sogghignò Kaus.

 

 

La mattina seguente si avviò l’incipit del calvario di Harry Potter: si diede inizio al tutto con una dieta speciale da combattente che prevedeva verdura cotta e altri generi di cibo rancido che avevano tutta l’aria di funghi velenosi, per poi passare al look di un dignitoso combattente che aveva più volte portato Harry e Kaus ai limiti di un crudo litigio che aveva come soggetto “il modo umano di pettinare i capelli di Harry Potter”. Tutto ciò veniva accompagnato da un singolare codice di regole che avrebbero dovuto dirigere l’esistenza del ragazzo nei più minuziosi particolari. Così la settimana finì ed Harry desiderò con tutto il cuore di trovarsi sotto il torchio di Malocchio Moody, invidiando in maniera oltremodo folle la fortuna che avevano avuto Ron ed Hermione ad essere allenati da una persona che conosceva in vaga maniera il significato delle parole “pietà” e “tregua”.

 

Gli incessanti allenamenti di Harry erano caratterizzati da una spiacevole costante: il sarcasmo di Lyons Kaus, per non parlare della sua pedante precisione. Per molti maghi l’angolo di tiro (che variava da incantesimo a incantesimo) con cui bisognava tenere tesa la bacchetta costituiva una nozione superflua, ma per R.A.B. – esperto di pose stilistiche di particolare effetto durante il lancio di una fattura – aveva il medesimo valore del saper pronunciare correttamente la formula.

 

“Credimi, l’angolo di tiro è una nozione fondamentale. Lo devi memorizzare per forza… avanti non è così difficile ricordare: Stupeficium: angolo di 15,7° a partire dall’asse orizzontale-frontale” lo incoraggiò R.A.B. con la tipica aria seccata del genio incompreso.

 

“Non è così facile se oltre a quello te ne devi ricordare altri cento!” si lamentò Harry mentre faceva scorrere lo sguardo sulla lista di fatture che Kaus gli aveva raccomandato di memorizzare con perizia.

 

1- ACCIO: misura approssimativa variabile, dipendente dall’oggetto che si desidera richiamare à parametri = ogg. Inferiore 3Kg (angolo 10°, in direzione cardinale)…

2- ALOHOMORA: perfetta perpendicolarità col baricentro della serratura; distanza consigliabile = 3,5 cm

3- AVIS: angolo perfetto di 45° puntato in direzione nord, in asse con il corpo

4- AVADA KEDAVRA: angolo di tiro che coincide con l’asse perpendicolare partente dal cuore dell’avversario.

….

 

“Ma lo vuoi capire che non ho nessuna intenzione di usare una Maledizione senza Perdono!” strepitò Harry, leggendo con disapprovazione il quarto dei cento incantesimi scritti sulla pergamena.

 

“Quanto la fai lunga!” sbuffò R.A.B., tuttavia divertito dalla reazione del ragazzo “Non c’è spazio per i moralisti sul campo di battaglia. Hai due opzioni: o riesci ad eseguire correttamente tutti gli incantesimi, incluse le Maledizioni, o farai la fine di Silente.”

 

Harry strinse i denti ed accartocciò la pergamena gettandola ai piedi di R.A.B. “Ora ne ho abbastanza delle tue battutine pungenti, o la finisci di deridere il professor Silente oppure io…!”

 

“Mi lanci addosso un Avada Kedavra, non aspetto altro. Bravo Harry, è così che ti voglio, colmo di rabbia, perché è quella che permette la corretta esecuzione di una Maledizione senza Perdono.”

 

Harry rimase immobile, quasi sotto shock, incredulo di fronte all’arroganza del vecchio. Riprese la pergamena sul pavimento mentre cercava con la mano sotto il mantello lo specchio di Sirius e lo pseudo-Horcrux “Non ucciderò mai nessuno.”

 

“Nessuno, Harry, ne sei sicuro? Neanche me?” chiese R.A.B. con voce neutrale.

 

“Cosa… cosa vuoi dire?” domandò Harry, incredulo.

 

“Lascia perdere, lo capirai a tempo debito. Piuttosto…” riprese Kaus facendo salire di un’ottava la voce “… che ne dici di ascoltare i consigli di un vecchio saggio e imparare le giuste pose tecniche degli incantesimi.”

 

“Nessun professore di Difesa ci ha mai fatto imparare una cosa del genere” gli fece notare Harry con un po’ di rancore.

 

“Perché i tuoi insegnanti preferiscono essere superficiali con degli studentelli di pochi anni di vita. Quello che sto cercando disperatamente di insegnarti è ciò che si richiede ad un Auror.”

 

“Non sapevo che servisse imparare queste cose per diventare un Auror” confessò Harry, fissando dubbioso la lista di incantesimi.

 

“A quanto ho sentito dire in giro pare che tu voglia diventare Auror, giusto? Beh, meglio che abbandoni quest’idea se memorizzi a fatica solo cento incantesimi.”

 

“Solo!” tuonò Harry.

 

“In totale gli incantesimi che si possono ritenere dilettevoli per un combattente sono più di settecento” spiegò R.A.B. con indifferenza.

 

Harry rimase quasi basito; non aveva neppure sospettato che il totale degli incantesimi conosciuti dai maghi superasse le cinquecento fatture.

 

“Ebbene sì, Harry” continuò Kaus “Non sei portato per quel mestiere. Casualmente ti si può ritenere un buon combattente, ma di sicuro non ottimale. Tutti i meriti che ti sei ingiustamente accaparrato negli anni sono dovuti solo ad una sfacciata sfortuna, al sostegno di altri maghi molto più competenti di te e anche ad una sorta di privilegio dovuto alla tua fama. Quindi non ti illudere di poter diventare Auror, al massimo potresti chiedere al signor Argus Gazza di cederti il suo nobile impiego.”

 

“Già” mugugnò Harry, tentando di padroneggiare la sua pazienza “Sai, mi chiedo per quale motivo tu non sia andato ad insegnare Difesa Contro le Arti Oscure a Hogwarts” ironizzò Harry, ripensando alle interminabili sofferenze che avevano accompagnato quella settimana di allenamenti.

 

“Stai scherzando, Harry!” sbottò Kaus “Io ci tengo alla vita. Primo punto, non amo essere subordinato a nessuno, nemmeno ad un preside; secondo, la mia grave posizione non mi permette di lasciare questa casa; terzo, se anche riuscissi a diventare insegnante di quella materia mi aspetterebbe sicuramente una morte atroce.”

 

Harry ripenso ad uno dei colloqui che aveva avuto con Silente l’anno passato e si ricordò di un particolare accenno alla richiesta di Lord Voldemort per la cattedra in Difesa Contro le Arti Oscure “Stai parlando di quella specie di maledizione che Voldemort ha lanciato dopo essere stato rifiutato dal preside Silente.”

 

“Giusta deduzione, Harry, vedi che delle volte riesci a darmi delle soddisfazioni” si compiacque R.A.B., ostentando comunque il suo sorrisetto canzonatorio “Proprio così, Riddle ha lanciato una vera e propria maledizione, molto robusta; è praticamente impossibile spezzarla. Tutt’ora mi chiedo dove abbia trovato una formula tanto potente da suggellare un anatema del genere.”

 

“So che chiunque diventi professore di Difesa Contro le Arti Oscure è destinato ad un solo anno di insegnamento.”

 

“Non solo, Harry, si è destinati anche ad una morte atroce” aggiunse Kaus, mantenendo la sua freddezza.

 

“No!” sbottò Harry, allarmato “Non può essere. Nessuno è mai morto, sono stati solo licenziati o ridotti in condizioni tali da non poter insegnare, ma non…”

 

“Che mi dici di Raptor?” gli chiese Kaus.

 

“Lui è un’eccezione. Si trattava di un servo di Voldemort e comunque è l’unico che è morto.”

 

R.A.B. sospirò ed andò a frugare tra uno dei suoi scaffali stracolmi di libri “Sicuro?”

 

“Certo” dichiarò Harry fermamente, tuttavia avvertendo un nodo alla bocca dello stomaco. Professor Lupin, pensò il ragazzo mentre Kaus gli si avvicinava con un manipolo di fogli di giornale.

 

“Qui ci sono alcuni articoli risalenti a molti anni fa. Osservali attentamente e poi trai le tue conclusioni” disse R.A.B. consegnando i fogli a Harry.

 

Il ragazzo li osservò superficialmente notando che si trattava di prime pagine di diverse edizioni della Gazzetta del Profeta; alcuni articoli risalivano a venti anni fa, mentre altri recavano date più recenti. Ma tutti i giornali avevano una macabra analogia: seppure con diversi titoli che andavano dal “Ex-Professore morto in circostanze spiacevoli” a “Terribile macello di sangue coinvolge un ex-professore”, tutti gli articoli trattavano del tragico decesso di tutti i Professori che avevano insegnato Difesa Contro le Arti Oscure a Hogwarts, alternandosi di anno in anno.

 

“Vedi, Harry” intervenne Kaus, scrutando il volto sconvolto del ragazzo “Non è detto che la morte debba avvenire all’istante, o poco dopo il licenziamento. C’è chi ha vissuto in pace al massimo per cinque anni prima di finire…” accennò con la mano floscia alle immagini raccapriccianti degli articoli.

 

“No, non può essere” ripeté Harry “Ci deve essere un modo per bloccare questa maledizione!”

 

“Spiacente, ma come ho detto prima, si tratta di una maledizione robustissima, che, devo ammetterlo, va al di là di qualsiasi capacità magica. Intendo dire, Harry…” spiegò Kaus “… che stiamo parlando di un anatema permanente e che implica la morte di varie persone; ci troviamo di fronte ad una sorta di “Maleficio Dinastico”, che tra tutte le maledizioni è la più terribile e anche la più difficile da eseguire. Ma qui sta l’incognita della faccenda, perché non si tratta di un vero e proprio maleficio che flagella una dinastia e quindi una determinata linea di sangue, ma un semplice posto di lavoro. Prova a immaginare questo Harry: le maledizioni permanenti si basano sulle relazioni tra le vittime, nel caso del “Maleficio Dinastico” si tratta del sangue… ma che relazione ci può essere tra degli insegnanti di Difesa Contro le Arti Oscure, che sicuramente provengono da famiglie diverse? Non c’è alcuna logica per sceglierli come future vittime, a meno che non si operi una “contaminazione del destino”; si tratta di una maledizione che coinvolge tutti coloro che sostituiscono un frangente di futuro del probabile destino del mago che scaglia il maleficio. Ora mi spiego meglio, Voldemort aveva previsto di diventare insegnante e quindi il suo futuro sarebbe stato quello di fare l’insegnante, ma il professor Silente glielo ha impedito, deviando così la linea del suo futuro. Così Voldemort ha dovuto cambiare il suo destino, che non era più quello di fare l’insegnante, ma prima di farlo ha scagliato una “contaminazione del destino” che avrebbe colpito chiunque avesse tentato di occupare il suo futuro mai realizzato, cioè insegnare Difesa Contro le Arti Oscure. Chiaro?”

 

“Ma è una cosa che si può fare?” domandò Harry, alquanto stordito dalla spiegazione di Kaus.

 

“Si può fare, teoricamente. Ma per metterlo in pratica si necessita di una tale forza spirituale che non ha mai posseduto neanche il professor Silente.”

 

“Stai dicendo che Voldemort è un mago migliore di Silente?” chiese Harry, indignato e insieme preoccupato.

 

“Se davvero è riuscito a scagliare una “contaminazione del destino”, allora dire proprio di sì.”

 

“Ma non c’è nessun modo per…?”

 

“Ti ho già detto di no!” esclamò R.A.B., alquanto seccato “Ma perché ci tieni così tanto, in fondo non hai mai insegnato Difesa Contro le Arti Oscure.”

 

Harry scosse la testa, esasperato “Non è per me. Al terzo anno il mio insegnante è stato Remus Lupin!”

 

“Ah, il Lupo Mannaro. Capisco Harry, mi dispiace. Beh, che altro posso dire: future condoglianze!”

 

“No!” urlò Harry “Ci deve essere un modo, uno qualsiasi!”

 

“Beh” cominciò incerto R.A.B., donando un barlume di speranza a Harry “Ci sono dei particolari maghi che sono immuni alle maledizioni permanenti e selettive come nel nostro caso la “contaminazione del destino”… ma dubito che il tuo amico possa essere uno di questi maghi.”

