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Autore: Sidera_    13/07/2012    5 recensioni
L'Insula Incantii è l'unica scuola di magia d'Italia. Sì, perché ovviamente ne abbiamo una anche qui. Fondata secoli e secoli fa da un famoso poeta latino. Sorge su un'isola nell'arcipelago delle isole Pontine, nel Tirreno. I babbani ovviamente non possono vederla. Vi si arriva tramite un'enorme galeone, la "Fortuna". Questa è la mia scuola. E questa sono io. Una distrattissima quindicenne, piena di voglia di fare e di viaggiare e conoscere. E piena di culo, oserei dire. Già, perché su tutti i non-so-quanti studenti della Insula Incantii... io ho vinto la selezione per andare in scambio culturale ad Hogwarts, la versione inglese della scuola di magia e stregoneria italiana. Cribbio. Per un anno intero. Doppio cribbio.
La storia della mia avventura, che ha intrecciato la mia vita a quella di Hogwarts ed in particolare ai gemelli Weasley.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Fred Weasley, George e Fred Weasley, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Quattordicesimo Capitolo
Need to talk


 

Per tutta la strada fino al giardino non riuscii a pensare a niente di logico. Una parte di me si sentiva euforica, irrazionalmente felice come una Pasqua. Quella piccola parte del mio cervello che riusciva a rimanere lucida gridava solo “presto, presto!”.

Sulle scale captai qualche brandello di conversazione.
 

- E allora Weasley gli fa: “Ehy Notty, va a mangiar letame!”

- Ma Nott non è il tipo da farsi prendere in giro così…

- No, infatti ha ribattuto: “Weasley, fossi in te non farei tanto lo sbruffone… almeno nella mia famiglia abbiamo tre pasti assicurati al giorno…”

Raggiunsi il giardino. Li cercai nel campo da Quidditch, sugli spalti e negli spogliatoi. Ma di loro nessuna traccia. Né di Fred, né di George. Decisi di tornare sui miei passi, sperando di incontrarli lungo la strada. Ma un attimo prima che imboccassi una scorciatoia per tornare al castello riconobbi le loro voci provenire da dietro un pilastro.

- Ottimo lavoro, George. Davvero perfetto. Abbiamo praticamente firmato la nostra espulsione. Un sogno che si avvera, no?

- Certo, splendido.

- Eppure… correggimi se sbaglio… non è per questo che hai attaccato Theodore Nott, apparentemente senza motivo.

- No, direi di no.

- Allora… magari vorresti dirmi perché l’hai fatto?

Mi avvicinai. Cercai di non produrre il minimo rumore. Ma mentre tentavo di aggrapparmi al pilastro storsi la caviglia, scivolai a terra e gemetti.
Attirati dal rumore, i gemelli si sporsero nella mia direzione.

- Ahi… ehi. – mormorai.

Senza dire una parola, George si avvicinò e mi tese la mano. La strinsi e mi tirai su.

- Riesci a camminare?

- Credo di sì… più o meno… ahi… - dissi ancora, cercando di fare qualche passo.

- Vuoi appoggiarti? – chiese, offrendomi la sua spalla.

- No, no, ce la faccio. Lascia stare. – rifiutai.

- Sicura?

- Sì.

Ci guardammo negli occhi, senza fiatare.

- Sì… ehm… George… ma che hai fatto? – chiesi infine con voce strozzata.

- Cosa ho fatto? Io?

- Sì, insomma… voi due. A Nott… - continuai, cercando di sciogliere il nodo alla gola.

- Dunque… non mi viene in mente niente di interessante, riguardo Nott.

- Dico sul serio, George. Vuota il sacco. Fred?

Ma prima che il gemello potesse intervenire, la voce della Umbridge risuonò rimbombando nel castello, nelle aule, nei corridoi e nel giardino.

- Gli alunni Fred Weasley e George Weasley devono recarsi immediatamente in presidenza.

Il messaggio venne ripetuto un paio di volte.
Li guardai negli occhi, prima uno, poi l’altro. Poi si incamminarono da soli verso l’ufficio della Umbridge, con passo molleggiato ed un sorriso strafottente stampato in faccia. Fred iniziò a fischiettare.
Li seguii con lo sguardo per un po’, poi mi resi conto di quanto poco produttivo fosse rimanere lì a fissare il corridoio e mi incamminai verso il dormitorio. Magari scrivere sul mio diario e coccolare la mia gatta mi avrebbe schiarito le idee.

 

*


- Allora?

- Allora cosa?

