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Autore: Violet_Viper    02/05/2012    0 recensioni
Lo sguardo glaciale che rivolse al ragazzo non aveva pari, poiché esprimeva tutto il suo disprezzo e l’odio che provava per lui; senza perdere ulteriore tempo decise di liquidarlo velocemente, per tornare a concentrarsi sul suo tema di pozioni.
“E di grazia, cosa diavolo vorresti da me Nott?”
“Da te proprio niente, avevo bisogno di parlare con Malfoy e immaginavo che tu potessi sapere dove si trovi, ma evidentemente sei inutile come sempre.” il ghigno che riservò alla ragazza era più che eloquente e, senza degnarla più d’attenzione, con strafottenza se ne andò.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo terzo

Eccomi, puntuale come sempre, anche se ancora sono solo al terzo capitolo!

Passiamo alle cose importanti: da questo capitolo comincia veramente a prendere forma la mia Pansy, che avrà un lungo cammino da percorrere. Sicuramente, anzi, di certo, vi sembrerà che manchino dei pezzi di storia, ma non preoccupatevi, perché verrà raccontato tutto quello che serve per capire la storia; quindi vuol dire capitoli one shot al di fuori di “Attraverso lo specchio”.

Vi lascio adesso al capitolo, buona lettura.

Ci rivediamo ai saluti in fondo alla pagina.

Viola.

 

˜

 

3 Luglio 1995, h. 11:00

Non c’era molto da contestare, scegliere di trascorrere le vacanze estive in Italia con Blaise fu la mia salvezza ed anche la mia condanna.

Eravamo partiti il 26 Giugno, la mattina presto verso le 05:00; i primi giorni erano trascorsi tranquilli e rilassanti, mi piaceva l’Italia con i suoi paesaggi soleggiati e immersi nel verde.

Alloggiavamo in una villa in Toscana, un po’ fuori Firenze, che la famiglia Zabini aveva acquistato per la nascita di Blaise; era davvero immensa, molto più grande del mio maniero in Inghilterra.

Il primo giorno ci avevo messo un po’ a capire come orientarmi dentro la casa, ma grazie all’aiuto di Blaise mi ero salvata dal perdermi subito.

Avevo visitato la bellissima Firenze magica, ammettendo di essere stata tentata di girovagare un po’ anche per quella babbana, ma il mio orgoglio da Pureblood me lo aveva impedito; quindi, a malincuore, lasciai perdere quell’idea e mi concentrai solo ed esclusivamente su Blaise.

Il mio piano per dichiararmi a lui e vivere così una felice storia d’amore insieme non aveva visto gli sviluppi da me programmati; tanto per cominciare, per un paio d’ore al giorno, Blaise spariva puntualmente ed io non ero ancora riuscita a farmi dire dove andava.

Avevo anche provato a pedinarlo una volta, ma mi ero imbattuta in un vicolo cieco; così ero passata ad un’altra tattica, ovvero cercare di estrapolargli informazioni in modo casuale, ma anche quella si rivelò essere un buco nell’acqua; alla fine, disperata, decisi di chiederglielo direttamente, ma con qualche moina era riuscito a glissare sull’argomento.

Mi ritrovavo quindi presa in contropiede, con un malumore crescente e un Blaise fantasma.

Ma purtroppo le brutte sorprese non erano finite: con mio immenso orrore scoprì che anche la famiglia Malfoy si trovava in vacanza a Firenze e con loro avevano portato pure Nott.

Non serviva essere un genio in Divinazione per capire che avrei passato un’estate d’inferno, tra le sparizioni di Blaise e quelle due piattole di Malfoy e Nott.

Oltre a dover tessere nuove trame per la conquista del mio dolce Blaise, avrei anche dovuto trovare il modo di tenere lontani quei due impiastri rompiscatole.

Sconsolata com’ero non mi accorsi nemmeno che la Piattola n.1 era proprio sulla porta della mia stanza e mi fissava tra il disgustato e l’annoiato.

“Parkinson, davvero, la tua visione mattutina è come il bacio di uno schiopodo… Mortalmente disgustosa!” la soave voce di Nott mi riscosse dai miei pensieri; lo fissai un po’ perplessa e interrogativa, come se lo spettro fosse lui e non Blaise, poi mi concentrai sulle mie vesti, notando solo in quell’istante che il mio abbigliamento estivo era piuttosto misero.

