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Autore: EclipseOfHeart    29/05/2012    5 recensioni
Salve ^^
In questa storia ho voluto raccontare la mia personale versione di come sia nato l'amore tra Vegeta e Bulma, coppia che adoro e che trovo tra le più affascinanti mai create.
"«Se non la smetti di gridare e tentare in qualche patetico modo di convincermi a fare ciò che vuoi, la mia educazione si limiterà ad ucciderti.» disse sibilando parola per parola, per poi andare verso la cucina. Il suo sguardo era gelido e Bulma lo riconobbe come lo sguardo che Vegeta usava durante le battaglie, mentre le sue minacce si trasformavano in realtà.
Eppure non riuscì ad avere paura.
Lei sapeva che non era in pericolo, anche se non sapeva spiegarsi perché.
"
[Questa fanfiction ha partecipato al contest La notte degli Oscar indetto su Writers Arena Rewind]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dark Paradise

 

 

 

Capitolo III

 

 

 

 

[Loving you forever can’t be wrong

Even thought you’re not here, won’t move on]

 

 

 

 

«Scusa Bulma.»

Prima di riuscire ad addormentarsi quella frase turbò le menti del Saiyan e di Bulma.

Vegeta non riusciva a capacitarsi di aver fatto delle scuse a qualcuno e in particolar modo a quella terrestre.

Stringendo i pugni si vergognò ma al tempo stesso cercò di comprendere cosa l’avesse spinto a dire quelle parole.

Pensò che l’avesse fatto perché, in effetti, non si stava comportando nel più gentile dei modi con lei ma, in fondo, nella sua vita aveva sempre fatto così e nessuno gli era mai venuto a dire che fosse qualcosa di così tanto sbagliato.

Come uomo aveva degli istinti e le donne servivano essenzialmente per soddisfare quelle esigenze, non c’era rispetto in una forma di sesso del genere, c’erano solo una necessità e un modo di appagarla.

Però sentiva che quella terrestre fosse diversa, nessuna donna aveva mai osato ribellarsi in quel modo, così forte e autoritario, lei non si faceva trattare da oggetto e non voleva essere il suo.

Forse era per quel motivo che si era scusato, si era sentito in qualche modo in dovere di reintegrare il suo onore dopo averla trattata male?

No, a lui cosa diamine importava dell’opinione di quella, meno di niente, si rispose nella confusione di quel momento.

E poi si ricordò di averla perfino chiamata per nome.

Credeva di non conoscerlo nemmeno nonostante lei continuasse perennemente ad urlarglielo ogni giorno. Di solito la sua mente eliminava le informazioni inutili, invece il suo nome gli era rimasto impresso, in qualche modo.

S’infuriò pensando che quella questione, tutto sommato inutile, gli stesse togliendo riposo prezioso che gli serviva per i suoi allenamenti.

Non l’aveva detto per nessun motivo particolare e per quanto vergognoso – un principe dei Saiyan che si abbassava a chiedere scusa a una terrestre! – decise che avrebbe ignorato il problema iniziandola a trattare più freddamente. Non voleva assolutamente che quella pazza pensasse in qualche modo che lui si era ammorbidito nei suoi confronti o che potesse pensare di prendersi certe libertà con lui.

Sorridendo beffardo, finalmente mise a tacere i suoi pensieri e si addormentò.

Bulma, al contrario, non aveva nessuna voglia di dormire.

Era ancora accasciata al muro della sua cucina, con l’asciugamano appoggiato al corpo e l’espressione scioccata da quello che le era appena successo.

Vegeta la stava per violentare e dopo due minuti le chiedeva scusa, chiamandola per nome?

Cosa mai gli aveva fatto cambiare idea e atteggiamento in modo così repentino?

Dubitava seriamente fossero state le sue parole e se gli fosse passata la voglia, sicuramente non si sarebbe scusato.

Che avesse capito che il suo gesto fosse stato sbagliato?

Poteva quello scimmione pensare una cosa così buona?

