Oggi è il primo
luglio! Il metà compleanno tra Itachi e Sasuke...quindi,
come promesso eccovi il secondo capitolo della fic celebrativa ^^
Spero vi piaccia^^
Titolo: Nei tratti di un legame – Primo
luglio
Fandom: NARUTO
Rating: Verde
Spoiler: nessuno
Personaggi: Itachi e Sasuke Uchiha
Parole: 3577
Disclamer: NARUTO e i suoi personaggi sono
proprietà del maestro Masashi Kishimoto.
Primo luglio
Quella mattina la sveglia suonò implacabile noncurante che
fosse una giornata di vacanza. D’altro canto la sera prima
era stata settata per suonare senza sosta alle 8 del mattino successivo
e così lei, ubbidiente, stava facendo.
Sasuke aprì un occhio notando l’ora che
lampeggiava in rosso, allungò pigramente la mano e
schiacciò con un po’ troppa forza il bottone di
stop del suono. La sveglia si placò e il ragazzo
poté alzarsi nel silenzio della sua stanza.
Scostò le tende e aprì la finestra che gli
regalò una boccata di aria calda in volto e il suono dei
passeri che canticchiavano contenti sui rami degli alberi del parco
sotto casa.
Si era tenuto completamente libero quella giornata…nessun
appuntamento con Sakura, nessuna partita di videogame con Naruto
nè tanto meno incontri in biblioteca con Karin, Juugo e
Suigetsu…che si arrangiassero a fare i compiti per le
vacanze da soli per un giorno…
Entrò in bagno e ne uscì pochi minuti dopo molto
più sveglio e con un sorriso atipico stampato in volto.
Aprì l’armadio scegliendo con cura
l’abbigliamento della giornata e dopo essersi vestito si
diresse verso la porta, non prima però di dare
un’occhiata al calendario appeso al muro. Si
lasciò sfuggire un sorriso beffardo avvicinandosi a
quest’ultimo. Prese con una mano il foglio di giugno
strappandolo con decisione in una sola mossa. Lo accartocciò
e lo gettò nel cestino riprendendo la direzione della porta
che chiuse alla sue spalle una volta uscito. All’interno
della stanza sul calendario faceva bella mostra uno spesso segno di
pennarello rosso a circondare quel primo luglio appena iniziato.
Quando Sasuke scese in cucina non si stupì di trovarla in
perfetto ordine. L’unico segno del passaggio di suo fratello
qualche ora prima risiedeva nella sua tazza preferita riposta con cura
sopra l’asciugapiatti, ormai asciutta dopo il sicuro lavaggio
da parte di Itachi. Sasuke sbuffò afferrando il barattolo di
biscotti prima di aprire il frigo per prendere la bottiglia di latte.
Mangiò rapidamente e quando ebbe finito la colazione
notò subito come la cucina avesse perso quella perfezione
che, invece, aveva lasciato Itachi dietro di sé. Realizzando
la cosa con una punta di rabbia, il piccolo Uchiha tentò di
riassettare meglio di quanto facesse di solito. Nessuno capiva quando
potesse essere snervante avere un fratello maggiore perfetto come
Itachi, ma ancor meno persone potevano capire quanto lui, nonostante
tutto, complessi di inferiorità o meno, non lo avrebbe mai
cambiato con nessun altro al mondo. Soddisfatto alla fine del suo
operato diede le spalle alla cucina uscendo di casa. Chiuse la porta e
saltò sulla sua bicicletta. La meta era una sola:
l’università Akatsuki.
Itachi gli aveva detto che oggi avrebbe avuto una riunione con il prof
Nagato e altri studenti che come lui erano stati scelti per partecipare
alla mostra di Pain. La riunione sarebbe dovuto iniziare a mezzogiorno
quindi Sasuke avrebbe avuto tutto il tempo di fare il tragitto
casa-università e una volta sceso dal treno riuscire anche a
passare da NekoBa.
“Quella vecchia amante dei gatti è la miglior
pasticcera della città. Itachi adora i dango che fanno nel
suo negozio!” pensò il ragazzo velocizzando la
pedalata per evitare di perdere il prossimo treno che sarebbe partito
di li a pochi minuti.
