College!
Titolo: College!
Titolo capitolo: First day… and surprise!
Autore:
Artemis.
Pairing:
Sasunaru Leegaara.
Rating:
Nc13.
Personaggi:
un po’ tutti.
Particolarità:
Yaoi, AU, OOC (ma non i personaggi principali)
Genere:
Romantico, parodia.
First
day and surprise
Dal diario di Sakura:
“ Domani è il
mio primo giorno di scuola. Sono triste perché l’estate è finita e non rivedrò
più Sasuke… ma perché si è scelto un istituto maschile? Proprio non lo
capisco…”
Lee
si svegliò presto quella mattina… insomma… lui si sveglia sempre all’alba!
Sbadigliò e aprì le finestre, facendo entrare i raggi di sole e soprattutto il
vento gelido. Si sporse e cominciò a gridare un inno alla gioia. Almeno finché
il vicino di casa, quello grasso e brutto, non gli scagliò una pantofola sul
naso. Certa gente non capisce il significato della giovinezza! Sbuffò e corse a
fare colazione: uno yogurt bianco con molto zucchero.
“
Oggi si va al college! Niente più svegliate all’alba! Ora alle quattro del
mattino per studiare!” non si era mai sentito più eccitato.
Era
così su di giri che andò a salutare la dolce vecchina che abitava all’angolo.
-
Salve signora! Sta bene? Vuole che le vada a comprare il pan…-
La
dolce vecchina per tutta risposta lo prese per i capelli e, armata di pinzette,
prese a strappargli… le unghie? Di più! I bulbi oculari? Molto di più! Le sue
amate sopracciglia!
Dopo
aver dunque vinto la terza guerra mondiale lo sbatté fuori di casa.
- Ma
guarda questa!- diceva fra se’ Rock Lee, osservandosi schifato quel che ne
restava (una sfoltita perfetta! A regola d’arte! Complimenti signora!) allo
specchio- Vai a fare del bene! Sono impresentabile! Bleah! E guarda che taglio
orrendo mi ha fatto ieri il barbiere… addio Paul McCartney! Non somiglierò mai
più a te! ç_ç – difatti gli aveva tagliato la frangia e scalato la criniera in
un taglio ehm… normale. Cercò di domare i ciuffi ribelli, ma si arrese e uscì,
andando al luogo d’incontro con Naruto, il suo più caro amico.
Stavano
nella stessa classe sin dalla scuola materna: si erano conosciuti un giorno di
pioggia.
Naruto
stava da solo a guardare gli altri bambini che giocavano al riparo nelle
classi, e dopo aver tentato inutilmente di unirsi, si allontanò sconfortato e
scese nel cortile, dove ben presto il diluvio lo rese fradicio.
- Ma
guarda quell’Uzumaki! Sciocco! Si prenderà un raffreddore!- aveva commentato la
maestra, osservandolo dalla finestra. Lee si era offerto di andare da lui a
portargli l’ombrello. La signorina Hubert non poteva dire di no al più
diligente fra i bambini affidatigli! Infatti acconsentì.
Dunque
il biondino, che teneva le braccia attorno alle ginocchia dove nascondeva il
viso, si sorprese di non sentire più le gocce di pioggia frustargli la schiena.
Aveva forse smesso di piovere? Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di quel ragazzino
dalle grosse sopracciglia, l’unico che non lo prendeva mai in giro per la sua
goffaggine. Teneva sopra di lui un ombrello azzurro.
-
Torniamo dentro, che se no prendi freddo!- consigliò pacatamente.
Per
tutta risposta scoppiò in lacrime.
- Che
hai?-
Quella
fu la prima volta che Naruto si confidava con qualcuno, e Lee sentì, seppur
nella sua incoscienza infantile, di aver trovato un amico sincero.
-
Fratellino…- uhm… di chi era questa dolcissima voce?- fratellino tesoro…
SVEGLIA!- un secchio pieno di acqua gli si svuotò in faccia.
-
ITACHIIIIII!!!!- Urlò Sasuke, rivolto al fratello che si rotolava dalle risate
(OOC!!!).
-
Questo è per augurarti un buon anno scolastico, secchione!-
-
Umpf… basta con questa storia!-
-
Anche quest’anno darai il meglio di te, vero? Studierai a manetta, e stavolta
non ci sarò io a salvarti la faccia, diventerai il soggetto dell’istituto!