Più ci pensava e più tutto le sembrava totalmente assurdo, essere violentata aveva un qualche senso e rientrava nella mente di quell’uomo, poteva spiegarselo razionalmente ma le scuse non riusciva proprio a capirle.

Un timido sorriso si affacciò nel viso di Bulma, in fondo qualunque fosse stato il motivo, era la prima volta che il Saiyan dimostrava un gesto così umano nei suoi confronti benché anticipato da quell’intenzione così meschina e senza ritegno.

Si alzò in piedi, con spirito rinnovato, decidendo che gliel’avrebbe fatta pagare in qualche modo. Per la mente Saiyan quell’atto poteva forse essere considerato ai livelli della normalità ma nel mondo umano era una cosa inammissibile e in qualche modo gliel’avrebbe fatto capire.

“Va bene che si era scusato ma Bulma Brief otteneva sempre la sua piccola vendetta personale, anche da un Saiyan.” Pensò infine gongolando verso il suo letto, ansiosa di trovare qualche buona idea per averla vinta.

 

 

Quello che Bulma sicuramente non si aspettava fu la freddezza con cui Vegeta iniziò a trattarla nei giorni seguenti. Non che il loro rapporto fosse mai stato caloroso ma la ragazza sentiva nei suoi confronti un muro ancora più alto e solido di quello che aveva percepito al suo arrivo sulla Terra.

Adesso non litigavano neanche più perché lui evitava proprio di parlarle, le poggiava sempre in laboratorio le attrezzature che rompeva e se la GR si guastava andava a dirlo a suo padre, invece di rivolgersi a lei.

Solamente durante i pasti lei tentava di varcare quella soglia così impenetrabile ma ad attenderla c’era sempre un muro di silenzio, non le borbottava più neanche contro.

Stanca e un po’ dispiaciuta di come il loro rapporto fosse regredito in maniera così brusca, non riusciva proprio a comprendere cosa fosse passato nella mente del Saiyan da spingerlo a comportarsi in quel modo.

In teoria doveva essere lei quella arrabbiata, non lui.

L’egocentrismo di quell’uomo la lasciava sconvolta e sempre più furiosa, nessuno poteva ignorarla in quel modo, lei non poteva permetterlo!

Anche la vendetta che aveva pensato per lui aveva pian piano perso interesse nella sua mente poiché le sue battute e le sue frecciatine cadevano sempre nel vuoto.

Il motivo che la spingesse così tanto ad interessarsi ormai evitava proprio di domandarselo, era inutile che negasse che stava sviluppando qualcosa di sempre più intenso per quegli occhi così profondi e scorbutici.

Un sentimento ancora fragile e che si sarebbe spezzato se Vegeta quella sera avesse approfittato di lei, privandola del rispetto e compiendo un gesto tanto cattivo.

Ma lui si era frenato e invece di fermarsi il suo cuore aveva iniziato a correre sempre più forte, alimentato dalla speranza che non tutto in Vegeta era male, che se lui era capace di fare delle scuse allora qualcosa di buono c’era dentro di lui.

Il problema era tirarlo fuori.

Facendo zapping, seduta sul divano, guardando in modo assente la TV che continuava a cambiare canale, Bulma non riusciva a trovare una soluzione e sentiva che la lontananza tra loro sarebbe aumentata sempre più se lei non avesse fatto qualcosa.

All’improvviso sentì la porta bussare e, meccanicamente, si alzò per aprire, non interrogandosi particolarmente su chi fosse, certa che fosse una visita per la madre o per il padre.

Restò perciò molto stupita quando fuori dalla porta trovò Yamcha ad attenderla.

«Yamcha, ciao. Finalmente mi dai un segno della tua esistenza, ti ho lasciato decine di messaggi!» gridò irata non appena ripresasi dallo stupore. Dopo la sera che l’aveva lasciato Yamcha era sparito nel nulla e dopo qualche mese aveva iniziato ad essere preoccupata, pensando che gli fosse accaduto qualcosa.