Hermione mi fissava insistentemente, con il mento poggiato sul palmo della mano ed il gomito sul bordo del mio letto. Fece l’ennesimo segno eloquente con la testa ed io alzai per l’ennesima volta gli occhi al cielo e mi voltai su un fianco, dandole le spalle, distesa sul letto.

- Insomma Sid. Ci hai parlato o no?

- Sì.

- Ebbene?

- Ebbene cosa?

- Sid!

Mi misi stancamente a sedere.

- Non mi hanno detto niente. Hanno finto che non fosse successo nulla. Poi la Umbridge li ha chiamati nel suo ufficio. E ora…

Mi morsi il labbro inferiore. Li avrebbe espulsi? Li avrebbe spediti al Ministero? Quel vecchio rospo sarebbe stato capace di farlo.

- Cioè… hanno evitato il discorso, come loro solito.

- Già.

Sentii il vociare in Sala Comune aumentare. Scambiai un’occhiata d’intesa con Hermione: dovevano essere tornati. Balzai giù dal letto e corsi lungo le scale, seguita a ruota da Hermione.
Fred e George erano circondati da grifondoro ansiosi di sapere le ultime novità. Parlavano insieme, concitati, palesemente furiosi.

- E ci ha liquidati così! Con quel suo sorrisetto da…

- “L’espulsione non è una punizione sufficientemente dura per punire il vostro riprovevole comportamento”, ha detto esattamente così.

- A partire da stasera dovremo pulire ogni angolo dimenticato del castello…

- Ed ha aggiunto che chiederà un’ordinanza speciale al Ministero perché la nostra punizione prosegua per tutta l’estate…

La Umbridge si era rivelata più astuta di quanto credessi. Aveva capito dove colpire i gemelli: espellendoli avrebbe fatto il loro gioco, quei due non avrebbero potuto chiedere di meglio.
Tuttavia scossi la testa. Era inutile.
Pensava davvero di riuscire a fermarli?

- E tutto perché ho cercato di dare una lezione a Nott, quel farabutto…

George l’aveva quasi mormorato, ma io lo avevo sentito perfettamente. Mi voltai verso di lui ed incrociai il suo sguardo proprio mentre pronunciava le ultime parole.
Cercai di chiedergli “Perché?” con lo sguardo, ma lui deviò il suo per puntarlo su Fred.

- Allora andiamo? Abbiamo delle cose di cui parlare, mi sembra.

E lo trascinò fuori dalla Sala Comune, per portarlo in chissà quale delle stanze segrete del castello, per discutere con lui di chissà quale nuovo piano per guadagnarsi l’agognata espulsione. O forse avrebbero lasciato la scuola di nascosto? Ma come?
Sospirai.

- Se devi parlarci è meglio che tu lo faccia subito. – sibilò Hermione passandomi accanto. – Quei due non resteranno qui ancora a lungo…

La guardai. Mi fece un cenno di incoraggiamento con la testa.

- Okay. – dissi – Okay.

Uscii dalla Sala Comune di Grifondoro. Mi guardai intorno: i corridoi erano deserti. Presi una strada a caso, iniziai a scendere le scale, seguendo l’istinto. Evitai di incrociare la McGranitt che certamente mi avrebbe chiesto per quale motivo ero risultata assente a tutte le lezioni della mattinata. Li cercai in tutti i posti che frequentavano di solito, perlustrando il castello. Com’era possibile che si fossero volatilizzati in un attimo? Hogwarts me li nascondeva per l’ennesima volta.
Iniziai a vagare alla cieca, aprendo tutte le porte che mi trovavo davanti.
Fino ad arrivare in infermeria.
Entrai in punta di piedi, evitando il minimo rumore. Li cercai con lo sguardo, ma mi resi subito conto che non li avrei trovati lì. In primo luogo perché in quella stanza bianca e immacolata avrei subito notato le loro teste rosse in forte contrasto con l’ambiente circostante.
In secondo luogo, perché era alquanto improbabile che la Umbridge avrebbe permesso loro di avvicinarsi allo studente che si trovava lì in quel momento per colpa loro.
Mi ricordai all’improvviso di Nott. Doveva essere lì, da qualche parte… già che c’ero perché non fargli un saluto o cercare di tirarlo su di morale?
Ah, già. Perché io ce l’avevo a morte con lui.
O no? Dopotutto ci eravamo chiariti, alla fine.
Ed io ero abbastanza matura da perdonargli quell’errore madornale. Senza contare che grazie a Nott avevo potuto osservare la reazione di George, dettata forse dalla gelosia. Restava da definire ormai solo una cosa… se George avrebbe deciso di prendersela anche con me. Ecco, questo poteva essere un motivo per avercela a morte con Nott.