 

“E che mago dovrebbe essere per annullare la maledizione?”

 

“Come posso spiegarti, mh…” rifletté Kaus guardando distrattamente il soffitto della casa “… deve essere un doppio-mago.”

 

“Cosa vuol dire?”

 

“Un doppio-mago non è altro che una piacevole allegoria” ridacchiò Kaus, costretto poi dallo sguardo pungente di Harry a riprendere la spiegazione “Si tratta di un mago che nel suo individuo porta un secondo spirito.”

 

“Un secondo spirito?”

 

“Meglio che ti accontenti con questa spiegazione, Harry. Il concetto di anima e spirito è troppo raffinato per uno come te, ti ci vorrebbe una predisposizione concettuale che di sicuro non possiedi.”

 

“Vorrei solo sapere cosa intendi con secondo spirito.”

 

“Per l’appunto” sospirò Kaus “D’accordo, altrimenti non mi darai pace, ma ti avverto, entreremo in un campo decisamente minato” R.A.B. espirò a fondo e cominciò il discorso “Questa è la mia premessa: lo spirito è irrimediabilmente legato al destino; ora proseguiamo con calma… Molte volte, nel linguaggio comune, si usa impropriamente la parola “spirito”, sai farmi un esempio, Harry?”

 

“Beh, io con spirito intendo un fantasma.”

 

“E questa è la prova di come l’ignoranza pervada la gente comune. Ma, proseguendo il discorso… lo spirito non è assolutamente un fantasma, il fantasma non contiene minimamente lo spirito di una persona, ma ne è soltanto l’involucro copiato con miseri ricordi della vita, in altre parole si tratta dell’impronta dell’anima. Già, Harry, anima e spirito sono due cose diverse, ma non ho intenzione di approfondire, finiremmo chi sa dove intraprendendo certe spiegazioni.”

 

“Sapevo già che il fantasma è una specie di impronta del defunto, ma credevo che l’impronta dell’animo fosse lo spirito.”

 

“E invece no. Ogni corpo vivente è costituito da anima e spirito; l’anima è semplicemente la forza astratta e caratteristica di ogni essere che racchiude lo spirito; lo spirito è più propriamente la consistenza degli esseri viventi: costituisce i ricordi, il carattere, l’intelligenza, le caratteristiche corporee, per non parlare del potere magico che è capillare solo nei maghi e nelle streghe. L’anima è solo un involucro che può permanere nel corpo di un morto per breve periodo e che può essere richiamata con un determinato incantesimo. E’ questo ciò che sono gli Inferi: anime richiamate in corpi morti e putrefatti.”

 

“E i Dissennatori?” chiese Harry, sinceramente interessato.

 

“I Dissennatori sono corpi concreti e insieme intangibili. Non mi è molto chiaro ma sospetto che siano spiriti senza anima, il che è un vero azzardo per le leggi della natura. Sai, Harry…” riprese Kaus, più serio “… non mi voglio dilungare ulteriormente, ti spiegherò a tempo debito ciò che costituisce gli esseri e che cosa sono anima e spirito e come la loro scombinata mescolanza possa creare degli esseri né vivi, né morti, ma per ora accontentati di questo: il bilancio tra anima e spirito è indispensabile per la creazione degli Horcruxes.”

 

“Capisco” accennò Harry, deciso “Me lo dirà a tempo debito, ma ora vorrei solo sapere se c’è qualche speranza di salvezza per Remus Lupin.”

 

“Già, tutto questo discorso è iniziato con l’interrogativo: può essere Remus Lupin un doppio-mago? La risposta è certamente no. Un doppio-mago contiene due spiriti, come ti avevo accennato prima, ciò significa che il suo corpo dovrebbe essere soggetto a due destini, quello suo e quello dello spirito che ospita. E’ proprio per questa duplice connotazione del destino che la maledizione non ha più effetto: due diversi destini – ossia due diversi spiriti - in un solo corpo si annullano a vicenda, non concretamente, ma non sono più soggetti a forze esterne. E’ come una specie di copertura, gli spiriti esistono in simbiosi ma nascondono la loro presenza al di fuori, così il destino non li può colpire. In altre parole, una profezia o una maledizione riferita o scagliata contro un doppio-mago non ha alcun significato o effetto.”

 

Harry aveva capito poco o niente dalla spiegazione di R.A.B. ma la sua attenzione era puntata tutta sulla sorte dell’amico “Ma perché Remus non può essere un doppio-mago? Non c’è nessuna possibilità che…?”

 

“A dirla tutta non c’è un modo concreto di capire se uno è un doppio-mago o no, tranne una particolare eccezione: la condizione di Lupo Mannaro. Ora, Harry, tu devi sapere che quando un mago si trasforma in Lupo Mannaro perde la cognizione di ciò che gli accade, in altre parole non si controlla, perde completamente la sua identità e questa perdita di identità corrisponde ad una temporanea perdita di spirito. E se mentre è trasformato in Lupo Mannaro il soggetto non ha più controllo e si comporta come un animale ciò significa che non è subentrato un secondo spirito, che si attiva pienamente ogni volta che lo spirito principale viene meno. La prova del nove per il tuo amico è questa: quando è un Lupo Mannaro riesce a controllarsi? certo non per opera sua, ma per merito del secondo spirito?”

 

“Remus non si controlla” rispose Harry desolato, sentendo che il nodo alla bocca dello stomaco si stringeva sempre più minacciosamente.

 

“Allora non è un doppio-mago” concluse R.A.B., astenendosi dal sorridere come era solito fare, cosa di cui Harry gli fu molto grato.

 

Harry scosse la testa, incredulo di fronte a ciò che aveva appena scoperto “Non riesco a credrci. Beh, l’unica consolazione è sapere che anche Severus Piton farà una brutta fine.”

 

“Severus Piton!” strepitò Kaus “Silente gli ha permesso di diventare insegnante nonostante sapesse della maledizione?!”

 

Harry avvertì che il suo cuor aveva fatto una vorticosa ribaltata nel petto “Silente… Silente sapeva della maledizione?”

 

“Certo che lo sapeva, non è stupido come certe persone! Ma allora come si spiega che abbia voluto mettere a rischio la sua vita.”

 

“Che c’è di tanto speciale nella vita di Severus Piton!” gridò Harry, ormai senza controllo. Silente sapeva della maledizione, ma allora come aveva potuto permettere che tutte quelle persone, che Remus Lupin, diventassero vittime della maledizione, destinati così alla morte?

 

“Silente non te l’ha detto? Lo immaginavo, ha preferito lasciarti l’illusione.”

 

“Quale illusione?” domandò Harry a denti stretti.

 

“Lascia stare. Piuttosto, non ti sei mai chiesto il motivo del perché Silente si fidava così tanto di Severus Piton?”

 

“Me lo sono chiesto sì, un sacco di volte!”

 

“E’ per quel preciso motivo che per Silente la vita di Severus Piton era così importante. E appunto non capisco il motivo del perché lui gli abbia permesso… oh, no… non mi dirai, Silente…” cominciò R.A.B. dialogando col soffitto “… che hai voluto trasformarti in un martire quando hai capito che Riddle stava diventando troppo potente. Idea astuta. Silente sapeva che Voldemort non avrebbe mai rischiato di far morire Piton, così ha lasciato che diventasse insegnante di Difesa, tanto sapeva che Riddle avrebbe annullato gli effetti della maledizione su Piton una volta che si sarebbero rincontrati.”

 

“Cosa vuol dire: Voldemort non avrebbe mai rischiato di far morire Piton?” chiese Harry, incredulo, ripensando alle parole di Arthur Weasley: E’ questo ciò che significa essere Mangiamorte: servitori usa e getta quando a Voldemort fa più comodo.

 

“La vita di Severus Piton ha un importante valore per molti, sia per i “buoni” che per i “cattivi”; capire il perché…”

 

“… solo a tempo debito” concluse Harry.

 

“Esatto.”

 

“Ma…” cominciò Harry, riflettendo sulle precedenti parole di Kaus “Hai detto che Voldemort avrebbe annullato gli effetti della maledizione su Piton?”

 

“Esatto; è un bel colpo per te, vero Harry?”

 

“No” sbottò Harry “Al contrario, ora che so che la maledizione si può annullare. Costringerò Voldemort ad annullare la maledizione su Remus.”

 

“E come pensi di fare a costringerlo?”

 

“Dopotutto hai ragione tu, niente scrupoli” ammise Harry, inghiottendo la sua coscienza “Vorrei che mi insegnassi la Maledizione Imperius.”

 

“D’accordo” acconsentì R.A.B., un poco sorpreso.

 

“Buona notte” mugugnò fiocamente Harry, mentre si apprestava a coricarsi sulla brandina che ormai era diventata il suo giaciglio per la notte.

 

Bonne nuit.Già, pensò R.A.B. tra sé e sé, Prima si inizia con l’Imperius, poi con il Cruciatus e si chiude in bellezza con l’Avada Kedavra.

 

*^*^*^*^*^*^*

 

“Potter ha scovato Kaus, mio signore.”

 

“Eccellente” si compiacque Lord Voldemort “Ora non ti resta altro da fare che prendere uno squadrone e andare ad ucciderlo, Severus.”

 

“Sì, mio signore” assentì Piton, riverente “Per quanto riguarda le informazioni che volevate sui gruppi stranieri, sono desolato, ma pare che la loro copertura sia impenetrabile.”

 

“Non importa, se ne occuperà l’I.M.M.U.D.O., abbiamo Samantha Drake come garante. Piuttosto, sarebbe il caso di eliminare certe seccature.”

 

Lord Voldemort fece apparire una copia consumata della rivista “Il Cavillo” “Mi è stato segnalato da alcuni Mangiamorte, leggi il titolo, Severus.”

 

Piton afferrò il giornale fluttuante e lo aprì sulla prima pagina: “Signore Oscuro ottiene l’appoggio estero di alcune segrete corporazioni oscure. Mio signore, con tutto rispetto, la rivista Il Cavillo è di ultima categoria, non ci fa caso quasi nessuno.”

 

“E’ quel quasi che mi preoccupa, Severus. Non fraintendermi, di sicuro non ho paura, ma è meglio essere previdenti ed eliminare il problema alla radice.”

 

“Sono pienamente d’accordo. Provvederò io stesso a risolvere il problema” concordò Piton “Ho altre notizie, mio signore.”

 

“Ti ascolto, Severus” mormorò Lord Voldemort.

 

“Al Ministero è prevista la visita di un importante esponente della dinastia oracolare di Delfi. Pare che il Ministro della Magia Scrimgeour abbia richiesto un consulto per predire le sorti della guerra.”

 

“Vanaglorioso, quell’uomo” sibilò Voldemort “Altro?”

 

“Sì, mio signore. Deve sapere che quando feci domanda per un incarico come apprendista in Pozioni, presso Hogwarts, mi giunse all’orecchio la voce che Albus Silente avesse richiesto un consulto speciale con l’Oracolo di Delfi per chiarire gli avvenimenti dei prossimi anni.”

 

Piton si sorprese nel vedere un barlume di preoccupazione accendersi sul volto solitamente impassibile del suo signore.

 

“Questo non è da sottovalutare” sibilò Lord Voldemort, a denti serrati “Raduna uno squadrone valido: faremo una visita al Ministero della Magia oggi stesso.”

 

*^*^*^*^*^*^*

 

Erano passati due mesi dal primo personale incontro tra Harry e Lyons Kaus; l’estate stava tramontando per lasciare posto ad un autunno altrettanto cupo e nebuloso. Harry aveva passato il suo compleanno a praticare la Maledizione Imperius; oramai era un esperto. Alle porte del mese di settembre il giovane Potter aveva appreso con la più minuziosa delle pignolerie tutte le tecniche corrette di esecuzione degli incantesimi. E R.A.B, nonostante tutte le sue battutine insolenti, si era dimostrato soddisfatto dei progressi di Harry e ora lo riteneva degno di misurarsi in una vera sfida, bacchetta contro bacchetta.

 

“Sei pronto, Harry.”

 

“Prontissimo.”

 

Harry e R.A.B. si inchinarono rispettosamente per poi posizionarsi secondo lo schema offensivo-protettivo che Kaus aveva insegnato al ragazzo.