«Scusa se non avevo voglia di sentire la donna che mi ha scaricato.» disse gelido calmando subito l’ira di Bulma che s’imbarazzò.

«Ehm…» borbottò, infatti, non sapendo cosa dire.

«Vuoi entrare?» chiese mentre il silenzio del ragazzo la metteva sempre più a disagio.

Poi, di colpo, Yamcha la fissò intensamente e le prese le mani congiungendole nelle sue.

«Bulma, ti prego, spiegami perché! Io ti amo, io volevo sposarti, perché hai preso quella decisione? Noi due ci apparteniamo, io non riesco a dimenticarti!» gridò sperando che grazie al tempo che erano stati separati, la donna avesse capito di aver fatto uno sbaglio.

Bulma ritirò le mani e fermamente, come allora, gli spiegò i suoi sentimenti: «Mi dispiace Yamcha ma io non ti appartengo, io non ti amo più, devi riuscire ad andare avanti. Vuoi veramente stare con una persona che non ti ama? Tu meriti di meglio, qualcuna che tenga a te come un tempo ci tenevo io.»

«Io non voglio arrendermi, pensavo ti servisse tempo, ma invece forse occorre solo che io ti faccia di nuovo innamorare di me!» disse esultante.

«No, Yamcha. Io ti voglio bene e voglio che tu continui a fare parte della mia vita, ma solo come amico, come il caro amico di cui sempre avrò bisogno, ma tra noi non potrà mai esserci nient’altro! Non insistere, per favore.» concluse lei invitandolo a prendere una decisione sulle sue intenzioni.

«Bulma… Non ho davvero nessuna speranza?»

«No.» confermò lei per non dargli nessun tipo di aspettativa futura.

«Allora forse è meglio che vada… Ci rivedremo, sei troppo importante per me, però avrò bisogno di tempo per assorbire il tutto.» replicò Yamcha salutandola e volando via dalla Capsule Corporation.

Bulma si sentì un po’ triste per quell’ultimo disperato tentativo, Yamcha alla fine teneva veramente molto a lei, non aveva mai considerato pienamente il suo affetto, anche se questo non cambiava minimamente i suoi sentimenti verso di lui.

Sarebbe rientrata subito in casa se un’esplosione non avesse fatto tremare tutto il terreno e l’abitazione.

Bulma sbarrò gli occhi che corsero immediatamente in direzione della GR in giardino che, infatti, fumava sempre di più.

Andò velocemente verso quel punto, consapevole che Vegeta aveva combinato un disastro simile a quello che aveva fatto nei primi mesi.

Come allora lo trovò svenuto sopra le macerie della GR che era completamente distrutta. Sangue ed escoriazioni gli coprivano tutto il corpo e, esattamente come allora, Bulma lo soccorse subito accogliendo con dolcezza e preoccupazione le sue contestazioni che gli intimavano di lasciarlo andare.

Dove trovasse la forza di dire quelle cose mentre era in stato quasi d’incoscienza lei non riusciva davvero a comprenderlo, ma sicuramente non mollò la presa per quelle parole.

«Stupido, perché devi farti sempre del male…» sussurrò mentre vide il padre avanzare nella loro direzione, pronto a portare soccorso a Vegeta.

Lo sollevarono in una barella e insieme lo portarono nella sua stanza, dove suo padre iniziò a medicarlo e lei insieme a lui.

«Esattamente come l’altra volta questo testone si è spinto oltre i propri limiti! Addirittura questa esplosione è stata molto più forte! Però, figlia mia, non preoccuparti, sai di che tempra sono i Saiyan e vedrai che presto si rimetterà.» disse suo padre vedendola con il viso angosciato e preoccupato.

Lei annuì e insieme finirono le medicazioni. Nel frattempo era arrivata anche la mamma di Bulma che, con tono agitato, chiedeva cosa mai fosse successo all’affascinante principe.

