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Autore: Cheonefer86    06/05/2012    0 recensioni
Riuscirà un fiore tra la neve ad unire due persone solitarie che cercano di vivere tra il gelo che li circonda?
Il titolo della storia così come i titoli dei capitoli sono presi dalla canzone Frore in su nie dei Tazenda.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Parte 3 - Sas manos ‘alu unidas, asie, chi parent in pregatoria

Parte 3 - Sas manos ‘alu unidas, asie, chi parent in pregatoria[1]

 

 

Il silenzio è quasi irreale in quel luogo, eppure gli echi della battaglia sono vicini, troppo vicini per essere ovattati da una costruzione traballante che ha accolto diverse voci e persone per molti anni.

Le scale cigolano sotto i tuoi piedi alzando la polvere accumulata da anni, se non fosse buio, potresti vedere le tue orme e forse ti accorgeresti di quelle di altre persone e di una lunga scia di un grosso serpente.

La paura di trovare quel mostro ancora lì ti assale, non forte come il timore di trovarlo già morto, non sopporteresti l’idea di non poter far nulla per lui. Speri con tutta te stessa che il suo cuore ancora batta.

Hai ascoltato per caso Hermione parlare con Harry di qualcosa che nemmeno ricordi, soltanto le parole “Piton” e “Stamberga” avevano importanza per te, la speranza di rivederlo si era fatta più forte, ma poi la parola “morto” pronunciata dalla ragazza ti aveva gettato in un abisso profondo dove il tempo si era fermato e intorno a te tutto era sparito.

Adesso percorri lenta quei passi che ti separano da lui, speri di non vedere il suo corpo ormai freddo, hai timore di come potrai reagire a quella vista.

Senti il rumore della guerra, le grida disperate di chi non ce la fa o di chi vede qualcuno soccombere, come sono lontani i tempi della pace dove tutto profumava di vita e i colori accendevano le speranze. La tua vita che profumo aveva?

La tua vita aveva sempre avuto l’acre aroma di un’illusione che non sarebbe mai diventata reale, di anni persi in un’ombra che inghiottiva il tuo coraggio e la tua voglia di essere felice. Più lottavi e più ti sembrava che fosse del tutto inutile, rialzarsi dopo l’ennesima sconfitta era sempre stato più difficile, e ogni volta che lo facevi, a fatica sentivi qualcosa che si perdeva dentro di te.

Erano più sensazioni che certezze, ti chiedevi spesso che cosa fosse quel senso di vuoto che ti rimaneva ogni volta che tornavi in piedi, come sotto quella Torre, dove un uomo dagli occhi così oscuri ti aveva donato un’altra possibilità e ti eri sentita vuota come mai, facevi fatica anche solo a sfiorare il suo sguardo, troppa vergogna, troppo dolore, troppa debolezza che non avresti mai voluto mostrare a nessuno. Tantomeno a lui.

Ma adesso nulla ha importanza, vuoi solo trovarlo, rivedere quegli occhi che ti bruciano l’anima, il suo meraviglioso sorriso che vorresti vedergli sempre sulle labbra. Da quel giorno sulla Torre qualcosa è cambiato, ma non sapresti dire cosa, nelle notti dove il suo viso ti accompagnava e la sua voce ti cullava il sonno era senza incubi, ti bastava pensare a quel fiore tra la neve che gli avevi lasciato per ricordarsi di te, per sorridere.

Lo trovi a terra tra la polvere e il suo stesso sangue, immobile, avvolto nel silenzio scarlatto che gli stringe la pelle, un abbraccio di porpora che presto lo accompagnerà verso la luce attesa da tempo, non più un fiore tra la neve, soltanto un corpo nel buio che attende la fine.

- Che ci fai qui? – un sussurro tra la polvere e il sangue, trattieni a stento le lacrime nel vederlo in quello stato.

- Sono venuta a salvarti la vita.

- Non puoi. Ormai è finita.

- “Non lasciare che l’ombra inghiotta il tuo cuore”, questo mi avevi detto ai piedi di quella Torre. Beh, questo vale anche per te, e non permetterò che quell’ombra ti porti di nuovo via da me. – nel suo sguardo una scintilla di stupore per quelle parole così ardite. Ti sarebbe piaciuto mostrarti sempre così audace ai suoi occhi, dimostrargli di essere una vera Grifondoro e non una ragazzina spaurita e codarda che non voleva affrontare la vita.

- Questa battaglia non la puoi vincere, rassegnati e mettiti in salvo.

- Non me ne andrò e la vincerò questa battaglia, insieme con te. È una promessa.

- Non fare promesse che non puoi mantenere. Io ti ho salvato la vita perché dovevi lottare… tu mi hai salvato la vita perché dovevo compiere il mio dovere. – si ferma per riprendere fiato, così flebile. - Adesso lasciami andare, non c’è più posto per me, qui. – lo osservi mentre chiude per un istante gli occhi. - Non c’è mai stato, e questo mondo sarà più luminoso senza la mia oscurità. – Ti getti sulle ginocchia, - Lascia che il fiore appassisca insieme con me. – allunghi le dita sfiorandogli il viso così pallido e freddo. - Lascia che la neve mi accolga di nuovo nel suo abbraccio. – Non riesci a vedere l’uomo fiero che conoscevi in quelle condizioni, esanime, senza alcuna voglia e forza di combattere, spingi con energia una mano alla gola per cercare di fermare quel caldo flusso di sangue mentre cerchi qualcosa nelle tasche incantate.

- Se non te ne sei accorto, non c’è la neve ed io non lascerò che tu raggiunga qualsiasi luogo in cui la potrai trovare. Non lascerò che tu vada dove vuoi andare! – continui a cercare diventando più nervosa ad ogni minuto che passa, ma sai che l’impazienza non ti è mai stata amica, quindi cerchi di calmarti e di ragionare.

