Come diventare trombamico di Lily Evans, parte I
“Evans! Ehi Evans!”
Sirius Black non aveva corso mai dietro a nessuno- solitamente erano le ragazze
a correre dietro lui, non il contrario- eppure per la prima volta nella sua
vita si ritrovò a fare anche quella nuova esperienza.
Non era sportivo come James e non aveva neppure la caratteristica di essere
atletico, dunque una volta che ebbe raggiunto Lily si posò una mano sul fianco
e sospirò pesantemente.
“O mio Dio, Evans! Potevi anche fermarti prima, per Merlino. Mi hai fatto
correre per delle ore.”
“Taglia Black, dimmi cosa vuoi.” Lily si mosse da un piede all’altro, nervosa. “Non
ho tempo da perdere.”
“Sei una Caposcuola, Evans, tu devi essere disponibile.” fu la divertita
risposta mentre si lasciava cadere ai piedi di una finestra, le gambe al petto,
cercando di regolare il respiro. Sirius Black non solo non era atletico, ma era
anche pigro.
“Anche il tuo amichetto Potter-per quanto inspiegabile- lo è, Black. Credo che
sia più che disposto ad aiutarti e chiarirti ogni dubbio quindi, se non ti
dispiace, io adesso avrei una lezione..”
Sirius alzò una mano avanti il viso, poi le sorrise in modo enigmatico; se solo
non fosse stata la preda prediletta di James, avrebbe cercato già più volte di
corteggiarla. Doveva ammettere, infatti, che con i capelli rossi al vento e gli
occhi verdi illuminati Lily Evans era proprio una bella ragazza.
Acida, lunatica, fredda, ma bella.
“Sono un Grifondoro come te, Evans, e so per certo che ora non abbiamo lezione.”
“Allora devo andare in biblioteca! Quindi, con permesso, io andrei..”
“Ti metto forse in imbarazzo?” la domanda arrivò a bruciapelo e Lily si
irrigidì, contrasse i muscoli della faccia e sbatté i piedi a terra.
Sembrava tanto la caricatura umana dell’espresso per Hogwarts al momento della
partenza.
“C-Cosa?” chiese con la voce rotta dal nervosismo. “Dio, non posso credere che
tu sia tanto arrogante da credere che io ti muoia dietro.”
“Non sto dicendo questo..”
“Ah, no Black? Mi hai chiesto se mi metti in imbarazzo, per Merlino!”
Sirius piegò un ginocchio verso il petto. “Intendevo dire se ti senti in
soggezione davanti a me.. potrei capirlo.”
Lily divenne furente, strinse più forte i denti e si passò una mano sul viso
bianco ma perfetto. Per un momento le sue stupende lentiggini furono coperte
dalla sua bianchissima mano.
“Non sei diventato ancora così importante da essere motivo di disagio, Black.
Mi sei indifferente, totalmente indifferente.”
Felpato sorrise congiungendo le mani. “Benissimo, quindi non dovrebbe esserti
un problema fermarti a parlare qualche minuto con me.”
La Evans arricciò la fronte, si inumidì pensierosa le labbra e poi sbottò: “Ma
non ci penso nemmeno!”
“Oh, andiamo Evans. Una piccola chiacchierata tra amici.”
“Noi non siamo amici, Black.”
“Compagni di scuola?”
“Cosa significa? Questo implicherebbe anche il fatto che io debba parlare con
Mulciber?”
Sirius sorrise sornione. “Mi stai simpatica, sai Evans? Già solo il fatto che
tu odi Mulciber e gli altri Sepreverde ti fa conquistare molti punti a tuo
vantaggio.”
“Per cosa Black? Ora tu e il tuo amichetto Potter state anche stipulando la
classica delle ragazze più mentalmente simili a voi? Spero vivamente di essere
all’ultimo posto, in quel caso.”
Il rampollo Purosangue sorrise, allungò la gambe avanti a se e puntellò la mano
al suo fianco incitando la ragazza a sedersi vicino a lui. Lily, però, arricciò
il naso e scosse la testa poi, dopo essersi guardata intorno, consapevole che
non si sarebbe liberata di Black se non lo avesse assecondato, si sedette anche
lei continuando a mantenere, però, le maggiori distanze.
Il sorriso di Sirius si allargò. “Bene, Lily..”