«Povero caro! Si fa sempre male, dovrebbe rilassarsi! Bulma cara te l’ho detto che dovresti aiutarlo tu! Tu che ancora puoi tesoro.» cinguettò amabilmente mentre Bulma sospirava rumorosamente, sua madre non sapeva proprio contenersi.

«Ora lasciamolo riposare, ha bisogno di una lunga dormita. Io inizio a ricostruire la GR, appena si sarà ripreso vorrà di nuovo allenarsi!» disse il padre uscendo dalla stanza e portandosi dietro sua moglie che fece un piccolo occhiolino a Bulma.

Lei, del resto, non aveva la minima intenzione di lasciare quella stanza. La sua preoccupazione era molto più forte dell’ultima volta e non poteva assolutamente pensare di andarsene.

Seduta vicino a lui, azzardò un gesto e strinse delicatamente la sua mano nella sua.

Lui ovviamente non rispose alla sua carezza e lei quindi continuò a mantenere quel contatto. Era la prima volta che tentava qualcosa di così intimo e il cuore le batteva un po’ più forte, mentre la sua mente le ricordava che Vegeta non si scostava solo perché incosciente.

«Perché devi farmi sempre preoccupare…» chiese mentre lo guardava con gli occhi colmi di nuovi e intensi sentimenti.

Senza accorgersene i minuti diventarono ore e il sonno s’impossessò di lei, secondo dopo secondo. Si appoggiò al materasso, mantenendo quella sensazione così benevola e continuando a tenere la mano di Vegeta chiusa dentro la sua finchè lentamente si assopì.

Era notte quando Vegeta di colpo aprì gli occhi, accorgendosi subito come tutto il suo corpo dolesse senza eccezioni. Si rilassò ed in quel momento notò un calore insolito provenire dalla sua mano, alzò lo sguardo vedendo la terrestre addormentata con la sua mano sopra di lui.

Non riusciva proprio a capirla.

Perché aveva tutti quei riguardi verso di lui, cosa la spingeva?

La prima volta che l’aveva vista vegliarlo si era semplicemente spiegato che quella terrestre fosse eccessivamente premurosa e stupida, in fondo si conoscevano da pochissimo tempo e tanta attenzione era solo segno d’ingenuità.

Ma ora?

Perché prestava le sue cure a qualcuno che lei stessa aveva definito “tipo schifoso”? Oltretutto i loro rapporti erano sempre stati burrascosi e litigiosi, perché quella terrestre era così gentile e buona?

Lui non se ne capacitava in alcun modo, nel mondo in cui lui era cresciuto quando si feriva c’erano solo altre botte ad attenderlo, ad un gesto cattivo si rispondeva con un gesto più cattivo e non in altro modo.

Per questo l’aveva evitata, perché aveva comportamenti che non capiva e poi perché la sua presenza aveva fatto sì che anche lui dicesse cose fuori dal normale, come quelle scuse.

E poi quella sensazione era così piacevole, pensò rimproverandosi e dandosi del debole, un contatto fisico così piccolo non avrebbe dovuto significare proprio niente, anzi doveva ritrarre la mano ed interromperlo subito.

Le ferite si fecero sentire nuovamente e pensò che forse, per qualche altra ora, poteva lasciare che le sue barriere restassero abbassate.

Nessuno quella notte gli avrebbe fatto del male.

 

 

Vegeta si riprese in pochi giorni e tornò a rivolgersi alla terrestre, per quanto continuasse a considerarla un mistero senza soluzione.

Lei aveva subito notato che il Saiyan le “parlava” di nuovo, ovviamente a suon di ordini e sberleffi.

La ragazza intravedeva forse la speranza che non tutto fosse perduto e ricominciò nei suoi tentativi di avvicinarsi a lui.

Tuttavia gli sforzi della ragazza sfociavano – o almeno così lei credeva – sempre nel nulla e non vedeva nessuna occasione per poter dire qualcosa in più al Saiyan.

L’opportunità le si presentò una sera in cui, per caso o per destino, i genitori di Bulma avrebbero passato la notte in un’altra città da dei parenti.

