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Autore: Aoimoku_kitsune    28/05/2012    14 recensioni
Ti posso sentire e so di amarti.
***
E' una MPREG: Gravidanza tutta al maschile.
Dopo una serata il legame di Naruto e Sasuke sembra spezzarsi sempre di più, ma una maledizione (Da parte di Naruto) o uno splendido miracolo (Da parte di Sasuke), renderà le cose più complicate o semplicemente riuscirà ad aggiustarle? E Naruto si troverà davanti ad una scelta difficile, che farà provare a Sasuke, di nuovo, il dolore per la perdita di una famiglia.
***
-Sai..
Disse Naruto, fissando lo schermo colorato.
-.. Stavo pensando..
-Tu che pensi?
Lo sfotté Sasuke, quasi serio, nascondendo il divertimento.
Naruto alzò lo sguardo, fissandolo di sbieco, reclinando il capo verso di lui.
-Teme.. Smettila di prendermi sempre in giro.
E la linguaccia fu inevitabile.
Sasuke ridacchiò, sommessamente, appoggiando il mento sul capo di Naruto.
-Su dimmi.
Sentì un piccolo sbuffo dal basso e poi Naruto parlare.
-Il nome per il bambino. Non lo abbiamo ancora deciso.
Sasuke fece una strana smorfia di disappunto.
***
-Cosa c’è?
-Mi sento sempre appesantito.. È strano.
Rispose, incerto se i termini che aveva espresso potevano giustificare quelle strane sensazioni.
-E’ normale.. Ormai sei alla fine.
Naruto annuì, guardando, con i suoi formidabili occhi azzurri, Sasuke.
-Tsunade ha detto la prossima settimana.
***
Era leggero il suo bambino, fragile tra le sue braccia.
Genere: Fluff, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'd come for you'
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Sono qui!! Festeggiamo...  a dir la vaerità, ero così depressa, stressata, arrabbiata e stanca, che questo capitolo non mi veniva proprio. lo svrivevo, e poi lo cancellavo, e sono andata avanti così fino a sabato. Poi, l'illuminazione. Quando stato per postare, Domenica, su Facebook mi imbatto, non so come, in un virus e il computer non mi connetteva più. Per farlo sparire, o dovevo pagare Security Sheld (che tu sia maledetto), o formattare il pc (mi stavo cacciando a piangere.) Alla fine, girando intorno al virus, sono riuscita a cacellarlo e a eliminarlo per sempre. Ho buttato tante di quelle agliazze contro i creatori di quello stupidissimo antivirus, che mi sorprendo che non abbia funzionato.. pff.. ma guarda te!!
Comunque, mi scuso per il ritardo, come sempre, ma sto facendo tutto il possibile per aggoirnare il più velocemente possibile. Grazie a tutte le lettirici della storia - perchè penso che di maschi non ce ne siano - e ci vediamo al prossimo. Bacio!
Per chi segue The crow. Ho aggiunto tre tavole.

