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Autore: ArashiStorm    01/07/2012    4 recensioni
AU in cui Itachi frequenta l’università d’arte Akatsuki e Sasuke il liceo artistico di Oto.
Era tutto il pomeriggio che il ragazzo se ne stava li seduto davanti a quel foglio bianco. E pensare che se ne era andato dalla Kohona school proprio per rifuggire il disegno artistico che tanto era caro in quella dannata scuola di leccapiedi, come aveva cominciato a considerarli quando aveva deciso di lasciare la sua classe e di trasferirsi alla scuola di Oto.
Quando i programmi per il suo compleanno vanno in fumo Sasuke ricorda che esiste anche il metà compleanno…
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Oggi è il primo luglio! Il metà compleanno tra Itachi e Sasuke...quindi, come promesso eccovi il secondo capitolo della fic celebrativa ^^
Spero vi piaccia^^

Titolo: Nei tratti di un legame – Primo luglio
Fandom: NARUTO
Rating: Verde
Spoiler: nessuno
Personaggi: Itachi e Sasuke Uchiha
Parole: 3577
Disclamer: NARUTO e i suoi personaggi sono proprietà del maestro Masashi Kishimoto.




Primo luglio

Quella mattina la sveglia suonò implacabile noncurante che fosse una giornata di vacanza. D’altro canto la sera prima era stata settata per suonare senza sosta alle 8 del mattino successivo e così lei, ubbidiente, stava facendo.
Sasuke aprì un occhio notando l’ora che lampeggiava in rosso, allungò pigramente la mano e schiacciò con un po’ troppa forza il bottone di stop del suono. La sveglia si placò e il ragazzo poté alzarsi nel silenzio della sua stanza. Scostò le tende e aprì la finestra che gli regalò una boccata di aria calda in volto e il suono dei passeri che canticchiavano contenti sui rami degli alberi del parco sotto casa.
Si era tenuto completamente libero quella giornata…nessun appuntamento con Sakura, nessuna partita di videogame con Naruto nè tanto meno incontri in biblioteca con Karin, Juugo e Suigetsu…che si arrangiassero a fare i compiti per le vacanze da soli per un giorno…

Entrò in bagno e ne uscì pochi minuti dopo molto più sveglio e con un sorriso atipico stampato in volto. Aprì l’armadio scegliendo con cura l’abbigliamento della giornata e dopo essersi vestito si diresse verso la porta, non prima però di dare un’occhiata al calendario appeso al muro. Si lasciò sfuggire un sorriso beffardo avvicinandosi a quest’ultimo. Prese con una mano il foglio di giugno strappandolo con decisione in una sola mossa. Lo accartocciò e lo gettò nel cestino riprendendo la direzione della porta che chiuse alla sue spalle una volta uscito. All’interno della stanza sul calendario faceva bella mostra uno spesso segno di pennarello rosso a circondare quel primo luglio appena iniziato.


Quando Sasuke scese in cucina non si stupì di trovarla in perfetto ordine. L’unico segno del passaggio di suo fratello qualche ora prima risiedeva nella sua tazza preferita riposta con cura sopra l’asciugapiatti, ormai asciutta dopo il sicuro lavaggio da parte di Itachi. Sasuke sbuffò afferrando il barattolo di biscotti prima di aprire il frigo per prendere la bottiglia di latte. Mangiò rapidamente e quando ebbe finito la colazione notò subito come la cucina avesse perso quella perfezione che, invece, aveva lasciato Itachi dietro di sé. Realizzando la cosa con una punta di rabbia, il piccolo Uchiha tentò di riassettare meglio di quanto facesse di solito. Nessuno capiva quando potesse essere snervante avere un fratello maggiore perfetto come Itachi, ma ancor meno persone potevano capire quanto lui, nonostante tutto, complessi di inferiorità o meno, non lo avrebbe mai cambiato con nessun altro al mondo. Soddisfatto alla fine del suo operato diede le spalle alla cucina uscendo di casa. Chiuse la porta e saltò sulla sua bicicletta. La meta era una sola: l’università Akatsuki.