Sorride come poche volte lo hai visto fare, un sorriso felice e sereno, ma non vuoi che sia l’ultima volta che glielo vedi fare.

- Dannate tasche! Che mi è saltato in mente di renderle così capienti. – senti i suoi battiti che si fanno sempre più deboli, i tuoi abiti sporchi di sangue che ti sputa addosso dopo ogni colpo di tosse, ma non te ne curi, è quasi come sentire Severus sul tuo corpo, il calore sulla tua pelle, ma non vorresti percepire queste sensazioni attraverso il suo sangue.

- Dopo tutto sei una donna, no? – un altro colpo di tosse, ancora sangue su di te. – Almeno credo, anche se i tuoi modi rozzi mi hanno sempre suggerito il contrario. – prova a ridere, ma il dolore alla gola è troppo.

- Dovresti stare zitto, sai? Riesci a tenere una mano su queste ferite? – prova ad alzare il braccio, ma è del tutto inutile, le forze lo stanno lentamente abbandonando. – Ok, non preoccuparti. – ti strappi il maglione avvolgendolo su se stesso, lo premi sulle sue ferite e in un poco tempo s’imbeve di sangue, ma noncurante delle tue mani del tutto rosse, spingi con più forza e con la bacchetta lo avvolgi con delle bende. – Lo so che così rischio di soffocarti, ma tieni duro un attimo e fidati di me.

Con le mani per un attimo libere, riesci a trovare la pozione per rigenerare il sangue, ma sai che non basta, sai che ti serve altro, poi come se un lampo ti avesse colpito: - Accio Poculum Dentium! – è impressionante come in certe situazioni di agitazione, i basilari incantesimi vengano meno.

Ti prenderesti a schiaffi da sola per tale mancanza, poi all’improvviso ti viene da ridere mentre togli le bende per versare la pozione appena uscita dalle tasche, sul collo di Severus che ti guarda come se fossi pazza.

Ansima come se gli mancasse il respiro, poi inizia a gridare e vedi le sue ferite bruciare letteralmente e hai paura, una tremenda paura che quel dolore sia del tutto inutile e che nulla possa salvarlo. In preda a spasmi incontrollati che lo fanno contorcere sul pavimento, lo abbracci stringendolo forte a te mentre le lacrime solcano prepotenti il tuo viso.

Non vuoi che muoia, non sei pronta a dirgli nuovamente addio, non sei pronta a dirgli addio per sempre.

Sai che quella pozione deve funzionare, ci hai messo mesi per prepararla e sai perfettamente i suoi effetti e le sue cure, ma in quel momento, mentre lo tieni tra le braccia e senti il suo corpo scosso da scariche di dolore, ogni tua certezza vacilla, e non sei più sicura nemmeno del tuo nome.

Vorresti non averlo abbandonato in quella grotta immersa nella neve, avresti voluto conservare gelosamente quel fiore e portarlo per sempre con te. Ti dai mentalmente e ripetutamente della stupida, quando senti le sue braccia stringersi attorno alla tua schiena, un contatto leggero, senza forza, ma riesci a sentire tutto il suo calore e ogni emozione ti scoppia in petto.

- L’ombra ha già inghiottito il mio cuore… lasciami andare. – e l’abbraccio si scioglie mentre il suo corpo cade esanime sul pavimento.

Forse non hai previsto che la volontà di un uomo può essere più potente di qualsiasi pozione o incantesimo, forse eri soltanto tu a volere un peccatore tra i vivi.

Che importanza ha adesso?, ti chiedi.

Avvicini il tuo viso alle sue labbra sporche di sangue, ma non t’importa, le sfiori delicata con le tue, come se dovessero rompersi da un momento all’altro. È ancora caldo e gli sposti i capelli imperlati di sudore dal volto, per vedere per l’ultima volta i suoi occhi, prima di chiuderli per sempre a questo mondo.

- Adesso cosa dovrei fare senza di te? Eri l’unica persona che riusciva a dissipare la mia ombra. Dimmi cosa dovrei fare! – gridi tra le lacrime, al suo viso stanco e immobile tra le tue mani.

Un piccolo fiore nero e rosso gli scivola da una tasca, lo raccogli e in un attimo ti ritrovi in quella grotta immersa nel bianco, ti ritrovi nuovamente ad osservarlo mentre dorme e speri che anche adesso stia dormendo. Un meraviglioso fiore nero che riposa nel morbido manto candido.

Un sonno dal quale sai che non si ridesterà mai più.

Addormentato per sempre come un Cristo morto dell’iconografia Babbana, lo guardi per alcuni istanti, le lacrime che ti velano gli occhi offuscando quella vista pietosa e forse pensi che sia meglio così, ma non riesci ad osservarlo ancora, vuoi solo scappare da lì e ricordartelo mentre ti stringeva ai piedi di quella Torre.

- Non sono riuscita nemmeno a mantenere la promessa. Sono soltanto un’incapace. – delicatamente poggi le sue mani sul ventre, le dita intrecciate dove posi quel fiore amato e ormai odiato.

Un fiore dannato.

Lasci la stanza, la polvere e il sangue di una vita finita, lasci quel luogo che avrebbe sepolto le tue lacrime. Corri lontano sperando che qualche incantesimo ti colpisca in pieno petto per poter rivedere il suo sorriso. Corri via senza accorgerti che due occhi di tenebra stringono timidamente quel fiore tra le dita strette come in preghiera.

Un fiore che sboccia di nuovo tra la neve.

 



[1] Le mani ancora unite, così, che sembrano in preghiera

 

   
 
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