 

Si studiarono per qualche attimo e poi partirono all’attacco.

 

Stupeficio!”

 

Gridarono all’unisco. I raggi rossi scaturiti dalle loro bacchette cozzarono a mezz’aria e rimbalzarono perpendicolarmente, formando una sorta di reticolo cartesiano con le scie rosse delle fatture. Il contraccolpo fece indietreggiare i due di qualche centimetro, ma il vecchio riuscì a stabilizzarsi prontamente e a lanciare un altro incantesimo:

 

Immobilus!”

 

Harry reagì quasi meccanicamente mormorando un efficace Protego che riuscì a bloccare la fattura di R.A.B. Il giovane Potter mantenne il braccio piegato a 45° contro il petto in modo da estendere maggiormente lo scudo protettivo, poi, con una rapida estensione dell’arto, rispedì l’incantesimo contro il suo stesso fautore senza che la maledizione diminuisse la sua originaria potenza.  

 

Kaus si smaterializzò rapidamente sulla sinistra, puntò la bacchetta contro il ragazzo che un attimo dopo si trovò a gambe all’aria, ribaltato da una potente fattura non verbale.

 

Il vecchio tentò nuovamente l’incantesimo immobilizzante, questa volta con maggiore successo. Harry poteva solo sbattere le palpebre e sentire il sangue che gli grondava giù dal cervello mentre R.A.B. si avvicinava minaccioso.

 

“Sai qual è la punizione, vero Harry?” chiese ironicamente Kaus, puntandogli la bacchetta in mezzo agli occhi.

 

Harry non poteva parlare, ma il bagliore di sfida che R.A.B. intravide nei suoi occhi fu una risposta più che sufficiente.

 

“Sei durato poco, Harry” bisbigliò il vecchio, malignamente “Poco male… Crucio!”

 

Harry riuscì solo a sgranare gli occhi mentre i dolorosi influssi della maledizioni si propagavano in tutto il suo corpo; se possibile l’effetto risultava ancora più esasperante data la sua incapacità di muoversi o di sfogarsi urlando a squarciagola. La fronte era contratta e i nervi quasi accartocciati dallo sforzo di uno sfogo trattenuto.

 

Harry sentì la testa aprirsi di netto, come se l’antico dolore della cicatrice fosse tornato vivo e pulsante. Quella sensazione lo fece allucinare: la pelle piuttosto abbronzata di Lyons Kaus stava diventando di un pallore cadaverico, i suoi occhi marrone chiaro tendevano sempre di più ad un sanguinolento rosso acceso, capelli e sopracciglia si sfoltivano per rivelare il volto dell’uomo più odiato da Harry Potter.

 

Le immagini del suo aggressore, sempre più appannate a causa delle lacrime di dolore che gli scendevano dagli occhi, si stavano lentamente delineando in qualcosa di estraneo a Lyons Kaus: un uomo dall’aspetto grottesco e cadaverico; forse non era neanche l’aspetto autentico di Lord Voldemort, ma nei ricordi di Harry appariva così, in tutta la sua mostruosità. Poi d’un tratto lo sfocato si fece nero e anche il pallore della pelle di Lord Voldemort scomparve, mescolandosi nel buio.

 

Il biancore ricomparve, questa volta meno cadaverico, ma più spettrale e astratto. Una folta chioma nera ricoprì parte della grande macchia bianca e ovale, mentre sotto la frangia appena apparsa si accendevano due occhi scintillanti di perfidia e follia. L’ovale si squarciò sul basso in un sorriso beffardo e malefico: “Ti manca, Potterino. Lo so che ti manca, ti manca Sirius.”

 

La scomparsa di Bellatrix Black fu accompagnata dall’incessante eco di quelle parole. Mentre anche l’ultimo bagliore del suo sguardo maniacale si spegneva, diluendosi nel nero, apparve all’istante, come un flash improvviso, l’immagine chiara e nitida di Severus Piton: il volto era scarno e neutrale, quasi apatico. “Ti manca Silente, ti manca la mamma, ti manca il papà, Potter?” La voce era remota ma inconfondibile nella sua freddezza e untuosità. Harry guardò il suo volto pallido e desiderò di poterlo stringere fino a farlo scoppiare. Allungò una mano con una forza disperata, ma Piton tentò di proteggersi parandosi col braccio sinistro. Allora Harry vide il Marchio Nero che spuntava parzialmente dalla manica della tunica. Con tutta la risolutezza che gli rimaneva conficcò le unghie nel tatuaggio.

 

Le grida che ne seguirono furono per Harry un dolce canto di consolazione. Affondò le unghie senza pietà, rimanendo ipnotizzato ad osservare la sua trasformazione. Il teschio si fuse con il serpente che gli usciva dalla bocca e si mescolarono in una singola macchia nera che si delineò in una figura diversa: un uccello maestoso dalle nove code che emergeva dalle fiamme, una fenice, ma una fenice nera avvolta da fuoco verde.

 

Harry si sentì precipitare e cozzare contro il suolo; sbattendo le palpebre riacquistò la vista.

 

Kaus se ne stava raggomitolato a terra con la mano destra premuta contro l’avambraccio sinistro. Alzò lo sguardo carico di odio e di dolore “Complimenti… Harry” ansimò a fatica “Hai trovato… il… il mio punto debole.”

 

R.A.B. si alzò barcollante e lanciò a Harry uno sguardo d’avvertimento: “Ricordami come sono adesso: carico di furia omicida; perché è così che dovrai sempre vedermi.”

 

Harry si alzò di scatto dal pavimento, raccolse la sua bacchetta e il mantello dove custodiva i suoi due preziosi amuleti e senza ripensarci abbandonò quel luogo oltrepassando la barriera spaziale con l’intenzione di non tornarci mai più.

 

*^*^*^*^*^*^*

 

Samantha Drake tirò un lungo sospiro di sollievo quando finì di rassettare a dovere l’ultimo Mangiamorte. Dopo la cerimonia di bentornato che aveva seguito la scarcerazione, i dieci Mangiamorte liberati (uno era stato ucciso durante la scarcerazione) si erano dovuti sottoporre ad un test completo per verificare lo stato di salute e dell’integrità mentale. Così Samantha aveva accertato con rammarico che Cortess non aveva avuto tutti i torti ad affermare che gli scarcerati sarebbero stati più tocchi che malvagi.

 

Samantha aveva preferito sottoporre i dieci ad un interrogatorio per tentare di chiarire l’origine di un tale squilibrio mentale. Dai racconti confusionari di quelli che avevano accettato di rispondere alle domande era emerso che i giovani apprendisti Eclitti amavano molto esercitarsi al tiro al bersaglio con campioni vivi: i prigionieri di Azkaban. A quanto pareva il Ministro non solo era al corrente di questi soprusi ma li approvava, incentivando così la tortura dei prigionieri, che giorno dopo giorno venivano usati per l’esercitazione pratica e resi vittime della più svariata gamma di incantesimi e fatture senza un attimo di sosta da più di un anno.

 

Anche il padre di Draco, Lucius Malfoy, non aveva più una mente del tutto lucida; per questo Samantha aveva preferito non dire nulla all’amico, sperando in una repentina, seppure improbabile, guarigione spontanea; dopotutto la psicosi di cui soffriva l’uomo avrebbe anche potuto essere curata con una terapia, ma il Covo Oscuro non era il luogo più indicato per cominciare la cura.

 

Draco Malfoy si avvicinò a Samantha quando questa congedò il Mangiamorte che stava visitando.

“Allora?” chiese in tono freddo, tentando di celare la preoccupazione “Come sta mio padre?”

 

Samantha ingoiò a vuoto la saliva e cercò di apparire il più calma possibile “Dovresti dirmelo tu. Sei appena andato a trovarlo: come ti sembra?”

 

“Normale” rispose Draco.

 

Samantha sbarrò gli occhi dalla sorpresa “Davvero?” chiese stupita; poi, ricomponendo il volto in un’espressione indifferente, ripeté: “Davvero?”

 

“Beh, si comporta come sempre” rispose Draco, incuriosito dalla reazione della ragazza “Perché? Come dovrebbe stare? Sei tu il medico… non sarà ferito?”

 

“No, no… nessuna ferita fisica, non ti preoccupare.”

 

“Non mi preoccupo. Chi si preoccupa” concluse Draco con una sbuffata delle sue.

 

“Molto bene… allora, se non c’è nient’altro che mi vuoi chiedere, io me ne vado a curare il prossimo Mangiamorte” Samantha tentò di defilarsi dalla porta principale, ma fu costretta ad abbandonare il suo proposito quando Lucius Malfoy le sbarrò il cammino.

 

“Tu sei Samantha Drake, giusto?” le chiese l’uomo con un tono raggelante “Il nuovo acquisto del Signore Oscuro, la garante del progetto D.I.O.?”

 

“S..sì” rispose Samantha esitante.

 

“Vedi di non intralciarmi, ragazzina” disse quello in tono secco e agghiacciante.

 

La ragazza avvertì l’impulso di rispondere all’istante “Sì.”

 

Lucius Malfoy la oltrepassò. Draco indietreggiò impercettibilmente quando vide il padre che gli veniva incontro.

 

“Tu prima mi hai chiesto se stavo bene?” domandò al figlio con il medesimo tono di voce con cui si era rivolto a Samantha.

 

Draco accennò col capo “Sì” sembrava che quella fosse l’unica risposta adatta alle domande di Lucius Malfoy.

 

“Sto bene.” Senza preavviso l’uomo afferrò il braccio di Draco e abbassò violentemente la manica della tunica per rivelare il Marchio Oscuro. Draco lo contemplò fisso, tremando quasi dal timore. Samantha abbassò il capo e guardò Draco desolata, non sapendo che reazione aspettarsi da quell’uomo.

 

Lucius scrutò il figlio con un’occhiata tanto indecifrabile quanto ghiacciata “Il Marchio Oscuro; allora sei diventato anche tu un Mangiamorte?”

 

Draco accennò con il capo, sperando in cuor suo che quelle del padre fossero parole di apprezzamento.

 

“Tu sei Draco Malfoy, giusto?” sibilò Malfoy senior, perforando con lo sguardo il figlio.

 

Draco si limitò, come prima, a muovere la testa in segno di affermazione, ora assolutamente sconvolto.

 

Lucius Malfoy serrò la presa attorno al braccio del figlio e a Draco sfuggì un gemito di dolore “Ti è stata affidata la missione di uccidere Albus Silente, la più importante delle missioni che possa essere affidata ad un Mangiamorte, persino più importante del recupero della profezia. L’hai portata a termine?”

 

Draco pensò di intravedere uno spiraglio di logica nel comportamento del padre: era arrabbiato con lui perché non era riuscito ad uccidere Silente, perché non aveva completato la missione fino in fondo “Dopotutto il piano per intrappolare Silente l’ho ideato io e ha funzionato: Silente è morto” dichiarò con orgoglio, attendendo speranzoso i complimenti del padre.

 

Invece ottenne solo un sonore ceffone sul viso che lo fece quasi cadere. Draco si portò una mano sulla guancia arrossata e guardò supplicante il padre con gli occhi carichi di lacrime.

 

“Non ti vantare” sibilò Lucius Malfoy “Se fossi stato fuori da Azkaban il Signore Oscuro avrebbe affidato a me l’incarico di uccidere Silente: io sono il suo Mangiamorte preferito” afferrò la tunica del figlio e lo scosse forte “Vedi di non intralciarmi, ragazzino, se non vuoi fare una brutta fine.”

 

Lucius allentò la presa e, con un ultimo sguardo sprezzante, si allontanò dal figlio, che crollò sul pavimento con le mani che gli coprivano il viso.

 

Samantha si scostò per far passare l’uomo e osservò il suo volto di pietra che non riuscì ad addolcirsi nemmeno quando i singhiozzi disperati di suo figlio lo raggiunsero.

 

*^*^*^*^*^*^*

 

Hermione e Ginny stavano sfogliando la Gazzetta del Profeta, guardando con desolazione l’articolo che riportava la disfatta di Azkaban.

 

“Tante vittime che il Ministero ha preferito celarne il numero” lesse Hermione con rammarico.