Itachi gli aveva detto che oggi avrebbe avuto una riunione con il prof Nagato e altri studenti che come lui erano stati scelti per partecipare alla mostra di Pain. La riunione sarebbe dovuto iniziare a mezzogiorno quindi Sasuke avrebbe avuto tutto il tempo di fare il tragitto casa-università e una volta sceso dal treno riuscire anche a passare da NekoBa.

“Quella vecchia amante dei gatti è la miglior pasticcera della città. Itachi adora i dango che fanno nel suo negozio!” pensò il ragazzo velocizzando la pedalata per evitare di perdere il prossimo treno che sarebbe partito di li a pochi minuti.

Si prese tutta l’ora di treno per pensare con che scusa presentarsi da suo fratello. Certo lui non sapeva che oggi era il loro giorno di metà compleanno e Sasuke si guardò bene da anche solo pensare di fargli capire che aveva scelto proprio quel giorno come sostitutivo del suo compleanno. Di certo il “passavo di qui per caso” non avrebbe retto...quindi dopo varie tentativi eliminati rifletté che un approccio molto più alla larga avrebbe potuto fare al caso suo…alla fine decise per un “volevo portare Sakura da qualche parte la prossima settimana. Mi fai vedere qualche bel posto della città? Se mi aiuti ti regalo questi dango di NekoBa…”

Si, decisamente impersonale e perfettamente plausibile. L’avere una fidanzata da accontentare in questo caso si rivelò per Sasuke un’ottima scusa per convincere Itachi a passare la giornata solo con lui, senza doverlo dividere con fan e critici d’arte come sarebbe sicuramente successo alla mostra d’arte.

Si ripeté quella frase un milione di volte. Perfino mentre pagava i dango alla vecchia signora della pasticceria, nella sua testa c’era solo l’eco della frase da dire ad Itachi. Doveva suonare il più naturale possibile e Sasuke era perfettamente conscio che anche nell’abilità di mentire era nettamente inferiore ad Itachi. C’era da pregare che per una volta riuscisse ad essere abbastanza abile da ingannare perfino lui…

°°°

“Bene e questo è tutto ragazzi…siate puntuali e mi aspetto che realizziate i vostri migliori lavori per questa mostra per cui vi ho personalmente scelto”

Nagato concluse la riunione chiudendo la cartellina con un colpo sordo. I tre studenti seduti davanti a lui, nell’immensa aula deserta, annuirono all’unisono.

“Non si preoccupi prof, ho già in mente un’opera che sarà una vera e propria bomba” esclamò subito dopo Deidara con supponenza.

“Ottimo Deidara. Mi aspetto grandi cosa da te e anche da voi Itachi, Kisame … non mi deludete” e con queste parole Pain uscì dalla classe senza nemmeno ascoltare le risposte dei due studenti a cui si era rivolto. Risposte che comunque si erano esaurite in un muto assenso da parte di Itachi e in un rumoroso schiocco di lingua di Kisame. Ben diversa fu invece la baldanza con cui Deidara si alzò in piedi guardando con astio i due compagni di corso.

“Non capisco come Pain possa avervi voluto scegliere. Probabilmente voleva solo metter ancor più in luce il mio talento artistico mettendolo a confronto con il vostro ridicolo livello”

Itachi non proferì parola, si limitò ad un’occhiata di traverso rivolta al ragazzo biondo, mentre Kisame non si lasciò sfuggire l’occasione per un tagliente commento in merito.

“Ma davvero? Eppure vi ho notato più volte senza parole davanti ad un quadro di Itachi-san…”

“Cosa? Io non ho mai accettato l’arte di questo qui come …”

“Vedete?… ora l’avete chiamata arte…” lo rimbeccò l’altro con un sorriso sghembo sul volto.

“Smettila Kisame…” la voce di Itachi era stata un sussurro. Purtroppo per lui però il suo tentativo di sedare gli animi ebbe l’effetto opposto. Deidara infatti sbottò immediatamente.

