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Autore: Medea00    19/05/2012    54 recensioni
"Headshot. Dritto in mezzo al petto. Un colpo di fulmine, a confronto, aveva l’intensità di una minuscola scossa elettrica."
Cheerio!Kurt/Nerd!Blaine. C'è bisogno di aggiungere altro?
Liberamente ispirata da un sacco di gifset che in questo periodo popolano Tumblr.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 29
Epilogo


 

 

Se tutti lo facessero anche solo una volta al giorno, regalare un sorriso, immagini che incredibile contagio di buon umore si espanderebbe sulla terra? - Marc Levy
 





 
C'era un bel tempo, più primaverile che estivo, e un vento leggero soffiava sugli alberi pieni di fiori. Il McKinley, illuminato da un sole acceso, risaltava con il suo stemma affisso all'entrata del campo, dove si teneva la cerimonia. Era così luminoso che Kurt per un momento si ritrovò a contemplarlo in silenzio, trattenendo il respiro: poteva dire di aver passato quattro anni della sua vita immerso in quel rosso e bianco, e adesso, quasi non riusciva a credere di essere lì, alla cerimonia del diploma.
Suo padre, aggiustandogli il cravattino e cacciando indietro le solite lacrime di commozione, gli aveva detto che quando si è adolescenti il tempo sembra non passare mai, e lui aveva appena messo il punto ad una delle pagine più lunghe della sua vita. Ma Kurt non riusciva a crederci: tutto sommato quei quattro anni erano volati, non osava immaginare come sarebbe stato il seguito.
Tuttavia non riuscì a reprimere un grande sospiro, così come non si trattenne dal gonfiare un po’ il petto sentendosi profondamente soddisfatto: era arrivato, dunque. Ricordava benissimo quando aveva messo piede in quella scuola per la prima volta, il suo sguardo impaurito, quello dei ragazzi più grandi che lo squadravano dall’alto verso il basso... e ora, invece, riceveva sorrisi e saluti, veniva additato come “il Cheerio delle nazionali” e qualche ragazza gli aveva fatto perfino i complimenti per l’esibizione, chiedendogli qualche consiglio sul canto.
Sarebbe andato tutto bene; era il suo giorno, l’ultimo giorno, in cui si sentiva un vincitore.
Ma ben presto tutte le sue fantasie furono brutalmente scaraventate via nel momento in cui incrociò un paio di giocatori di hockey, con i cappelli malamente laccati e i cravattini troppo stretti.
“Ehi, Hummel.”
Oh no.
“Dobbiamo salutarti come si deve, ti pare? Dopo la tua assurda vittoria alle nazionali dei Cheerios non abbiamo più avuto modo di farti le nostre congratulazioni.”
“No, davvero, non ce n’è bisogno, io-“
In meno di mezzo secondo si sentì sollevato da terra, per poi finire buttato dentro al cassonetto della spazzatura. Lui, il suo cappello, la sua toga e le sue scarpe di Prada.
A quanto pareva c’erano solo fascicoli di vecchi registri e pagelle, il cibo evidentemente era stato rimosso nell’ultimo giorno di scuola, e per un secondo si sentì incredibilmente fortunato. Certo, se si poteva definire “fortuna” una situazione come quella: in realtà, sommerso tra libri e rilegature in plastica, circondato da quell’odore di marcio che comunque non era affatto svanito, Kurt provò soltanto una grandissima frustrazione.
Sentì le risate dei due ragazzi perforarlo come aghi, facendosi sempre più lontane; e lui, serrando la mascella, strinse i pugni: perchè non poteva avere un giorno che si potesse chiamare tale, senza fastidi, o situazioni del genere? Perchè dovevano rovinargli anche uno dei ricordi più belli ed importanti della sua vita?
Ancora immerso in tutti quei pensieri non fece caso ad un rumore di passi che si avvicinavano, così come ad una voce sin troppo familiare che richiamava la sua attenzione.
“E’ permesso qui? Oplà”, sentì esclamare da Blaine, vedendolo saltare dentro al cassonetto per finire esattamente accanto a lui. Senza nemmeno rendersene conto aveva esclamato il suo nome, sbiancando di colpo: non riusciva a muoversi di fronte al suo sorriso divertito, mentre gli veniva tolto qualche rimasuglio di carta dalla faccia.
“Che-che cosa ci fai qui!?” Riuscì a chiedere, con sommessa confusione.
“Oh, niente di chè, stavo solo cercando una cosa.”
“Qualcosa in questo cassonetto sporco e lurido!?”
“Esattamente.”
Deglutì di fronte al suo tono basso e vagamente provocante. Lo vide avvicinarsi a lui molto piano, con il respiro che si affiancava al suo e il sorriso che si addolciva sempre di più; e no, cavolo, doveva riuscire a contenere i battiti del suo cuore, perchè aveva la vaga impressione che dentro quel cassonetto sarebbe rimbombato tutto come se fossero in una discoteca.
Blaine adesso era a mezzo centimetro, improvvisamente fermo.
“E-e l'hai trovata?” Balbettò allora, con un groppo alla gola; sentì mormorare un “no” secco e, per un attimo, lo fissò quasi allibito.
“Ho trovato te, che è decisamente meglio.”
Mettendo fine a quelle assurde palpitazioni si avvinghiò a lui, facendolo sobbalzare per la sorpresa e la felicità, e lo baciò con tutto l’amore che aveva in corpo.
Nonostante tutto, pensò Kurt, mentre rideva sotto al solletico involontario delle ciglia di Blaine contro la sua guancia, quell'anno scolastico non era stato per niente male.
 