“Evans, prego.”
“Credevo che fossimo diventati amici noi due, oramai. Gli amici si chiamano per
nome, Lily.”
La rossa strinse con forza il pugno, livida di rabbia. “Ho detto Evans, Black.”
Con un ghigno lui alzò teatralmente le mani davanti al viso. “Okay, come vuoi
tu.. Evans.”
Lily si rilassò e annuì per fargli intendere che lo stava ascoltando; le gambe
della ragazza si chiusero come uno scudo sul suo petto e vi poggiò il mento
sopra.
“Ti ascolto, Black” la voce della ragazza giunse, dopo qualche momento, fredda
e incolore.
Sirius non seppe dire se era scocciata veramente o anche abbastanza curiosa.
Sorridendo il ragazzo ebbe però la certezza che la Evans avesse sicuramente un
indole curiosa e abbastanza indagatrice volendo, da giusta prefetto perfetto,
avere sempre tutto sotto controllo.
“Sbaglio o sei ancora abbastanza tesa?” la canzonò, non riuscendo a resistere
alla tentazione di deriderla ancora.
“Black, non istigarmi.. basta già il tuo amichetto per quello.”
“E' già la seconda volta che nomini James in nemmeno dieci minuti, lo sai
Evans?”
Lei alzò scettica un sopracciglio. “E con questo? So che forse può risultarti
difficile, Black, ma cerca di esprimerti meglio.. quanto meno in modo decente,
per favore.”
Il ragazzo arricciò le labbra divertito. “Sei acida, Evans. Sicura di non
essere una Serpeverde?”
“No, in quel caso ti avrei già schiantato contro il muro da almeno mezz'ora.”
Sirius si ritrovò a pensare che che quella ragazza da James tanto amata forse ,
ma solo forse, poteva anche essere considerata alla loro portata. Ghignò.
“Bene, Evans, ti ricordo che la mia stima nei tuoi confronti sta lentamente
salendo.”
Lily sorrise lusingata. “Spero non sia un complimento, Black, perché potrei
offendermi.”
“Oh, tranquilla, a complimentarsi continuamente di quanto tu sia bella, cara e
benedetta ci pensa già James, purtroppo.”
La rossa si allarmò e saltò sul posto, come scottata. “Cosa centra adesso
Potter, Black?”
“E' il mio migliore amico, siamo come fratelli, anzi noi siamo fratelli, Evans,
è logico che io adesso ti parli di lui!”
Lily annuì annoiata allungando le gambe avanti a se, poi fece una pressione con
le braccia cercando di alzarsi. “Oh, se è solo questo che devi dirmi, allora
Black, io leverei le tende. Sono oramai stanca di sentirmi dire quanto cattiva,
acida e stupida io sia perché rifiuto costantemente quell'uomo in miniatura che
voi tutti vi ostinate a definire fantastico.”
“Noi tutti... chi?”
“Tu, Remus, le mie coinquiline di dormitorio e tutti gli altri Grifondoro. Solo
perché è il nostro cercatore ed è bravo credete che non assecondare ogni suo
capriccio possa influenzare l'andamento dei Grifondoro sul capo da Quidditch?”
Sirius corrugò la fronte, scosse la testa e si lasciò scappare un nuovo
sorriso. “James è un mio amico, Evans. Io non ti parlo di lui solo perché è il
nostro capitano e il miglior cercatore che la nostra squadra abbia avuto da
molti anni a questa parte, ma perché è veramente il ragazzo straordinario che
tutti quanti noi ti descriviamo.”
“E io dovrei crederti, Black? Sei letteralmente il cagnolino di Potter e
probabilmente gli vuoi davvero bene come un fratello, dunque ascoltare le tue
opinioni, perdonami, non lo ritengo adatto.”
“Sei solo prevenuta, Evans!” le urlò dietro, mentre velocemente vedeva le
spalle della ragazza allontanarsi mantenendo un andatura femminile ed elegante.
Lily, però, non si voltò e, seppur ascoltandolo, evitò di farsi impressionare
da quelle parole vuote e insipide .