Ahahahah!-
-
Grazie dell’augurio.-
I due
fratelli fecero colazione in un silenzio scocciato. I due non potevano essere
più diversi nel carattere, seppur tanto simili in piano fisico.
Sasuke
era un tipo composto, introverso, un po’ musone e oltretutto non faceva altro
che studiare dalla mattina alla sera.
Itachi
era un tipo vivace e impulsivo, spesso marinava la scuola ma, non si sapeva come,
i suoi voti non andavano mai al di sotto del sette e mezzo. Aveva un mare di
amici che invitava a casa, mettendo la musica metal a tutto volume. A volte,
durante questi festini, prendeva in ostaggio il fratellino per legarlo ad una
sedia, insieme ai suoi compagni. Oppure lo infastidivano mentre tentava di
studiare.
-
Fratellino, vai al COLLEGE!- informò il più grande.
- No,
sul serio?!- fece sarcastico l’altro.
- è
ora che tu metta la testa a posto. Hai scelto un istituto maschile, dove vanno
solo i figli di papà. Nessun posto è il migliore per portare scompiglio.
Sveglia i ragazzini che avrai come compagni. Fai sentire loro il profumo della
libertà! Manifestazioni, scioperi, assenze di massa, occupazioni, molotov…-
- Al
college si va anche per lavorare…-
Itachi
sventolò la mano per aria come per cancellare la risposta sgradevole.
-
Parlo sul serio stavolta… voglio che ti faccia degli amici. Credi che mi
diverta a legarti alla sedia?-
- Sì-
-
Beh…- arrossì – effettivamente è una cosa molto spassosa. Però lo facciamo per
farti uscire dal guscio.-
-
Senti, come io non vengo a dirti di studiare, tu non venire a rompermi su
argomenti che non m’interessano.- scattò Sasuke. – ora vado a prepararmi. Ci
vediamo.-
Il
maggiore rimase con la tazza di latte a mezz’aria e l’espressione delusa.
-
Ok…-
Il
moro salì in camera sua e prese a provarsi vestiti. Ma l’arringa di Itachi era
ancora viva dentro di lui, così al posto dei soliti pantaloni grigi da
ginnastica indossò dei jeans neri, poi una camicia scozzese (stile Clark Kant)
di suo fratello, aperta su una maglietta viola. Non stava male.
Appena
il maggiore lo vide apparire sulle scale lo abbracciò di slancio simulando
commozione:
-
Oooh!!! ç_ç fratellino finalmente cresci e non ti vesti da grezzone! Sono così
emozionato! Oh Kami! Sia ringraziato il cielo…-
-
Piantala.- ordinò aspramente l’altro.
- Oui
monsieur.-
Il
sole era già alto… che ore dovevano essere? Presto, di sicuro. Ma che
importava?
Un
ragazzo dai capelli rossi si stropicciò gli occhi. L’insonnia non passava. Da
una parte era un vantaggio, perché poteva sbrigare gli impegni quotidiani
durante la notte, così aveva tempo libero durante il giorno. Ma… che noia a
volte!
-
Gaara, è ora!- l’informò sua sorella maggiore Temari.
Ora
per che cosa? Era già pronto. Tanto le uniformi non le avevano ancora
distribuite e lui era nel dubbio se usarle oppure farne falò. Così, tanto per
fare.
Si
alzò e prese in spalla lo zaino nero, mezzo vuoto.
Non
era mai entrato nella sua nuova scuola, ma il fratello Kankuro, che la
frequentava già da tre anni, gli aveva raccontato tutto.
Dunque
avrebbe avuto altri tre compagni di stanza, secondo la riforma corrente. Che
fastidio… nemmeno un attimo di privacy.
Per
avere una stanza singola avrebbe dovuto protestare col preside, magari
appellandosi al padre, che era il vicesindaco del paese. Questo mai!
Non
poteva sopportare il tono sottomesso che usavano gli insegnanti con lui, i voti
gratuiti e l’averla sempre vinta solo perché era il rampollo di una delle
famiglie più ricche della città.
-
Appena potrò, me ne andrò.- si ripromise – già la scelta di un collegio mi da’
la mia indipendenza e lontananza da questa stupida situazione.
Era
praticamente la pecora nera della famiglia. Si comportava nel modo contrario al
quale gli dicevano per il gusto di non essere come loro. Non voleva essere
considerato un figlio di papà, tutto qui. Non che gli interessasse il parere
altrui, ma nessuno doveva permettersi di pensare a lui come uno che ha tutto, e
dunque è viziato e felice.