 
Una volta arrivati in bagno, per darsi una ripulita veloce dall’odore e dalla carta, Blaine guardò Kurt con la coda dell’occhio, abbassando la testa per scuoterla ed eliminare qualsiasi residuo di polvere intrecciata ai suoi capelli.
“Allora? Alla fine che hai scelto?”
Kurt capì subito a cosa si stesse riferendo; gli passò l’asciugamano pulito, prima di lavarsi le mani con il sapone del McKinley che sapeva di ospedale.
“Sono ancora indeciso tra design della moda ed arte. Ma sono entrambe a numero aperto, quindi non ho molti problemi.”
“Beh, è un miglioramento – commentò con un mezzo sorriso – rispetto alle ottanta facoltà che avevi in mente...”
“Erano settantanove Blaine, e la metà di quelle me le hai consigliate tu!”
Roteò gli occhi al cielo, ottenendo in risposta una linguaccia da Kurt. Si scambiarono un bacio veloce, sull’angolo della bocca.
“Tu invece?” Domandò l’altro intento a rimettersi il cappello di fronte allo specchio: odiava quel rosso acceso, ma almeno era contento di vedere che a Blaine stesse meglio di lui.
“Ti ostini a non cambiare idea?”
Scuotendo la testa con fare convinto, parlò con tono solenne: “Blaine Anderson, laureando in scienze matematiche e fisiche naturali. Non credi che suoni benissimo?”
“Un amore”, borbottò, e lui rise un’altra volta dandogli una leggera gomitata su un fianco, prima di cingerlo con un braccio.
“Ehi, ho faticato tanto per essere ammesso, potresti almeno fingerti felice per me?”
“Non ho esultato abbastanza quando mi hai raccontato del test e di tutte quelle cose che non sono riuscito a capire? Davvero, io ti amo e tutto il resto, ma scienze matematiche e fisiche naturali?”
“Esattamente.”
“Ma non ti vergogni nemmeno un po’?”
“Disse l’uomo delle ottanta università...”
“Settantanove Blaine, erano settantanove!”
Blaine mugugnò qualcosa e Kurt lo zittì con un bacio, che divenne ben presto più approfondito; l’ex-Cheerio si appoggiò ad uno dei lavandini, aderendo completamente al corpo del ragazzo, mentre quest’ultimo continuava a succhiare il labbro inferiore come se non lo facesse da secoli.
“Blaine... non credi che dovremmo andare a prendere i nostri diplomi?”
Lui scivolò dalla bocca al mento, fino a giungere ad un punto preciso del suo collo. “Mhm, sì, dopo.”
“N-no Blaine, siamo già in ritardo...”  Non sapeva nemmeno come era riuscito a dirlo: le cose che riusciva a fare quel ragazzo sul suo corpo lo facevano ancora impazzire come se fosse la prima volta.
“Andiamo Kurt, non lo facciamo da tre giorni...”
“Appunto. Tre giorni Blaine. Puoi resistere almeno un pochino?”
“No.” Ammise lui mordicchiandogli leggermente il pomo d’Adamo. “Ok, va bene, sì”, aggiunse dopo aver notato lo sguardo di Kurt, staccandosi e passandosi una mano sul viso. Prima il diploma, poi festeggiare il diploma.
Si diressero verso il palco, un po’ felici ma anche molto agitati. Il McKinley era dominato da una stranissima atmosfera festosa e allo stesso tempo malinconica; i flash delle macchine fotografiche abbagliavano quasi tutti gli angoli del cortile e i professori salutavano per l’ultima volta i loro studenti, chi in modo più freddo, chi affezionato.
Quando fu il turno di Blaine di salire sul palco, Kurt sussurrò un “vai”, sentendo un incredibile vuoto quando lo vide allontanarsi; anche se per un momento solo, anche se era ovvio, lui sentì subito il bisogno di riafferrarlo. Ma non lo fece, si impegnò ad applaudire il ragazzo più meravigliosamente nerd della scuola, e rise quando sentì un boato provenire di quelli del Glee Club e qualche altro amico informatico.
E poi, in un modo quasi inaspettato, fu Kurt ad essere chiamato sul palco, ma non dal preside; salì velocemente le scalette, guardando indietro verso Blaine, un po’ confuso: la coach Sylvester, Figgins e perfino la sua professoressa di matematica, erano tutti lì. Gli consegnarono il diploma, rivolgendogli un ampio sorriso.
“Hai fatto davvero un ottimo lavoro.”
E fu allora che, almeno un poco, i suoi occhi cominciarono a pungere; la consistenza della filigrana era leggera, delicata. Sembrava contenere tutto ciò che aveva passato e anche la bellezza delle vittorie che aveva ricevuto.
Era finita allora. Quella vaga sensazione allo stomaco era presente da un paio di giorni, ma quella volta aumentò in modo esponenziale, era veramente finita.
Burt Hummel si asciugò le lacrime, dal suo posto in ultima fila, e ricevette immediatamente un abbraccio affettuoso da parte di Carole; Finn era già arrivato da loro, mano nella mano con Rachel, entrambi felici, entrambi sicuri di loro stessi.
“Ce l’avete fatta, ragazzi.”
Abbracciò prima Kurt, e poi Blaine: quest’ultimo si lasciò cullare da quel calore paterno, non riuscendo ancora a convincersi di essere stato accolto così bene in quella famiglia.
Carole diede un bacio sulla guancia ad entrambi, tornando a stringere un po’ emozionata la mano di suo marito; ben presto furono raggiunti dai genitori degli altri ragazzi del Glee Club, dai professori, e quindi Kurt e Blaine si allontanarono un po’ dalla folla, rifugiandosi sotto l’ombra di un grande albero poco lontano: volevano concedersi qualche altro minuto di intimità, prima di dedicarsi a salutare tutti i loro amici.
 