“Che vuoi Uchiha? Non ti intromettere! Vedrai che sarà la mia arte ad interessare i maggiori critici d’arte”

“Buon per te…” commentò laconico l’altro scoccandogli un’occhiata di sfuggita. Deidara lo guardò dall’alto ma gli sembrò di essere lui quello in posizione inferiore tra i due. Lo sguardo di Itachi l’aveva sempre messo in soggezione fin dal primo istante in cui si erano conosciuti. Vi scorgeva sempre qualcosa di sinistro e sanguinoso in quegl’occhi neri che in quel momento, con la luce del sole che si rifletteva su volto del giovane Uchiha, sembravano cambiare colore in un misto di rosso e nero che Deidara per un attimo trovò affascinante. Si riscosse subito maledicendosi per essersi di nuovo incantato davanti a quell’essenza di artistico mistero che Itachi emanava senza nemmeno rendersene conto e che Deidara percepiva non solo nei suoi quadri ma perfino nella sua stessa presenza.

“Bah…non perderò il mio tempo con due nullità come voi…vado a prendermi da mangiare” concluse infine scostando gli occhi dal compagno di corso e uscendo dalla classe con passi decisi.

Quando la porta sbatté Kisame si permise di ridere di gusto, con quella sua tipica risata dura che sembrava ogni volta raschiargli il palato.

“Quel ragazzino è irritante, ma devo dire che mi diverte vederlo trovare scuse tanto plateali per evitare un confronto con voi Itachi-san”

Itachi, come suo solito non commentò riportando lo sguardo sugli appunti appena presi e lasciando che Kisame parlasse per due, come sempre succedeva quando erano insieme. Odiava quell’università. Aveva imparato che il miglior modo per sopravvivere in un corso di studi così pieno di persone che miravano solo ai meri interessi personali era mantenere un atteggiamento glaciale e imperturbabile, ma non sempre tale facciata era semplice da reggere. Soprattutto in momenti come quelli in cui si era ritrovato a pensare nuovamente se fosse stato davvero un bene accettare di partecipare a quella mostra dovendo rompere la promessa fatta a Sasuke. Itachi ancora una volta si rispose che se aveva accettato era proprio per suo fratello. Una mostra di quelle dimensioni gli avrebbe permesso di farsi conoscere ad un parco di gente molto più ampio e con un po’ di fortuna avrebbe potuto avere l’occasione di fare un salto di carriera, permettendo così al fratello una vita più semplice almeno sotto l’aspetto finanziario. Sasuke stava crescendo e come ogni adolescente i suoi bisogni non erano più piccole richieste di bambino. Itachi temeva che il suo lavoro e le borse di studio per cui aveva scelto proprio l’Akatsuki come università non sarebbero state sufficienti tra qualche anno. Sasuke meritava di proseguire gli studi nella maniera più tranquilla possibile senza sentirsi costretto a dover trovare un lavoro anch’egli per pagarsi l’università che avrebbe cominciato a frequentare di li a pochi anni.

“Itachi-san?”

Il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri rivolgendo l’attenzione a Kisame che lo guardava con un velo di curiosità sul volto.

“è raro che vi perdiate nei vostri pensieri in modo così profondo. A cosa stavate pensando?”

“A nulla di particolare” rispose Itachi, come sempre noncurante del tono ossequioso che Kisame amava usare.

“In fondo non vi invidio, i vostri quadri dovranno reggere il confronto di quelli di Pain agl’occhi dei critici. Sono decisamente fortunato che il mio campo non sia l’optical art, ma l’acquerello, decisamente più facile”

“Il concetto di facile e difficile è molto soggettivo Kisame. Tu trovi facile manipolare l’acqua e quindi la tecnica dell’acquerello ti risulta priva di difficoltà, ma non per tutti è così”

“Come Deidara-san per esempio? Un ottimo scultore ma incapace di prendere in mano un pennello…”

Itachi non commentò, limitandosi a chiudere il quaderno che ancora era aperto sotto i suoi occhi.