 

Ginny ripiegò la Gazzetta e fissò l’amica con sconforto “Soprattutto nostre vittime. I corpi dei Mangiamorte recuperati dal Ministero sono in tutto tre; solo per questo Scrimgeour pensa di essere ad un passo della vittoria e mette in prima pagina le foto dei loro cadaveri.”

 

“E’ disumano oltre che borioso” Hermione proseguì con un tono impacciato “Sai chi è una delle vittime?”

 

“Il padre di Goyle” rispose Ginny, mantenendosi composta.

 

“Non voglio difendere i Mangiamorte, no di certo, ma… ho sempre detestato il modo di fare di Goyle, così sottomesso a Malfoy, ma… mi dispiace per lui” concluse Hermione, guardando Ginny con fare inquisitorio “E a te?”

 

“Ci sono stati centinaia di figli che hanno pianto per la morte dei loro genitori per colpa del padre di Goyle e dei suoi compagni. Non mi aspetto di provare compassione per lui, ma so solo che pubblicare la foto del cadavere del padre è sicuramente scorretto, è una mancanza di rispetto verso la sua morte e verso la famiglia del defunto.”

 

“Devo dire che sei più obiettiva di me, Ginny” ammise Hermione con un sospiro.

 

“Ma no Hermione, sono solo più inflessibile” ribatté Ginny “Piuttosto, ti va di cambiare discorso e di parlare di Ron?”

 

“Francamente” cominciò Hermione, indispettita “Credo che sarebbe più redditizio parlare di morti che di Ron.”

 

“Non esagerare” disse Ginny con una breve risata “So perfettamente come è fatto mio fratello ma tu non puoi negare i fatti, Hermione.”

 

“I fatti…” ripeté Hermione, frustrata “I fatti sono questi: lui è uno stupido perché non capisce mai niente e io sono stupida perché mi interessa uno stupido.”

 

“Non essere così dura con te stessa, sono cose che succedono” affermò Ginny con disinvoltura.

 

“Non prendere la cosa alla leggera Ginny; il mio è un grave problema che temo non abbia soluzione!”

 

“Non chiamarlo “problema”, Hermione” la rimproverò l’amica, sorridendo “E’ semplicemente una grande cotta”

 

“Non è grande… no… non riesco a capirlo di preciso” rivelò Hermione arrossendo in viso.

 

“E questo ti manda in confusione dato che sei abituata ad avere tutto sotto controllo.”

 

“Anche, ma non solo questo… con Victor non c’era tutto questo coinvolgimento, stavo con lui solo perché mi lusingava essere corteggiata da un ragazzo così famoso, ma alla fine sapevo che saremo restati solo buoni amici, nonostante quel piccolo bacio…”

 

“Quindi tu e Krum vi siete spinti solo fino alla fase uno, nient’altro?” le chiese Ginny.

 

“No, e mi pare già tanto con uno come lui.”

 

“Era tanto per te, ma lui cosa ne pensava? Ho sempre avuto l’impressione che Krum intendesse puntare al sodo, insomma, che volesse un contatto più fisico.”

 

“E l’ha cercato” confessò Hermione con visibile imbarazzo “Ma la sottoscritta non si sentiva assolutamente pronta e così ho mandato tutto a monte.”

 

Ginny posò una mano sulla spalla di Hermione “Non devi darti la colpa se è stato lui ad insistere troppo.”

 

“No” fece Hermione scandalizzata “Non voleva fare… quello… voleva solo darmi dei baci più profondi e…”

 

“Pomiciare, insomma” concluse Ginny.

 

“Precisamente” concordò Hermione col viso in fiamme “Ma io ho un blocco e non riesco a superarlo. Tendo a bloccarmi quando i ragazzi tentano di andare oltre…”

 

Ginny annuì grave col capo “So cosa intendi, Hermione.”

 

“Tu? No, Ginny, non intendevo…” si scusò subito Hermione “… è solo che ho avuto l’impressione che tu con i ragazzi… ci sappia fare.”

 

“In effetti sono un po’ disinibita, ma non troppo” dichiarò Ginny orgogliosa “Ma delle volte è capitato anche a me di avere questo blocco… con Corner.”

 

“Hmm” fece Hermione, nauseata.

 

“Puoi dirlo forte, Hermione. Solo che Corner non è un gentiluomo come Krum… lui aveva proprio in mente di farlo. Io mi sono opposta, all’epoca avevo a mala pena quattordici anni… ma lui non mi ha voluto dare retta. Alla fine l’ho sistemato con un efficace sinistro.”

 

“Mi dispiace Ginny. Quel Corner…” mugugnò Hermione piena di rabbia.

 

“Figurati; quel pugno è stato davvero liberatorio, era da settimane che intendevo darglielo” confessò Ginny con un sorriso mordace “Quando ha capito che la sua ragazza non aveva la minima intenzione di concedersi a lui, mi ha mollato… anche se a dirla tutta era già da un mese che, con varie sottigliezze, tentavo di fargli capire che non ero più interessata a lui.”

 

“E ora con Harry?” chiese Hermione, interessata.

 

“Lui è molto pudico, forse anche più di me” ironizzò Ginny “Ma è assolutamente il miglior ragazzo che Ginevra Weasley abbia mai avuto. In effetti lui mi è sempre piaciuto, ma siccome lui non mi guardava…”

 

“Hai preferito disinteressarti a lui e cercare affetto da un’altra parte. E speravi che, magari, lui si sarebbe ingelosito” aggiunse Hermione.

 

“Esatto. Vedi, Hermione, tu le capisci al volo le questioni amorose, ma sembra che con mio fratello questo tuo talento si dissipi. D’altronde non è facile analizzare la situazione quando si è così coinvolti” concluse Ginny con un sorrisetto malizioso.

 

“Con Victor ce la facevo” dichiarò Hermione, scoraggiata.

 

“E’ perché con lui non era una cosa seria. Ora con Ron sei coinvolta fino al collo, è difficile essere oggettivi” commentò Ginny.

 

“Non dire così, Ginny.”

 

“Fai la prima mossa, Hermione “ suggerì Ginny all’amica in tono rassicurante “Ormai devono fare tutto le ragazze perché se aspettiamo i ragazzi…”

 

“Ma è stato Harry a fare la prima mossa con te” puntualizzò Hermione con un sospiro.

 

“Ma dopo cinque anni che ci conoscevano e dopo avergli esplicitamente fatto capire che mi interessava… Ron è ancora peggio di Harry. Se aspetti lui finirete entrambi vecchi e svogliati.”

 

“Hai ragione tu, Ginny” disse Hermione, caricandosi di grinta “E’ ora di finirla a giocare al gatto e al topo.”

 

“Giusto” concordò Ginny, tenace “Sai, mio fratello avrà anche i suoi difetti, ma infondo…”

 

Ginny sobbalzò vedendo scorrere davanti agli occhi un’indeterminata figura d’argento. La scia prese consistenza e, una volta arrivata in fondo alla stanza, curvò nettamente per sfilare nuovamente davanti allo sguardo sconsolato di Ginny e a quello furioso di Hermione: si trattava di un’enorme marmotta col pelo folto e vaporoso, che le ragazze sapevano essere il Patronus di…

 

“Ron!” strillò Hermione all’indirizzo del rosso che si accingeva a richiamare nella punta della sua bacchetta l’enorme animale.

 

Ginny sospirò, tra l’incredula e il divertita “Parli del diavolo e…” sventolò la mano verso il fratello con un sorriso poco convinto.

 

“Mi stavo giusto esercitando col Patronus” dichiarò Ronald Weasley orgoglioso “Anche voi due dovreste fare lo stesso invece di stare lì sedute a parlare di stupidaggini.”

 

“Stupidaggini” ripeté Hermione facendo salire di parecchi decibel il tono della voce “Oh, in effetti io e Ginny stavano proprio parlando di uno stupido.”

 

Dall’occhiata pungete che gli aveva rivolto Hermione, Ron intuì che quel suddetto “stupido” non poteva essere altri che lui. Il giovane Weasley sostenne lo sguardo di Hermione e rivolse alla ragazza un’occhiata altrettanto ostile.

 

Ginny si passò una mano sul viso mentre Moody faceva il suo ingresso trionfale nella stanza.

 

“Ehi!” gridò contro Ron e Hermione, vedendo i due giovane fissarsi in cagnesco “Sempre a bisticciare come un branco di marmocchi, ma tu guarda. In piedi e pronti con le bacchette, tutti quanti, voglio tre dei più superbi Patronus che io abbia mai visto in tutta la vita… vedete di sorprendermi!”

 

Ginny scattò in piedi, non tanto in riflesso al comando di Moody quanto più per il desiderio di accontentarlo e di fargli chiudere la bocca. Agitò lievemente la bacchetta mormorando l’incantesimo: un’elegante gazzella attraversò il locale sotto lo sguardo compiaciuto del fratello. Quando si dissolse in una foschia luminosa, Moody accennò un vago sorriso compiaciuto.

 

“Non c’è male signorina… adesso tu, l’altra.”

 

Hermione avanzò, in risposta alla richiesta di Moody, ancora livida in volto.

 

Expecto Patronum!” gridò la ragazza.

 

Una lontra dai movimenti sinuosi schizzò fuori dalla bacchetta di Hermione e percorse a sobbalzi l’intera stanza per poi svanire con un sonore schiocco.

 

“Puoi fare di meglio, ragazzina” la rimproverò Moody con tono saccente “Ho l’impressione che tu sia troppo nervosa ultimamente: così senza concentrazione non ti riuscirà mai un buon Patronus.”

 

Hermione fissò Ron se possibile ancora più arrabbiata di prima; evidentemente lo riteneva responsabile della predica di Moody.

 

“Ora tu, ragazzo!” ordinò l’uomo facendo roteare l’occhio magico all’indirizzo di Ron.

 

Il giovane Weasley avanzò calmo al centro della stanza e mormorò l’incantesimo. La stessa figura di marmotta comparve dalla punta della sua bacchetta, ancora più luminosa di prima.

 

Questa volta Moody si concesse un sorriso ammirato “Complimenti, ragazzo, era proprio un bel Patronus. E’ di fondamentale importanza imparare l’Expecto Patronum ora che Nole Rowe è a piede libero e se alla ragazzina riccioluta questo non basta come incoraggiamento allora le consiglio di andare a vedere le foto delle vittime di quel Dissennatore.”

 

Ginny si voltò verso Hermione. La ragazza aveva gli occhi lucidi sia per colpa del litigio con Ron che per il rimprovero di Moody.

 

“Ora esercitatevi singolarmente, e smettetela di bisticciare” concluse l’ex-Auror con fermezza.

 

Alastor Moody se ne andò lasciandosi alle spalle un’atmosfera molto tesa.

 

Ginny fissò con circospezione il fratello mentre si avvicinava all’amica per consolarla.

 

“Dai, Hermione, sai com’è fatto Moody… sempre a brontolare.”

 

“Lo so…” singhiozzò Hermione “Ma è un’altra la persona che mi ha offesa.”

 

Ginny si fiondò sul fratello e lo afferrò per un braccio con una scintilla sinistra negli occhi “Ora tu vai a chiederle scusa” gli ordinò la sorella “E con scuse non intendo una sfilza di parole farfugliate nel tipico stile Ronald Weasley, ma un abbraccio e un bacio, capito Ron? Un abbraccio e…”

 

“… un bacio?” concluse Ron sobbalzando.

 

Hermione gli rivolse un’occhiata neutra. Ron osservò le lacrime che minacciavano di rigarle il volto.

 

“Mi spiace” cominciò il giovane Weasley protendendosi verso la ragazza scossa dai singhiozzi. In lontananza, Ginny lo stava esortando ad andare avanti e a non cedere all’imbarazzo.

 

Ron finalmente si sentiva pronto.

 

Un rumore acuto, come una sirena, squarciò l’atmosfera magica e fece quasi saltare il cuore fuori dal petto di Ronald Weasley “Non adesso, maledizione” mormorò il ragazzo ritraendo di scatto le braccia che aveva aperto per accogliervi il corpo di Hermione.

 

“Muovetevi!” Moody irruppe nella stanza con in mano la bacchetta e l’occhio roteante che sembrava impazzito “E’ scattato l’allarme: un ingresso non autorizzato, potrebbero essere i Mangiamorte!”