La giovane scienziata percorreva il giardino stanca dall’aver lavorato fuori fino a quell’ora e intercettò il Saiyan che stava uscendo, notando la sua espressione scoraggiata.

Non ce l’aveva fatta neanche quel giorno.

Non volendo farsi notare entrò velocemente in casa, precedendolo ed iniziando a preparare la cena.

Lui arrivò poco dopo e si andò a lavare nella sua stanza.

Ammirava la forza di volontà con lui tentasse ogni giorno di battere Goku, era animato da un qualcosa molto forte.

Dopo un quarto d’ora Vegeta tornò nella cucina e si mise seduto, iniziando a ticchettare sul tavolo per comunicare implicitamente alla ragazza la sua impazienza.

Lei si limitò ad ignorarlo e, con calma, cucinò tutto nel tempo necessario. Poi lo servì e si mise di fronte a lui, mangiando un quinto di tutto quello che aveva preparato per lui.

Vegeta divorò tutto alla velocità trovando di una bontà sempre migliore tutta la cucina di quel pianeta.

Bulma raccolse i piatti uno per uno e, alla fine, armandosi di coraggio iniziò a parlare.

«Un giorno ce la farai.»

Vegeta alzò di scatto lo sguardo dal piatto per fissarla stupito.

«Di che cosa parli?»

«Del Super Saiyan. Sono convinta che anche tu lo diventerai presto.» spiegò lei sentendosi il cuore galoppare nel petto.

Vegeta poteva infuriarsi oppure? Che reazione doveva aspettarsi?

Vedendolo con quel viso scoraggiato non aveva resistito a fargli sapere che lei credeva in lui, che sapesse che tanti sforzi sarebbero stati ripagati.

«Ovvio che lo diventerò. Sarò fortissimo e batterò quegli androidi e anche Kakaroth e poi distruggerò questo inutile pianeta.» rispose sicuro di sé e non capendo il motivo delle parole della terrestre.

«Spero tanto che tu non ci distrugga, anche perché non sono così sicura che riuscirai a battere Goku però sono certa che diventerai Super Saiyan. Lo so bene che sei convinto di riuscire nei tuoi obiettivi, solo che certe sere mi sembra che tu lo dimentichi.» gli disse sorridendo leggermente e sentendosi arrossire di fronte al suo sguardo inquisitorio.

«Non dire sciocchezze, non lo dimentico mai.» replicò lui sentendosi agitato, quella ragazza era imprevedibile, non riusciva ad anticipare nessuno dei suoi comportamenti e non sapeva mai cosa aspettarsi.

Non aveva nessuna paura di lui, esprimeva il suo pensiero sempre e comunque, non riusciva a domare il suo carattere irascibile in nessun modo. Durante i loro battibecchi i suoi occhi saettavano e brillavano di determinazione, lei non si faceva mettere i piedi in testa in nessuna maniera, a nulla valevano le sue minacce di morte.

L’unica volta che l’aveva vista realmente spaventata era stata quella sera ma anche allora aveva affrontato il tutto con una fierezza incredibile.

E poi era sempre così maledettamente gentile e premurosa, attenta ad essergli di aiuto, non per accondiscendenza ma per un reale e genuino desiderio di aiutarlo.

E questo lo confondeva, anche in quel momento stava dicendo cose senza senso. Era un tentativo di incoraggiamento?

Da quando lei credeva in lui?

Il filo dei suoi pensieri s’interruppe quando vide la figura di Bulma pronta ad uscire dalla cucina e le parole gli fluirono dalle labbra proprio come quella sera.

«Perché mi dici queste cose? A te cosa importa?» chiese gelido, tentando di suonare minaccioso.

«Te l’ho detto, avevo notato che stasera sembravi meno grintoso del solito e ho voluto farti sapere che anch’io credo in te.» rispose Bulma sentendosi felice che per una volta le sue parole avessero prodotto un effetto diverso dalla rabbia.