Perché
non poteva essere normale?
Salì
nella macchina di kankuro.
-
Possibile che tu non abbia un amico che ti dia un passaggio?- brontolò lui,
ingranando la quarta.
No.
Di amici non ne aveva. Da molto tempo ormai.
L’unico
che gli aveva dimostrato un po’ d’affetto era Yashamaru… il suo Yashamaru. Il
suo “servetto” personale di quando era bambino, ma che non aveva mai
considerato al di sotto di se’.
Ma se
n’era andato da tempo ormai, lasciandolo solo.
Non
poteva perdonarlo, non doveva…
Non
voleva soffrire ancora, dunque aveva rinunciato ad ogni forma di compagnia.
-
Siamo arrivati!- fece Kankuro.
-
Cavolo Lee! Come sei cambiato!- Fece Naruto con ammirazione.
- Uno
schifo, eh?- sospirò l’altro.
- Mi
sa che stavolta Sakura la conquisti, invece.- disse il biondino, pensando al
suo antico amore per la ragazza dai capelli rosa, da tempo sfumato.
- Non
credo proprio… lei è innamorata persa di quell’Uchiha, ricordi?-
-
Come del resto tutte le ragazze di Konoha… non ha più possibilità di nessuna, e
alla fine cederà, almeno credo.-
- Sì.
Sogna!-
-
Bene! Eccoci qui! Ma… cade a pezzi!-
- Il
Collegio Buonarrotti è stato fondato nel 1845 ad opera di un importante
benefattore straricco che volle mantenere l’anonimato, è chiaro che sia un po’
vecchiotto.- Disse Lee, indicando l’edificio di forma rettangolare, ingrigito
dal tempo e per buona parte ricoperto dall’edera rampicante che trovava le
radici nell’ampio parco.
- Si
dice che i capitelli siano opera di Michelangelo Buonarrotti in persona…-
sospirò il moro.
- Ma
come sai queste cose?-
-
Secondo te sceglievo un istituto senza conoscerlo?-
-
…...- Naruto non rispose. Poi sgranò gli occhi e disse:
- No,
guarda che macchinone!-
Attirò
l’attenzione verso la macchina che si era fermata poco distante: una Rolls
Royce Bahama blu marine. Da essa scese, senza degnare di uno sguardo anima
viva, un ragazzo esile dai capelli rossi e gli occhi verde acqua.
- Mh…
è il figlio del vicesindaco!- mormorò qualcuno alle loro spalle.
-
Già… come se la tira!- sibilò un altro.
A
Naruto e Lee non sembrava che se la tirasse. Aveva un’aria tranquilla, un po’
chiusa, ma senza sufficienza. Commenti al vetriolo, come al solito. Ci avevano
già fatto callo, nulla di cui preoccuparsi.
Erano
immersi nei loro pensieri che non si accorsero di averlo di fronte.
- Mi
fate passare o avete in programma di fissarmi per il resto della vostra inutile
esistenza?-
Uzumaki
s’infiammò immediatamente, e stava per dirgliene quattro, ma venne fermato da
Lee che lo prese per il braccio.
-
Passa pure…-
“ Classica
resa strategica di fronte ai figli dei potenti… anche loro sono dei vigliacchi
che temono mio padre e lo adulano… disgusto.” Pensò Gaara, allontanandosi.
-
Perché mi hai fermato?- chiese Naruto irritato.
Rock
Lee alzò gli occhi al cielo.
- Non
aveva poi torto a rivolgersi così a noi… avrà passato la vita fra persone che
lo fissano a bocca spalancata e avrà pensato che lo fissassimo con invidia o
supponenza…-
-
Forse hai ragione, però ha esagerato.-
- Su
questo sono d’accordo con te.-
Gaara
entrò direttamente dentro l’edificio, senza aspettare il suono della campana.
Voleva farsi un’idea di come stavano le cose.
La
prima stanza che incontrò fu l’aula magna, un ambiente abbastanza spazioso e
accogliente, con il pavimento in legno e le sedie foderate di vellutino rosso.
Poi le classi, tutte strapiene di oggetti, e le aule specifiche: l’aula di
disegno era piuttosto fornita, quella di scienze e chimica disponeva di grandi
quantità di coleotteri imbalsamati ma pochi microscopi. L’aula di informatica
aveva parecchi computer un po’ vecchiotti ma ben tenuti. Scoprì, con sua grande
sorpresa, all’ultimo piano una piccola stanza sbilenca, dalle ampie vetrate e
una serie di telescopi disseminati qui e là. Non ricordava che si studiasse
anche astronomia.