 

Ron sbuffò brandendo la bacchetta e si precipitò all’inseguimento di Moody che già stava imboccando il corridoio che conduceva all’atrio del rifugio.

 

Hermione restò immobile al centro della stanza con la mano sinistra premuta contro gli occhi. Ginny le si avvicinò scrollandole debolmente la spalla.

 

“Coraggio, Hermione! Non c’è tempo adesso, ci stanno attaccando. Reagisci, soltanto per ora, non ci pensare.”

 

Hermione accennò col capo, in viso ancora scura “Appena finisce questa storia, gliela faccio vedere io a Ron… se ne pentirà amaramente! Gli farò vedere tutte le costellazioni del cielo a furia di lanciargli robuste fatture!”

 

“Brava… Hermione” disse Ginny esitante. Se questa minaccia bastava a caricarla contro gli aggressori tanto meglio, ma non avrebbe di certo giovato alla relazione con Ron.

 

“Ah!”

 

Le due ragazze si voltarono di scatto.

 

“E’… la voce di mio fratello” constatò Ginny con la voce titubante “Gli dev’essere successo qualcosa: andiamo, Hermione!”

 

Hermione seguì Ginny da distanza ravvicinata, con la voce che le tremava dal rimorso “Senti, prima, quando ho detto che mi sarebbe piaciuto vederlo malconcio… stavo scherzando.”

 

“Non importa, Hermione” rispose meccanicamente Ginny.

 

“Non ho mai desiderato che si facesse del male” continuò Hermione, concludendo con un singhiozzo.

 

“Lo so, Hermione.”

 

“E’ un idiota, ma non voglio che… no, non è neanche un idiota, Ron è un ragazzo davvero…” Hermione andò a sbattere contro la schiena di Ginny.

 

Sollevando il capo notò che il volto della giovane Weasley era acceso di stupore.

 

“Ginny” singhiozzò Hermione, liberando infine le lacrime “Cos’è successo a Ron?”

 

Osò guardare oltre la spalla di Ginny e ciò che vide le mozzò di netto il fiato: “Harry!?” esclamò la ragazza, sconcertata.

 

Appena udì il suo nome pronunciato dalle labbra di Hermione, Ginny si precipitò tra le braccia di Harry che Ron ancora stava stringendo con felicità. Appartò bruscamente il fratello con una sonora spallata e si aggrappò disperatamente alle robuste spalle di Harry: lo baciò, profondamente.

 

Harry dovette convenire che l’idea di lasciare la casa di R.A.B. e di ritornare al Quartier Generale dell’Ordine aveva dato i suoi generosi frutti. Neanche nei momenti più intimi che avevano passato insieme, Ginny gli aveva mai dato un bacio del genere, così maturo da fargli girare la testa, così intenso da fargli precipitare una cascata di sangue dalla testa dritto sulle labbra.

 

Dopo uno di quei lunghi istanti che parevano essere secoli, splendidi secoli, Harry si staccò da Ginny con un sonoro schiocco e con le labbra tutte umide, arrossate e gli occhi vitrei. Il ragazzo cercò con lo sguardo Ron, che se ne stava accasciato contro la parete con un’espressione schifata di puro ribrezzo. I due si fissarono per un breve istante, poi Ron borbottò qualcosa agitando la mano come se stesse spazzando l’aria:

 

“Bah, d’accordo… dopotutto sono cose naturali. Potete pure farlo.”

 

“Nessuno ti ha chiesto il permesso, io e Harry lo facciamo quando più ne abbiamo voglia” affermò Ginny assolutamente smaliziata, facendo trasalire il fratello.

 

Harry sperò che quella fosse una proposta per ripetere l’accaduto. Intanto, con grande stupore, si accorse che Hermione li stava fissando melanconica e con un velo di lacrime sugli occhi.

 

“Cos’hai, Hermione?” le chiese Harry in tono preoccupato.

 

“Niente” rispose lei con uno strano sogghigno “Sono felice per te e per Ginny, vedo che avete fatto la pace, bene. E’ sempre un piacere vedere due persone che riescono ad esprimere i loro sentimenti senza essere frenati da blocchi psicologici.”

 

Ginny lasciò le spalle di Harry e si avvicinò al volto cupo dell’amica “Hermione?”

 

La ragazza la bloccò protendendo il braccio davanti a sé “Tieni” disse Hermione, porgendole una moneta stregata “E’ per Harry, così potremo tenerci in contatto.”

 

Ginny raccolse la moneta dal palmo aperto di Hermione e la fissò sconsolata “Mi dispiace.”

 

“Oh no, Ginny” gemette Hermione “Non c’è niente di cui tu ti debba scusare.”

 

“Hermione.”

 

La ragazza fu percorsa da brividi quando sentì la voce di Ron “Cosa vuoi?”

 

“Mi dispiace per qualunque cosa io ti abbia fatto” bisbigliò Ron con l’espressione più seria e sincera che Hermione avesse mai visto sul suo volto.

 

Hermione sentì rimbombare il cuore nelle orecchie mentre Ron le si avvicinava per abbracciarla.

 

“Ci attaccano!” strepitò Moody irrompendo dalla porta stregata “I Mangiamorte!”

 

“Shh” sibilarono Ginny e Harry “Sono io” brontolò il giovane Potter “Non mandare tutto a monte proprio adesso” “Ci mancava poco” mormorò Ginny, abbattuta.

 

“Non tu, Potter!” borbottò Moody “Proprio qua sopra di noi i Mangiamorte stanno dando battaglia agli Auror!”

 

“Hanno scoperto il rifugio dell’Ordine!” esclamò Ginny, preoccupata.

 

“Ne dubito” affermò Tonks che nel frattempo era entrata da una delle porte stregate “Il loro obiettivo è il Ministero, non siamo noi.”

 

“Che facciamo, cosa suggerisce il grande capo?” domandò Moody sbrigativo con l’occhio magico che gli roteava dall’eccitazione.

 

“Il grande capo dice di non intervenire” ribatté Tonks con un sospiro “Meglio lasciare che gli Auror se ne occupino per non rischiare di rivelare la nostra presenza e quindi anche la posizione dell’Ordine.”

 

“Come sarebbe a dire?” strepitò Moody.

 

“E’ così” confermò Tonks amareggiata “Non possiamo muoverci, ordini del capo.”

 

“Il capo?” Harry non era per niente certo di essere riuscito a realizzare gli avvenimenti successivi all’impetuoso bacio di Ginny.

 

“Già, Harry” ribatté Ginny “E’ subentrata un’altra autorità che starà a capo dell’Ordine. Si è presentato davanti a noi due giorni dopo che te ne sei andato via senza dire niente a nessuno.”

 

Harry pensò di percepire un’accusa nelle parole di Ginny “Mi dispiace” si scusò lui.

 

Ginny strizzò un occhio con un’espressione accattivante “Con il bacio di prima ti sei abbondantemente scusato.”

 

Qual è il suo nome? Harry sobbalzò quando riconobbe quella voce dannatamente famigliare che lo aveva costretto, innumerevoli volte, a sottostare alle sue angherie da mentore.

 

Chiedigli il nome del capo! Ordinò a Harry.

 

“Te lo puoi scordare!” strillò il giovane Potter, senza preoccuparsi del fatto che agli occhi degli altri presenti sarebbe potuto apparire come un pazzo che parla al vento “E’ ora che mi lascia in pace, non ne posso più di te!”

 

Chiedigli quel dannato nome! E’ importante. Insistette.

 

“No!” gridò Harry “Trovati un’altra antenna di trasmissione.”

 

“E’ posseduto!” eruppe Moody precipitandosi al lato di Harry, cominciando a mormorare una cantilena dall’aria gotica.

 

Chiediglielo! Per i tuoi dannati capricci vuoi rischiare che tutto il mondo finisca ai piedi del Signore Oscuro!

 

Harry bloccò la filastrocca di Moody e gli chiese a denti stretti: “Qual… qual è il nome del vostro capo?”

 

“Si fa chiamare Albatros” rispose Moody con ovvietà.

 

Oh, Merlino! Ritorna subito qua, Harry. Immediatamente!

 

“Non ci tornerei neanche morto!” strillò Harry a squarciagola.

 

E va bene… allora se torni ti dirò dove si trova uno degli Horcrux che stai cercando. Ma devi venire qui subito, adesso.

 

Harry afferrò la moneta stregata dalla mano di Ginny mormorando un melanconico “A dopo.”

 

Si precipitò fuori dalla porta magica da cui era appena entrato e fece il percorso al contrario. Appena giunse all’entrata del Ministero si rese conto che la preoccupazione di Moody e Tonks non era infondata. L’atrio era praticamente distrutto e il corpo della donna che soleva accogliere  visitatori era riverso a terra, mostrando un viso chiaramente vittima dell’Anatema che Uccide: occhi sbarrati ed espressione perennemente sconvolta.

 

Harry sentì delle grida acute dietro di sé e voltandosi riuscì a scorgere due grosse figure nere che ne trascinavano un’altra più tozza e agitata. Il ragazzo sbarrò gli occhi dalla sorpresa quando riconobbe il viso da rospo della prigioniera: Dolores Umbridge. La donna gracchiava in maniera disperata implorando i due Mangiamorte di lasciarla libera. Dietro di loro, due Mangiamorte spalleggiavano un secondo prigioniero, più alto e sinuoso e col viso coperto da un cappuccio di seta argento. Non opponeva resistenza e sembrava quasi che i Mangiamorte avessero nei suoi confronti un trattamento di riguardo.

 

E’ lui! Muoviti!

 

“Potter!” strillò la Umbridge quando lo riconobbe “Ci sei tu dietro tutta questa storia?” lo accusò la donna con la voce singhiozzante “Aiutami! Liberami se è vero che sei il Prescelto!” lo implorò con voce supplichevole, una voce che Harry non avrebbe mai detto appartenere a Dolores Umbridge.

 

Vieni subito qui!

 

“Mi dispiace” disse Harry fissando la Umbridge con sguardo vacuo. E mentre i due Mangiamorte che stavano ai lati di lei estraevano le bacchette, Harry chiuse gli occhi e visualizzò nelle mente la casa di R.A.B. Si Smaterializzò in un lampo lasciandosi alle spalle le grida di Dolores Umbridge.

 

 

 

Una volta materializzato nella sua odiosa casa, non perse tempo ad imprecare contro R.A.B. “L’Horcrux, voglio sapere dov’è l’Horcrux.”

 

“Vuoi andare subito al sodo, Harry?” gli chiese Kaus sarcastico “Non ti piacerebbe sapere chi era quell’uomo incappucciato, catturato dai Mangiamorte oppure chi è in realtà il nuovo capo dell’Ordine della Fenice?”

 

“Dimmi dov’è l’Horcrux!” gridò Harry “Non mi interessa niente del resto!”

 

“D’accordo. Se hai proprio tutta questa voglia di trovare l’Horcrux di Riddle all’ora ti suggerisco di cercare in un antiquariato babbano che si trova proprio di fianco alla torre dell’orologio londinese. Non dovresti avere difficoltà a vederlo. L’insegna reca la scritta: Abbandonate ogni speranza, o voi che entrate. Un’insegna davvero stimolante, non credi?”

 

“Addio” tagliò corto Harry, facendo dietro front verso l’apertura spaziale sulla parete che dava a ovest.

 

“Sei davvero il ragazzo più permaloso che io abbia mai incontrato” sogghignò R.A.B., evidentemente compiaciuto “Poco male, ci si vedrà tra poco.”

 

“E’ l’ultima volta che ci vediamo” dichiarò Harry fermamente, intento ad attraversare la barriera spaziale.

 

“Illuso e poco realistico. Fuggi dall’evidente realtà per evitare il dolore.”

 

Il ragazzo si addentrò nelle oscure vie della città fantasma di Little Raven, la città natale di R.A.B., tentando disperatamente di levarsi dalla testa l’eco delle sue parole. Si fermò e cominciò a riflettere pazientemente e, come sempre, i suoi pensieri si indirizzarono alla promessa fatta a Silente.

 

Harry Potter rigirò la moneta stregata tra le dita, vi avvicinò le labbra esitante e bisbigliò:

 

“Hermione, Hermione…”

 

Dalla moneta irruppe una potente voce femminile “Harry! Dove sei finito! Stai bene? Qui al Ministero è succ…”

 

Harry conosceva fin troppo bene la loquacità dell’amica così si affrettò a bloccarla “Me lo racconterai di persona, Hermione. Di fronte al Big Ben tra mezz’ora.”