Coprendomi come meglio potevo, rivolsi automaticamente uno sguardo di fuoco a Nott, che se la rideva sullo stipite della porta: davvero, vedermi in reggiseno e mutande era così esilarante?

Non lo seppi mai, ma il candelabro che scagliai a Nott mi fece ridere me per molto, molto tempo. 

La sua reazione fu immediata: si portò una mano allo stomaco, dove l’avevo colpito, mentre con l’altra si aggrappò al battente della soglia; traballò per qualche secondo, con la testa bassa e il respiro corto, ma quando rialzò il capo intuì di aver commesso un terribile errore.

Prese il pomello e si sbatté l’uscio alle spalle, avanzando poi verso di me minaccioso; non mi feci intimorire, sapevo che non avrebbe mai osato sfiorarmi con una mano e non perché fossi una donna, ma perché lo disgustavo tremendamente; quando fu sopra di me, sovrastandomi in altezza, mi pentii del mio gesto.

Mi afferrò entrambi i polsi e mi tirò in piedi senza fatica; la mia testa arrivava a mala pena al suo petto e il mio corpo sembrava così esile in confronto al suo; tremai in quella morsa ferrea e, deglutendo, alzai lo sguardo per fronteggiarlo.

Aveva un’aria truce e nei suoi occhi potevo scorgere chiaramente la rabbia; mi piegò entrambe le braccia dietro la schiena, facendomi gemere di dolore, e mi parlò con odio:

“Attenta a te, schifosa cagna, la prossima volta non sarò così buono come ora e, te lo giuro, se mai ti azzarderai a fare di nuovo una cosa simile te le spezzerò questa braccine.”

Non urlò e non fece alcuna scenata, ma il suo tono basso e cattivo mi suggerì di non sfidarlo oltre, ma proprio non potevo tollerare un comportamento simile.

“Lasciami stronzo, toglimi quelle manacce di dosso, mi fai schifo.”

Rimanemmo per qualche secondo immobili a fissarci con odio e disprezzo, ma poi fece una cosa che non mi sarei mai aspettata: ghignò divertito e, passandosi la lingua sulle labbra, mi scaraventò letteralmente sul letto.

Inizialmente non riuscì a capire le sue intenzioni, ma quando mi salì sopra il panico m’invase.

Cercai inutilmente di scalciare o di tirargli pugni, ma mi immobilizzò subito; gli bastò una mano per fermare i miei polsi sopra la testa, mentre bloccava le mie gambe con le sue.

Avevo paura e speravo che volesse solo spaventarmi.

Con la mano libera cominciò ad accarezzarmi lascivamente il fianco e poco dopo scese a baciarmi il collo; nel mentre io ero semplicemente pietrificata, incredula di quello che stava facendo.

Fece risalire la sua mano lungo il petto, per poi lasciarla poggiare delicata sopra il mio seno; la sua bocca lasciò perdere il mio collo e si concentrò sulle mie labbra, mordendole e tirandole leggermente.

Non riuscivo a capacitarmi di quello che stava succedendo, ma quello che mi sconvolse maggiormente fu scoprire che mi piaceva!

Tutto di lui in quel momento mi attirava come una calamita e mi faceva sentire viva; la mano che teneva i polsi sciolse la sua presa per dedicarsi al mio seno insieme all’altra; istintivamente, allacciai le mie braccia intorno al suo collo e lo baciai impaziente.

Fu in quell’attimo che si fermò di colpo e si allontanò da me bruscamente, anche lui disorientato dal suo gesto.

Si toccò inconsciamente le labbra gonfie continuando a fissarmi con desiderio; io me ne stavo stesa sotto di lui, intontita e smarrita, sperando che continuasse il suo lavoro.

Ovviamente, stringendo le mani a pugno e imprecando sotto voce, scese dal letto e fulmineo abbandonò la mia stanza.

Passai un’ora da sola sul letto, a ripensare a cosa era successo: dentro di me cercavo una risposta valida ai nostri comportamenti, ma non riuscivo a trovare una spiegazione sufficientemente convincente.

Un leggero bussare alla mia porta mi ridestò dalle mie riflessioni: era Blaise che era venuto a chiamarmi per il pranzo.

Senza meditarci troppo lo invitai ad entrare e mi diressi verso l’armadio, cercando qualcosa di decente da mettermi.

Il mio migliore amico si sedette sul letto sfatto, guardandomi incuriosito e stranito dal mio insolito fare.

“Pansy, va tutto bene?” si sentì in dovere di rendermi partecipe dei suoi dubbi.