Udì
soffocato il suono che segnalava l’ora di entrare, e scese le scale, verso il
piano terra. Tre piani, ma se la prese comoda. Non aveva fretta… che importava
anche se arrivava in ritardo magari a metà di un noiosissimo discorso da parte
del preside? Ma a quanto pare a qualcuno importava, perché, appena voltato
l’angolo, fu travolto da uno che correva come un matto: finirono entrambi a
terra.
-
Maledizione!- imprecò il rosso, poi alzò lo sguardo verso il ragazzo che
giaceva a pochi centimetri da se’, che si massaggiava i gomiti.
Era
alto, magro, dai capelli neri e gli occhi allungati anch’essi del medesimo
colore. Aveva la pelle addirittura più bianca della sua, un pallore quasi
cartaceo.
-
Scusa, ma non trovavo l’aula magna e sono in ritardassimo!- fece il moro.
-
Guarda un po’ dove vai…- rimproverò aspramente l’altro.
- Ti
ho già chiesto scusa, che devo fare, ora? Gettarmi ai tuoi piedi implorando
pietà?-
“
Perché no?! Ormai lo fanno tutti…” pensò Gaara, invece rispose:
- Mi
faresti solo perdere tempo prezioso… -
-
Dunque le tue parole sono fuori luogo, in quanto mancano di motivazione
adeguata…- Com’è che ora usava parole tanto ricercate? Ma che gli ha preso? –
Chi sei?- domandò infine.
-
Sabaku no Gaara…- si presentò il rosso, aspettandosi un sussulto rispettoso e
sorpreso che mai arrivò.
-
Uchiha Sasuke.- disse Sasuke.
Gaara
serrò gli occhi. Ecco perché non si era comportato come gli altri: lui era
praticamente al suo pari. Veniva da una delle famiglie più facoltose della
città.
-
Ora, se non ti disturba troppo, sapresti indicarmi la strada per la stanza di
ritrovo?-
-
Umpf… tanto devo andarci anch’io, perciò seguimi. Non devi avere molto acume se
sei arrivato perfino al secondo piano senza trovarla.-
L’espressione
dell’Uchiha tradì un filo di sorpresa, che il compagno non colse.
Era
la prima volta che parlava con qualcuno che non gli chiedeva di esprimersi come
un comune mortale. Lui utilizzava un linguaggio così formale per mettersi al di
sopra di chi tenta di umiliarlo, cercando di farlo sentire inferiore. E spesso
funzionava. Ma il ragazzo che aveva davanti a se’ non solo non gli ha detto
“parla come mangi”, ma addirittura utilizzava il suo lessico. Un bel
cambiamento!
Lee
stava svegliando un Naruto profondamente assopito quando udì la porta aprirsi.
Si voltò e riconobbe il tizio antipatico e il soggetto amato da ogni ragazza…
Sasuke… forse, non ricordava benissimo.
L’Uchiha
si scusò col preside che era stato interrotto a metà del suo discorso, e si
sedette con il Sabaku, che non dava segni di disappunto, quattro file più
indietro.
Il professor
Sarutobi Hokage continuò la sua litania perenne. Verso la fine del discorso, si
schiarì rumorosamente la voce, per essere certo di avere l’attenzione di tutti.
- Le
liste delle classi e dei dormitori sono nella porta della sala professori, ora
andate e vedete di sistemare le vostre cose, perché le lezioni inizieranno
domani e dovrete essere già organizzati perfettamente.-
L’intera
folla sciamò fuori dall’aula, dirigendosi verso la sala.
Nel
mare di teste, Naruto urlò per farsi sentire da Lee.
- Noi
siamo in classe separati, purtroppo. Io con l’Uchiha, tu con Sabaku… auguri.-
- Non
sarà poi così male, vedrai che conoscendolo meglio…-
-
Mah, sarà… ora vediamo i dormitori…-
Sgranò
gli occhi.
-
Sabaku, a quanto pare siamo nello stesso dormitorio con tale Uzumaki e Rock…-
fece l’Uchiha.
- …-
il ragazzo fece finta di nulla, poi si fece indicare la strada dal bidello più
anziano e salì lo scalone di parquet, sempre con Sasuke dietro. Non che fossero
entrambi di compagnia, ma al confronto di Gaara, quest’ultimo pareva molto
loquace.