“Quindi, adesso?”  
Kurt osservava con una certa emozione il contorno dorato degli occhi di Blaine, un po’ risollevato nel vedere che vibravano come i suoi. L’altro ragazzo sorrise intenerito, la sua voce uscì ammorbidita, e appena sussurrata.
“Adesso, ci sono le università.”
Aveva ragione: si apriva un nuovo mondo, tutto per loro; era enorme, era anche un po’ intimidatorio...ma era anche entusiasmante. Era stupendo, in realtà.

“Potremmo andare a vederle.”
Blaine rialzò appena lo sguardo, incrociando quello vivo e un po’ commosso di Kurt. Troppe emozioni, tutte in una giornata sola.
“Sì, voglio dire...potremmo fare un viaggio a New York. Anche Finn vuole andare a vedere la sua di scienze motorie.”
“Credo che anche Rachel sia interessata. Ancora non riesce a credere di essere stata presa alla NYADA.”
E sorrisero: lo facevano spesso, ultimamente. Ma davanti a loro, si stava aprendo un futuro troppo radioso, per non essere felici.
“New York.”
“New York”, ripetè Kurt, quasi incredulo.
“Noi due, Finn e Rachel.”
"E scusa, ma a noi dove diavolo ci metti!?”
In meno di un secondo Blaine fu completamente assalito da Jeff Wes e Nick, che gli saltarono addosso, rischiando perfino di farlo cadere. Kurt per un attimo li guardò sconvolto, ma scoppiò a ridere subito dopo, così forte da sovrastare l’altro ragazzo che domandò allarmato: “Ragazzi! Che diavolo ci fate qui!?”
“E secondo te ci saremmo persi il vostro diploma!?” Esclamò Wes.
“E poi i neo-coinquilini di Blaine Anderson sono dappertutto!”
Ah, giusto. Neo-coinquilini. Blaine guardò Kurt con un moto di esasprazione: ”Ricordami perchè ho accettato di prendere casa con loro?”
“Perchè ti ho promesso che sei libero di passare a casa di Finn Rachel e mia in qualsiasi momento della giornata.” Rispose Kurt, con un sorrisetto; lo vide farsi più vicino, non riuscendo a contenere un’espressione raggiante.
“Potresti anche stancarti di me, ogni tanto.”
Kurt fece per pensarci e lui, per un attimo, si sentì quasi offeso.
"Impossibile" sussurrò di fronte al suo broncio per poi coprirlo con un bacio a fior di labbra.
“Ehhhhiii Kurt! non mi avevi detto che le tue accolite erano così belle!”
Entrambi sbuffarono: Nick aveva quest’innata capacità di avere un tempismo quasi perfetto nel rovinare i loro momenti.
“Già? – Incalzò Jeff, osservandole come se avesse un binocolo al posto degli occhi - Perchè non ce lo hai detto? Ma soprattutto, perchè non ce le hai presentate mai!?”
“Perchè non siete proprio i loro tipi. Dubito che riescano a sopportare voi e le vostre frasi puramente nerd, come ad esempio-“
“Guada lì Nick, quella avrà almeno un 20 a costituzione!”
“Appunto.”
Blaine rise, prendendo Kurt per una mano senza nemmeno averci pensato; sorpresi, si lanciarono un’occhiata dolce, rilassandosi subito dopo. A parte i tre del Lan Party -che si allontanarono per rimorchiare last minute qualche Cheerio prossima alle ferie - il resto del mondo era come lontano, troppo occupato a rifarsi il trucco, salutare i professori e scattare foto ricordo, e loro erano irraggiungibili.
“Gli anni del liceo sono finiti.”
“Già”, commentò Kurt.
Vedevano le persone intorno a loro piangere, abbracciarsi, cominciando già a sentire la mancanza. Ma non loro: per loro, ripensando a quei quattro anni, era impossibile provare qualcosa che non fosse sollievo o passiva accettazione. Blaine strinse un po’ più forte la mano del suo ragazzo, voltandosi di nuovo per guardarlo negli occhi: “Adesso sarà tutto in discesa, non trovi?”
Kurt restò qualche secondo in silenzio, come se si fosse appena accorto di qualcosa.
"Non lo so."
Blaine fu preso in contropiede: si sentì quasi confuso nel vederlo fare qualche passo in avanti, intento ad osservare il paesaggio; assottigliando un poco lo sguardo, per via della luce accecante, lo vide tenere le mani intrecciate dietro la schiena, e il volto alto verso il cielo. Avrebbe pagato oro per poter scorgere l'espressione del suo viso in quel momento.
"Con noi due insieme, a New York, circondati da amici... credo proprio che sarà una lunga salita.”
Kurt si voltò piano, i suoi occhi divenuti improvvisamente più lucidi; sembrava tranquillo ed emozionato allo stesso tempo.