Conosceva anche lei James Potter, sapeva come era fatto ed aveva più volte
potuto constatare che era realmente arrogante e prepotente come le era apparso
per oltre sette anni di scuola. Era una ragazza abbastanza intelligente, forse
anche la più intelligente del suo anno, quindi non riusciva minimamente a farsi
convincere da quei pareri avventati che la gente le riferiva sul grande Potter.
Si chiese silenziosamente dove finissero tutti i pregi da sempre decantati del
famosissimo e abilissimo purosangue quattrocchi in sua presenza poi, sorridendo
mesta, varcò l'ingresso del ritratto della signora grassa.
James Potter amava volare sulla sua scopa, adorava la sensazione di pura gioia
che lo invadeva quando l'aria fresca gli graffiava il viso e si beava
costantemente degli applausi estasiati dei suoi compagni di casata ogni qual
volta che riusciva ad afferrare il boccino - ovvero sempre, perché lui era
James Potter, ragazzi!
Eppure, per la prima volta nella sua vita, quel pomeriggio di metà Ottobre non
sembrava proprio essere come tutti gli altri. Per prima cosa non era ancora
finito in punizione, e James Potter non era mai stato impunito per un solo
giorno fin da quando era entrato in quella scuola, e poi non riusciva a provare
alcuna sensazione rigeneratrice stando a cavallo della sua Nimbus 1976.
Pensava, pensava e ripensava incessantemente ai capelli rossi della Evans, ai
suoi occhi verdi e belli ma pieni di disprezzo, al mondo con il quale si
allontanava sempre da lui,troppo rapidamente per i suoi gusti. Lo stomaco gli
si chiuse in una morsa di fredda tristezza.
Erano passati oramai sette anni dalla prima volta che aveva incontrato per la
prima volta quella bambina adorabile sull'espresso per Hogwarts e ricordava
come se fossero passate solamente poche ore la sensazione che lo aveva
stravolto quando aveva incrociato per davvero quei suoi occhi verdi ed
espressivi, dolci.
Nonostante allora avesse avuto solamente undici anni, aveva capito
immediatamente che quella bambina non era come tutte le altre che aveva
incontrato fino a quel giorno, così presuntuose e infantili destinate a
diventare le oche che infatti ora erano.
Con un eccellente piroetta che avrebbe fatto impazzire la professoressa
McGranitt per quanto era perfetta, James finì in bellezza in il suo stupendo
volo.
Soddisfatto ma non sorridente scese dalla scopa e se la mise sotto il braccio
passandosi, più per abitudine che per altro, una mano tra i capelli ritti e
neri. Solo allora si rese conto di non essere il solo sul campo da Quidditch e
la riconobbe subito.Come avrebbe potuto non farlo, dopotutto?
Conosceva perfettamente Alice Prewett, fidanzata del vecchio Grifondoro Frank
Paciock diplomato lo scorso anno, e compagna di dormitorio della sua Lily e
dunque, vederla così disperata ai piedi del campo da Quidditch, gli fece salire
un groppo alla gola. James non sopportava vedere la gente che piangeva, che
fossero donne, uomini o bambini. Era sempre stato un amante del divertimento e
prediligeva senza ombra di dubbio un sorriso alle lacrime, perciò si caricò la
scopa meglio in spalla e si avvicinò alla ragazza disperata. Quando fu in
prossimità di raggiungerla si accorse, però, che lei non era sola. Lily era con
lei, come sempre quando qualcuno stava male, dopotutto. Rallentò il passo come
se si fosse pietrificato, spaventato.
Immediatamente pensò a Remus e cercò di prevedere cosa lui gli avrebbe detto in
queste circostanze, cosa gli avrebbe consigliato di fare. Con gli occhi della
mente rilesse la lista che avevano scritto insieme la notte prima ma non trovò
risposte.
Ed ora che minchia faccio? pensò preso dal panico.
“Oh, Alice, non fare così.”sentì sussurrare Lily in direzione dell'amica che
continuava però a disperarsi senza curarsi del consiglio della rossa. Sembrava
quasi che Lily non ci fosse, pensò James con un sorriso, visto che la Prewett
la ignorava bellamente.
“Frank se ne andato.. come farò ora io senza di lui?” fu la lacrimevole
risposta, molto simile ad un lamento.
James corrugò la fronte sorpreso; cosa diamine era successo a Frank Paciock?