“Certo, perché non dovrebbe?” risposi con noncuranza e disinvoltura, sperando di apparirgli più naturale possibile.

“No, così, per chiedere, visto che stamattina non ti sei fatta vedere minimamente…” fece una breve pausa, poi continuò “Comunque ho da darti una brutta notizia: Malfoy e Nott si trovano qua a Firenze in vacanza con la famiglia di Draco e questa sera ci hanno invitato a cena da loro; i miei hanno accettato ovviamente.”

Ovviamente, pensai io tra me e me; ero stanca di quella situazione, stanca di tutti loro che non capivano nulla di me.

Indossai un abito bianco e leggero, visto che faceva particolarmente caldo, e mi voltai verso Blaise.

“Blaise, non me ne importa niente dei Malfoy e di Nott; da quando siamo arrivati sei strano e sparisci in continuazione ed io non ne posso più!” ero giunta al limite di sopportazione e non volevo più aspettare; al diavolo i piani e i programmi che avevo ideato!

Mi avvicinai a lui e lo abbracciai di slancio, stringendomi forte al suo collo.

“Blaise, tu mi piaci, da tanto tempo ormai…” lo dissi tutto d’un fiato, guardandolo negli occhi.

Il mio migliore amico mi guardò incerto e dispiaciuto, staccandomi gentilmente le braccia dal suo collo.

“Scusami Pansy, ma io sono già innamorato di un’altra…” fu come ricevere una stilettata al cuore; mi alzai dalle sue gambe e mi allontanai di qualche passo.

“Ma certo, era ovvio… Io… Scusami…” balbettai parole sconclusionate, tenendo il capo basso.

Lo sentì avvicinarsi a me, ma alzai le braccia per tenerlo distante.

“Davvero Blaise, va tutto bene, non preoccuparti…” e cercai di mostrarmi sincera, stampandomi un sorriso poco convincente in viso.

“Dai su, andiamo a pranzare, che si raffredda tutto altrimenti.” e, senza dargli modo di rispondere, corsi di sotto.

Il pranzo sembrava non volesse mai finire: i signori Zabini conversavano amabilmente del più e del meno, Blaise mi scoccava occhiate preoccupate ed io tenevo insistentemente lo sguardo sul piatto.

Quando finalmente anche il dolce fu servito tirai un sospiro di sollievo e, con una scusa, mi defilai prima della fine del pranzo. Me ne tornai in camera per prendere la borsa e la bacchetta, scrissi due righe su una pergamena per avvisare che sarei uscita e me ne andai dalla villa, girovagando per le campagne toscane senza meta.

Ero triste e depressa, ma non versai nemmeno una lacrima, mentre la volta scorsa mi ero sentita umiliata e abbandonata da lui.

Ero in uno strano stato, tra la tristezza e l’incomprensione dei miei sentimenti, che in quel momento non sembravano poi così forti come li immaginavo.

Il pomeriggio, al contrario del pranzo, passò in un baleno e si fece sera velocemente; mi sbrigai a rientrare alla villa, perché ci attendeva la famosa cena con i Malfoy e Nott.

Avevo preferito evitare di pensare al moro, ma la cena imminente mi riportò il ricordo di quella mattina in testa: non sapevo come avrei dovuto comportarmi e non sapevo come si sarebbe comportato lui.

Con mio enorme sollievo, ci ignorammo apertamente e lo stesso valse per Draco, che ancora non mi guardava in viso ed io ne ero più che felice; tutto sommato fu piacevole cenare insieme.

Gli uomini si dedicavano solo ed esclusivamente a Quidditch e politica, ignorando completamente il lato femminile della tavolata; noi donne decidemmo di abbandonare presto la sala da pranzo e ci rifugiammo nel salottino privato di Lady Malfoy, cominciando a sparlare degli altri commensali come delle vecchie megere.

“Ho come l’impressione che Lucius stia diventando paranoico; da un po’ di tempo a questa parte non fa altro che fissarsi allo specchio, toccandosi la fronte preoccupato. Credete che sia un comportamento normale?” i dubbi di Narcissa mi lasciavano totalmente esterrefatta e ilare, nell’immaginarmi Lord Lucius Malfoy, quel Lucius Malfoy, allarmato per una possibile stempiatura; davvero un’immagine fuori dal comune e molto comica.

“Narcissa, cara, penso che il tuo bel marito abbia la sensazione di star diventando stempiato!” commentò scherzosamente Lady Zabini, facendomi l’occhiolino.