Si prese tutta l’ora di treno per pensare con che scusa
presentarsi da suo fratello. Certo lui non sapeva che oggi era il loro
giorno di metà compleanno e Sasuke si guardò bene
da anche solo pensare di fargli capire che aveva scelto proprio quel
giorno come sostitutivo del suo compleanno. Di certo il
“passavo di qui per caso” non avrebbe
retto...quindi dopo varie tentativi eliminati rifletté che
un approccio molto più alla larga
avrebbe potuto fare al caso suo…alla fine decise per un
“volevo portare Sakura da qualche parte la prossima
settimana. Mi fai vedere qualche bel posto della città? Se
mi aiuti ti regalo questi dango di NekoBa…”
Si, decisamente impersonale e perfettamente plausibile.
L’avere una fidanzata da accontentare in questo caso si
rivelò per Sasuke un’ottima scusa per convincere
Itachi a passare la giornata solo con lui, senza doverlo dividere con
fan e critici d’arte come sarebbe sicuramente successo alla
mostra d’arte.
Si ripeté quella frase un milione di volte. Perfino mentre
pagava i dango alla vecchia signora della pasticceria, nella sua testa
c’era solo l’eco della frase da dire ad Itachi.
Doveva suonare il più naturale possibile e Sasuke era
perfettamente conscio che anche nell’abilità di
mentire era nettamente inferiore ad Itachi. C’era da pregare
che per una volta riuscisse ad essere abbastanza abile da ingannare
perfino lui…
°°°
“Bene e questo è tutto ragazzi…siate
puntuali e mi aspetto che realizziate i vostri migliori lavori per
questa mostra per cui vi ho personalmente scelto”
Nagato concluse la riunione chiudendo la cartellina con un colpo sordo.
I tre studenti seduti davanti a lui, nell’immensa aula
deserta, annuirono all’unisono.
“Non si preoccupi prof, ho già in mente
un’opera che sarà una vera e propria
bomba” esclamò subito dopo Deidara con supponenza.
“Ottimo Deidara. Mi aspetto grandi cosa da te e anche da voi
Itachi, Kisame … non mi deludete” e con queste
parole Pain uscì dalla classe senza nemmeno ascoltare le
risposte dei due studenti a cui si era rivolto. Risposte che comunque
si erano esaurite in un muto assenso da parte di Itachi e in un
rumoroso schiocco di lingua di Kisame. Ben diversa fu invece la
baldanza con cui Deidara si alzò in piedi guardando con
astio i due compagni di corso.
“Non capisco come Pain possa avervi voluto scegliere.
Probabilmente voleva solo metter ancor più in luce il mio
talento artistico mettendolo a confronto con il vostro ridicolo
livello”
Itachi non proferì parola, si limitò ad
un’occhiata di traverso rivolta al ragazzo biondo, mentre
Kisame non si lasciò sfuggire l’occasione per un
tagliente commento in merito.
“Ma davvero? Eppure vi ho notato più volte senza
parole davanti ad un quadro di Itachi-san…”
“Cosa? Io non ho mai accettato l’arte di questo qui
come …”
“Vedete?… ora l’avete chiamata
arte…” lo rimbeccò l’altro
con un sorriso sghembo sul volto.
“Smettila Kisame…” la voce di Itachi era
stata un sussurro. Purtroppo per lui però il suo tentativo
di sedare gli animi ebbe l’effetto opposto. Deidara infatti
sbottò immediatamente.
“Che vuoi Uchiha? Non ti intromettere! Vedrai che
sarà la mia arte ad interessare i maggiori critici
d’arte”
“Buon per te…” commentò
laconico l’altro scoccandogli un’occhiata di
sfuggita. Deidara lo guardò dall’alto ma gli
sembrò di essere lui quello in posizione inferiore tra i
due. Lo sguardo di Itachi l’aveva sempre messo in soggezione
fin dal primo istante in cui si erano conosciuti. Vi scorgeva sempre
qualcosa di sinistro e sanguinoso in quegl’occhi neri che in
quel momento, con la luce del sole che si rifletteva su volto del
giovane Uchiha, sembravano cambiare colore in un misto di rosso e nero
che Deidara per un attimo trovò affascinante. Si riscosse
subito maledicendosi per essersi di nuovo incantato davanti a
quell’essenza di artistico mistero che Itachi emanava senza
nemmeno rendersene conto e che Deidara percepiva non solo nei suoi
quadri ma perfino nella sua stessa presenza.