Alice sembrava veramente disperata, troppo forse per prendere in considerazione
le normalissime crisi premestruali, dunque Potter si domandò il motivo di tutto
il suo dolore. Sapeva che Frank aveva intrapreso la carriera di Auror, ma non
voleva minimamente provare a immaginare un ipotesi tanto orribile quanto, però,
vera purtroppo nell'epoca nella quale era costretti a vivere.
Che fosse morto in un duello con i Mangiamorte?
James rabbrividì, terrorizzato.
Prima che potesse sentire anche solo un altro po' della loro conversazione, il
ragazzo si avvicinò ai gradoni e si lasciò cadere mollemente al fianco di Alice
che alzò il viso rosso e bagnato di lacrime per guardarlo in volto. Lily,
riconoscendolo, fece una smorfia disgustata.
“Sparisci, Potter, “ gli disse sprezzante “che ora non è proprio aria.”
Il quattrocchi però la ignorò bellamente. “Non sono qui per te, Lil- cioè
Evans.”
“Oh, davvero? Quale novità, Potter. Ora però sparisci che non è veramente il
posto giusto e il momento giusto. Alice sta male, non vedi?”
“Sono miope, Evans, non cieco.”
La rossa fece spallucce per poi tornare a consolare la sua amica che, il volto
sotterrato nelle ginocchia, ripeteva come in trans il nome del suo compagno
ormai defunto.
“Frank.. oh Frank! Come farò io senza di te, Frank?”
“Non fare così, Alice. Vi rivedrete un giorno.. ci rivedremo tutti quanti molto
presto. Devi solo aspettare un poco e lui tornerà da te. Tu tornerai da lui.”
James alzò scettico un sopracciglio pensando che la sua Lily aveva uno strambo
modo di consolare le amiche, assicurandole che presto o tardi anche loro
sarebbero morte.
Di certo la sua Evans non aveva la dote dell'essere molto ottimista, pensò.
“Tu non puoi capire, Lily. Frank era tutto per me, lui è la mia vita! Come
posso stare lontana da lui? Anche solo stargli distante qualche ora per me è
sofferenza!”
La rossa abbassò la testa per non incontrare ancora lo sguardo della sua amica
e James ebbe per un solo istante l'impressione che si fosse offesa, ma non se
ne curò. Ora la sua priorità era Alice, il suo dolore e la morte prematura di
Frank.
“Mi dispiace tanto, Alice.” le disse con voce da uomo vissuto, primadonna
esperta.
La mora tirò su con il naso e sorrise. “Grazie Jam.”
“So quanto tu eri legata a Frank; quando era ancora tra noi mi parlava sempre
di quanto ti amasse e tu fossi importante per lui. Sirius ed io eravamo soliti
prenderlo in giro bonariamente, ma non abbiamo mai dubitato del suo amore.”
La Prewett sorrise ancora tra le lacrime. “Lo so.”
“Posso immaginare quanto tu stia soffrendo.”
“Grazie James, sono contenta di sapere che almeno tu mi capisci. Lily dice che
sono esagerata!”
La rossa al suo fianco sospirò pesantemente sentendosi presa in causa. “Ma
Alice” si ribellò energicamente “ti stai comportando come se Frank fosse morto!
Ha solo finito l'anno scolastico, per Merlino! Lo rivedrai. L'anno prossimo lo
rivedrai!”
James corrugò la fronte sconcertato. “Fammi capire, Prewett, vuoi forse dirmi
che Frank non è realmente morto?”
“Oh, per Merlino, certo che no! Non mi dire queste cose, James!Mi sento male
solo a pensarlo!”
Lily si passò sconsolata una mano sul viso borbottando una frase che nessuno
sentì pienamente, ma che somigliava molto ad un “che donna esagerata!”
“E io che pensavo avesse fallito in qualche missione da Auror contro dei
Mangiamorte!”
Alice si tese come una corda di violino sotto le sue parole. “Tu credi che sia
possibile?” chiese, tremando e bianca in volto.
La Evans sbarrò gli occhi sconvolta; cosa diamine stava facendo Potter, si chiese?
Il quattrocchi però non sembrò cogliere l'allarme negli occhi della sua dolce
Lillina;storse la bocca, sorrise e si passò una mano tra i capelli. “Bhè,
Prewett, mio padre è un Auror e ha rischiato molte volte la vita recentemente.