***

Sasuke respirò a fondo, imponendosi calma e poi decise finalmente di entrare nella camera ospedaliera.
La stanza era calda, e la finestra faceva entrare una leggera brezza primaverile, accompagnata dai raggi cocenti dell’astro.
Avanzò e si chiuse la porta alle spalle, mentre lo sguardo saettò fino al letto, dove, appisolato, giaceva Naruto.
Si perse qualche minuto a contemplare il viso sereno del giovane: le palpebre scure abbassate, a coprire le iridi azzurrine del ragazzo; i capelli che, come raggi del sole di quel giorno, incorniciavano il viso placido del giovane.
Con passi felpati, leggeri come l’aria, si avvicinò al ragazzo, attento, mentre accarezzava la guancia di non svegliarlo.
Le iridi nere saettarono verso il basso e le labbra s’inarcarono in un serafico sorriso quando intravide la mano del giovane, stretta come a far scudo, al ventre coperto di Naruto.
Poi un bip di sottofondo, gli fece alzare lo sguardo.
Occhi pece seguirono le linee chiare sullo schermo dell’elettrocardiogramma come incantate. Alle orecchie gli arrivò una strana e alquanto gradevole sinfonia di battiti cardiaci, che freneticamente battevano.
Pensò di aver trattenuto il respiro, quando si accorse da dove provenissero quei battiti convulsi.
Regolari.
Costanti.
Il cuore del suo bambino batteva per lui.
Era così tutto surreale.
Alcune volte pensava che tutto quello fosse ancora un sogno, un’illusione creata dalla sua mente per sconfiggere la solitudine. Aveva paura - e ancora adesso ci pensava - di svegliarsi da solo nel covo dell’Akatsuki, con la puzza di umido costantemente sotto il naso, e il freddo pungente delle pareti della grotta, sulla pelle.
Si passò una mano tra i capelli neri, scostandoli dal viso cupo e stringendoseli appena nel palmo.
Doloroso fu deglutire, perché ancora in tutta quella calma, c’era sempre un fattore imprevedibile che si metteva tra lui e la felicità che tanto agognava. Quella felicità che, dopo la sconfitta del fratello e di Madara, aveva cercato disperatamente.
L’aveva trovata in un paio di occhi azzurri ma…
Un mugugno lo riportò alla realtà e serio, guardò il cipiglio di dolore nel volto di Naruto e la presa sul ventre aumentare.
Allungò una mano verso il braccio di Naruto, quando quest’ultimo con un piccolo lamento si svegliò, aprendo lentamente le palpebre.
Appannate, le iridi di Naruto si posarono sulla sua figura e Sasuke piegò il capo, aspettando qualche reazione dal giovane.
-… suke?!
Sbiascicò il biondo, sbadigliando e mettendosi a sedere sul letto.
Si stropicciò le mani sul viso, e si gratto il capo all’ennesimo sbadiglio.
-Che ci fai qui?
Domandò poi Naruto, fissando il moro accanto a lui.
Le spalle di Sasuke si mossero appena, mentre lo sguardo nero vagava su Naruto che sbuffò divertito.
-Sto bene!
Annunciò, quasi scocciato ma con un piccolo sorriso sulle labbra.
-Mi ci vuole ben altro per mettermi K.O., teme!
Asserì, puntando gli occhi azzurri sullo schermo accanto.
Era più forte di lui. Ogni volta fissava le linee che salivano e scendevano, ritmicamente, e si rilassava quando ascoltava quel rumore ovattato di macchina.
-Umhh…
Rispose Sasuke, fissando il viso sereno di Naruto, concentrato a guardare il tracciato ECG.
-Tsunade ha detto che tra un po’ lo sentirò muovere.
Sussurrò Naruto.
Sasuke era il padre, e a Naruto non dispiaceva più rendere partecipe il moro di ogni piccolo cambiamento del loro bambino. Anche la cosa più stupida, come sentire il primo calcetto - Naruto ne era sicuro - avrebbe reso stranamente felice e spensierato Sasuke.
Bramava ardentemente scorgere ancora il viso rilassato di Sasuke. I tratti che prendevano quella nota dolce della pace interiore.
-Ti verranno le rughe prima, se non rilassi un po’ i muscoli facciali.
Ridacchiò Naruto, fissando divertito il cipiglio d’indignazione che si andava formando sul volto del maggiore.
-Tsk. Parla per te, che con quella faccia da ebete non arriverai tanto lontano di me.
Naruto corrucciò le sopracciglia mentre tirava fuori la lingua e incrociava le braccia al petto.
-Temehhh…
Naruto annaspò, deglutendo e stringendo le palpebre, mentre si portava le gambe al petto e si stringeva la pancia, piegandosi in avanti.
Sasuke sgranò appena gli occhi, preoccupandosi immediatamente e alzò di scatto la testa quando sentì i battiti di entrambi i pazienti accelerare all’improvviso.
-Chiam.. Chiama Tsunade!
Disse in modo affannoso Naruto, stringendosi di più nel suo abbraccio, poggiando la fronte alle ginocchia.
Sasuke annuì, come in trans e, fissando per un’ultima volta Naruto, uscì di corsa dalla stanza, verso il palazzo centrale.
Non dovevo lasciarlo solo.