"Perchè il Paradiso sta in alto, non è così?"

Con il cuore che rischiò di scoppiargli nel petto, Blaine si avvicinò a lui, esitando solo per un momento all’impatto dei suoi occhi con la luce del sole; Kurt sorrise davanti a lui, intenerito. Non riuscirono a resistere oltre, e si baciarono. Perchè ne avevano bisogno; perchè si sentivano le persone più felici della terra, e la terra non riusciva nemmeno a contenere tutta la loro felicità.
"Beh, la strada sembra lunga.” Constatò Blaine qualche minuto dopo, cingendo la vita del suo ragazzo; si trattenne dal ridere quando videro Jeff ricevere uno schiaffo in piena guancia da Santana. Kurt sorrise appena, appoggiandosi con la testa contro la sua spalla.
"Ma ne varrà la pena."
Sentì le labbra del suo ragazzo posarsi delicatamente sulla sua fronte, sussurrando di sì. Aspettarono un po’ di tempo, lasciandosi cullare da quel momento: i suoni ovattati della folla e quelli vivaci della natura si amalgamavano insieme in modo perfetto, come una sinfonia premeditata. Era dolce; era fresca, e donò ad entrambi un pizzico di malinconia.
Kurt si distaccò appena da Blaine per sistemargli meglio il cappello e afferrare di nuovo la sua mano.

"Che dici, ci mettiamo in marcia?"
 
E il liceo McKinley sembrava più vivo, sotto a quella luce così accecante: le foglie degli alberi ondulavano mossi da un vento leggero, facendo dondolare anche i piccoli fili d’erba che si estendevano sul suolo. Il cielo era azzurro, acceso, completamente privo di nuvole.
Con le mani intrecciate tra di loro, Kurt e Blaine si diressero verso i genitori, il Glee Club, gli Warblers e tutti gli altri ragazzi.


Tutto qui. A volte la felicità non ha bisogno di tante descrizioni.
 
 
 





***
 
Angolo di Medea00
 
Ho iniziato questa storia il 2 Gennaio. Sono passati cinque mesi. E’ stato un viaggio lungo... e anche molto frastagliato, delle volte. Ma sono incredibilmente felice di essere riuscita ad arrivare alla fine.
Avevo promesso poche chiacchiere, adesso concludo. Ma come posso concludere Come un HEADSHOT al cuore? Ci provo.
 
E’ stato un piacere immenso scrivere questa storia. E grazie di cuore per avermi accompagnata fin qui.
Siete stati come un gank estremo in raid con full dps.
Arrivederci.


PS _ Vi lascio i link agli spin-off di questa storia:

Off Game
Vi dichiaro ufficialmente amico e amica (Mini Long - Wes&Emily come coppia - a little Klaine- ambientata a New York)
   
 
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