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Autore: Clover GD    04/07/2012    4 recensioni
Storia cancellata e riscritta quasi completamente. Non vi piaceva com'era prima? Beh, non piaceva nemmeno a me, per cui l'ho riscritta e -si spera :)- migliorata.
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Seconda metà del 1800, un viaggio in Canada per Duncan ed una triste sorpresa per Courtney. Una convivenza forzata con Trent ed una nuova amicizia con Gwen.
Un'AU sui miei OTP, non cercate tracce di reality qui dentro.
Speranze -vane?- di non essere caduta nell'OOC.
Mi auguro che recensiate, sebbene conosciate già la trama, a grandi linee. Vi ricordo comunque che qualcosa è cambiato. Che sia tanto o poco, poi, dovete deciderlo voi :)
Mi riservo di poter aggiungere l'avvertimento Slash. Forse, ovviamente.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Trent | Coppie: Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Capitolo betato in tutta fretta da quella meraviglia della natura che altri non è che

Akakuro Hybrid, la mia armigera senza la quale sarei persa, mi sembra ovvio.

Grazie per tutto quello che fai per me; ti amo tanto, tesoro

La canzone citata qui è Somewhere Only We Know, una delle più belle che siano

mai state scritte. Ovviamente, con Trent non c'entra niente, come non c'entra

niente con l'età in cui l'ho collocata (infatti è del 2004 C.C). Vi chiedo perdono per quest'incongruenza temporale, ma avevo bisogno di far comporre a quell'uomo

meraviglioso una canzone e questa mi sembrava calzarci a pennello :)



REVIEWS MAKE CLOVER HAPPY :)



Ti ritroverò.


Trent non trovò il coraggio di spedirle una lettera di scuse nemmeno un mese dopo esser partito.

Era sempre stato bravo con le parole, d'altronde era un chitarrista ma anche un compositore e, oltre a scrivere la musica, scriveva anche il testo delle sue canzoni.

I suoi testi erano vari, anche se lui prediligeva le canzoni d'amore. Non quelle tristi però, non quelle in cui due si lasciano e si versano lacrime di amara solitudine che come perle vanno a posarsi sui colletti delle camicie per poi essere assorbite dal tessuto rigido che li compone. Trent amava le canzoni dedicate a chi si ritrova, all'amore che rispunta fuori dopo aver passato anni sotto la coltre più nera di pece e carbone, amava vederlo rispuntare fuori ancora sporco di polvere solo per poterci soffiare sopra e rimuoverla riducendola a tanti minuscoli fiocchi di neve.

Ed era quello il problema: Trent l'amore l'aveva perso e chissà se l'avrebbe ritrovato.

Gli mancavano le parole per chiederle scusa -sempre che ci fosse stato qualche motivo per chiederle scusa- e per dirle che l'amava non di un amore posticcio, ma che l'amava come un usignolo ama la primavera.

Le avrebbe cantato queste parole pur sapendo che lei, fredda com'era, non le avrebbe accettate.

Gliele avrebbe piante.

Cristo, dov'è finita la mia dolcezza? si era ritrovato a chiedersi più e più volte. Il dramma era che non ne aveva la minima idea. Poteva provare rabbia, tristezza, rimpianto, ma nessuna traccia di dolcezza.

Non era più Trent, era perlopiù un fantoccio di cartapesta con due perle verde spento al posto degli occhi che non era più in grado di godersi la vita.

Drammatico, sì, ma terribilmente vero.





Era notte fonda quando smise di mordersi le unghie e cominciò a suonare. La casetta era abbastanza staccata dal resto delle altre dove alloggiavano gli altri membri della cooperativa, per cui non pensò all'eventuale fastidio che avrebbe potuto produrre e sfiorò le corde della chitarra con le dita lunghe e sottili.

Dita di un artista, le aveva una volta definite Gwen.

Ancora se la ricordava, quella scena. Si erano appena visti, avranno avuto undici o forse dodici anni. I loro genitori erano amici e, nell'incontrarsi un giorno, li avevano fatti conoscere. Avevano passato insieme un intero giorno a ridacchiare e chiacchierare, senza che lui sapesse quanto poco spesso lei si aprisse in tal modo alle persone che intersecavano la sua vita.

Comunque sia, ti voglio bene... Hai le dita sottili, nervose, come quelle di un artista, ed anche il tuo animo è così...* Queste erano state le sue ultime parole della giornata, o almeno le ultime che Trent ricordava.

Non gli sovveniva nemmeno come Gwen avesse definito il suo animo, o forse la madre l'aveva tirato via prima che potesse sentire la parola lasciare le labbra rosee della ragazzina che, con l'allontanarsi, era diventata sempre più piccola fino a divenire un puntino non più grande di un acaro.