- Sid?

Trasalii nell’udire la voce di Theodore Nott, che si era evidentemente accorto di me, che indugiavo ormai da alcuni minuti all’entrata. Mi avvicinai al suo letto. Non mi sembrava che stesse troppo male, tranne per una leggera sfumatura verdastra che attraversava il suo viso.

- Ehi, Nott…

- Non ci chiamavamo per nome, ormai?

Gli lanciai un’occhiata eloquente.

- Ah, già… capisco. – sorrise, sarcastico.

- Già. Allora… come va?

Fece una smorfia.

- Weasley… se me li trovassi davanti li distruggerei.

- Ne dubito. – sorrisi.

Mi fissò, truce.
Attesi che passasse una manciata di secondi, poi lo salutai con un cenno del capo ed uscii, per riprendere la mia ricerca. Ma per quanto chiedessi in giro se i gemelli fossero stati avvistati nel castello, nessuno sapeva dirmi dove fossero. Verso l’ora di cena mi arresi, persuasa che continuare a correre da un passaggio segreto all’altro del castello fosse decisamente inutile.
Di certo loro ne conoscevano centinaia di cui ignoravo l’esistenza. Non potevo farcela.
Mi avviai verso la Sala Grande, stizzita. Di fatto avevo sprecato un intero pomeriggio. Tanto valeva aspettarli in Sala Comune, almeno mi sarei preparata un discorso decente.
Non sapevo neanche bene cosa volevo dirgli.
Stavo giocherellando con la forchetta e la mia coscia di pollo, stracciandone la pelle con la punta, senza la minima intenzione di mangiare, quando Fred e George fecero irruzione nella Sala Grande, con un sorriso sereno e vagamente strafottente stampato in faccia.

- Ehilà!

- Buonasera!

Salutarono la tavolata Grifondoro e fecero per sedersi sulla panca, affianco a me, ma la Umbridge vedendoli scattò in piedi.

- Gazza! Li conduca immediatamente qui. – trillò, indicandoli.

I gemelli si accigliarono. Io invece fui presa dal panico. Che ci avesse ripensato? Che avesse deciso di allontanarli seduta stante dalla scuola? Mi aggrappai alla divisa di George e gli sussurrai:

- Ti devo parlare!

Il rosso mi guardò con la coda dell’occhio.
Gazza arrivò zoppicando al tavolo e li strattonò per farli scendere dalle panche. George mi fece l’occhiolino e senza opporre resistenza si lasciò condurre fino alla tavolata dei professori.
La Umbridge attese che fossero davanti a lei.
Gli occhi di tutti nella Sala Grande erano puntati su di loro.

- Ahem – esordì la Umbridge – forse non sono stata abbastanza chiara nel mio ufficio?

I gemelli tacevano.

- Ebbene. Non sono stata chiara? Su, rispondete.

Niente.

- Dunque… forse è il caso che mi rivolga anche ai vostri compagni, in modo che la vostra punizione sia da esempio per ogni studente. – sogghignò ed alzando la voce proseguì il suo discorso, punteggiato di pause enfatiche - Affinché i signori Weasley paghino… per la loro grave insubordinazione nei confronti del vostro compagno… ho stabilito che essi si dedichino a tempo indeterminato ad una serie di lavori… manuali, all’interno del castello… sperando che questo li spinga a riflettere sugli errori commessi…  e a questo stesso fine ho stabilito inoltre che fino allo scadere della loro punizione, i signori Weasley siano obbligati ad evitare qualsiasi contatto con i propri compagni, che potrebbero aiutarli ad architettare nuovi piani per il disturbo della quiete pubblica. Per questo non riesco a spiegarmi la vostra presenza qui, in Sala Grande.

I gemelli si accigliarono.

- Cioè non siamo autorizzati a cenare con la nostra Casa? – si informò Fred.

- Precisamente. E naturalmente, sarete esentati dalle lezioni finché sarete impegnati nel…

Ma la professoressa McGranitt scattò in piedi impedendole di continuare la frase.

- In tutta la mia carriera ho incontrato pochi studenti che mi abbiano dato problemi come Fred e George Weasley… tuttavia non posso permetterle di allontanare due studenti della mia Casa dalle lezioni perché vengano sfruttati in lavori destinati agli elfi domestici, Dolores!

- Si calmi, Minerva. – ribattè gelida la Umbridge. – Non mi pare che lei abbia alcun diritto di intervenire nelle decisioni della preside.