“Bah…non perderò il mio tempo con due
nullità come voi…vado a prendermi da
mangiare” concluse infine scostando gli occhi dal compagno di
corso e uscendo dalla classe con passi decisi.
Quando la porta sbatté Kisame si permise di ridere di gusto,
con quella sua tipica risata dura che sembrava ogni volta raschiargli
il palato.
“Quel ragazzino è irritante, ma devo dire che mi
diverte vederlo trovare scuse tanto plateali per evitare un confronto
con voi Itachi-san”
Itachi, come suo solito non commentò riportando lo sguardo
sugli appunti appena presi e lasciando che Kisame parlasse per due,
come sempre succedeva quando erano insieme. Odiava
quell’università. Aveva imparato che il miglior
modo per sopravvivere in un corso di studi così pieno di
persone che miravano solo ai meri interessi personali era mantenere un
atteggiamento glaciale e imperturbabile, ma non sempre tale facciata
era semplice da reggere. Soprattutto in momenti come quelli in cui si
era ritrovato a pensare nuovamente se fosse stato davvero un bene
accettare di partecipare a quella mostra dovendo rompere la promessa
fatta a Sasuke. Itachi ancora una volta si rispose che se aveva
accettato era proprio per suo fratello. Una mostra di quelle dimensioni
gli avrebbe permesso di farsi conoscere ad un parco di gente molto
più ampio e con un po’ di fortuna avrebbe potuto
avere l’occasione di fare un salto di carriera, permettendo
così al fratello una vita più semplice almeno
sotto l’aspetto finanziario. Sasuke stava crescendo e come
ogni adolescente i suoi bisogni non erano più piccole
richieste di bambino. Itachi temeva che il suo lavoro e le borse di
studio per cui aveva scelto proprio l’Akatsuki come
università non sarebbero state sufficienti tra qualche anno.
Sasuke meritava di proseguire gli studi nella maniera più
tranquilla possibile senza sentirsi costretto a dover trovare un lavoro
anch’egli per pagarsi l’università che
avrebbe cominciato a frequentare di li a pochi anni.
“Itachi-san?”
Il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri rivolgendo
l’attenzione a Kisame che lo guardava con un velo di
curiosità sul volto.
“è raro che vi perdiate nei vostri pensieri in
modo così profondo. A cosa stavate pensando?”
“A nulla di particolare” rispose Itachi, come
sempre noncurante del tono ossequioso che Kisame amava usare.
“In fondo non vi invidio, i vostri quadri dovranno reggere il
confronto di quelli di Pain agl’occhi dei critici. Sono
decisamente fortunato che il mio campo non sia l’optical art,
ma l’acquerello, decisamente più facile”
“Il concetto di facile e difficile è molto
soggettivo Kisame. Tu trovi facile manipolare l’acqua e
quindi la tecnica dell’acquerello ti risulta priva di
difficoltà, ma non per tutti è
così”
“Come Deidara-san per esempio? Un ottimo scultore ma incapace
di prendere in mano un pennello…”
Itachi non commentò, limitandosi a chiudere il quaderno che
ancora era aperto sotto i suoi occhi.
“…o anche il vostro
fratellino…”
Il ragazzo fermò la mano sulla copertina del quaderno
voltandosi lentamente verso Kisame, rivolgendogli uno sguardo
interrogativo che spinse il compagno di corso a spiegarsi meglio
“…mi baso sui lavori di vostro fratello che vi ho
visto correggere alcune volte. Ha una buona tecnica astratta, ma
scarseggia nel disegno artistico…”
“Sasuke è ancora un bambino…ha molta
strada davanti a sé…”
“Un ragazzino tutto pepe come quello da tirare su
completamente da solo...Non mi stupisco se qui in classe vi vedo sempre
pensieroso e preoccupato… Deve essere un bel peso per
voi…”
Per un lunghissimo attimo di silenzio Itachi rimase fermo a guardare le
proprie mani.