Esercitò una pressione più forte sulle corde e compose il primo accordo, un Do maggiore senza dissonanze o cacofonie. L'indice che premeva sulla seconda corda dal basso all'altezza del primo capotasto venne sollevato per dar vita al secondo accordo, uno dei più belli che la mente umana avesse mai composto. Un semplice Do settima aumentata, ma a sentirlo pronunciare l'effetto è molto minore che a sentirlo vibrare nell'aria.

Dopo questo, un Re minore intenso e ricco di sentimento.

La gente non capisce quanto un accordo possa rifulgere dell'anima di chi lo suona finché non lo prova lei stessa sui calli delle proprie dita.

Trent l'aveva provato.

Quattro tempi dopo, un Sol maggiore elementare.

Mischiati insieme e ripetuti all'infinito, questi quattro accordi diedero vita alla strofa dell'ultima canzone che aveva composto Trent, qualche mese prima.

Is this the place we used to love?
Is this the place that I've been dreaming of?

Bridge, La minore e Mi minore. Trent si chiese perché mai i minori dovessero suonare così strazianti.

Portando l'indice a barrè sul manico -quell'azione l'aveva fatta così tante volte che ormai non sentiva più il dolore lancinante al dito, ma le prime volte non riusciva nemmeno a suonare l'accordo-, compose un Fa e poi un Sol, spostando la mano di altri due capotasti.

Oh, simple thing, where have you gone?
I'm getting old and I need something to rely on

Re minore, di nuovo. Mi minore, un'altra volta. Sol maggiore, come aveva già fatto. E giù col ritornello, dedicato all'immagine sfocata di lei che aveva stampata in mente.

And if you have a minute, why don't we go

Talk about it somewhere only we know?

«Cristo, Trent, è l'una e mezza di notte, la pianti o no con quella chitarra?»

Duncan aveva spezzato l'universo alternativo che solo e soltanto quella canzone riusciva a creargli.

«Puoi evitare di fare l'insensibile?» sputò fra i denti il moro.

«Ah, senti, -asserì Duncan, ogni parola come una stilettata nelle spalle- io ho bisogno di dormire e non me ne frega niente dei tuoi problemi.»

Perché Duncan fosse così acre nei confronti di Trent era ancora un mistero.

«Posso almeno finire la canzone?»

«Non esiste. Dormire. Stanco.» disse Duncan passandosi una mano fra i capelli corvini ed indicando il letto sul quale era sdraiato.

Trent mugugnò e si stese accanto all'altro sul letto matrimoniale.

«Sparisci.» sbuffò lui.

Trent non si mosse, convinto nel restare lì dov'era. Duncan lo spinse fino al bordo del letto, ma una volta arrivato fino alla sponda del letto questi si tenne così stretto ai bordi che il moro rinunciò alla speranza di buttarlo giù.

D'altronde, però, ormai era un mese abbondante che questa tiritera si ripeteva.





Accasciata con la schiena a contatto con la cassettiera, Courtney cercava di ignorare completamente il pesante senso di opprimenza che le era caduto sul petto come un macigno.

Convogliava tutte le sue forze rimanenti -perché gliene restavano davvero poche- nello sperare che fosse solo un ritardo. Solo uno stupido, insensato, inappropriato ritardo. Un ritardo madornale, come quelli di Duncan, ma pur sempre un ritardo.

Purtroppo, però, le sue aspettative furono totalmente deluse.

Scrisse con mano tremante e calligrafia incerta una lettera per lui. Almeno non avrebbe trovato una triste sorpresa al suo ritorno.


Ciao Dunc.

È successo proprio quello che, fosse stato per me, avrei evitato.

Ho un ritardo. Un ritardo non nel senso che non sono arrivata puntuale, ma che qualcosa di me non è puntuale. Ho.. Aspetto un bambino.

Non ho nemmeno la voglia di chiamarla 'dolce attesa', e sai perché? Beh, mettiti comodo, tesoro, ché ho fatto una lista.

-Sarà Marzo quando nascerà, ed io sarò qui e tu ancora in Canada.

-Non ho mai voluto un figlio.

-Non penso saresti un buon padre.

-Ho paura dei dolori del parto.

-Non so a chi rivolgermi per un aiuto.

-Mi verranno sicuramente le nausee.

-Mi verranno anche le voglie.

-Ingrasserò.


Tutto ciò è ridicolo. Dai una bastonata a McLean e torna qui, prima che trovi un modo per raggiungerti io stessa. Sai che sarei in grado di farlo.


Courtney





Il giorno seguente arrivò una lettera da Duncan.

Calcolando che la sua l'aveva spedita il giorno prima, la speranza che quella busta contenesse una risposta riguardo agli argomenti da lei esposti era praticamente vana. E così fu, perché Duncan le aveva scritto qualche settimana prima ed i fogli le erano stati recapitati solo in quel momento.


Hey, principessa,

Non ce la faccio più a stare qui, senza di te. È triste.

Mi manchi tanto.

Ed io sto diventando fottutamente dolce. Ewww.