***

-… Tsunade Sama, deve firmare questi documenti per il consiglio.
L’ANBU, dritto e composto davanti alla cattedra della Gondaime, allungò alla donna un blocchetto di fogli che Tsunade prese con un sonoro sbuffo.
Odiava il lavoro d’ufficio, lei era una donna d’azione per la miseria!
Stizzita, appoggiò i documenti davanti a lei, e fece un gesto all’anbu per poterlo liberare.
Dopo uno sbuffo di fumo, quasi non sobbalzò allo sbattere della porta.
Alzando lo sguardo adirata, incontrò un altro paio d’iridi scure che la fissavano preoccupate.
Anche se voleva nasconderlo, Tsunade sentiva perfettamente il rumore dei respiri pesanti di Sasuke, la cassa toracica che si alzava ritmicamente e velocemente; le gote del ragazzo erano rosse per lo sforzo di arrivare il quanto prima da lei.
-Uchiha, ma che modi!!
Lo ammonì.
Sasuke prese fiato, calmando il battito del cuore.
-Naruto sta male.
Quella sarebbe sempre stata l’unica giustificazione possibile della sua attenzione su Sasuke.
Si alzò di scatto dalla poltrona, facendola sbattere contro la vetrata e sorpasso di gran fretta la scrivania.
-Cos’ha?
Domandò, precedendo il moro con passo veloce.
Sasuke si apprestò a seguirla per i corridoi e la affiancò.
-Ero andato a trovarlo e all’improvviso si è sentito male.
Replicò impassibile, ma dentro si sentiva male.
Nella fronte di Tsunade, nella zona T, si formò una ruga d’espressione.
Fissò Sasuke, poi di nuovo davanti a se.
Allora è vero.
La ruga sulla fronte, dove giaceva il sigillo della rigenerazione, s’intensificò.