Mia mamma è sempre spaventata dall'ipotesi che non possa più tornare a casa da
un giorno all'altro.”
Il volto di Alice divenne sempre più bianco. Lily impallidì con lei.
“Quindi il mio Frank è in pericolo! Il mio Frank!” questa volta Alice era in
preda alle lacrime, veramente, quelle disperate e anche giustificate, e per un
solo istante James credette di aver solamente rovinato la situazione.
Quando alzò lo sguardo e incontrò l'ira negli occhi della Evans- che si ritrovò
a stringere a se il corpo tremolante e lagnoso della sua amica- seppe con
certezza che avrebbe fatto meglio a stare zitto. Poi, noncurante e leggermente
imbarazzato, si aggiustò gli occhiali sul naso, cacciò un boccino vecchio e
consumato da una tasca e iniziò a guardarsi le ginocchia sbucciate e nodose.
Una cosa che James Potter venerava era l'amicizia, oltre la Evans e il
Quidditch.
Una cosa che Sirius Black venerava era l'amicizia, oltre il sesso e una
qualsiasi superficie nella quale riflettersi narcisista.
Una cosa che Remus Lupin venerava era l'amicizia, oltre il cioccolato e il
silenzio che seguiva una notte di luna piena.
Una cosa che Peter Minus venerava erano i suoi amici- che lui considerava più
come dei veri dei che normali ragazzi diciassettenni- e il cibo.
I Malandrini dunque- così si facevano chiamare quel gruppo di quattro ragazzi
scalmanati e ribelli- avevano in comune, oltre che la casata e l'anno di
nascita, anche l'intensità dell'amicizia che li legava.
James avrebbe fatto qualsiasi cosa per i suoi amici- era diventato un animagus
per uno di loro, aveva infranto la legge e sarebbe anche potuto finire nella
prigione dei maghi per quello (non che lui avesse paura, d'altronde era James
Potter!)- e sarebbe stato disposto a qualsiasi cosa per loro.. tranne a
rinunciare e cederli la Evans. L'amicizia per James Potter era qualcosa di
assolutamente puro e candido e niente, neppure l'amore, poteva sperare di
prendere il suo posto.
Quindi era da considerare puramente normale la visione di James Potter che
correva disperato per le mura del castello ala ricerca dei suoi amici.
Aveva trovato Peter, nascosto in un angolo a mangiare e poltrire, e poi aveva
beccato Sirius, in un altro angolo a pomiciare e solo Merlino sapeva cosa altro
fare con una ragazza del quarto anno; ora gli restava solamente Remus e James
sapeva già dove poteva essere.
E infatti lo trovò lì, disperato e bianco come un lenzuolo, in un remoto angolo
della biblioteca che cercava di studiare in tutta tranquillità un po' della
materia che meno gli voleva entrare nella testa: Pozioni!
Remus John Lupin poteva benissimo essere considerato uno studente modello-
sebbene non eccellesse ma raggiungesse dei più che soddisfacenti risultati-
tranne che per quella materia la quale poteva essere considerata la sua croce
più grande.. forse anche più grande della luna piena.
“Remuuuus! Remus! Rem-”l'urlo disperato e strozzato di James venne interrotto
da un occhiata del diretto interessato il quale alzò lentamente la testa dal tomo che aveva davanti e lo fissò in cagnesco.
“James, per tutti i maghi mai esistiti, ti prego, fai silenzio! Siamo in
biblioteca!”
Il moro sorrise e si lasciò cadere accanto a lui fingendo di poter restare in
silenzio. Invano.
“Ma Remus, io ti stavo cercando.”
“Oh, ci ero arrivato anche io, sai?”
“Grande amico!”
“Ti prego Sirius, ora non ti ci mettere anche tu. Sto cercando di studiare, per
Merlino!”
“Ancora ci speri, Lunastorta? Fossi in te avrei già gettato la spugna. Sei
negato a pozioni così come Piton è negato per l'igiene fisica.”
Peter si lasciò scappare un sorrisino e annuì vivacemente. “Sirius ha ragione”
disse solo, per poi tornare a girare la faccia da Remus a James per poi tornare
a Sirius come se stesse studiando una partita di qualche gioco babbano con le
racchette.