“…o anche il vostro fratellino…”

Il ragazzo fermò la mano sulla copertina del quaderno voltandosi lentamente verso Kisame, rivolgendogli uno sguardo interrogativo che spinse il compagno di corso a spiegarsi meglio

“…mi baso sui lavori di vostro fratello che vi ho visto correggere alcune volte. Ha una buona tecnica astratta, ma scarseggia nel disegno artistico…”

“Sasuke è ancora un bambino…ha molta strada davanti a sé…”

“Un ragazzino tutto pepe come quello da tirare su completamente da solo...Non mi stupisco se qui in classe vi vedo sempre pensieroso e preoccupato… Deve essere un bel peso per voi…”

Per un lunghissimo attimo di silenzio Itachi rimase fermo a guardare le proprie mani.

“Si, lo è …” concesse poi, prima di venir bloccato da un tonfo sordo provenire da fuori accompagnato da un rumore di passi veloci. Entrambi si alzarono dirigendosi verso la porta che dopo pochi secondi si aprì rivelando Deidara con in mano il pranzo e un pacchetto che lanciò ad Itachi nel momento stesso in cui i loro sguardi si incrociarono.

“Ehi Uchiha – disse mentre Itachi prendeva al volo il pacchetto senza nemmeno guardare cosa fosse – quante volte devo dirti che non voglio vedere quel moccioso di tuo fratello nella mia università!”

“Mio fratello?” chiese l’altro con un tono di ben celata preoccupazione.

“L’ho appena incrociato…stava correndo come un pazzo nel corridoio, mi è venuto addosso e gli è caduto quel pacchetto. Io di certo non gli corro dietro per ridarglielo. Ritieniti fortunato che sono abbastanza magnanimo da averlo dato a te” concluse sedendosi in uno dei vari posti della grande aula aprendo il suo bento.

Itachi, dal canto suo, guardò il pacchetto che teneva tra le mani notando solo in quel momento che si trattava di un pacchetto regalo confezionato con una bella carta grigia ornata di orme di gatto nere…segno inconfondibile che fosse qualcosa comprato da NekoBa. Non gli servirono che pochi secondi e un calcolo rapido dopo un’occhiata al calendario per capire perché e a chi fosse destinato quel pacchetto. Lo strinse tra la mani avvicinandosi con rapide falcate alle finestre della classe che davano sul cortile dell’università. Lo vide in quel momento, il suo fratellino, correre al di là dei cancelli. Non lo chiamò anche se tutto il suo corpo sembrava chiederlo a gran voce, perché sapeva che in quel modo avrebbe solamente velocizzato la fuga del fratello. Tornò a volgere l’attenzione all’interno della classe e ne uscì rapidamente liquidando i due occupanti con un veloce saluto dopo aver preso la sua borsa. Corse per il corridoio e scese le scale saltando tre gradini al colpo, ma quando arrivò al cancello, di Sasuke non c’era già più traccia. Ma era prevedibile il suo fratellino, fu facile per Itachi immaginare che stesse tornando a casa, probabilmente per chiudersi nella sua stanza come amava fare quando qualcosa andava diversamente dai suoi piani. Itachi ebbe la sicurezza della sua intuizione quando, arrivato in stazione, vide il fratello salire sul treno diretto al loro quartiere. Sfortunatamente però il treno era già in partenza e Itachi non riuscì a salirvi per un soffio. Non avendo altre risorse per raggiungere il fratello in tempi brevi Itachi prese il cellulare aprendolo con uno scatto. Non gli servì entrare nella rubrica e cercare la voce Otouto, gli bastò digitare quella sequenza di numeri che conosceva a memoria per comporre il numero del cellulare del fratello. Riuscì a contare tre squilli prima che dall’altra parte il suono si tramutasse in un irraggiungibile bip continuo. Come prevedibile Sasuke aveva spento il telefono nel momento stesso in cui aveva visto il nome del fratello comparire sul display. Itachi chiuse il telefono con un altro scatto e uscì dalla stazione con passo svelto.
Quello era un momento di punta per il traffico, ma il ragazzo pensò che piuttosto di dover aspettare un altro treno sarebbe stato meglio tentare comunque un taxi perché, anche se più costoso, con un po’ di fortuna sarebbe riuscito ad arrivare a casa anche prima di Sasuke.

Quella però non doveva essere la giornata fortuna per Itachi, quando il taxi arrivò al cancello di casa infatti il ragazzo notò subito la bicicletta del fratello buttata per terra a lato del vialetto. Fece per entrare in casa ma fu fermato all’ingresso proprio da Sasuke che stava uscendo di casa con una grossa valigia in mano.