“Si, lo è …” concesse poi,
prima di venir bloccato da un tonfo sordo provenire da fuori
accompagnato da un rumore di passi veloci. Entrambi si alzarono
dirigendosi verso la porta che dopo pochi secondi si aprì
rivelando Deidara con in mano il pranzo e un pacchetto che
lanciò ad Itachi nel momento stesso in cui i loro sguardi si
incrociarono.
“Ehi Uchiha – disse mentre Itachi prendeva al volo
il pacchetto senza nemmeno guardare cosa fosse – quante volte
devo dirti che non voglio vedere quel moccioso di tuo fratello nella
mia università!”
“Mio fratello?” chiese l’altro con un
tono di ben celata preoccupazione.
“L’ho appena incrociato…stava correndo
come un pazzo nel corridoio, mi è venuto addosso e gli
è caduto quel pacchetto. Io di certo non gli corro dietro
per ridarglielo. Ritieniti fortunato che sono abbastanza magnanimo da
averlo dato a te” concluse sedendosi in uno dei vari posti
della grande aula aprendo il suo bento.
Itachi, dal canto suo, guardò il pacchetto che teneva tra le
mani notando solo in quel momento che si trattava di un pacchetto
regalo confezionato con una bella carta grigia ornata di orme di gatto
nere…segno inconfondibile che fosse qualcosa comprato da
NekoBa. Non gli servirono che pochi secondi e un calcolo rapido dopo
un’occhiata al calendario per capire perché e a
chi fosse destinato quel pacchetto. Lo strinse tra la mani
avvicinandosi con rapide falcate alle finestre della classe che davano
sul cortile dell’università. Lo vide in quel
momento, il suo fratellino, correre al di là dei cancelli.
Non lo chiamò anche se tutto il suo corpo sembrava chiederlo
a gran voce, perché sapeva che in quel modo avrebbe
solamente velocizzato la fuga del fratello. Tornò a volgere
l’attenzione all’interno della classe e ne
uscì rapidamente liquidando i due occupanti con un veloce
saluto dopo aver preso la sua borsa. Corse per il corridoio e scese le
scale saltando tre gradini al colpo, ma quando arrivò al
cancello, di Sasuke non c’era già più
traccia. Ma era prevedibile il suo fratellino, fu facile per Itachi
immaginare che stesse tornando a casa, probabilmente per chiudersi
nella sua stanza come amava fare quando qualcosa andava diversamente
dai suoi piani. Itachi ebbe la sicurezza della sua intuizione quando,
arrivato in stazione, vide il fratello salire sul treno diretto al loro
quartiere. Sfortunatamente però il treno era già
in partenza e Itachi non riuscì a salirvi per un soffio. Non
avendo altre risorse per raggiungere il fratello in tempi brevi Itachi
prese il cellulare aprendolo con uno scatto. Non gli servì
entrare nella rubrica e cercare la voce Otouto, gli bastò
digitare quella sequenza di numeri che conosceva a memoria per comporre
il numero del cellulare del fratello. Riuscì a contare tre
squilli prima che dall’altra parte il suono si tramutasse in
un irraggiungibile bip continuo. Come prevedibile Sasuke aveva spento
il telefono nel momento stesso in cui aveva visto il nome del fratello
comparire sul display. Itachi chiuse il telefono con un altro scatto e
uscì dalla stazione con passo svelto.
Quello era un momento di punta per il traffico, ma il ragazzo
pensò che piuttosto di dover aspettare un altro treno
sarebbe stato meglio tentare comunque un taxi perché, anche
se più costoso, con un po’ di fortuna sarebbe
riuscito ad arrivare a casa anche prima di Sasuke.
Quella però non doveva essere la giornata fortuna per
Itachi, quando il taxi arrivò al cancello di casa infatti il
ragazzo notò subito la bicicletta del fratello buttata per
terra a lato del vialetto. Fece per entrare in casa ma fu fermato
all’ingresso proprio da Sasuke che stava uscendo di casa con
una grossa valigia in mano.
“Sasuke, dove vai con quella valigia?”