James ignorò il commento ironico del suo migliore amico, si puntellò sui gomiti
e poi sorrise. “Te la ricordi Alice Prewett, RemRem?”
Il biondo sollevò scettico un sopracciglio. “Certo che me la ricordo! Perché
questa domanda?”
Il quattrocchi si passò una mano tra i capelli- più per un gesto che oramai era
diventato abituale che per vera e propria vanità- poi sorrise. “Oggi l'ho vista
piangere.”
“Merlino, James, e me lo dici così? Con questa faccia da schiaffi? E perché
l'avresti fatta piangere, di grazia?”
Potter sbatté gli occhi vagamente offeso. “Io non ho fatto piangere proprio
nessuno. Mai nessuno, in verità.”
“Farai piangere me dalla disperazione se non te ne andrai e mi lascerai
studiare in santa pace.”
“Divertente Lunastorta.”
“Meno male che non stavo nemmeno scherzando, Felpato.”
“Quindi eri serio?”
“Ti sembro divertito?”
“Affatto.”
Remus si dipinse un espressione sarcastica sul viso. “Oh, bene! Cinquanta punti
a Grifondoro per il tuo splendido acume, allora.”
“Ah, se fosse veramente così facile poterli guadagnare questi punti..”
“Tanto ne perderesti il doppio ancor prima che potessero essere registrati.”
Sirius storse la bocca infastidito. “La fiducia che riponi in me è commovente,
RemRem.”
“Se solo tu mi lasciasti finire di studiare magari diventerei meno acido.”
“Ehi, non sono stato io il brillante malandrino che ha avuto l'idea di venirti
a cercare. Merlino, io sono brillante, ma questa volta non centro, davvero!”
James si sentì preso in causa. “In effetti è colpa mia, Lunastorta. Ti dicevo,
ricordi Alice..?”
“Si, James, me la ricordo e mi hai anche detto di averla fatta piangere- oh,
come la capisco povera ragazza!- quindi, per favore, ti scongiuro, ora puoi
andare al dunque così posso tornare a studiare?”
“Ma quindi fai sul serio?”
“Mai stato più serio in vita mia, Ramoso.”
“Oh, complimenti. Dunque.. ah sì.. dicevo che Alice oggi era tanto triste,
poverina, e ho provata a consolarla..”
“E l'hai fatta piangere, di grazia? Amico, sapevo che avevi poco tatto, ma
addirittura questo è esagerato!”
James fece spallucce, sorrise e ignorò il commento di Sirius, suo fedelissimo
compagno quanto anche petulante e ironicamente fastidioso. Come lui, ovvio.
“Cosa è successo ad Alice?” la voce di Remus era molto più profonda, seria e
matura di quella di Black; James apprezzò l'interesse che dimostrò di avere.
“Lei.. ecco.. io stavo volando, no? Ed ero molto pensieroso, in effetti..”
“James, taglia.”
“.. E allora ho visto una ragazza piangere e inizialmente non avevo neppure
capito chi lei fosse, ma voi sapete che non sopporto vedere la gente piangere.”
“Tranne Mocciosus.”
“Mocciosus non è una persona, Felpato!”
“Giusto Ramoso. Scusa, ma ogni tanto tendo a dimenticarlo.”
Remus picchiettò divertito le mani sul tavolo- non lo avrebbe mai detto, ma
reputava esilaranti i battibecchi di quei due gemelli mancati- aspettando che
James si decidesse a parlare.
“Di nulla Felpato, giusto perché sei tu ti perdono.”
“Mi commuovo!”
“Hai visto che animo caritatevole ho? Mi chiedo perché la Evans ancora non
l'abbia capito.”
Peter sorrise sotto i baffi. “Oh, sembrava strano che ancora non l'avevi
menzionata, James!”
Il quattrocchi sorrise. “Giusto Pete! Non so se ve l'ho detto, ma anche lei
stava vicino alla Prewett”
“Oh, ecco perché le ti sei avvicinato allora.”
“Sta zitto Sirius!”
“Grazie Lunastorta!”
“Zitto anche tu, James, e raccontami ciò che hai visto.”
“Curioso, amico a quattro zampe?”
“Non chiamarmi così, James: sono nervoso.”
“Scusami, Remrem. Comunque la Evans mi ha insultato.. credeva fossi andato per
offendere e infastidire la Prewett.”