“Sasuke, dove vai con quella valigia?”

“Vado dallo zio Madara…” dichiarò il più piccolo passando a fianco del fratello trascinando la valigia dietro di sé.

Itachi trasalì prendendo Sasuke per un braccio come in un gesto istintivo.

“No!” urlò con decisione, stringendo inconsapevolmente ancor di più la presa attorno al braccio del più giovane.

Il ragazzino si voltò tentando di liberasi dalla morsa del maggiore, senza riuscirci.

“Lasciami” gli ordinò con tutta la cattiveria che riuscì a scavare nel suo animo. Cattiveria che Itachi ingoiò senza batter ciglio, continuando strenuamente a tenere il braccio di Sasuke.

“Non ti permetterò di andare da Madara”

Sasuke aveva notato come da un po’ di tempo a questa parte Itachi non si rivolgesse più allo zio con quel appellativo, ma avesse cominciato a chiamarlo semplicemente Madara, aggiungendo a quel nome una onnipresente sfumatura di disgusto. Fino a quel momento però non vi aveva dato un grande peso, credendo che la cosa fosse determinata dal fatto che erano mesi che litigava con lui per le faccende legali legate al suo passaggio di tutela.

“Sei stato tu a dire che sono un peso per te!” tentò nuovamente il più piccolo tirando con decisione il braccio verso di sé ritrovandosi a indietreggiare di alcuni passi per la forza dello strattone che non aveva più trovato la mano di Itachi a fermarlo. Il fratello maggiore, infatti, aveva lasciato la presa proprio dopo quelle ultime parole di Sasuke, abbassando il capo insieme alle braccia.

“è vero – disse – sei un peso per me”

Sasuke smise di massaggiarsi il braccio concedendosi di fissare il terreno senza guardarlo davvero. Quelle parole gli avevano fatto male, un dolore che mai aveva provato in quegl’anni, forse non si poteva nemmeno paragonare al dolore per la morte dei genitori che fu immenso, ma che nel tempo si era diluito e aveva perso la freschezza di una ferita appena aperta. Quella ammissione da parte di Itachi invece fu, in quel momento, una coltellata in pieno petto contrapposta e complementare alla coltellata nella schiena che gli era sembrato di ricevere solo poco più di un’ora prima nel ricordo ancora vivido di quelle parole origliate fuori dalla classe. Sasuke si concesse, solo dopo alcuni secondi di vuoto totale, di alzare gli occhi e rivolgerli al fratello. Trovò il suo sguardo a specchiarsi nelle nere iridi di Itachi, così simili alle sue sia nel colore sia nel dolore che vi lesse come impresso a fuoco.

“Sei un peso per me si, il più bel dolce peso che un fratello possa desiderare di avere. – continuò lasciando che i suoi lineamenti perdessero la durezza di prima addolcendoli nel guardare quel volto delicato di ragazzino – è dal giorno in cui nostra madre ti ha messo, neonato, tra le mie braccia che queste mie mani hanno retto il tuo peso. È da quel giorno che ho deciso che quel peso che sentivo sarebbe stato mio e solo mio da portare, io ti avrei protetto da tutto e da tutti, io sarei stato il tuo muro portante…il peso che tu rappresenti è ciò che mi fa capire di essere vivo. La tua presenza, il tuo peso nella mia vita è tutto ciò che desidero…. Non togliermelo…ti prego…”

“Nii-san…”

Sasuke lasciò cadere la valigia e si avvicinò al fratello con piccoli passi. Si permise di parlare solo dopo aver appoggiato la testa con il petto di Itachi nascondendo il suo volto dietro le nerissime ciocche di capelli.

“Sei dannatamente contorno, sai?”

Itachi sorrise “Si…lo so…” rispose, rendendosi conto solo in quel momento di quanto fosse stato teso. Portò le braccia a cingere il corpo del fratello, stringendolo contro il suo un po’ più forte quando sentì la sua camicia farsi umida in concomitanza con i singhiozzi mal celati di Sasuke.