“Vado dallo zio Madara…”
dichiarò il più piccolo passando a fianco del
fratello trascinando la valigia dietro di sé.
Itachi trasalì prendendo Sasuke per un braccio come in un
gesto istintivo.
“No!” urlò con decisione, stringendo
inconsapevolmente ancor di più la presa attorno al braccio
del più giovane.
Il ragazzino si voltò tentando di liberasi dalla morsa del
maggiore, senza riuscirci.
“Lasciami” gli ordinò con tutta la
cattiveria che riuscì a scavare nel suo animo. Cattiveria
che Itachi ingoiò senza batter ciglio, continuando
strenuamente a tenere il braccio di Sasuke.
“Non ti permetterò di andare da Madara”
Sasuke aveva notato come da un po’ di tempo a questa parte
Itachi non si rivolgesse più allo zio con quel appellativo,
ma avesse cominciato a chiamarlo semplicemente Madara, aggiungendo a
quel nome una onnipresente sfumatura di disgusto. Fino a quel momento
però non vi aveva dato un grande peso, credendo che la cosa
fosse determinata dal fatto che erano mesi che litigava con lui per le
faccende legali legate al suo passaggio di tutela.
“Sei stato tu a dire che sono un peso per te!”
tentò nuovamente il più piccolo tirando con
decisione il braccio verso di sé ritrovandosi a
indietreggiare di alcuni passi per la forza dello strattone che non
aveva più trovato la mano di Itachi a fermarlo. Il fratello
maggiore, infatti, aveva lasciato la presa proprio dopo quelle ultime
parole di Sasuke, abbassando il capo insieme alle braccia.
“è vero – disse – sei un peso
per me”
Sasuke smise di massaggiarsi il braccio concedendosi di fissare il
terreno senza guardarlo davvero. Quelle parole gli avevano fatto male,
un dolore che mai aveva provato in quegl’anni, forse non si
poteva nemmeno paragonare al dolore per la morte dei genitori che fu
immenso, ma che nel tempo si era diluito e aveva perso la freschezza di
una ferita appena aperta. Quella ammissione da parte di Itachi invece
fu, in quel momento, una coltellata in pieno petto contrapposta e
complementare alla coltellata nella schiena che gli era sembrato di
ricevere solo poco più di un’ora prima nel ricordo
ancora vivido di quelle parole origliate fuori dalla classe. Sasuke si
concesse, solo dopo alcuni secondi di vuoto totale, di alzare gli occhi
e rivolgerli al fratello. Trovò il suo sguardo a specchiarsi
nelle nere iridi di Itachi, così simili alle sue sia nel
colore sia nel dolore che vi lesse come impresso a fuoco.
“Sei un peso per me si, il più bel dolce peso che
un fratello possa desiderare di avere. – continuò
lasciando che i suoi lineamenti perdessero la durezza di prima
addolcendoli nel guardare quel volto delicato di ragazzino –
è dal giorno in cui nostra madre ti ha messo, neonato, tra
le mie braccia che queste mie mani hanno retto il tuo peso.
È da quel giorno che ho deciso che quel peso che sentivo
sarebbe stato mio e solo mio da portare, io ti avrei protetto da tutto
e da tutti, io sarei stato il tuo muro portante…il peso che
tu rappresenti è ciò che mi fa capire di essere
vivo. La tua presenza, il tuo peso nella mia vita è tutto
ciò che desidero…. Non togliermelo…ti
prego…”
“Nii-san…”
Sasuke lasciò cadere la valigia e si avvicinò al
fratello con piccoli passi. Si permise di parlare solo dopo aver
appoggiato la testa con il petto di Itachi nascondendo il suo volto
dietro le nerissime ciocche di capelli.
“Sei dannatamente contorno, sai?”
Itachi sorrise “Si…lo so…”
rispose, rendendosi conto solo in quel momento di quanto fosse stato
teso. Portò le braccia a cingere il corpo del fratello,
stringendolo contro il suo un po’ più forte quando
sentì la sua camicia farsi umida in concomitanza con i
singhiozzi mal celati di Sasuke.