 

“Harry, come…?”

 

“Tu, Ron e Ginny tra mezz’ora di fronte al Big Ben. Se volete venire allora fatelo, se decidete di non seguirmi – e francamente vi capirei – allora non venite; capirò quando non vi vedrò.”

 

Detto questo rificcò la moneta nella tasca interna del mantello, non lasciando ad Hermione il tempo di ribattere. Aveva la sensazione di essere ascoltato.

 

*^*^*^*^*^*^*

 

Aveva tentato tutto il possibile per consolare Draco, ma più cercava di incoraggiarlo a reagire, più otteneva che il ragazzo si infossasse al suolo e le urlasse contro di andarsene, come se ritenesse le sue lacrime indecenti e vergognose. Samantha aveva cercato di spiegare a Draco che non c’era nulla di umiliante nel pianto, purché non si mostrasse in quello stato davanti agli altri Mangiamorte, ma poi…

 

“Anche tu sei una Mangiamorte, quindi… vai via!” le gridò contro Draco, smettendo per un istante di singhiozzare.

 

Samantha tentò comunque di tranquillizzarlo “Calmati, ora!” gli disse “Non c’è nessun bisogno di ridursi in questo stato per quell’uomo! Sarà anche tuo padre ma non devi dargli retta in questo momento, ascolta, lui è… come dire… un po’ tocco per via di Az…”

 

L’unico risultato che aveva ottenuto era stato uno schiantesimo ricevuto in pieno stomaco che le aveva fatto perdere del tutto il fiato che aveva in gola e la compassione per Draco.

 

Ora lo osservava seguire il padre docilmente, diretti entrambi nella Sala Regia sotto richiesta del Signore Oscuro. Dopo la sfuriata di Lucius contro il figlio, Lord Voldemort aveva convocato Malfoy Senior e altri validi Mangiamorte per un inaspettato attacco al Ministero, che aveva avuto buon esito. E, a missione conclusa, Draco aveva tentato per l’ennesima volta di avvicinare suo padre con risultati ancora più disastrosi dei precedenti…

 

“Perché insisti nel venirmi dietro!” strepitò Lucius Malfoy.

 

Draco scosse il capo, impaurito dalla violenza del padre.

 

“Tanto lo so perché” ringhiò Malfoy Senior in tono sordido “Sei geloso per la buona riuscita della missione. Hai paura che ti rubi la gloria.”

 

“Quale gloria, Padre?!” esclamò Draco, non riuscendo più a trattenersi “Di cosa stai parlando?!”

 

Lucius afferrò il ragazzo per i capelli, tirandoli brutalmente “Non osare più gridarmi in faccia” lo liberò con rudezza “Avrai anche ucciso Silente, ma resti comunque una giovane recluta. Io ho più anni di esperienza e mi devi rispetto.”

 

“Sì, Padre” disse Draco docilmente.

 

“E smettila di chiamarmi Padre” sibilò Lucius al figlio, spietato.

 

Draco tentò di trattenere il singhiozzo che gli voleva uscire di bocca “Come ti devo chiamare, allora?”           

 

“Signor Malfoy” rispose Lucius in tono gelido e seccato.

 

Se ne era andato lasciando il figlio in un tale stato confusionale da provocargli la tipica sindrome del cane bastonato. Ora Draco lo seguiva ovunque con un atteggiamento umile e reverenziale, ignorando completamente gli avvertimenti del padre che lo intimavano ad andarsene. Più lo maltrattava, più Draco tentava di stargli accanto e di farsi perdonare ottenendo solo un peggioramento della già grave situazione. Tutto ciò si svolgeva sotto gli sguardi divertiti degli altri Mangiamorte.

 

Ora il Signore Oscuro aveva richiesto la presenza dei due Malfoy per discutere di una nuova missione.

 

Draco osservò l’imponente figura del padre che avanzava spavaldo lungo i corridoi del covo e, come era sempre solito fare, tentò di imitarlo, restando però dietro di lui, in posizione sommessa.

 

“Dunque” cominciò il Signore Oscuro, non appena i due Malfoy furono giunti nella Sala Regia “Ho intenzione di affidarvi una missione sulla quale richiedo la massima discrezione; si tratta del recupero di un oggetto estremamente prezioso per il raggiungimento dei nostri obiettivi. Ovviamente, non accetto fallimenti.”

 

“Sì, mio Signore” assentirono i due all’unisono.

 

“Potete ritirarvi, vi comunicherò in seguito i dettagli della missione e, mi raccomando, mantenete la massima segretezza su ciò che vi ho appena comunicato.”

 

Dopo essersi prostrato davanti al Signore Oscuro, Draco aveva preferito avviarsi fuori dalla Sala Regia da solo, per riflettere. Una missione affidata esclusivamente a lui e al padre poteva significare due cose: il recupero del prestigio dei Malfoy agli occhi del Signore Oscuro e la possibilità di migliorare i rapporti col genitore.

 

Il ragazzo stava passeggiando rincuorato lungo i corridoi quando si sentì afferrare per la spalla. Una voce sibilante e terribilmente famigliare gli mormorò all’orecchio:

 

“Non osare intralciarmi i piani, ragazzino, o farai una brutta fine, capito?”

 

“Sì, signor Malfoy” rispose a malincuore Draco, con la voce strozzata.

 

“Bene, sei bravo e ubbidiente” ghignò Lucius, allentando la presa sulla spalla del figlio e allontanandosi lungo il corridoio.

 

Draco non sapeva il perché, ma quella misera parola di approvazione del padre lo rendeva estremamente felice.

 

*^*^*^*^*^*^*

 

Harry ciondolava su una panchina fissando nervosamente l’orologio digitale. Era rimasto per quasi mezz’ora seduto su quella panchina a fissare metri sconfinati di nebbia: i Dissennatori; si ritrovò a pensare per l’ennesima volta mentre sbadigliava vistosamente, tuttavia angosciato: Arriveranno?

 

Appena Harry scrutò tre figure nella nebbia la sua prima reazione fu estrarre la bacchetta e puntarla contro quelle ombre ondeggianti che si avvicinavano a lui dispensando delle voci giovanili tra le quali Harry riconobbe chiaramente quella di Ginny che parlava a voce molto più alta del necessario:

 

“Niente panico, Hermione. Dobbiamo pur farci sentire da Harry, e poi a quest’ora, e dopo i recenti attentati, non circola più nessun Babbano da queste parti.”

 

“Nessun Babbano, forse” ribatté Hermione, con una nota di irritazione nella voce “Ma ci sarà di sicuro qualche Mangiamorte o Dissennatore, guarda quanta nebbia.”

 

“La nebbia c’è praticamente dappertutto” affermò Ginny, apparentemente scocciata “E di Mangiamorte qui non ne vedo, tranne quella figura laggiù…”

 

Il volto di Ginny si illuminò e balzò come un fulmine tra le braccia di Harry.

 

“Non mi ricordavo che fossi così sdolcinata, Ginny” disse Ron, alquanto infastidito dalle attenzioni che sua sorella stava dando all’amico.

 

“Ginny!” esclamò Hermione “Avresti potuto aspettare prima di gettarti a capofitto su di lui. Hai pensato alla possibilità che potesse essere un Mangiamorte trasformato in Harry con la pozione Polisucco?”

 

“Conosco il mio uomo” affermò Ginny, guardando Harry maliziosa “E poi non sono così sprovveduta da avvicinarmi ad uno sconosciuto qualunque senza bacchetta; qui si sta parlando di Harry.”

 

Quando Hermione entrò nel breve campo completamente visibile che concedeva la nebbia, Harry notò che i suoi occhi erano sinceramente carichi di rimprovero e anche di frustrazione “E a maggior ragione! E’ Harry, non uno qualsiasi; i Mangiamorte potrebbero voler prendere di mira i suoi amici, per non parlare della sua ragazza.”

 

Harry avrebbe giurato di cogliere una nota di ostilità e gelosia in Hermione; che altro era successo durante la sua assenza? Fissò Ron che alzò le spalle e, ammiccando verso Hermione, si puntò un dito alla testa e lo fece girare, imitando il suono di ingranaggi mal funzionanti; Ginny gli rivolse un sospiro melanconico e spiegò a bassa voce:

 

“Non è che sia tutta colpa di Ron, questa volta. E’ colpa di tutto. Hermione non ce la fa più a sopportare contemporaneamente un ragazzo come mio fratello, incapace di dichiararsi, e questa guerra che ha interrotto quelle rare volte in cui sembrava intravedersi uno spiraglio di speranza per Ron.”

 

“Comprensibile” approvò Harry “Ma ora vi ho chiamato per una missione molto importante” Harry si sentì spaventosamente simile ad un dittatore che impartisce ordini ai suoi servi “R.A.B. mi ha finalmente detto dove posso trovare un Horcrux.”

 

Calò un profondo silenzio, reso più pesante a causa dell’atmosfera nebulosa.

 

“E tu credi di poterti fidare” intervenne Hermione, con un sogghigno estraneo alla sua personalità “Non credo proprio, Harry. Ti avrà tirato un bidone, ne sono sicura.”

 

Harry si trattenne dal ribattere, ricordando tutte le sofferenze sentimentali che Hermione era stata costretta a patire “Non importa” disse “Dobbiamo tentare lo stesso. Restiamo uniti e cerchiamo un negozio di antiquariato. Hermione, non è che per caso tu ne conosci uno da queste parti?”

 

“Perché dovrei?” ribatté la ragazza.

 

“Beh…” cominciò Harry, dubbioso “Perché tu abiti a Londra e ti interessi di cultura, un antiquariato mi sembra… comunque tu sai tutto, di solito.”

 

“O certo! Quando non sappiamo dove sbattere la testa chiediamo aiuto alla so-tutto-io; non è così che la pensi, Harry?”

 

Harry e Hermione si fissarono per un breve istante. Ginny strattonò la maglia di Harry come a volerlo trattenere; Hermione sospirò:

 

“E’ da quella parte” la ragazza puntò il dito verso una zona imprecisata tra la nebbia “Ci andavo spesso una volta, quando era piccola, mi affascinavano gli oggetti antichi.”

 

Il gruppo seguì Hermione in silenzio da breve distanza. Quando cominciò a delinearsi il profilo di un piccolo edificio, Harry ridusse gli occhi a due fessure per poter leggere l’insegna: “Abbandonate ogni speranza, o voi che entrate”.

 

Più rincuorato e con una strano formicolio nello stomaco, Harry entrò nel negozio seguito da Ron e Ginny. Hermione, già al bancone, conversava allegramente con un vecchietto e sembrava aver abbandonato il mal umore. Ma quando si girò verso i tre l’espressione severa ricomparve sul suo viso.

 

“Ho detto al proprietario del negozio che ti piacerebbe molto guardare uno dei suoi oggetti antichi” bisbigliò Hermione ad Harry “Stai al gioco; sai almeno com’è fatto l’Horcrux?”

 

“Sì” ribatté Harry mentre si avvicinava all’anziano proprietario, tutto eccitato:

 

“Mi piacerebbe vedere una coppa, molto piccola e fatta d’oro.”

 

“Qui ce ne sono centinaia” rispose l’anziano, gioviale “Dovrai essere più preciso, ragazzo. Per esempio, di che epoca è?”

 

Harry si ritrovò a pensare che dopotutto leggere il libro “Storia di Hogwarts” si era dimostrato utile “E’ antichissimo, forse risale a mille anni fa.”

 

“Non abbiamo niente di così antico qui, un oggetto del genere dovrebbe trovarsi in un museo.”

 

Harry rifletté: se Voldemort aveva nascosto il suo Horcrux in quel negozio, luogo assolutamente insospettabile, aveva di sicuro incaricato uno dei suoi servi di portarlo lì o magari l’Horcrux era nascosto da qualche parte senza che il proprietario sapesse della sua presenza. “Forse lei lo ha trovato per caso o gli è stato donato da qualcuno.”