Vegeta si alzò in piedi e si avvicinò alla figura di lei che lo fissava non capendo cosa avesse in mente di fare.

«Tu non hai un motivo. Pensi forse che dicendomi queste cose o comportandoti in questa maniera io potrei pensare di salvarti la vita quando sarà diventato imbattibile?» replicò tentando di dare una logica a quelle parole.

Credere in lui.

Mai nessuno aveva creduto in lui, non in quel modo, non senza un tornaconto personale.

«Ma che stupidaggini vai dicendo! Principe, ma non hai mai avuto qualcuno nella tua vita che credesse e si fidasse di te?» domandò azzardando a battere un colpo beffardo sul suo petto.

«No. E non concepisco perché tu dovresti farlo visto quello che è successo alcune sere fa, pensavo che i tuoi modi gentili sarebbero finiti dopo quello che ho fatto.» sibilò Vegeta attaccandola.

«Mi hai fatto delle scuse e io ti ho perdonato. E’ semplice, no?» rispose lei candidamente come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Vegeta non seppe cosa replicare.

Il perdono?

Da piccolo nessuno gli aveva mai insegnato una parola del genere ed era passato molto tempo prima che ne capisse il significato. Ma non l’aveva mai messo in pratica.

I Saiyan non perdonavano. E non venivano perdonati, un suo sbaglio era stato sempre severamente punito.

Bulma vedendo che non sapeva come reagire tentò il tutto per tutto e poggiò una mano delicatamente sulla guancia del Saiyan che, a quel gesto, si scostò come se si fosse bruciato.

«Che diamine fai?» disse alzando la voce.

La scienziata però non si perse d’animo e la distanza che lui aveva creato la annullò avvicinandosi di nuovo.

Riappoggiò la mano sulla guancia dolcemente e stavolta Vegeta non la cacciò ascoltando le sue parole.

«Si chiama carezza. Non c’è da aver paura.» sussurrò Bulma muovendo leggermente la mano.

«Non ho paura, chi mai avrebbe paura di una creatura tanto debole ed indifesa? E poi so cos’è una carezza!»

«E allora perché ti ritrai come se ci fosse qualcosa da temere?»

Vegeta arretrò nuovamente non potendole spiegare che quel genere di cose lo indebolissero, rendendolo un bersaglio facile.

E poi nessuna donna aveva mai osato tanto con lui, nessuno nell’intero universo gli aveva messo una mano sul viso ed era ancora vivo a raccontarlo.

Però… le carezze di quella terrestre sembravano sincere in qualche modo ed erano piacevoli. La guardò di nuovo e, come quella sera, sentì il desiderio di farla sua.

Ma si trattenne e decise che sarebbe stato meglio uscire da quella stanza.

«Non ti devo nessuna spiegazione e ora lasciami passare!»

Bulma si sentì persa e pensò che mai il Saiyan si sarebbe nuovamente esposto in quel modo se l’avesse lasciato scappare, anzi si sarebbe chiuso a riccio e avrebbe fatto il doppio della fatica.

Lo afferrò quindi per un braccio, mettendoci tutta la sua forza possibile per fargli capire che voleva trattenerlo e quando vide che lui si girava per gridarle addosso, prese delicatamente il viso nelle sue mani e lo baciò a fior di labbra.

Vegeta sbarrò gli occhi completamente sconvolto dalla follia di quella terrestre che continuava a fare un gesto più assurdo dell’altro.

«Questo si chiama bacio. Quando è stata l’ultima volta che ne hai ricevuto uno?» chiese lei soffiandogli sulle labbra.

Lui pensò che non lo ricordasse minimamente, nessuna donna aveva mai osato baciarlo o guardarlo in faccia durante un rapporto né lui aveva interesse a guardare loro.

«Stai osando veramente troppo terrestre, allontanati.»

«Non mi era sembrato che quella sera la mia vicinanza non ti fosse gradita.» rispose con voce leggermente maliziosa.