“Perdonami Sasuke – aggiunse poi allontanandolo da
sé con delicatezza e posandogli la fronte sulla sua
– ma che ne dici di questo?” concluse tirando fuori
dalla tasca due biglietti che presentò sotto il naso del
fratello che sgranò gli occhi a quella vista.
“L’esibizione dei serpenti? E la data è
quella di oggi, come…?” tentò di
chiedere asciugandosi gli occhi con il dorso della mano, guardando il
fratello che alzava lo sguardo al cielo fingendo di pensare con fatica.
“dunque com’è era –
cominciò – ah si … Guarda qui
Nii-san me lo ha regalato Sakura per il nostro metà
compleanno, non trovi sia una sciocchezza da ragazzine?
… più o meno avevi detto così
no?” chiese riabbassando lo sguardo notando come Sasuke era
diventato di un rosso che avrebbe rivaleggiato senza temere confronti
con i pomodori maturi che amava tanto.
“Ma quella volta avevi un’espressione
così felice sul volto mentre mi mostravi quel pigiama che
anche un cieco si sarebbe accorto di quanto quel metà
compleanno non fosse poi tanto una sciocchezza da ragazzine ai tuoi
occhi otouto…” concluse Itachi accarezzando la
testa del fratellino.
“Sei uno stupido Nii-san!” disse l’altro,
voltandosi di spalle e andando a riprendere la valigia. Mise le mani
sulla maniglia e sempre restando di spalle riprese la parola in un
sussurro
“Comunque…anch’io ti avevo…
preso qualcosa…ecco…”
“Parli di questi?” chiese Itachi cercando di
intuire le parole del fratello. Sasuke si voltò di scatto
notando tra le mani del ragazzo il pacchetto di NekoBa.
“Come fai a…?” cercò di
chiedere e ancora una volta fu bloccato dalle parole di Itachi.
“Ti era caduto quando ti sei scontrato con Deidara. Me
l’ha dato lui… allora erano davvero per
me?”
Sasuke annuì tornando a voltarsi verso la valigia nel
tentativo di nascondere l’imbarazzo che nuovamente
riaffiorava imporporandogli le guance.
Itachi sorrise lievemente “Grazie mille Otouto, si vede che
sai quanto mi piacciono di dango di NekoBa” disse iniziando a
scartare con cura la carta della confezione senza rovinarla in nessun
modo.
“Nii-san”
La voce di Sasuke lo distolse per un secondo dal suo lavoro certosino.
Il ragazzo continuò a guardare la valigia davanti a
sé tenendo la schiena verso Itachi.
“…io…non sono più un bambino
– cominciò tentennante – sono abbastanza
grande da poter sostenere il mio peso da solo” disse
volgendosi finalmente verso il fratello e camminando piano verso di
lui. Quando Itachi cercò di ribattere, Sasuke gli pose un
dito sulle labbra come per zittirlo.
“…ma so anche che tu sei uno stupido e che
contorto come sei non mi permetterai di toglierti il mio peso dalla
schiena, e quindi sappi che d’ora in poi se tu terrai il mio
peso, io terrò il tuo…”concluse Sasuke
e dopo alcuni secondi lasciò cadere il dito che prima
premeva sulle labbra del fratello.
“Io sono più pesante di te Sasuke”
commentò Itachi tagliando il silenzio sceso tra i due.
Sasuke alzò lo sguardo e finse di tirargli un pugno sullo
stomaco.
“Scemo” disse e Itachi sorrise prendedo il polso
del fratellino e traendolo a sé. Le sue labbra si
avvicinarono all’orecchio del più piccolo e si
mossero lievemente in un sussurro. Sasuke avvampò e nascose
più a fondo il volto nel petto del fratello, mimando con
voce lieve le stesse parole che aveva appena sentito sussurrate al suo
orecchio.
“Ti voglio bene”
Rimase così per lunghi minuti noncurante che il tempo
scorreva inesorabile e presto la mostra dei serpenti avrebbe chiuso.
Ma che importava…Sasuke si disse, in fondo a lui dei
serpenti non interessava nulla…
Vi è piaciuta? non vi è piaciuta? mi sono affezionata a questo setting AU e quasi quasi, se l'idea piace, stavo pensando a un seguito...a voi piacerebbe?