Aprì
la porta e trovò quei due sfigati che aveva apostrofato malamente poche ore
prima. Il biondo disfava le valigie, con il broncio. Il moro tentava di
appiattirsi i capelli allo specchione, dicendo:
- No…
non torneranno mai più come prima, oh Kami… è una cosa orribile, mi sembra di
tradire Lennon, McCartney, Harrison e Starr… mi sento un verme. Tutta colpa tua
Naruto, e di quel barbiere senza un briciolo di stile che mi hai indicato… sia
maledetto ç_ç!!!!-
Naruto
guardò i nuovi arrivati con scarso interesse.
Se è
vero che gli anni più belli sono quelli che cominciano peggio, allora
quell’anno sarebbe stato stratosferico! Dunque cercò di dare più attenzione al
muro, che avrebbe certo ingentilito con dei poster di gruppi metal, poi al
letto che pareva duro come una roccia, ma a saggiarlo sembrava comodo…
dopotutto a lui sembrava comodo anche il banco di scuola! Le coperte erano
anonime e impersonali, meno male che si era portato dei copriletto arancioni per
dare un tocco di colore. A terra avrebbe messo un tappeto peloso… ma per fare
tutto questo doveva avere il consenso non solo di Lee, ma anche del Sabaku e
dell’Uchiha! Sembravano avere un’aria tanto arcigna che magari avrebbero anche
rifiutato. Nulla di strano.
Sasuke
si frugava nella giacca perplesso… ne tirò fuori alcuni petardi.
“ E
questi da dove spuntan… ITACHI!!!!” Il fratello glieli aveva messi in tasca
nell’atto di abbracciarlo. Ma che se faceva? Che aveva in mente quello
squilibrato?
Rimase
con gli occhi fissi a quei piccoli cilindri innocui all’apparenza, ma letali se
nelle mani sbagliate. Quelle di Itachi erano mani sbagliate. Ma le sue?
Teoricamente
no. Ecco, ora le avrebbe buttate nel cestino della carta, così se ne sarebbe
liberato. Invece, inconsciamente, se li rimise in tasca, facendo finta di
nulla. Itachi lo stava plagiando, l’aveva capito. Chissà come mai, non lo
infastidiva più di tanto.
Lee
prese la radio che si era portato da casa e ci mise un disco, premette il tasto
Play.
- Let it be… let it beee…. Let it be, let it be…- fece
questa.
Immediatamente
Naruto si gettò sul letto tenendosi la testa con le mani, gridando:
-
Spegni! Spegni! Spegni!- e rotolandosi ovunque, turandosi le orecchie e
strizzando gli occhi azzurrissimi.
Lee
sbuffò e mise le cuffie, il baccano cessò di colpo come di colpo era iniziato.
- è
impossibile chi i Beatles ti diano così fastidio, Naru!-
- Non
li sopporto Lee, te lo dico e basta!- si lamentò.
- A
voi piacciono i Beatles?- chiese allora Rock Lee rivolto ai due nuovi.
Poi
notò che Gaara stava già appendendo poster dei Sex Pistols e HIM, mentre Sasuke
aveva in mano un cd di Al Bano.
Naruto
si fece ancora più isterico, e abbandonata ogni diffidenza, si gettò sul moro.
- Non
ci posso credere, ma ascolti questa musica commerciale??????? Nooooo!!!! NO! È assurdo
impossibile inenarrabile, supergrezzo! Peggio dei Beatles, molto molto molto
peggio! NOOOO!!!! Devo chiedere al preside il trasferimento, non posso stare
con un psicopatico in stanza io, tu sei pazzo, amico ciliegia, pazzo e
pericoloso!-
Silenzio.
- Hai
finito? =_=- fece pacatamente l’Uchiha.
-
Sì.-
-
Bene. Perché, conosci musica migliore?-
- A
voja!- disse l’Uzumaki dandosi arie da intenditore. Prese il suo lettore Mp3 e
mise su gli Ska-p. Gli passò una cuffietta.
-
Prova questo.- propose.
Si
stesero sul letto.
Sulle
prime Sasuke rimase indifferente, poi mosse un po’ la testa al ritmo. Finito
Planeta Eskoria dovette ammettere di apprezzare questa musica diversa.
Lee
fece per andare verso il letto dove Gaara maneggiava il cellulare per attaccare
bottone, ma il rosso ammonì:
-
Nonprovareneancheadavvicinartituelatuamusicaburda.-
- ç_ç
sigh.-