***

Quando Tsunade con Sasuke, entrò nella stanza di Naruto, ammutolirono.
Il letto bianco di Naruto era vuoto, coperto di sangue in alcune parti e sfatto, mentre le ventose attaccate al macchinario erano state strappate e pendevano dal bordo di ferro del letto.
La prima che si riprese fu la donna, voltandosi di scatto verso i singhiozzi che sentiva e spalancò gli occhi inorridita.
Naruto era accucciato all’angolo della stanza, con lo yukata ospedaliero coperto di sangue.
Sasuke credette di crollare.
Sapeva che non doveva lasciarlo solo.
-Naruto..
Urlò la donna avvicinandosi di corsa, inginocchiandosi davanti al ragazzo.
Naruto alzò il viso lentamente; una smorfia di dolore e angoscia che gli attanagliava anche il cuore.
Il viso era pallido, gli occhi erano vuoti e lucidi e le labbra erano rosso sangue.
-Non lo sento… Il battito… Non… Non…
Un singhiozzo più forte degli altri gli fermò le parole in gola, mentre le labbra si aprivano in un urlo muto.
Quel dolore se lo meritava appieno, tutta quell’angoscia lo stava schiacciando
Il suo bambino non dava segni di vita.
Era morto.
E lui… Lui non aveva potuto fare niente; non era riuscito a fare niente e ora si meritava solo la morte.
Aveva ucciso il suo bambino.
Tsunade sgranò gli occhi e poi si voltò di scatto verso Sasuke che si appoggiava malamente al muro, con gli occhi larghi e vuoti.
Le parole di Naruto ruotavano violentemente nella sua mentre, provocandogli un dolore atroce al cuore che prese a battere più velocemente.
Aprì le labbra in cerca di aria fresca, mentre con una mano tremante si stringeva la maglietta all’altezza del cuore.
Non poteva essere vero.
Non poteva essere successo.
Avevano combattuto così tanto, avevano superato i mille ostacoli che gli si erano parati davanti e ora… ora era tutto finito.
Semplicemente il loro bambino non c’era più.
Naruto urlò di dolore; un urlo che accaparrò la pelle di Tsunade e fece svegliare Sasuke dalla sua trans.
Il biondo si afferrò disperato il ventre, stringendo le palpebre mentre le lacrime iniziarono a rigargli le guance magre.
-Naruto?… Calmati… Cazzo!
Urlò la donna, stringendo tra le braccia Naruto, abbracciandoselo al petto, mentre disperata faceva vagare la mano circondata di chakra sul grembo del ragazzo.
Sasuke cercò di avanzare in avanti, ma le gambe non riuscivano a reggere il suo peso.
Deglutendo, fece una smorfia schifata sentendo il sapore acido della bile che aveva ferma in gola.
Avrebbe sacrificato la sua vita, per salvare quella del figlio, ma ormai…
-Esci da qui… Non puoi stare troppo vicino a Naruto.
Strillò ferma la donna, guardandolo intensamente con i suoi occhi nocciola lucidi per un pianto trattenuto.
Sasuke si morse l’interno della guancia e la carne tenera e umida si spezzò sotto i suoi denti.
Fermò la sua avanzata e con un tremendo mal di stomaco uscì dalla stanza, crollando subito dopo all’esterno, contro il muro bianco.
Disperato si prese la testa tra le mani, stringendo con tutta la sua forza i capelli neri tra le dita e urlò il suo dolore. La sua impotenza.
Non gli interessava se qualcuno lo avrebbe guardato storto o spaventato.
Lui stava morendo, loro stavano morendo, e, nell’anticamera del cervello, pensò solo a una frase.
È colpa mia.
-Uchiha San… Si… Si sente bene?
Tentò una donna infermiera, tenendosi a debita distanza, guardando con occhi larghi il moro.
Quell’urlo l’aveva smossa dentro. Era riuscita a percepire tutta quell’angoscia e quel dolore che stava provando il moro in quel momento.
Sasuke s’irrigidì, alzandosi di scatto e la ragazza fece un passo indietro, intimorita e terrorizzata dallo sguardo rosso del ragazzo.
A grandi falcate, seguì la schiena ampia del ragazzo tra la folla che si spostava per farlo passare.

***
Tsunade appoggiò il corpo senza coscienza di Naruto, sul letto, scoprendogli il ventre e si fermò con le mani su quel punto, chiudendo gli occhi per la massima concentrazione.
Sapeva che poteva fare qualcosa, e l’avrebbe fatto.
Non poteva far morire quel bambino.
Non se lo sarebbe mai perdonato.
Se moriva lui, Naruto sarebbe morto lentament e dolorosamente, e questo non poteva permetterlo.

Tum.

Tum tum.

Allargando gli occhi, fissò la pelle cocente sotto le sue dita.

***
Karin s’irrigidì nei corridoi dell’ospedale, fissando davanti a lei con gli occhi larghi e terrorizzati.
Jugo, al suo fianco, la guardò con un sopracciglio alzato.
Erano andati all’ospedale, perché Karin si era ferita nella missione, mentre Sakura e Suigetsu erano andati al palazzo dell’Hokage per scrivere il rapporto.
-Karin… che succede?
Domandò il ragazzo, appoggiando una mano sulla spalla della rossa, la quale sobbalzò e poi si voltò di scatto, pronta a una fuga.
Quando si voltò, pensò di svenire alla vista di iridi rabbiose color sangue che la fissavano dall’alto.
-S… Sasuke!
Sillabò, sentendo il corpo tremare dalla paura.
Sasuke era dritto davanti a lei: i pugni stretti ai fianchi, gli occhi ridotti a due fessure e le labbra serrate in una morsa.
La ragazza deglutì e fece un passo indietro.

