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Autore: _Ely_    12/07/2012    5 recensioni
«Che cos'era successo ? Dove si trovavano e perché ? Chi era il responsabile? Cercò con lo sguardo i suoi compagni trovandoli accanto a sé imporporati di sangue rappreso e fresco che bagnava i polsi e le caviglie cinse da ferri troppo stretti.» Risvolti inaspettati coinvolgeranno la nostra ciurma in una fic dai tratti un po' tristi incentrata sulla coppia ZoroxSanji e non solo; i mugiwara, dopo una lotta furiosa si ritrovano in trappola. Spero come sempre, in una vostra recensione.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUARTO CAPITOLO: Nightmares



Erano passati tre giorni da quando, chissà per quale miracolo, erano riusciti a mettere diverse miglia di distanza dal loro carceriere. Nonostante la sua sguaiata risata, come avevano potuto constatare i prigionieri che da più tempo erano obbligati alla permanenza in quel luogo infernale, risuonasse ancora chiara e agghiacciante nelle ore più buie della notte, il pallido calore lunare finalmente privo di sbarre che ne limitavano la vista, riusciva ad infondere quel poco di speranza necessaria a sopravvivere agli stenti della latitanza. Senza nemmeno rendersene conto, la ciurma di cappello di paglia (con estrema felicità di Usop) si era trovata a capo di un vero e proprio campo profughi che, dopo una corsa di ore, si era sistemato alle pendici di un versante ombroso di una collina vicino alla costa. Il luogo, indicato da Kojiro (guardia pentita che, poiché accusata di aver curato alcuni ricercati, era stata a sua volta incriminata e rinchiusa) era estremamente idoneo all’occasione in quanto protetto dalle enormi rientranze che calando a picco sulla valle lo rendevano impossibile da scorgere dall’alto e difficile da raggiungere poiché collegato con l’esterno solamente da una gola stretta e facilmente difendibile Prima di volgersi in fuga fortunatamente avevano avuto la prontezza di saccheggiare dei magazzini poco distanti dall’arena, procurandosi così lo stretto indispensabile per sopravvivere settimane. La vita quindi era ripresa con insospettabile rapidità; fin dal primo giorno erano stati eretti tendoni di pronto soccorso, nei quali, oltre a Robin e Nami, riposavano tutti i feriti più o meno gravi, trai i quali Chopper si aggirava, sempre con la sua solita fretta preoccupata, seguito da altri tre o quattro altri medici. Qualcuno si era anche offerto di sfamare l’appetito insaziabile del loro capitano il quale però sentiva la mancanza del cibo che gli preparava il cuoco di bordo, ma per ora doveva solo pensare a recuperare le forze e a farle recuperare anche ai suoi compagni. Fu proprio per questo motivo che entrò con gran fracasso nel tendone dei malati con in mano una montagna di carne.
-Guarda Chopper! Ho preso del cibo e sono venuto a darlo a Nami e Robin, così si riprenderanno più in fretta!-
-Ma se non possono muoversi vuol dire che non possono neanche mangiare! Devono prima essere curate!-
-Infatti la carne è un’ottima medicina.-
La piccola renna guardò sconsolato il capitano convinto delle sue idee, magari doveva assecondarlo; si sarebbe sentito meglio e se ne sarebbe stato tranquillo. Forse.
-Va bene Rufy, appoggia tutto lì appena potrò proverò a fare come dici tu.-
-Sapevo che avresti capito!-
Il dottore si allontanò velocemente verso altri pazienti lasciando il ragazzo solo a vagare tra il letti, cercava con lo sguardo la sua navigatrice e la sua archeologa; passeggiava tranquillo quando le vide con la coda dell’occhio sdraiate su due letti vicini. Si avvicinò. Passava lo sguardo dall’una all’altra controllando le loro ferite, quel tizio, quel coso piumato, non l’avrebbe passata liscia. Si sedette sul letto della rossa continuando a osservarla, era stata una dei primi componenti della sua ciurma, aveva combattuto per lei, l’aveva vista crescere. Anche se a volte era davvero spaventosa le voleva moltissimo bene, odiava vederla in quello stato. Le passò una mano sulla guancia.
-Guarirai presto te lo prometto, e così potremo finalmente andare a prendere a calci quell’uomo pennuto- disse così continuando ad accarezzarla.
-Ehi! Chi ha messo qui tutta questa carne?-
Quella voce arrivò da dietro a interromper quel piccolo momento, era meglio filarsela; si alzò baciò sulla fronte la ragazza e se ne andò di corsa .