«E a me era sembrato che non fosse gradita a te.» replicò lui scorgendo la malizia in quegli occhi così azzurri e desiderando sempre più di averla.

«Non volevo che succedesse in quel modo, con quelle tue parole, io non sono una delle tue donne da usare quando devi sfogarti.» disse fermamente.

Vegeta rivide in lei la stessa fierezza che aveva visto quella sera e tentò di non pensare a quanto quella situazione fosse inconcepibile per il principe dei Saiyan.

«E in cosa saresti tanto diversa?»

«A quante altre donne hai permesso un bacio, prima di me?» chiese infine sapendo di avere la vittoria in pugno e sentendo l’adrenalina nelle vene.

Quando Vegeta non si era tirato indietro dalle sue carezze, aveva capito di desiderarlo immensamente ma non avrebbe mai accettato di essere considerata da lui come una delle tante, non lei, non Bulma Brief.

Vegeta, infatti, non seppe come replicare non volendole effettivamente dire che la risposta era nessuna, ma lei lo intuì lo stesso guardandolo e baciandolo nuovamente.

Stavolta lui ricambiò, in fondo, quella terrestre si stava offrendo sola e lui aveva tutta l’intenzione di accettarla.

Aveva proprio bisogno di un po’ di svago.

Anche se, da qualche parte dentro di sé, pensò che lei aveva avuto ragione. Non era come tutte le altre donne.

Non aveva mai saputo il nome della donna con cui stava, cosa gliene sarebbe dovuto importare?

Mentre ora lo conosceva e se lo ricordava. Ancora non capiva perché permettesse che Bulma continuasse a prendersi tutte quelle libertà, il suo onore e orgoglio gli imponevano di rifiutarla, doveva essere a lui a decidere.

Però la sua pelle era invitante, i suoi baci forse di più e per quella sera decise di godersela.

Si stupì quando notò che l’aveva chiamata per nome, quella sera, perfino nei suoi pensieri.

 

 

 

Fine del terzo capitolo!

Salve ** Le strofe iniziali sono prese sempre dalla stessa canzone di Lana Del Rey.

Allora vi piace questo capitolo? u.u

Voglio tanti commentini!

Vegeta inizia piano piano a sbloccarsi e iniziava forse un poco a fidarsi di Bulma, mi piace pensarlo come un uomo che non aveva proprio idea di cosa fosse un gesto gentile e di Bulma che glielo mostra, ovviamente è ironica insegnandogli i nomi xD però mi sembrano tanto teneri :3 con Vegeta che non capisce che vuole Bulma xDDD Almeno spero che sia questa l’idea che vi ho trasmesso perché era esattamente quella che volevo dare.

 

Ringraziamenti:

 

-      MariannaV: Grazie mille delle due recensioni *________* sono felicissima che la mia storia ti piaccia e spero che questo capitolo ti abbia soddisfatta! Sì, infatti, anche a me quella componente nelle storie ha sempre dato un po’ fastidio, Bulma Brief sa farsi rispettare!

-      Lienne: Grazie mille *-* spero continui a piacerti!

-      Federika21: quanto mi fanno piacere le tue recensioni non puoi capire ** oltretutto mi hai fatto due appunti giustissimi che spero di averti spiegato con questo capitolo. Yamcha voleva lasciarle un po’ di tempo e ci ha riprovato ma per ora lo rivedremo solo come amico xD Vegeta OOC, sì forse un po’ hai ragione :S però alla fine della storia forse ti si chiarirà meglio. Sono contenta che trovi i personaggi IC *_*, sto puntando molto a quello e all’aspetto introspettivo, in questo capitolo per esempio non so se Vegeta sia proprio IC, anche perché è davvero un’impresa con i pochissimi indizi che abbiamo xD Un bacio e spero continuerai a recensire :D

 

 

Ringrazio inoltre tutti quelli che hanno inserito la storia nei preferiti, ricordate e seguite (siete tanti o_o, grazie **)

 

 

EclipseOfHeart

 

   
 
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