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Autore: Charlotte Stewart    15/06/2012    3 recensioni
Edward se ne va di casa a 18 anni perché il padre maltrattava la sorella e la mamma e lui si odia per non averlo fermato. Sfoga il suo rimpianto nell’alcool e facendo pugilato.
Bella dopo la morte dei genitori va a vivere a casa del suo unico parente,suo zio Marcus.
Lo zio è da sempre interessato a lei,la ricopre di attenzioni troppo morbose,regali e parole languide. Una sera,mentre erano entrambi in un locale poco affidabile di Bristol,Bella sta per essere violentata da un ragazzo e viene trovata priva di sensi da Edward.
Vi abbiamo incuriosito? Allora cliccate e leggete! :) - Charlotte&Ronnie.
Genere: Drammatico, Erotico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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PROLOGO: POV EDWARD.

 

 

 

 

 

 

“Non farlo Edward!sentivo ancora le urla di mia madre nelle orecchie,quando sferrai il pugno a mio padre che stava picchiando selvaggiamente mia sorella.
Il bastardo reagì al pugno scaraventandomi a terra,sul freddo pavimento di marmo della cucina.
Ricordai solo il sapore del sangue che mi uscì dal labbro e poi il buio.

Mi risvegliai in un fottuto letto di ospedale tutto indolenzito. Il coglione mi aveva colpito il naso e avevo una guancia sfregiata,ma quello non era niente a confronto a quello che subivano ogni sera le donne della famiglia. In quanto maschio mio padre non mi toccava,anzi,alle volte voleva che contribuissi anche io.

Sì. era uno d quegli uomini che ritengono le donne inferiori.

Il senso di colpa che provo per aver lasciato che in questi anni mio padre continuasse quella tortura non mi lascia in pace,ne di giorno ne di notte. 

Mentre sono immerso nei pensieri un dottore sulla quarantina circa mi si avvicinò e iniziò a fare domande.

Dopo che mi medica con cura,mi porge la domanda che tanto temevo: “Sei vittima di violenze domestiche?”
Iniziai a sudare a freddo. Avrei tanto voluto rispondere di ‘si’ e mandare quel verme schifoso in galera ma a cosa sarebbe servito? A niente.

La mia famiglia era importante,molto ricca e conosciuta. Nessuno avrebbe creduto che il bellissimo e affascinante dottor Carlisle Cullen era un mostro che picchiava moglie e figlia.
“no” – dissi mentre pensai a qualche scusa credibile da dire, - “faccio equitazione da poco,quindi cado molto spesso da cavallo” -azzardai.
Un'ora dopo mi dimisero dall'ospedale.
Non c'era nessuno ad aspettarmi per riportarmi a casa,così dovetti camminare per raggiungere casa.
Appena arrivai mi diressi in camera mia per stare da solo. Volevo evadere,dimenticare tutto e ricominciare lontano da lui.

Mamma cercava di entrare e bussò ripetutamente la porta ma senza successo.
La stanchezza incominciò a farsi sentire e in poco tempo sprofondai in un sonno profondo.

Mi svegliai di soprassalto dopo l’ennesimo incubo e presi finalmente la decisione.
Presi dall'armadio il mio vecchio borsone e ficcai più cose possibili. Presi anche anche i pochi soldi che mi erano rimasti dal mio nascondiglio dietro il quadro di famiglia.
Andai nella stanza di Rose per dargli un ultimo saluto,mi avvicinai al suo letto facendo attenzione a non svegliarla e mi chinai lasciandole un delicato bacio sulla fronte  sussurandole all’orecchio: 'tornerò e ti porterò via con me'.
Lasciai la stanza di mia sorella e mi diressi verso la stanza dei miei genitori.
Mio padre doveva essere ancora a lavoro o in giro a ubriacarsi.

Entrai in punta di piedi e lasciai un bigliettino sotto il cuscino della mamma,con la speranza che lei lo leggesse il mattino dopo. Mi chinai e le diedi un bacio,asciugandomi una lacrima che era scappata al mio autocontrollo.
Dovevo sbrigarmi,Carlisle poteva tornare da un momento all’altro e non c’avevo proprio voglia di affrontarlo di nuovo. Avrei rischiato di farlo arrabbiare e il pezzo di merda si sarebbe sfogato sulle donne,non si di me.

Figlio di puttana!  
Stringendo i pugni uscii dalla porta principale.
Camminai molto,ad un tratto mi accasciai sotto un sottoscala.

Erano giorni che vagavo senza meta. Non sapevo ne dov’ero e ne quanto avevo camminato. Sapevo solo che avevo fame,che mi serviva un riparo e che i soldi stavano per finire.

Erano nella merda più totale.
Avevo perso le speranze,nessuno voleva un barbone come dipendente.
Ma poi ripensai a quelle parole sussurrate all'orecchio di Rose e alle parole sul biglietto per mia madre: “ VI SALVERO”.
Per la sensazione di fallimento mi addormentai. Al mio risveglio mi ritrovai su un letto,più che un letto mi sembrava una branda. La stanza non era molto grande e l'unica cosa che faceva parte dell'arredamento era una sedia marrone mezza marcia.
In quel momento si aprì la porta e da lì scorsi l'immagine di un ragazzo,di media statura e dai capelli biondi.
“ Come ti senti?” – mi domandò.
Ero troppo scioccato e confuso per rispondere.
Non sentendomi rispondere il ragazzo entrò nella stanza e si avvicinò al letto.
“ Non preoccuparti,qui sei al sicuro. Io sono Jasper e voglio aiutarti.”

Ormai erano più di tre anni che conoscevo Jasper.
Lui era il mio migliore amico.
Mi aveva salvato la vita,quel giorno portandomi a casa sua e prendendosi cura di me.
Quando gli chiesi la spiegazione di quell'azione lui rispose: “ Non lo so perché, l'ho fatto e basta. L'unica cosa che sapevo in quel momento era: lo devo aiutare.”
Anche Jasper proveniva da una situazione familiare difficile,non sapevo di preciso di cosa si trattasse perchè non ne voleva mai parlare,sapevo solo che per mantenersi faceva lo spacciatore,ma non ne aveva mai fatto uso perché sapeva che era sbagliato.
Eravamo come fratelli.
Aveva più volte cercato di farmi smettere con la droga ma tutto finiva sempre con una litigata e lo costringevo a darmi la mia dose giornaliera.
Mio padre un anno dopo la mia fuga da casa si trasferì in un altra città senza lasciare traccia,avevo provato più volte a sapere l'indirizzo della loro nuova dimora ma nessuno sapeva darmi una fottuta risposta.
Iniziai a dedicarmi alla box e iniziai a diventare ogni giorno più bravo.
Era diventato il mio sfogo e anche la mia fonte di guadagno: grazie ai combattimenti clandestini riuscivo a racimolare una buona somma di denaro, che però subito si prosciugava, perchè li spendevo quasi tutti per la mia dose.
Si,le mie giornate erano suddivise tra: alcool,sesso,box e droga. 

 

 

Salve, sono Ronnie,l'altra 'scrittrice' di questa ff. :3

Questo è la breve storia di Edward e voglio ringraziare Charlotte per avermi dato delle dritte.

Spero vi piaccia e.. aspettiamo i vostri commenti positivi e negativi.

xoxo e al prossimo capitolo.

Charlotte&Ronnie.

  
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