Giusto un secondo dopo che Rufy ebbe lasciato definitivamente la stanza, ecco far capolino un ciuffo azzurro.

-È permesso?- chiese una voce squillante ma malferma che non ottenendo risposta, prese un lungo respiro e entrò.

I lineamenti delicati dell'archeologa riposavano distesi e sereni nella precaria tranquillità imposta dal sonno farmacologico. Controllando i tonfi dei suoi passi Franky si avvicinò al suo giaciglio improvvisato e si piazzò davanti al suo volto sfiorandolo rudemente con le sue dita metalliche. Adorava vederla dormire, semplicemente lo calmava nel profondo. Si sarebbe svegliata il giorno dopo secondo le previsioni di Chopper, una sola notte e il suo sorriso sarebbe tornato a far compagnia a quei suoi occhi gelidi. Ma dovevano sbrigarsi a rimettersi le sue compagne, dovevano tornare e recuperare il cuoco e lo spadaccino. Sempre che fossero ancora vivi.

Allontanò quei pensieri dalla mente e la mano dal viso beatamente assopito della donna e si avviò verso l'uscita.

Avevano bisogno di un piano, di un buon piano.






Immaginatevi un'imponente fortezza al centro di un'isola sconosciuta, percorrete mentalmente ogni ripido e scosceso gradino, arrivati al buio fondo della scala immaginate di perdervi nel vasto labirinto di ombre e ragnatele. Tra quell'oscurità trovereste una delle tante celle in disuso, in un angolo buio, un corpo logorato da sangue e sporcizia giace inerme. Vedendolo non potreste che scambiarlo per uno dei tanti cadaveri, unici abitanti di quel fetido squallore. Eppure se avreste la voglia, o meglio il coraggio di guardare con maggiore attenzione, se cercaste di mettere a fuoco i suoi lineamenti, il suo volto, notereste un quasi impercettibile soffio di vita in quell'aria gonfia di polvere e terra; forse allora vi avvicinereste e, accostando appena l'orecchio, sentireste un folle ma ritmico battito lottare per risuonare in quelle strette mura. Solo allora capireste realmente la sua sofferenza e la sua fatica in una lotta verso il baratro che molti avrebbero detto persa in partenza.

Eppure il cuore di quel ragazzo da qualche batteva ed era tutto ciò a cui Zoro riusciva a pensare: sarebbe dovuto essere con lui e invece eccolo lì, nuovamente prigioniero ma questa volta completamente solo. Sapeva che era solo questione di tempo e li avrebbero fatti fuori o peggio. Doveva trovare un modo per scappare ma era così stanco. I muscoli lo avevano ormai abbandonato da ore ma adesso anche gli occhi gli giocavano brutti scherzi chiudendosi lentamente, pastosi e pesanti. E proprio mentre ormai le forze lo abbandonavano del tutto lasciandolo scivolare nel vortice nero del sonno, gli parve, in lontananza, di sentire una porta cigolare e dei passi accostarsi a lui.

Sognò Do Flamingo, la sua risata, la voce avvelenata dall'ira. Sognò di siringhe e tante iniezioni. Ma soprattutto sognò una frase, un ordine terribile ripetuto all'infinito che man mano acquistava importanza, ingigantiva a dismisura: “torturalo e uccidilo poi uccidi te stesso.”






Note dell'autrice:


Salve a tutti, dopo due anni di completo silenzio mi rifaccio viva con la continuazione di una fan fiction trovata nei meandri del mio pc..

In realtà mi ero decisa a lasciarla incompleta in quanto rischiava di assomigliare troppo a una doujinshi (Spit Out Your Soul) letta assolutamente dopo l'ideazione di questa fic ma che consiglio caldamente a tutti i fan della coppia ZoroxSanji.

Comunque mi dispiaceva lasciare questa parte a prendere muffa quindi eccola qua.. potrebbe anche darsi che la continui se ancora interessa a qualcuno :)

Chiedo a tutti scusa per la mia incostanza, so quanto può dar fastidio e grazie a tutti per le bellissime recensioni!


XoXo


Ely

  
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