- Lei non è la preside di questa scuola! Quando Silente…

Fissavo con occhi sbarrati la McGranitt e la Umbridge accapigliarsi furiosamente.
Con il provvedimento della Umbridge i gemelli avevano praticamente assunto il ruolo di Elfi Domestici. Non riuscivo a credere che li avesse umiliati così davanti a tutta la scuola. Quella megera doveva avere il veleno al posto del sangue, nelle vene.
Di colpo mi resi conto che Fred e George non si trovavano più davanti alla tavolata dei professori. Mi sporsi per cercarli con lo sguardo.
Li scorsi appena un attimo prima che varcassero il portone della Sala Grande e si fiondassero fuori, approfittando della distrazione generale.
Poteva essere la mia ultima occasione.
Mi alzai e cercando di attirare meno possibile l’attenzione corsi fuori.
Seguii il rumore dei loro passi lungo il corridoio, senza osare chiamarli per paura che anche gli altri ci sentissero. Salirono le scale. Primo, secondo, terzo piano.
Ad un tratto non sentii più i loro passi. Mi parve di udire il suono di una pietra che veniva trascinata sul marmo, ma non riuscii a capire bene da dove provenisse. Intuii che dovevano aver preso uno dei loro passaggi segreti, di cui probabilmente non ero a conoscenza. Ricordavo solo che dal terzo piano si accedeva ad una scorciatoia per il settimo piano.
Cosa c’era di interessante al settimo piano?
La Stanza delle Necessità.
Valeva la pena tentare.
Corsi a perdifiato lungo le scale e non mi fermai finchè non raggiunsi una parete di roccia nuda, di fronte all'arazzo di Barnaba il Babbeo. Lì finalmente ripresi fiato, piegandomi  metà, appoggiando le mani sulle ginocchia. Tentai alcune volte di entrare nella Stanza, pensando intensamente frasi come “Ho bisogno di entrare nella stanza in cui si trovano Fred e George” e “Devo parlare urgentemente con George”, ma senza successo. Così mi sedetti, spalle al muro, ed attesi.
Aspettai per ore. I minuti sembravano interminabili. Ma ero sicura di essere vicina al mio obiettivo, mollare arrivata a quel punto avrebbe reso tutto inutile.
Ad un tratto sentii un rumore. Come se qualcosa di pesante venisse spostato. Poi mi parve di riconoscere delle voci. Una porta comparve nella parete e pochi istanti dopo si aprì. Fred e George uscirono in fretta dalla Stanza della Necessità.
Scattai in piedi.

- George!

- Shhh, Sid! Cosa ci fai qui? È mezzanotte passata, se ti scoprono fuori dal dormitorio a quest’ora…

- Io devo parlarti! Adesso!

- Non possiamo. Abbiamo delle cose da fare. Domani…

- Ve ne andate, vero? mi lasciate sul serio…

- Non abbiamo alternative Sid! Ora più che mai. Senti… - mi prese per un braccio e si chinò su di me – perché non vieni con noi?

Mi morsi il labbro inferiore.

- Merlino… io…

- George, non puoi chiederle questo. – intervenne Fred. – Lei deve finire l’anno scolastico, ha altri progetti. Sarebbe da egoisti coinvolgerla.

Ci scambiammo una lunga occhiata.

- Sì… hai ragione. Sid… ci dobbiamo salutare.

- Di già? Non ti rivedrò domani? – chiesi con un nodo alla gola.

- Sì… non lo so. Credo di sì… - lanciò un’occhiata interrogativa al fratello, che annuì. – domani. Domani ci rivedremo.

Rimanemmo a guardarci alcuni istanti. Infine mi strinse un’ultima volta il braccio e mi salutò.

- Ciao Sid.

- Ciao… - mormorai con voce strozzata.

Fred mi salutò con un cenno del capo.

- Domani verso le 11 fa in modo da trovarti nei paraggi della Sala Grande. – aggiunse.

- D’accordo.

Corsero via.
 


















Ooooooossì!! finalmente!! non potete immaginare la soddisfazione che provo nel pubblicare il penultimo capitolo di questa ff! mi sento come se avessi scalato una montagna! Ragazze vi chiedo perdono per l'attesa, spero tanto che non vi siate dimenticate di me, dopo tutto questo tempo...
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, ora più che mai ho bisogno di un vostro parere!! ormai siamo alla fine, il prossimo capitolo sarà anche l'ultimo... forse. xD
Grazie di cuore a tutte, grazie di aver recensito e seguito questa storia :)) e già che ci sono, buone vacanze!!
  
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