Quel maledetto chitarrista suona, la notte. Mi fa paura, canta canzoncine su luoghi che conosce solo lui e si lamenta che, pur essendo l'una di notte, io lo costringa a smettere di suonare. Secondo me si fa di oppio.

Quasi ogni notte mi abbraccia.

Secondo me, fa i pensierini su noi due ogni volta. Mi spaventa.

Ed io sono sexy. Lo so, altrimenti Trent non ci proverebbe con me.

Perché ci sta provando, sì?

A presto.


E non volevo scrivertelo, ma ti amo.


Duncan


Dio.

Non sapendo se urlare alla sua insensibilità o piagnucolare al suo ricordo.

Ormai, Courtney passava ogni giornata con Gwen -piuttosto normale, visto che convivevano-, che ormai stava diventando la sua migliore amica. O forse la sua unica amica, questo non lo sapeva ancora.

Avevano scoperto di essere molto diverse, ma anche che talvolta l'essere diverse aiuta ad avvicinarsi.

Ridevano insieme, mangiavano insieme, uscivano insieme e cucinavano insieme.

Non mancavano i diverbi, ovviamente, ma non era troppo difficile passarci sopra, una volta fatto il punto della situazione.

Per arrotondare un po' -non che mancassero loro i soldi, ma qualche dollaro in più non guastava mai- facevano dei lavoretti occasionali, ma più che un modo per guadagnare questo era un modo per non pensare. Quando si lavora tanto, il cervello smette di trasmettere immagini tanto profonde e torna a mostrare scenette quotidiane lasciando corpo e anima di chi si sforza in una situazione di stallo.

Perché in realtà c'era qualcosa che mancava a Courtney.

Duncan.




***


A/N Ed eccoci qui, è Mercoledì ed io ho pubblicato di nuovo. Figo.

Cos'è successo, stavolta, di nuovo? Ricapitolando, Trent e Duncan fanno scintille di tensione, Gwen e Courtney sono amiche e si vogliono bene, con la speranza che l'IC sia stato mantenuto. Courtney è decisamente incinta, ma a differenza della trama precedente, non si scioglie in lacrime invocando Duncan e pensando a degli eventuali nomi per il nascituro (Diomio, a volte mi faccio schifo da sola!), ma anzi fa una lista degli aspetti negativi della faccenda. LOL, amo scrivere di lei :3

Abbiamo anche due lettere molto meno mielose delle precedenti (ewww) e qualcosa di molto più concreto. #Soproudofme :D

Dovete sapere che io, nel documento che ho sul pc, sto riscrivendo la storia capitolo per capitolo, e quindi ho ancora i vecchi capitoli dal 4 al 9, visto che non li ho cancellati. Li cancello quando li riscrivo, e vi assicuro che rileggere la vecchia trama è traumatizzante.

Era oscena, ve lo dico senza mezzi termini.

Trent che suona Somewhere Only We Know (awwww **) è disarmante, l'ho sognato una notte ed era così... vero che non ho potuto fare a meno di inserirlo qui. E la canzone è stupenda. Ma lo è soprattutto Darren Criss/Blaine quando la canta a Chris Colfer/Kurt. È la mia canzone, e gli accordi sono quelli veri :3 Un consiglio? Se la volete strimpellare, fatela in La, non in Do. È incantabile (xD), ma l'ho messa in Do perché mi piaceva l'idea di descrivere il cambiamento di posizione da Do a Do7+: si toglie un dito per aumentare qualcosa. Non è spettacolare?

LOL, ignoratemi. Sono un disastro xD


PRECISAZIONI:

* - l'avete riconosciuta? Se sì, meritate un oscar ed una standing ovation ♥ Non è altro che una citazione del grandissimo Checov, il commediografo che scriveva tragedie nella Russia della seconda metà dell'Ottocento/primi del Novecento. La battuta è tratta da Il giardino dei ciliegi, atto IV. Non la conoscete? Leggetevi le quattro opere principali di Checov. Magari non vi piaceranno molto, come è successo a me, ma qualcosa vi rimarrà.


Le traduzioni dei pezzetti di canzone che canta Trent sono rispettivamente:

È questo il posto che di solito amavamo?

È questo il posto di cui ho sognato?


Oh, semplicità, dove sei andata?

Sto invecchiando ed ho bisogno di qualcosa su cui contare


E se hai un minuto perché non andiamo

A parlarne in un posto che solo noi conosciamo?


SPOILERS:

Ve lo dico chiaro e tondo: vi ricordate che Court va in Canada? Ecco, scordatevelo. Non farebbe mai una pazzia del genere solo per Duncan. Non è IC ù.ù

Ma qualcosa succederà, non sentiatevi svuotati per questa mancanza (?).

In arrivo Brick e Jo a breve, e magari trovo anche uno spazietto per Zoey.


A Mercoledì prossimo, sperando che non mi riduca all'ultimo anche stavolta xD

CloClo :)

   
 
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