Remus corrugò la fronte pensieroso. “E tu non lo hai veramente fatto, giusto?”
James fece spallucce, come se la cosa non lo interessasse minimamente. “Certo
che no, ma che domande mi fai?”
Lupin non sembrò particolarmente rincuorato, ma fece spallucce e sorrise
invitandolo, con il gesto di una mano, ad andare avanti. Potter non si fece
pregare; tutti nella scuola- anche la Evans che vantava il suo profondo odio
verso il quattrocchi (forse anche più intenso dello stesso Piton)- erano a
conoscenza dell'intraprendenza di James.
“Dunque Alice era in lacrime per Frank.. ti ricordi anche di Frank, vero Rem?”
“Ho una buona memoria, Jam, o per lo meno abbastanza discreta quindi ti prego,
davvero, vai avanti e per una buna volta non ti fermare.”
“Giusto, mica sei Sirius tu..”
“Ehy! Anche io ho una discre.. okay, sì, hai ragione.”
“Grazie Felpato. Comunque la Prewett stava piangendo per il suo ragazzo e
inizialmente io credevo gli fosse successo qualcosa di veramente grave -
sapete, piangeva come se fosse morto!-”
“Oh mio Dio, James, non lo dire neanche per scherzo!”
“Ecco! Mi ha risposto allo stesso modo anche la Prewett quando glielo ho
detto..”
Remus si passò una mano sopra il volto magro e insonnolito, privo di
entusiasmo. “Non ci posso credere. Tu le hai detto questo mentre lei si stava
disperando?”
“Bhé, sì, credevo di poterla consolare...”
“Oh Merlino Ramoso, ma sei un disastro!”
“Grazie Felpato. E' sempre stata una mia ambizione essere criticato anche da
te; ora posso morire felice.”
“Quanto amore Ramoso! Ora mi commuovo.”
“Non ti emozionare, Sirius. E tu, James, finisci di raccontare.”
“Oh.. ehm.. sì RemRem, scusa. Dicevo? Ah, certo, che dopo essere stato
insultato dalla Evans perché, dice lei ma a mio modesto parere sbaglia, sono
privo di tatto..”
“E le vuoi dare torto?”
“Grazie Pete, sei davvero molto rincuorante. Comunque, dopo aver anche visto
piangere la Preweet...”
“Per colpa tua..”
“Ma Remus, non è colpa mia! Non sono io che ho quasi fatto morire Frank
Paciock!”
“Frank non è morto, James.”
“Dettagli” Potter si passò una mano davanti il viso, come se la cosa fosse di
poca importanza, poi continuò allargandosi in un nuovo, grande sorriso. “E dopo
aver consolato Alice..”
“E lo chiami anche consolare qualcuno quello?”
“Ma Felpato, tu da che parte stai? Si può sapere sì o no?”
“Da quella del giusto, ovvio amico.”
“Bene.” James ghignò in modo subdolo e malandrino “allora scordati di venire a
passare l'estate da me, mio amico a quattro zampe.”
Black ricambiò il sorriso alzando le mani in segno di resa, infine lo invitò ad
andare avanti. James non se lo fece ripetere due volte.
“Comunque, miei amici Malandrini, vi volevo rendere partecipi della mia ultima
pensata.”
“Tu pensi?”
“Attento a come parli, Lunastorta.”
La biblioteca era sempre stato un luogo di totale silenzio, eppure la voce di
Potter ruppe quel tetro e catacombale stato d'animo movimentandolo
immensamente. Remus oramai aveva abbandonato i suoi buoni propositi di studio e
aveva chiuso il libro poggiandovi sopra la testa, Peter si dondolava
pericolosamente su una sedia che non sarebbe stata resistente abbastanza
neppure per la metà del suo peso e Sirius si guardava intorno alla ricerca di
qualche bella ragazza, ma l'unica cosa che vide furono vecchie bavose dodicenni
con occhiali più grandi del loro viso e tristi capelli crespi. Come potevano esseri
viventi ignorare tanto palesemente il bene primario dei loro splendidi capelli,
si chiese al massimo della vanità giornaliera?
James lo riprese invitandolo a prestargli la sua totale attenzione, cosa che
Sirius non fece fatica a concedergli; meglio guardare il suo amico, pensò, che
quel triste spettacolo.