***

-Karin si comportava in modo strano, vero?
Affermò Sai, seguendo i due ragazzi nella strada principale di Konoha.
Sakura annuì pensierosa, fissando il suolo e corrucciando le labbra.
-Già. Sembrava spaventata da qualcosa.
Suigetsu succhiò con forza l’acqua dalla lattina in cartone, e osservò per pochi secondi il cielo e poi Sai.
-Naaa.. È sempre così quando non c’è Sasuke-kun con lei.
Scimmiottò il ragazzo, ridacchiando e facendo brillare i denti affilati.
Sakura lo fissò sconcertata e con un tirato sorriso sulle labbra.
-Non si è ancora arresa?
L’espressione di Suigetsu fu la risposta che cercava.
La ragazza scosse il capo divertita e anche dispiaciuta e poi fissò il cielo.
-Chissà Naruto come sta.
Sussurrò lei.
-Starà bene. Naruto kun ha sempre avuto la pellaccia dura.
Disse non curante lo spadaccino, e Sai annuì dietro di lui.
Sakura li guardò e poi sorrise annuendo.
-Già.

***

Karin urlò, mentre Sasuke cercava di liberarsi dalla presa ferrea di Jugo, dietro di lui.
-Che cazzo gli hai fatto!
Sbraitò con lo sharingan che ruotava furente.
-Mi dispiace… Io…
Singhiozzò la ragazza, arretrando contro il muro della camera dell’ospedale.
-Sasuke calmati…
Il moro ringhiò, divincolandosi dalla presa del ragazzo e si buttò sulla rossa.
Voleva ucciderla, voleva che provasse po’ di quel dolore che attraversava il suo corpo.
Lui si sentiva morire ogni secondo che passava, con il ritmo sempre più debole del cuore di Naruto e di suo figlio.
Jugo dovette chiamare il potere del sigillo di Orochimaru, cercando di tenere la mente concentrata solo sul suo obiettivo.
Fermare Sasuke.
Lo afferrò per le spalle e con forza lo lanciò dall’atra parte della stanza, facendo scontrare il suo corpo con il muro che si sgretolò lentamente.
Il moro ringhiò, stringendo gli occhi e i pugni per il dolore sordo alla schiena e alla testa.
Respirando affondo, Jugo cercò la pace dentro di se, immaginandosi il viso dolce della signora Akiko. Il dolce profumo della pelle, e le mani gentili che gli accarezzavano il viso, con quegli occhi caldi color ambra.
-Sta morendo… Per colpa tua lui..
Sibilò Sasuke, restando seduto al suolo, fissandola con odio e rabbia.
Karin deglutì, accasciandosi al suolo e pianse per la disperazione e la paura.
-Ti prego Sasuke… Perdonami… Non lo sapevo… Io…
Le parole si spezzarono dai continui singhiozzi che non riusciva a trattenere.
Non voleva che succedesse questo. Non voleva la morte di nessuno.
Voleva solo un po’ di felicità anche lei. Si sentiva così sola.
-Cosa hai fatto Karin.
Chiese con tono calmo e amabile Jugo, mentre lentamente le macchie nere scomparivano dalla sua pelle.
Karin si strinse in un abbraccio, appoggiando la fronte al pavimento freddo.
-Era una tecnica di Orochimaru… La usava per far star tranquilli i prigionieri delle prigioni. Per non farli azzuffare contro di loro. Era una semplice tecnica e non… doveva portare a questo. Avrebbe dovuto semplicemente far provare a Naruto un senso di fastidio quando si avvicinava a… te.
Alzò il suo viso contratto dall’angoscia e dal dispiacere, sussurrando l’ultima parola.
-Ti giuro che non volevo fargli del male.. Non mi sarei mai immaginata che aspettasse un bambino.. Scusa.. Scu..
La gola gli bruciò e cercò di ingoiare il nodo che gli faceva mancare il respiro.
-Volevo solo farvi allontanare un po’… volevo che mi guardassi… Non… Non volevo rimanere da sola..
Sasuke la guardò, mordendosi la guancia e si alzò dal pavimento, lentamente, incamminandosi vicino alla ragazza tremante.
Guardò Jugo con lo sharingan che scompariva, rivelando occhi neri opachi; il ragazzo si fece da parte, guardando da spettatore la scena.
-Karin… Puoi fare qualcosa.
Sussurrò.
Dire quelle parole, mentre dentro alla testa balenavano una marea di tecniche per ucciderla lentamente, era stato uno sforzo. Il tono di voce tratteneva la rabbia e il disprezzo che stava provando per quella ragazza.
Da una parte la capiva, ma in quel momento non gli importavano assolutamente le sue giustificazioni inutili.
La rossa alzò il viso di scatto, fissando con i suoi occhi gonfi e rossi quelli di Sasuke e annuì lentamente.
Sasuke sospirò di sollievo, e annuì, voltandosi e incamminandosi verso l’uscita.
Deglutendo e tremante, la condusse verso la stanza di Naruto.
-Sarà invasivo lo scioglimento?
Domandò con voce atona, fissando il corridoio davanti a lui.
Karin si asciugò le lacrime con la manica della giacca e scosse il capo velocemente, rimettendosi gli occhiali al loro posto.
Sasuke si voltò verso di lei e la guardò sbiecamente per poi tornate a fissare davanti a ui.
Jugo li seguiva da dietro, silenzioso come un’ombra.