“Perdonami Sasuke – aggiunse poi allontanandolo da sé con delicatezza e posandogli la fronte sulla sua – ma che ne dici di questo?” concluse tirando fuori dalla tasca due biglietti che presentò sotto il naso del fratello che sgranò gli occhi a quella vista.

“L’esibizione dei serpenti? E la data è quella di oggi, come…?” tentò di chiedere asciugandosi gli occhi con il dorso della mano, guardando il fratello che alzava lo sguardo al cielo fingendo di pensare con fatica.

“dunque com’è era – cominciò – ah si … Guarda qui Nii-san me lo ha regalato Sakura per il nostro metà compleanno, non trovi sia una sciocchezza da ragazzine? … più o meno avevi detto così no?” chiese riabbassando lo sguardo notando come Sasuke era diventato di un rosso che avrebbe rivaleggiato senza temere confronti con i pomodori maturi che amava tanto.

“Ma quella volta avevi un’espressione così felice sul volto mentre mi mostravi quel pigiama che anche un cieco si sarebbe accorto di quanto quel metà compleanno non fosse poi tanto una sciocchezza da ragazzine ai tuoi occhi otouto…” concluse Itachi accarezzando la testa del fratellino.

“Sei uno stupido Nii-san!” disse l’altro, voltandosi di spalle e andando a riprendere la valigia. Mise le mani sulla maniglia e sempre restando di spalle riprese la parola in un sussurro

“Comunque…anch’io ti avevo… preso qualcosa…ecco…”

“Parli di questi?” chiese Itachi cercando di intuire le parole del fratello. Sasuke si voltò di scatto notando tra le mani del ragazzo il pacchetto di NekoBa.

“Come fai a…?” cercò di chiedere e ancora una volta fu bloccato dalle parole di Itachi.

“Ti era caduto quando ti sei scontrato con Deidara. Me l’ha dato lui… allora erano davvero per me?”

Sasuke annuì tornando a voltarsi verso la valigia nel tentativo di nascondere l’imbarazzo che nuovamente riaffiorava imporporandogli le guance.

Itachi sorrise lievemente “Grazie mille Otouto, si vede che sai quanto mi piacciono di dango di NekoBa” disse iniziando a scartare con cura la carta della confezione senza rovinarla in nessun modo.

“Nii-san”

La voce di Sasuke lo distolse per un secondo dal suo lavoro certosino. Il ragazzo continuò a guardare la valigia davanti a sé tenendo la schiena verso Itachi.

“…io…non sono più un bambino – cominciò tentennante – sono abbastanza grande da poter sostenere il mio peso da solo” disse volgendosi finalmente verso il fratello e camminando piano verso di lui. Quando Itachi cercò di ribattere, Sasuke gli pose un dito sulle labbra come per zittirlo.

“…ma so anche che tu sei uno stupido e che contorto come sei non mi permetterai di toglierti il mio peso dalla schiena, e quindi sappi che d’ora in poi se tu terrai il mio peso, io terrò il tuo…”concluse Sasuke e dopo alcuni secondi lasciò cadere il dito che prima premeva sulle labbra del fratello.

“Io sono più pesante di te Sasuke” commentò Itachi tagliando il silenzio sceso tra i due. Sasuke alzò lo sguardo e finse di tirargli un pugno sullo stomaco.

“Scemo” disse e Itachi sorrise prendedo il polso del fratellino e traendolo a sé. Le sue labbra si avvicinarono all’orecchio del più piccolo e si mossero lievemente in un sussurro. Sasuke avvampò e nascose più a fondo il volto nel petto del fratello, mimando con voce lieve le stesse parole che aveva appena sentito sussurrate al suo orecchio.

“Ti voglio bene”

Rimase così per lunghi minuti noncurante che il tempo scorreva inesorabile e presto la mostra dei serpenti avrebbe chiuso.

Ma che importava…Sasuke si disse, in fondo a lui dei serpenti non interessava nulla…




Vi è piaciuta? non vi è piaciuta? mi sono affezionata a questo setting AU e quasi quasi, se l'idea piace, stavo pensando a un seguito...a voi piacerebbe?
  
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