“Vorrei aiutare la Prewett” disse ad un certo punto Potter, la voce seria e
nessun cipiglio divertito o sarcastico sul viso.
Remus corrugò la fronte e si sporse verso di lui.
“Non vorrai mica fare colpo sulla Evans in questo modo, vero?”
“Certo che no!” per la prima volta James parve totalmente sincero e privo di
doppi fini; ascoltandolo Lupin si commosse e si ricordò, ancora una volta,
perché sopportasse tutti i suoi scleri, i suoi giochetti infantili, le sue
battute ridicole. Se c'era una ragione per la quale valesse la pena accettare
tutti i numerosi difetti di James era senza ombra di dubbio quella sua totale
disponibilità, la sua gentilezza priva di scopi puramente cattivi e la sua
lealtà vero chiunque- Mocciosus escluso, ovvio.-
Si sarebbe ricordato in
eterno, per esempio, quello che lui e gli altri Malandrini avevano fatto per
lui al loro secondo anno;James allora, nonostante fosse stato solo un dodicenne
inesperto, si era dimostrato una persona molto più matura di tante altre adulte
e si era saputo conquistare la sua totale fiducia e devozione.
“Voglio aiutare Alice a rincontrare Frank” disse infatti il ragazzo con un
sorriso malandrino sul volto.
Peter, il più stupito tra i quattro, corrugò la fronte e si inumidì le labbra
sottili. “E come?” domandò avvolto dalla confusione.
Potter arricciò il naso, si lasciò cadere su una sedia e guardò il suo migliore
amico. “Felpato, potresti darmi un secondo la mappa del Malandrino? Dovrei
controllare una cosa...”
Salve a tutti, eccomi con il terzo capitolo.
Cosa ne pensate? :) Innanzitutto vorrei ringraziare tutti voi che mi avete
letto, che mi avete recensito e sostenuto. Sono contenta che questa storia vi
piaccia.
Vi avevo garantito un James un po' meno bambinone, e ho cercato di mantenere la
parola data. Lo so che a primo impatto voi penserete:” ma cosa diamine sta
dicendo questa tizia?”, ma non è propriamente così.
Insomma, James purtroppo è James e James è anche così, no? La sua gentilezza e
lealtà, quella che i suoi amici decantano sempre anche nei film e libri di
Harry Potter, sta nel suo gesto finale, quello che lo rende sempre disponibile
per i suoi amici.
Al secondo anno, ricorda Remus, ha deciso di diventare animagus per lui e ora
qui, al settimo anno, nonostante per lui non sia una novità, ha deciso di
infrangere le regole per portare il sorriso sul volto di Alice.
La sua bontà d'animo sta in questo e in molto altro.
Nel prossimo capitolo ci saranno svolte anche per Lily che si ritroverà ad
essere... commossa (?) da questo gesto di Potter; non cadrà a suoi piedi, non
scoprirà di amarlo e non smetterà di odiarlo, solamente capirà che lui non è
solo un concentrato di difetti come in realtà crede. Nel suo dialogo con Sirius
lei dice che tutti quanti (Remus compreso) le parlano bene di James
invogliandola ad uscire con lui nonostante lei si ostini a rifiutare. Ecco, nel
prossimo capitolo la Evans si inizierà a fare un idea del perché tutti credono
che James sia una persona fantastica nonostante ai suoi occhi lui appaia un
bambino privo di cervello e cuore. D'altronde non è detto che il “mettere la
testa a posto della Row” significhi che lui debba per forza diventare apatico e
senza l'ironia che lo ha sempre caratterizzato, no?
Mi
scuso per aver cambiato le impostazioni dei dialoghi, ma questo
capitolo è stato scritto con "l'ipad" e lì le vecchie virgolette non c'erano; d'ora in avanti, comunque, continuerò con questo. :)
Ricordo che per chi volesse aggiungermi ho un profilo su facebook (Manu Breath)dove
condivido spoiler e alcuni pezzi del capitolo al momento della stesura.
Mi farebbe tanto piacere trovare la vostra amicizia!
Alla prossima, spero ci sarete sempre martedì o lunedì prossimo.
Io vi aspetto, eh?
Con tanto affetto, Manu.