 

“Non ho mai trovato nessuno oggetto antico per strada, magari fosse così” sorrise il proprietario “Però, in effetti, circa vent’anni fa mi è stata donata una coppa d’oro finissimo. Quella donazione non la scorderò mai perché in pratica l’uomo non ha preteso niente in cambio, e bisogna ammettere che quel giovane aveva un aspetto che non lasciava per niente indifferenti, oserei dire un aspetto gotico, tutto incappucciato e vestito di nero; forse sono solo io troppo vecchio e che non è capace di stare al passo con la moda.”

 

“Incappucciato e vestito di nero!” esclamarono i quattro all’unisco.

 

“Signor Pover, le dispiacerebbe portarci quell’oggetto?” gli chiese Hermione, estremamente cortese.

 

“Lo vorrei” disse il proprietario con uno sbuffo “Ma, sono un po’ imbarazzato a dirlo, non sono mai riuscito a tirarlo fuori dal suo scrigno di vetro; dovrete venire voi a vederlo. E’ di sotto nel magazzino.”

 

L’anziano fece gesto ai quattro di seguirlo. Scesero una scalinata e si ritrovarono in un locale foderato di legno pieno di oggetti dall’aria antica. Il proprietario sorrise incoraggiante verso i quattro:

 

“Qui le cose si conservano a meraviglia; questa stanza è meglio di un frigorifero. La coppa che state cercando è da questa parte.”

 

Harry seguì l’uomo con il cuore che batteva a mille. Fissò con occhi avidi le mani del vecchio mentre spolveravano un tessuto rosso che avvolgeva qualcosa dalla forma di parallelepipedo. L’uomo alzò il lenzuolo porpora rivelando una specie di scrigno fatto di vetro, dall’apparenza molto resistente; all’interno giaceva, sopra un cuscino, una coppa d’oro con due manici finemente lavorati, la stessa che Harry aveva visto nei ricordi di Hokey, l’elfa domestica dell’antica proprietaria della coppa.

 

Harry liberò infine il respiro prodigandosi in un urlo di vittoria che fece sobbalzare l’anziano.

 

“Mi perdoni, signore” si scusò Harry ancora euforico “La ringrazio moltissimo, era proprio quello che cercavo.”

 

Harry estrasse la bacchetta. Hermione fece appena in tempo ad afferrare il proprietario per un braccio, distraendolo dall’incantesimo Alohomora che il giovane Potter stava effettuando sul sigillo dello scrigno.

 

Quando Harry udì lo scattò della serratura, trattenne il fiato e allungò avido la mano per afferrare la coppa. Le parole di Lyons Kaus lo bloccarono: questo particolare Horcrux può concedersi il lusso di essere scovato, i veri problemi sopraggiungono dopo il ritrovamento.

 

“Cosa stai facendo?” chiese il proprietario con tono di rimprovero, dopo essersi liberato dalla presa di Hermione “Non permetto a nessuno di forzare un lucchetto e di mettere le mani su oggetti così fragili. Solo un antiquario esperto è in grado di maneggiarli correttamente; da qua…”

 

L’anziano tese una mano e la serrò contro l’oggetto. La coppa si illuminò di un minaccioso rosso vermiglio ed emise un suono metallico le cui onde sonore si trasfigurarono in una scritta che andò a proiettarsi contro il muro retrostante. Quando la scritta, dai caratteri incomprensibili, svanì le dita dell’uomo si contorsero contro i manici dorati e incandescenti e, in un lampo, si afflosciarono contro la coppa, scivolando sulla superficie liscia.

 

Harry osservò, impietrito, il proprietario che rovinava a terra con gli occhi dilatati e la bocca spalancata. A Ron e Ginny sfuggì un gemito.

 

Hermione lanciò un urlo terrificante “Signor Pover!”

 

“E’ morto” disse Harry con la voce strozzata.

 

Il capo di Ginny si abbassò, grave “Non si può fare più niente.”

 

“Già.”

 

Tutti si voltarono verso Hermione. Una lunga cortina di riccioli le copriva il volto livido.

 

“Dev’essere stato il Tacto Facti. Tutte le manifestazioni del maleficio coincidono” disse Hermione con voce incolore “L’ho letto su quel libro che hai rubato al M.I.B., Harry. Si tratta di una maledizione dinastica che solo gli appartenenti alla famiglia, in questo caso i Tassorosso, possono scogliere; chiunque non abbia il loro sangue nelle vene, toccando quell’oggetto rischia la morte” Hermione continuò a parlare come se non potesse farne a meno “E siccome non esistono eredi viventi dei Tassorosso la protezione su quell’oggetto è indistruttibile.”

 

“E se rompiamo la coppa?” propose Ron.

 

“E’ tutto inutile!” strillò Hermione “Non si può fare niente. La protezione garantisce anche che l’oggetto sia infrangibile e non possiamo neanche portarlo via di qui per analizzarlo perché ci è impossibile toccarlo.”

                       

Il volto di Ron si accese, come vittima di un’incredibile scoperta “Al contrario.”

 

Il polso di Ron girò rapidamente su sè stesso mentre il rosso scandiva: “Wirgardium Leviosa!”. Immediatamente il prezioso Horcrux si mosse verso il ragazzo che cominciò a correre per le scale, tentando di andarsene dal sotterraneo.

 

Ron fece un piccolo sorrisetto fugace di soddisfazione, mentre era quasi giunto alla fine della scalinata, la Coppa che fluttuava accanto a lui. Ormai era in cima…!

 

Salì l’ultimo gradino e ruotò il piede per ripartire dall’altra parte quando sentì il suo incantesimo venir meno e la Coppa ricadere con un tonfo sordo a terra.

 

Ma che diamine…?

 

“Accio Coppa!”

 

Il rosso non impiegò più di un secondo per identificare la voce dietro di lui. “Malfoy…” ringhiò voltandosi verso il ragazzo biondo, che sogghignò leggermente.

 

“Weasley… è da tempo che non ci si vede, per mia fortuna.”

 

“La prossima volta che ci vedremo tu sarai ad Azkaban, te lo assicuro…” replicò di rimando Ron, la bacchetta già puntata sull’avversario.

 

“Tsk, illuso. Stupefacium!”

 

Protego!”

 

Ron eresse appena in tempo lo scudo magico, e Draco – con la stessa velocità – riprese con un Incantesimo di Appello la Coppa, maledicendo mentalmente l’ultimo genito maschio dei Weasley. E ora dove diavolo metteva quella sottospecie di trofeo?! Non poteva tenerla in mano, Lord Voldemort era stato fin troppo chiaro quando gli avevo detto di non toccarla… accidenti! In più quel maledetto Weasley sembrava intenzionato a combattere arduamente per riprendersi quella Coppa per il suo amichetto San Potter… quei tre erano una vera scocciatura… si ritrovò a considerare amaramente quanto velocemente tenendo d’occhio l’avversario che intanto stava scagliando uno Schiantesimo.

 

Dannazione… ma dov’è mio padre…? Già, dov’è…

 

Non è il momento, Draco, non è il momento! Concentrati!

 

Mosse la bacchetta e appoggiò a terra il prezioso (a quanto sembrava) oggetto ed eresse uno scudo magico davanti a sè, un po’ troppo lentamente di come avrebbe dovuto perché si ritrovò sbalzato all’indietro e sdraiato malamente sul pavimento freddo.

 

Ron cercò di soffocare un impeto di gioiosa soddisfazione nel vedere Malfoy a terra e di mantenersi invece lucido e calmo, con scarsi risultati.

 

“Chi è ora in basso, Malfoy?” domandò con ironia, avvicinandosi cautamente all’avversario che, seppur non fosse ancora in piedi, rimaneva un nemico da non sottovalutare e con una bacchetta stretta in mano, pronta a lanciare chissà quali Maledizioni. Infondo era sempre un Mangiamorte, anche se Harry affermava che Silente… Ron strinse i denti, ripensando al racconto dettagliato che lui ed Hermione erano riusciti a farsi narrare dal loro migliore amico.

 

No, non è il momento dei dubbi nè dei sentimentalismi nè di misericordia. Adesso si combatte, Bene e Male uno contro l’altro. Io e Malfoy.

 

“Tsk, Weasley. La mia condizione è del tutto fisica, mentre la tua la descriverei immutabile. Ed è così per ogni Purosangue Babbanofilo che frequenti un’insulsa, sapientona Mezzosangue.”

 

Le orecchie di Ronald divennero rosse per la rabbia. “Tu lurida Serp…!”

 

Stupefacium!”

 

L’incantesimo colpì in pieno Ron che avvertì un dolore sordo allo stomaco, come un pugno, e ricadde indietro contro la parete. La rabbia gli montò dentro, offuscando la sua lucidità, per altro  già precaria. Il ragazzo si alzò in piedi e in un balzo schivò un nuovo incantesimo di Malfoy – anche lui ora non più a terra – e con un movimento secco della bacchetta lanciò uno Schiantesimo che mancò l’avversario, facendogli digrignare i denti mentre Malfoy sogghignava malignamente al suo indirizzo.

 

“Che c’è, Lenticchia, non riesci neanche a lanciare un incantesimo senza che la tua amichetta Granger ti insegni come fare? Almeno ti ha insegnato qualcosa di interessante, quella Mezzosangue, o non te la sei ancora fatta?” si burlò di lui il biondino.

 

Ma Draco non aveva calcolato quanto svantaggioso poteva essere provocare Ronald Bilius Weasley, soprattutto quando di mezzo si metteva il fattore Hermione Jane Granger ; così si trovò completamente spiazzato all’attacco diretto di Ron che lo mandò a terra con una spallata, avventandosi poi su di lui.

 

Draco, nonostante Ron fosse animato da furia ‘quasi’ cieca e fosse dotato di maggior forza fisica, tuttavia riuscì in qualche modo a pararsi dai colpi del rosso, seppur con danni e fatica, e, forse spinto dall’istinto di sopravvivenza, riuscì a scrollarselo di dosso, afferrare la bacchetta e disarmarlo.

 

Per un attimo restarono fermi, Malfoy in ginocchio e qualche metro di distanza da Ron, semi-sdraiato, con le nocche della mano sul mento, dove il biondo l’aveva colpito prima di sgusciare via a prendere la sua bacchetta. Ansimavano tutti e due, ma i loro sguardi si scontravano ancora in silenzio.

 

Draco fu il primo a distogliere lo sguardo approfittandone per Schiantare ancora il rosso che sbattè la testa rimanendo intontito, e si avviò verso la Coppa allungando una mano.

 

“Draco! Non toccare quella dannata Coppa!”

 

Il ragazzo sbuffò leggermente, senza essere visto da Samantha che lo stava raggiungendo (inaspettatamente per lui), insieme sicuramente a suo padre.

 

“Lo so, lo so… non sono mica un bambino.” Disse freddo senza neppure voltarsi a guardare la sua compagna, ma mormorando “Locomotor” all’indirizzo della Coppa che prese a fluttuare accanto a lui. “Possiamo and…” Malfoy finalmente si voltò, e inarcò un sopracciglio. “Ottimo… ora siamo al completo…” ringhiò quasi, vedendo sbucare insieme a Samantha anche la Granger accompagnata da Potter.

 

“Crucio!”

 

L’urlo potente seguito da un sogghigno quasi isterico si espanse per il corridoio, agghiacciando Draco nella sua posizione.

 

Padre… un lieve sorriso giocò sulle labbra di Draco. O forse è meglio signor Malfoy?

 

Harry spinse di lato Hermione e si buttò anch’egli a terra in tempo per schivare il lampo rosso del Cruciatus che Lucius Malfoy aveva loro scagliato. Già… avevano scoperto di non essere gli unici ad essere interessati all’Horcrux – anche se doveva immaginarselo che Voldemort lo avrebbe tenuto d’occhio – e anche che i suoi avversari erano Malfoy junior e senior accompagnati da una donna spuntata da chissà dove.

 

Vide Hermione eseguire egregiamente uno Schiantesimo in direzione di Lucius Malfoy, il quale non smetteva di lanciare Cruciatus per il corridoio, e correre a proteggere un Ron che gli parve alquanto confuso (che Draco Malfoy gli avesse lanciato un Incantesimo Confondente?) e, sicuro che il suo migliore amico fosse al sicuro (e al fianco di Hermione certamente contento, si ritrovò a pensare per un nanosecondo con un sorrisetto), Harry osservò preoccupato la Mangiamorte sconosciuta pronunciare qualcosa e far apparire accanto alla finestra tre scope magiche, su cui Malfoy junior si affrettò a salire con l’Horcrux svolazzante intorno.

