Verde


 

Albus Silente guardò l'uomo crollato sulla sedia di fronte alla sua scrivania. Lo guardò in silenzio, accarezzandone la figura con i suoi occhi azzurri, ma non in un arrogante tentativo di leggere le parole scritte dentro l'uomo, era un passaggio gentile di acque fresche, silenziose… un tocco leggero, come se non volesse disturbare. In attesa.

Vide, sentì l'uomo sospirare pesantemente; gli occhi neri alzarsi verso di lui colmi di una profondità disperata.

L'uomo non parlò. Lo guardò soltanto, a lungo… forse non era nemmeno lui l'oggetto del suo guardare. Un paio di occhi persi in una fredda, imprescindibile resa. L'abbandono ad una vita fredda, inutile e, soprattutto, priva di qualunque barlume di felicità.

Silente vedeva il vuoto in quegli occhi, ormai privi di qualcosa a cui guardare. Di qualcuno a cui rivolgersi…

Non voleva parlare. Voleva che fosse il ragazzo a dare voce alla realtà che lui già vedeva chiaramente. E il giovane, infatti, dopo un altro lungo sospiro, continuando a guardare il vuoto oltre la spalla del preside, disse: «Cosa farò ora?»

Albus non poté evitare di sorridere, colpito e commosso dal tono da bambino abbandonato che il ragazzo aveva usato.

«Ah, Severus, ciò dipende da te.» Gli rispose, unendo le punte delle dita affusolate.

Il giovane scosse il capo, quasi sentendosi preso in giro da quelle parole.

«Non c'è più nulla per me.» Sussurrò.

Silente sbirciò verso di lui da sopra gli occhiali a mezzaluna nello stesso istante in cui Severus abbassò gli occhi al pavimento di pietra.

«Hai mai sentito parlare della speranza?» Chiese il preside con un sorriso.

«Speranza.» Un sorriso amaro salì sulle labbra del giovane. «La speranza è solo per gli sciocchi. Per chi si illude che il futuro possa essere migliore.»

Silente lo guardò dolcemente. «C'è sempre speranza, Severus. Sempre. Per gli sciocchi come per i saggi. Anzi, di solito si manifesta proprio a questi ultimi. Saggio è lo stolto che spera.»

Severus lo guardò scettico. In cuor suo, sperava che il preside avesse ragione, che ci fosse ancora speranza per lui… la mente, tuttavia, contraddiceva le parole del cuore. Che futuro poteva esserci per un Mangiamorte? Eppure sentiva il suo cuore battere alla strenua ricerca della verità nelle parole del preside.

Come se avesse colto i dubbi del giovane, Silente si protese in avanti, gli occhi azzurri scintillanti. «Vedi, Severus», disse dolcemente, «il tuo cuore sa ancora sperare. Tacerlo sarebbe un peccato.» Sorrise. «Lascia che il discernimento ti guidi alla stoltezza, ragazzo, così potrai farmi compagnia.» 

Va bene, non è un capolavoro, ma di certo è meglio della precendente. Che ne dite?

Ovviamente il verde rappresenta la speranza... banale vero?

Spero vi sia piaciuto questo capitolo e alla prossima! :)