Sasuke fissava, inceneriva, la porta bianca. Oltre, Naruto e suo figlio stavano combattendo per la vita.
Karin era entrata quasi mezz’ora fa, e lui aveva preso a respirare più pesantemente, ogni minuto che passava.
Sentiva il suo corpo tremare, e le pareti della cassa toracica vibrare sotto il ritmo frenetico del suo cuore.
Il dolore all’addome non lo aveva lasciato per un secondo nella più completa consapevolezza che se non sarebbero sopravvissuti, sarebbe crollato.
Trattenne il respiro, quando sentì il rumore della porta aprirsi e lo sbuffo di Tsunade uscente.
Le gambe si mossero da sole verso la donna che lo guardò e annuì con il capo, facendo poi un gesto con la mano verso la camera.
Karin uscì a testa bassa, le spalle che tremavano appena e si fermò accanto alla donna. Alzò il viso lentamente, stringendosi nelle spalle e cercò il viso di Sasuke che la fissava impassibile.
Ma Karin sapeva, percependo la freddezza del chakra di Sasuke, che se non fosse stato per l’eccellente autocontrollo del moro, adesso sarebbe morta.
-Mi dis..
-Taci.
Ringhiò, scostando lo sguardo come disgustato ed entrò nella camera da letto.
Karin tremò, spalancando gli occhi e ritornò a guardare verso il basso.
Tsunade sospirò, appoggiando una mano sulla spalla della ragazza e la fissò, mentre si dirigeva con lei verso il corridoio. Jugo affiancò le ragazze.
-Karin, il tuo comportamento è stato disdicevole per una kunoichi della foglia.
Sospirò ancora, affranta.
-La punizione, sarebbe il ritiro del titolo ninja e la prigione…
Karin boccheggiò e strinse le palpebre.
-… ma ti farò passare un mese di punizione, facendo lavoro di ufficio, confidando nel tuo silenzio.
Lo sguardo di Tsunade valeva più di mille parole e Karin annuì con vigore, asciugandosi le lacrime.
-Grazie.
Sbiascicò con voce roca.
Tsunade respirò aria dal naso, passandosi la lingua sulle labbra e annuì.

   
 
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