 

Subito Harry aprì la bocca per paralizzare il biondino con un Incantesimo Pietrificante, ma si ritrovò a cambiare incantesimo “Protego” sussurrò, facendo apparire uno scudo magico che lo riparò da un incantesimo sconosciuto arancione che la Mangiamorte gli aveva lanciato; quando si liberò dello scudo corse veloce alla finestra, dove aveva visto decollare prima i due Malfoy e successivamente la donna, ma era troppo tardi: Draco e Lucius Malfoy erano troppo lontani per poterli intercettare, mentre la sconosciuta lo fissava con astio attraverso la maschera grigia che indossava.

 

“Harry Potter…” il tono di voce era ironico e solenne al contempo. “Il Ragazzo sopravvissuto all’Anatema-Che-Uccide del Signore Oscuro…”

 

“Io non so chi tu sia realmente” sibilò Harry, puntandogli la bacchetta contro “Ma saperti una Mangiamorte per me è abbastanza per intuire ciò che si cela dentro di te.”

 

La Mangiamorte rise sprezzante, la bacchetta bene in vista, puntata contro di lui. Harry capì che non poteva colpirla, avrebbe potuto ucciderla facendola cadere a terra.

 

“Sei stolto come si racconta, Potter.” Lo schernì la Mangiamorte, facendosi seria subito dopo. “Stai attento a non risvegliare la sua ira. Le tue ossa giaceranno sotto terra per sempre.”

 

E detto questo, volò via, lasciando solo Harry che fissava il cielo con i due occhi smeraldini tremendamente confusi e un senso amaro in bocca: la perdita del primo Horcrux.

 

Il ragazzo con gli occhiali diede un piccolo pugno sulla pietra del davanzale.

 

La partita non è finita. Tom Marvolo Riddle, o Lord Voldemort, come ami farti chiamare… io ti ucciderò.

 

Harry si voltò e si diresse dai due amici, per accettarsi delle loro condizioni.

=*=*=*=*=*=

 

Ehm… ok, ok, siamo imperdonabili. Ma davvero, non riuscivamo più a partorirlo questo capitolo! Fra trimestri del cavolo e ripensare diecimila volte alla stessa scena, è stato faticosissimo! Comunque ci scusiamo, avevamo promesso tre settimane, e invece sono sicuramente quattro più gli interessi… scusate! Ç___ç

 

Abbiamo voluto calcare un po’ la mano, se così si può dire, quando abbiamo descritto l’incontro tra i Malfoy, ma in effetti secondo noi è il più probabile: insomma, dopo una lunga vacanza ad Azkaban, che pretendevate?! Si va di matto! -_^

 

In più le coppiette si sono smosse un pochetto… che teneri… ah, come qualcuno ci aveva chiesto abbiamo visto i commenti di Gin e Herm sui loro maschietti! ^^ Naturalmente non pensate che le beghe tra Gin e Harry siamo finite! Mentre Ron ed Hermione… beh, loro sono proprio un caso particolare… ^____^ Adorabili! ^.^

 

 

 

Coppia del capitolo: Ron Weasley&Hermione Granger

 

Sicuramente è la coppia più bella che la (mamma) Rowling abbia mai pensato! Chi non può amarli quei due? Innamorati pazzamente l’uno dell’altra in modo palese tranne per i diretti interessati, Ron e Hermione non fanno altro che bisticciare come marito e moglie (^___^) per ogni sciocchezza facendo letteralmente impazzire il povero Harry, rinchiusi in un guscio d’orgoglio che non vogliono togliersi, e che li ‘divide’. Eppure non fanno altro che preoccuparsi per l’altro e con il loro comportamento, specialmente quello di Ron, si feriscono vicendevolmente. Che altro dire? Beh, Hermione e Ron sono un esempio che ‘gli opposti si attraggono’, riflessiva una – impulsivo l’altro, pignola – disordinato, saccente – sportivo… e, a ben guardare, anche fisicamente non sono proprio uguali, nè per le origini… Tutti questi elementi fan sì che questa coppia sia la più spassosa e più gestibile, forse perché dentro tutti noi c’è un po’ di Ron Weasley e Hermione Granger… naturalmente, questo è il modesto parere di due autrici! ^_____^

 

Harry Potter

 

Il protagonista della storia è un ragazzo sicuramente fuori dalla norma: la sua vita, infatti, è stata influenzata dalla sua sopravvivenza all’Anatema-Che-Uccide lanciato da Voldemort in persona, e ciò rende Harry il nemico ‘prediletto’ – insieme prima a Silente – del Signore Oscuro. Questa sua condizione di Ragazzo Sopravvissuto è pesata sulla vita di Harry che, orfano di padre e madre uccisi per mano di Voldemort, si è ritrovato a scoprirsi mago e a superare un’avventura dietro l’altra per tutti gli anni di vita scolastica ad Hogwarts, fiancheggiato dai migliori amici Ron Weasley e Hermione Granger, agli insegnanti, i membri dell’Ordine della Fenice, i compagni di scuola… Harry è il possibile Prescelto, l’unico secondo la Profezia a poter uccidere Lord Voldemort. Un peso aggiuntivo alla già pesante responsabilità del giovane, a cui il Signore Oscuro ha tolto l’affetto di due persone a lui molto care: il padrino Sirius Black e Albus Silente, ex-preside di Hogwarts. Un personaggio affascinante, dotato di coraggio e intuito, e con un passato alle spalle che lo ha reso speciale. Ma, oltre ad essere il Ragazzo Sopravvissuto, Harry è anche un semplice ragazzo, con  difetti fisici (miopia) e caratteriali (tende ad isolarsi e compiangersi), e di emozioni. Innamorato attualmente di Ginny Weasley… ma questa è un’altra storia… -___^

 

 

 

Ed ora, rispondiamo alle recensitrici… raga’, vi adoriamo! ^___________^

 

EDVIGE86: Ma ciao! ^.^ Grazie, grazie, grazie, grazie e ancora grazie per i tantissimi complimenti che ci hai fatto! ^\\^ Graditissimi! Speriamo di valere tutta questa sfilza di complimenti! Anche a noi piace molto Ronnie, anzi, la RonHermione per noi è la coppia sacra di HP, quella più bella nata dalla mente brillantissima della mamma Row, quindi cercheremo di trattarli bene, sia lui sia la sua compare! -_____^ Per quanto riguarda l’anticipazione che ci hai chiesto… uhm… beh, avrai notato che le prime conseguenze dell’amicizia con Harry si sono già viste con l’incendio della Tana… d’altronde, non c’è solo l’amicizia con Harry a mettere in pericolo Ron e Herm, ma anche la loro appartenenza all’Ordine, la guerra in generale… quindi sicuramente saranno bersagli, diciamo, ‘appetitosi’ per Voldie… beh, se leggi magari lo scopri… abbiamo già detto troppo! Bocche cucite! ^x^ Ciao e un bacio grossissimo! K&S

P.S = grazie per l’imbocca al lupo per le interrogazioni! -____^ Però speriamo che non muoia, questo lupacchiotto, potrebbe essere il povero Remus! XDD

Saty: Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie e grazie ancora! Mamma, come sei stata gentile! ç.ç hai letto sette capitoli in un fiato?! O.O Ma che mito! Niente da aggiungere, anche perché sono lunghetti… ma abbiamo notato con piacere che piacciono così, quindi… -_____^ in effetti, anche a noi come lettrici sconfinferano di più quelli lunghi, i chap corti lasciano sempre a bocca asciutta… speriamo di non ricadere nel banale! -_______^

RonHermione sono una coppia a cui teniamo particolarmente, anche perchè una delle più belle della nostra fic… anche se, ammettiamolo, a noi piacciono tutte o non scriveremo su di loro! ^^ Sono troppo belli insieme quei due! **^__^** Come hai giustamente osservato, è meglio procedere per gradi… piano piano i due si scioglieranno sempre di più e poi… bomb! La botta finale! Vedremo come se la caveranno quegli adorabili tesorini… **^.^** Ti aspettiamo al prossimo capitolo, mi raccomando, ci teniamo! -________^ Un bacione K&S 

p.s = Kaho ringrazia infinitamente per il commentino sul dizionario…. Grazie! **^____^**

SiriusTheBest: ma tu guarda chi si vede! Ma ciao! ^_^ Siamo contente che hai dato un’occhiatina alla nostra storia, dato che sei molto brava! Tranqui, la tua la continuiamo a leggere, ormai Kaho ci ha preso gusto (e di conseguenza ha fatto in modo che anche Samy si appassionasse!) -_______^ Quasi perfetta… mamma, beh, nessuna storia è perfetta… vedrai che quando la rileggiamo tra un mesetto ci troveremo qualche errorino, ma… grazie infinite! ^____^ Draco è un personaggio importante nella nostra fic, e però ammettiamo che nella versione Rowlingiana molto probabilmente non comparirà tutti i capitoli, ma ci serve a descrivere la situazione dalla parte di zio Voldie, e poi Samy collassa senza il suo amatissimo Dracucciolo, comprendila! U.U (chi non lo ama, scusa?! ndSamy io! NdKaho umpf… ndSamy-imbronciata). Eh eh… anche noi ci dilettiamo aspettando il mitico numero 7, the Original one… e chissà, magari sarà un mix tra il nostro e il tuo! -_____^ Un bacio gigante! K&S

P.S = Di certo la prima differenza tra noi due è l’atteggiamento di Harry… il tuo è decisamente più… maturo? Non è l’esatto aggettivo, ma… comunque, quegli quattro colleghi di Harry sono fantastici (Kaho ormai è invaghita di Mat… =P)! vedremo cosa combina Regulus Black… a presto carissima!!!

Lulumyu: Ehi tesssssoro! Visto?! Grazie a me ora sei una recensitrice ufficiale e bravissima e fantasticissima! -______^ (ehi! Come mai io sono esclusa dalla conversazione?! >.< ndSamy ehm… sorry! ^^’’ ndKaho) Innanzitutto, grazie molte per la tua rec… mamma, era lunghissima! *________* Continua così, tesssssoro! -___^ La trama e l’organizzazione è tutto merito di Samy (Kaho con schemi e simili non è molto d’accordo… insomma, ordine e Kaho sono due contrari) (in effetti Kaho assomiglia a Kaos… ndSamy Verissimo! Non ci avevo mai fatto caso! O.O ndKaho) R.A.B è stato molto discusso prima che venisse fuori così… no, scherziamo, è stato un lapsus di ispirazione divina! =P ci piace un sacco pensarlo in questi termini e vediamo che piace parecchi, quindi.. meglio! Non l’avremmo cambiato comunque! XD Albert, povero caro, non doveva proprio andare così la faccenda, ma qualcuno (veeeeero K? ¬.¬ ndSamy O.O’’’ ehm… ^^;;; ndKaho) ha voluto traumatizzarlo di brutto… quel pover uomo… così simpatico! Beh, tienilo d’occhio, perché ricomparirà prima o poi! ^___^ E più agguerrito che mai! -_______^ Basta, ci cuciamo le boccucce! ^x^ al prossimo chapino tess! ^________^ Un bacio K&S

P.S = i cenni dell’utilizzo della filosofia che abbiamo accennato nelle Anticipazioni li abbiamo pensati all’improvviso, durante le lezioni: insomma, almeno per qualcosa dovranno essere utili, no? -_______^

 

Ed ora… che ne dite di cliccare quella bella scritta ‘Lasciare una recensione’? eddai… abbiamo bisogno di pareri, consigli… potete aiutarci solo voi!! ^______________^

 

A proposito… scusate, un appello: Charlotte Doyle, dove sei con le tue critiche costruttive?! O.o Torna!!!

 

Un grazie a tutti, quelli che hanno recensito, recensiranno e a chi legge soltanto (anche se li invitiamo a lasciarci un commentazzolo! -____________^)

 

Un kissone gigantesco!

 

Kaho&Samy 

 

Al prossimo chap: “Gli Eredi dei Fondatori?” … vi piacerebbero le anticipazioni adesso, nevvero?! Invece, suspence!! ^___________^ *risate malefiche*

 

  
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