Narcissa fissò pensante me e Lady Zabini, per poi scoppiare a ridere, trascinandoci con sé in quel turbine di idiozia su mariti stempiati; davvero una serata memorabile.

Di quella giornata orripilante non volevo ricordare nulla, mi sarei volentieri scagliata un Oblivion da sola, giusto per dimenticare quel periodo nero.

Il resto dei giorni lo passai con Malfoy e Nott, visto che ormai Blaise era diventato uno spettro e lo incrociavo solo durante i pasti; lo vedevo piuttosto imbarazzato e molto schivo nei miei confronti, come se non volesse urtarmi maggiormente.

Povero, povero Blaise, sopportarmi non era mai facile, ma lui chiudeva sempre un occhio sui miei comportamenti da vipera; ero più dispiaciuta per il fatto che mi evitasse che per il suo rifiuto!

La situazione però era diventata troppo assurda: stavo tutto il giorno con le persone che odiavo di più su tutta la terra, mentre il mio ipotetico migliore amico mi sfuggiva come la peste; dovevo rimediare, in un modo o nell’altro, o mi sarei rovinata le vacanze estive da sola.

Cominciarono così gli agguati e i pedinamenti, i tentativi falliti di stabilire un contatto e poter costruire un dialogo di senso compiuto con Blaise-Sono-Un-Idiota-Zabini; nemmeno a perder tempo a dire che furono tutti buchi nell’acqua.

Magari il mio ingegno da solo non bastava, magari avevo bisogno di qualche consiglio made in Lady Parkinson o, ancora meglio, made in Lady Malfoy; ero certa che Narcissa mi avrebbe aiutata ad uscire da quel problema spinoso.

Mi presentai a casa sua in modo furtivo, senza farmi vedere da nessuno e senza farmi annunciare, dirigendomi spedita verso il suo salottino privato; sapevo che Lucius e Lord Zabini passavano insieme tutta la giornata, quindi ero sicura al cento per cento di trovare sola Narcissa.

E anche quella volta sbagliai.

La porta della stanza era leggermente dischiusa e si sentivano delle voci concitate, che discutevano animosamente tra loro.

“Ne abbiamo già parlato altre volte, non è più possibile continuare così, cerca di capire la mia posizione…”

“Lo so, lo so, lo so. So che è sbagliato, che è tutto sbagliato; ma non posso farci niente, e neanche tu…”

“Appunto per questo, se lo capisci, perché continuare? Non sarebbe mai dovuta iniziare! Io sono una donna sposata e con un figlio! Un figlio che ha la tua stessa età e che è tuo amico.”

“Si, ma questo non ti ha impedito comunque di stare con me Cissa! Ormai le vacanze sono quasi finite e con esse terminerà anche la nostra storia clandestina, ma fino a quel momento, ti prego, sii mia…”

Quello che seguì non fu il silenzio come avevo sperato, ma dei gemiti strozzati e dei rumori sconnessi, come di chi cade a terra o urta un mobile; contro ogni logica, mi avvicinai alla porta, per avere conferma di tutto quello che avevo sentito, ancora incredula; sbirciai dalla fessura, quel tanto che bastava per vedere Blaise a cavalcioni su Narcissa, intenti a baciarsi.

Mi ritrassi di scatto, come se la porta fosse incandescente, e corsi via, il più lontano possibile da lì.

Ora mi era tutto chiaro, ora sapevo che non avrei mai potuto competere.

Sapevo che ero una perdente e che lo sarei stata per molto tempo.

 

˜

 

Capitolo di svolte! Sono stata indecisa fino all’ultimo se inserire questa storia un po’ scabrosa tra Blaise e Narcissa, ma alla fine è necessaria ai fini della storia; povera Pansy, vedersi portato via il suo migliore amico da una donna che stimerà per sempre, davvero deprimente.

Ma non tutto il male vien per nuocere…

Meglio fermarsi qua, o c’è il rischio di dire troppo!

Passiamo adesso ai ringraziamenti:

Per chi ha inserito la storia tra le preferite: Giu_Foxy

Per chi ha inserito la storia tra le ricordate: gaiac88 e Raindrops_

Ed infine, per chi ha recensito la storia: fantasyhappy

Un pensiero speciale va alla mia fantastica beta: Giu_Foxy

Ci rivediamo al prossimo capitolo.

Un bacio e un abbraccio.

Viola.
  
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